Insieme nr. 7 dicembre 2009

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Periodico della Parrocchia S. Maria Assunta in Brembate di Sopra Anno II - N. 7 - Dicembre 2009


Come ricevere il giornalino parrocchiale "Insieme"? Poiché molte persone hanno chiesto chiarimenti su come ricevere a casa il giornalino parrocchiale "Insieme", ecco alcune precisazioni che speriamo possano essere utili. 1) Il nome e l'indirizzo vanno consegnati UNA SOLA VOLTA in sacrestia. 2) La quota chiamata "di abbonamento" o "quota annuale" (di euro 12,00) è un'offerta. NON E' OBBLIGATORIA per ricevere l'Insieme. Tali offerte si raccolgono in chiesa nella cassetta con l'indicazione "INSIEME". E' inutile allegare all'offerta il nome e l'indirizzo (se sono già stati dati). E' un'offerta libera per sostenere le spese della stampa. La “Natività” della copertina e le altre fotografie del servizio sul Natale sono gli affreschi e le tele della Chiesa parrocchiale

Quest’anno siamo riusciti a pubblicare 6 numeri di “INSIEME”. Il costo alla parrocchia è di € 2,50 ogni copia e ci sono 650 abbonati. Chiediamo che continuiate la vostra collaborazione

Direttore: don Corinno Scotti Direttore responsabile: Davide Agazzi Editore: Parrocchia S.Maria Assunta, Brembate di Sopra

Stampa: Società Cooperativa Grafica Bergamasca, Almenno S. Bartolomeo

3 Editoriale

4 Vita parrocchiale

Redazione: don Faustino, Max, Marco, Luciano, Giuseppe, Luisa Impaginazione ed elaborazione foto: Max, Luciano, Giuseppe

22 Missioni

Foto: Max Collaboratori: don Corinno. p. Turoldo, p. Corrado, una mamma, don Gustavo, p. Leonardo, p. Da Roit, Fiorenza, Luisa, p. Davanzo gruppo “distributori”

24 Attualità

E-mail: insieme@oratoriobrembatesopra.net Sito web: www.oratoriobrembatesopra.net AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI B ERGAMO N . 28 DEL 20.10.2008

27 Associazioni e gruppi


Editoriale Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa, una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia… poiché un bambino è nato per noi, ci è stato un figlio”. È l’annuncio che ascolteremo la notte di Natale, un annuncio che squarcia i cieli e giunge a noi da secoli di lontananza. È un grido di speranza che mette un fremito in noi, mendicanti di luce. È l’annuncio della nascita di un bambino.

ché la storia si misura su di Lui: prima di Cristo e dopo Cristo. Lui il Centro, Lui, ieri, oggi, sempre, l’inizio e la fine. Davvero è la grande luce che irrompe nella storia. Il Natale non è una fiaba per bambini, è il mistero di un Dio “scandaloso” che per dirci quanto ci ama è diventato bambino. E poi diventerà il Crocifisso, l’uomo della Croce. Sì, è vero. Anche per noi la Croce è la compagna di viaggio di tutta la vita, non possiamo dimenticarlo neppure a Natale. Ma ora lasciamo spazio solo alla gioia, quella gioia unica che solo a Natale si può sperimentare e che ha il potere di far luce anche sulle nostre croci. Insieme ci mettiamo in cammino, ci lasciamo guardare dal Bambino e chiediamo a Maria di insegnarci a cantare le meraviglie che Dio ha operato nella sua e nella nostra vita”. Buon Natale don Corinno

*** Da che mondo è mondo, che cosa c’è di più “normale” della nascita di un bambino? Anche a Brembate di Sopra tale annuncio è giunto quest’anno in un sessantina di famiglie che hanno vissuto questa felicità così intima e bella. E le campane hanno suonato a festa per quei bambini, appena usciti dalle mani di Dio e che i genitori contemplano con commozione. Bambini che hanno lo straordinario potere di cambiare radicalmente la vita delle loro famiglie. Con la loro nascita nulla è più come prima. Tutto ormai è in funzione del figlio. A Natale celebriamo la nascita di un Bambino – stavolta con la lettera maiuscola – perché quel Bambino è Dio, è figlio di Dio. Ha la Vergine Maria come madre, ma suo Padre è Dio Onnipotente. È un Bambino che cambia la storia. A cominciare dalla misurazione del tempo, per-

Avviso Lettera del Vescovo Insieme al giornalino di Natale, il Consiglio pastorale della parrocchia ha la gioia di donarvi la “Lettera alle famiglie” del nostro Vescovo Francesco. Vi invitiamo a leggerla e a rifletterci su. Durante l’Avvento in alcune case si sono riuniti gruppetti di persone guidate da animatori che si sono proposti. Abbiamo la speranza che anche voi lo facciate. Il Vescovo scrisse alle famiglie che sono “piccole Chiese domestiche” per parlare della “Chiesa che è la grande famiglia”.

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“Vieni, Signore” Vieni di notte, ma nel nostro cuore è sempre notte: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni in silenzio, noi non sappiamo più cosa dirci: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni in solitudine, ma ognuno di noi è sempre più solo: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni, figlio della pace, noi ignoriamo cosa sia la pace: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni a liberarci, noi siamo sempre più schiavi: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni a consolarci, noi siamo sempre più tristi: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni a cercarci, noi siamo sempre più perduti: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni, tu che ci ami: nessuno è in comunione col fratello se prima non è con te, o Signore.

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Noi siamo tutti lontani, smarriti, né sappiamo chi siamo, cosa vogliamo. Vieni, Signore. Vieni sempre, Signore. P. Davide Maria Turoldo


Abbiamo chiesto a Padre Corrado una collaborazione “fissa” al nostro giornalino. Ha accettato con la disponibilità che conosciamo bene e scrive con la cultura e la saggezza che gli vengono da tanti anni di insegnamento.

Nella Messa del giorno di Natale ascoltiamo la pagina introduttiva del Vangelo di Giovanni, il prologo appunto, in cui si annuncia l’avvento di Dio nella carne, il motivo, le conseguenze. Tra le sue incisive espressioni vi è anche questa: «Venne tra i suoi e i suoi non l’hanno accolto» (Gv 1,11). A una prima lettura di questo versetto siamo portati a dire che non riguarda noi ma “altri”: si tratta di fatti avvenuti in Palestina, ormai passati, relativi al rifiuto cui Gesù è andato incontro. Non l’hanno accolto i suoi compaesani di Nazaret; non l’hanno accolto i religiosi osservanti di Gerusalemme che han fatto di tutto per toglierlo di mezzo, riuscendo infine a farlo pendere dalla croce. Si può trarre una serie di considerazioni che riguardano però “loro”, ossia i contemporanei di Gesù, cioè gli “altri”. In seconda battuta, siamo tentati di tirarci fuori dall’implicazione di questo versetto perché, ci diciamo, noi abbiamo accolto Gesù. Siamo cristiani, siamo dei suoi! Sarebbe tuttavia troppo sbrigativo fermare il messaggio del versetto ai fatti accaduti 2000 anni fa. Sarebbe come togliere “attualità” perenne al Vangelo, sottraendoci alla sua interpellanza. E’ possibile allora applicare a noi quanto lì si dice? A noi che siamo i suoi? Credo di sì, anche perché diventa stimolante confrontarci sull’incessante venirci incontro di Dio, nel presente, e sul nostro frapporre ostacoli al suo ingresso nella nostra vita. Un primo punto da mettere a fuoco riguarda l’identità di Colui che «venne tra i suoi». Non

basta rispondere con definizioni apprese da altri, sui libri. Si tratta di rispondere esistenzialmente e personalmente: Come Dio viene a me, a noi? Quali sono i segni della sua visita? Che cosa viene a fare? E’ come me lo aspetto? Che effetto mi fa un Dio misericordioso, buono con tutti, che sceglie l’umiltà, che per guarire la carne ferita si lascia ferire? I contemporanei di Gesù non erano tutti degli sprovveduti in fatto di conoscenza di Dio. Ma la presunzione di conoscerlo bene non facilita l’esperienza di chi è veramente il Signore, anche perché l’incontro con lui è da aggiornare ogni giorno. Dato che il versetto del prologo vale pure per noi, un secondo punto da mettere a fuoco è di considerare quali sono le nostre resistenze al Signore, evidenti o celate, sia a livello personale che comunitario. Non basta aver accolto il Signore una volta per tutte: come è perseverante il suo desiderio di venire “in” noi, “fra” noi, permeando il nostro tessuto familiare e

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sociale, così deve essere aggiornata la nostra accoglienza di lui. Pur restando noi stessi, cambiamo col passare dei giorni: è il quotidiano il luogo in cui dare ospitalità a Colui che viene a noi, in maniera sempre nuova, chiedendo di essere accolto per come egli si presenta, alle sue condizioni, senza la pretesa di fargli fare, ospitandolo, quello che ci aspettiamo da lui. E’ sempre in agguato il compromesso: accogliere Gesù ma fino a un certo punto, fin dove non dobbiamo fare scelte che fan soffrire; dirgli di sì, ma riservando spazi di movimento; obbedirgli tenendo tutto sotto controllo… Quando si affacciano problemi sappiamo trovare aggiustamenti, interpretazioni, coniugando a modo nostro la “radicalità” del Vangelo. E’ sempre possibile temporeggiare, rimandare una più sincera accoglienza di Cristo; avvertiamo lo spessore della sua proposta, eppure ci diciamo: aspettiamo ancora un po’, prendiamoci tempo per vederci meglio (un gesto di perdono rimandato è segno di non accoglienza della parola di Gesù). E’ sempre pronta l’ipocrisia, che è la malattia dei farisei di ogni tempo e non solo di quelli citati nel Vangelo. L’attenzione alla facciata invece che all’interno ci impedisce di recepire

il cuore del Vangelo; viviamo una vita cristiana soddisfatta delle nostre buone azioni e insoddisfatta di quelle degli altri. Accogliere Gesù per noi che siamo “i suoi” significa ri-ospitarlo al centro della nostra esistenza, mettendolo a proprio agio, lasciandogli la libertà di fare e di dire, senza riprodurre la condotta di Marta, preoccupata di fare mille cose per Gesù e tuttavia disattenta nel ricevere da lui l’unica cosa di cui c’è bisogno (cf. Lc 10,42). L’accoglienza di Gesù, prima di implicare di dargli qualcosa, comporta di ricevere il suo dono. Pensiamo a Maria di Nazaret: prima di essere chiamata a dare, la Vergine annunziata è chiamata a ricevere il Dono di Dio. Siamo noi, dunque, ad essere interpellati sull’accoglienza o meno del Signore che viene oggi e qui, in questo Natale 2009. Egli viene in quello che stiamo facendo, soffrendo, sperando, perseguendo… Adesso, non quando i problemi saranno risolti, le liti pacificate, le divergenze ricomposte, la crisi economica superata, la malattia debellata, il lavoro assicurato… Ecco perché, il versetto del prologo di Giovanni «venne tra i suoi e i suoi non l’hanno accolto» parla anche di noi e non solo di quanti hanno rifiutato Gesù appendendolo alla croce! P. Corrado Maggioni


NATALE PIU’… SANTO ? Ho tolto dallo scaffale alto i libri sul Natale per metterli più a portata di mano dei nipoti: c’è il libro illustrato del Vangelo di S. Luca, i racconti delle tradizioni di vari paesi, storie piene di poesia e di bontà di vari autori, quello animato con i personaggi del presepio che si staccano e infine (misero e malandato) quello che preferisco ma che non viene più stampato. Immagino di guardali con i bambini e… mi sembra che mi debbano guardare come fossi un’aliena, sopportando la cosa, ma senza interesse. Mi sento triste. “Ma no, - mi dico – i sentimenti, la bellezza e la poesia hanno sempre attratto i bambini poiché parlano al cuore e quello dei bambini è sempre sensibile non cambia mai!

cose pratiche, ad ascoltare voci, messaggi, a guardare le apparenze, a non saper ascoltare i loro bisogni “veri” e non solo le richieste esplicite spesso banali? Cerco di difendermi un po’. Finite le zucche,, è cominciata la “grande parata natalizia”, il bombardamento pubblicitario per un Natale più, si cerca di indagare cosa figli e nipoti desiderino per S. Lucia, magari usiamo la velata minaccia che se non fanno i bravi… Questo il contesto e io pretendo di interessarli con racconti di angeli e di un Bambino che volle nascere povero per essere vicino a tutti gli uomini? O sono atteggiamenti imposti solo dalla buona educazione? La radice dello sguardo buono sul mondo sta lì, in quella povera culla (e poi sarà sulla croce), ma io ci credo veramente? Anch’io mi sono indignata per la famosa sentenza sulla presenza del crocifisso nelle scuole, ma non l’abbiamo già abolito dalla nostra vita? Non ne sappiamo più parlare e ancor meno testimoniare. Alla persona che ha presentato ricorso dà fastidio il crocifisso e a quei giudici non importa nulla di ciò che Esso significa, e a ciascuno di noi? Facciamo sempre riferimento a Lui per le nostre scelte? Ci prepariamo alla Sua Festa, al Suo Natale, ma il Suo Nome non lo pronunciamo se non in privato o in chiesa. Pensavo di giustificare il mio disagio col pretesto dei tempi e dei bambini che sono cambiati, ma mi sono tirata la zappa sui piedi, però mi sono fatta un bel esame di coscienza. Ho deciso, riprenderò coi bambini il libro malandato e tagliuzzato, senza più figure colorate “Il lungo viaggio verso Betlemme”. È il racconto di una chiocciolina che, lungo il cammino, incontra tanti personaggi, che hanno qualcosa di tutti noi, che si lasciano trascinare dalla forza e dalla determinazione di questa piccola chiocciolina fino ad arrivare alla Grotta pieni di gioia e di ritrovata pace.

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A me e a tutti allora un buon “SANTO NATALE”. una mamma

Però questi libri mi sembrano così lontani da loro! Mi viene un dubbio: sono forse io che non sono più abituata a usare il linguaggio che parli al cuore, impegnata a interessarmi delle


CALENDARIO PARROCCHIALE CATECHESI ADULTI Mercoledì Giovedì Venerdì

8.30 in chiesa parrocchiale 9.30 in Casa Serena 20.30 in oratorio 15.00 in chiesa parrocchiale

CATECHESI RAGAZZI Sabato

14.20 II-III elementare (oratorio) 15.50 IV elem. - II media (oratorio) 18.00 III media (oratorio)

Martedì 14.50 IV elem. - II media (oratorio) Giovedì 14.30 Spazio compiti (oratorio)

ADORAZIONE

Il Santissimo Sacramento resta esposto ogni Venerdì dalle ore 8.30 alle 17.30. 17.30 Vesperi - Benedizione eucaristica. - 18.00 S. Messa.

DICEMBRE 2009 In Avvento si terranno i Centri di Ascolto della Parola nelle case. 6 domenica - II di Avvento Ritiro adolescenti a Gandellino 11.15 S. Messa con Battesimi e presentazione bambini della Prima Comunione (chiesa) 16.00 tombola (oratorio)

14 lunedì 14.30 incontro per genitori dei bambini della Scuola Materna sul tema: “Natale: favola o mistero?” (Scuola Materna) 16 mercoledì 20.45 incontro vicariale per catechisti, aperto a tutti (oratorio) 17 giovedì 20.30 - 22.00 ritiro spirituale parrocchiale (oratorio)

7 lunedì Ritiro Cresimandi a Mezzoldo

18 venerdì

18.00 S. Messa ministri per l'Eucaristia (chiesa)

20.30 - 22.00 ritiro spirituale parrocchiale (oratorio)

8 martedì - Solennità dell'Immacolata Concezione di Maria

19 sabato

7.30 S. Messa iscritti Azione Cattolica (chiesa)

14.30 confessioni per bambini della primaria (chiesa)

9 mercoledì

16.00 confessioni per ragazzi della secondaria (chiesa)

20.30 preparazione Battesimi per genitori e padrini (oratorio)

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21.00 musical “Se fosse davvero Natale” preparato dai catechisti, genitori e cresimandi (chiesa)

11 venerdì 20.00 cena sociale del Gruppo Sportivo dell'Oratorio, aperta a tutti, con prenotazione (oratorio)

20 domenica - IV di Avvento 16.00 Battesimi (chiesa) 21 lunedì

13 domenica - III di Avvento 14.00 - 17.00 incontro per famiglie (oratorio)

20.30 confessioni vicariali per adolescenti e giovani (chiesa)


22 martedì 14.30 confessioni per bambini della primaria (chiesa) 16.00 confessioni per ragazzi della secondaria (chiesa) 20.30 confessioni per le parrocchie di Brembate Sopra e di Almenno S.B. (chiesa delle Cascine)

23 mercoledì 8.30 - 12.00 confessioni per tutti (chiesa) 15.00 - 18.00 confessioni per tutti (chiesa) 20.30 scambio di auguri tra volontari (oratorio)

24 giovedì 8.30 - 12.00 confessioni per tutti (chiesa) 15.00 - 18.00 confessioni per tutti (chiesa) 21.00 S. Messa di Natale (Casa Serena) - animata dalla corale di Valbrembo 23.15 veglia in preparazione alla Notte Santa (chiesa) 24.00 S. Messa di Natale (chiesa) - animata dalla nostra corale

27 domenica - Sacra Famiglia Festa dei Battesimi per i bambini battezzati dell'anno

16.00 tombola (oratorio) 8 venerdì 20.45 corso fidanzati - 1° incontro (oratorio)

28 lunedì - Santi Innocenti 10 domenica - Battesimo del Signore Giornata vicariale del Seminario diocesano

GENNAIO 2010 13 mercoledì 1 venerdì - Maria Madre di Dio Giornata della pace

20.45 incontro vicariale per catechisti, aperto a tutti (oratorio)

17.00 - 18.00 adorazione per la pace (chiesa)

venerdì 15

3 domenica - II dopo Natale

20.45 corso per fidanzati - 2° incontro (oratorio)

6 mercoledì - Epifania

sabato 16

Giornata per l'Infanzia Missionaria 14.30 processione dei magi

14.30 incontro per genitori dei bambini di II primaria (oratorio)

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Ritiro C.P.P. e Catechisti È stata una giornata molto intensa quella del 4 ottobre, quando una cinquantina di persone, si sono recate alla Casa di ritiri della Botta. Erano i membri del Consiglio Pastorale parrocchiale e un folto gruppo di catechisti. La mattinata è stata animata da don Davide Rota, che tra i molti impegni, ha saputo trovare uno spazio anche per noi. Gli avevamo chiesto di scaldare il cuore e l’ha saputo fare in modo bellissimo. Ha iniziato con una frase di S. Paolo, corta ma intensa: “La realtà è Cristo”. Lui, Cristo è Colui che dà significato alla vita, alla storia. È Lui che recupera il nostro passato e illumina il nostro futuro. È Lui che crea comunione anche oltre lo spazio e il tempo. Lui ieri oggi e sempre. Il Signore però l’abbiamo poi incontrato nella S. Messa celebrata da don Corinno e don Gustavo dove in uno spirito di profonda comunione abbiamo condiviso sentimenti e preghiere. Dopo un buon pranzo e la recita del S. Rosario all’altare della Madonna di Lourdes, abbiamo ripreso i lavori. Stavolta divisi in due gruppi: i membri del C.P.P. con don Corinno e i catechisti con don Gustavo. Riassumere tutto è impossibile, resta l’entusiasmo che, speriamo, si possa restare e vedere.

*** Mons. Giuseppe Battaglia a 25 anni dalla morte 1890-1984

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Consultando l’archivio della parrocchia risulta che Sebastiano Adriano Giuseppe Battaglia è nato in questa parrocchia il 5 marzo 1890 da Giacomo e Francesca Bonomi. Battezzato il giorno stesso della nascita da don Gian Battista Ruggeri, è sacerdote il 25 luglio 1914. Nominato parroco prima a Grumello del Monte e poi della Chiesa delle Grazie in Bergamo, viene consacrato Vescovo di Faenza nel 1943 dove rimane fino al 1970 anno in cui lascia la guida della diocesi. Esercita il suo ministero in situazioni particolarmente difficili. Era il tempo della lotta partigiana e a Faenza si era creato uno dei centri principali per assistere profughi e sinistrati. Il Vescovo difese strenuamente i perseguitati politici, e i prigionieri. Le lotte fratricide tra fascisti e partigiani videro il Vescovo impegnato in un’opera di pacificazione. Affrontò diverse volte il segretario politico del partito fascista e offrì anche la sua vita per salvare le vittime. Per questo venne insignito della medaglia d’argento al valore militare. Mons. Battaglia veniva regolarmente a Brembate di Sopra invitato dai parroci, don Morelli e don Presti. Lo testimonia anche la lapide vicino alla porta secondaria della chiesa e benedetta dal Vescovo Battaglia per ricordare il dogma dell’Assunzione della Madonna al cielo. La nostra parrocchia custodisce il calice che la parrocchia gli ha regalato in occasione del 50° di Ordinazione Sacerdotale. A lui è dedicata una sala del nostro oratorio e in occasione dell’anniversario della sua morte il nostro Gianluigi Caccia ha preparato una mini mostra ricordo.


Le famisono afsetta di lo ro bra no

glie di Tresolzio fezionate alla chieS. Luca, situata nel quartiere e ne celela festa con molta solennità. Quest’anno poi la festa cascava di domenica. Già la settimana prima le signore si sono messe con entusiasmo a pulire e far ordine nella chiesina. In essa ci sono tele preziose del settecento oltre a reliquiari e paramenti liturgici.

Messa è stata celebrata all’aperto a cui è seguito un rinfresco, pur con il freddo pungente. Nel pomeriggio la processione con la statua del santo. Le strade erano addobbate con festoni e preghiere. C’era molta gente e un clima di raccoglimento e di preghiera. Ringraziamo il Signore! Insieme a molte famiglie, c’erano le autorità cittadine insieme al nostro sindaco sig. Diego Locatelli. La banda “Gaetano Donizetti” sempre disponibile ha accompagnato la processione. Le feste sono continuate anche al lunedì. E ogni giorno si sono realizzate tombole, torte, caldarroste e… tanta allegria. Il parroco ha fatto una proposta: un pellegrinaggio alla tomba di S. Luca che si conserva nella chiesa di S. Giustina a Padova. Sarà nella prossima primavera. Per ultimo, ma non meno importante, sono le offerte raccolte durante le feste: € 4.312,00. Una cifra notevole per la quale dobbiamo essere profondamente riconoscenti. Vale la pena ricordare che quei soldi corrispondono alla spesa sostenuta per cambiare l’impianto dell’orologio della Chiesa che proprio in quei giorni si era completamente guastato e che è costato e che si è dovuto sostituire per un costo di € 4.000,00. Grazie ancora.

Molto bella è la statua di S. Luca, intagliata a Ortisei e donata alla Parrocchia dalla signora Isolina Rota recentemente scomparsa. Anche il calice cesellato in oro è dono della signora che merita tutta la nostra riconoscenza e i nostri suffragi. Non conosco l’origine della devozione a S. Luca proprio a Tresolzio. Forse ci sono i documenti nel palazzo dei marchesi. Ma ritorniamo alla festa. Al venerdì e al sabato s’è celebrata la S. Messa, meditando sulla figura si S. Luca e dei due libri scritti da Lui che appartengono ai libri ispirati del Nuovo Testamento. Domenica la S.

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Promossa dall’assessorato alla cultura si è svolta dal 4 all’11 ottobre la 4ª settimana del volontariato.

22 novembre 2009 - Pranzo sociale AVIS con il nuovo presidente sig. Giuseppe Previtali.

Lo scopo è quello di motivare e di animare i gruppi che sul territorio fanno dei servizi in favore della comunità. Vi sono gruppi che fanno capo alla parrocchia, altri al comune. Tutti hanno lo stesso obiettivo, quello appunto di rendere il paese più solidale, facendosi carico della fascia di persone più fragili. La settimana è iniziata con un incontro, promosso dall’AVIS-AIDO con relazioni molto interessanti del sig. Leonida Pozzi e del dr. Giuseppe Giupponi. Una sera è stata riservata alla testimonianza di persone che operano sul territorio e anche dal gruppo “Mato Grosso”, dove un nostro concittadino ha prestato servizio per 6 mesi. Molto interessante e affollata la fiera del libro, allestita nella Haal di Casa Serena, a cui sono state invitate anche le scolaresche dei paesi dell’Isola. Molto apprezzate le cene preparate dagli alpini a base di trippa, cotechini, costine… alla faccia del colesterolo! La settimana si è conclusa con la Santa Messa nella Chiesa parrocchiale, presenti le autorità e le associazioni.

17-17-31 ottobre “La musica di Dio” rassegna di corali in memoria del prof. Mario Testa. (prof. Dolci - alcuni coristi - familiari del professore)

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“VEDERE L’INVISIBILE” ARTE E FEDE Viaggio nei capolavori d’arte sacra della nostra parrocchiale Ancora una volta venerdì 25 settembre 2009, allo ore 20,30, opere e temi che spaziano dall’arte all’architettura, dalla liturgia alla devozione sono stati esaminati all’interno della nostra chiesa parrocchiale, con l’assistenza qualificata di un esperto di liturgia ed iconografia sacra, don Ezio Bolis, e di una storica dell’arte, prof.ssa Lisa Fracassetti, già relatori nell’incontro dello scorso anno. E’ così proseguito il racconto della fede e della devozione religiosa a Brembate di Sopra, attraverso le opere d’arte presenti nella nostra parrocchiale. Tele, affreschi e stendardi hanno offerto una preziosa rassegna visiva sul tema dell’Incarnazione, dogma centrale del Cristianesimo. A titolo introduttivo don Bolis chiarisce che la tematica specifica dell’incontro è “Maria e Gesù”, proprio perché Maria è Madre di Gesù, quindi una più approfondita conoscenza di Maria senz’altro favorisce una migliore conoscenza di Gesù. Dopo brevi cenni storici all’origine della nostra chiesa, si sofferma l’attenzione sul timpano della facciata e sul campanile, luoghi su cui

spiccano due opere scultoree rappresentanti S. Maria Assunta. Queste due Madonne hanno in comune alcuni elementi: ℜ una corona di dodici stelle, con un chiaro riferimento biblico al testo dell’Apocalisse, cap. 12; ℜ l’Assunta che schiaccia col piede il serpente, anche qui con un evidente richiamo biblico alla Genesi (cap. 3, 15); Maria è pertanto la nuova Eva che però, contrariamente alla prima donna creata da Dio, obbedisce alla Parola del Signore; ℜ Maria regale nell’atteggiamento e nell’abito: l’Assunta è chiamata, infatti, Regina nel Salmo 45, verso 10. Si passa quindi all’analisi stilistica e soprattutto al commento simbolico-religioso delle tele presenti alle pareti della navata della chiesa. Si inizia dalla splendida opera di Marcantonio Cesareo, eseguita nel 1644: la tela della “Assunzione di Maria”, anche per rendere omaggio alla nostra patrona. Quest’opera viene esaminata rapidamente, perché su di essa ci si è già fermati lo scorso anno. In particolare si ricorda che Maria con la sua assunzione ha partecipato alla sorte gloriosa di Gesù, affermando così teologicamente la piena glorificazione di Maria insieme a Gesù. Chi contempla questo quadro si sente spiritualmente sollevato, perché in esso col mistero della morte c’è la speranza del Paradiso dopo la dipartita terrena. Un’altra tela che richiama una particolare attenzione è quella dell’”Annunciazione” di Gaetano Peverada († 1819). Maria si presenta inginocchiata, in ascolto della Parola di Dio, quindi è l’esempio del vero credente che sa ascoltare e meditare la parola divina, conservandola nel suo cuore, proprio come faceva la Madonna. Bella ed emozionante risulta la similitudine con cui don Bolis descrive il Mistero dell’Incarnazione, ricavandola dal quadro del Peverada: come un raggio di sole attraversa un vetro senza romperlo e penetra in una chiesa buia illuminandola, così il grembo di Maria viene fecondato dalla Luce del Padre, per opera dello Spirito Santo, senza rompere la sua

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Verginità. L’immagine pittorica ci invita pertanto a condividere con Maria la grande gioia dell’annuncio ricevuto. Altre tele su cui gli esperti si soffermano sono: la “Pietà” e la “Madonna del Rosario”, entrambe opere di Abramo Spinelli (‘900). La “Pietà” è la prosecuzione naturale della deposizione di Gesù dalla croce. Colpisce e commuove il fatto per cui Maria non solo riceve tra le sue braccia il corpo esanime del Figlio, ma contemporaneamente allarga le sue braccia a tutta l’umanità.

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A Brembate di Sopra esiste un’altra “Pietà”, sempre opera di Abramo Spinelli e oggetto di particolare devozione: “L’Addolorata”, conservata presso la cappella di via Donizetti. La tela della “Madonna del Rosario” richiama l’attenzione alla recita del S. Rosario, di cui don Bolis ricorda tutta l’evoluzione storica, a partire dal medioevo. Attraverso i secoli il S. Rosario ha permesso ai nostri avi, anche se analfabeti, di “leggere” il Vangelo, ripetendolo e meditandolo, di fatto, attraverso la contemplazione dei Misteri del S. Rosario. Anche gli splendidi affreschi dell’abside sono oggetto di analisi stilistica ed iconografica. Un elogio viene espresso in proposito nei confronti del restauratore Francesco Belotti, nostro concittadino. Tutti gli affreschi, attribuiti ad un ignoto imitatore di Giacomo Cotta (†1689), sono a tema mariano. Viene analizzato in particolare l’affresco della “Immacolata Concezione”. Quest’opera aiuta a riflettere sulla gravità del peccato che distrugge l’immagine del Figlio di Dio e su Maria tanto “piena di grazia”, come si legge nel Vangelo, da non essere contaminata dal peccato. Brevemente ma efficacemente viene pure introdotto il discorso sulla Via Crucis, i cui qua-

dri, anch’essi recentemente restaurati da Francresco Belotti, sono opera di Gaetano Peverada, con datazione 1803. Anche della Via Crucis vengono spiegate le fasi di comparsa e di evoluzione nella storia. La Via Crucis ha sempre rappresentato un momento di preghiera e di riflessione ed un cammino penitenziale per i devoti cristiani. E’ sempre stata una preghiera molto coinvolgente, anche perchè ricca di canti e suggestiva nel suo percorso fra le varie Stazioni. Lo “Stabat Mater”, in particolare, che si canta nella via Crucis, è sempre stato amato dai fedeli e pure da intere generazioni di musicisti quali Scarlatti, Vivaldi, Pergolesi e Rossini. L’incontro culturale si conclude con un elogio per gli stendardi che la nostra parrocchia conserva con cura ed amore, quali simboli di rappresentatività religiosa e di grande devozione a Gesù, a Maria e ai Santi. Ogni esemplare è realizzato a mano, con tecnica adeguata, su raso di seta pura, dipinta e ricamata e con rifiniture in passamaneria in oro e frange ed è munito di asta e traversa in ottone dorato. La decorazione è sia sul davanti, dove compare l’immagine principale, sia sul retro con immagini secondarie o simboli. Non resta che chiudere l’interessante incontro con un pensiero particolare ai nostri antenati che ci hanno trasmesso un patrimonio artistico davvero inestimabile. Dimostriamo loro tutta la nostra riconoscenza ed ammirazione, sforzandoci di “Vedere l’Invisibile” in queste opere d’arte, ossia impegnandoci a capirle e a meditarle nel loro grande e religioso significato.

L’opera d’arte deve abbellire, istruire, educare i nostri sentimenti, perché ci aiuti ad agire più cristianamente.


non consiste nel vedere paesaggi nuovi, ma nell'avere occhi nuovi (M. Proust)

CORSO DI FORMAZIONE PER EDUCATORI Nel fine settimana del 6 - 8 novembre, in oratorio ci siamo ritrovati a riflettere sulla questione educativa con il nostro amico Giuseppe Tondelli, giunto ormai al 3° appuntamento con la nostra comunità (dopo i corsi di marzo 2008 e di novembre 2008). Giuseppe Tondelli, collaboratore della Coop. Creative di Reggio Emilia, è stato allenatore FIGC, educatore e formatore sportivo nazionale del CSI, istruttore Area Motoria per le scuole dell'infanzia. Ma soprattutto, per noi, è ormai uno di famiglia che ci invita ogni volta, con le sue riflessioni e le sue provocazioni, a riprendere con coraggio l'impegno educativo. Il corso era aperto a tutta quanta la comunità (baristi, catechisti, allenatori, genitori, educatori, animatori e tutti quanti hanno a cuore l'educazione delle nuove generazioni). Poi, di fatto, sono stati presenti soprattutto alcuni catechisti. Ma va bene anche così. Del resto vediamo che anche altre proposte che vengono fatte sul territorio da altre agenzie educative non sempre incontrano un'adesione di massa (eufemismo per dire che sono ignorate). D'altra parte, l'esperienza educativa è un'azione basata sulla speranza (ce lo siamo detti più volte nel corso). “La speranza educativa” era anche il titolo della prima serata che si è svolta venerdì 6. Partendo dalla lettera del papa Benedetto XVI ai fedeli di Roma (gennaio 2008),

abbiamo visto l'importanza di basare l'azione educativa proprio su un atteggiamento di speranza: “Anima dell'educazione, – scrive il Papa – come dell'intera vita, può essere solo una speranza affidabile. Oggi la nostra speranza è insidiata da molte parti e rischiamo di ridiventare anche noi, come gli antichi pagani, uomini senza speranza e senza Dio in questo mondo. […] Alla radice della crisi dell'educazione c'è infatti una crisi di fiducia nella vita”. Ci vuole infatti speranza per vedere e amare ciò che non è sotto i nostri occhi, ma che lo sarà in futuro (cioè il risultato educativo): “È lei (la speranza), questa piccola, che spinge avanti ogni cosa. Perché la Fede non vede se non ciò che è. E lei, lei vede ciò che sarà. La Carità non ama se non ciò che è. E lei, lei ama ciò che sarà” (C.Peguy). Gli incontri sono proseguiti sabato 7 nel pomeriggio, con una riflessione che ha preso avvio da un brano della Novo millennio ineunte (2001) di Giovanni Paolo II, riguardante la spiritualità di comunione. Il Papa di venerata memoria con quella lettera apostolica ci affidò un compito ben preciso per il nuovo millennio che si apriva: “Prima di programmare iniziative concrete occorre promuovere una spiritualità della comunione, facendola emergere come principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l'uomo e il cristiano, dove si educano i ministri dell'altare, i consacrati, gli operatori pastorali, dove si costruiscono le famiglie e le comunità. Spiritualità della comunione significa innanzitutto sguardo del cuore portato sul mistero della Trinità che abita in noi […]. Spiritualità della comunione significa inoltre capacità di sentire il fratello […] come «uno che mi appartiene», […] per offrirgli una vera e profonda amicizia. Spiritualità della comunione è pure capacità di vedere innanzitutto ciò che di positivo c'è nell'altro […]. Spiritualità della comunione è infine saper «fare spazio» al fratello, portando «i pesi gli uni degli altri» (Gal 6,2)”. Ci sono stati poi anche due incontri, uno alla domenica mattina e uno al pomeriggio. Concludendo il messaggio che questo corso ci

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lascia, tra gli altri, è quello di creare sempre più una maggiore stima, relazione e collaborazione tra chi si impegna nell'educazione, perchè tutti insieme siamo una forza. Come dice anche questo racconto. Una volta si tenne nella falegnameria un'assemblea dei ferri per stabilire le rispettive competenze. Il martello presiedeva la riunione. Sin dall'inizio l'assemblea gli chiese di dimettersi. Il motivo? Faceva troppo rumore e passava il tempo dando colpi. Il martello, a sua volta, chiese alla vite di ritirarsi: bisognava girarla troppo affinché servisse a qualcosa. Sentendosi attaccata, la vite chiese l'espulsione della carta vetrata: aveva dei metodo troppo duri e causava sempre delle frizioni con gli altri. Quest'ultima, a sua volta, chiese che venisse espulso il metro: passava la sua vita a misurare gli altri secondo le proprie regole, come se fosse per-

fetto. In quel momento entrò il falegname e cominciò a lavorare con tutti. Quel giorno terminò uno splendido armadio…Quando il falegname si ritirò, l'assemblea degli utensili proseguì. Presa la parola la sega e disse:" Signori, è stato dimostrato che abbiamo dei difetti. Ma il falegname lavora con le nostre qualità. E' questo ci rende coraggiosi, così che mettiamo da parte i nostri punti deboli e ci concentriamo sull'utilità dei nostri punti forti". L'assemblea appurò che il martello era forte, la vite univa e dava consistenza, la carta vetrata era l'unica nell'eliminare le asperità… E tutti osservarono che il metro era preciso e esatto. Allora si sentirono una squadra capace di produrre e fare cose di qualità. E si sentirono orgogliosi delle rispettive forze e di lavorare insieme.

Per 365 volte la Bibbia ripete la parola “NON TEMERE” 365 volte: come i giorni dell’anno. È il buon giorno di Dio per ogni giorno dell’anno.

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don Gustavo


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Anagrafe BATTESIMI BRAMBILLA ALESSANDRO di Massimo e di Biella Barbara nato il 28.05.2009 battezzato il 04.10.2009 Fa’ o Signore che il piccolo Alessandro professi la fede del Battesimo, in tutte le circostanze della vita. Per questo, noi ti preghiamo.

ZANNINI VITTORIA di Marco e di Palermo Adele nata il 19.07.2009 battezzata il 18.10.2009 Per la nostra Vittoria e per tutti i nostri bambini, perché con l’aiuto del Signore siano capaci di affrontare al meglio il mondo che li aspetta. Per tutti noi genitori ed educatori, perché con l’aiuto del Signore siamo capaci di trasmettere a loro i valori e gli strumento necessari per misurarsi con questa difficile, ma avvincente sfida.

FALSAPERLA PIERLUIGI

di Renato e di Russo Roberta nato il13.03.2009 battezzato il 04.10.2009 La nascita di Diletta prima e Pierluigi poi ha riempito la nostra vita. Consci del fatto che sono un tuo dono, ti rendiamo grazie e ci affidiamo a te: aiutaci nel nostro difficile compito di genitori, veglia sui nostri fili e falli crescere da buoni cristiani. Per questo noi ti preghiamo.

D’AURIA GIULIA

di Andrea e di Carminati Laura nata il 25.04.2009 battezzata il 04.10.2009 Padre buono, che nel tuo immenso amore ci hai fatto dono di Giulia, accompagnala sempre nel cammino della vita e falle sentire costantemente la tua presenza perché, illuminata dalla tua grazia, possa essere una tua testimone fedele per tutti coloro che incontrerà. Per questo noi ti preghiamo.

PIAZZOLI CAMILLA

di Mirko e di Gualandris Silvia nata 14.06.2009 battezzata il 01.11.2009 Grazie Signore per averci benedetto ancora una volta con la nascita di Camilla. A te oggi l’affidiamo: perché possa crescere nella tua luce. Noi ti preghiamo.

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FUNERALI

RONCELLI GERMANO di anni 67 morto il 10 novembre 2009

GUALANDRIS GIUSEPPE di anni 70 morto il 9 settembre 2009

NAVA EFREM di anni 62 morto il 14 novembre 2009

ROTA AGNESE di anni 81 morta il 23 settembre 2009

RATTI GIUSEPPINA di anni 87 morta il 28 settembre 2009 VALAGUZZA LUCIA di anni 62 morta il 29 settembre 2009 GALBIATI GIUSEPPINA di anni 88 morta il 18 novembre 2009

COBILDI GIANNI CLAUDIO di anni 73 morto il 15 ottobre 2009 BAILO GIUSEPPE di anni 73 morto il 28 novembre 2009

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MACONI CLELIA di anni 58 morta il 19 ottobre 2009


ROTA ARMANDO di anni 46 morto il 13 novembre 2009

Carissimo Armando, siamo tanti, qui, per te e con te. Siamo qui a salutarti. Siamo qui a ringraziarti. Siamo qui a chiedere le tue preghiere, ora più di prima. Siamo qui perché sei stato speciale e abbiamo tanto bisogno di capire il perché, così che il tuo esempio non cada nel vuoto. La tua malattia è stata lunga, estenuante, di una sofferenza fisica grandissima ma pur sempre piccola rispetto alla sofferenza morale di chi si sente e vede regredire giorno per giorno nella propria fisicità. Quella tua fisicità di trentottenne, per otre 8 anni, fino a venerdì, quando sei salito al Padre, sei tornato a CASA. Avresti potuto umanamente lamentarti, ribellarti, urlare il tuo dolore, disperarti come vediamo fanno in tanti, in troppi…. Ma tu, invece, eri sereno, allegro, gioioso, eri di compagnia, desideravi stare con gli altri, sempre pronto ad una risata. Hai sempre voluto continuare nel cammino della vita anche quando faticavi a mantenere l’equilibrio, poi da seduto sulla carrozzella, infine anche dal letto dal quale non ti alzavi più…. Sospiravi, sì, dei sospirosi lunghi, fatti con il cuore più che con i polmoni… ma non cedevi allo sconforto e… pregavi! Quanto pregavi…. Offrivi la tua sofferenza a Dio per chi aveva bisogno e per chi stava peggio di te. Cosa ha sostenuto te ed i tuoi cari Armando, è stata la FEDE. Questo abbiamo bisogno di capire e imparare da te. La tua FEDE, non con la sola F maiuscola, ma tutta a lettere stampate. Ancora facile la FEDE nella teoria di chi sta bene, ha il necessario, procede tranquillo. Tu hai mostrato come si CREDE nella pratica, quando la sofferenza potrebbe sfiancare, far disperare… oppure far VOLARE come hai fatto tu. Quando se ne parlava, un po’ scherzosamente, si diceva che non si può comprare il pane dal meccanico o riparare le scarpe dal farmacista… ogni cosa andava chiesta nel giusto posto…. La FEDE la si poteva chiedere ed avere solo da DIO, è Lui solo il dispensatore di questo immenso bene. E tu l’hai saputa chiedere e il Signore, quando chiedi la FEDE, provvede divinamente… perché è l’unica, la più importante, la sola richiesta che Gli dobbiamo fare, tutto il resto scaturisce da LÌ…. E questa tua FEDE, come abbiamo toccato con mano, ha fatto la grande differenza nella tua malattia. Questo è quello che abbiamo visto da te, che dobbiamo capire, quello per cui siamo qui così in tanti, quello che ti ha reso così speciale, quello per cui ti ringraziamo. Ti chiediamo... prega per noi, perché sappiamo chiedere, come hai fatto tu, questo impareggiabile dono, per procedere nel nostro cammino terreno, nelle gioie e nei dolori che la vita ci riserva, con la forza e la pace che tu hai avuto. Per potere “SBARCARE SULL’ALTRA SPONDA” quando anche a noi toccherà, da veri VINCITORI, come hai fatto tu. Grazie Armando. Arrivederci….

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Storia di Natale

Notizie dall'Ecuador Carissimi finalmente questa mattina ufficialmente mi hanno informato circa la mia destinazione. Andrò per due mesi nella missione dei Fidei Donum della Diocesi di Pordenone. Una missione che avevo contribuito ad aprire 4 anni fa. Infatti nel 2005, con il Direttore del centro missionario. Domani con il Vescovo di Esmeraldas andrò a Tachina per sostituire don Piero per i prossimi due mesi. Il Vescovo ha insistito con i miei superiori e loro hanno accettato. Io sapevo di questa decisione perchè don Piero mi ha informato subito dopo l'incontro con il Vescovo, per avvisarlo che sarebbe partito per l'Italia. Sono davvero contento di poter continuare a dare una mano alla Diocesi di Pordenone. Mi dispiace per la salute di don Piero: speriamo che tutto si risolva al più presto e che presto ritorni di nuovo qui da noi. Salvo che ci sai già qualche altro sacerdote disposto a sostituirlo e continuare l'impegno preso con il Vicariato di Esmeraldas. Generalmente gli impegni si mantengono... così dicono!! Da febbraio in poi, invece, andrò in una nostra missione comboniana, Borbòn, sempre nel Vicariato di Esmeraldas, piuttosto difficile per la violenza in aumento e per la presenza massiccia della guerriglia colombiana. Mi dicono che quasi ogni giorno c'è un funerale di qualcuno assassinato. Dovrei seguire e accompagnare 25 comunità. Al momento opportuno penserò come svolgere anche questo impegno.

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Quando riceverete questo messaggio, don Piero sarà già tra di voi (parte domani, sabato 28 nov) e con lui arrivano anche i miei saluti per tutti voi. Vi penso in bene e mi affido ancora una volta alle vostre preghiere. Vi lascio anche il numero della parrocchia di Tachina: 003906-2475115 se per caso avete intenzioni di venire a farmi compagnia in questi due prossimi mesi. Un forte abbraccio. Ciao. P. Leonardo

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Alcuni anni fa sulla rivista missionaria dei Saveriani ho letto questa storia di Natale che oggi voglio condividere con voi, perché parla di accoglienza, di fratellanza di amore e in un clima come quello dei nostri tempi, di rifiuto, di discriminazione, di razzismo può aiutarci a riflettere. Un bambino arabo aveva in mano una medicina. Suo padre gli aveva detto che la salute è la cosa più importante della vita. Con molta cura, il bambino stava portando la medicina ad un malato, vicino di casa. Era il mese benedetto del ramadan e bisognava aiutare gli altri. Nella stessa città viveva una bambina africana. Portava in mano un profumo che le aveva dato sua madre. La mamma aveva spiegato alla bambina che cose inutili come i profumi, se date o ricevute in dono, rendono la vita più felice. In quella città c’era anche un bambino cinese che aveva in collo una catenella d’oro portafortuna. I suoi genitori gliel’avevano comprata quando era nato, come buon auspicio che potesse fare tanti soldi, diventare ricco ed essere felice. I tre bambini vivevano in una città europea. Erano figli d’immigrati. A scuola il cinesino aveva problemi più degli altri, specialmente con la lingua, anche se si impegnava molto a studiare. La bambina africana era la più allegra della classe ma veniva presa in giro a causa del colore della pelle, anche se lei era nata e cresciuta in Europa e non aveva mai visto l’Africa. Il bambino arabo aveva anche lui grossi problemi perché, dopo l’11 settembre, qualche altro bambino, quando litigavano, lo insultava dicendogli “terrorista”! Un giorno i tre bambini s’incontrarono, per caso. Era il periodo di Natale e, camminando, passarono davanti ad una chiesa. Videro luccicare tante luci e si avvicinarono incuriositi: era il presepio. Il cinesino chiese cosa potesse rappresentare quella cosa così bella. La bambina africana spiegò che era la rappresentazione della nascita di Gesù, il Dio dei cristiani. L’arabo aggiunse che Gesù è stato un grande profeta che ha detto cose sagge e ha insegnato che bisogna essere buoni con tutti, perché tutti siamo fratelli e creature dell’unico Dio. Il cinesino osservò bene e vide che davanti a Gesù c’erano tre statuine inginocchiate, vestite in modo strano. Erano le statuine dei magi. Uno era nero, uno era vestito come un arabo, il


terzo era vestito come un cinese. L’asiatico stava deponendo la sua catenella d’oro davanti al bambino Gesù; il nero portava nelle sue mani un profumo e l’arabo aveva con sé una medicina. I tre bambini si guardarono l’un l’altro e, pieni di gioia, gridarono: “Ma quelli siamo noi!”. Allora si misero a guardare con più attenzione il presepio. Si accorsero che tutte le statuine erano rivolte verso la capanna dove c’era il Bambinello. Uno dopo l’altro esclamarono: “Che gioia! Che tenerezza!”. E cominciarono a toccare e accarezzare le statuine con le loro piccole mani. Il loro vociare aveva disturbato qualcuno, che cominciò a sgridarli dicendo: “Zitti! Non toccate! Andate via!”. Era un vecchio con il bastone. Pensando che i bambini stessero facendo una monelleria, li aveva sgridati. Ma poi, vedendo il loro stupore e i loro occhietti sgranati, il vecchio capì che forse aveva esagerato. Allora cambiando tono, si rivolse a loro: “Come vi chiamate? Da dove venite?” chiese gentilmente il vecchio. Poi cominciò a spiegare che in chiesa bisogna fare silenzio e non disturbare, perché la gente prega. Il bambino arabo disse che anche lui pregava, insieme a suo padre, cinque volte al giorno. La bambina africana disse che lei quando pregava, cantava e danzava e batteva le mani. Il cinese disse che lui non sapeva pregare, ma che aveva visto i suoi genitori, davanti alle tavolette con i nomi degli antenati, chiudere gli occhi e pensare molto profondamente in silenzio….Il vecchio allora chiese loro di fargli vedere come facevano a pregare. L’arabo, tenendo la medicina tra le mani, si mise a fare le prostrazioni e ad invocare Allah grande e misericordioso. L’africana, stringendo la boccetta di profumo, si mise a cantare danzando e battendo le mani dalla gioia. Il cinesino chiuse gli occhi e congiunse le mani, stringendo il suo portafortuna d’oro. Finita la loro preghiera, i bambini si rivolsero al vecchio e gli dissero: “E tu come fai a pregare?”. Il vecchio disse che quando era bambi-

no pregava. Ma poi aveva smesso, perché non credeva più a niente. I bambini insistettero che dicesse anche lui una preghiera davanti al presepio. Allora il vecchio cominciò a pensare alla preghiera che sua madre gli aveva insegnato. Non sapeva più le parole esatte e ricordava a malapena il senso. Il vecchio chiese scusa perché non ricordava bene le parole della preghiera di Gesù. Poi dal cuore, gli uscì pressappoco questa preghiera: “Padre nostro, di tutti gli uomini, sia fatta sulla terra la tua volontà. Gli uomini vivano da fratelli, come tu vuoi. Da’ a tutti ogni giorno quello che serve loro per vivere e venga distribuito con giustizia, così che tutti possano avere ciò che è necessario. Perdonaci quando distruggiamo la natura, siamo prepotenti ed egoisti e non pensiamo agli altri. Liberaci dal male, dalle guerre, dalle malattie, dalle ingiustizie, dalla solitudine e dalla disperazione. E togli via i peccati dal nostro cuore e dal mondo. Soprattutto insegnaci a perdonare, come tu fai sempre con noi. Amen!” I tre bambini, ascoltata la preghiera del vecchio, rimasero contenti e batterono le mani dalla gioia. Il vecchio si commosse. Allora, come segno d’amicizia, i tre bambini pieni di gioia gli regalarono le cose più preziose che avevano: la boccettina del profumo, il porta fortuna d’oro e la medicina. Il vecchio, che grazie a loro aveva finalmente detto una preghiera, provò qualcosa d’indescrivibile dentro di sé. Si sentiva circondato d’affetto, si sentiva amato. Era tanto che non stava così bene! La perla dell’amore, sepolta nel fango della sua vita, era apparsa di nuovo e la sentiva risplendere nel suo cuore. Grazie a quei tre bambini immigrati, pregando, aveva riscoperto il senso della vita: chiamare Dio con il nome di Padre e pregarlo per tutti i fratelli del mondo. Il vecchio ringraziò i tre bambini. Poi rivolto a Gesù nel presepio, disse un’altra preghiera, così: “Ti ringrazio, Signore, perché in questi tre bambini i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata per me e per tutte le genti. E ora, ti prego, aumenta la mia fede”. Inutile dirlo: il vecchio con il bastone era italiano. Padre Silvano Da Roit

Il gruppo missionario facendosi portavoce anche dei nostri missionari, augura a tutti un Santo Natale e ringrazia per l’aiuto e il sostegno di tutta la comunità alle proprie iniziative. Fiorenza

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Il Sinodo:

La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione e della pace

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Questo Sinodo è stato voluto proprio dalla Chiesa africana per interrogare sé stessa, condividere problemi e speranze, avere sostegno, aiuto e illuminazione nel leggere le sue realtà e sentire la comunione della Chiesa tutta. Era stato annunciato già da papa Woityla e da due anni e mezzo erano cominciati i lavori di preparazione, dietro indicazioni di papa Benedetto. Fra i quasi trecento partecipanti (Vescovi e Cardinali africani, presidenti di conferenze episcopali, capi dicastero della curia romana e comunità ecclesiali) c’erano anche Vescovi ortodossi e copti di Egitto ed Etiopia. Si dice che l’Africa sia la culla dell’umanità, il cristianesimo è presente fin dagli inizi in questi paesi, queste Chiese sono sopravvissute a numerose prove e persecuzioni e hanno arricchito la Chiesa universale con tradizioni teologiche e spirituali e con Santi e Martiri. Con la percezione che abbiamo noi, qui in Europa, sembra utopistico pensare che la Chiesa possa risolvere i gravi problemi che affliggono quel continente, affrontare da sola guerre, ingiustizie e fame: da sola no… ma. Il Vescovo di Bissau, tracciando un primo bilancio del Sinodo ha detto “Se il primo Sinodo è stato di Risurrezione, questo è come una nuova Pentecoste!” e sappiamo bene cosa, dopo quel giorno di 2000 anni fa, è avvenuto. Questa assise vuole essere dunque un nuovo inizio con impulso e coraggio rinnovati. Una carrellata di testimonianze, promossa dalle comunità dei Focolari e di S. Egidio, hanno fatto conoscere esperienze di risultati tangibili, di singoli e di gruppi, che sono i frutti della nuova evangelizzazione. L’Africa è troppo grande e varia per racchiuderla in stereotipi: non si cambia l’Africa trasferendo modelli, cultura e tecnologia dal nostro mondo, ma si aiutano le persone a prendere coscienza del loro valore e delle loro potenzialità e si innesta, sul loro vissuto, il messaggio evangelico. Se sul forte senso di appartenenza alla famiglia di origine e all’etnia (che è spesso causa di rapporti conflittuali) si illumina la coscienza di

una fratellanza umana prima e di fede poi, la riconciliazione e la collaborazione diverrebbero pratica di vista, come sta avvenendo in tante realtà. Dai Vescovi africani è venuta la richiesta esplicita, rivolta ai media, di dare voce anche al lato positivo del continente così da incoraggiare e apprezzare ciò che si realizza. Dal Sinodo sono uscite le proposizioni (non vaghe dichiarazioni di intenti, ma impegni concreti) che verranno sottoposte al Papa per l’approvazione, intanto si è prodotto un messaggio conclusivo che riassuma gli argomenti e le posizioni trattate. C’è naturalmente, prima di tutto, un’analisi complessiva anche in rapporto con il resto del mondo. - L’Africa è la più colpita da tragedie come povertà estrema, malattie e fame, ma ciò che è dovuto a cause naturali, ma in larga misura ad azioni umane con tragica complicità e cospirazione criminale tra responsabili locali e interessi stranieri. - Durante questa assemblea abbiamo spesso ricordato che l’iniziativa per ogni riconciliazione e pace viene da Dio: come ci ha ricordato il Papa, lontano da Dio c’è disordine. Dio affida a noi la parola della riconciliazione, siamo nominati ambasciatori di Cristo. Approfondiremo nelle nostre comunità il Sacramento del Perdono poiché la dimensione privata della colpa non è molto sentita, si tende a privilegiare l’aspetto pubblico, in concreto formare una coscienza critica e retta. - Ci si impegna ad una maggiore collaborazione fra tutti i membri della Chiesa: clero, religiosi, fedeli laici e volontari: in ciò siamo provocati dal proverbio africano “un esercito di formiche ben organizzato può abbattere un elefante”. Un’importante area dove una tale cooperazione nazionale è molto utile è nei mezzi di comunicazione: da 15 stazioni radio del 1994 alle 163 di oggi in 32 paesi. - Ringraziamo Dio per la benedizione di numerose vocazioni, sacerdoti, fratelli e suore e riconosciamo l’apporto fondamentale di tanti fedeli laici. Sarà particolarmente curata la formazione, dopo le indicazioni del Santo Padre in occasione della celebrazione per l’anno sacerdotale. - L’Africa ha bisogno di politici di buona volontà, di più, di politici santi: perciò la Chiesa intensificherà il suo apostolato per la cura di quanti rivestono cariche pubbliche. - Ci congratuliamo con le nostre care famiglie cattoliche per essere rimaste fedeli agli ideali


della famiglia cristiana e per aver conservato i valori migliori della nostra famiglia africana. Vi mettiamo in guardia contro gli attacchi di velenose ideologie provenienti dall’estero, che pretendono di essere “cultura moderna”. Siamo coscienti delle gravi difficoltà, per questo invitiamo governi e autorità civili a ricordare che il paese che permette la distruzione delle famiglie, distrugge sé stesso. - Il Sinodo ha una parola speciale per le donne. Noi incarichiamo voi, donne cattoliche, ad essere pienamente coinvolte nei programmi per le donne dei vostri paesi, con gli occhi della fede bene aperti affinché le buone idee non vengano distorte dagli spacciatori di ideologie straniere e moralmente velenose. - Ai padri ricordiamo l’importante ruolo di genitori responsabili e mariti fedeli; cercate di organizzarvi in gruppi o associazioni per migliorare le vostra vita cristiana e per saper interpretare ruoli di guida nella società. - Ai giovani diciamo: siete il futuro della Chiesa e della società, (60% della popolazione è sotto 25 anni) strumenti di pace e avanguardie di un cambiamento sociale positivo. Siete spesso reclutati e assunti per pratiche violente: resistete e noi consideriamo la nostra vicinanza a voi una priorità. Anche ai bambini che sono i più entusiasti e impegnati in mezzo ai loro coetanei, va la nostra speciale attenzione e cura. Un forte appello viene lanciato alla comunità internazionale: la costruzione della famiglia umana riguarda tutti, coloro che professano la stessa fede in Cristo e anche a uomini e donne di altre fedi. Chiediamo alle agenzie ONU di essere più coerenti e trasparenti nella realizzazione dei loro programmi. Nello stesso tempo raccomandiamo ai paesi africani di valutare con attenzione i servizi offerti alla nostra gente, assicurandosi che siano buoni per noi perché ci sono tentativi furtivi di distruggere e scalzare i preziosi valori africani della vita e della famiglia. - La chiesa non è seconda a nessuno nella lotta contro l’HIV-AIDS, nella cura e nella vicinanza e ringraziamo tutti coloro che sono generosamente impegnati. Con il Santo Padre anche noi avvertiamo che la distribuzione di profilattici (ancorché gratuita) non risolve il problema. I programmi di educazione alla sessualità responsabile (astinenza e fedeltà) hanno già ottenuto dei successi. Cari giovani non permettete che vi si inganni pensando che non potete autocontrollarvi: si con la grazia di Dio, lo potete. - Per ultimo ai grandi poteri di questo mondo

rivolgiamo una supplica: trattate l’Africa con rispetto e dignità. La recente turbolenza del mondo finanziario mostra il bisogno di nuove regole; non permettete nuove tragedie privilegiando gli interessi dei ricchi e potenti a scapito dei poveri. Devono cessare le devastazioni criminali dell’ambiente per l’ingordo sfruttamento delle risorse naturali, deve finire la politica miope di fomentare guerre per ottenere profitti. È possibile che nessuno sia capace e voglia interrompere questi crimini conto l’umanità? - Qualunque sia l’incidenza di interessi stranieri, c’è sempre la vergognosa e tragica collusione dei leaders locali, trafficanti africani e anche agenti locali di alcune organizzazioni internazionali che vengono pagati per diffondere letali ideologie. Che ne è del nostro tradizionale senso africano di vergogna? Questo Sinodo lo proclama forte e chiaro: è tempo di cambiare abitudini, per amore delle generazioni presenti e future. - Il Papa ha detto nella sua omelia iniziale “l’Africa è il Polmone Spirituale dell’umanità di oggi. Questa è una risorsa più preziosa dei minerali e del petrolio.”. Ci ha messo in guardia dal duplice virus del materialismo (già diffuso in occidente) e del fanatismo religioso “tossici rifiuti spirituali dal primo mondo” li ha definiti il Papa. - Vogliamo preservare il nostro patrimonio spirituale contro tutti gli attacchi e le infezioni. Desideriamo più dialogo e cooperazione con fratelli di altre tradizioni cristiane, con i musulmani e con i seguaci della religione tradizionale africana dalla quale hanno assorbito un profondo senso di Dio Creatore. Ci sono testimonianze di Padri Sinodali che hanno percorso con successo la strada del dialogo con i musulmani. Auspichiamo rispetto reciproco e la libertà sia di professare che di abbracciare una fede”. Questa è una sintesi. La conclusione suona come un appello accorato e un grido unanime, già pronunciato da Benedetto XVI in terra d’Africa. “L’AFRICA non è impotente! Il nostro destino è ancora nelle nostre mani, chiede solo un po’ di spazio per respirare! AFRICA, ALZATI, PRENDI IL TUO LETTUCCIO E CAMMINA!” Luisa

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(*) il titolo, spero si capisca, è un invito implicito alla lettura: certo che l'abbiamo letto, ma non al posto vostro…

Luca Bonati, A volte un sogno, Gruppo Albatros Il Filo, Roma 2009, pp. 142.

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“2 miliardi e 300 milioni o poco più”. Questo è l'enigmatico incipit del libro intitolato “A volte un sogno”, edito dalla casa editrice “Gruppo Albatros”. Ed è un po' strano per chi conosce Luca Bonati. Perchè dopo aver raccolto le sue belle poesie in 3 volumi pro manuscripti, ora con questo libro, incoraggiato dagli amici (si potrebbe quasi dire 'costretto') giunge alla sua prima pubblicazione con una casa editrice. E, infatti, anche in questo caso si tratta di poesie. Eppure quello strano incipit costituisce come una sorta di piccola porta d'ingresso (l'aridità dei numeri rimanda ad un'idea di delimitato, per quanto la cifra possa essere grande), piccola porta d'ingresso, dicevo, che si apre e ci introduce negli spazi immensi e vasti della poesia. Del resto anche l'autore racconta di una piccola libreria (sognata?) che sul retro si apre su una serie di stanze piene di libri antichi e a partire da quello sviluppa un intreccio di prosa e di poesia. Grande appassionato di montagna e di fotografia, ritroviamo in questo racconto e nelle sue poesie tutta la sua capacità di provare e suscitare meraviglia nei confronti di ciò che ci circonda. Nelle poesie di Luca Bonati non siamo invitati tanto ad andare oltre l'apparenza, nel senso di scavalcarla. Siamo piuttosto invitati a guardare dentro l'apparire delle cose, per cogliere quello stesso anelito di eternità che ogni persona custodisce nel cuore. Luca Bonati è nato il 16 gennaio 1963 a Bergamo, dove lavora. Vive a Brembate di Sopra. Grande appassionato di fotografia e di monta-

gna, ha scritto: Ein Berg, ein Leben, Paludi dell'anima e Dopo la notte, l'aurora (tutti pro manuscripti). Sito del libro: http://xoomer.virgilio.it/avolteunsogno/Home. html Sito dell'autore: http://www.webalice.it/luca63.bonati/ Sito della casa editrice: http://www.ilfiloonline.it/shop/product_info.p hp?products_id=2963 Il libro sarà disponibile anche presso il bar dell’oratorio ad un prezzo scontato. don Gustavo


Sobrietà, solidarietà, stili di vita “E se anche voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”. Suonava così il ritornello di una canzone che Fabrizio de Andrè scrisse nei lontani anni 70. La possiamo utilizzare come incipit di questa riflessione. È sul tema degli stili di vita che vorrei soffermarmi: c’è un post-crisi da progettare e questo post-crisi deve comprendere in modo preciso una dimensione di impegno individuale. Contro due rischi: quello della retorica del “non è successo niente, continuiamo a fare come prima”; ma anche quello non meno pericoloso del “ciò che deve cambiare è l’economia mondiale, le grandi politiche monetarie, gli stipendi dei super manager,…”. Dunque la retorica del “non è successo niente”. Assecondarla è pericoloso, perché significa che stiamo sprecando la crisi. Così ci ammoniva Luciano Manicardi nella sua relazione a Triuggio: “Di fronte alle crisi il rischio che corriamo facilmente è di negare o di rimuovere, o di fuggire ed evadere, o di darsi da fare per chiudere la breccia, o per mutare solo la superficie e non la sostanza, il fondo delle cose, o per cercare di riparare ciò che non può essere riparato. Il rischio è che si combattano battaglie di retroguardia per paura. Ma forse… si può osare anche un altro sguardo sulla crisi. La crisi è sollecita e attende la nostra responsabilità. A noi la risposta”. Ma poi c’è anche il pericolo della tentazione di scaricare solo sul piano istituzionale la responsabilità della crisi e del post-crisi. Il che significa non lasciarsi coinvolgere e rinunciare a mettersi in discussione a livello individuale. Allora parlare di stili di vita significa avere l’umiltà di riconoscere che il nostro modo di consumare, di acquistare, di fare le ferie, di risparmiare, … hanno

a che con la possibilità di pensare ad un futuro diverso. Ma significa anche riconoscere che la ricerca di un autentico benessere, di una vita serena, di una sicurezza non solo gridata, devono passare attraverso una graduale revisione delle nostre priorità e la capacità di mettere al centro il tema della sobrietà. Sobrietà è un concetto ricco di significati che evocano la semplicità, l’equilibrio, l’essenzialità, il senso della misura, l’armonia, la delicatezza, la sensibilità verso l’altro. Sobrietà è disponibilità alla condivisione dei beni, senza egoismo e senza sprechi; è collocarsi nel solco della tradizione francescana, riscoprendo la virtù cardinale della temperanza. Sobrietà è soprattutto vedere il mondo con lo sguardo degli altri e in particolare dei poveri, cioè dalla parte di chi già vive in una sobrietà, o addirittura ristrettezza, non scelta, ma imposta da squilibri economici ingiusti. La sobrietà di oggi à un investimento sul futuro di tutti, un segno di rispetto per le generazioni future e per la terra, l’habitat umano da coltivare, custodire e consegnare a chi verrà dopo di noi. È solidarietà nel tempo, protesa verso il futuro. È prossimità con i poveri del mondo che impegna ad analizzare le proprie abitudini di vita, a improntarle allo stile di essenzialità, risparmiando nel consumo dell’energia, accontentandosi dell’acqua del rubinetto…. Si deve risparmiare, naturalmente, non per accrescere il nostro conto in banca, ma per condividere fraternamente i doni che Dio ci ha elargito. Dal momento che la sobrietà comprende importanti dimensioni culturali, antropologiche e politiche, occorre evitare di banalizzarla in un casistica quantitativa. Il cambiamento parte dalla coscienza personale, è prima di tutto una scelta interiore, che poi si traduce in comportamenti, gesti, stili di vita. Si tratterà spesso di piccoli gesti collocati in grandi orizzonti perché accompagnati da una coscienza “politica” (come costruzione della città e del mondo), dalla partecipazione ad una strategia che non può essere perseguita in solitudine e che domanda quindi un ruolo che le nostre parrocchie potrebbero tentare di giocare: quello di favorire una riflessione, un approfondimento di questi argomenti per giungere ad incoraggiare le famiglie più sensibili ad aggregarsi per sperimentare modi di vivere diversi, ma capaci di portare più gusto, più gioia. Se tantissimi uomini e donne di poco conto, facessero insieme le stesse scelte economiche di poco conto, in molti luoghi del mondo di poco conto, ebbene, forse qualcosa del nostro sistema sociale inizierebbe a cambiare e il cambiamento non sarebbe… di poco conto. Sarà questo il modo per sentirci ed essere coinvolti. don Roberto Davanzo

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Pellegrinaggio della corale S. Maria Assunta al Santuario della Madonna di Altino Da diversi anni la corale si reca in pellegrinaggio al Santuario della Beata Vergine del Monte Altino, in Vall’Alta di Albino, solitamente nel mese di settembre. E così lo scorso 27 settembre i coristi, diretti dal maestro sig. Natali, accompagnati dall’organista prof. Maurizio Mazzocchi e con l ’e ccez io n al e p ar te ci pa zi o ne dell’orchestra “Viaggio Musicale” di Almeno S. Bartolomeo, hanno animato la S. Messa delle ore 16.00, sempre molto affollata da fedeli e turisti. La partecipazione delle corali è un’attività tenuta in debita considerazione dal cappellano don Paolo Suardi, sacerdote schietto e scrupoloso, il quale ha sottolineato che per la nostra corale si tratta del settimo anno di par-

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tecipazione, ed ogni volta, al termine della celebrazione, esprime la sua gratitudine con un dono. Le origini del Santuario di Altino risalgono ad un fatto prodigioso avvenuto il 23 luglio 1496: un abitante di Vall’Alta, di nome Quinto Foglia, si trovava in compagnia dei suoi due figli sulle pendici del Monte Altino (da cui il Santuario prende il nome) intento a lavorare nei boschi. La giornata era afosa, la terra riarsa per la prolungata siccità di quell’anno; frustrato per le fatiche e il caldo torrido, Quinto Foglia e i suoi due figlioletti furono presi da grandissima sete. Non sapendo che fare, con i figli che rischiavano di morire su quei boschi, Quinto Foglia


si rivolse con grandissima fiducia alla Mamma del cielo perché potesse soccorrerlo in quella gravissima difficoltà. La preghiera venne esaudita, la Madonna apparve e disse a Quinto Foglia di battere con il falcetto la roccia che gli stava davanti. Miracolosamente sgorgò uno zampillo di acqua sorgiva. Il fatto prodigioso richiamò dapprima i fedeli dei dintorni e poi via via si diffuse in tutti i paesi vicini sino ai confini della diocesi bergamasca. All’indomani del miracolo gli abitanti di Vall’Alta iniziarono la costruzione di una piccola cappella che, via via negli anni e di conseguenza dell’afflusso dei devoti, venne ampliata e modificata. Ottant’anni dopo la cappelletta era già stata inglobata sostanzialmente in una nuova costruzione e tale rimase fino a tutto il 1800. L’edificio attuale porta con sé testimonianze di varie epoche, sovrapposizioni di stili e di elementi architettonici espressione di una secolare devozione. Come di consuetudine, la corale ha animato la Messa proponendo all’assemblea di unirsi in canto con l’aiuto dei foglietti distribuiti nei banchi. Il canto è una preghiera meravigliosa e molte persone hanno pregato con gioia quella domenica. L’accompagnamento magistrale dell’orchestra Viaggio Musicale ha reso la celebrazione un vero evento, udibile anche all’esterno del Santuario, tanto che molti pellegrini che passeggiavano nei giardini circostanti, godendo di un clima insolitamente caldo e del bellissimo panorama, si sono avvicinati incuriositi. Desideriamo esprimere tutta la nostra riconoscente gratitudine alla nostra Mamma celeste che sempre accoglie le nostre invocazioni e sostiene la nostra attività. Un doveroso ringraziamento lo rivolgiamo a don Paolo, che con il suo immancabile interessamento dimostra quanto apprezzi l’attività delle corali. Da ultimo, ma non per importanza, vogliamo ringraziare tutti i componenti dell’Orchestra Viaggio Musicale di Almenno S. Bartolomeo e il direttore prof. Sergio Mazzoleni che hanno aderito con entusiasmo al nostro invito. Per la verità l’orchestra si è esibita in diverse occasioni anche nella nostra parrocchiale e, a

quanti desiderano conoscere il gruppo, pubblichiamo di seguito una breve presentazione: Il Viaggio Musicale è l’orchestra giovanile dell’Istituto Comprensivo L. Angelici di Almeno S. Bartolomeo, Barzana e Palazzago. È la sintesi dell’attività musicale che si svolge nella scuola media durante le ore curriculari e i corsi di strumento dei laboratori del giovedì pomeriggio (sax, clarinetto, flauto traverso, chitarra). Inoltre dall’anno scolastico 2008/2009 la formazione è stata arricchita dai corsi dell’indirizzo musicale (flauto traverso, tromba, violino, chitarra). Alcuni di questi ragazzi frequentano il conservatorio. Il successo di quest’orchestra è il risultato dell’impegno e dell’entusiasmo di insegnanti, tecnici, genitori, ma soprattutto dei ragazzi che vi partecipano. Tutto ciò ha permesso di creare un gruppo molto affiatato con cui condividere esperienze anche nell’ambito extra-scolastico. Il Viaggio Musicale è presente sul territorio da oltre 15 anni, partecipando a rassegne musicali nazionali, concerti, iniziative scolastiche e sociali di ogni genere. Fra queste ricordiamo: ℜ La partecipazione al concorso nazionale Scuolamusicafestival di Rimini negli anni 2004/2005/2006; ℜ La partecipazione alla rassegna musicale nazionale storica di Chiusi “Ragazzi in gamba” dal 2006 al 2009; ℜ Partecipazione allo spettacolo “Arte, sport e solidarietà” presso il Teatro Serassi di Villa d’Almè; ℜ Il Concerto di Primavera che si svolge nel periodo di maggio presso il Tempio di San Tomé; ℜ Concerti natalizi sul territorio di Almeno S. Bartolomeo e limitrofi; ℜ Concerti vari in occasione di festività nazionali e anniversari; ℜ Concerti d’inaugurazione di edifici pubblici.

L’orchestra è in collaborazione con i Green Bricks (gruppo musicale vincitore di concorsi a livello provinciale), lo storico gruppo dei Camaleonti, le corali di Almeno S. Bartolomeo e Brembate di Sopra, e con vari gruppi di danza.

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Il gruppo Alpini di Brembate di Sopra ha organizzato un pellegrinaggio al santuario mariano piĂš amato nel mondo.

Ăˆ commovente vedere la sensibilitĂ di fede dei nostri alpini. Essi si stanno preparando al grande raduno nazionale nel mese di maggio 2010, e lo fanno appunto con un pellegrinaggio di sei giorni, dal 22 al 27 marzo.

Il programma completo e tutte le informazioni si possono richiedere ai nostri alpini: signori Giovanni Sana, Giovanni Valsecchi, Cesare Combi, Giampietro Codognola.

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Informazioni parrocchiali Orari delle S. Messe Feriali: ore 8,00 - 9,00 (in Casa Serena) - 18,00. Festive: Sabato sera e vigilia delle feste: Invernale: ore 18,00 - Estivo: ore 18,30 Domenica e feste: ore 7,30 - 9,00 (Casa Serena) Invernale: ore 10,00 - 11,15 - 18,00. Estivo: ore 10,30 - 18,30. Disponibilità per le Confessioni Don Corinno: ogni venerdì 8.30 - 9.30 / 16.00 - 17.30 Don Gustavo: ogni sabato 8.30 - 9.30 Don Faustino: ogni sabato 16.30 - 18.30 N.B. A richiesta i sacerdoti, nei limiti del possibile, sono sempre a disposizione per questo ministero. In particolare mezz’ora prima delle S. Messe o subito dopo. Celebrazione del Battesimo Prima domenica di ogni mese, ore 11.15 Terza domenica di ogni mese, ore 16.00 (estivo ore 17.00) N.B. In vista del Battesimo, si prenda contatto con il Parroco. Il 2° Mercoledì di ogni mese alle 20.30 si terrà in Oratorio un incontro di preparazione per i genitori ed i padrini. Celebrazione del Matrimonio Il Matrimonio si può celebrare in ogni giorno dell’anno, eccetto le domeniche e i tempi di Avvento e di Quaresima. Occorre prepararsi adeguatamente. Per questo la parrocchia organizza un corso di preparazione al matrimonio da gennaio. (E a marzo è possibile partecipare anche a corsi fuori parrocchia). Per le pratiche burocratiche ci si rivolge a don Faustino Rota (tel. 035.332.092) circa tre mesi prima del Matrimonio. In ossequio a giuste disposizioni diocesane, il Matrimonio va celebrato o nella parrocchia della sposa, o in quella dello sposo o in quella dove la coppia andrà ad abitare. Per eventuali eccezioni ci si rivolga alla Curia vescovile. Per la richiesta di certificati Per ogni genere di certificazione, ci si rivolge a don Faustino Rota, via Indipendenza 2, possibilmente non durante i pasti. Tel. dei Sacerdoti: Don Corinno Scotti Tel. 035.620.103 - cell. 334.351.6097 e-mail: brembatesopra@diocesibg.it Don Faustino Rota Tel. 035.332.092 - cell. 329.544.4774 Don Gustavo Bacuzzi Tel. 035.332.385 - cell. 348.084.1213 e-mail: oratoriodonbosco2004@yahoo.it



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