25-10-2011

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Martedì 25 ottobre 2011

24 ore in Basilicata

Al Cotrab Nell’esercito degli interinali somministrati dalla Tempor una sfilza di “amici di”

A bordo solo con la spintarella La spartizione perfetta: parenti di politici, dirigenti e tanti sindacalisti PER salire a bordo degli efficienti e precisi mezzi della Cotrab, l’unico biglietto da esibire è quello che attesta di avere un santo in Paradiso. Nell’esercito degli interinali di cui il consorzio di società che gestisce il servizio di trasporto urbano nella città di Potenza si serve troppi rispetto agli assunti, anche per gli Ispettori del lavoro che, agli inizi dello scorso settembre, hanno eseguito un’approfondita ispezione all’interno degli uffici per capire meglio come stanno le cose - i nomi di gente “normale” sono quasi tutti riconducibili a esponenti politici o comunque personaggi influenti della città. Nonostante si tratti di lavoro precario: autisti, operatori delle scale mobili e Ponte attrezzato, e così via. Prova che senza la raccomandazione non si va proprio da nessuna parte. E allora, ognuno sfrutta la conoscenza più prossima, pur di avere una spintarella. A scendere in campo sponsor del mondo politico, amministrativo e anche sindacale. Di questa e di quell’altra provenienza. Perché il metodo di gestione, per funzionare al meglio, ha bisogno di un importante presupposto: nessuno deve rompere le scatole, e, affinché questo accada, bisogna accontentare un pò tutti. Insomma, una vera e propria spartizione, come nel caso di una bella torta. Qualcuno potrebbe appellarsi a una semplice casualità se la maggior parte dei nomi degli interinali sono riconducibili ad amici molto particolari. Ma certo, è una bella, grossa coincidenza, quella per la quale in forza al Cotrab, anche se in maniera temporanea, l’assessore comunale del Pd, Federico Pace può vantare due cugini (Michele Aquino e Rocco Santopietro), di cui uno anche testimone di nozze, e il suocero (Mario Vignola). Il consigliere comunale del Pdl, Ferdinado Picerno, invece, si deve accontentare di un solo “segnalato”. Uno anche per Pietro Campagna, ex assessore e attuale consigliere del Pd. Va meglio al sindaco Santarsiero che di suoi “protetti” ne avrebbe due. Il Comune di Potenza è comunque ben rappresentato dal nipote del dirigente del dipartimento Mobilità, Mario Restaino, Antonio Bibbo. Anche l’ex assessore al ramo, Donato Coviello, sarebbe riuscito a trovare spazio per portare uno dei suoi. Semaforo verde pure per il genero del consigliere regionale Mpa, Franco Mollica, (Mario Montefusco). Poi ci sono, quelli vicini alla stessa Cotrab: come il figlio del coordinatore del Consorzio (Domenico Colangelo), il genero del responsabile dell’officina (Alessandro Sabia), il figlio dell’ispettore. E sempre per rimanere nell’ambito dei trasporti, il

Toghe lucane bis

Avvisi a comparire della Procura di Catanzaro per quattro magistrati

Il suocero e i cugini dell’assessore Pace, i segnalati da Santarsiero e Picerno, il cugino di Nolè e i figli dei sindacalisti figlio del capo contabile Sita (Domenico Villano), il cognato del vicedirettore della Motorizzazione di Potenza di Potenza, Luciano Nolè (che ha sistemato sua moglie alle Fal), Marco Claps. Ma soprattutto ci sono quelli che non ti aspetti. Coloro che dovrebbero fare le battaglie per garantire parità e dignità di lavoro, e cioè i sindacalisti. Come i rappresentanti aziendali di Cisl e Cgil che al Cotrab hanno sistemato due figli (Riccardo Dell’Olio e Tatia-

na Lacerra). Leonardo Pace (Cisl), a esempio, oltre alla moglie (Maria Carmela Santarsiere) ha sistemato anche quella un cugino della signora (Pino Salvatore). Ai sindacati sono riconducibili, inoltre, tanti altri “segnalati”. Un bel potpourri che consente di garantire molti interessi al Consorzio, a cui da anni viene prorogato l’affidamento del servizio, in attesa di una gara sui cui tempi non c’è certezza. A gestire

la somministrazione di interinali è la Tempor, la stessa agenzia finita nell’inchiesta del pm Salvatore Colella sul clientelismo all’Arpab. Nel frattempo il consiglio comunale ha approvato il contratto di esercizio che il Cotrab stenta ad applicare, ma nessuno dice niente. Così come tacciono anche i sindacati sull’eccessivo ricorso ai lavoratori interinali. Chissà perché. Mariateresa Labanca

SONO quattro gli inviti a comparire emessi dalla Procura di Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta Toghe Lucane-bis che vede indagati magistrati ed ex magistrati degli uffici giudiziari di Potenza. Gli inviti a comparire, firmati dal procuratore aggiunto di Catanzaro Giuseppe Borrelli e dal sostituto Simona Rossi, riguardano l’ex procuratore generale di Potenza, Vincenzo Tufano (ora in pensione), i sostituti procuratori generali Gaetano Bonomi e Modestino Roca e l’ex sostituto procuratore della Repubblica Claudia De Luca (ora in servizio in un’altra sede giudiziaria). Gli interrogatori dei quattro sono stati fissati per gli inizi di novembre. La Procura di Catanzaro ha emesso gli inviti a comparire per fare in modo che gli indagati possano fornire la loro versione circa le ipotesi di reato a loro carico, per poi procedere alla chiusura della indagini. Ai quattro magistrati indagati vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, violazione della legge sulle società segrete, corruzione in atti giudiziari e abuso d’ufficio. L’inchiesta nei confronti dei quattro magistrati è nata da una indagine su alcune lettere di calunnia ai danni dell’ex pm del capoluogo lucano, Henry John Woodcock, attuale sostituto procuratore a Napoli. Per que-

sta vicenda è indagato l’ex agente del Sisde Nicola Cervone. Nel fascicolo dei magistrati di Catanzaro si è poi aggiunta la denuncia di un imprenditore lucano il quale sostiene che ci fu un complotto contro di lui relativamente al sequestro di una struttura turistica realizzata con fondi pubblici. Nei giorni scorsi il sostituto procuratore generale Gaetano Bonomi ha pubblicamente reso noto di aver ricevuto l’invito a comparire e di aver presentato una denuncia al Ministro della Giustizia, al Csm, alla Procura generale della Cassazione ed alla Procura della Repubblica di Salerno ritenendo di trovarsi di fronte a «una sostanziale riedizione del procedimento 'Toghe lucanè» per fatti «gi… abbondantemente delibati e archiviati» da altri magistrati di Catanzaro.

Pagò un’esosa parcella a un avvocato che non ultimò il lavoro. Sentenza della Corte dei conti

Condannato il Consiglio di Baragiano Galizia e alcuni consiglieri dovranno restituire circa 22.000 euro DOVRANNO restituire solo la metà dei 49mila euro richiesti dalla Procura della Corte dei Conti, ma resta sempre una condanna quella inflitta al consiglio comunale di Baragiano in carica, per aver riconosciuto, come debito fuori bilancio, l’esosa parcella ad un avvocato che la causa del Comune l’ha seguita solo fino a un certo punto, facendosi però pagare la sua memoria difensiva ben 5mila euro a pagina. A risarcire il Comune saranno il sindaco Giuseppe Galizia (al quale è attribuito il 30% del danno) e i consiglieri Giuseppe De Carlo, Franco Mario Tonto, Feliciano Troiano, Antonietta Galizia e Rocco De Leonardis (nella misura del 70%). I fatti sono vecchi, ma i soldi sono stati pagati e ora qualcuno ne dovrà rispondere. Non solo ai nuovi, però, la Corte ha attribuito responsabilità, ma pure a chi, in carica nel 2001, as-

segnò quell’incarico senza valutare se fosse conveniente per l’ente pubblico. L’oggetto del giudizio è una delibera del 2005, con la quale il Consiglio dell’epoca aveva provveduto a riconoscere, tra gli altri debiti, anche quello in favore dell’avvocato Antonio Lorusso, al quale era stata affidata, nel 2001, la difesa del Comune in un giudizio amministrativo, perché una ditta di smaltimento rifiuti aveva fatto ricorso contro un annullamento. L’avvocato prende l’acconto di un milione e mezzo di lire, ma nel 2004 rinuncia all’incarico - perché in fase cautelare il Tar aveva già dato ragione al Comune - preoccupandosi di inviare una nota spesa con la quale richiede onorari per60mila e 739,92 (5mila euro a pagina) per essersi costituito in giudizio davanti al Tar, che aveva finito per dare ragione al Comune. Sessantamila euro? Non

sono mai troppe se ti premuri di produrre il parere favorevole dell’Ordine degli avvocati. Dalle trattative che intercorrono per fare abbassare di un po’il prezzo, alla fine Comune e avvocato si accordano per 49mila euro, che l’avvocato incassa regolarmente. Per il procuratore Ernesto Gargano il Consiglio, riconoscendo il debitofuoribilancio senzaprocederealla «richiesta e doverosa verifica della utilità ricavata dall’ente a seguito della prestazione professionale», ha provocato un «danno ingiusto» alle casse comunali. Per ladifesa dei consiglieri invece, l’avvocato Lorusso «era riuscito ad evitare il grave pregiudizio potenzialmente derivante dal controverso provvedimento amministrativo di annullamento in autotutela» della delibera che aveva fatto scattare la lite con la società di smaltimento rifiuti. Nel giudizio la

Corte sottolinea però che, nonostante il controllo della congruità della spesa sia materia per gli uffici amministrativi, i consiglieri di Baragiano «erano stati “avvertiti” espressamente dal segretario comunale della esistenza di valide ragioni ostative al riconoscimento». Avrebbero quindi dovuto «soprassedere» ed attivarsi «per ottenere maggiori e più esaustivi chiarimenti». Il Consiglio Comunale, per la Corte dei conti ha quindi «in maniera gravemente colpevole ed ingiustificata», «enormemente» sovrastimato la reale utilità della prestazione resa dal professionista. Il danno, tuttavia «non è interamente addebitabile» al consiglio comunale attuale, a cui «va ascritto il 50% (22.091,00)», il resto invece è responsabilità di chi adottò quella delibera. Rosamaria Aquino r.aquino@luedi.it

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