Inside Art 160

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INSIDEART online

N. 160 | € 2,00

Courtesy Claire Fontaine and Galleria T293, photo Studio Claire Fontaine


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LA BIENNALE “ETNICA”

Una Biennale che guarda altrove e prova a cambiare paradigma

Anche se timida nel guardare avanti, anche se troppo vicina all’etnico, la 60esima Biennale di Venezia fa riflettere. E non è poco

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LA BIENNALE “ETNICA”


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LA BIENNALE “ETNICA”

Adriana Polveroni

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LA BIENNALE “ETNICA”

statement visivo per dire che l’Occidente

davvero essere inclusiva (come si dichiara),

è piccolo, e forse anche cattivo e colpevole

questi criteri vanno buttati via: non si può giu-

Ci eravamo chiesti come sarebbe stata la

Global South e così via politicizzando.

avendo sottomesso e sfruttato il Sud Globale.

dicare con le stesse lenti oggetti e mondi fino

Biennale di Antonio Pedrosa. Oggi che l’ab-

Partiamo da qui, perché anche se questi temi

Ma soprattutto sottolinea che, se è vero che

ad oggi sconosciuti che quelle lenti neanche

biamo vista possiamo dire intanto che è divisi-

non sono neanche più tanto nuovi, in essi pen-

esiste tanto mondo diverso dall’Occidente –

identificano.

va, e non solo. Nei giorni sempre più insensa-

so si celi la chiave per leggere questa bienna-

straniero anzitutto verso questo -, per poterci

tamente affollati di quelli che dovrebbe essere

le. Mai prima di ora avevamo visto tanti quadri

fare i conti e guardarlo con occhi il più possi-

Si può non essere d’accordo con questa po-

la preview riservata agli addetti ai lavori, ho in-

e quadretti, tanta ceramica, tanto textile, tante

bile laici, bisogna sgombrarli dalle nostre cate-

sizione, ma non penso ci siano alternative

contrato chi l’ha detestata – artisti e curatori –

perline (come qualcuno ha acidamente sotto-

gorie. Guai, insomma, a dire che le perline e i

tra questo e liquidare con poche battute la

pronti a impalare Pedrosa; chi l’ha giustamente

lineato). Una quantità di artisti che per la prima

ricami sono naif o al massimo esotici o etnici,

Biennale del primo curatore dichiaratamente

definita una grande mostra (nel senso di molto

volta si affacciano su quella scintillante vetri-

che i quadri sono quadretti di cui ci frega poco

queer e, da lui in poi, molto di quello che è

estesa, anche troppo) e poco Biennale, chi ha

na dell’arte che è la Biennale di Venezia, una

o niente (come in molti pensano). Da questo

emerso negli ultimi anni nel mondo dell’arte.

riconosciuto che è una Biennale di oggi, come

tale quantità di “otherness”, che, ci piaccia o

punto di vista, a me la Biennale di Pedrosa mi

Rovesciando la prospettiva, si potrebbe dire

lo era quella di Alemani – anche se un po’

meno, diventa qualità: scelta di campo pre-

pare una discreta provocazione.

che questa Biennale e il mondo, i linguaggi di

furbescamente questa era concentrata quasi

cisa, e penso anche consapevole del rischio

solo sul femminismo – mentre Pedrosa ci ha

strali.

messo dentro tutti i temi del momento: gender fluid, migranti, patriarcato, post colonialismo,

Tutti quei ricami e perline sono alla fine uno

cui è portatrice decreterebbero la fine di una Perché se il mondo dell’arte, che dovrebbe es-

certa idea dell’opera e dell’Arte Concettuale,

sere un’élite culturale e quindi pronta ad aprir-

che tanta parte ha avuto nella nostra arte nelle

si all’inusuale e anche al provocatorio, vuole

ultime decadi e tanta ne ha ancora: come si


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LA BIENNALE “ETNICA”

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LA BIENNALE “ETNICA”


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LA BIENNALE “ETNICA”

spiega altrimenti il Leone d’oro al Padiglione australiano se non come una formalizzazione concettuale del lutto passato? Anche se non del tutto (o per niente, come qualcuno pensa) riuscita, il senso di questa Biennale sta nella spinta a cambiare paradigma. Percorso già iniziato, come sappiamo, ma ancora in buona parte da scrivere. Dopodiché, personalmente ho trovato più interessanti alcuni padiglioni nazionali (il Benin, il Libano, l’Italia, la Gran Bretagna, l’Arabia Saudita, tra quelli che sono riuscita a vedere; dell’Egitto che sognavo e del Vaticano, causa affollamento, neanche a parlarne) di cui va riconosciuto il compatto allineamento, mai registrato prima, sui temi di Pedrosa con l’accentuazione verso il recupero del passato, dell’ancestrale, del primordiale, quando la natura non era corrotta e lo spirito viveva in armonia con l’ambiente. Ma non si tratta dell’enfasi nostalgica su un passato felix, come facilmente si potrebbe giudicare. Molti artisti, specie provenienti dal Sud del mondo e con visioni diverse dalle nostre, paiono concettualmente attrezzati per affrontare in maniera lucida le scelleratezze del nostro antropocene. Poi, in un tempo incerto come il nostro, la fascinazione del passato e del primordiale hanno una discreta (e ovvia) presa. Da questo punto di vista mi sembra di notare una convergenza anche nella mostra di Pedrosa allorché propone molti artisti vecchi o morti. È solo il tentativo di dare un’origine e un fondamento

Padiglione Australia, courtesy La Biennale di Venezia

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LA BIENNALE “ETNICA”


INSIDEART 10 LA BIENNALE “ETNICA”

photo Jacopo Salvi, courtesy La Biennale di Venezia

Dana Awartani, photo Marco Zorzanello, courtesy La Biennale di Venezia

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Nucleo storico, photo Marco Zorzanello, courtesy La Biennale di Venezia

Daniel Otero Torres, photo Marco Zorzanello, courtesy La Biennale di Venezia

Sol Calero, photo Matteo de Mayda, courtesy La Biennale di Venezia


INSIDEART 12 LA BIENNALE “ETNICA”

INSIDEART 13 LA BIENNALE “ETNICA”

ai suoi temi o suggerisce implicitamente che quel passato, su cui l’Occidente non aveva ancora messo piede, è migliore del presente e del futuro? La fascinazione del passato sembra ricorrere anche in altre mostre collaterali. Oltre una meritata Ola per il ficcantissimo progetto di Fondazione Prada, che scava nel tempo che fu di questo edificio oggi così glamour e per più di un secolo meta dei poveri in quanto Banco dei Pegni, il passato emerge forte in un’altra mostra molto celebrata, quella di Berlinde de Bruyckere. Qui l’evocazione di una catastrofe si colloca in un passato dove, irrimediabilmente, l’umano si è dissolto, ibridandosi con il non umano, con archetipi appartenenti al mondo animale, con qualcosa che, nella tragedia avvenuta, lo scavalca. E’ un progetto potente, ma soffre, a mio parere, di un’idea di perdita irrimediabile che alla fine l’artista congela. Come se ne esce? Guardando e imparando qualcosa da “Liminal”, la mostra di Pierre Huyghe ospitata a Punta della Dogana. Anche Huyghe, confermando alcuni temi su cui lavora da anni, ci mette davanti un passato, per giunta millenario. Fatto di fossili, di creature e concrezioni che hanno impiegato secoli, Pierre Huyghe, Camata, 2024, Courtesy the artist and Galerie Chantal Crousel, Marian Goodman Gallery, Hauser & Wirth, Esther Schipper, and TARO NASU

millenni per presentarsi ora ai nostri occhi. E anche lui, come abbiamo visto già molte volte, esplora quel territorio oscuro e scivoloso, cto-

solto in tempo reale dall’intelligenza artificiale.

alimentato da cellule tumorali è connesso al

nio dato dall’ibridazione tra umano e non uma-

O forse non risolto, ma demandato ad essa, a

futuro. Un futuro che ancora non conosciamo,

no – la scimmia nel bar giapponese (già vista

quello che sarà il nostro futuro e che in realtà

ma che esiste, che è tra noi, anche, o soprat-

Certo, se Pedrosa avesse avuto i soldi di

varie volte) e altro – tra umano e post umano.

è già il nostro presente. Il passato, allora, non

tutto, in quella valenza che ci sembra post

monsieur Pinault, come ce l’ha Huyghe, forse

Dove però c’è anche l’intelligenza artificiale.

è solo quell’altrove dove tornare o dove non

umana.

avrebbe fatto bingo. Forse.

è più possibile tornare (de Bruyckere), il pasTutto il progetto di Huyghe è governato e ri-

sato, anche millenario, il presente angoscioso

Ecco, se la Biennale di Pedrosa si fosse occu-

pata anche di questo, sarebbe stata più viva.


INSIDEART 14 AL VIA IL TALENT PRIZE 2024

Talent Prize, al via la XVII edizione

Ecco come iscriversi gratuitamente al concorso di arti visive di Inside Art. Tra le novità principali la collettiva finale alla GNAM di Roma

INSIDEART 15 AL VIA IL TALENT PRIZE 2024


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dati dovranno presentare un’opera di nuo-

tra il 29 aprile e il 20 giugno la documen-

va realizzazione o già realizzata, purché non

tazione necessaria, attraverso il sito www.

anni compiuti che operano nei campi della

abbia partecipato ad altri concorsi o premi,

talentprize.it (sezione “accedi/iscriviti”).

pittura, fotografia, scultura, installazione e

inviando, nel periodo di tempo compreso

redazione

video. In palio un premio acquisto dal valore di 10 mila euro (5mila in denaro e 5mila Sono finalmente aperte le iscrizioni per par-

in promozione) e un ampio primo piano sul

tecipare al Talent Prize 2024 il concorso di

numero di Inside Art dedicato al concorso.

arti visive promosso da INSIDE ART e ideato da Guido Talarico, giunto quest’anno

Al fine di favorire l’accesso al mercato

alla sua diciassettesima edizione.

dei nuovi talenti, sarà inoltre riservata agli sponsor e ai partner dell’iniziativa la pos-

COME PARTECIPARE

sibilità di selezionare tra i partecipanti al

AL TALENT PRIZE

Talent Prize i vincitori di alcuni premi collaterali istituiti ad hoc per il concorso.

Il Talent Prize è aperto gratuitamente agli artisti con età compresa tra i 18 e i 40

Per partecipare al Talent Prize 2024 i candi-

Renata Cristina Mazzantini, direttrice della GNAM, e Guido Talarico, editore di Inside Art


INSIDEART 18 AL VIA IL TALENT PRIZE 2024

INSIDEART 19 AL VIA IL TALENT PRIZE 2024

LA NOVITA’ DI QUEST’ANNO:

Talarico (editore e direttore di Inside Art),

giovani artisti contemporanei che trovano

modo si è accreditato come un appunta-

LA MOSTRA FINALE

Luca Lo Pinto (Museo Macro), Renata

sempre più stimolante, ma al contempo

mento di grande interesse per gli artisti,

IL PREMIO SPECIALE GNAM

Cristina Mazzantini (Galleria Nazionale

complesso, misurarsi con un sistema arti-

che hanno la possibilità di confrontarsi con

d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma)

colato e non sempre facilmente accessibi-

un’iniziativa di portata nazionale, e come

Nel 2024, in virtù di una collaborazione

e Costantino D’Orazio (Direttore della

le, come è quello dell’arte contemporanea.

un appuntamento di cartello per gli addet-

avviata tra Inside Art e la Galleria Nazio-

Galleria Nazionale dell’Umbria).

nale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, la mostra finale dedicata al vinci-

LA STORIA DEL PREMIO

tore, ai finalisti e ai premi speciali si terrà

ti ai lavori, che ne traggono occasione per Il Talent Prize oggi si è conquistato una po-

monitorare la scena dell’arte under 40 e le

sizione di spessore nel panorama dei mag-

nuove tendenze.

giori premi italiani grazie al costante incre-

alla GNAM di Roma. Nell’ambito di questa

Il premio nasce nel 2008 con l’intenzione

mento della qualità dei lavori e di adesioni

sinergia, è stato inoltre istituito un Premio

di affiancare con competenza e serietà i

da parte degli artisti partecipanti. In questo

Fino al 20 giugno.

Speciale intitolato all’omonima istituzione romana. L’opera che verrà selezionata dalla direttrice del museo, Renata Cristina Mazzantini, entrerà a far parte della collezione permanente del Museo. Pertanto, al momento dell’iscrizione, gli artisti dovranno esprimere il loro consenso nell’apposita sezione del form d’iscrizione riguardante la donazione del lavoro proposto. Tutte le info nel regolamento. LA GIURIA DEL TALENT PRIZE 2024 I partecipanti possono contare sulla professionalità di una giuria composta da riconosciute personalità del mondo dell’arte contemporanea: Peter Benson Miller, (storico dell’arte e curatore), Teresa Emanuele (Art Project Manager e Fotografa), Gianluca Marziani (curatore e critico), Roberta Tenconi (Pirelli HangarBicocca, Milano), Federica Pirani (Storica dell’arte contemporanea), Chiara Parisi (Centre Pompidou, Metz), Ludovico Pratesi (Critico d’arte), Marcello Smarrelli (Fondazione Ermanno Casoli, Fabriano), Anna Mattirolo (Scuderie del Quirinale, Roma), Guido

foto di Eleonora Cerri Pecorella


INSIDEART 20 FROM SOUTH TO NORTH, L’UCRAINA ALLA BIENNALE DI MALTA

From South To North, alla Biennale di Malta l’Ucraina rovescia i paradigmi

Intervista con le curatrici del Padiglione che raccontano il progetto e con l’artista Alevtina Kakhidze

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INSIDEART 23 FROM SOUTH TO NORTH, L’UCRAINA ALLA BIENNALE DI MALTA

Martina Esposito

Agli inizi del millennio, Peregrine Horden e

l’opportunità di ascoltare altre voci. In que-

Nicholas Purcell scrivevano del Mediterra-

sto contesto, uno dei temi chiave della nuo-

neo, definendolo The Corrupting Sea. Fulcro

va Biennale – la decolonizzazione – risuona a

di movimenti e politiche coloniali sviluppate

prescindere dalla prospettiva.

nel corso di tremila anni, ha avuto tra i suoi protagonisti l’isola di Malta, che con la sua

From South To North è un’azione pratica

nuova Biennale ha invitato i paesi parteci-

che inaugura una nuova prospettiva su

panti a esplorare le dinamiche migratorie, la

Odessa, non più a sud dell’impero rus-

memoria culturale, la storia coloniale. Così

so ma a nord del Mediterraneo. Come si

negli spazi di Villa Portelli, che ospitano il

configura lo spazio del Mediterraneo nella

Padiglione Ucraina. Qui, una storia raccon-

visione che propone il lavoro di Alevtina

tata da Alevtina Kakhidze, artista ucraina

Kakhidze?

originaria di Odessa, città indagata nelle sue

Odessa è una città dell’attuale Ucraina che

implicazioni coloniali e ripensata in un’ottica

ha dato rifugio a migliaia di persone in fuga

mediterranea. A illustrarci il progetto dell’U-

dalla Crimea e dal Donbas occupati nel 2014

craina per la Biennale di Malta, che ha inclu-

e che attualmente subisce gli attacchi aerei

so anche una performance dell’artista dal

russi. È importante notare che il nome della

titolo From Malta To Yalta, sono state Ka-

città deve essere traslitterato come è attual-

teryna Semenyuk e Oksana Dovgopolova,

mente scritto in ucraino: Odesa. Per molti

le curatrici del padiglione.

anni, la Russia ha avuto un grande successo nel trasmettere l’immagine di Odesa come

Nuova Biennale, nuove storie. Qual è il

città russa fondata dall’imperatrice Caterina

senso, in questa particolare occasione

la Grande in una steppa desolata. Tuttavia,

della prima Biennale di Malta, del creare

non è stata fondata alla fine del XVIII secolo.

nuove mappature geografiche?

La gente viveva su queste terre fin dal I se-

La nuova Biennale di Malta invita i visitatori

colo a.C., costruendo rotte commerciali che

a scoprire l’Europa vista dall’estremo Orien-

collegavano varie civiltà. La presenza della

te della regione. Potrebbe a prima vista po-

Russia in quella regione è durata meno di due

trebbe sembrare un piccolo cambiamento

secoli. Eppure, la Russia preferisce ignorare

di ottica. Tuttavia, Malta si trova in quella

i duemila anni di esistenza della città come

parte dell’Europa che è molto più vicina, ad

ponte tra le civiltà. From South To North è

esempio, all’Africa che a Stoccolma, Lon-

un progetto che invita a guardare Odessa da

dra o Berlino. Mentre la visione tradizionale

una prospettiva più naturale, collocando il

dell’Europa si concentra sulle “città globali”

punto di riferimento nel Mediterraneo invece

e sui “centri di civiltà”, guardarla da Malta of-

che a San Pietroburgo o a Mosca. Da questa

fre una prospettiva completamente diversa e

prospettiva, Odesa è una città del nord, non Installation process of the project From South to North Ukrainian Pavilion at the maltabiennale.art, photo Veronica Santi


INSIDEART 24 FROM SOUTH TO NORTH, L’UCRAINA ALLA BIENNALE DI MALTA

INSIDEART 25 FROM SOUTH TO NORTH, L’UCRAINA ALLA BIENNALE DI MALTA

Alevtina e suo fratello, credendoli russi. In realtà erano ucraini, anche se di lingua russa. Alevtina offre uno sguardo che ci permette di capire qualcosa sull’oppressione imperialista che nessun libro di storia può offrire. Cosa fa un impero alle persone. Quanto sottilmente spezza le vite. Il titolo del Padiglione suggerisce ancora un altro ordine di lettura. Tra i contributi video e le installazioni ospitate a Villa Portelli, l’ambizione sta anche nel mostrare pragmaticamente come le nuove mappature geografiche rendano evidente l’intercambiabilità dei poli nord/sud del mondo e la loro incompletezza come paradigmi interpretativi? Il progetto intende dimostrare l’importanza semantica di guardare a un contesto storico più ampio e i danni dell’imposizione della prospettiva imperialista. Naturalmente, il Nord e Sud non si scambieranno di posto e la Biennale di Malta difficilmente potrà rompere i paradigmi interpretativi europeocentrici. Tuttavia, sta a noi essere pronti a guardare parti specifiche di questo mondo da un’angolazione diversa e adottare un’altra prospettiva. È certamente possibile. Exhibition view of the project From South to North Ukrainian Pavilion at the maltabiennale.art, photo Veronica Santi

Gli studi postcoloniali hanno ormai una lunga storia. Rispetto ai tempi di Orien-

del sud. Per secoli è stata il punto di contatto

Kakhidze ha creato un racconto toccante e

ria della sua famiglia, per la quale Odesa era

talism di Edward Said, quali sono, secon-

tra il Mar Mediterraneo e il territorio dell’at-

grottesco della storia della sua famiglia come

sia la presunta fonte di opportunità sia un

do voi, i nuovi orizzonti da indagare in

tuale Ucraina. Questo punto all’estremo nord

riflesso di come gli imperi violino le vite de-

luogo di sogni irrealizzabili. L’errata identifi-

quest’ottica?

della mappa era il luogo di contatto con al-

gli individui. Anche se forzata, la prospettiva

cazione degli ucraini come russi ha lasciato

L’esame della nozione di impero piuttosto

tre civiltà che si estendevano per migliaia di

di Odesa come città del sud vista da nord

un segno nella famiglia dell’artista: la nonna

che di colonia è forse uno dei punti essen-

chilometri. È stata suggerita questa visione

sembra buona come tutte le altre. L’artista

georgiana (anche la Georgia ha subito la vio-

ziali dell’analisi delle relazioni tra ex colo-

dall’alto come punto di partenza, e Alevtina

accompagna lo spettatore attraverso la sto-

lenza coloniale russa) si rifiutava di vedere

nie e metropoli. Esistono diverse scuole di


INSIDEART 26 FROM SOUTH TO NORTH, L’UCRAINA ALLA BIENNALE DI MALTA

Exhibition view of the project From South to North Ukrainian Pavilion at the maltabiennale.art, photo Veronica Santi

INSIDEART 27 FROM SOUTH TO NORTH, L’UCRAINA ALLA BIENNALE DI MALTA

pensiero quando si tratta di comprendere

fluenza russa che incolpano gli ucraini per

gli imperi, tutte con punti ciechi che potreb-

aver resistito all’aggressione e insistono sul

bero sorprendere. La concezione classica

fatto che è meglio deporre le armi per salvare

del dominio di un impero sulle sue colonie

vite umane. Nemmeno i fatti accertati sugli

d’oltremare non comprende la cosiddetta

atti genocidi della Russia nei territori ucraini

“colonizzazione interna”, nemmeno al livello

occupati riescono a scalfire la loro fiducia nei

di considerare l’Irlanda una colonia britanni-

vantaggi della capitolazione. Solo gli ucrai-

ca. L’attuale critica della politica imperialista

ni capiscono che deporre le armi vuol dire

vede solo un impero attuale: gli Stati Uniti. È

morire: i soldati russi commettono atrocità

improbabile che entrambi i paradigmi possa-

perché non vedono i non russi come perso-

no tenere conto dell’esistenza della politica

ne. I punti ciechi nella concettualizzazione

imperiale cinese. A volte è impossibile evi-

teorica degli imperi attuali si scontrano con

denziare la natura imperialista delle rivendi-

l’evidente fallimento del sistema di sicurezza

cazioni russe sull’Ucraina: le argomentazioni

globale costruito sullo statuto “sacrosanto”

a favore di tale politica saranno immediata-

delle “potenze internazionali”. La teoria di

mente sminuite dalla narrativa dell’unico po-

Edward Said è tuttora attuale. Tuttavia, egli si

polo e della coesistenza naturale. Per molte

concentrava sull’analisi della pertinenza della

persone nel mondo è così naturale vedere

presenza imperiale nelle ex colonie, mentre

l’Ucraina come appartenente alla sfera d’in-

ora riteniamo che sia importante evidenzia-

From Malta to Yalta, happening by Alevtina Kakhidze Ukrainian Pavilion at the maltabiennale.art, photo Veronica Santi


INSIDEART 28 FROM SOUTH TO NORTH, L’UCRAINA ALLA BIENNALE DI MALTA

INSIDEART 29 FROM SOUTH TO NORTH, L’UCRAINA ALLA BIENNALE DI MALTA

re come gli imperi palesemente rinati riman-

il padre scomparso da tempo. Non c’è una

gno dell’Unione Europea al progetto per la

realizzato con il sostegno della Fondazione

gano nascosti e le ragioni per cui gran parte

memoria “parallela” che possa produrre con-

Biennale di Malta?

IZOLYATSIA dell’Ucraina, della rete interna-

del mondo non è in grado di ammettere l’ag-

tro-narrazioni.

Questo progetto è stato reso possibile grazie

zionale Trans Europe Halles e dell’organiz-

al sostegno dell’UE e di una rete di partner

zazione culturale Malý Berlín della Slovac-

ucraini e internazionali. Il Padiglione è stato

chia, ed è stato cofinanziato dal programma

gressione imperialista evidente, scaricando la colpa di crimini palesi su alcune terze parti.

Quanto è stato importante per voi il soste-

ZMINA: Rebuilding, creato con il supporto Il Padiglione presenta un plexiglass con

dell’Unione Europea. Inoltre, ci saremmo mai

una timeline su cui scorrono gli avveni-

riusciti senza i nostri partner primari: Museo

menti di vite reali, provenienti dalla vicen-

Nazionale delle Belle Arti di Odesa, NOS Vi-

da familiare dell’artista, il cui punto di con-

sual Arts Production, Istituto Ucraino e Fon-

vergenza è la città di Odessa. Opponendo

dazione per la Comunità Ucraina di Malta.

più storie alla Storia, che vede la città

Siamo grati di essere sostenuti da organizza-

ucraina a sud dell’impero russo, il raccon-

zioni pronte a comprendere e condividere le

to visivo di Alevtina Kakhidze assume le

sfide che l’Ucraina deve affrontare.

caratteristiche di una contro-narrazione? Non una contro-narrazione classica, ovvero

L’indagine sui temi proseguirà anche in un

la storia raccontata da una persona privata

talk che verrà ospitato a Villa Portelli. Inse-

della propria voce a causa della coercizione

rito nel public program del padiglione, Im-

del proprio Paese o della propria comunità.

perial Heritage, Imperial Violence - Past

Alevtina Kakhidze è un’artista con un modo

or Present? condurrà alla Biennale di Malta

di pensare complesso e responsabile. La

esperti internazionali, con cui si discuteran-

sua storia è quella di riconquistare la propria

no le modalità di elaborazione del passato

voce, anche se attraverso l’analisi di ciò che

imperialista. Tra gli ospiti, Sofia Baldi Pighi,

una nazione colonizzata accetta mentre vive

direttrice artistica di maltabiennale.art 2024,

in un impero, nonché di come i popoli colo-

George Juma Ondeng’, curatore principale

nizzati possano non riconoscersi l’un l’altro.

del Museo di Kitale, un museo regionale del

Nel nostro progetto, non siamo solo testimo-

Kenya occidentale, e Anastasiia Manuliak,

ni del funzionamento della contro-memoria,

responsabile del settore Cultura visiva dell’I-

come definita da Michel Foucault. Vediamo

stituto ucraino, che interverrà a distanza. A

anche come funziona la memoria a posterio-

moderare l’incontro, che si terrà il 23 aprile

ri: una riflessione sul consenso delle nazioni

alle ore 17.00, sarà la curatrice Oksana Do-

colonizzate a cambiare la propria identità e

vgopolova.

la consapevolezza di quanto sia tragica una scelta di questo tipo per le vite degli individui

info: maltabiennale.art

che prendono le proprie decisioni. Il lavoro di Alevtina non riguarda il ressentiment. È piuttosto una riflessione responsabile nella forma grottesca di una conversazione con

Installation process of the project From South to North Ukrainian Pavilion at the maltabiennale.art, photo Veronica Santi


INSIDEART 30 FROM SOUTH TO NORTH, L’UCRAINA ALLA BIENNALE DI MALTA

INSIDEART 31 FROM SOUTH TO NORTH, L’UCRAINA ALLA BIENNALE DI MALTA

Installation process of the project From South to North Ukrainian Pavilion at the maltabiennale.art, photo Veronica Santi Exhibition view of the project From South to North Ukrainian Pavilion at the maltabiennale.art, photo Veronica Santi


INSIDEART 32 OMAGGIO A MENDINI ALLA TRIENNALE DI MILANO

Alla Triennale di Milano un omaggio ad Alessandro Mendini

Un viaggio impressionistico tra installazioni, suoni e sezioni tematiche che esplora l’universo creativo e psicologico del’architetto, artista e designer

INSIDEART 33 OMAGGIO A MENDINI ALLA TRIENNALE DI MILANO


INSIDEART 34 OMAGGIO A MENDINI ALLA TRIENNALE DI MILANO

Irene Bellini

INSIDEART 35 OMAGGIO A MENDINI ALLA TRIENNALE DI MILANO

giano”, “coda da poeta”, “piedi da artista”

Museum. Il percorso si dirama in 6 nuclei

e così via. Ciò che l’immagine trasmette è la

tematici costruiti come un’isola e una sala

La retrospettiva Io sono un drago. La vera

stimento firmato da Pierre Charpin. Visibile

complessità della sua figura sempre in bilico

cinema in cui viene proiettato un documen-

storia di Alessandro Mendini è interamente

sino al 13 ottobre, il curioso titolo della mo-

fra discipline diverse.

tario che ne ripercorre la vita. Identikit con la

dedicata alla poliedrica figura dell’architetto,

stra prende spunto da un disegno-autoritrat-

artista e designer. Il progetto curato da Ful-

to del 2006, in cui l’architetto si rappresen-

Nello spazio del Cubo di Triennale sono

liver con una serie di oggetti che sfidano le

vio Irace è in collaborazione con Fondation

ta come essere mitologico formato da parti

esposti oltre 400 lavori fra collezioni pub-

unità di misura come la Poltrona di Proust e

Cartier, con l’archivio Mendini e con l’alle-

diverse: “testa da designer”, “mani da arti-

bliche e private, tra cui anche il Groninger

la Petite Cathédrale, entrambe appartenenti

Ph. Carlo Lavatori

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serie degli autoritratti, La sindrome di Gul-

Ph. Carlo Lavatori

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INSIDEART 36 OMAGGIO A MENDINI ALLA TRIENNALE DI MILANO

alla collezione della Fondation Cartier; Architetture, Fragilismi, sezione a parte che è una sorta di testamento spirituale sulla fragilità umana e che ha portato al “manifesto del fragilismo”, disegnato da Mendini su invito della Fondation Cartier; ù ed infine le Stanze, ambienti immersivi tra citazioni, ricordi e sogni. Nel giardino inoltre si trova la la bandiera realizzata dall’artista nel 2018 per il progetto Draw me a Flag. Ad arricchire il tutto poi l’installazione site-specific di Philippe Starck – What? A homage to Alessandro Mendini by Philippe Starck, ne completerà la narrazione portando i visitatori nell’inconscio e nell’universo creativo di uno dei più brillanti progettisti del nostro tempo. Dal 13 aprile al 13 ottobre 2024 Triennale Milano info: triennale.org

Ph. Carlo Lavatori

INSIDEART 37 OMAGGIO A MENDINI ALLA TRIENNALE DI MILANO


INSIDEART 38 OMAGGIO A MENDINI ALLA TRIENNALE DI MILANO

INSIDEART 39 OMAGGIO A MENDINI ALLA TRIENNALE DI MILANO


INSIDEART 40 OMAGGIO A MENDINI ALLA TRIENNALE DI MILANO

INSIDEART 41 OMAGGIO A MENDINI ALLA TRIENNALE DI MILANO


INSIDEART 42 LA NUJOVA SCULTURA DI RICHTER

Serpentine Gallery, svelata la nuova scultura di Gerhard Richter

Si tratta della gigantesca “STRIP-TOWER”, l’ultima di una lunga serie di installazioni pubbliche comparse davanti alla Serpentine Gallery

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Irene Bellini

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verso un potenziale realismo scevro da ogni

re e l’ambiente circostante, in un’arte com-

forma di antropomorfizzazione.

partecipata anche da parte del pubblico.

Una enorme scultura di Gerhard Richter

leria inglese: la prima era 4900 Colors, nel

Luminosi quadrati monocromatici disposti

Concettualmente l’opera riprende la serie

arriva alla Serpentine South Gallery di

2008. L’installazione di Richter sembra adat-

casualmente e che rendono policromatico

dei dipinti Strip Paintings del 2010, a loro

Londra e sarà temporaneamente installata

tarsi perfettamente agli spazi di Kensington

l’insieme, una struttura a forma di croce es-

volta ispirati agli Abstract Painting 724-4

sino al 27 ottobre 2024. Si tratta di STRIP-

Gardens, in una struttura che indirettamente

senziale e minimalista che ricorda l’interesse

del 1990. Richter è stato sempre profonda-

TOWER realizzata nel 2023 e rappresenta la

(o forse no) richiama l’imponente urbanisti-

dell’artista per le continue ripetizioni modu-

mente interessato alle relazioni sussistenti

seconda installazione dell’artista tedesco di

ca di Ludwig Hilberseimer: una idea di città

lari e geometriche. Il lucido delle piastrelle

fra arte e architettura, realizzando più volte

fama mondiale nei giardini circostanti la gal-

che si apre per (ri)conquistare la natura attra-

inoltre crea un lieve riflesso per lo spettato-

opere destinate a un luogo specifico. Molti cicli creati nel corso dei decenni, come i due appena citati e come STRIP-TOWER, suscitano riflessioni sull’interazione tra una immagine singola, la sua continua ripetizione e la spazio espositivo. I curatori della Serpentine hanno inoltre ricordato che la gallery «sin dalla sua inaugurazione nel 1970 si è impegnata a lungo per portare l’arte fuori dal contesto tradizionale della galleria e nel paesaggio circostante, offrendo agli artisti l’opportunità di confrontarsi con l’ambiente immediato dei Kensington Gardens».

Lo sviluppo di una città, Ludwig Hilberseimer


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Rembrandt, il capolavoro ritrovato

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