Italia a Tavola 162 Maggio 2008

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ENONEWS

ENOTRUFFE

Cinelli Colombini e Biondi Santi chiedono “pulizia” nel Consorzio ARGIANO 2003 DECLASSATO Argiano ha declassato ufficialmente il suo Brunello Docg annata 2003 e, di fatto, ha indicato la strada per uscire dal fango in cui si è trovato uno dei vini più nobili d’Italia. Con un’implicita ammissione di colpevolezza la contessa Noemi Marone Cinzano ha spiegato pubblicamente le ragioni che hanno portato la sua cantina a imporsi un declassamento dell’annata 2003, nel tentativo di restituire credibilità a chi produce Brunello con passione innata. «Sono profondamente turbata e triste a causa delle recenti vicende che hanno avuto un terribilmente serio impatto nella nostra amata zona», ha dichiarato la contessa Marone Cinzano in una lettera aperta al giornalista James Sucking. «Rispettando la filosofia che ha sempre ispirato Argiano, non riteniamo di poter immobilizzare le nostre referenze maggiori ed aspettare che gli eventi seguano il loro corso. Il nostro principale intento è quello di mettere in grado i nostri fedeli clienti di godere del nostro eccellente vino anche per quest’anno. Per questa ragione faremo l’enorme sacrificio di riclassificare la nostra più importante referenza. La nuova etichetta sarà “Il duemilatre di Argiano”. Ho sempre dedicato la mia intera vita al mondo del vino e all’impegno di raggiungere un gusto raffinato. Guardando al futuro, sono certa che tutto quanto ritornerà presto alla normalità, anche perché sono totalmente consapevole che un ottimo lavoro è stato sempre fatto e Argiano sarà in grado di riaffermare il suo successo lungo il viaggio attorno all’eccellenza vitivinicola».

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el Consorzio del Brunello, c’è chi ha cercato di fare un po’ di “pulizia”. In prima fila Stefano Cinelli Colombini che, insieme al depositario della tradizione secolare del Brunello, Franco Biondi Santi, e ad un piccolo produttore, Gianfranco Soldera, aveva chiesto l’espulsione dei produttori che con le loro truffe sarebbero andati contro le regole del disciplinare (Villa Banfi e Frescobaldi in testa a tutti). «Ho chiesto che si facciano da parte - dice - o che altrimenti sia il Consorzio stesso a chiedere che si facciano da parte. Credo che si tratti di un comportamento più che normale».

Se agli indagati per ora non è riuscito di far passare il progetto di cambiare il disciplinare (per annacquare il Sangiovese in purezza con altri vini per renderlo più ruffiano e giustificare così le truffe commesse), bisognerà vedere se riusciranno a impedire questa ventata di pulizia che serpeggia fra gli altri produttori che non vogliono essere trascinati in uno scandalo che sta rovinando l’immagine di questo territorio, e forse anche quella di tutto il vino italiano. Quello che è avvenuto a Montalcino è molto più grave di quanto si voglia fare credere. Siamo in presenza di una truffa che colpisce uno dei vini in assoluto più “cari” in Italia e uno dei simboli del made in Italy. Con urgenza si deve fare pulizia.

Brunello nel fango Truccato a Montalcino

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opo la mozzarella un altro simbolo del “made in Italy a tavola” è caduto nel fango. La Procura di Siena ha indagato per frode in commercio 13 aziende di Montalcino. Si è parlato di Brunello tagliato con altre uve: il disciplinare del vino più famoso d’Italia sarebbe stato tradito accostando in bottiglia il Sangiovese con un quantitativo tra il 10 e il 20% di uve provenienti da altri vitigni. Va precisato che il disciplinare prevede invece l’impiego al 100% del solo Sangiovese. Il danno a livello d’immagine è stato ingente, ricadendo sulle circa 250 aziende della zona di produzione. Il peggio è stato che, in un’area dove tutti i produttori aderiscono al Consorzio, quelli indagati avrebbero prodotto in zona le uve diverse da Sangiovese - Merlot, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot - a volte sacrificando ettari storicamente coltivati a Brunello. Si è ipotizzato che l’operazione sia avvenuta a partire

dal 2003. Forse l’intento era quello di produrre un vino più gradevole per certi palati, come quelli americani. «Sono quattro le aziende alle quali sono state sequestrate le bottiglie dell’annata 2003, Antinori, Frescobaldi, Argiano e Castello Banfi», precisava il presidente del Consorzio di tutela del Brunello di Montalcino Francesco Marone Cinzano (nella foto) al termine di un incontro con il ministro De Castro. Castello Banfi ha riportato un sequestro di almeno 600mila bottiglie. «Il rischio grave - concludeva Marone Cinzano - è che paghi un’intera comunità. Con il sequestro è stata bloccata praticamente l’attività dell’azienda, e il conto molto, troppo salato lo si fa pagare ai nostri 400 dipendenti, cioè a soggetti oggettivamente innocenti e non a dei presunti colpevoli».

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