CONCRETE NEWS - Maggio/Agosto 2023

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Filiera del calcestruzzo e della prefabbricazione

Supply chain of concrete and precast industry

Filiera del calcestruzzo e della prefabbricazione

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Supply chain of concrete and precast industry

STATO E IMPRESE IL PONTE NECESSARIO

TECNOLOGIA DEL CALCESTRUZZO - OPERE CIVILI E INFRASTRUTTURE - PAVIMENTAZIONI INDUSTRIALI E MASSETTI - INDUSTRIA DEGLI INERTI PREFABBRICAZIONE E MANUFATTI IN CALCESTRUZZO - MONITORAGGIO, RIPRISTINO E CONSOLIDAMENTO - DEMOLIZIONE E RICICLAGGIO La Rivista “Concrete News” è edita da Mediapoint & Exhibitions s.r.l. di Genova
N° 2 - 2023
Per info e prenotazioni stand: info@gisexpo.it For info and stand bookings: www.gisexpo.it - ph. +39 010 5704948 Fiera certificata An exhibition audited by GISX21RS1 106/2021 Patrocini Istituzionali GIS 2023 ESPOSITORI CONFERMATI CONFIRMED EXHIBITORS Associazioni ASSOCIAZIONE ITALIANA SISTEMI DI SOLLEVAMENTO, ELEVAZIONE E MOVIMENTAZIONE FEDERATA CMYK 100 30 0 10 0 0 0 70 100 72 0 18 B/N nero 100% bianco 100% RGB 0 120 185 112 113 115 0 68 137 PANTONE 300 U 280 CV ASSOCIAZIONE ITALIANA SISTEMI DI SOLLEVAMENTO, ELEVAZIONE E MOVIMENTAZIONE FEDERATA CMYK 100 30 0 10 0 0 0 70 100 72 0 18 B/N nero 100% bianco 100% RGB 0 120 185 112 113 115 0 68 137 PANTONE 300 U 424 C 280 CV SOLUTIONS ON THE MOVE Part of TEUFELBERGER Group BLUEYES BATTERIES Associazione Porti Italiani (ASSOPORTI) Via dell’Arco De’ Ginnasi, 6 00186 Roma C.F. 80213650585 phone +39 06 6876193 fax +39 06 6876550 www.assoporti.it info@assoporti.it ANNA Associazione Nazionale Noleggi Autogru, P.L.E. e Trasporti Eccezionali Comune di Piacenza ALTEK HeDueMMe ®
info@gisexpo.it - T. (+39) 010 5704948 - www.gisexpo.it 5704948 - info@gisexpo.it Organized by R RR R Patrocini Enti & Associazioni CONFERMATI AL 9 AGOSTO 2023 EXHIBITORS UP TO AUGUST 9th 2023 CONFINDUSTRIA PIACENZA Robik TAYDER Gru idrauliche a montaggio rapido Self-erecting tower cranes ASSOCIAZIONE OPERATORI NEL TRASPORTO FERROVIARIO MERCI ASSOCIAZIONE ITALIANA SISTEMI DI SOLLEVAMENTO, ELEVAZIONE E MOVIMENTAZIONE FEDERATA CMYK 100 30 0 10 0 0 0 70 100 72 0 18 B/N nero 100% bianco 100% RGB 0 120 185 112 113 115 0 68 137 PANTONE 300 U 424 C 280 CV CMYK 100 30 0 10 0 0 0 70 100 72 0 18 B/N nero 100% bianco 100% RGB 0 120 185 112 113 115 0 68 137 PANTONE 300 U 424 C 280 CV FOUND D 20 4 ASSOCAZIONEI AL AN PRESSUREEQUIPM N ANNA Associazione Nazionale Noleggi Autogru, P.L.E. e Trasporti Eccezionali DAPPERTUTTO Best Lift s.r.l. Lifting machineries and parts STAMPAGGIO ACCIAIO, FUSIONI di GHISA LAVORAZIONI MECCANICHE GAMAPLAC GROUP

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adesso è il momento della fragilità, dopo la riscossa tanto evocata e mai veramente partita, nel settore delle infrastrutture e degli appalti a esse collegati. Le recenti rivelazioni statistiche ci informano che “un’impresa su dieci è in una situazione di pesante difficoltà finanziaria”. Imprese di costruzioni, soprattutto. Intendiamoci, qui non si parla di imminenza del fallimento, ma certamente di “gravi problemi di sottocapitalizzazione, oltre che di indebitamento”. Lo scrive il quotidiano La Repubblica, considerando che la stessa impresa “nel caso in cui debba partecipare a una gara d’appalto, farà molta fatica a ottenere delle garanzie per poter concorrere, anzi molto probabilmente non le otterrà. A meno che non passi attraverso un fondo di garanzia. O non intervenga lo Stato, come è avvenuto nel periodo della pandemia”. Il rischio di gare deserte è una spada di Damocle sullo stesso PNRR - come se di problemi il Piano non ne avesse già a sufficienza, tra procedure da rivedere

Banche e governo, quel ponte che serve alle imprese

e parcellizzazione delle responsabilità programmatiche ed esecutive - perché, se le imprese edili costituiscono solo il 2,5% sul totale delle aziende indebitate in modo sensibile, è proprio il peso strategico sulla realizzazione delle infrastrutture previste dal PNRR a creare un nodo importante di criticità. E questo accade proprio mentre le grandi opere attendono un segnale chiaro per prendere il largo, con l’annuncio del Ponte sullo Stretto di Messina a costituire un faro simbolico che attende l’approdo della concretezza.

Ad esprimersi, al riguardo, è Gaetano Stio, presidente del Gruppo NSA che si occupa di mediazione creditizia per le imprese. “Le aziende del settore hanno beneficiato della corrente di lavoro derivata dagli incentivi fiscali messi a disposizione dal governo tra bonus e superbonus) - commenta Stio, nell’intervista per Repubblica – ma oggi stanno soffrendo di una grave crisi di liquidità, in quanto hanno difficoltà nello smobilizzo dei crediti fiscali che derivano da tutta quella parte di

fatturato gestito attraverso la formula dello ‘sconto in fattura’”. Il problema, ormai messo in luce da decenni, è quello della bassa capitalizzazione, con il corollario di necessità del sostegno statale (a fronte di robuste garanzie). Sembra l’unica soluzione per salvare la spinta attuativa del PNRR; una dinamica dove il Fondo Centrale di Garanzia gioca un ruolo fondamentale. A ricaduta, la palla passa alle banche, più garantite contro i rischi e quindi chiamate a mostrare maggiore elasticità nell’elargizione dei finanziamenti e più celerità nelle procedure di delibera. Basterà? Intanto, nell’attesa di una risposta che solo il tempo e la buona volontà potranno dare, vale il principio che “nessuno si tiri indietro”. Altrimenti, se dividendi e rendita si confermano il leit motiv del nostro sistema di credito, ogni intento virtuoso è da considerarsi già morto in partenza. Con buona pace di chi pensava a un “abbraccio virtuoso” tra finanza ed economia reale.

Buona lettura!

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Fabio Potestà Alberto Finotto
EDITORIALE
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SOMMARIO Maggio/Agosto 2023

Anno 5

MATERIALI

Direttore

Fabio Potestà

Responsabile Editoriale

Alberto Finotto

Collaboratori

Roberto Ambra

Gianenrico Griffini

Alice Magon

Andrea Potestà

ENTI E ASSOCIAZIONI

FEDERBETON

Il rapporto di sostenibilità 2021 (terza parte) ............................................... p.102

IACDS

Il diamante delle professionalità ............ p.108

CERTIFICAZIONI E NORMATIVE

OPERE CIVILI E INFRASTRUTTURE

Calcestruzzo, una barriera contro il fuoco p.116

INDUSTRIA DEGLI INERTI

Uno schema per l’Italia p.122

CALCI DI RIGORE

Le trincee di Prometeo p.128

SOCIAL MEDIA

Roberto Vacca

Grafica e impaginazione

Romina Testino grafica@mediapointsrl.it

Fotografia

Archivio Concretenews

Ufficio traffico

Daniela Chiusa daniela.chiusa@mediapointsrl.it

Direzione e redazione

MEDIAPOINT & EXHIBITIONS SRL

Corte Lambruschini

Corso Buenos Aires, 8/7 16129 Genova - Italy tel. +39-010-5704948 fax +39-010-5530088 redazione@concretenews.it

Pubblicità Italia ed estero tel. +39-010-5704948 fax +39-010-5530088 info@concretenews.it

Pre-stampa e stampa Euro Grafica - Genova

Registrazioni

Tribunale di Genova n.27/2011. Camera Commercio di Genova, R.I. N.O 395768 del 5 novembre 2001

Registro operatori di comunicazione

N.O 022258 del 20 gennaio 2012

Comunicazione agli abbonati Art. 10 Legge 675/96.

I dati personali contenuti negli archivi della casa editrice “Mediapoint & Exhibitions Srl” sono utilizzati solo dalla casa editrice e solo per perfezionare gli obblighi derivanti dagli abbonamenti. Tutti gli abbonati possono chiedere in qualsiasi momento l’aggiornamento o la cancellazione dei propri dati.

Responsabile: Fabio Potestà Testi e foto a riproduzione vietata senza consenso della casa editrice.

Legge 1396/42, art. 7, Reg. 18

© Copyright 2023

6 Supply chain of concrete and precast industries TABLET EDITION OPERE CIVILI E INFRASTRUTTURE La nuova Diga Foranea per la Lanterna p.36 News p.8 ATTUALITÀ PRIMO PIANO TECNOLOGIA E INNOVAZIONE Flotta oltre i confini p.42 Fautori di cambiamento p.48 Debuttante di alta Class ............................ p.52 Senza limiti p.56 AUTOMAZIONE E CONTROLLO Sinergia digitale .......................................... p.62 RIPRISTINO, CONSOLIDAMENTO E RISTRUTTURAZIONE Orizzonte d’Apulia p.70 MACCHINE E IMPIANTI
CIVILI E INFRASTRUTTURE Sostenibilità sotterranea ............................ p.90
INDUSTRIALI E MASSETTI Pavimenti per l’industria logistica p.96
TECNOLOGIE OPERE
PAVIMENTAZIONI
PREFABBRICAZIONE E MANUFATTI IN CALCESTRUZZO Un punto fermo al suolo p.76 PAVIMENTAZIONI INDUSTRIALI E MASSETTI Nella tenacia che affronta il mare .......... p.84
Responsabile
Periodico associato a Filiera del calcestruzzo e della prefabbricazione Supply chain of concrete and precast industry Filiera del calcestruzzo e della prefabbricazione Supply chain of concrete and precast industry Supply chain of concrete and precast industries In collaborazione con
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Nuovo presidente per Assiad

L’associazione che rappresenta il settore dei prodotti chimici e delle fibre per il cemento e il calcestruzzo (Assiad), ha eletto Leonardo Messaggi come nuovo presidente. Messaggi, in Sika Italia, ricopre il ruolo di responsabile commerciale del business degli additivi per calcestruzzo e dell’industrial flooring, e succede, nella carica societaria, a Gianluca Bianchin, recentemente eletto presidente dell’EFCA (European Federation of Concrete Admixtures Associations). Dalle prime dichiarazioni, Messaggi ha rimarcato “il contributo di Assiad nel promuovere la sostenibilità e l’innovazione nel settore degli additivi e delle aggiunte per il mercato del calcestruzzo preconfezionato e del cemento. In linea con gli obiettivi internazionali e le sfide del settore, lavoreremo a stretto contatto con istituzioni, associazioni e altri attori per guidare una transizione efficace verso un’industria più sostenibile”. Accanto al presidente Leonardo Messaggi, Assiad ha eletto due vicepresidenti di grande esperienza e competenzacome Paolo Novello (La Matassina) e Francesco Rotolo (Draco Italiana). Queste figure avranno un ruolo fondamentale nel supporto delle attività dell’Associazione e nell’ulteriore promozione degli obiettivi di Assiad in termini di sostenibilità e innovazione.

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Diga Foranea, a Genova si prosegue dopo il ricorso

All’indomani della cerimonia di posa della prima pietra, il 4 maggio scorso, i lavori della nuova diga foranea del porto di Genova continuano con una spada di Damocle sul capo della cantierizzazione appena avviata. Il caso giudiziario ha come protagonista Eteria, il consorzio di imprese perdente nella gara con Webuild-Fincantieri. Il Tar della Liguria ha accolto, nelle scorse settimane, il ricorso presentato dal gruppo, guidato da Gavio e Caltagirone con la spagnola Acciona e Rcm, e ha annullato la gara.

Il fatto è clamoroso – anche se ha valore solo ai fini risarcitori – e i lavori appena iniziati proseguono in virtù delle clausole di salvaguardia previste dal PNRR, con la permanenza di validità del contratto con Webuild-Fincantieri stipulato dall’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale (presieduta da Paolo Emilio Signorini, nominato commissario straordinario per la costruzione della diga). Il punto accolto dai giudici, che sarà oggetto di appello, concerne la valutazione sulla capacità tecnica di eseguire l’opera. In particolare, alla richiesta – prevista dal bando – dell’elenco di opere affini già realizzate, Webuild ha indicato il Tuas Terminal di Singapore; a parere dei giudici, un’opera che, sotto il profilo tecnico “non è direttamente riferibile neppure pro quota a Webuild-Sidra” e quindi “non significativa della capacità di realizzare” la diga foranea. Mentre i legali dell’Autorità si preparano all’appello al Consiglio di Stato, Eteria potrebbe arrivare a una richiesta danni nell’ordine dei 100 milioni di euro (il 10% del miliardo e 300 milioni a cui ammonta il valore dell’appalto). Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ribadisce che “il cantiere della diga non si ferma”, nella prospettiva futura di consentire alla grandi navi di entrare finalmente nel porto della Lanterna, raddoppiando il traffico attuale.

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Unacea: “Il mercato tiene ma serve un sostegno per il futuro”

Si rallenta, pur resistendo nell’ottimismo. Ma dagli ultimi risultati statistici rivelati da Unacea in diretta streaming – nell’evento di presentazione dell’andamento di mercato condotto martedì scorso dal segretario dell’associazione, Luca Nutarelli – la sensazione è quella di una preparazione all’autunno venturo, non solo stagionale ma fortemente metaforica di un trend retrattile che già mostra i primi segni evidenti.

Durante l’incontro, dopo il preambolo dedicato alla congiuntura economica attuale, a cura di Stefano Fantacone, direttore scientifico del CER (Centro Europa Ricerche) – e prima degli interventi, contemplati dal programma, di David Bazzi (managing director di Komatsu Italia Manufacturing), Gianluca Calì (direttore marketing di CGT) e Michele Vitulano, presidente in carica di Unacea – Nutarelli ha illustrati i risultati dell’indagine di mercato sul primo semestre dell’anno in corso.

Nei primi sei mesi del 2023 sono state immesse sul mercato italiano 12.197 macchine per costruzioni, con una crescita del 6% rispetto a quanto rilevato nel primo semestre del 2022. Più in dettaglio, sono state 11.852 le macchine movimento terra vendute (+7%) e 345 le macchine stradali (-21%). La dinamica espansiva, da un confronto tra primo e secondo trimestre 2023 (+29%), risulta stabile rispetto a quanto registrato tra il primo e il secondo trimestre dello scorso anno (+27%). I dati, elaborati da Unacea sulla base dei risultati di vendita dei produttori e degli importatori di macchine movimento terra e per i lavori stradali, sono stati presentati dall’associazione nell’ambito di una conferenza stampa online sponsorizzata da Ecomondo Mexico.

“Il mercato di macchine per costruzioni in Italia si mantiene ancora stabile nel secondo trimestre del 2023, seppure rallentato dallo shock energetico e dall’aumento dei

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prezzi delle supply chain che hanno effetti negativi su ordini e marginalità – ha dichiarato Michele Vitulano, presidente di Unacea – In questo momento è necessario spingere il governo a sostenere l’industria di settore, che ricopre un ruolo importante sulla bilancia commerciale del paese, attraverso interventi pubblici di sviluppo del nostro comparto produttivo che mirino a rinnovare il parco macchine con effetti positivi sulla produttività, l’efficienza e la sostenibilità ambientale”. Unacea ha annunciato anche la propria partecipazione a Ecomondo Mexico, la fiera per la tecnologia verde e l’economia circolare dell’America Centrale, che si svolgerà dal 17 al 19 aprile 2024 a Guadalajara. La scorsa edizione ha registrato più di 1.200 visitatori da oltre 25 paesi, più di 150 espositori e 5.600 buyers, su una superficie espositiva di 9.000 metri quadrati.

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GIS 2023, IL SUCCESSO ANNUNCIATO

La conferenza stampa ufficiale del GIS 2023 – le Giornate Italiane del Sollevamento e dei Trasporti Eccezionali – si è svolta il 21 luglio scorso, nella Sala Consiliare del Comune di Piacenza, a testimonianza di come la nona edizione di questa fiera specializzata – dedicata a un segmento fondamentale dell’industria manifatturiera e dei servizi – sia fondamentale per Piacenza Expo (che la ospiterà dal 5 al 7 ottobre prossimi).

Per questa fiera cardine del territorio, il sindaco Katia Tarasconi ha voluto rimarcare come “ancora una volta Piacenza si connota per un evento di altissima specializzazione, unico in Italia e il più grande in ambito europeo nel proprio settore di riferimento. La nona edizione delle Giornate italiane del Sollevamento

e dei Trasporti eccezionali si preannuncia come un’ulteriore, grande opportunità di promozione che valorizza il ruolo nodale di Piacenza Expo come motore di sviluppo economico, consolidando la preziosa sinergia con Mediapoint & Exhibitions”. Parole confermate da Francesco Rolleri, presidente di Confindustria Piacenza, che ha sottolineato come “le Giornate italiane del sollevamento siano una grande vetrina per l’intera filiera produttiva piacentina. La nostra città può vantarsi di ospitare la più importante fiera del settore a livello europeo. Un’altra scommessa vinta da Piacenza Expo, alimentata alla base anche dalla presenza di eccellenze industriali del settore nella nostra provincia e dal lavoro fatto insieme a Mediapoint & Exhibitions.”.

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A testimoniare l’ormai consolidato successo anche internazionale del GIS, Fabio Potestà, direttore di Mediapoint & Exhibitions, ha rivelato, durante la conferenza stampa, i numeri già confermati della nona edizione: oltre 420 espositori confermati a due mesi dall’apertura; più di 50 le organizzazioni di categoria (tra cui, menzioniamo Federacciai, l’Associazione Nazionale dell’Industria Navalmeccanica – Assonave, l’Associazione Italiana Imprese di Logistica, magazzini generali e Frigoriferi, Terminal Operators Portuali, Interportuali ed Aeroportuali – Assologistica, l’Associazione Nazionale Estrattori Lapidei ed Affini – Anepla, Assoporti, Federbeton e FITA/CNA); cinque i patrocini istituzionali (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti; Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome; Regione Emilia-Romagna; Regione Liguria; Comune di Piacenza); oltre 62.000 metri quadrati espositivi, tra area coperta e outdoor. “Grande ovviamente è la mia soddisfazione – conferma Fabio Potestà – Il GIS è un evento che ha raggiunto livelli così alti di notorietà, anche in ambito internazionale, che l’orgoglio –condiviso con Piacenza Expo e con il Comune di Piacenza – potrei dire che ha spinto la nostra mutua collaborazione a superare ogni ostacolo di organizzazione e di logistica”.

Proprio da parte di Piacenza Expo, dalle dichiarazione di Giuseppe Cavalli, presidente dell’ente fieristico cittadino, è arrivato l’elogio per “Mediapoint & Exhibitions, che sta registrando numeri incredibili a livello di partecipanti e noi, come Piacenza Expo, abbiamo voluto rispondere con il massimo impegno in termini di servizi offerti. Basti pensare che gli espositori in questa edizione occuperanno tutte le aree esterne ai padiglioni. In generale, posso dire che per la Fiera di Piacenza si profila una secondo semestre di importanza eccezionale”.

Il GIS è l’unico evento italiano – ed il più grande a livello europeo – dedicato agli utilizzatori di gru, piattaforme ae-

ree, sollevatori telescopici, carrelli elevatori, macchine e attrezzature per la movimentazione industriale e portuale, logistica meccanizzata e il trasporto pesante. Innovazione, confronto, sinergia sono le parole chiave che da sempre caratterizzano le Giornate Italiane del Sollevamento e dei Trasporti Eccezionali. Temi che saranno discussi e analizzati durante i numerosi seminari tecnici e conferenze, organizzate con il supporto delle principali associazioni di settore e delle più importanti aziende nazionali ed internazionali (il programma completo dei convegni sarà disponibile sul sito della manifestazione www gisexpo.it).

Un esempio delle tematiche che saranno trattate durante la tre giorni, l’ha offerto, durante la conferenza stampa di venerdì, Gianenrico Griffini, redattore di A&T-Allestimenti e Trasporti, e presidente dell’International Truck of the Year. “I veicoli industriali e i loro allestimenti, fra questi le gru retrocabina e le pompe per calcestruzzo, solo per nominare due tipologie importanti di implementazione, stanno diventando sempre più complessi e sofisticati sotto il profilo delle dotazioni elettroniche – ha precisato Griffini – Storicamente, la prima rete CAN-Bus per collegare e far interagire tutte le centraline di bordo di un veicolo industriale – motore, impianto frenante, cambio – risale alla seconda metà degli anni Novanta. Oggi, la maggior parte dei camion pesanti, oltre ad avere reti CAN-Bus di trasmissione dati complesse e ramificate, è dotata di una black box, per

raccogliere i parametri di funzionamento di tutti i componenti e trasmetterli in tempo reale a una centrale di controllo remota. La stessa evoluzione tecnologica riguarda le attrezzature di maggior complessità montate sui veicoli. Con i parametri raccolti dalle control room, i tecnici riescono a capire se tutto funziona normalmente o se bisogna predisporre un intervento di assistenza. Ciò consente di effettuare operazioni di manutenzione pro-attiva o predittiva, prima che il guasto si manifesti. Questa doppia complessità dei mezzi e dei loro allestimenti rende cruciale il corretto abbinamento dei due componenti, affinché interagiscano in modo ottimale. E, in un futuro non remoto, ci saranno anche mezzi elettrici con attrezzature ad azionamento elettrico, che richiederanno un livello d’integrazione ancora superiore”. GIS sarà anche un’occasione di festa e di premiazioni. Confermate, infatti, anche per questa nona edizione, le tradizionali serate dedicate ai riconoscimenti per le eccellenze della filiera, che si terranno durante l’arco della manifestazione nei padiglioni di Piacenza Expo, come, l’Italplatform-Italian Access Platform Awards (che si terrà giovedì 5 ottobre e sarà dedicato alle macchine e alle attrezzature per il lavoro in quota), l’ITALA-Italian Terminal and Logistic Awards (venerdì 6 ottobre, per le realtà preminenti del terminalismo portuale, intermodale e della logistica) e l’ILTA-Italian Lifting & Transportation Awards (sempre venerdì 6 ottobre, riconoscimento riservato ai grandi solleva-

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Fabio Potestà

menti e ai trasporti eccezionali). Tutti questi eventi costituiscono anche un importante momento di networking tra i più importanti operatori dei diversi comparti industriali. Tornerà inoltre, anche quest’anno, sempre nella serata di venerdì 6 ottobre, il GIS by Night, momento di socialità e di aggregazione che permetterà a tutti gli espositori della fiera e ai loro clienti più importanti di incontrarsi all’interno del quartiere fieristico di Piacenza, dove saranno allestiti buffet a tema e intrattenimenti a sorpresa.

In occasione di questa nona edizione del GIS, infine, Mediapoint & Exhibitions presenterà anche la sua ultima novità fieristica, T3-Truck Tyre Trailer, manifestazione interamente dedicata a tutti i mezzi di trasporto stradale, tra camion, rimorchi e componenti – con il settore dei pneumatici in primo piano – in programma dal 17 al 19 ottobre 2024 (www.t3-expo.it).

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Assobeton, presidenza e obiettivi confermati

Si è tenuta lo scorso 21 giugno, all’Hotel Bologna Airport, l’assemblea generale ordinaria dei soci Assobeton che ha visto la riconferma della squadra direttiva proposta dal presidente Alberto Truzzi, da poco membro del board e rappresentante alla General Assembly BIBM – Federation of the European Precast Concrete Industry. La platea ha accolto con interesse la relazione dello stesso presidente, che ha delineato l’identità di un’associazione in piena salute, capace di investire nel futuro –nell’ultimo anno, ha avviato ambiziosi progetti a favore degli iscritti ai quali si propone di portare sempre più valore, anche per affrontare in modo unito e organizzato le sfide della sostenibilità e del PNRR, tracciando nuove prospettive alla produzione edilizia. Truzzi ha citato i nuovi Position Paper Assobeton redatti sotto il coordinamento del vicepresidente Manuel Boccolini. Tali documenti sono pareri ufficiali dell’associazione relativamente a temi tecnici, amministrativi, di certificazione e altro ancora, e si propongono come riferimenti affidabili e riconosciuti dal mercato, al pari dell’Indice dei costi di Prefabbricazione, pubblicato con continuità dal 1989. Il presidente ha rimarcato anche il valore e il successo del Progetto EPD, ideato e sviluppato dal

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Comitato Tecnico Scientifico Sostenibilità sotto la guida dell’architetto Riccardo Cecconi. Assobeton è pronta ad affrontare la sostenibilità uscendo dalle logiche astratte e realizzando un tool – certificato da ente terzo – a servizio degli Associati per l’ottenimento delle certificazioni. Il Progetto EPD permetterà quindi di costruire un metodo di determinazione degli EPD che si concretizzerà nel software LCA tool, con il fine di ottenere l’emissione di EPD specifici per ogni prodotto.

Al via anche il lancio del nuovo sito istituzionale dell’associazione, un nuovo spazio web pensato per supportare il ruolo chiave della prefabbricazione in calcestruzzo nella società, creando un canale diretto di formazione e informazione, dedicato ai professionisti del settore e non solo, nato dall’impegno della vicepresidente Francesca Nava. L’Assemblea ha quindi rinnovato la propria fiducia ai vicepresidenti Manuel Boccolini (Manini Prefabbricati) con delega ai Rapporti con la Committenza e con i Fornitori, Riccardo Cecconi (Unibloc), con delega alla Sostenibilità, Francesca Nava (MC Prefabbricati), con delega alla Comunicazione.

Nei saluti finali, a chiusura dell’assemblea, Truzzi ha salutato i numerosi partecipanti all’evento, dichiarando l’orgoglio di continuare “a essere un’organizzazione efficiente che cura interessi particolari per ottenere miglioramenti a 360° delle condizioni indispensabili per il nostro lavoro. Siamo sulla strada giusta ma tanto dobbiamo ancora fare per allontanare le minacce e concretizzare le opportunità. La passione per ciò che facciamo, l’oggettiva validità dell’industrializzazione edilizia che rappresentiamo e l’orgoglio di appartenenza ci fanno sentire la possibilità di raggiungere i nostri obiettivi. Per essere sempre più protagonisti nel mondo delle costruzioni, in modo da non essere fornitori al traino, ma elaboratori di soluzioni prefabbricate evolute, che possano tracciare nuove prospettive alla produzione edilizia”.

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Industria a porte aperte

Dopo Bari Industriale, anche gli impianti Calcestruzzi di Peschiera Borromeo (Mi) e Roma Flaminio, il 24 giugno scorso, hanno aperto le porte a clienti, trasportatori e dipendenti, coinvolgendo circa 200 persone in uno straordinario evento Open House. I due impianti si caratterizzano per la capacità di produrre calcestruzzi sostenibili della gamma eco.build per le imprese e i progettisti di Milano e di Roma. Entrambi sono certificati CSC (Concrete Sustainability Council) la certificazione internazionale del processo di approvvigionamento responsabile su tutta la filiera di produzione secondo i principi base della sostenibili-

tà. All’evento di Peschiera Borromeo ha partecipato anche Alfonso Di Bona, consigliere delegato di Calcestruzzi e vicepresidente Atecap, che ha rivolto un saluto a tutti i partecipanti collegandosi poi in videoconferenza con i colleghi dell’impianto di Roma Flaminio. Le iniziative sono state organizzate nel contesto degli analoghi eventi organizzati in tutta Italia in diverse cementerie e impianti di produzione di calcestruzzo associati a Federbeton, la Federazione che racchiude l’intera filiera del cemento e del calcestruzzo. Nella stessa giornata ha aperto le porte al pubblico anche la cementeria Italcementi di Sarche di Madruzzo (Tn) - struttura fondamentale nella fornitura di cemento per i lavori del Tunnel del Brennero - per un happening che ha coinvolto le associazioni del territorio, con oltre 500 partecipanti.

20 Supply chain of concrete and precast industries
ATTUALITÀ NEWS
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Progress Group vince nel design a Singapore

Si tratta di una sedia stampata in 3D, così straordinaria da meritarsi il premio “Best of the Best” al prestigioso Red Dot Award di Singapore. Il suo nome è Chair N° One e la sua creazione è frutto della collaborazione tra Progress Group 3D Innovation e studiooberhauser. Uno dei più grandi concorsi di design al mondo ha passato al vaglio ben 4.000 candidature internazionali e di queste solo 38 sono state premiate con il Red Dot “Best of the Best”. Il progetto di design Chair N° One, realizzato da studiooberhauser, ha portato alla luce un mobile concepito in assoluta libertà di forma, creato con un design scultoreo, dall’effetto estremamente dinamico e realizzato nel processo di stampa 3D da Progress 3D Innovation. Dinamicità, durata e sostenibilità conferiscono al calcestruzzo (materiale prescelto per la realizzazione della Chair N° One) una bellezza inconfondibile che può essere ottenuta solo con il processo di stampa 3D. Le sedie sono stampate in un unico pezzo, il che garantisce stabilità strutturale e una superficie continua. Il processo di attivazione selettiva del cemento dona al materiale il proprio linguaggio, connette immediatamente l’utente con l’oggetto e irradia semplicità, purezza ed essenzialità.

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Hilti e Renta nel firmamento del noleggio europeo

Nella serata di gala degli European Rental Awards 2023, il 7 giugno scorso, sono stati assegnati i riconoscimenti alle eccellenze annuali del noleggio europeo – nell’ambito della fiera Apex/IRE di Maastricht, la manifestazione giorni dedicata al mondo del lavoro in quota e del rental business più autorevole del Vecchio continente. Cinque le categorie comprese nei premi, più due assegnazioni a personalità di spicco del settore. Il verdetto della giuria (composta dai membri prestigiosi selezionati dall’ERA, l’European Rental Association) ha conferito i seguenti riconoscimenti di eccellenza. Best Training Materials adapted for Rental (ERA Technical Committee): Skyjack; Best Sustainability initiative in Europe (ERA Sustainability Committee): Zeppelin Rental (Germany); Rental Product of the Year: Hilti (per Nuron Range); Small Rental Company of the Year: Key-Tec (Belgium); Large Rental Company of the Year: Renta Group (Finland); Rental Person of the Year: Guy Cremer (Boels Rental); Lifetime Achievement Award: Max Rossi.

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DISPOSITIVI ANTISISMICI

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“Mireille” ha completato lo scavo

Webuild e il partner francese NGE hanno completato, all’inizio di maggio, l’ultimo breakthrough di “Mireille”, la TBM (Tunnel Boring Machine) che ha scavato una delle gallerie della Linea 16 del Grand Paris Express. La conclusione dello scavo, in uno dei cantieri a nord di Parigi, segna il completamento dei primi 5,3 km del tunnel che collegherà i comuni di Chelles e Sevran.“Mireille” sarà ora smontata e il pozzo di uscita sarà predisposto per accogliere l’arrivo di “Houda”, la seconda TBM impiegata sulla tratta. Ad oggi “Hou-

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GIORNATE ITALIANE DEL CALCESTRUZZO, RESPIRO INTERNAZIONALE PER IL 2024

Èstata confermata a Piacenza Expo, dal 18 al 20 aprile 2024, la quinta edizione del GIC, le Giornate Italiane del Calcestruzzo/Italian Concrete Days, l’unica mostra-convegno italiana dedicata in modo esclusivo alle macchine, alle attrezzature e alle tecnologie per la filie-

ra del calcestruzzo. L’esposizione specializzata comprenderà anche i settori della prefabbricazione e della demolizione di strutture in cemento armato – oltre ai segmenti operativi del trasporto e del riciclaggio degli inerti, delle pavimentazioni continue e dei massetti.

Grandi le aspettative per la nuova edizione della fiera, dopo l’ultimo svolgimento del 2022 che fece registrare ben 234 espositori e oltre 5.000 visitatori specializzati (italiani e internazionali) con otto convegni organizzati durante i tre giorni della kermesse e

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27 premi consegnati agli operatori che si aggiudicarono gli ICTA-Italian Concrete Technology Awards per la loro eccellenza – un evento, quest’ultimo, che ha sempre accompagnato la mostra piacentina.

“Sebbene sia sempre molto cauto nelle mie previsioni, sono certo che questa quinta edizione del GIC sarà ancora più grande e di respiro internazionale, nel confronto con l’edizione precedente – rivela Fabio Potestà, presidente di Mediapoint & Exhibitions, organizzatore del GIC – Sono sempre più numerosi gli operatori del comparto ad apprezzare la formula di un evento che garantisce contatti estremamente qualificati con operatori italiani ed esteri, a fronte di investimenti assai più contenuti rispetto alle fiere generaliste che si svolgono oggi in Italia, in modo tangenziale a questo settore. La formula di successo delle manifestazioni B2B proposta da Mediapoint, trova conferma nel continuo e costante incremento dimensionale del GIS, le Giornate Italiane del Sollevamento e dei Trasporti Eccezionali – con la nona edizione imminente, sempre a Piacenza Expo dal 5 al 7 ottobre prossi-

mi – un evento al quale hanno già aderito oltre 400 espositori che consolidano il primato del GIS come grande fiera europea nel comparto specifico di riferimento. Questo dimostra che si possono realizzare in Italia esposizioni di grande richiamo internazionale, che consentono alle nostre aziende, finalmente, di “giocare in casa”, rivelando agli operatori esteri le notevolissime capacità innovative del Made in Italy”.

La “fedeltà anticipata” all’evento

“Alla luce della forte richiesta di spazi espositivi che ci arriva anche dagli operatori esteri, abbiamo deciso di iniziare la vendita degli stand con largo anticipo – spiega Potestà – Riproporremo agli espositori della precedente edizione le medesime aree occupate nel 2022 e ci fa piacere notare la notevole fidelizzazione delle imprese che puntano sul GIC come primario appuntamento fieristico italiano per questo settore specifico. Anche molte delle oltre 60 tra associazioni di categoria e istituzioni che da sempre

29 Supply chain of concrete and precast industries

sostengono il GIC, sono state contattate per il rinnovo del proprio patrocinio e, tra quelle che ci hanno già riconfermato il loro sostegno, evidenziamo il supporto di ANEPLA (l’Associazione Nazionale Estrattori Produttori Lapidei e Affini), che ha rinnovato tempestivamente l’affiliazione all’evento”.

Congressi, tra conferme e grandi novità

Una delle novità del GIC 2024, sarà certamente la prima edizione degli IDRA-Italian Demolition & Recycling

Awards, durante la quale verranno premiate imprese e professionisti italiani in particolare evidenza tecnica e operativa negli ultimi 18 mesi, in questo specifico comparto. Altra novità del GIC, l’organizzazione di un convegno dedicato alle gru edili, strumenti di movimentazione e sollevamento dedicate principalmente all’impiego dei conglomerati cementizi, delle casseforme e di tutti i materiali necessari alle operazioni di costruzione (e, anche, di demolizione) delle strutture in cemento armato. “Il convegno sulle gru edili si andrà ad aggiungere agli altri eventi congressuali organizzati

dalle varie associazioni di categoria che hanno sempre sostenuto la mostra piacentina – sottolinea ancora Potestà – Non mancherà anche un convegno dedicato alla costruzione e manutenzione delle piste aeroportuali ad uso sia civile che militare, un momento di dibattito al quale hanno sempre partecipato i massimi esperti del settore che derivano dal mondo universitario, le società di gestione aeroportuale e i più alti rappresentanti delle Autorità di gestione infrastrutturale degli aeroporti militari dell’Aeronautica e degli aeroporti civili dell’ENAC”.

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Atecap, una nuova sede e un nuovo inizio

Il presidente di Atecap, Giuseppe Ruggiu, ha annunciato nei giorni scorsi il cambiamento di sede dell’associazione, diramando ai soci una comunicazione ufficiale. “Sono lieto di condividere un’importante notizia riguardante la nostra Associazione. Il trasferimento in una nuova sede moderna e più funzionale è stato completato - conferma Ruggiu - Dopo un’attenta valutazione e pianificazione, abbiamo deciso di spostare gli uffici in una nuova e più strategica posizione, in via Paolo Emilio 32, a

Roma. Il trasferimento rappresenta un passo significativo per Atecap, portato a termine con l’obiettivo di ottimizzare le attività associative e fornire un ambiente di lavoro più funzionale ed efficiente per dipendenti e collaboratori”.

Le parole del presidente Ruggiu rimarcano l’entusiasmo per “una nuova fase che si apre per Atecap. Siamo certi che, insieme, raggiungeremo nuovi traguardi e successi significativi. Il continuo sostegno, la collaborazione e il costante impegno dei soci sono fondamentali per il progresso della nostra Associazione”.

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DIGITALIZZAZIONE E PNRR, GRANDI IMPRESE A CONFRONTO

Il 25 maggio scorso TeamSystem Construction, in collaborazione con il professor Aldo Norsa (ordinario di Tecnologia dell’architettura all’Università Iuav di Venezia), ha organizzato un evento dal titolo “Innovazione e digitalizzazione dei processi nell’ambito di progetti PNRR”, un importante appuntamento pensato per mettere a confronto esponenti delle più importanti realtà imprenditoriali italiane sui temi delle trasformazioni in atto nel mercato delle costruzioni. Progettazione BIM, cantiere digitale e risorse umane sono stati i macro-temi al centro del dibattito All’hotel Excelsior Gallia di Milano si sono date appuntamento molte eccellenze italiane del comparto ingegneristico e delle infrastrutture – dalla grande committenza ai docenti universitari, dagli studi di progettazione integrata ai general contractor fino a numerose imprese di primo piano. Le testimonianze in termini di innovazione e sviluppo nei processi del settore AEC (Architecture Engineering & Construction) hanno mostrato come la trasformazione digitale, anche a seguito del PNNR, sia ormai un processo ormai pienamente avviato e che pone al settore e ai suoi leader sfide del tutto nuove e impegnative, come hanno sottolineato, in apertura dell’evento, lo stesso Aldo Norsa e Fabio Cognolato, Sales Area Manager di TeamSystem Construction. In questo contesto, è strategica la diffusione nel mondo delle costruzioni della metodologia BIM, che consente una gestione integrata di tutto il processo e può essere la via di accesso per la filiera nell’era digitale. Proprio sul tema del BIM e sulle opportunità che questa metodologia porta al comparto

34 Supply chain of concrete and precast industries
ATTUALITÀ NEWS

sono intervenuti i docenti Angelo Luigi Camillo Ciribini dell’Università di Brescia e Fabrizio Cumo dell’Università di Roma La Sapienza (direttore del Master in Digital Twin). Dalla teoria alla pratica, alcune realtà del settore hanno raccontato la loro esperienza diretta e come il BIM trova applicazione nella loro realtà. Sono intervenuti sull’argomento l’architetto Sara Busnelli e gli ingegneri Emiliano Capasso (Head of BIM di ACPV Architects), Patrizia Polenghi (presidente del Consiglio di Amministrazione di CEAS) ed Enrico Barbiero (direttore commerciale di Rizzani de Eccher).

Il BIM è solo una delle frontiere tecnologiche che oggi il mondo dell’edilizia ha a disposizione; anche Cloud, Mobilità e IoT sono ormai realtà in quello che si può definire “cantiere digitale”. Ne hanno parlato il dottor Gherardo Montemagni (Project Coordinator, The European House Ambrosetti) e l’avvocato Sara Valaguzza dell’Università degli Studi di Milano). Sul tema del cantiere digitale si sono poi confrontati gli ingegneri Alberto Parazzi (Partner & Managing Director, Eos Consulting), Ivan Bevilacqua (Head of Smart Infrastructures, Pizzarotti) e Francesco Folino (BIM Manager di Italferr).

Non solo tecnologia e digitale: una delle sfide riguarda anche le persone. Durante l’evento si è parlato di gestione delle risorse umane e di nuove competenze. Dopo l’introduzione di scenario a cura della dottoressa Martina Lusa (responsabile Dipartimento Engineering/Construction, Michael Page), tre rappresentanti di altrettante importanti imprese di costruzione hanno portato la loro esperienza: l’ingegner Raffaele De Bettin (consigliere di Amministrazione DBA Group), Sara Frassine (vicepresidente Group Development e Compensation, Maire) e Paolo Zaccarelli (direttore Risorse Umane e Organizzazione, CMB).

L’evento si è concluso con le riflessioni di Laura Rusconi Clerici, CEO di Tekne, ricordando come proprio gli incentivi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) potranno contribuire allo sviluppo del settore nell’ambito della digitalizzazione, della formazione e delle competenze.

Fiere ed Eventi

GEOFLUID, Piacenza (Italia)

13-16 Settembre 2023

www.geofluid.it

POWTECH, Norimberga (Germania) 26-28 Settembre 2023

www.powtech.de

MARMOMAC, Verona (Italia) 26-29 Settembre 2023

www.marmomac.com

GIS 2023, Piacenza (Italia) 5-7 Ottobre 2023

www.gisexpo.it

SMOPYC – Saragozza (Spagna) 22-25 Novembre 2023

www.feriazaragoza.es/smopyc-2023

WORLD OF CONCRETE – Las Vegas (USA) 23-25 Gennaio 2024

www.worldofconcrete.com

®

Giornate italiane del CalCestruzzo

GIC 2024, Piacenza (Italia) 18-20 Aprile 2024

ItalIan ConCrete Days

www.gic-expo.it

29-31 October 2020 - Piacenza, Italy

INTERMAT, Parigi (Francia) 24-27 Aprile 2024

www.intermatconstruction.com

WORLD OF CONCRETE EUROPE

Parigi (Francia)

24-27 Aprile 2024

https://paris-en.intermatconstruction.com/WOCE/ Introduction-of-the-World-of-Concrete-Europe

BETON-TAGE, Ulm (Germania)

14-16 Maggio 2024

www.betontage.de

35 Supply chain of concrete and precast industries

PRIMO PIANO OPERE CIVILI E INFRASTRUTTURE

LA NUOVA DIGA FORANEA PER

CON LA POSA SIMBOLICA

DELLA PRIMA PIETRA,

IL 4 MAGGIO SCORSO, L’INFRASTRUTTURA STRATEGICA PER GENOVA

E PER IL SISTEMA PORTUALE ITALIANO

FINALMENTE È “SALPATA”

NEL MARE MAGNUM DELLE GRANDI OPERE.

ENTRIAMO NEL CUORE DI UN PROGETTO

DALLA VALENZA STRATEGICA,

FINANZIATO DAI FONDI DEL PNRR

E AFFIDATO AL CONSORZIO

PERGENOVA BREAKWATER,

COMPOSTO DA WEBUILD,

FINCANTIERI INFRASTRUCTURE, FINCOSIT E SIDRA

36 Supply chain of concrete and precast industries

LA LANTERNA

La nuova Diga Foranea è un’opera imponente. Ha la funzione di creare una nuova configurazione degli accessi portuali che garantisca i transiti e le manovre delle navi di ultima generazione in totale sicurezza, una migliore protezione dei bacini interni dalle mareggiate e da possibili cambiamenti climatici, e una più razionale separazione fra traffico commerciale e passeggeri, riparazioni navali e area nautica da diporto. La nuova Diga Foranea avrà uno sviluppo complessivo di 6.200 m, con la costruzione di 4.125 m previsti in fase A, e poggerà su fondali variabili compresi tra 20 e 50 m. L’opera sarà costruita a circa 450 metri al largo della diga esistente e permetterà l’ampliamento del canale di Sampierdarena, la creazione di un nuovo avamporto del diametro di 800 m e la realizzazione di un nuovo canale di accesso di larghezza di 300 m.

Con la posa simbolica della prima pietra, il 4 maggio scorso, la nuova Diga Foranea di Genova finalmente è “salpata” nel mare magnum delle grandi opere attese dal nostro paese e finanziate dai fondi del PNRR. L’appalto è stato affidato al consorzio PerGenova Breakwater, composto da Webuild, Fincantieri Infrastructure, Fincosit e Sidra. Il processo metodologico adottato per lo studio delle alternative di progetto ha permesso, in un primo tempo, di concepire - una volta fissati i criteri funzionali in relazione alla sicurezza della navigazione e alla protezione dalle onde dei terminali interni - le possibili configurazioni alternative della nuova Diga Foranea, per poi selezionare le soluzioni più promettenti su cui concentrare l’analisi comparativa. Ciò ha richiesto un approccio multidisciplinare mediante il quale sono state affrontate,

in modo organico e correlato, le diverse problematiche e criticità che un’opera marittima di tale importanza e dimensione pone sotto il profilo tecnico, funzionale, ambientale, costruttivo ed economico. La soluzione scelta dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, in relazione alle indicazioni presentate, nell’ambito dei loro interventi, dalla Capitaneria di Porto, dal Corpo Piloti e dai servizi tecnico-nautici del Porto di Genova prevede che la realizzazione della nuova Diga Foranea sia realizzata in due fasi, da attuare in tempi successivi in relazione alla gradualità di accesso ai finanziamenti. La prima fase di costruzione (Fase A), punta a rendere operativo il terminale di Calata Bettolo garantendo l’accesso alle grandi navi in totale sicurezza e a mantenere o migliorare l’operatività degli altri terminali di Sampierdarena. La seconda fase, di completamento della costruzione (Fase B), punta a rendere operativi tutti i terminali di Sampierdarena, anche quelli più a ponente, garantendo l’accesso delle grandi navi in condizioni di sicurezza. Senza questo intervento, il porto di Genova rischia di non poter espandere il proprio mercato e di perdere importanti quote di quello attuale, inoltre le recenti mareggiate dovute anche ai cambiamenti climatici, hanno evidenziato l’obsolescenza e l’inadeguatezza del tratto più antico della diga esistente di Sampierdarena.

Descrizione della soluzione d’intervento

L’opera prevede che la nuova diga foranea venga ubicata su fondali maggiori fino a 50

37 Supply chain of concrete and
industries
precast

PRIMO PIANO OPERE CIVILI E INFRASTRUTTURE

1

m, allo scopo di consentire l’accesso delle grandi navi in sicurezza. Le nuove aree di manovra delle navi sono caratterizzate dalle seguenti dimensioni plani- metriche: il cerchio di evoluzione di diametro pari a 800 m; il canale di accesso di larghezza 310 m e lunghezza 2.800 m; la larghezza del canale interno davanti alle banchine di Sampierda-

rena pari a 400 m. Viene mantenuto il canale di accesso esistente a levante che consente alle navi da crociera e traghetti di accedere alle darsene del Porto Antico. A ponente è previsto il mantenimento di un’imboccatura ai fini del transito delle imbarcazioni di servizio e navi commerciali di piccole-medie dimensioni (Figura 2).

Nella sezione trasversale della Figura 3 seguente viene mostrato l’ampliamento del bacino portuale davanti alle darsene di ponente dai 200 m nello stato di fatto ai 400 m nella configurazione di progetto. In corrispondenza del nuovo avamporto davanti a Calata Bettolo, dedicato alle manovre di evoluzione delle navi, il

38 Supply chain of concrete and precast industries
Figura

bacino portuale viene ampliato da 200 m a 800 m.

Per realizzare il basamento saranno impiegati 7 milioni di tonnellate di materiale roccioso, sul quale verranno posizionati elementi prefabbricati in cemento armato composti da quasi 100 cassoni cellulari. I cassoni misureranno fino a 33 metri di altezza (come un palazzo di dieci piani), 35 metri di larghezza e 67 metri di lunghezza. I lavori, come dicevamo all’inizio, saranno divisi in due fasi. Nella prima, che terminerà nel 2026, sarà realizzato il nuovo ingresso da levante, largo oltre 300 metri, e sarà esteso lo spazio di manovra per le navi. Nella seconda fase, che verrà conclusa entro il 2030, sarà completato l’ampliamento del canale di Sampierdarena, che arriverà a una larghezza di 400 metri, aumentando così l’operatività e la competitività di tutti i

terminal dello storico bacino commerciale. Nell’opera, si possono distinguere 2 principali tipologie costruttive: opera a parete verticale, in cassoni imbasati su uno scanno in pietrame e massi naturali; opera a parete verticale, in cassoni imbasati su uno scanno in pietrame e massi naturali, con scogliera sul lato mare della parete verticale, ai fini della riduzione della riflessione delle onde e di protezione dell’opera a tergo. Le scogliere di protezione sono realizzate con i materiali provenienti dalle demolizioni della diga esistente.

Le sezioni tipo della nuova diga foranea si differenziano per i fondali e quota d’imbasamento dei cassoni. I fondali variano tra 20 m e 50 m, mentre le quote d’imbasamento dei cassoni cellulari tra i 15 e i 25 m. In sommità ai cassoni è prevista una sovrastruttura con muro paraonde in

cemento armato, allo scopo di limitare la tracimazione del moto ondoso.

Nella Figure 4 e 5 sono riportate le due principali tipologie di sezione della nuova diga foranea.

I terreni di fondazioni sono caratterizzati dalla presenza di uno strato coesivo usualmente di 5-10 m di spessore, di composizione variabile da limo/limo sabbioso alle batimetriche superiori a -35 m slm a limo argilloso a batimetriche inferiori. Tale strato pone delle problematiche di stabilità in condizioni di onda di progetto; per tale motivo è si è previsto un consolidamento dei terreni di fondazione con colonne in ghiaia, con schema a maglia quadrata differenziata a seconda della consistenza e resistenza del terreno. Nella fase a dell’intervento è prevista anche, sul coronamento della diga sul

39 Supply chain of concrete and precast industries
Figura 4

PRIMO PIANO OPERE CIVILI E INFRASTRUTTURE

tratto ubicato su fondali maggiori , tra la -30 m e la -50 m, la realizzazione di un impianto eolico con aerogeneratori di altezza di 50 m.

Demolizione della diga esistente

Il progetto della nuova diga foranea prevede la demolizione di una parte della diga esistente, per uno sviluppo pari a 2.200 m nel corso della fase A) di costru-

zione, a cui si aggiungono ulteriori 1.665 m in fase B). Nel complesso dell’intervento è pertanto prevista la demolizione di 3.865 m della diga attuale. Le attività di salpamento e demolizione sono previste fino al raggiungimento della quota limite inferiore di -18,5 m s.m.m., corrispondente alla profondità del fondale necessaria a garantire la navigazione in sicurezza nel bacino portuale delle grandi navi portacontenitori di progetto. Per la realizzazione delle opere della

nuova diga foranea è prevista una strategia di massimo riutilizzo dei materiali provenienti dalle demolizioni della diga esistente. Ciò comporta chiari benefici di carattere logistico, ambientale, funzionale, nonché economico.

Il riuso del materiale proveniente dalle demolizioni e salpamenti necessari è previsto in relazione ad entrambe le fasi A) e B) di costruzione. Per ciascuna delle due fasi funzionali, il piano di riutilizzo prevede il reimpiego complessivo dei materiali

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Una sonda per 70.000 colonne di ghiaia

Nel cantiere “subacqueo” della nuova Diga Foranea di Genova, è in corso l’importante fase di lavorazione per il consolidamento dei fondali marini. Nell’area identificata come Campo Prova 1, hanno preso forma le prime colonne di ghiaia che garantiranno stabilità al basamento su cui poggerà la futura barriera. Le colonne da realizzare sono in tutto 70.000 e correranno lungo l’intero perimetro della nuova diga. Ad oggi di colonne ne sono state già realizzate circa 100. All’interno del Campo Prova 1, nel primo mese, ne saranno realizzate circa 850, con l’obiettivo di completarle tutte entro i prossimi 17 mesi.

Proseguono in parallelo a pieno ritmo anche le attività di stesa della ghiaia sul fondale marino, dove sono state già posate circa 185.000 tonnellate di materiale, mediante impiego di una nave da 3.600 tonnellate di portata e due pontoni più piccoli da circa 700 tonnellate complessive, che trasportano mediamente 3.000 tonnellate di ghiaia al giorno e che hanno già effettuato in tutto circa 90 viaggi di andata e ritorno, partendo da Piombino e Genova.

La nuova Diga Foranea è realizzata dal consorzio PerGenova Breakwater, guidato da Webuild in collaborazione con Fincantieri Infrastructure Opere Marittime, Fincosit e Sidra, mentre a Rina sono affidate le attività di project management consulting. L’opera è stata commissionata dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale. Per la realizzazione della diga, che fruirà anche di finanziamenti PNRR, si stima l’impiego di 1.000 persone, tra personale diretto e di terzi.

La realizzazione delle colonne di ghiaia avviene mediante una tecnica innovativa che prende il nome di “Wet Top Feed–Blanket Method”, la cui operatività prevede l’impiego di una sonda vibrante (vibroflot) che consiste in una sorta di ago lungo tra i 17 e i 21 metri. La sonda, agganciata a gru da fondazione tralicciate - a un’altezza operativa di 40 metri -  posizionate su piattaforme galleggianti (pontoni) viene insediata sul fondale marino su cui è stato depositato in precedenza uno strato di ghiaia sufficientemente spesso per accogliere colonne di un’altezza di oltre 13 metri. Vibrando e mediante l’impiego di getti d’acqua e aria combinati, la sonda penetra nel terreno e crea uno spazio di forma tubolare in cui progressivamente scivola il materiale ghiaioso circostante. A mano a mano che la ghiaia scivola, la futura colonna prende forma e viene progressivamente compattata.

idonei recuperati nell’ambito della fase stessa, con modalità analoghe ma pianificate secondo sequenze realizzative atte a rispondere alle specifiche esigenze delle due fasi.

Per i massi artificiali di calcestruzzo e i massi naturali salpati di peso e dimensioni idonei per la formazione di scogliere e mantellate di protezione, si prevede il riposizionamento in adiacenza ad opere a parete verticale allo scopo di ridurre la riflessione del moto ondoso e il relativo effetto di disturbo sulla navigazione nelle aree di accesso al porto. La protezione in scogliera sul lato mare dei cassoni consente inoltre, a livello prestazionale, di ridurre i carichi indotti dalle onde sui cassoni stessi con effetti favorevoli sul dimensionamento e la stabilità delle opere.

Riguardo agli elementi di piccola pezzatura, derivanti dal salpamento del pietrame di imbasamento e dalla demolizione degli elementi ciclopici in calcestruzzo della diga esistente, questi potranno essere utilizzati per la formazione di parte dello scanno d’imbasamento e del riempimento dei cassoni. A tale scopo il materiale proveniente dalle demolizioni con esplosivi depotenziati, previo accertamento dell’idoneità al recupero, sarà ulteriormente ridotto di pezzatura e vagliato con l’utilizzo di impianti per la frantumazione. I ferri di armatura degli elementi strutturali in c.a., a seguito della deferrizzazione degli elementi demoliti mediante esplosivo, saranno conferiti in idonee discariche. Per accertare la recuperabilità dei materiali da demolizione nell’ambito dei lavori, essi saranno sottoposti alle analisi di caratterizzazione previste dalla normativa vigente a seconda della loro natura e tipologia.

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Come

FLOTTA OLTRE I CONFINI

Lo si potrebbe definire come un “pensiero complementare” che trova nel servizio il comun denominatore tra grandi opere in cantiere, esigenze delle piccole imprese edili e necessità diversificate nei settori dell’industria e delle utility. Questo pensiero complementare l’ha adottato Autovictor che nel mondo del sollevamento è già un’autorità assoluta nell’accezione del noleggio con operatore - e non potrebbe essere diversamente, dal momento che parliamo di operazioni complesse del più alto lifting engineering. Una specializzazione basato sull’impiego di potenti autogrù e attrezzature complesse, negli interven-

ti che seguono una programmazione precisa dell’intervento, con modalità di attuazione irreprensibili. Ma Autovictor non è solo autogrù e ingegneria del sollevamento. Dagli anni Novanta, la società di San Pietro Mosezzo (No) ha optato per una diversificazione poliedrica della propria attività, implementando sempre di più il noleggio a freddo, con investimenti mirati e costanti su tipologie di piattaforme aeree per il lavoro in quota e altre tipologie pratiche, versate alle applicazioni utility e sempre corroborate, per l’impiego da parte del cliente, da un servizio di assistenza completo e puntuale.

Diversificazione strategica

“Il noleggio a freddo, soprattutto per quanto concerne i sollevatori telescopici e le piattaforme aeree, è una soluzione strategica - spiega Alessandro Gino, direttore operativo di Autovictor - Si tratta di un vero e proprio valore aggiunto per i nostri clienti, ai quali possiamo offrire un servizio a 360°. Chi si rivolge ad Autovictor, ha il beneficio di un unico interlocutore per avvalersi dei servizi di sollevamento ‘a caldo’, con operatore, del trasporto e certamente anche del noleggio a freddo. Spesso, nei cantieri in cui operiamo con i mezzi più gran-

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UNO SPECIALISTA COME AUTOVICTOR IL SEGNALE FORTEDIINVESTIMENTOLODEDICAALL’AMPLIAMENTO

DEL PARCO MACCHINE PER IL NOLEGGIO A FREDDO, CON 210 UNITÀ OPERATIVE TRA PIATTAFORME AEREE, SOLLEVATORI TELESCOPICI, GRU PICK & CARRY, AUTOGRÙ FUORISTRADA E CARRELLI ELEVATORI

di, sopravviene la necessità di dotarsi di macchine complementari, come un sollevatore telescopico per le attività di assemblaggio, oppure una piattaforma aerea per portare in quota gli operatori, impegnati a completare la logistica di posizionamento dei manufatti, prima del sollevamento con autogrù. Di conseguenza, con la dotazione della nostra flotta ‘a freddo’, anche per i cantieri più complessi ogni cliente ha la possibilità di rivolgersi ad Autovictor con la cer-

tezza di ottenere un servizio completo e professionale sotto tutti i punti di vista”.

Ovviamente il noleggio a freddo non concerne solo i grandi cantieri, ma spesso ha altre caratteristiche, legate a tempi brevi e alle necessità di interventi immediati quotidiani. Senza contare le operatività flessibili richieste nell’impiantistica, nella lattoneria, nella pittura industriale e così via. “Per tutte queste necessità di servizio, Autovictor si propone come un partner di

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TECNOLOGIA E INNOVAZIONE MACCHINE E IMPIANTI

lunga esperienza - rimarca Alessandro

Gino - Abbiamo sempre creduto in questa tipologia di noleggio, fin da quando ne abbiamo inaugurato il corso, nei primi anni Novanta. Siamo stati fra i primi a inserire le piattaforme aeree montate su veicoli patente B come alternativa al ponteggio e nel tempo abbiamo strutturato una flotta che è in continuo ampliamento e miglioramento operativo, con l’introduzione costante di nuovi mezzi”.

Il parco poliedrico

Come si conviene a un noleggiatore che guarda alla propria attività come a un

ciclo di evoluzione continua, la flotta di Autovictor è decisamente numerosa e qualitativamente ineccepibile. “Per tutte le nostre macchine abbiamo puntato esclusivamente su marchi di alto livello - conferma il direttore tecnico della società novarese - Nell’ambito delle piattaforme aeree, la nostra flotta comprende molte unità autocarrate Socage patente B, da 20 a 27 m di altezza; seguono i modelli maggiori, patente C, sempre Socage, da 28, 30, 37, 50 e 54 m. Per quanto concerne le piattaforme semoventi, tutte a marchio JLG e Haulotte, abbiamo in flotta gli scissor da 15 a 18 m, e molte piattaforme articolate e telescopiche in versione diesel o elettrica,

che vanno da un minimo operativo di 7 m a un massimo di 60 m, per un totale di circa 110 unità. Decisamente importanti anche i sollevatori telescopici, fissi e rotativi, tutti a marchio Manitou o Magni. Una sessantina di macchine che nelle ultime settimane sono state implementate con alcuni nuovi telehandler: due Manitou MRT 2260 da 6.000 kg di portata e 21,8 m di altezza, e altrettante unità Magni RTH 6.21 da 6.000 kg di capacità di sollevamento e 20,8 m di altezza massima”. La flotta disponibile per il noleggio a freddo si completa con i carrelli elevatori tradizionali, elettrici e diesel, le minigrù e una decina di autogrù fuoristrada dalle 30 alle 60 t di portata.

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TECNOLOGIA E INNOVAZIONE MACCHINE E IMPIANTI

Una mentalità dinamica

Autentico specialista del settore, Autovictor sa destreggiarsi in entrambi i mondi che contraddistinguono il noleggio moderno. “Il noleggio a caldo e quello a freddo si configurano con caratteristiche, organizzazione, attenzione al cliente e servizio molto differenti - sottolinea Alessandro Gino - Nel noleggio a freddo, si devono avere in flotta mezzi sempre nuovi ed efficienti, in grado di rispondere con reattività e sicurezza alle caratteristiche operative richieste dal cliente, saperlo consigliare e identificare per lui il tipo di mezzo più idoneo alla specifica applicazione. Poi, è necessario offrire un servizio costante di assistenza e seguire il cliente per tutti gli aspetti che concernono la formazione del suo

personale (e per questo abbiamo messo a punto un’attività formativa di tutto rispetto e decisamente apprezzata). Infine è d’obbligo il pronto intervento in caso di guasto, non solo per eventuali avarie del mezzo a noleggio, ma anche nel caso in cui sia lo stesso cliente ad aver danneggiato la macchina. In entrambe le situazioni Autovictor offre sempre un mezzo sostitutivo, durante il periodo in cui la macchina è in riparazione”.

Il noleggio a freddo di Autovictor attraverso le varie filiali copre un’area particolarmente estesa che comprende l’intero nord e centro Italia. “Il nostro è un noleggio estremamente specializzato e basato sul sollevamento, non abbiamo alcuna intenzione di entrare nel settore del movimento terra - precisa Alessandro Gino - Siamo in grado di seguire no-

leggi a breve, medio e lungo termine. Per quest’ultima opzione la sinergia è importante; in molti casi, dopo esserci confrontati con il cliente, andiamo ad acquistare esattamente il mezzo che risponde a quella determinata applicazione e quindi operiamo un noleggio di 24/36 mesi. Proprio questa nostra disponibilità e specializzazione è molto apprezzata sul mercato, così come ci viene riconosciuto l’impegno nel creare una flotta numerosa e tecnicamente molto avanzata. Certo la fama di Autovictor è ancora molto legata al noleggio a caldo, al servizio dei grandi sollevamenti, ma sono certo che i nostri sforzi sul noleggio senza operatore saranno premiati in misura sempre maggiore da un mercato che sta diventando ancora più maturo e consapevole, nella ricerca di un’elevata professionalità”.

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FAUTORI DI CAMBIAMENTO

DOPO AVER CELEBRATO I NOVANTACINQUE

ANNI DI STORIA AL SAMOTER

DI VERONA, CIFA PROSEGUE

IL PROPRIO CAMMINO SULLA

STRADA DELLA SOSTENIBILITÀ

FUTURA. CON LA BETONPOMPA

ENERGYA MK28E A RAPPRESENTARE

IL CONNUBIO IDEALE TRA RICERCA

AVANZATA E TRADIZIONE

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Il mondo cambia e dopo un secolo di avventura industriale straordinaria - per la precisione, in questo 2023, sono 95 anni - Cifa guarda avanti, verso l’orizzonte di un Pianeta che chiede all’economia e al lavoro di compiere una svolta decisiva per consentirgli di sopravvivere; e, a noi, di sopravvivere con lui. Lo storico costruttore di Senago (Mi) rappresenta, nel settore delle macchine per la distribuzione del calcestruzzo, la voce internazionale più autorevole del made in Italy, in questo segmento di prodotto. Dalle sedi produttive alle porte di Milano e nella provincia mantovana di Castiglione delle Stiviere, i progetti guardano lontano ma non dimenticano le solide radici di una tradizione che ha fatto scuola. “Dal 1928 a oggi, è impossibile elencare le innumerevoli trasformazioni ed evoluzioni dei prodotti e dell’azienda - conferma Davide Cipolla, CEO di Cifa - Abbiamo ridefinito la nostra identità attraverso un percorso analitico che ci ha portati a stabilire un nuovo significato del nome Cifa: da Compagnia Italiana Forme Acciaio, l’acronimo riceve

un testimone concettuale che riporta ai valori di Curiosità, Ingegno, Flessibilità, Attenzione, a indicare una nuova era che richiede risposte reattive alle istanze sempre più crescenti della sostenibilità, senza dimenticare i principi che ci hanno fatto prosperare in quasi un secolo di storia.”

Energya MK28E, un pensiero che evolve

La betonpompa Energya, nel modello MK28E, costituisce attualmente - con la betoniera, lo spritz-beton e la nuova pompa autocarrata K42E - la prima e unica gamma elettrica nel settore delle macchine per calcestruzzo. Le funzioni gestite elettricamente della MK28E riguardano le fasi di rotazione del tamburo, la stabilizzazione, l’apertura e chiusura del braccio e la funzione di pompaggio. Combina le ben note caratteristiche ingegneristiche e operative della betonpompa, inventata da Cifa nel 1974, con i vantaggi dell’elettrificazione. A questi si aggiunge la tecnologia

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della fibra di carbonio alla struttura del braccio; una prerogativa che fa rientrare la MK28E anche nella schiera di fascia alta delle macchine Carbotech. La soluzione elettrica, applicata alle dinamiche dell’attrezzatura di distribuzione del calcestruzzo, è totalmente innovativa e permette un minor consumo di carburante, una diminuzione della rumorosità durante le sessioni operative, la riduzione generalizzata dell’inquinamento e una maggiore libertà di movimento. Come dicevamo prima, la tecnologia Energya permette di ruotare il tamburo della betonpompa, manovrare il braccio, settare gli stabilizzatori e mantenere attiva l’unità di pompaggio a motore diesel spento. La riduzione delle emissioni e del rumore rendono l’intera gamma Energya una soluzione ideale nelle aree densamente popolate e in tutti i contesti in cui è necessario ridurre al minimo l’impatto ambientale. Il sistema di controllo elettronico Smartronic, sempre a portata di mano anche in cabina, permette di gestire in maniera precisa il gruppo pompante a circuito chiuso; soprattutto, consente di adottare la funzione LSC per il controllo del sistema di stabilizzazione e lavorare al massimo della sicurezza. Va rimarcato che Cifa è stata pioniera nel concepire, fin dal 2013, macchine elettriche a batteria (BEE, Battery Electric Equipment) in grado di funzionare senza fonti di ener-

gia esterne. Il modulo di elettrificazione è compatibile con prese a 220 V e 380 V. I tempi di ricarica variano dalle otto ore con sistema standard e si riducono fino a un’ora nel caso si utilizzi la colonnina fast-charge progettata da Cifa. Nel caso dei punti di ricarica pubblici, il tempo varia in base alla potenza disponibile.

Carbotech K47H, best seller con leggerezza

Nel 2022 è stata celebrata la produzione della macchina Carbotech numero 500, una linea di pompe e betonpompe unica al mondo che si contraddistingue per l’uso della fibra di carbonio in alcune sezioni del braccio. All’ultimo Samoter, il pubblico ha potuto ammirare di nuovo la pompa autocarrata Carbotech K47H, uno dei best seller della serie, con un peso totale inferiore alle 32 tonnellate e un ampio carico utile a disposizione. Il design supercompatto, nell’allestimento su un camion 8x4, conferisce un’ottima manovrabilità alla macchina, un facile piazzamento in tutti i tipi di cantiere (grazie al perimetro ridotto della stabilizzazione), mentre i 47 metri di lunghezza totale del braccio, contemplano - in due sezioni su cinqueuna struttura in carbonio a tutto vantaggio della leggerezza dell’impianto. Con il sistema di gestione Smartronic, inoltre, ogni funzione della pompa autocarrata mette in primo piano l’obiettivo di rendere più sicuro e più semplice il lavoro in cantiere. “Per l’edilizia, l’ingegneria civile e gli investimenti in attività di manutenzione si prevede un incremento del 2-3% entro il 2024 - rivela Marco Polastri, Sales, Aftersales & Marketing Director di Cifa - I nuovi lavori riguardano soprattutto il settore delle ristrutturazioni per l’efficienza energetica. L’obiettivo commerciale di Cifa è quello di aumentare la quota di mercato in Europa, con un brand che negli anni ha saputo distinguersi per qualità e attenzione verso il cliente, vantando un range composto da key model pensati per le differenti esigenze applicative, in relazione alle caratteristiche diversificate dei territori”.

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DEBUTTANTE DI ALTA CLASS

Un esordio… belga per la flat top novità di Raimondi Cranes T187, presentata in anteprima all’ultimo Bauma di Monaco e già ambita da molte società di costruzioni e di noleggio edile. Il privilegio è toccato all’impresa ABHR di Turnhout, impresa di costruzioni della provincia di Anversa dall’annosa autorevolezza - conta più di mezzo secolo di storia - che ha installato il primo esemplare all’opera sul mercato mondiale in un cantiere a nord-est della città. Il processo di allestimento ha compreso una

prima fase di preparazione del braccio, del controbraccio e del gruppo rotante completo di cabina (l’intero ciclo di predisposizione è avvenuto a terra), seguita poi dal momento del montaggio della base da 4,5 m HEB700, degli elementi della torre - nella serie da 1,5 m - e dal montaggio finale in quota degli elementi di volata pre-assemblati a terra. Ogni fase è stata eseguita con il supporto di una gru mobile da 200 tonnellate.

“Siamo orgogliosi di essere la prima impresa edile proprietaria di una gru a torre

della nuova serie Raimondi - ha dichiarato con soddisfazione Max Van Gompel, direttore generale di ABHR - Le eccellenti specifiche del modello che abbiamo acquistato, in termini di capacità di sollevamento e velocità (senza contare i componenti ottimizzati nel peso, che facilitano le procedure di installazione) hanno costituito le caratteristiche preferenziali che abbiamo maggiormente considerato nella nostra decisione di investimento”.

La Raimondi T187, come l’intera serie di gru Class 110, vanta significativi migliora-

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FINALMENTE, DOPO L’ESORDIO A MONACO, COMPARE IN UN CANTIERE

EUROPEO LA NUOVA T187, ESEMPLARE DELLA GAMMA

CLASS 110 DI RAIMONDI. IN EVIDENZA, GIÀ NELL’ALLESTIMENTO, IL VANTAGGIO DELLA MODULARITÀ E L’INTERCAMBIABILITÀ

DEGLI ELEMENTI-BRACCIO

Pensiero al noleggio

Uno dei maggiori cambiamenti attuati da Raimondi con la nuova T187 riguarda un nuovo approccio di progettazione e sviluppo nel sistema di produzione delle gru a torre. La modularità delle parti meccaniche e di carpenteria, unita all’intercambiabilità degli elementi del braccio, ha facilitato la produzione in serie di una gamma di otto gru utilizzando le più recenti tecniche di lean manufacturing. Ulteriori vantaggi sono la capacità di fornire standard qualitativi più elevati e di ridurre al minimo i tempi di fermo in cantiere riducendo inoltre i costi di manutenzione e le scorte di ricambi per le societa’ di noleggio. “Con le migliori specifiche della categoria in termini di portata, velocità e altezza libera, la T187, così come l’intera Class 110, è stata progettata pensando alle società di noleggio. La varietà di scelta - 8 e 10 tonnellate, tiro II/IV o a due funi permanente - consente ai noleggiatori di accontentare diverse tipologie di clienti e di soddisfare le loro diverse esigenze di progetto - spiega Cristian Badin, direttore commerciale di Raimondi Cranes - La lunghezza del braccio di 67,5 m e la portata in punta di 1,61 ton in versione UltraLift, consentono alla T187 di ambire al ruolo di leader del mercato nella gamma di riferimento”. Le torri, di nuova concezione, sono state rinforzate permettendo così il raggiungimento di altezze libere ancora maggiori. La T187 si presta quindi perfettamente alla costruzione di edifici medio-alti, grazie anche a una velocità massima di sollevamento di 115 metri al minuto -nella versione con argano da  37 kW – e alla capacità del tamburo di 620 m.  Tutti i nuovi argani sono dotati anche del sistema Down Over Speed (DOS) che permette un sostanziale incremento delle velocità intermedie in discesa.

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precast

menti per la categoria sia a livello tecnico che operativo grazie al nuovo sistema di controllo ConCore. I numerosi vantaggi di questo modulo includono una migliore diagnostica degli errori funzionali – un plus che si unisce alle prerogative strutturali della macchina stessa, che comprendono la modularità delle parti meccaniche e di carpenteria e l’intercambiabilità dei componenti del braccio. Con le migliori specifiche della categoria, la 187 può sollevare a una velocità massima di 115 m/min

nella versione con argano da 37 kW, con una capacità del tamburo da 620 metri. Disponibile con una capacità di sollevamento massima di 8 o 10 tonnellate, con tiro in II/IV (fune Ø 12 mm) oppure con tiro puro in II (fune Ø 16 mm), la Raimondi T187 soddisfa le più svariate esigenze di cantiere. La macchina, al lavoro con una lunghezza di braccio massima di 67,5 m, un’altezza sotto gancio (a.s.g.) di 35 m e un carico di punta di 1,61 t, è dotata della cabina Raimondi Lumina di ultima

generazione. La nuova cabina è una delle più grandi del mercato, con un’altezza di 2,14 metri e una lunghezza di 2,28 metri, ed è apprezzata per il suo comfort (inclusa la disponibilità di un frigorifero e l’implementazione di un sistema audio Bluetooth). Lumina è dotata di un impressionante monitor da 10” che aumenta la leggibilità, la gestione e l’archiviazione dei dati e, soprattutto, facilita l’assistenza da remoto in quanto consente un intervento immediato ed efficace.

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TECNOLOGIA E INNOVAZIONE MACCHINE E IMPIANTI
55 Supply chain of concrete and precast industries Sollevamento | Trasporti Eccezionali | Movimentazione Industriale e Portuale Sollevamento Trasporti Eccezionali | Movimentazione Industriale e Portuale è la più importante e diffusa rivista italiana dedicata a gli operatori del vasto e articolato comparto del sollevamento, della movimentazione industriale e portuale e dei trasporti eccezionali. info@sollevare.it Editore: Mediapoint & Exhibitions Telefono: +39 010 5704948 Per informazioni sulla Vostra pubblicità Sollevamento | Trasporti Eccezionali | Movimentazione Industriale e Portuale Anno 8 - Ottobre/Novembre 2022 La Rivista “Sollevare” è edita da Mediapoint Exhibitions s.r.l. di Genova Visitate www.sollevare.it il Portale Italiano per il Sollevamento, la Movimentazione Industriale e Portuale e il Trasporto Pesante The Leading Italian Magazine and Website for the Lifting, Industrial & Port Handling and Heavy Transport Markets Gru Fassi F195A.1.25 xe-dynamic allestita su Volvo FE truck "Full Electric" per lavorare senza emissioni e in silenzio Sollevamento | Trasporti Eccezionali | Movimentazione Industriale e Portuale Anno 9 Febbraio/Marzo 2023 Visitate www.sollevare.it il Portale Italiano per il Sollevamento, la Movimentazione Industriale e Portuale e il Trasporto Pesante The Leading Italian Magazine and Website for the Lifting, Industrial & Port Handling and Heavy Transport Markets La Rivista “Sollevare” edita da Mediapoint & Exhibitions s.r.l. di Genova La Rivista “Sollevare” è edita da Mediapoint Exhibitions s.r.l. di Genova Sollevamento | Trasporti Eccezionali | Movimentazione Industriale e Portuale Anno 8 Dicembre/Gennaio 2023 Visitate www.sollevare.it il Portale Italiano per il Sollevamento, la Movimentazione Industriale e Portuale e il Trasporto Pesante The Leading Italian Magazine and Website for the Lifting, Industrial & Port Handling and Heavy Transport Markets Sollevamento | Trasporti Eccezionali | Movimentazione Industriale e Portuale Anno 9 Aprile/Maggio 2023 Visitate www.sollevare.it il Portale Italiano per il Sollevamento, la Movimentazione Industriale e Portuale e il Trasporto Pesante The Leading Italian Magazine and Website for the Lifting, Industrial & Port Handling and Heavy Transport Markets La Rivista “Sollevare” è edita da Mediapoint Exhibitions s.r.l. di Genova Anno 9 Giugno/Luglio 2023 Visitate www.sollevare.it il Portale Italiano per il Sollevamento, la Movimentazione Industriale e Portuale e il Trasporto Pesante The Leading Italian Magazine and Website for the Lifting, Industrial & Port Handling and Heavy Transport Markets La Rivista “Sollevare” edita da Mediapoint Exhibitions s.r.l. di Genova Sollevamento | Trasporti Eccezionali | Movimentazione Industriale e Portuale Sollevamento | Trasporti Eccezionali Movimentazione Industriale Portuale COMPACT DESIGN POWERFUL PERFORMANCE

SENZA LIMITI

LA POMPA AUTOCARRATA

SERMAC 6RZ60 SUPERLIGHT

ARRIVA OVUNQUE, CON L’IMPRESSIONANTE BRACCIO

Icampioni in cantiere si vedono già alla nascita. O, per meglio dire, dall’allestimento, se parliamo di una pompa autocarrata per calcestruzzo come la fortunata (sul mercato) e mastodontica 6RZ60 Superlight di Sermac, con braccio di distribuzione preminente da 60 metri, abbinato a un telaio Scania P500 a cinque assi in configurazione 10x4. Questa macchina sorprendente, entrata in servizio lo scorso anno nel parco macchine del Gruppo MM Service di Cinisello Balsamo - in provincia di Milano - si colloca ai vertici dell’offerta di prodotto del costruttore italiano. La 6RZ60, oltre alla notevole altezza verticale, può raggiungere la profondità massima di lavoro di -43,04 m e adotta

un sistema di ripiegamento RZ, suddiviso in sei sezioni e con tubazioni di 125 mm di diametro sull’intera lunghezza-braccio. La pompa autocarrata di Sermac è stata progettata per effettuare getti di calcestruzzo su grandi superfici a notevole distanza dal punto di stazionamento del veicolo, riducendo così le manovre necessarie al po- sizionamento in cantiere più opportuno per realizzare le diverse fasi di distribuzione.

La denominazione Superlight designa le pompe autocarrate Sermac dotate di bracci di distribuzione costruiti in acciaio altoresistenziale S900 - nello specifico, oltre alla 60 m, i modelli 5RZ46 (con braccio in 5 sezioni) e la 6RZ56 (in 6 sezioni, con al-

tezza massima in verticale di 55,2 m). La 6RZ60 è in grado di operare in dinamica circolare a 370°, mentre il sistema di stabilizzazione prevede un dispositivo anteriore telescopico orientabile a X e posteriore a bandiera. Questa configurazione consente piazzamenti rapidi e funzionali e, nel caso di stabilizzazioni parziali, offre una maggiore area di lavoro rispetto alle tradizionali geometrie con apertura a X. L’attrezzatura implementata adotta un gruppo pompante G9 AG9L10-194-80 a circuito idraulico aperto, capace di una portata massima teorica di calcestruzzo di 194 m3/ora, con 28 cicli al minuto alla pressione massima di 80 bar. La tramoggia posteriore ha una capacità di 650

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DI DISTRIBUZIONE DA 60 METRI E L’IRREPRENSIBILE ALLESTIMENTO SU TELAIO SCANIA P500 10X4

TECNOLOGIA E INNOVAZIONE MACCHINE E IMPIANTI

litri. La 6RZ60 monta il sistema Sermac Control Stability (SCS) – Advanced, che controlla la stabilità della macchina in condizioni di apertura totale o parziale del sistema di stabilizzazione. L’SCS

– Advanced, grazie al monitoraggio in

tempo reale del momento ribaltantecalcolato in base ai carichi gravanti sugli stabilizzatori - permette all’operatore di lavorare in totale sicurezza con la massima estensione del braccio consentita dalla specifica situazione operativa. Un display

collocato sul radiocomando permette di visualizzare l’ubicazione del braccio e l’area di lavoro am- messa per rispettare i parametri di sicurezza. La 6RZ60 adotta un nuovo impianto CAN-Bus progettato da Sermac, denominato MeDusa, per

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la gestione dei comandi della macchina. Permette una comunicazione semplificata tra gli attuatori installati sull’attrezzatura, con una ottimizzazione del numero di componenti periferici e dei cablaggi. Un altro vantaggio di questa soluzione è rappresentato dal sistema diagnostico integrato, che semplifica sia le operazioni di manutenzione ordinaria, sia gli interventi straordinari, mediante un’intuitiva interfaccia a disposizione dell’operatore.

10x4 originale di fabbrica

La gamma XT di Scania per impieghi cantieristici, alla quale appartiene il P500 10x4 abbinato alla pompa per calcestruzzo Sermac, comprende trattori e autotelai cabinati. I primi sono disponibili in configurazione 4x2, 4x4, 6x2, 6x2/2, 6x2/4 (con doppio assale sterzante), 6x4 e 6x6. I cabinati sono, invece, proposti in versione 4x2, 4x4, 6x2, 6x2/2, 6x2/4 (con doppio assale sterzante anteriore), 6x2*4 (con terzo asse a sterzatura comandata), 6x4, 6x6, 8x2, 8x2*6 (con primo, secondo e quarto

assale sterzanti), 8x2/4 (con i primi due assi sterzanti), 8x4, 8x4*4 (con primo e quarto asse sterzanti) e 10x4*6 (con primo, secondo e quinto asse sterzanti). Di quest’ultimo gruppo fa parte lo Scania P500 equipaggiato con la pompa Sermac. Le motorizzazioni disponibili per la serie XT includono unità di 7, 9, 13 e 16 litri di cilindrata, di potenza compresa fra 220 CV e 770 CV. Grazie alla modularità dell’offerta di prodotto della Casa svedese, lo Scania P500 abbinato alla pompa Sermac, realizzato in fabbrica in configurazione 10x4*6, cioè senza trasformazioni successive con l’aggiunta di un assale, ingloba all’origine tutte le predisposizioni per il montaggio dell’attrezzatura. In particolare, sono stati riposizionati lungo i lati del telaio i serbatoi del carburante, dell’urea e dell’aria compressa, nonché il dispositivo di post-trattamento dei gas di scarico e le batterie. Ciò per far posto agli stabilizzatori telescopici dell’allestimento. Il P500 adotta il telaio F957 con longheroni di sezione a C di 9,5 mm di spessore, rinforzati da un profilo interno, anch’esso a C, da 7 mm. Questa soluzione

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garantisce un elevato grado di stabilità al gruppo pompante in tutte le condizioni operative. La motorizzazione del 10x4 è costituita dal propulsore DC13-500 a sei cilindri in linea di 13 litri di cilindrata da 500 Cv con coppia massima di 2.550 Nm, nell’intervallo fra 925 e 1.340 giri al minuto. Al motore, che utilizza la tecnologia Scr-only per l’abbattimento degli ossidi di azoto (NOx), è abbinata la presa di forza (PTO) EK740P con funzionamento indi- pendente dal disco frizione. La PTO aziona due pompe idrauliche principali Rexroth A11VLO260, che alimentano il gruppo pompante G9 dell’attrezzatura. La cabina P17L(Low), montata sul P500, presenta due vantaggi princi- pali: garantisce l’altezza ottimale da terra per lo specifico settore d’applicazione (cantieristico) e, grazie alle dimen- sioni compatte, consente l’operatività del braccio di distri- buzione, anche sopra l’abitacolo.

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TECNOLOGIA E INNOVAZIONE MACCHINE E IMPIANTI
61 Supply chain of concrete and precast industries I.I.C. Istituto Italiano per il Calcestruzzo formazione continua ricerca e sviluppo Via Sirtori, 20838 Renate (MB) (+39) 0362 91 83 11 www.istic.it | iic@istic.it I.I.C. formazione continua ricerca e sviluppo assistenza tecnica I.I.C. Istituto Italiano per il Calcestruzzo formazione continua ricerca e sviluppo assistenza tecnica Via Sirtori, 20838 Renate (MB) I.I.C. Istituto Italiano per il Calcestruzzo formazione continua ricerca e sviluppo assistenza tecnica Via Sirtori, 20838 Renate (MB) (+39) 0362 91 83 11 www.istic.it | iic@istic.it I.I.C. Istituto Italiano per il Calcestruzzo formazione continua ricerca e sviluppo assistenza tecnica Via Sirtori, 20838 Renate (MB) (+39) 0362 91 83 11 www.istic.it | iic@istic.it 18-20 April 2024 - Piacenza, Italy Come and see us at

AUTOMAZIONE E CONTROLLO MACCHINE E IMPIANTI

SINERGIA DIGITALE

LA FORMULA VINCENTE DELLA COLLABORAZIONE TRA MA-ESTRO

ED ELETTRO SIGMA SI APPLICA CON

EFFICACIA NEL PERCORSO CHE VA

DALLA CAVA ALLA PRODUZIONE

DEL CALCESTRUZZO.

UN VIAGGIO

TECNOLOGICO

A TUTTO

VANTAGGIO

DEL CLIENTE FINALE

Digitalizzare, monitorare e controllare l’intera filiera che porta al calcestruzzo, dall’estrazione del materiale alla fornitura finale delivery del calcestruzzo, facendo convergere decenni di esperienza in due settori complementari e fornendo al cliente finale un unico cruscotto dove far confluire la totalità dei dati di produzione. È questo l’obiettivo della nuova sinergia tra Ma-estro ed Elettro Sigma, due storici protagonisti nel controllo e automazione nel settore del trattamento degli inerti e del calcestruzzo. I risultati questo sodalizio?

Maggiore efficienza, sostenibilità e competitività sul mercato. La sede di Italcave 2000, è il sito prescelto per implementare la nuova collaborazione tecnologicadei nostri due protagonisti, un’azienda che opera da circa mezzo secolo nel settore estrattivo nell’ambito della zona lombarda del Canturino e del Comasco.

Fondata da Amedeo Passerini, l’azienda ha il proprio quartier generale legale e operativo nella cava di ghiaia e sabbia situata nel comune di Cucciago, in provincia di Como, estesa su un’area complessiva di quasi 350.000 metri quadrati. Con

circa trenta dipendenti, Italcave 2000 si distingue sul mercato di settore per l’ampia offerta di prodotti e servizi alle imprese edili, tra cui sabbia vagliata, lavata e frantumata, ghiaia, ghiaietto, ciottoli e massi di diversa dimensione, oltre che alla produzione e vendita di calcestruzzo preconfezionato. Proprio la trasversalità dell’offerta di Italcave, che con i suoi prodotti abbraccia tutta la filiera, dall’estrazione dell’inerte alla consegna del calcestruzzo, forniva a Ma-estro ed Elettrosigma l’occasione perfetta per il progetto pilota di questa nuova sinergia.

Dall’inerte al calcestruzzo, il controllo totale della filiera produttiva

È una calda mattinata di fine marzo a Cucciago quando avviene il sopralluogo nell’impianto con i protagonisti di questa collaborazione: Sergio Pini, direttore amministrativo di Italcave 2000; Luca Pellegrini, geometra responsabile della divisione calcestruzzo dell’azienda; Moreno Marola di Elettro Sigma; Giorgio Manara di Ma-estro; Francesco Parolini di TecnoIdea Impianti. Un preambolo doveroso ci porta a sottolineare che da sempre Italcave abbraccia la cultura del “calcestruzzo di qualità”, una peculiarità di etica produttiva che le ha fatto guadagnare una posizione di assoluto rilievo nel settore. Proprio in quest’ottica, Pini spiega che l’azienda ha recentemente investito nella modernizzazione dei propri impianti per migliorare l’efficienza e la sostenibilità dei propri processi produttivi, potendo beneficiare di una consulenza tecnica e commerciale di alto livello fornita da Ma-estro ed Elettro

Insieme, nel segno della competitività

La nascita della collaborazione sinergica tra Elettro Sigma e Ma-estro, concretizzata nel progetto pilota di Italcave 2000, rappresenta un esempio unico di innovazione e cooperazione nel settore del trattamento inerti e del calcestruzzo. La ventennale esperienza verticalizzata nei due campi si fonde in una consulenza ed un’offerta di soluzioni unica per il cliente finale, permettendogli di controllare l’intera filiera a 360°, dall’estrazione dell’inerte al delivery del calcestruzzo. La continua condivisione di informazioni e delle competenze tra le due aziende consente di migliorare continuamente il prodotto, in un percorso di affiancamento costante con il cliente, ottenendo risultati concreti in termini di performance, efficienza, qualità del prodotto finito, sostenibilità e, in ultima ma forse più importante istanza, di competitività su un mercato in veloce evoluzione.

Da sinistra, Moreno Marola e Giorgio Manara

AUTOMAZIONE E CONTROLLO MACCHINE E IMPIANTI

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La schermata in 3D dell’impianto e dello stato del sistema Un team al lavoro in sinergia. Da sinistra: Francesco Parolini (TecnoIdea Impianti), Sergio Pini (Italcave 2000), Moreno Marola (Elettro Sigma) e Giorgio Manara (Ma-estro)

Sigma. La sinergia dei due partner, con un know-how consolidato da un’esperienza ormai ventennale, si è concretizzata in un intervento complementare sull’impianto di trattamento inerti e su quello di calcestruzzo, culminato nella consegna finale all’azienda di una soluzione chiavi in mano. In particolare, Elettro Sigma ha effettuato un revamping completo dell’impianto di produzione del calcestruzzo in termini di quadri elettrici, automazione e dotazione di accessori - come le sonde di umidità Hydronix e i dosatori di additivi realizzati direttamente nel proprio reparto

di ricerca e sviluppo. Ma-estro è intervenuta invece sull’impianto di lavorazione inerti, con l’installazione di varie tipologie di sensori sulle macchine, i cui dati sono confluiti successivamente nel sistema di controllo produzione e automazione del processo produttivo, sviluppato sempre dall’azienda trentina. Da menzionare anche l’importante lavoro effettuato da TecnoIdea Impianti sul rinnovamento della porzione di trattamento acque e fanghi dell’impianto.

Insieme ad Elettro Sigma e Ma-estro, TecnoIdea rappresenta il terzo tassello

di eccellenza made in Italy al servizio del cliente specializzato. La partnership tra queste tre aziende ha permesso di poter consegnare a Italcave 2000 un cruscotto unico di controllo, che integra i dati provenienti dai diversi impianti e processi, offrendo una visione completa e aggiornata della situazione produttiva e consentendo una gestione più efficiente e sostenibile delle risorse. Questa dashboard contempla un’interfaccia semplice e intuitiva ed è accessibile da qualsiasi dispositivo connesso a internet.

65 Supply chain of concrete and precast industries
L’impianto inerti di Italcave 2000
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AUTOMAZIONE E CONTROLLO MACCHINE E IMPIANTI
Una fase di carico nell’impianto di calcestruzzo

I numeri reali dell’impianto da un’unica postazione

La possibilità di avere tutti i dati di produzione in un unico cruscotto offre numerosi vantaggi da un punto di vista sia operativo che strategico. Il fine ultimo è quello della conoscenza del reale costo per tonnellata prodotta, integrando le informazioni relative ai consumi energetici, alle emissioni di CO2, ai materiali utilizzati, al controllo delle macchine operatrici e al relativo consumo di carburante, alle ore di lavoro, alle manutenzioni e alle altre variabili di processo. Questo consente alla dirigenza e agli operatori di prendere decisioni informate sulla gestione dell’attività, oltre ad avere un’ottimizzazione dei costi e un miglioramento dell’efficienza del processo produttivo. Un confronto con Luca Pellegrini restituisce un feedback positivo riguardo all’interfaccia software del sistema di controllo. “Rispetto al passato, il software si rivela più

pratico e veloce e ci permette di gestire con migliore agilità ed efficienza l’intera catena produttiva”, rileva il responsabile di Italcave 2000. Il futuro del settore degli inerti e del calcestruzzo, inoltre, è indissolubilmente legato ad una sempre maggiore sostenibilità ambientale delle attività. Le attuali congiunture socio-economiche e le politiche a livello europeo che in un prossimo futuro andranno a premiare le imprese virtuose in termini di riduzione dei consumi e della carbon footprint, rendono l’attenzione a questi aspetti imprescindibile per un imprenditore. In quest’ottica, una dashboard centralizzata semplifica notevolmente la gestione dei dati ambientali, fornendo informazioni dettagliate su emissioni, consumi energetici e utilizzo delle risorse. Inoltre, permette di identificare facilmente le criticità nei processi e di adottare azioni correttive o miglioramenti mirati, che contribuiranno a ridurre complessivamente l’impatto ambientale della produzione.

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Sergio Pino e Moreno Marola all’interno della cabina di controllo dell’impianto di calcestruzzo

AUTOMAZIONE E CONTROLLO MACCHINE E IMPIANTI

Consulenza e supporto tecnico per una crescita costante

Nel settore degli inerti e del calcestruzzo, una caratteristica comune è l’unicità del processo produttivo, che varia significativamente da un impianto all’altro e da cliente a cliente. Di conseguenza, l’approccio non può che essere quello di una consulenza di alto livello. Il cliente richiede non soltanto un prodotto tecnologicamente attuale ma, soprattutto, soluzioni personalizzate, progettate tenendo conto delle numerose variabili legate al materiale, ai macchinari e alle configurazioni di impianto.

Sergio Pini sottolinea come “la collaborazione congiunta con Elettro Sigma e Ma-estro abbia permesso all’azienda di beneficiare proprio di quel supporto tecnico e di consulenza ad alto livello” di cui parlavamo prima, consentendole “di individuare le soluzioni più adatte agli impianti in questione, ritagliando una soluzione su misura”. Questo continuo feedback con le due aziende non si limita alla fase di implementazione delle soluzioni, ma è un continuum atto a mantenere alto il livello di performance degli impianti e aggiornare continuamente le soluzioni tecnologiche. Allo stesso modo Moreno Marola e Giorgio

Manara pongono l’accento “sul lavoro di squadra finalizzato a comprendere a fondo le necessità del cliente per fornirgli strumenti in grado di monitorare costantemente una quantità selettiva di dati essenziali per una corretta gestione del lavoro e una pianificazione puntuale dell’attività”, in un contesto in cui i margini di profitto tendono ad assottigliarsi. Un lavoro di squadra fatto di confronto costante e protratto nel tempo, con feedback costanti che, da una parte, tutelano il cliente e il proprio investimento e dall’altro rappresentano una fonte di costante crescita e impegno in ricerca e sviluppo per i due fornitori.

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Velocità e affidabilità con le gru Liebherr EC-H e i servizi

Niederstätter per la Antonio

Basso S.p.A.

Il reparto gru Niederstätter S.p.A. e il team Liebherr hanno sviluppato una soluzione vincente e potente, ma allo stesso momento salvaspazio, per il ciclo produttivo dell’azienda Antonio Basso impiegando una gru Liebherr 1000 EC-H 50 Litronic. La gru è ormai in azione da due anni come anello fondamentale nella movimentazione di grandi strutture prefabbricate in calcestruzzo. Le gru del tipo High-Top sono la scelta migliore quando si tratta di gestire elevati carichi di sollevamento. Specialmente nella costruzione di ponti, centrali elettriche o impianti in generale. Pur essendo una gru di grande portata, la Liebherr 1000 EC-H si comporta come una normale gru da cantiere, veloce e facile da usare. Ciò che rende speciale questa nuova gru è proprio il sistema traslante su portale, che si muove su rotaie, permettendo di sfruttare diverse migliaia di metri quadrati di superficie in più come magazzino. Inoltre, la grande innovazione è stata di avere un binario che segua la pendenza naturale del terreno. Utilizzando il sistema ABB, che limita automaticamente i campi operativi, permette di assicurare che i carichi non sorvolino sopra zone di pericolo. La gru lavora dodici ore al giorno, cinque giorni alla settimana soddisfando le richieste in termini di velocità, portata e tipologia strutturale.

Niederstätter, con sedi a Bolzano, Verona, Treviso e Bergamo, concessionaria ufficiale delle gru a torre Liebherr, offre un vasto ventaglio di servizi che completano il pacchetto d’acquisto o di noleggio di gru a torre per grandi cantieri edili e industriali.

Per Info: Niederstätter S.p.A.

Bergamo – Bolzano – Verona – Treviso

T +39 0471 061107

E crane@niederstaetter.it

W niederstaetter.it

MACCHINE E IMPIANTI RIPRISTINO, CONSOLIDAMENTO E RISTRUTTURAZIONE

ORIZZONTE D’APULIA

La Puglia può contare dalla fine del 2022 sul nuovo “Piano casa”, legge tra le cui finalità si evidenziano “la promozione e il riuso del patrimonio edilizio esistente, al fine di migliorare la qualità architettonica e ambientale dello spazio abitale con il contenimento del consumo del suolo”. È in questo contesto che sta operando Puglia Gru Service, concessionario Terex dal 2021 con sede ad Altamura (Bari). “Il rispetto delle norme internazionali in materia di sicurezza e certificazione, la specializzazione e il con-

tinuo aggiornamento del personale contraddistinguono la nostra organizzazione”, spiegano i responsabili dell’azienda. “In tutto ciò riveste un’importanza rilevante la sinergia avviata con Terex Cranes, con la quale abbiamo iniziato a plasmare il nostro parco mezzi. Terex Cranes ci garantisce la fornitura di gru moderne, all’avanguardia e dalle alte prestazionicon la relativa, puntuale assistenza - di un livello tale da poter continuare ad ampliare i nostri ambiziosi obiettivi. Sempre più ambiziosi”.

Tra gli interventi in atto nell’area cittadina di Bari, va rilevata l’importanza del cantiere aperto nel quartiere Poggiofranco: qui l’impresa Resnova Immobiliare Bari sta affrontando un intervento di ristrutturazione edilizia finalizzato alla “demolizione e ricostruzione di un fabbricato da destinare a residenza, uffici e locali commerciali”. Il progetto Vèrdica si fonda sull’ecocompatibilità edilizia e sarà costituito da 14 piani e 110 appartamenti, per un’altezza che raggiungerà i 55 m. Protagoniste nel cantiere sono una gru

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LE GRU TEREX SONO

PROTAGONISTE INCONTRASTATE DEL PAESAGGIO PUGLIESE, IN UNA STAGIONE

DI OPERE EDILIZIE

CHE TESTIMONIANO UN TREND

DI RIQUALIFICAZIONE MODERNA ED ECOCOMPATIBILE.

PUGLIA GRU SERVICE

È L’ATTORE CONCESSIONARIO CHE SORVEGLIA L’ECCELLENZA

OPERATIVA DELLE TORRI

NEI CANTIERI, DALLE MURGE AL GARGANO

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MACCHINE E IMPIANTI RIPRISTINO, CONSOLIDAMENTO E RISTRUTTURAZIONE

CTT 202-10 da 62 m d’altezza e 65 m di sbraccio e una CTT 121-5 da 54 m d’altezza e 50 m di sbraccio, entrambe dotate di torri TS16.

Sempre a Bari sorgerà il “Parco Gilda Bio APT”, la cui realizzazione è affidata all’impresa De Marco. Anche in questo caso l’iniziativa è concepita per “riqualificare, rigenerare e riutilizzare il patrimonio edilizio esistente al fine di limitare il consumo di ulteriore suolo”. Al posto di capannoni fatiscenti sorgerà un complesso residenziale e commerciale, oltre a due stazioni ferroviarie. Qui le protagoniste sono una gru CTT 172-8, con altezza di 45 m, sbraccio di 65 m e torre TS16, eretta su plinto, e una CTT 91-5, da 30 m di altezza, 50 m di sbraccio e torre TS12, installata su carro.

Anche a Sannicandro di Bari sono due le gru Terex in attività, allestite in altrettanti cantieri, pur essendo lo stesso modello (le automontanti FC 6.24H) e caratterizzate dal medesimo allestimento (altezza 26

m; sbraccio 24 m). La prima è attiva per mano dell’impresa locale “La Stella” in un intervento di ristrutturazione di un edificio esistente per mezzo di demolizione e ricostruzione, con criteri antisismici e relativo ampliamento volumetrico; la seconda è gestita dall’impresa Masellis, in un similare intervento di demolizione e ricostruzione.

Tre gru Terex arricchiscono invece le cittadine di Barletta, Bisceglie e Terlizzi. Nel primo caso l’intervento finalizzato al restauro e al risanamento conservativo delle facciate di un fabbricato civile è affidato all’impresa CO.RI.ME. Costruzioni, che sta utilizzando una CTT 202-10 eretta su fondazione, con torri TS16, in modo

72 Supply chain of concrete and precast industries

da raggiungere un’altezza di 45 m e uno sbraccio di 65 m. Nel secondo caso - utilizzando una gru CBR28 Plus con altezza di 21,6 m e sbraccio di 28 m - è l’impresa ESA Impianti che sta realizzando il restauro con relativo risanamento conservativo, miglioramento sismico ed efficientamento energetico dell’immobile denominato “Villa Finizia”. A Terlizzi, invece, nell’ex area Mercato dei Fiori, una gru CTT 132 eretta a un’altezza di 36 m (con sbraccio di 60 m) dall’impresa Pellegrini Costruzioni è utilizzata per la realizzazione di opere similari alle precedenti.

A Taranto, nel pieno centro della “Città vecchia”, l’impresa Apulia sta utilizzando una gru CTT91-5 - con la sua altezza di 36 m e uno sbraccio di 50 m - per il recupero e la riqualificazione dello storico Palazzo Troilo, sito in piazza Duomo. Un cantiere particolarmente suggestivo è quello che, sempre a Taranto, vede impegnata una CTT 172-8 con sbraccio di 65 m e altezza di 35 m: si trova all’interno dell’Arsenale militare marittimo che, insieme a quelli di Augusta e di La Spezia, è uno dei tre ancora attivi della Marina Militare. Qui si sta eseguendo la “ristrutturazione” e il consolidamento del bacino Benedetto Brin, il più antico d’Italia, costruito nel 1889 e caratterizzato da una lunghezza di 250 m, una larghezza di 50 m e una profondità di 13 m. La gru è utilizzata, su appalto di CME (Consorzio Imprenditori Edili) di Modena e dell’impresa edile EdilCasa Società Cooperativa di Martina Franca (Ta), per supportare gli interventi che dovrebbero terminare nell’estate 2023.

A Polignano a Mare, infine, una CTT 91-5 eretta su carro con torri TS12 è stata eretta dal Gruppo Consoli di Alberobello (Ba) a fine 2021 per raggiungere un’altezza di 30 m e uno sbraccio di 50 m, sarà impegnata fino al 2025 nella realizzazione di una serie di fabbricati destinati a civile abitazione e attività commerciale.

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MACCHINE E IMPIANTI RIPRISTINO, CONSOLIDAMENTO E RISTRUTTURAZIONE

Qualità e competenza sul territorio

Le gru protagoniste nei cantieri citati sono in gran parte appartenenti alla gamma “City Class” di Terex. Queste “Flat Top”, progettate investendo nelle tecnologie realizzate in ottica Industria 4.0, si distinguono per la loro versatilità e la capacità di adattarsi ai diversi cantieri. Ciò grazie al design modulare e a peculiarità come la cabina S-Pace, alla piattaforma telematica T-Link e alla tecnologia di rotazione T-Torque. A tutto ciò si associa il sistema di controllo elettronico di ultima generazione adottato da Terex, dotato di diverse funzioni nella sua configurazione standard, come il TPP (Terex Power Plus) e il TPM (Terex Power Match), e ai sistemi anticollisione e Zoning.

“Puglia Gru Service è un partner competente e presente in tutti i più importanti cantieri della regione, in un momento storico caratterizzato da una forte domanda di gru edili - sottolinea Paolo Di Giambattista, Sales Manager Italia e Sud Europa di Terex Cranes - Con le nostre soluzioni siamo in grado di soddisfare le sue richieste, con soluzioni di prima qualità, garantendo le più adeguate caratteristiche di portata, sbracci, altezze libere e sistemi di controllo e manovrabilità, che ne hanno decretato il successo a livello internazionale”.

“È motivo di grande orgoglio aver iniziato questa collaborazione con Puglia Gru, realtà che ha dimostrato in molti anni di attività un’estrema professionalità, un’elevata competenza nel settore delle gru edili e una capacità unica di penetrazione del mercato - conclude Angelo Cosmo, Senior marketing Manager Global Tower and RT Cranes di Terex Cranes - Sono impressionato dagli investimenti in atto nel territorio pugliese, in gran parte destinati alla realizzazione di costruzioni ecosostenibili, e dalla quantità di gru Terex al lavoro. In molti cantieri le gru sono ‘costrette’ in spazi ‘proibitivi’ ma, grazie alle loro caratteristiche ormai ben note e riconosciute in tutto il mondo, sono in grado apportare svariati benefici all’utilizzatore finale, facilitandone i compiti sia in fase di assemblaggio che di gestione e utilizzo”.

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Come

UN PUNTO FERMO AL SUOLO

ASSOBETON INTERVISTA L’INGEGNER VINCENZO COLELLA, DIRETTORE TECNICO

DI GEOFONDAZIONI. TEMA CENTRALE, LA RICERCA TECNOLOGICA SULL’IMPIEGO

EFFICACE DEI PALI PREFABBRICATI PER CONTRASTARE IL FENOMENO DELLA

LIQUEFAZIONE DEI TERRENI

Ne ha parlato addirittura un organo informativo di massima autorevolezza economica come Il Sole 24 ore, mentre lo staff comunicativo di Assobeton ha approfondito gli aspetti pratici e risolutivi di una tecnica innovativa ed efficace nel contrasto alla liquefazione dei terreni. Ci riferiamo allo studio che Geofondazioni - impresa associata alla stessa Assobeton - sta conducendo a livello nazionale per proporre una soluzione efficace a un fenomeno che condiziona in modo sensibile gli insediamenti urbani e industriali, oltre che la tenuta complessiva del suolo, in molte aree del nostro paese. L’ingegner Vincenzo Colella, responsabile dell’ufficio tecnico di Geofondazioni e, nel caso specifico, partner tecnico della ricerca in corso, è stato intervistato nell’ambito di un report curato dal team di comunicazione di Assobeton. Il risultato, riportato di seguito, è la rivelazione di uno sviluppo tecnologico importante e foriero di risultati, nell’ambito delle pratiche più avanzate di consolidamento dei terreni, attraverso l’impiego dei pali prefabbricati.

Ingegner Colella, lo studio che state conducendo con l’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) e le Università di Chieti-Pescara e Padova riguarda un fenomeno, quello della liquefazione dei terre-

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TECNOLOGIE
PREFABBRICAZIONE E MANUFATTI IN CALCESTRUZZO

ni, che in Italia è visto dall’opinione pubblica più come un “fenomeno curioso” che come un vero e proprio problema. Di quale rischi stiamo parlando, invece, per molte aree della nostra Penisola?

La liquefazione del suolo a seguito di terremoti è stata osservata molte volte in tutto il pianeta; ricordiamo le spettacolari immagini arrivate da Kobe, in Giappone, nel 1995 oppure quelle giunte da Christchurch, in Nuova Zelanda, nel 2010 e nel 2011. Il fenomeno della liquefazione si è presentato, nell’ultimo ventennio, anche in Italia. Durante il terremoto dell’Emilia, nel maggio del 2012, si sono verificati numerosi episodi

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PREFABBRICAZIONE E MANUFATTI IN CALCESTRUZZO

di liquefazione del suolo nelle campagne del Ferrarese, e anche in alcune aree della piana dell’Aquila, dopo il terremoto dell’aprile 2009.

Cosa ha spinto Geofondazioni ad avviare questa collaborazione con le due università e con l’INGV?

Vale la pena inquadrare il problema con un semplice esempio esplicativo. Duran-

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TECNOLOGIE
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te un evento sismico, lo scuotimento del terreno saturo d’acqua genera un incremento di pressione dell’acqua stessa. Ne consegue una riduzione delle pressioni di contatto intergranulari presenti normalmente nel terreno, fino, al limite, a portare i grani di sabbia in condizione di “galleggiamento”.

È un po’ come sostenere che in questa fase le sabbie diventano simili a delle sabbie mobili, nelle quali il terreno perde la sua capacità di resistenza e le strutture soprastanti collassano. La verifica alla liquefazione delle sabbie è uno degli aspetti obbligatoriamente trattati nelle relazioni geologiche e in quelle geotecniche. Si tratta di una considerazione indispensabile ai fini del dimensionamento di un’opera di fondazione. L’esigenza di interpretare in maniera critica le conclusioni esposte in tali relazioni, sommata alla curiosità volta alla conoscenza del problema, mi ha spinto a leggere una gran parte delle numerose pubblicazioni presenti in letteratura. È doveroso precisare che alla sperimentazione ha partecipato, dagli Stati Uniti, anche il professor Kyle Rollins della Brigham Young University di Provo, nello Utah, ritenuto uno dei massimi esperti nella tecnica del blast test, che consiste nel far brillare in profondità una serie di cariche esplosive in modo da indurre il fenomeno della liquefazione e studiarne gli effetti.

Dalle prove effettuate, si evince che l’infissione per gruppi di pali limita notevolmente gli effetti della liquefazione. I pali possono quindi essere considerati come una sorta di “sistema di difesa“ dalla liquefazione?

Nel caso di una fondazione su pali in gruppo (rientrano in tale ambito le fondazioni su plinti o su platee) gli effetti della liquefazione possono essere assimilati ad un carico aggiuntivo assorbibile solo mediante l’impiego di pali di maggior lunghezza. Per ridurli, si può ricorrere a differenti tipologie di interventi mitigatori. La prima riguarda l’inserimento nel terreno di sistemi di

drenaggio che agevolano la dissipazione della sovrappressione dell’acqua - una tecnica che tuttavia non risolve l’aspetto fondazionale nel momento in cui si rende necessario il ricorso ai pali. Possiamo considerare, in alternativa, l’impiego di tipologie di palo che per le modalità di realizzazione o messa in opera producono un addensamento nel terreno (si parla di pali a dislocamento laterale), in grado di contrastare la sovrappressione dell’acqua. Altri effetti hanno invece i pali singoli, che non influiscono significativamente sulla liquefazione, ma che possono comunque salvare la struttura che poggia su di loro.

L’edificio che è insediato sui pali si trasforma quindi in una sorta di palafitta. Nello studio che state conducendo, viene considerato anche questo effetto? Si, nella nostra sperimentazione abbiamo constatato che i pali isolati non sono in grado di mitigare i fenomeni di liquefazione; abbiamo monitorato il loro comportamento durante la liquefazione e abbiamo riscontrato che, nonostante la forte riduzione della capacità di portata, sono in grado di rispettare il requisito della salvaguardia della vita: vale a dire la struttura potrebbe non essere più utilizzabile una volta terminato l’evento sismico, ma ha comunque conservato un margine di sicurezza nei confronti del collasso.

Pali prefabbricati in calcestruzzo, pali gettati in opera, pali in acciaio, pali in legno, pali in sabbia: nello studio sono state considerate anche altre tipologie di palo? In quali aspetti i pali prefabbricati in calcestruzzo risultano vincenti rispetto alle altre soluzioni?

La ricerca condotta è risultata decisamente impegnativa e ha riguardato solo i pali prefabbricati. A tal proposito, riprendendo il concetto affrontato in merito alla capacità di un palo di addensare il terreno, si evidenzia che i prefabbricati sono in assoluto i pali con il maggior dislocamento laterale; in particolare, nel corso della sperimentazione abbiamo avuto modo di

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TECNOLOGIE
PREFABBRICAZIONE E MANUFATTI IN CALCESTRUZZO
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constatare una maggiore capacità di addensamento nei pali troncoconici rispetto a quelli cilindrici. Esistono in letteratura abachi che permettono di quantificare l’addensamento indotto dall’esecuzione di pali del tipo gettato in opera, dunque di altre tipologie, che tuttavia hanno delle rilevazioni sperimentali fatte in laboratorio, in piccola scala. La sperimentazione che abbiamo eseguito, invece, è la prima, con pali prefabbricati, condotta su scala reale. Con i risultati ottenuti stiamo provando a definire delle leggi di addensamento legate alla geometria dei pali e all’energia impiegata per la loro infissione. Si tratta, dunque, di leggi specifiche per questa tecnologia.

PREFABBRICAZIONE E MANUFATTI IN CALCESTRUZZO

A quando i risultati finali dello studio? Confluiranno nelle normative di prossima generazione?

Con l’Università di Chieti-Pescara e con la Brigham Young University dovremmo essere in dirittura d’arrivo per l’esposizione dei risultati ottenuti sul gruppo di pali e sui pali isolati nei confronti del processo di mitigazione della liquefazione; a breve dovrebbero uscire pubblicazioni su riviste internazionali di geotecnica. Con l’Università di Padova è in corso lo studio dell’addensamento prodotto da una palificata, finalizzato all’individuazione di relazioni analitiche previsionali utili ai progettisti; per questa attività siamo a buon punto, ma non sono in grado di

fare previsioni. Il desiderio è di sicuro quello di ottimizzare la progettazione; dal punto di vista della normativa vi è un duplice auspicio. Dal punto di vista geotecnico, in particolare nel campo dell’uso dei coefficienti di sicurezza parziali prescritti per la riduzione della stima della capacità di portata, evitare che alcune tipologie di palo gettato in opera, in quanto non espressamente citate, possano essere equiparate ai prefabbricati infissi. Sotto il profilo esecutivo, non si denota alcun vantaggio, in confronto ai pali gettati in opera, e ciò è collegato al fatto che si tratta di elementi prefabbricati assoggettati a rigorose procedure di controllo.

82 Supply chain of concrete and precast industries
TECNOLOGIE

pubblicata dal 2015, è l’evoluzione cartacea del portale www.perforare.it, l’unico in Italia

specializzato nei settori delle perforazioni verticali, orizzontali e direzionali, il tunnelling, le fondazioni speciali, la geotecnica, la bonifica e il consolidamento dei terreni e l’industria estrattiva.

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Fondazioni | Perforazione pozzi | Gallerie Fondazioni Perforazione Pozzi Gallerie Geotecnica Industria Estrattiva-Mineraria info@perforare.it Editore: Mediapoint & Exhibitions Telefono: 010 5704948
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La Rivista “Perforare” è edita da Mediapoint & Exhibitions s.r.l. di Genova THE ITALIAN MAGAZINE FOR VERTICAL AND HORIZONTAL DRILLING, SPECIAL FOUNDATIONS, GROUND ENGINEERING, WELL DRILLING, ENVIRONMENTAL DRILLING, TUNNELLING, QUARRYING AND MINING Anno 8 Novembre/Gennaio 2023
Foundations

NELLA TENACIA CHE AFFRONTA IL MARE

LA REALIZZAZIONE DELLA PAVIMENTAZIONE PER LA BANCHINA DEL TERMINAL

CONTENITORI RONCO E CANEPA DEL PORTO DI GENOVA, HA TROVATO NELLE SOLUZIONI I.BUILD DI CALCESTRUZZI, IL VANTAGGIO DI IMPIEGO DELLE FIBRE

PER RIDURRE E SEMPLIFICARE I TEMPI DI POSA, OTTENENDO UN CALCESTRUZZO CARATTERIZZATO DA ELEVATE CARATTERISTICHE DI TENACITÀ

di Giorgio Bugnolo (responsabile tecnico commerciale Calcestruzzi i.build)

Da diversi anni, il sistema portuale italiano vanta una capacità di movimentazione di container che si attesta stabilmente intorno agli 11 milioni di Teu (Assoporti). Uno dei primati che caratterizzano il sistema italiano a livello internazionale è la capacità di movimentazione portuale aggiuntiva, rispetto alla movimentazione di container pianificata, legata all’incremento delle infrastrutture attualmente esistenti. Sommando, infatti, i progetti di ampliamento che, ad oggi, esistono per i vari porti italiani (costo complessivo fra 1 e 2 miliardi di euro di soldi pubblici) si aggiungerebbero almeno 5 milioni di Teu ulteriori di capacità portuale se e quando tutti i lavori fossero portati a termine nei prossimi anni.

Un esempio è rappresentato dai Ports of Genoa, primo Sistema portuale gateway del Mediterraneo, nel quale in corso numerosissimi interventi infrastrutturali che, portati a compimento nei prossimi anni, consentiranno di potenziare l’ac-

cessibilità stradale, ferroviaria e marittima, la competitività e la sostenibilità dei quattro bacini di Genova, Pra’, Savona e Vado Ligure.

Le opere sono ricomprese nel “Programma straordinario” di investimenti urgenti, adottato con il “Decreto Genova” Legge 130/2018 dal Commissario straordinario Marco Bucci su proposta dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale. Con riferimento allo scalo di Genova, la portata delle opere del Programma straordinario, unita alla semplificazione procedurale per portarle a compimento in tempi brevi, ha il potere di rilanciare le connessioni del porto di Genova, armonizzando il rapporto fra Porto e Città e facendo dello scalo un modello di efficienza nazionale e internazionale. Al Programma straordinario si aggiungono gli altrettanto rilevanti interventi del Programma ordinario, destinato al potenziamento delle aree operative. Il Piano Operativo Triennale (POT) 20232025 delle opere approvato nel mese di

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TECNOLOGIE PAVIMENTAZIONI INDUSTRIALI E MASSETTI

TECNOLOGIE PAVIMENTAZIONI INDUSTRIALI E MASSETTI

dicembre 2022 dal Comitato di Gestione dell’Autorità di Sistema Portuale prevede la realizzazione di una serie di opere complementari all’ampliamento del terminal contenitori Ronco e Canepa, ove, a partire dal 2011, è stato realizzato il tombamento dello specchio acqueo al fine di ampliare la funzione terminalistica, in attuazione di quanto previsto dal vigente Piano Regolatore Portuale approvato nel 2001. Tra le opere complementari è in corso di ultimazione la realizzazione della pavimentazione della banchina del terminal contenitori Ronco e Canepa. L’ampliamento del terminal contenitori Ronco-Canepa consente di potenziare il settore dell’area contenitori di Sampiardarena ed

è un’opera fondamentale per lo sviluppo del porto genovese. Il progetto di ampliamento prevede la realizzazione di una nuova banchina e un piazzale retrostante ottenuto con il tombamento dell’attuale specchio acqueo. In previsione della costruzione della nuova diga foranea verranno installate nuove bitte da 150 tonnellate che consentiranno di ricevere navi fino a 14.000 Teu.

L’unificazione delle aree dei due moli Ronco e Canepa mediante il riempimento dello specchio d’acqua ivi compreso, ha consentito di ottenere un terminal in grado di accogliere portacontainer di maggiori dimensioni e con pescaggio fino a circa 14,50 metri, potendo disporre di un

fronte di accosto con lunghezza complessiva di 640 metri e di un incremento delle aree a terra retrostanti pari a circa 63.700 metri quadrati, suddivise in piazzali operativi per lo stoccaggio dei contenitori serviti da strade di accesso.

Il progetto

Parliamo ora del progetto di riqualificazione della pavimentazione del nuovo terminal Ronco-Canepa, affidata dalla Committenza, l’Autorità del Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, all’impresa Nimue Scarl di Genova. Inizialmente prevedeva due diverse tipologie

di lavorazione per la banchina: nella porzione centrale, quella ottenuta mediante il riempimento dello specchio d’acqua, era prevista una pavimentazione ex-novo in calcestruzzo, realizzata con una doppia rete di armatura in barre di acciaio da 16 mm; nelle porzioni laterali della banchina, corrispondenti ai preesistenti moli di Canepa (fronte est) e Ronco (fronte ovest), rispettivamente a destra e sinistra dell’area centrale, il progetto iniziale prevedeva il ripristino della pavimentazione in calcestruzzo. La pavimentazione dell’area di colmata, a monte della porzione di pavimentazione centrale, destinata alla movimentazione e stoccaggio dei contenitori, è realizzata in conglomerato bituminoso. Per la fornitura e la realizzazione della pavimentazione in calcestruzzo l’impresa affidataria si è rivolta a i.build, struttura di Calcestruzzi, che in A.T.I. (Associazione Temporanea di Impresa) con Deltapav, la società partecipata da Calcestruzzi che opera su tutto il territorio nazionale con squadre di tecnici specializzati nella posa delle pavimentazioni, ha proposto, su richiesta dell’impresa, un progetto di ottimizzazione della pavimentazione.

“La nostra proposta è stata quella di sostituire la pavimentazione in calcestruzzo a doppia rete di armatura in barre del diametro di 16 mm, con una pavimentazione in calcestruzzo fibrorinforzato (FRC - Fiber Reinforced Concrete) realizzata

con un quantitativo di fibre in acciaio 4D 80/60 (L/d= 80) della Bekaert pari a 30kg/m3, per uno spessore medio di 2425 cm, in linea con quello della progettazione iniziale - spiega l’ingegner Antonio Canosa, progettista - L’impiego delle fibre in una pavimentazione industriale in calcestruzzo consente, oltre all’evidente vantaggio di eliminare l’uso di barre e reti elettrosaldate - che riduce e semplifica i tempi di posa e le problematiche connesse con la sicurezza per il loro posizionamento, soprattutto se in doppia rete come nel caso in questione - anche la prerogativa di confezionare un calcestruzzo caratterizzato da elevate caratteristiche di tenacità. Gli elementi fibrosi vengono infatti miscelati e dispersi nella miscela con lo scopo di rinforzare la matrice del calcestruzzo, consentendole di opporsi alla propagazione del processo fessurativo, offrendo un eccellente ‘effetto cucitura’ che, in fase post-fessurativa, ovvero dopo l’innesco della fessurazione, impedisce alle stesse di proseguire e propagarsi in modo incontrollato. L’uso delle fibre, unitamente ad un mix design del calcestruzzo appositamente studiato da Calcestruzzi in funzione della resistenza ai carichi e della classe di esposizione richieste da progetto, ha permesso di realizzare una pavimentazione dalle elevate caratteristiche prestazionali ed estetiche. In base alla progettazione iniziale, la pavimentazione doveva

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TECNOLOGIE PAVIMENTAZIONI INDUSTRIALI E MASSETTI

rispondere a sollecitazioni di carico dinamico davvero importanti pari a 100 ton/ asse, cioè 1.000 kN/asse, requisito che è stato rispettato con la piastra fibrorinforzata”. La scelta del calcestruzzo fibrorinforzato ha inoltre consentito alla squadra di tecnici della Deltapav di impiegare una Laser-screed per la posa e la stesura della pavimentazione.

Un calcestruzzo per l’ambiente marino

Il prodotto fornito è un calcestruzzo i.idro Marine Concrete C35/45, ad alta resistenza, in classe di esposizione XS3, specifico per la realizzazione di elementi strutturali in ambiente marino o esposti a condizioni di elevata salinità – spiega Giorgio Bugnolo, Product Manager i.build di Calcestruzzi – È stato fornito dall’impianto di betonaggio Genova Porto e il mix design è stato appositamente studiato per garantire la durabilità di elementi strutturali

posizionati direttamente nell’ambiente marino o in prossimità della costa, soggetti quindi all’azione aggressiva del mare o dell’aerosol, del sole e del vento costante, e per conferire la necessaria lavorabilità richiesta dalla finitrice laser utilizzata per la posa della pavimentazione”. Si tratta di un calcestruzzo confezionato con cemento di altoforno Termocem Green 42,5 N CEM III/A 42,5 N, la cui composizione, conformemente a quanto previsto dalla norma EN 197-1, contiene il 35-64% di clinker, 36-65% di loppa granulata di altoforno e 0-5% di costituenti minori.

“Il contenuto di loppa granulata di altoforno, materiale di riciclo di pre-consumo proveniente dagli altoforni di lavorazione del minerale ferroso, contribuisce a conferire al calcestruzzo una resistenza agli ambienti moderatamente aggressiviconferma Bugnolo - Parliamo di contesti che prevedono la presenza di cloruri, acque moderatamente solfatiche e dilavanti, contatto con gliceridi. Il ridotto calore di idratazione, in relazione alla classe di resi-

stenza, facilita l’esecuzione di getti in calcestruzzo di elevato spessore riducendo il rischio di fessurazioni termiche. Inoltre, è importante anche sottolineare che il prodotto è caratterizzato da un contenuto di materiale di riciclo pre-consumo superiore al 30% (compreso tra il 36 e il 65%) e prodotti con emissioni di CO2 (Core Processes) inferiori a 550 kg/t, contro un dato di oltre 750 kg/t per un CEM I”.

I cementi della gamma eco.build di Italcementi (tra cui Termocem Green) sono prodotti sostenibili perché comportano il consumo limitato di risorse non rinnovabili e di territorio, un minor effetto serra legato alla loro produzione perché riducono la necessità di materiale da escavazione. Inoltre, utilizzano come costituenti materiali di riciclo pre o post-consumo che altrimenti sarebbero conferiti in discarica e quindi riducono anche le emissioni di CO2. “Questo spiega perché Termocem Green 42,5 N contribuisce al rispetto dei criteri nei sistemi di certificazione LEED (Leadership in Energy and Environmen-

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tal Design) e CAM (Criteri Ambientali

Minimi) - rileva ancora Bugnolo - Senza contare il conseguimento di punteggi prestazionali nelle analisi multicriteri per la valutazione della sostenibilità ambientale degli edifici secondo il protocollo ITACA (Innovazione e Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità Ambientale)”.

La posa della pavimentazione

Riguardo alla realizzazione dell’opera, l’esecuzione è stata effettuata in due tempi successivi. Partendo dal lato di ponte Canepa, nella prima fase, è stata posata una superficie di circa 7.500 m2. Successivamente, si è proceduto con il completamento della banchina, operando dal lato di ponte Ronco e stendendo altri 2.000 m2 circa di pavimentazione. Per la posa della pavimentazione e la stesura del calcestruzzo impiegato, gestita dai tecnici i.build si è avvalsa dell’ausilio della Laser Screed, una vibrofinitrice laser che

permette di ottimizzare la messa in opera dei pavimenti in calcestruzzo, dalle prime fasi alle rifiniture finali. “Questo macchinario, a controllo computerizzato, consente non solo di stendere e livellare il pavimento garantendo la planarità richiesta, ma anche di compattare la superficie, rendendola più forte, duratura e di facile manutenzione, aumentando al contempo la produttività giornaliera - rivela l’ingegner Canosa - La tecnologia Laser Screed permette, infatti, di controllare totalmente la superficie, assicurando, oltre al livellamento, un’accurata orizzontalità, fondamentale soprattutto in ambito industriale e in tutti gli ambienti in cui viene eseguito lo stoccaggio e lo spostamento continuo di vari materiali. Grazie all’uso di questa tecnologia, nel caso specifico, compatibilmente con la fornitura di quattro betoniere all’ora assicurata da Calcestruzzi, sono stati gettati circa 950 mq al giorno di pavimentazione, impiegando una squadra di lavoro mediamente composta da 6 unità”. La pavimentazione fibrorinforzata, dello

spessore medio di 24 cm (con ± 1 cm di tolleranza), è stata posata su una massicciata realizzata, secondo le indicazioni progettuali, con un sottofondo di stabilizzato a cemento, uno strato di misto granulare stabilizzato di 17 cm di spessore e uno di misto cementato di 40 cm. Una volta terminata, la superficie è stata rullata ad oltranza, per giorni, fino al raggiungimento del grado di addensamento (compattazione) richiesto. “Non è stato necessario apportare nessuna modifica al mix design del calcestruzzo che è risultato idoneo fin da subito - conferma Bugnolo - La scelta progettuale proposta da Calcestruzzi ha consentito di soddisfare pienamente la committenza che ha ottenuto, in tempi molto brevi, una nuova pavimentazione, in grado di migliorare l’operatività della banchina dello scalo così da favorire il lavoro di tutte le attività portuali e pienamente rispondente dal punto di vista strutturale a tutti i requisiti richiesti in fase di progetto, in termini di resistenza meccanica, rugosità e antiskid”.

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SOSTENIBILITÀ SOTTERRANEA

CON I CALCESTRUZZI HOLCIM, LA NUOVA METRO M4

DI MILANO RIVELA UN CUORE GREEN AVANZATO.

L’IMPIEGO DI CALCESTRUZZO LSC E DEL CEMENTO

32,5 POZZOLANICO PRODUCE UN BASSO SVILUPPO

DEL CALORE DI IDRATAZIONE E GARANTISCE UN’ELEVATA

L’apertura al pubblico, il 4 luglio scorso, del nuovo tratto della metropolitana M4 di Milano - che collega l’aeroporto di Linate a San Babila in soli 12 minuti - è stato già definito dal sindaco Beppe Sala, come “un fatto epocale” e l’inaugurazione ufficiale con la partecipazione del ministro alle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini e dell’amministratore delegato di Webuild - socio privato e appaltatore dei lavori, nell’ambito della società M4 - conferma l’importanza del momento, nel novero delle grandi opere nazionali.

La M4 o “Linea blu”, la nuova linea metropolitana della città di Milano, un’opera ingegneristica essenziale per lo sviluppo del capoluogo lombardo e il rafforzamento della sua posizione europea. Il percorso della M4 Milano collegherà la città da Est a Ovest, passando per il centro storico fino ad arrivare all’aeroporto di Linate. La lunghezza della linea, tra i due capolinea di Linate e San Cristoforo, è di 15 chilometri che saranno coperti in soli 30 minuti

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STRUTTURALI
E INFRASTRUTTURE
DURABILITÀ PROPRIO ALLE OPERE
OPERE CIVILI

di viaggio, con 21 stazioni per le fermate della M4 Milano.

La nuova linea della metro sarà interamente sotterranea e ad automazione integrale, senza conducente, una tecnologia innovativa che consente di usufruire di convogli driverless più efficienti e sicuri. La M4 attraverserà il centro storico di Milano permettendo spostamenti rapidi lungo la direttrice Est-Ovest della città, con una significativa riduzione del traffico su strada.

Oltre all’interscambio con l’aeroporto di Linate, l’opera avrà due stazioni di interscambio con la linea metropolitana esistente: con la linea rossa nella sta-

La M4 di Milano è uno dei più significativi progetti di mobilità sostenibile sotterranea in Europa: questa nuova linea della metropolitana a regime consentirà di evitare 75.000 tonnellate di emissioni di CO2 nell’aria. La metropolitana infatti contribuisce fortemente allo sviluppo di una mobilità più sostenibile in quanto comporta emissioni zero e ridimensiona il traffico automobilistico con considerevoli benefici sia per l’ambiente, sia per chi vive e lavora in città. Si calcola che l’avvio a regime delle nuove linee M4 e M5 possa ridurre di circa 30 milioni gli spostamenti annui su auto ma anche il 2% di emissioni inquinanti. Una volta terminata, la sola linea “La Blu” sarà in grado di trasportare 86 milioni di persone ogni anno, evitando più di 180.000 viaggi in auto ogni giorno.

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Un traguardo per la nuova mobilità d’Europa

MATERIALI OPERE CIVILI E

zione San Babila e con la linea verde in Sant’Ambrogio. La M4 sarà collegata alle linee ferroviarie suburbane nelle stazioni Forlanini FS, Dateo e San Cristoforo. Grazie a un breve collegamento pedonale all’esterno, che parte dalla stazione Sforza Policlinico, l’opera sarà collegata anche alla linea gialla nella stazione Missori.

Come mostra la mappa della M4 Milano in basso, il progetto prevede la realizzazione di due gallerie a binario singolo, una per direzione, 21 stazioni, 30 manufatti e un deposito officina. La Metro M4 si sviluppa prevalentemente nel perimetro del Comune di Milano, mentre per una piccola porzione si sviluppa nel territorio dei comuni di

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INFRASTRUTTURE

Segrate e Peschiera Borromeo, in prossimità del terminale orientale. A questa realizzazione ha contribuito in maniera significativa anche Holcim Italia e come afferma Calogero Santamaria, amministratore delegato della divisione Aggregati Calcestruzzi, la società ha assunto il ruolo di “attore fondamentale nella realizzazione della linea 4.

Abbiamo fornito circa 400.000 metri cubi di varie tipologie di calcestruzzi e con il recupero, la lavorazione e il riutilizzo nel calcestruzzo di circa 500.000 tonnellate di aggregati provenienti dagli scavi delle stazioni, Holcim ha contribuito in maniera determinante alla sostenibilità ed all’economia circolare dell’opera risparmiando risorse naturali”.

Soluzioni sostenibili e approccio circolare

Holcim ha fornito, dunque, in sei anni, circa 400.000 m3 di svariate tipologie di calcestruzzi strutturali e sostenibili realizzati con diversi materiali: cemento pozzolanico 32,5; C35 per fondazioni, elevazioni e solai; C30 per diaframmi; C40 per

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MATERIALI OPERE CIVILI E INFRASTRUTTURE

elevazioni e solai; calcestruzzo LSC (Low strenght Concrete) utilizzato soprattutto per riempimenti; Fibro 30, impiegato per le pavimentazioni; C35 autocompatto per la realizzazione dei pali; Spritzbeton per i micropali.

In particolare, il calcestruzzo LSC è un prodotto equiparabile a un terreno artificiale pompato che consente il riempimento di scavi e trincee con la possibilità di una facile rimozione con mezzi manuali. Il cemento 32,5 pozzolanico, utilizzato per la formulazione della quasi totalità del calcestruzzo fornito, è caratterizzato dal basso sviluppo del calore di idratazione ed è studiato per garantire elevata durabilità in opere strutturali in calcestruzzo esposte ad ambienti aggressivi (come la resistenza ai solfati) o in situazioni ove

sia richiesto un basso sviluppo del calore d’idratazione. È quindi certificato LH, in quanto per la sua composizione chimica e in conformità alle Normative di riferimento ottiene un calore di idratazione inferiore ai 270 J/g. Inoltre, la presenza di componenti ad attività pozzolanica e il ridotto tenore di C3A conferiscono al prodotto caratteristiche superiori di stabilità alle aggressioni ambientali ed un’alta resistenza agli attacchi chimici. Si tratta di un cemento resistente ai solfati secondo la Norma UNI EN 197-1 e quindi certificato SR. Dal 2021 i calcestruzzi confezionati con tali cementi sono entrati a far parte della famiglia ECOPact in quanto Holcim ha inoltre recuperato e lavorato nelle proprie cave gli aggregati provenienti dagli scavi (circa 500.000 ton) ri-

utilizzandoli nel calcestruzzo destinato all’opera stessa.

Questo processo permette di soddisfare le esigenze del cliente e consente di risparmiare le risorse naturali necessarie per la produzione del calcestruzzo, chiudendo il ciclo di vita del prodotto. Ciò ha reso il processo di realizzazione di M4 è perfettamente in linea con i principi dell’economia circolare e della sostenibilità in quanto le terre e le rocce provenienti dallo scavo delle stazioni della metropolitana sono state utilizzate in sostituzione degli aggregati necessari per la produzione del calcestruzzo. Come sostiene la stessa M4 S.p.A. la sostenibilità ambientale caratterizza anche la fase di costruzione della M4 ed Holcim ha contribuito a raggiungere questo obiettivo.

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95 Supply chain of concrete and precast industries 29-31 May 2024 - Piacenza, Italy CYBSEC-EXPO THE CYBER SECURITY EVENT EXHIBITION & CONFERENCE DEDICATED TO CYBER SECURITY & DATA PROTECTION www.cybsec-expo.it 29-31 May 2024 - Piacenza, Italy CYBSEC-EXPO THE CYBER SECURITY EVENT THE UTILITY CONSTRUCTION SHOW Pipeline & Gas Expo 29-31 May 2024 - Piacenza, Italy 3rd Edition 200/2022 PLNG22E Fiera certificata An exhibition audited by www.pgexpo.eu THE ONLY EUROPEAN EXHIBITION FULLY DEDICATED TO THE MID-STREAM SECTOR AND THE GAS, OIL & WATER DISTRIBUTION NETWORKS

PAVIMENTI PER L’INDUSTRIA LOGISTICA

ANSELMO MARCHETTI DI RESINSYSTEM, SPECIALISTA IN PAVIMENTI DI CALCESTRUZZO PER L’INDUSTRIA, CI PARLA DELLE TECNOLOGIE PIÙ ATTUALI DEL SETTORE E DELLE APPLICAZIONI PECULIARI IN UN SETTORE STRATEGICO DELL’INDUSTRIA. LA DISAMINA RIGUARDA LE PROBLEMATICHE PIÙ FREQUENTI CHE RICHIEDONO UN GRADO DI RESISTENZA AL TRANSITO DI CARICHI PESANTI

PARTICOLARMENTE IMPORTANTE

Molto tempo fa i pavimenti industriali venivano costruiti con le piastrelline in Gres (solitamente di misura 7,5X15 cm), sostituite poi dall’inizio degli anni Sessanta dalle piastrelle (da 25×25 cm) in “Korodur” o “Duromit”, con il passaggio successi-

vo, all’aumentare dei carichi d’esercizio, ai pavimenti in betoncino da 4+1 cm di strato d’usura (in gergo chiamato “pastina”). Sia le piastrelline, sia le piastrelle da 25×25 cm, infatti, non erano idonee a sopportare il transito di carrelli elevatori pesanti e con ruote in Vulkollan.

Ben presto, negli anni Settanta, questi materiali e applicazioni sono stati sostituiti con getti di calcestruzzo dallo spessore di 12-15 cm con strato d’usura leggero, detto a “spolvero o semina”, oppure con strato d’usura a spessore, detto “pastina”. L’evoluzione industriale, verso la fine

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dello stesso decennio, richiese pavimenti ad alte prestazioni ma a basso costo. Si iniziarono a costruire pavimenti in calcestruzzo con spolvero di indurenti a base di quarzo. Fu così che Gres, piastrelle in “Korodur” o “Duromit” e pavimenti con strato d’usura a “pastina” sparirono dal mercato sostituiti dal pavimento più economico in calcestruzzo con strato d’usura a “spolvero”.

Da quel momento l’industria del calcestruzzo, attraverso normative Europee, si è evoluta migliorando le prestazioni meccaniche del materiale tramite l’impiego di additivi performanti e adottando un’armatura costituita da fibre dapprima di acciaio (inizio anni ‘80) e successivamente in materiale sintetico (fine anni ‘80). Il cosiddetto Fiber Reinforced Concrete.

Le tendenze più recenti

Naturalmente le norme sui pavimenti industriali hanno portato qualche chiarezza a livello generale. È del 2005 la norma UNI 11146 “progettazione, esecuzione e collaudo dei pavimenti di calcestruzzo ad uso industriale”, seguita nel 2014 dalle istruzioni CNR 211 “Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione ed il controllo delle pavimentazioni in calcestruzzo”. Queste norme e istruzioni oggi vigenti trattano i pavimenti di calcestruzzo per l’industria senza distinguere i particolari costruttivi richiesti dalla destinazione d’uso, che richiedono esigenze prestazionali ed accorgimenti progettuali diversi.

Per quanto riguarda i pavimenti in calcestruzzo, ci sono diverse tendenze recenti che si applicano a vari settori, compreso

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quello logistico, e che corrispondono a pavimentazioni particolarmente richieste in ambito industriale. Anselmo Marchetti ci illustra qui alcune sue considerazioni tecniche che possono aiutare ad orientarsi nella scelta di un pavimento industriale per logistica e nella scelta del fornitore.

Senza giunti, una promessa impossibile

Il calcestruzzo è un impasto di pietrisco, sabbia e cemento. Alla composizione si possono aggiungere particolari additivi che vengono formulati dai più svariati produttori. Pertanto, il calcestruzzo è

simile ad un altro per la sola resistenza meccanica, ma non per la composizione. Costruire un pavimento “senza giunti” richiede un calcestruzzo dalla composizione studiata che ne possa ridurre il ritiro, cosa impossibile per un calcestruzzo esposto all’aria, non casserato e neppure costipato a rifiuto. Questo principio di base, dimenticato dai più, richiede di pre-qualificare la miscela per conoscerne il ritiro alle brevi stagionature (3 e 7 giorni), poiché gli aggregati presenti all’impianto verranno consumati nel tempo (ogni metro cubo di cls necessita di circa 1.800-1.900 kg di aggregati). Avere risultati a 28 giorni non servirebbe a nessuno. Quindi, successivamente, è opportuno

cautelarsi nell’isolare il pavimento dalle strutture presenti all’interno dell’immobile (perimetro, muri e pilastri) con giunti di isolamento e di contrazione. Pertanto, non è possibile costruire un pavimento “senza giunti”, ma con giunti limitati nel numero consentendo piastre con superficie più ampia dei soliti 4x4 m. La distanza tra i giunti di contrazione, a seconda della composizione del calcestruzzo, può essere calcolata, sulla scorta dei ritiri verificati del mix, maggiore ai soliti (18*h) +100. I pilastri devono comunque risultare sempre contorniati da giunti secondo lo schema, ormai collaudato, riportato di seguito. Non farlo sarebbe errato dal punto di vista tecnico.

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PAVIMENTAZIONI INDUSTRIALI E MASSETTI MATERIALI

Post tesi su massicciata

Sul territorio italiano sono presenti alcune aziende che propongono il pavimento post teso con strato d’usura a spolvero. Si può far riferimento al “Technical Report No 43 Post-tensioned concrete floors design handbook”, che tratta però la costruzione di solai post-tesi, non la costruzione di pavimenti poggianti su massicciata di sopporto. Non esistono norme specifiche per costruire un pavimento post teso su massicciata.

Nei progetti all’italiana ad esempio, il passo e la tipologia dei cavi stessi è uno standard (ma così non dovrebbe essere). Inoltre, il valore di prima tesatura dei cavi dovrebbe essere confrontato con le resistenze meccaniche del calcestruzzo in quel momento, ma non sempre avviene. Così come le tempistiche di prima tesatura devono essere rispettate, ma questo dipende dalla disponibilità del personale in cantiere. La distanza di sollevamento dei cavi deve rispettare parametri non sempre verificati in corso d’opera e la lunghezza dei trefoli è vincolata alle perdite di carico (rilassamento) dei trefoli, ma questa lunghezza raramente è supportata da calcoli. Un’armatura lenta, poi, deve essere posta in aree strategiche contro l’insorgere di stato fessurativo, ma sovente si trascura questo dettaglio. Un pavimento post teso aumenta la capacità strutturale, riduce le fessure e può eliminare fino al 95% dei giunti altrimenti necessari. Ma la costruzione richiede attente verifiche sui dettagli applicativi e pochissimi sono i tecnici in grado di verificarne la conformità.

Calcestruzzo, la vera soluzione

L’immobile industriale nel settore logistico necessita di tre aree chiave identificate come corsie strette, aree di libera circolazione, locale caricabatterie. Il pavimento di calcestruzzo per corsie strette necessita di una planarità molto restrittiva misurata su 1 metro ed i giunti di contrazione e costruzione devono cadere al centro degli scaffali. Mentre le aree di libera circola-

zione richiedono una planarità meno restrittiva come riportato nelle UNI 11146. Il locale carica batterie deve invece avere un rivestimento in resina cosiddetto multistrato ed il rivestimento deve proteggere i muri perimetrali del locale per una altezza di 60-70 cm.

Ma una domanda sorge spontanea: come è possibile ottenere una planarità restrittiva con una superficie in calcestruzzo? Dapprima la composizione del calcestruzzo deve essere progettata per ridurre i ritiri e preferibilmente avere al suo interno un agente riduttore del ritiro (comunemente noti come SRA ovvero Shrinkage Reducing Admixture). Impiegando questo agente nella composizione è possibile limitare il ritiro costruendo giunti di contrazione ad una distanza maggiore dei soliti [(18*h) +100] e ridurre l’imbarcamento (curling) dei bordi dei giunti trattato più avanti Quindi, la stesura del materiale deve avvenire con l’ausilio della laser screed, un macchinario a controllo computerizzato che consente di stendere e livellare il pavimento con buona tolleranza. I pilastri, inoltre, devono essere isolati dal pavimento ed i giunti devono proteggerne i quattro spigoli, contornandoli. La posa

dell’indurente per lo strato di usura, in terzo luogo, deve avvenire con una spolverina meccanizzata. Immediatamente, appena calpestabile, la superficie deve essere nebulizzata con uno stagionante chimico, di cui però si conosca il coefficiente di protezione o l’efficienza di curing del prodotto applicato e del loro dosaggio, che deve soddisfare una evaporazione dell’acqua d’impasto inferiore al 75% dopo 72 ore. A brevissimo tempo dall’ultimazione delle operazioni di finitura, si procederà al taglio dei giunti a distanze calcolate in subordine allo spessore ed alla composizione del calcestruzzo.

L’imbarcamento o curling delle piastre di calcestruzzo

Una delle problematiche che possono riguardare i pavimenti industriali in calcestruzzo è l’imbarcamento delle piastre o curling. Si riporta la definizione con la nota riportata nella stessa norma UNI 11146: “Deformazione di tutte le piastre di calcestruzzo dovuta alle contrazioni differenziali tra la parte superiore e quella inferiore (contatto con il supporto) della

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piastra a causa della diversa velocità di evaporazione dell’acqua tra i due strati. La deformazione si manifesta come un incurvamento concavo bidirezionale della piastra e sollevamento degli spigoli. Nota: questo fenomeno si manifesta su tutti i pavimenti e piazzali di calcestruzzo ed è una conseguenza dell’elevato rapporto tra superficie esposta all’aria e sezione della pavimentazione. La superficie superiore è infatti direttamente esposta all’evaporazione; quella inferiore è invece a contatto con il sottofondo e quindi meno interessata da tale fenomeno. Il calcestruzzo esposto all’aria è pertanto soggetto ad un’evaporazione più rapida, e quindi ad un maggior ritiro di quello a contatto con

il sottofondo. Piastre sottili (cioè con un elevato rapporto superficie/sezione), così come piastre realizzate su supporti impermeabili (barriere al vapore, pavimenti vecchi, solette, ecc.) tendono a subire un maggior imbarcamento delle piastre realizzate su supporto drenante”.

Il degrado si manifesta sui bordi delle giunzioni, per cui si rende indispensabile a posteriori, ed il più tardi possibile, l’intervento con il cosiddetto travetto in resina, il cui scopo è quello di preservare i bordi dei giunti da uno sbrecciarsi in modo prematuro sotto i carichi dinamici. Ma la contrazione differenziale tra superficie e fondo del pavimento non è la sola causa scatenante, molte sono le variabili

che rendono impossibile calcolare questa deformazione, tra queste: l’umidità relativa nell’ambiente che rende instabile il calcestruzzo; il ritiro del mix utilizzato; la forma degli aggregati; la presenza di un supporto impermeabile che non consente all’acqua d’impasto di drenare; il clima al momento del getto.

Poiché è stato provato che l’imbarcamento si manifesta dopo 72 ore dal getto, per verificare se le maestranze hanno operato secondo la regola d’arte, la planarità deve essere controllata entro questo lasso di tempo. Procedendo oltre sarà inevitabile che la deformazione incida sulle misurazioni con la conseguenza che non si potrà attribuire colpa alcuna alle maestranze.

100 Supply chain of concrete and precast industries
PAVIMENTAZIONI INDUSTRIALI E MASSETTI MATERIALI

LA FILIERA DEL CEMENTO E DEL CALCESTRUZZO PROTAGONISTA DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE, CON MATERIALI INNOVATIVI, AFFIDABILI E DURABILI.

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IL RAPPORTO DI SOSTENIBILITÀ 2021 (TERZA PARTE)

Le performance ambientali della filiera

Affinché la strategia di politica ambientale promossa dall’Unione europea abbia successo, questa deve necessariamente coinvolgere tutti indistintamente, dalle filiere produttive ai comportamenti dei cittadini. La filiera del cemento e del calcestruzzo italiana, consapevole del suo ruolo pivotale, si è già attivata non solo per ottimizzare gli attuali strumenti in proprio possesso per migliorare le performance ambientali, ma anche per adottarne di nuovi e più sfidanti e tecnologicamente avanzati, al fine di raggiungere l’obiettivo della neutralità carbonica del proprio processo produttivo e garantire il proprio contributo allo sviluppo della società del futuro. Ne è testimonianza la strategia di decarbonizzazione delineata a livello nazionale, elaborata da Federbeton in collaborazione con Kpmg, che prevede il ricorso a diverse leve operative e ad ambiti di intervento mirati per ridurre l’impatto carbonico della filiera stessa. In particolare, le principali leve sono rappresentate dall’incremento dell’utilizzo di

combustibili alternativi, dall’utilizzo di materiali di sostituzione per la produzione della farina cruda e dalla riduzione del rapporto clinker-cemento, dal ricorso a gas naturale e idrogeno in sostituzione di petcoke e carbone, dall’implementazione di tecnologie di carbon capture, storage and usage, nonché dal ricorso ad energia rinnovabile e a misure di efficientamento energetico.

Cemento

Nel capitolo seguente si riportano i risultati delle aziende associate ad Aitec per quanto riguarda le emissioni di CO2 e quelle dei principali macro-inquinanti, il recupero energetico dei combustibili contenenti biomassa e la CO2 evitata grazie a tale componente in essi presente.

Risultati

Per le sole aziende associate ad Aitec rendicontate nel presente Rapporto, la produzione di cemento è aumentata del 13,4%

rispetto al 2020, mentre quella del clinker del 14,9% rispetto all’anno precedente. A livello nazionale la produzione di cemento (20.621.037 tonnellate) è cresciuta del 14,2% rispetto al 2020. L’aumento della produzione è legato alla ripresa economica dopo l’anno contrassegnato dall’emergenza pandemica, a testimonianza di come il settore delle costruzioni, nel cui ambito l’industria del cemento riveste un ruolo importante, sia strategico per l’economia del Paese.

In linea con le passate edizioni del Rapporto viene fornito il dato specifico della CO2 emessa non solo rispetto alle tonnellate di clinker e cemento prodotte, ma anche rispetto al materiale cementizio prodotto. Osservando l’andamento delle emissioni specifiche di CO2, si può affermare che la CO2 per tonnellata di cemento prodotto è in calo (-0,6%) rispetto al 2020.

È scesa (-1,9%) anche la CO2 emessa per tonnellata di clinker prodotto e quella per tonnellata di cementizio prodotto (-1,5%). Questi andamenti sono stati positivamente influenzati dal maggior utilizzo di combustibili alternativi. In aumento (+17,9%)

102 Supply chain of concrete and precast industries ENTI E ASSOCIAZIONI
IN QUESTO CAPITOLO DEL DOCUMENTO ANNUALE DI FEDERBETON, LA FILIERA DEL CEMENTO E DEL CALCESTRUZZO NELL’IMPEGNO AMBIENTALE. STRATEGICA L’ADOZIONE DI NUOVI STRUMENTI E TECNOLOGIE PER RIDURRE LA CO2

PRODUZIONE CLINKER E CEMENTO

rispetto al 2020 la CO2 evitata grazie alla componente di biomassa contenuta nei combustibili alternativi, in linea con l’aumento del tasso di recupero di energia da biomassa, cresciuto di 0,6 punti percentuali rispetto al 2020. I dati mostrano però come i tassi di utilizzo dei combustibili di recupero contenenti biomassa siano ancora troppo bassi e gli incrementi di utilizzo ancora limitati, per influenzare in maniera consistente i livelli di CO2 emessa, come sarebbe invece auspicabile.

Sfide e impegni

In linea con le passate edizioni del Rapporto viene fornito il dato specifico della CO2 emessa non solo rispetto alle tonnellate di clinker e cemento prodotte4, ma anche rispetto al materiale cementizio4 prodotto.

Osservando l’andamento delle emissioni specifiche di CO2, si può affermare che la CO2 per tonnellata di cemento prodotto è in calo (-0,6%) rispetto al 2020.

l’andamento delle emissioni specifiche di CO , si può affermare che la CO per tonnellata di cemento prodotto è in calo -0,6%) rispetto al 2020. È scesa (-1,9%) anche la CO emessa per tonnellata di clinker prodotto e quella per tonnellata di cementizio prodotto -1,5%). Questi andamenti sono stati positivamente influenzati dal maggior utilizzo di combustibili alternativi.

È scesa (-1,9%) anche la CO2 emessa per tonnellata di clinker prodotto e quella per tonnellata di cementizio prodotto (-1,5%). Questi andamenti sono stati positivamente influenzati dal maggior utilizzo di combustibili alternativi.

In aumento +17,9%) rispetto al 2020 la CO evitata grazie alla componente di biomassa contenuta nei combustibili alternativi, in linea con l’aumento del tasso di recupero di energia da biomassa, cresciuto di 0,6 punti percentuali rispetto al 2020. dati mostrano però come tassi di utilizzo dei combustibili di recupero contenenti biomassa siano ancora troppo bassi e gli incrementi di utilizzo ancora limitati, per influenzare in maniera consistente livelli di CO emessa, come sarebbe invece auspicabile.

Il Green Deal europeo, come noto, chiama i singoli Paesi e le filiere produttive che vi appartengono a un impegno scandito da obiettivi ambientali ambiziosi: la riduzione del 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, e la neutralità climatica al 2050.

In aumento (+17,9%) rispetto al 2020 la CO2 evitata grazie alla componente di biomassa contenuta nei combustibili alternativi, in linea con l’aumento del tasso di recupero di energia da biomassa, cresciuto di 0,6 punti percentuali rispetto al 2020.

I dati mostrano però come i tassi di utilizzo dei combustibili di recupero contenenti biomassa siano ancora troppo bassi e gli incrementi di utilizzo ancora limitati, per influenzare in maniera consistente i livelli di CO2 emessa, come sarebbe invece auspicabile.

materiale cementizio è definito come tutto il clinker prodotto, sia quello utilizzato per la produzione dei cementi/ leganti che quello venduto direttamente, più il gesso, più tutti i materiali eventualmente miscelati con il clinker per produrre cementi e/o i leganti (ad esempio calcari, loppe, ceneri volanti, pozzolane, polveri di processo). Sono incluse nel cementizio eventuali quantità di componenti minerali (loppe, ceneri volanti e pozzolane) processati e venduti separatamente come sostituti del cemento. Il clinker acquistato da terzi e usato per la produzione dei cementi e/o leganti è escluso.

Sulla base di tali obiettivi, il settore del cemento ha delineato la propria strategia per una transizione verde. La messa

EMISSIONI SPECIFICHE OSSIDI DI ZOLFO SO2

EMISSIONI SPECIFICHE OSSIDI DI ZOLFO SO2

Il materiale cementizio è definito come tutto il clinker prodotto, sia quello utilizzato per la produzione dei cementi/ leganti che quello venduto direttamente, più il gesso, più tutti i materiali eventualmente miscelati con il clinker per produrre i cementi e/o i leganti (ad esempio calcari, loppe, ceneri volanti, pozzolane, polveri di processo). Sono incluse nel cementizio eventuali quantità di componenti minerali (loppe, ceneri volanti e pozzolane) processati e venduti separatamente come sostituti del cemento. Il clinker acquistato da terzi e usato per la produzione dei cementi e/o leganti è escluso.

EMISSIONI SPECIFICHE POLVERI

EMISSIONI SPECIFICHE POLVERI

I consumi termici sono rimasti pressoché costanti nel triennio. Negli anni, infatti, l’intensità di energia termica

I consumi termici sono rimasti pressoché costanti nel triennio. Negli anni, infatti, l’intensità di energia termica ha continuato a diminuire gradualmente fino a livelli costanti, grazie alla sostituzione dei forni meno performanti con forni che includono sistemi di recupero del calore, consentendo di pre-riscaldare e pre-calcinare le materie prime prima dell’ingresso nel forno. In diminuzione consumi elettrici (espressi come kWh/t cemento): -3,2% rispetto al 2020, per le variazioni del mix tra i tipi di cemento prodotti.

103 Supply chain of concrete and precast industries
Rapporto di sostenibilità 2021 www.federbeton.it
4 0.000 6.000.000 4.000.000 Produzione clinker Produzione cemento 2.000.000 10.000.000 8.000.000 12.000.000 TONNELLATE 14.000.000 16.000.000 18.000.000 2019 13.831.819 16.393.539 12.380.805 15.681.135 14.227.656 17.780.433 2020 2021
0,00 300 200 100 500 400 600 TONNELLATE 700 800 900 2019 689 634 816 650 0 50.000 100.000 150.000 TONNELLATE ANNO 200.000 250.000 400.000 300.000 350.000 2019 311.615 EMSSIONI
CARBONICA EMISSIONI CO2 EVITATE BIOMASSA Rapporto di sostenibilità 2021 www.federbeton.it 29 In linea con le passate edizioni del Rapporto viene fornito il dato specifico della CO2 emessa non solo rispetto alle tonnellate di clinker e cemento prodotte , ma anche rispetto al materiale cementizio prodotto. Osservando
SPECIFICHE
4 0.000 6.000.000 4.000.000 Produzione clinker Produzione cemento 12.000.000 TONNELLATE 14.000.000 18.000.000 2019 13.831.819 16.393.539 12.380.805 15.681.135 14.227.656 17.780.433 2020 2021 PRODUZIONE CLINKER E CEMENTO 0,00 300 200 Per tonnellata di cemento Per tonnelata di clinker 100 500 400 600 TONNELLATE 800 2019 689 634 816 2020 650 638 823 646 628 2021 Per tonnellata di cementizio 807 0 50.000 100.000 150.000 TONNELLATE ANNO 200.000 250.000 400.000 300.000 350.000 2019 311.615 369.564 313.344 2020 2021 EMSSIONI SPECIFICHE ANIDRIDE CARBONICA EMISSIONI CO2 EVITATE UTILIZZANDO BIOMASSA Le perfomance ambientali della filiera 0,0 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 6,0 7,0 8,0 9,0 10,0 % 2019 7,4 8,4 9,0 2020 2021 0 200 400 600 g/tclinker 800 1.000 1.200 2019 1.006 1.063 1.002 2020 2021 RECUPERO ENERGIA DA BIOMASSA (% su energia termica per la produzione di clinker) EMISSIONI SPECIFICHE OSSIDI DI AZOTO NOX Per quanto riguarda i principali macro-inquinanti emessi e monitorati in continuo negli impianti di produzione del cemento, risultano in aumento gli ossidi di azoto (+61 g/t clinker) e gli ossidi di zolfo (+7 g/t clinker); si registra un lieve aumento delle polveri totali (+0,6 g/t clinker), ma comunque con valori inferiori a quelli del 2019. Tali incrementi rientrano comunque nell’ambito delle normali oscillazioni dei dati registrabili. 31 0 10 20 30 40 50 60 70 80 g/tclinker 2019 74 62 69 2020 2021 0 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 6,0 7,0 8,0 g/tclinker 2019 6,7 5,3 5,9 2020 2021
Le perfomance ambientali della filiera 2019 7,4 8,4 9,0 2020 2021 0 200 400 600 800 1.000 1.200 2019 1.006 1.063 1.002 2020 2021 RECUPERO ENERGIA DA BIOMASSA (% su energia termica per la produzione di clinker) EMISSIONI SPECIFICHE OSSIDI DI AZOTO NOX Per quanto riguarda principali macro-inquinanti emessi e monitorati in continuo negli impianti di produzione del cemento, risultano in aumento gli ossidi di azoto (+61 g/t clinker) e gli ossidi di zolfo +7 g/t clinker); si registra un lieve aumento delle polveri totali (+0,6 g/t clinker), ma comunque con valori inferiori a quelli del 2019. Tali incrementi rientrano comunque nell’ambito delle normali oscillazioni dei dati registrabili. 31 0 10 20 30 40 50 60 70 80 g/tclinker 2019 74 62 69 2020 2021 0 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 6,0 7,0 8,0 g/tclinker 2019 6,7 5,3 5,9 2020 2021
ha continuato a diminuire gradualmente fino a livelli costanti, grazie alla sostituzione dei forni meno performanti con forni che includono sistemi di recupero del calore, consentendo di pre-riscaldare e pre-calcinare le materie prime prima dell’ingresso nel forno. In diminuzione i consumi elettrici (espressi come kWh/t cemento): -3,2% rispetto al 2020, per le variazioni del mix tra tipi di cemento prodotti. Le perfomance ambientali della filiera Rapporto di sostenibilità 2021 www.federbeton.it 0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0 GJ / tclinker 2019 3,6 3,6 3,5 2020 2021 0 20 40 60 80 100 120 140 kWh tcemento 2019 120 118 114 2020 2021 CONSUMO SPECIFICO ENERGIA TERMICA CONSUMO SPECIFICO ENERGIA ELETTRICA

ENTI E ASSOCIAZIONI

a terra della strategia dipenderà però non solo dall’impegno e dallo sforzo dell’industria, ma anche dall’evoluzione del contesto normativo, così come soprattutto dal sostegno economico del Governo e dei Ministeri competenti. Il settore è già impegnato nella decarbonizzazione, per la quale dovrà mettere in campo investimenti per 4,2 miliardi di euro, oltre a extra-costi operativi pari a circa 1,4 miliardi annui (dati emersi dalla strategia di decarbonizzazione del settore).

È una sfida più impegnativa che per altri comparti. Nella produzione di cemento, infatti, il 60-70% delle emissioni dirette di CO2 deriva dalle stesse reazioni chimiche di processo ed è quindi incomprimibile. Ciò rende necessario il ricorso alla cattura della CO2, una tecnologia legata a investimenti ben superiori rispetto a quelli di altri settori energivori. Gli investimenti e i costi incrementali legati alla decarbonizzazione necessitano di una protezione dalle produzioni provenienti da Paesi extra UE, con standard ambientali e costi più bassi, soprattutto alla luce della crisi energetica che sta investendo l’Europa, aggravata dai recenti risvolti in politica internazionale, che sta minando anche la competitività dell’industria del cemento.

In Italia la situazione è più critica rispetto al resto dell’Europa, perché il cemento è un materiale facilmente trasportabile via mare e l’Italia, con i suoi 8.000 km di coste e la contiguità con i Paesi extra EU del Mediterraneo, che hanno una capacità produttiva in esubero e una struttura di costo più competitiva, è particolarmente esposta all’importazione.

Il rischio di delocalizzazione è dunque concreto e si manifesta in un momento storico che vede il cemento indispensabile per lo sviluppo del Paese. Considerando l’abbondanza di risorse (in particolare quelle offerte dal PNRR) e di progetti infrastrutturali avviati o pronti a partire, e ancora gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e quelli a completamento del patrimonio infrastrutturale nazionale, penalizzare

il settore significa penalizzare il primo anello di un’importante e lunga catena. Tutto questo, senza contare le ricadute per l’indotto.

Si rendono pertanto necessarie misure strutturali a difesa e tutela dell’industria e non solo di carattere emergenziale. Sul fronte dell’energia elettrica è necessario incentivare l’utilizzo delle fonti rinnovabili da parte delle imprese maggiormente energivore. Altre misure urgenti riguardano invece la compensazione dei costi indiretti della CO2, la tutela del settore nei confronti delle importazioni extra UE, come già evidenziato, e il sostegno alla politica di decarbonizzazione: introdurre rapidamente il meccanismo di adeguamento CBAM (Carbon Border Adjustement Mechanism), previsto nel pacchetto Fit for 55, che contempli misure per proteggere la competitività dell’industria nazionale del cemento dalle importazioni da paesi extraeuropei; sostenere le imprese nello sviluppo di tecnologie break-through, strategiche per la decarbonizzazione (cattura e stoccaggio di CO2, utilizzo di idrogeno nel processo di produzione del cemento e così via); inserire il settore nell’elenco di quelli a cui sono destinate le agevolazioni per gli oneri indiretti della CO2 legati ai costi dell’energia.

Focus: il principio di neutralità dei materiali da costruzione per la sostenibilità nel ciclo di vita

La comunità scientifica internazionale è concorde nell’affermare che una accurata valutazione della sostenibilità ambientale degli edifici non possa prescindere dall’approccio Life Cycle, ovvero esteso al ciclo di vita del prodotto edilizio, considerando pertanto gli impatti ambientali legati alle fasi di produzione dei materiali e componenti, all’uso e al fine vita, nonché i benefici attesi dalle attività potenziali di riuso e riciclo dei materiali al termine della vita utile. In quest’ottica, le conclusioni derivanti da studi che analizzino la sola

fase di estrazione/produzione del prodotto non risulterebbero sufficientemente attendibili.

In questa logica, e sulla base della più recente bibliografia scientifica, il dossier “Principio di neutralità dei materiali da costruzione per la sostenibilità dell’edificio nel ciclo di vita”, realizzato dall’architetto Caterina Gargari e dal professor Fabio Fantozzi dell’Università di Pisa, offre una lettura critica dei risultati emersi da numerosi studi internazionali sulla valutazione della sostenibilità ambientale degli edifici e sul contributo dei materiali da costruzione in tale ambito.

Gli studi analizzati dall’Università di Pisa portano alla conclusione che ogni indicazione generica verso l’utilizzo di un elemento, un componente o addirittura un materiale, possa risultare fuorviante senza che i benefici di tale utilizzo siano puntualmente verificati attraverso una valutazione condotta con metodologie armonizzate, per scenari tecnologici ed economici concreti. Il dossier evidenzia come per la valutazione della sostenibilità delle costruzioni sia necessario adottare innanzitutto una metodologia di analisi univoca.

Il gruppo di lavoro TC350 del CEN negli ultimi 10 anni ha sviluppato un apposito quadro normativo per la valutazione della sostenibilità ambientale degli edifici secondo la metodologia LCA (Life Cycle Assessment), di concerto con i principali stakeholder in ambito edilizio e con i referenti dei diversi Stati membri. La norma EN 15978:2011 Sostenibilità delle costruzioni - Valutazione della prestazione ambientale degli edifici - Metodo di calcolo definisce una nomenclatura comune e linee guida per la valutazione del ciclo di vita dell’edificio, sulla base dell’equivalente funzionale, che è una rappresentazione delle caratteristiche tecniche e delle funzionalità dell’edificio.

Di fatto, per garantire obiettività e valenza scientifica dei risultati della analisi LCA, la norma esclude la possibilità di confrontare gli impatti ambientali degli edifici o di parti di essi a meno che non si utilizzi il medesimo metodo LCA e si

104 Supply chain of concrete and precast industries

produzione dei materiali e componenti.

4.2.CALCESTRUZZO PRECONFEZIONATO

4.2.1. RISULTATI

prenda in considerazione lo stesso equivalente funzionale, escludendo quindi ogni possibilità di confronto tra materiali, in accordo con quanto più chiaramente previsto dalla EN15804 Sostenibilità delle costruzioni - Dichiarazioni ambientali di prodotto - Regole quadro di sviluppo per categoria di prodotto. Mentre a scala generale si è arrivati quindi ad una armonizzazione del metodo impiegato per le valutazioni LCA dell’edificio, la valutazione del contributo ambientale fornito dai processi di sequestro del carbonio dei materiali rinnovabili, si basa ancora su approcci tra loro contrastanti, evidenziando la necessità di identificare una metodologia univoca di calcolo.

Allo stesso tempo, gli studi analizzati nel dossier hanno posto l’attenzione su quanto evidenziato in premessa ovvero la necessità di condurre analisi sull’intero ciclo di vita del prodotto edilizio, in modo da tenere in considerazione numerosi e influenti aspetti che verrebbero invece omessi fermandosi alla sola fase di

Ad esempio, gli impatti associati al fine-vita del prodotto edilizio sono fortemente influenzati dalla definizione dello scenario di analisi, dai condizionamenti tecnologici locali e possono invertire il valore degli indicatori di impatto ambientale calcolato nella fase di produzione portando quindi, se trascurati o non correttamente valutati, ad errori sostanziali. La durabilità è elemento discriminante nella determinazione degli impatti ambientali nel ciclo di vita degli edifici. Il trasporto dal luogo di estrazione al cantiere è un dato rilevante nella caratterizzazione degli impatti, ancor più in uno scenario nazionale di importazione, come quello italiano. Tutto ciò premesso, è auspicabile che, in ambito nazionale ed europeo, vengano promossi strumenti di Life Cycle Assessment per analizzare gli impatti di un’opera integralmente e lungo l’intero ciclo di vita della stessa, evitando dunque un approccio prescrittivo, ma favorendo invece quello prestazionale.

Calcestruzzo preconfezionato

Nel capitolo seguente si riportano i risultati delle aziende di produzione di calcestruzzo rendicontate, per quanto riguarda i sistemi di gestione delle acque presenti nelle centrali di betonaggio, i sistemi di raccolta polveri e di mitigazione del rumore adottati negli impianti, nonché i dati relativi ai consumi energetici per la produzione.

Le perfomance ambientali della filiera

Nel capitolo seguente si riportano i risultati delle aziende di produzione di calcestruzzo rendicontate, per quanto riguarda i sistemi di gestione delle acque presenti nelle centrali di betonaggio, i sistemi di raccolta polveri e di mitigazione del rumore adottati negli impianti, nonché i dati relativi ai consumi energetici per la produzione.

4.2.1.

Il consumo elettrico specifico degli impianti (produzione e attività a supporto) assume un valore basso, pari a 2,6 kWh/mc di calcestruzzo prodotto, con una diminuzione del 16,1% rispetto al 2020. Tale calo è legato all’aumento di produzione rilevato nel 2021 rispetto al 2020, anno nel quale gli impianti sono rimasti fermi per alcuni mesi, durante la crisi pandemica, mentre i consumi elettrici sono rimasti invariati, nonostante il fermo produttivo, perché legati ad alcune parti degli impianti che non era stato possibile fermare, come evidenziato nella scorsa edizione del Rapporto di sostenibilità. Si riporta in figura l’andamento del consumo elettrico specifico nel triennio 2019 – 2021. Tali indicatori sono stati ricalcolati rispetto alla passata edizione del Rapporto, per una rettifica delle voci di consumo considerate dalle Aziende e comunicate per la rendicontazione.

Il consumo elettrico specifico degli impianti (produzione e attività a supporto) assume un valore basso, pari a 2,6 kWh/ mc di calcestruzzo prodotto, con una diminuzione del 16,1% rispetto al 2020. Tale calo è legato all’aumento di produzione rilevato nel 2021 rispetto al 2020, anno nel quale gli impianti sono rimasti fermi per alcuni mesi, durante la crisi pandemica, mentre i consumi elettrici sono rimasti invariati, nonostante il fermo produttivo, perché legati ad alcune parti degli impianti che non era stato possibile fermare,

CONSUMO SPECIFICO ENERGIA ELETTRICA

Come l’anno precedente, la totalità delle aziende partecipanti è dotata di sistemi di abbattimento delle polveri. In particolare si tratta sia di sistemi di captazione puntuali (ai sili di stoccaggio di cemento e ceneri volanti e ai punti di carico del calcestruzzo in autobetonira), sia di sistemi di contenimento delle polveri diffuse (generate ad es. dal trasporto degli aggregati, dal passaggio dei veicoli, ecc.).

Rimane costante al 50%7 la percentuale delle aziende dotata di sistemi di mitigazione del rumore in impianto, in prevalenza attribuibile alla fase di carico del calcestruzzo in autobetoniera, al transito dei veicoli e alla movimentazione degli aggregati.

Come nel 2020, il 75% fra le aziende partecipanti è dotato di sistemi di raccolta e riutilizzo delle acque di processo e di conteggio delle acque riutilizzate.

Come nel 2020, la totalità delle aziende partecipanti è dotata di un sistema di raccolta delle acque di prima pioggia.

Nel 2021, il prelievo specifico di acqua utilizzata negli stabilimenti per il processo produttivo, la pulizia dei mezzi, l’abbattimento delle polveri, per eventuali sistemi di raffreddamento o per uso sanitario, ecc. è

stato pari a 209,4 l/mc. Della totalità delle acque prelevate, il 17% è stato rappresentato da acqua potabile, il

105 Supply chain of concrete and precast industries
RISULTATI
0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0 kWh/mc calcestruzzo 2019 3,0 3,1 2,6 2020 2021

come evidenziato nella scorsa edizione del Rapporto di sostenibilità. Si riporta in figura l’andamento del consumo elettrico specifico nel triennio 2019 – 2021. Tali indicatori sono stati ricalcolati rispetto alla passata edizione del Rapporto, per una rettifica delle voci di consumo considerate dalle Aziende e comunicate per la rendicontazione.

Come nel 2020, la totalità delle aziende partecipanti è dotata di un sistema di raccolta delle acque di prima pioggia. Nel 2021, il prelievo specifico di acqua utilizzata negli stabilimenti per il processo produttivo, la pulizia dei mezzi, l’abbattimento delle polveri, per eventuali sistemi di raffreddamento o per uso sanitario, ecc. è stato pari a 209,4 l/mc. Della totalità delle acque prelevate, il 17% è stato rappresentato da acqua potabile, il 79% da acque sotterranee, il 4% da acque superficiali. Le acque recuperate in impianto e riutilizzate per la produzione di calcestruzzo hanno rappresentato il 22% rispetto al prelievo totale di acqua. Quest’ultimo dato è influenzato sia dalle norme sulla qualità dell’acqua da utilizzare per la produzione del calcestruzzo, che ne fissano i requisiti e di conseguenza l’idoneità, che dalle specifiche applicazioni del calcestruzzo prodotto, per cui non sempre è possibile utilizzare tutta l’acqua recuperata.

Sfide e impegni

Il settore del calcestruzzo può contribuire in maniera fondamentale alla decarbonizzazione delle costruzioni europee, grazie innanzitutto alla durabilità conferita alle strutture, che ne allunga la vita utile e di conseguenza riduce il consumo di risorse e gli impatti legati alla manutenzione e al fine vita. Il calcestruzzo è, inoltre, un materiale dotato di elevata capacità termica, caratteristica che rende gli edifici efficienti energicamente, riducendo le emissioni di CO2 legate ai consumi energetici per il riscaldamento ed il raffrescamento degli ambienti. A ciò si aggiunge il contributo della ricarbonatazione ovvero il naturale processo di assorbimento della

CO2 nell’aria da parte del cemento contenuto nel calcestruzzo, che dovrà essere riconosciuto come carbon sink nel calcolo dell’impronta carbonica delle costruzioni in calcestruzzo, nonché ai fini della rendicontazione dei gas serra per gli inventari nazionali delle emissioni.

Affinché il calcestruzzo possa esprimere in pieno questi suoi valori, il settore dovrà incrementare la ricerca già in atto per ridurre l’impronta carbonica del materiale. Importante sarà anche il dialogo con il mondo della progettazione. La conoscenza delle reali potenzialità del materiale ne consentirebbe un utilizzo più efficace. L’impiego di calcestruzzi più performanti consentirebbe, ad esempio, di limitare le quantità in gioco pur mantenendo elevati i livelli prestazionali.

Altro elemento necessario sarà l’utilizzo del Life Cycle Assessment esteso a tutto il ciclo di vita e possibilmente al post vita dell’opera, come evidenziato dal dossier presentato nel Focus del presente Rapporto. Solo in questo modo si riusciranno a individuare le soluzioni progettuali idonee dal punto di vista della sostenibilità, compresa la scelta più corretta del materiale da costruzione o della combinazione dei materiali. Dovrà pertanto essere promosso questo strumento fra committenze e progettisti pubblici e privati, attraverso l’applicazione del criterio di utilizzo di metodiche di LCA e LCC (Life Cycle Costing) nella progettazione previsto dai CAM per l’edilizia e attraverso attività di formazione dei progettisti sul tema LCA. Federbeton sta lavorando, anche in collaborazione con altre associazioni, per la promozione dell’approccio LCA, operando a livello istituzionale, comunicativo e formativo.

Manufatti in calcestruzzo

Nel capitolo seguente si riportano i risultati delle aziende di produzione dei manufatti prefabbricati in calcestruzzo rendicontate, per quanto riguarda i sistemi di gestione delle acque presenti negli stabilimenti di produzione, i sistemi di raccolta polveri e di mitigazione del rumore adot-

tati negli impianti, nonché i dati relativi ai consumi energetici per la produzione. Il comparto dei manufatti prefabbricati in calcestruzzo attua cicli industriali completi, che hanno come output prodotti finiti. Tali cicli di lavorazione si svolgono in stabilimento e non in cantiere, razionalizzando così l’utilizzo di energia, acqua e materie prime. Pertanto i dati qui esposti devono essere letti considerando questa peculiarità.

Risultati

I consumi di acqua delle aziende rendicontate comprendono sia l’acqua riferita all’attività produttiva (confezionamento del calcestruzzo, lavaggio piazzali, lavaggio mezzi, lavaggio manufatti, abbattimento delle polveri, eventuali sistemi di trattamento termico), sia quella necessaria ad altri utilizzi (uffici, servizi, altri utilizzi). E’ bene specificare anche che il consumo di acqua varia in base alle caratteristiche dei diversi prodotti. Il consumo specifico di acqua registrato nel 2021 è stato di 0,3 mc/mc di calcestruzzo prodotto, dato comprensivo della quota parte delle acque di recupero. Non si riporta la percentuale di acque di recupero utilizzate, in quanto non tutte le aziende partecipanti erano in possesso di tale conteggio.

Dai dati raccolti è emerso che il 68% fra le aziende partecipanti è dotato di sistemi di raccolta e riutilizzo delle acque di processo; il 42% è dotato di sistemi di conteggio delle acque riutilizzate.

Il consumo elettrico totale degli stabilimenti del campione assume un valore pari a 11,8 kWh/mc di calcestruzzo prodotto, con riferimento sia all’attività produttiva (compresa la premiscelazione, la vibrazione, l’eventuale maturazione accelerata, ...), che ad altri utilizzi (uffici, servizi, ecc.). Non è stato possibile rilevare il consumo di energia esclusivamente legato alla produzione dei manufatti, visto che in molti casi il consumo di energia riportato in bolletta rappresenta il totale dell’energia utilizzata. Una parte dei consumi elettrici risulta coperta dall’impiego

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di impianti fotovoltaici. Negli stabilimenti produttivi viene utilizzato anche gas per i necessari consumi di energia termica, sia per l’attività produttiva, che per le attività accessorie, il cui consumo specifico nel 2021 è stato pari a 1,5 Smc/mc di calcestruzzo prodotto.

Il 95% delle aziende rendicontate è dotata nei propri stabilimenti di sistemi di raccolta delle polveri per i sili di stoccaggio del cemento, il 74% di sistemi di raccolta delle polveri ai punti di carico del calcestruzzo, mentre il 42% è dotato di sistemi di contenimento delle polveri diffuse, generate dal trasporto degli aggregati o dal passaggio dei veicoli.

Relativamente ai rumori prodotti da alcune particolari lavorazioni, il 68% delle aziende è dotato di specifici sistemi di mitigazione. Molti stabilimenti produttivi sono anche dotati di barriere arboree al confine, atte alla mitigazione del rumore e della diffusione di polveri.

Nell’indagine è stata valutata anche l’applicazione di certificazioni in materia ambientale e della sicurezza negli impianti. E’ risultato che nel 2021 le aziende partecipanti hanno avuto cinque certificazioni ISO 14001, due certificazioni ISO 45001, una certificazione ISO 50001, tre certificazioni EPD (Environmental Product Declaration) e quattro certificazioni utili ai fini CAM (Criteri Ambientali Minimi) del Ministero della Transizione Ecologica per l’attestazione del contenuto di riciclato/recuperato/sottoprodotto nei manufatti prodotti, ma il 40% degli impianti delle aziende partecipanti ha comunque implementato un sistema di gestione, non sottoposto a certificazione di parte terza.

Sfide e impegni

Il comparto dei manufatti in calcestruzzo può fornire un contributo essenziale al raggiungimento della carbon neutrality al 2050 delineata dall’European Green Deal grazie ad alcune sue caratteristiche intrinseche: oltre alle già citate peculiarità del calcestruzzo (durabilità, elevata capacità termica, ...), vanno considerati

i vantaggi derivanti da una produzione ingegnerizzata e realizzata in stabilimenti in condizioni rigorosamente controllate. Tra questi si citano, ad esempio: l’ottimizzazione delle sezioni, e di conseguenza del quantitativo di materiali utilizzati, e la ridotta produzione di residui di produzione. Il montaggio in cantiere a secco rende il processo più veloce e semplice e riduce l’impatto del cantiere in termini di rumori, polveri e tempi di esecuzione, oltre a facilitare le operazioni di manutenzione straordinaria e gli eventuali ampliamenti durante la vita dell’opera; la disassemblabilità delle opere consente il riutilizzo a fine vita o una demolizione selettiva. Cogliendo la sfida del Green Deal, le aziende del settore si impegnano inoltre a ridurre ulteriormente l’impatto ambientale, attraverso: l’incremento del riutilizzo dell’acqua di recupero proveniente dal processo (per esempio, quella derivante dal lavaggio degli impianti e dei mezzi e quella ottenuta trattando il calcestruzzo che rimane nell’impianto a fine ciclo), nonché la raccolta e l’uso di acque meteoriche; la riduzione dei consumi di energia utilizzata nel processo produttivo (per esempio, nelle operazioni di maturazione artificiale dei manufatti o nel trattamento delle acque di recupero) e per il riscaldamento, ottenuta attraverso un miglioramento dell’efficienza degli impianti esistenti,

oltre al progressivo passaggio all’utilizzo e alla produzione di energia da fonti rinnovabili; un’attenta selezione dei fornitori, tale da ridurre le distanze di approvvigionamento; l’impiego, nei prodotti destinati alle coperture e alle pareti, di materiali per la coibentazione e l’impermeabilizzazione sempre più sostenibili e che favoriscano il disassemblaggio a fine vita.

Le aziende del settore, inoltre, si stanno dotando di certificazioni ambientali a livello di prodotti, di edifici o di sistema di gestione, come per esempio EPD, certificazioni ISO 14001, certificazioni valide ai fini del protocollo LEED. Analogamente a quanto attuato nell’ambito della circolarità, anche per il tema della sostenibilità, vista la centralità dell’argomento, Assobeton ha istituito un proprio Comitato Sostenibilità con l’obiettivo di definire una strategia condivisa e si impegna, con il supporto fattivo delle aziende associate, a rafforzare il presidio dei tavoli istituzionali nei quali si stanno sviluppando le linee strategiche e normative. Le attività di informazione e formazione destinate alle aziende associate, ai progettisti ed agli utilizzatori verranno potenziate, così come lo sarà l’assistenza ed il supporto alle aziende associate nel perseguire la transizione ecologica.

(3 - continua)

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IL DIAMANTE DELLA PROFESSIONALITÀ

HA ILLUMINATO VENEZIA LA PRESTIGIOSA ASSEMBLEA ANNUALE DELL’IACDS (INTERNATIONAL ASSOCIATION CONCRETE DRILLERS & SAWERS).

CONDOTTA DAL SEGRETARIO GENERALE JOSE BLANCO, LA CONFERENZA HA PRESENTATO I RISULTATI DELLA TECNOLOGIA PIÙ AVANZATA NEL SETTORE

DELLA DEMOLIZIONE CONTROLLATA, IN RELAZIONE AGLI IMPIANTI E AI MANUFATTI IN CALCESTRUZZO NELL’AMBITO DELL’ENERGIA NUCLEARE.

FOCUS ANCHE SU LAVORO, FORMAZIONE PROFESSIONALE E RECRUITING

Èstata la volta dell’Italia a ospitare, per questo 2023, l’annuale Convention dell’IACDS (International Association Concrete Drillers & Sawers), l’associazione che rappresenta, a livello mondiale, le imprese che si occupano di perforazione e taglio del calcestruzzo per demolizione controllata. L’importante conferenza tecnica - il maggior evento congressuale del settore - si è svolto a Venezia, nelle sale del Four Points by Sheraton Hotel, il 25-26 maggio scorso, con il coordinamento dei lavori svolto magistralmente dal segretario generale dell’IACDS, Jose Blanco.

All’appuntamento internazionale ha partecipato naturalmente anche Nadeco (Associazione nazionale demolizione ed economia circolare per le costruzioni),

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l’organismo nato tre anni fa dall’unione di NAD (Associazione nazionale demolitori) e Aideco (Associazione italiana demolizione controllata), a rappresentanza delle maggiori imprese italiane che operano nella filiera della decostruzione (dalle demolizioni alle bonifiche ambientali, compreso il trattamento dei rifiuti da costruzione e demolizione nel quadro di un’economia di mercato sostenibile). Il vicepresidente Diego Tedoldi ne ha presentato il profilo, i programmi futuri (soprattutto nella direttrice di un’attività pubblicistica tecnica intesa e mirata, ai fini della formazione e dell’aggiornamento costante degli associati e delle imprese di settore) e le opportunità previsionali del mercato, nel prossimo futuro.

IACDS, un’alta professionalità nella condivisione

L’International Association of Concrete Drillers & Sawers, (IACDS) è l’organizzazione che rappresenta le associazioni, le aziende e i professionisti del settore della perforazione e del taglio del calcestruzzo in tutto il mondo. La IACDS concentra fortemente le proprie attività rappresentative - a livello globale - sulla cooperazione tra le varie associazioni nazionali di categoria. Tra i suoi obiettivi, le istanze più importanti sono quelle di curare, promuovere e tutelare gli interessi dell’industria della demolizione di manufatti e strutture in calcestruzzo; di stabilire e divulgare standard internazionali sullo sviluppo di pratiche professionali e metodologie avanzate per il settore; di coinvolgere il comparto e operare un’efficace azione di influenza politica sulla legislazione relativa alla perforazione e al taglio delle strutture in calcestruzzo; di condividere informazioni su tecniche, buone pratiche e formazione con gli associati e con i settori industriali coinvolti; infine, di mantenere i contatti con le organizzazioni di categoria presenti a livello mondiale.

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ENTI E ASSOCIAZIONI

Al centro dell’assemblea di quest’anno, il tema del lavoro e del reclutamento di nuove risorse professionali, nell’ottica di un’attrattiva mirata e di una gestione efficace delle risorse umane per l’intero settore. L’avvento di nuove tecnologie all’avanguardia anche nell’ambito della demolizione e della destrutturazione, la globalizzazione del mercato stesso e i repentini cambiamenti sociali hanno mutato in maniera sostanziale i meccanismi di “recruiting” delle nuove figure professionali. “Ora tocca a noi analizzare lo stato attuale delle cose, adattarci e superare le difficoltà che questo cambiamento

epocale ha portato con sé - ha sottolineato Julie White, membro del board di IACDS - Tutte le associazioni nazionali coinvolte in IACDS potranno contribuire a offrire un punto di vista specifico su questo argomento, allo scopo finale di ricercare soluzioni comuni per il nostro mercato del lavoro”.

La giornata riservata alle relazioni tecniche dell’Assemblea è stata quella del 26 maggio, con la presenza del presidente attuale di IACDS, l’americano Douglas Walker, a officiare un programma di interventi incentrati - oltre che sulle prospettive, già menzionate, del recrui-

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Il conferimento dei Diamond Awards 2023. Da sinistra, Gian Luca Benci (Alias), Roderich Braun (Braun Rückbautechnologien) e Martin Goedickemeier (Hilti), con il presidente di IACDS, Douglas Walker Diego Tedoldi (Nadeco)
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Julie White (D-Drill Masters Drillers Limited) Joel Vinsant (DSA)

ting - sullo smantellamento controllato delle infrastrutture nucleari. Ha aperto la scaletta delle analisi operative Roderich Braun, dell’impresa austriaca Braun Rückbautechnologien, con una relazione sulle problematiche di smaltimento dei grandi fusti di calcestruzzo ad alta attività per scorie radioattive. Nucleo della prolusione di Braun, il sistema stazionario telecomandato sviluppato dall’azienda di Vöcklabruck per il ricondizionamento e il post-condizionamento degli stessi colli di rifiuti radioattivi cementati in modo

omogeneo e disomogeneo (impianto in funzione nell’’impianto di stoccaggio temporaneo di Seibersdorf, in Austria, dal 2018). Con lo smantellamento completo dei manufatti, consentito dal sistema Braun, il contenuto può essere analizzato e documentato nel modo più dettagliato. A seguito della separazione del materiali contaminato da quello non contaminato, è possibile ridurre del 50% il volume dei rifiuti radioattivi. Inoltre, il diametro della matrice in calcestruzzo viene ridotto per consentire l’inserimento, nei nuovi fu-

sti, di rivestimenti interni in fibra di vetro. Il processo di smantellamento da parte del sistema progettato da Braun, avviene a secco, senza generare rifiuti secondari. Bart Geerkens, dell’impresa belga Interboring, ha parlato in modo approfondito della straordinaria impresa di decostruzione delle pareti del Bioshield protettivo del terzo reattore sperimentale costruito nel paese (denominato BR3) con l’obiettivo di produrre elettricità - per una capacità complessiva di 11,2 MWe - e collegato alla rete nazionale già dall’ottobre

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ENTI E ASSOCIAZIONI
Jose Blanco, segretario generale dell’IACDS

del 1962. Questo primo reattore ad acqua pressurizzata (PWR) in Europa servì, tra l’altro, a formare il personale delle future centrali di Doel e Tihange. Dal 1963 in poi, fu anche usato per testare il combustibile MOX (Miscela di Ossidi di Uranio e Plutonio) in condizioni reali, e nel 1987 è stato definitivamente spento dopo 11 cicli di funzionamento. Da allora, fu designato come impianto pilota per la ricerca sullo smantellamento dei reattori da parte della Commissione Europea. Una di queste conferenze, in particolare, ha affrontato il tema del taglio a secco dei muri di contenimento in calcestruzzo del Bioshield (lo scudo biologico attorno al reattore, a protezione della popolazione e dell’ambiente dalle radiazioni ionizzanti prodotte nel cuore del reattore dalla fissione nucleare), con una tecnica avanzata di taglio e perforazione con filo diamantato. I reattori nucleari sono dotati di sistemi di sicurezza diversi e ridondanti, che si rafforzano reciprocamente. Il processo di taglio deve essere eseguito, quindi, con grande precisione, tenendo conto delle rigorose condizioni di sicurezza che vanno adottate per il personale, le attrezzature impiegate e il complesso contesto circostante. Questo muro perimetrale in calcestruzzo, con uno spessore variabile da 80 cm a 120 cm, è stato tagliato utilizzando un impianto mobile a cavo diamantato. Le operazioni di sezionamento hanno prodotto dei blocchi modulari di circa 10 tonnellate l’uno, dimensionati in modo da poter essere movimentati successivamente per un’ulteriore riduzione volumetrica degli elementi e un conferimento differenziato dei materiali da smaltire. L’intero processo di demolizione controllata è stato realizzato a secco, con particolare attenzione al controllo e alla raccolta della polvere di calcestruzzo rilasciata durante il taglio. Le tre fasi successive di intervento hanno compreso dapprima le lavorazioni di trivellazione diamantata, in secondo luogo il taglio con cavo e infine la perforazione con utensile Widia. In ogni fase di cantiere, le squadre di Interboring si sono avvalse di un sofisticato modulo di sollevamento per il lavoro in

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ENTI E ASSOCIAZIONI

quota degli utensili - con l’installazione di piattaforme autosollevanti fisse e mobili - e per la movimentazione dei blocchi di calcestruzzo (92 in tutto, per un totale di 920 tonnellate di materiale rimosso), a vantaggio dell’efficienza straordinaria del lavoro svolto, con un safety record di zero incidenti durante l’intero periodo operativo (un anno circa, dall’estate 2022 alla vigilia di maggio 2023). Le operazioni di perforazione, in totale, sono state 46, per una quota sommatoria di profondità che ha superato i 55 metri.

Il mondo del lavoro, l’attrattiva della professione e i meccanismi di marketing

per promuovere un’attività che anela a farsi conoscere meglio sul palcoscenico industriale, sono i concetti che hanno costituito la base programmatica degli interventi di Martin Goedickemeier (Hilti) e Gian Luca Benci (Alias), mentre la conversazione tra Joel Vinsant (DSA) e Jose Blanco ha rimarcato la necessità di una piattaforma formativa e promozionale per meglio delineare i profili e gli orizzonti di carriera dei professionisti di settore (perforatori e specialisti della demolizione con taglio diamantato). Un aspetto fondamentale, come dicevamo, quello del recruitment, che sarà in gra-

do di influenzare lo sviluppo futuro del settore, come ha sottolineato ancora Julie White (D-Drill Masters Drillers Limited), evidenziando la necessità di una maggiore consapevolezza dei profili tecnici e, ancora, delle capacità di attrazione e mobilitazione dei valori professionali legati alla figura del “master of concrete drilling & sawing”, in una prospettiva moderna e internazionale.

La prossima conferenza annuale dello IACDS - in collaborazione con l’associazione americana CSDA - si terrà a Las Vegas, il 24 gennaio 2024, in concomitanza con l’evento espositivo World of Concrete 2024.

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CALCESTRUZZO, UNA BARRIERA CONTRO IL FUOCO

INTRINSECAMENTE IGNIFUGO, NON NECESSITA DI ALCUNA PROTEZIONE ANTINCENDIO

AGGIUNTIVA, TRATTANDOSI DI UN ELEMENTO INCOMBUSTIBILE E A BASSA

CONDUZIONE DI CALORE. MERITO DEI COMPONENTI COSTITUTIVI (CEMENTO E AGGREGATI) COMBINATI CHIMICAMENTE PER FORMARE UN MATERIALE INERTE, A GARANZIA DELL’INTEGRITÀ STRUTTURALE DEGLI EDIFICI

di Antonella Colombo (Segreteria tecnica Assobeton)

La data del 28 aprile 2023 indica la transizione completa ai metodi di prova e di classificazione del sistema europeo per la reazione al fuoco dei prodotti da costruzione: è questo il contenuto del decreto del Ministero dell’Interno 14 ottobre 2022. Il decreto riguarda la reazione al fuoco, concetto attorno al quale ruotano termini che spesso vengono confusi tra loro. In questo articolo si cerca di fare chiarezza e si sottolinea l’importanza di operare scelte progettuali consapevoli, basate sull’utilizzo di materiali che non bruciano, tra i quali spicca il calcestruzzo.

La progettazione della sicurezza antincendio nelle attività soggette alle visite

ed ai controlli dei Vigili del Fuoco e, in generale, nei luoghi di lavoro, al fine di ridurre l’insorgenza di un incendio e di limitarne le conseguenze, è sancita dal DPR 1° agosto 2011 n. 151 per le attività soggette, mentre nei luoghi di lavoro è prescritta dall’art. 17 del DLgs 9 aprile 2008, n. 81 e s.m.i.. Tali obblighi valgono anche in attività che non sono luoghi di lavoro in virtù del DLgs 139 dell’8 marzo 2006 e s.m.i. Secondo le ultime informazioni disponibili, contenute nell’Annuario 2022 delle statistiche ufficiali del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, il 2021 si è chiuso con quasi 1 milione di interventi di soccorso urgente. Di que-

sti, il 29% ha riguardato casi del tipo “incendi ed esplosioni”. Un’analisi più dettagliata ha mostrato che un quarto degli interventi relativi ad incendi ed esplosioni ha visto l’intervento urgente dei VVFF su edifici di vario genere e destinazione d’uso. Da questi dati si evince l’importanza di scelte progettuali consapevoli in merito ai materiali da costruzione da utilizzare. Oltre alla tutela della vita umana, la sicurezza in caso d’incendio ha infatti diretti impatti di tipo economico, sulla tutela dell’ambiente e sulla salvaguardia dell’efficienza di edifici ed infrastrutture importanti per la collettività.

116 Supply chain of concrete and precast industries CERTIFICAZIONI E NORMATIVE OPERE CIVILI E INFRASTRUTTURE

Sicurezza attiva e passiva

La protezione antincendio degli edifici è, come noto, attuata seguendo due filosofie: attiva, ovvero prevedendo l’intervento di un uomo o l’azionamento di un impianto (attività finalizzate alla precoce rilevazione dell’incendio, alla segnalazione e all’azione di spegnimento dello stesso); passiva, implementando accortezze durante la progettazione della struttura e la scelta dei materiali (scelte che hanno l’obiettivo di limitare gli effetti dell’incendio nello spazio e nel tempo, ovvero di garantire l’incolumità dei lavoratori e di contenere i danni a strutture, macchinari, beni e così via). Tra le misure da adottare nella protezione passiva si citano, tra le altre, la progettazione di strutture aventi caratteristiche di resistenza al fuoco commisurate ai carichi d’incendio (nota come resistenza al fuoco) e la scelta di materiali la cui “partecipazione al fuoco” sia controllata (caratteristica nota come reazione al fuoco).

La sicurezza passiva al fuoco negli edifici è uno strumento fondamentale e troppo spesso sottovalutato in fase progettuale: la sola scelta oculata dei materiali consentirebbe di per sé di ottenere un minimo livello di sicurezza all’incendio.

Resistenza e reazione del costruito

In relazione alla resistenza al fuoco delle strutture, essa rappresenta il comportamento al fuoco degli elementi che hanno funzioni strutturali nelle costruzioni degli edifici, siano esse funzioni portanti o funzioni separanti. La resistenza al fuoco identifica l’attitudine di un elemento da costruzione a conservare per un tempo determinato la stabilità R (resistenza meccanica per i carichi previsti), la tenuta E (attitudine a non lasciar passare né produrre fiamme, vapori o gas caldi sul lato non esposto) e l’isolamento termico I (attitudine di una struttura a ridurre la trasmissione del calore). I

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CERTIFICAZIONI E NORMATIVE OPERE CIVILI E INFRASTRUTTURE

tre simboli REI, EI, R identificano elementi costruttivi che devono conservare, per un tempo determinato: REI (stabilità, tenuta, isolamento termico); EI (tenuta, isolamento termico); R (stabilità). La resistenza al fuoco esplica il suo ruolo quando l’incendio è già sviluppato. La durata di resistenza al fuoco di un locale o di una struttura sottoposti ad incendio dipende direttamente dalla quantità di materiale combustibile presente nel compartimento (composto da strutture, infissi, finiture,

via).

La “quantità di materiale combustibile presente”

Un materiale combustibile è una sostanza solida, liquida o gassosa, in grado di reagire con un comburente (in genere l’ossigeno), dando luogo ad una reazione di combustione durante la quale si sviluppa-

no calore, gas, fumo e luce. La combustione può avvenire con o senza sviluppo di fiamme superficiali. Combustibile, infatti, non è sinonimo di infiammabile: tutti i materiali infiammabili sono dei combustibili, ma non tutti i materiali combustibili sono infiammabili, ovvero non tutti i materiali emettono fiamme durante la combustione.

Affinché si inneschi un incendio, pertanto, è necessaria la presenza di un materiale combustibile. Il comportamento di un

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pavimenti e soffitti, arredamenti, merci depositate e così

materiale che, con la sua decomposizione, partecipa al fuoco al quale è sottoposto è chiamato reazione al fuoco. La reazione al fuoco è una caratteristica intrinseca del materiale. In relazione alla reazione al fuoco i materiali, siano essi solidi, liquidi o gassosi, si distinguono in combustibili e incombustibili. I materiali incombustibili non partecipano o contribuiscono in maniera non significativa all’incendio, indipendentemente dalle loro condizioni di utilizzo finale. Il calcestruzzo, il marmo, e molti altri, sono materiali incombustibili. I materiali combustibili, al contrario, partecipano all’innesco ed allo sviluppo dell’incendio. La paglia, il legno, e molti altri, sono materiali combustibili. Il grado di partecipazione all’incendio è classificato in maniera convenzionale su basi sperimentali in funzione di vari parametri, tra cui l’infiammabilità, intesa come capacità di un materiale di entrare e permanere in stato di combustione con emissione di fiamme. L’emissione di fiamme dipende da diversi parametri, che meriterebbero un approfondimento specifico. Si riporta, a titolo di esempio, il caso del legno che può bruciare con fiamma più o meno viva, o addirittura senza fiamma, o carbonizzare a seconda delle condizioni in cui avviene la combustione.

Reazione al fuoco dei materiali da costruzione, la classificazione

La classificazione dei materiali in funzione della loro reazione al fuoco è stata recentemente uniformata dal DM 14 ottobre 2022 che ha abrogato la classificazione italiana secondo il DM 26 giugno 1984. Dal 27 ottobre 2022, giorno successivo alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del DM 14/10/22, la classificazione di reazione al fuoco di tutti i prodotti da costruzione è effettuata ai sensi della norma europea armonizzata UNI EN 135011 “Classificazione al fuoco dei prodotti e degli elementi da costruzione - Parte 1: Classificazione in base ai risultati delle prove di reazione al fuoco”.

Le modifiche introdotte dal DM 14/10/2022 tendono a prendere in considerazione, fra le prestazioni dei prodotti da costruzione, anche quelle direttamente connesse ai rischi derivanti dai fumi emessi in caso d’incendio. La classificazione europea prende, infatti, in considerazione anche il livello di emissione di fumi e di particelle e/o gocce ardenti durante la combustione.

La UNI EN 13501-1 individua le “euroclassi” dalla A1 (materiale o prodotto incombustibile) alla F con l’aumentare

Elenco dei materiali da considerare come appartenenti alla classe A1 di reazione al fuoco senza dover essere sottoposti a prove (Allegato C, DM 10 marzo 2005 e smi)

della partecipazione alla combustione. La classe di reazione al fuoco A1 (materiali non combustibili) è la più sicura. Tra i materiali classificati automaticamente come non combustibili, senza dover essere sottoposti a prove, si trovano diversi tipi di calcestruzzo (ed i corrispondenti prodotti prefabbricati) ed i suoi costituenti, come sotto riportato.

La reazione al fuoco gioca un ruolo vitale durante le fasi iniziali di un incendio, ovvero l’ignizione e la propagazione, ed ha l’obiettivo di limitare l’innesco dei materiali e la propagazione stessa dell’incendio. Essa, pertanto, si riferisce al comportamento al fuoco dei materiali nelle effettive condizioni di applicazione. Ai fini della protezione antincendio diventa di estrema importanza conoscere anche le caratteristiche del trattamento applicato, ovvero la durata della sua efficacia (che, solitamente, degrada col passare del tempo), le modalità (tipo e frequenza) della manutenzione cui deve essere sottoposto e così via. È importante sottolineare che, nonostante l’applicazione di particolari trattamenti possa modificare il grado di combustibilità (partecipazione all’incendio), il materiale trattato rimarrebbe comunque nella categoria dei materiali combustibili.

119 Supply chain of concrete and precast industries

CERTIFICAZIONI E NORMATIVE OPERE CIVILI E INFRASTRUTTURE

La naturale resistenza al fuoco del calcestruzzo

Tra i materiali che non necessitano di particolari trattamenti, poiché intrinsecamente resistente al fuoco, figura il calcestruzzo, dal momento che non necessita, infatti, di alcuna protezione antincendio aggiuntiva, trattandosi di un materiale incombustibile e a bassa conduzione di calore. Il calcestruzzo non brucia, non può essere incendiato e non emette fumo, gas o sostanze tossiche se soggetto da un incendio. Questa eccellente prestazione è dovuta ai materiali costitutivi del calcestruzzo (cemento e aggregati) che, quando combinati chimicamente all’interno del calcestruzzo,

formano un materiale inerte. Il calcestruzzo assicura che l’integrità strutturale permanga, la compartimentazione degli incendi non sia compromessa e si possa fare affidamento sulla schermatura dal calore. La bassa conduzione del calore consente al calcestruzzo di agire come uno scudo antincendio efficace tra spazi adiacenti. Inoltre, a differenza di alcuni materiali sintetici e i metalli, il calcestruzzo non fonde al contatto con il calore. Di conseguenza non determina l’emissione di particelle che potrebbero contribuire ad aumentare la diffusione del fuoco. Il calcestruzzo non può contribuire all’innesco né alla propagazione delle fiamme, né può accrescere il carico d’incendio.

Le caratteristiche sopra menzionate vanno anche nella direzione della tutela ambientale limitando la diffusione dei prodotti della combustione (fumo, gas, fuliggine, liquidi utilizzati per lo spegnimento dell’incendio o eventuali liquidi inquinanti precedentemente presenti) nell’ambiente. Una progettazione consapevole non può che basarsi sull’uso di materiali, il calcestruzzo in primis, capaci di fornire una intrinseca sicurezza antincendio. I materiali incombustibili offrono non soltanto maggiori garanzie di tutela della vita umana, ma anche opportunità di mitigazione dei danni alla struttura e alle cose, come nel caso in cui si rende possibile intervenire compartimentando le zone d’incendio.

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UNO SCHEMA PER L’ITALIA

L’IMPIANTO DEL CSC (CONCRETE SUSTAINABILITY COUNCIL), A LIVELLO

INTERNAZIONALE, HA L’OBIETTIVO DI PROMUOVERE LA TRASPARENZA E LA SOSTENIBILITÀ DI SETTORE DELLA FILIERA DEL CALCESTRUZZO. FEDERBETON

SVOLGE IL RUOLO DI REGIONAL SYSTEM OPERATOR (RSO), CON IL COMPITO DI DIFFONDERNE L’APPLICAZIONE, ADATTANDOLO ALLA REALTÀ ITALIANA E CREANDO UN SUPPORTO PER LE AZIENDE di Manuel Mari (responsabile Certificazione Prodotto Sostenibile ICMQ)*

CERTIFICAZIONI E NORMATIVE INDUSTRIA DEGLI INERTI

Il Responsible Sourcing Scheme è lo schema di certificazione, lanciato a gennaio 2017, elaborato in ambito internazionale dal Concrete Sustainability Council (CSC, www.concretesustainabilitycouncil.org), associazione fra i cui membri fondatori figurano importanti realtà industriali del settore del calcestruzzo dall’Europa, dagli Usa, dall’America Latina e dall’Asia, così come le principali associazioni europee di riferimento per la filiera, tra cui Ermco e Cembureau. Lo schema del CSC ha l’obiettivo di promuovere la trasparenza e la sostenibilità del settore del calcestruzzo prodotto e della sua filiera, mediante una valutazione che guarda alla sostenibilità nelle sue tre dimensioni: economica, sociale e ambientale.

Per l’Italia, Federbeton svolge il ruolo di Regional System Operator (Rso), con il compito di diffondere lo schema, adat-

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CERTIFICAZIONI E NORMATIVE INDUSTRIA DEGLI INERTI

tarlo alla realtà italiana e supportare le aziende nella sua applicazione. ICMQ svolge invece il ruolo del verificatore per il rilascio della certificazione, unico organismo italiano di terza parte indipendente riconosciuto dal CSC per operare in Italia.

Come funziona la certificazione del CSC

Lo schema del CSC può essere applicato per la valutazione degli impianti che producono calcestruzzo (preconfezionato o prefabbricato), aggregati o cemento. A secondo dell’oggetto della valutazione lo schema applicato varia in modo contenuto, per effetto dell’impiego o meno di alcuni criteri, pur mantenendo però lo stesso tipo di impianto generale. La valutazione consente di definire un punteggio complessivo, in base al quale viene individuata una specifica classe di rating crescente: bronze, silver, gold, platinum. Solo per il calcestruzzo realizzato in uno specifico impianto la valutazione effettuata conduce anche alla possibilità di

ottenere il certificato del CSC, mentre i fornitori di aggregati, o di cemento, possono ottenere unicamente un “Certificato del fornitore”. Il valore di quest’ultimo può contribuire a stabilire il valore per la certificazione del calcestruzzo, nella misura in cui il fornitore certificato CSC contribuisce con il proprio cemento o aggregato alla realizzazione di quel calcestruzzo. Il contributo della filiera del cemento può arrivare fino al 25 % del punteggio complessivo, mentre per la filiera dell’aggregato fino ad un massimo del 15%.

In analogia ad altri schemi multi-criteriali impiegati per valutare la sostenibilità in altri ambiti, anche quello del CSC presenta alcuni prerequisiti che non forniscono un punteggio ma il cui rispetto è obbligatorio, e altri requisiti (crediti), perseguibili o meno, utili al calcolo del rating finale. Questi sono suddivisi in quattro macro-aree: management, environment, social, economical. Ciascuna area contiene a sua volta una serie di requisiti specifici (criteri), che valutano una molteplicità di tematiche, tra cui: le politiche e modalità di approv-

vigionamento, la presenza sistemi di gestione (qualità, ambiente, sicurezza), gli impatti ambientali valutati nel ciclo di vita del prodotto, l’uso dell’energia e l’impatto sul clima, gli impatti sull’aria-acqua-suolo, l’uso di materiali e di combustibili secondari, gli impatti dei sistemi di trasporto impiegati, le interazioni e sinergie con la comunità locale, l’attenzione alla salute e sicurezza dei lavoratori e degli utilizzatori, le politiche etiche di business, e la presenza di elementi tecnologici innovativi.

L’avanguardia di Calcestruzzi

A partire dal 2019 tutti i produttori che vogliono certificare i calcestruzzi prodotti in un proprio impianto di betonaggio secondo lo schema del CSC devono impiegare la versione 2 dello schema CSC. La prima azienda in Italia certificata con questa nuova versione del protocollo è stata Calcestruzzi S.p.A., per i calcestruzzi premiscelati prodotti con metodo industrializzato realizza-

124 Supply chain of concrete and precast industries

ti nell’impianto di betonaggio di via L. Galvani 1, a Peschiera Borromeo, in provincia di Milano, ottenendo il rating Bronze e superando ampiamente la soglia richiesta del 35%, in quanto è stato raggiunto un punteggio finale poco al di sopra del 50%.

La versione 2 del protocollo, che ha sostituito la precedente, ha mantenuto l’impianto dello schema originario, basato sulla valutazione dei tre ambiti della sostenibilità mediante una serie di requisiti suddivisi sempre nelle 4 aree (management, environmental, social, economic). Essa ha però introdotto una riorganizzatone dei requisiti, al fine di rendere

l’applicazione del protocollo ancor più chiara ed efficace. L’elemento però di novità più saliente è costituito dall’introduzione del vincolo del soddisfacimento di alcuni requisiti, in generale non obbligatori, ma che divengono tali al fine del raggiungimento di determinati livelli di rating. Tale novità è stata conseguente al riconoscimento dello schema nel corso del 2018 da parte di Breeam e Dgnb, i protocolli per la sostenibilità degli edifici inglese e tedesco. L’operazione di revisione ha coinvolto anche gli schemi del CSC per il riconoscimento del certificato dei fornitori di cemento e di aggregato. Il CSC ha poi introdotto nel

corso del 2019 altre novità. Il Comitato tecnico ha infatti elaborato nuovi protocolli per le “Grinding Station”, vale a dire per gli impianti di macinazione che producono cementi a partire da clinker prodotti in altri siti produttivi, così come per gli impianti di “riciclo degli aggregati” e per gli “impianti mobili di riciclo”, ampliando in tal modo il campo di applicazione a questa tipologia di impianti, inizialmente non previsti. Questa complessiva revisione è stata accompagnata anche da una nuova versione del Toolbox, la piattaforma web realizzata dal CSC, e che viene impiegata da aziende, verificatori, organismi di

125 Supply chain of concrete and precast industries

CERTIFICAZIONI E NORMATIVE INDUSTRIA DEGLI INERTI

certificazione e CSC per svolgere sia le valutazioni preliminari, sia quelle conseguenti per la certificazione.

La best practice del nuovo Ponte San Giorgio di Genova

Un ponte costruito in tre mesi: il tracciato del nuovo ponte sul fiume Polcevera a Genova si è concluso recentemente con

la posa della diciannovesima campata d’acciaio. È lungo 1.067 metri e alto 40 il viadotto progettato da Renzo Piano e realizzato dalla società consortile Pergenova. Ha una struttura complessa formata da una trave continua da 1.067 metri, con 14 campate in acciaio da 50 metri e tre da 100 metri.

L’infrastruttura ha un’anima sostenibile: oltre a prevedere un impianto di pannelli fotovoltaici, che produrranno l’energia

necessaria per il funzionamento dei suoi sistemi (illuminazione, sensoristica, impianti) sia di notte che durante il giorno, utilizza un tipo di calcestruzzo sostenibile con certificazione CSC. I 67.000 m³ di calcestruzzo utilizzato, infatti, sono stati forniti dall’impianto Calcestruzzi di Genova Chiaravagna, che ha ottenuto la certificazione CSC lo scorso 8 maggio.

(* Per gentile concessione di Italcementi)

126 Supply chain of concrete and precast industries

e sulle iniziative delle più importanti associazioni di settore.

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LE TRINCEE DI PROMETEO

Se fosse esistito, negli anni Cinquanta, un “premio alla preveggenza civile”, agli albori del cosiddetto “boom economico”, certo lo si sarebbe attribuito a Ennio Flaiano. L’intellettuale dall’haiku (italico) ulcerante, che tante massime di pronto intervento sociale ha prodotto - lungo una carriera di scrittore, sceneggiatore e polemista straordinariogià nel 1956, sulle pagine del “Mondo” di Pannunzio, si appellava al “Signor Sindaco” di Roma per denunciare l’inettitudine di un iter sciagurato nella costruzione e, soprattutto, nella costante, successiva riduzione di una strada cittadina a simbolico e inorganico Prometeo, punito in eterno dallo Zeus amministrativo, con l’aquila delle società di sottoservizi che ne mangiano il fegato quotidianamente.

Flaiano aveva già capito, scrivendo il suo pamphlet, che, di fronte all’inanità delle amministrazioni locali che si occupano di lavori pubblici, vale il sarcasmo come invettiva, per denunciarne l’arretratezza. Se, dopo essere stata costruita o rifatta nel manto, per ragioni di manutenzione periodica “un mese dopo (in certi casi, una settimana dopo) la stessa strada dovrà essere riaperta per la seconda volta, sempre nel senso della sua lunghezza e con trincee trasversali, per l’istallazione dei cavi indispensabili al trasporto dell’energia elettrica”, qualcosa - come rimarca il nostro vate polemico - non va proprio. Anche perché le trincee suddette magari precedono “di un mese appena, talvolta di quindici giorni, l’istallazione dei tubi per il deflusso dell’acqua potabile, che richiederà una terza, più vasta e impegnativa, riapertura della sede stradale e il ripristino delle caratteristiche trincee”, e, “in certe strade si potrà addivenire a una quarta apertura della massicciata (o dei marciapiedi), per il passaggio dei cavi del telefono”.

Avrete capito, a questo punto, che il bersaglio - di Flaiano e, modestamente, nostro - è quello dell’ignavia tecnologica e persino legislativa di gran parte dei funzionari pubblici.

Eppure le soluzioni ci sono, per non danneggiare le nostre strade con deturpazioni continue e fuori tempo. Occorre, prima di tutto, la coscienza di una limitazione non rinviabile dei costi sociali che comporta questa immobilità amministrativa. Bisogna superare alcuni aspetti critici che vanno dalla frammentazione delle responsabilità all’incertezza sui ruoli e sulle competenze delle diverse amministrazioni; dall’inadeguatezza manageriale all’assenza di pianificazione; dalla mancanza di standard di intervento condivisi ai rischi ignorati di spreco e diseconomia delle risorse. Questo primo ostacolo si può superare con un impegno di conoscenza dettagliata degli interventi di manutenzione dei sottoservizi, secondo un quadro di riferimento affidabile, basato su mappe aggiornata delle reti presenti. Le nuove norme, tra l’altro, impongono la conoscenza globale di ogni rete collocata per poter pianificare gli stessi interventi di manutenzione, individuando le necessità di innovazione. L’obiettivo del legislatore e del pianificatore - e questo è il secondo, fondamentale punto di soluzione - deve essere quello di liberare la città dagli scavi e perseguire obiettivi di sostenibilità e di qualità della vita urbana.

Così arriviamo, finalmente, allo scopo del nostro preambolo critico: l’infrastrutturazione del sottosuolo attraverso l’uso di Strutture Sotterranee Polifunzionali (SSP), le cosiddette “gallerie tecnologiche”, i manufatti sotterranei - conformi alle Norme Tecniche UNI-CEI - destinati ad accogliere tutti i servizi di rete compatibili in condizioni di sicurezza. Parliamo di strutture che assicurino il tempesti-

vo, libero accesso agli impianti per gli interventi legati alle esigenze di continuità di servizio. Opere che consentano di organizzare il sottosuolo di una città, raccogliendo organicamente le reti di distribuzione dei servizi primari (energia elettrica, riscaldamento, impianti idrici,

128 Supply chain of concrete and precast industries CALCI DI RIGORE

telecomunicazioni), rispettando le logiche tecnologiche e i fattori di sicurezza. È così che si combatte il caos e la trascuratezza che da 70 anni - Flaiano docet - paralizza la gestione delle nostre città. Una struttura polivalente richiede un unico scavo, con tempi e modalità definite, con interventi di manutenzione non più necessari per un lungo lasso di tempo. La galleria tecnologica polifunzionale consente una pianificazione degli interventi di gestori diversi e un coordinamento puntuale nello svolgimento delle installazioni di molti tratti di reti in comune. Non solo: si possono

impiegare tecnologie a ridotta effrazione della superficie (come le tecniche no-dig) e implementare tecniche innovative di introspezione delle reti nel sottosuolo (come le ricerche con georadar o ad ultrasuoni). La galleria polifunzionale come si può realizzare? Con il montaggio di elementi prefabbricati o, al limite (per ragioni dimensionali) con la posa in opera di calcestruzzo armato. Esistono sul mercato diversi canali già equipaggiati per reti tecnologiche, dove il calcestruzzo vibrocompresso armato (CAV) fa la parte del leone. Con esso, si rivela la disponibilità, sul mer-

cato attuale, di collettori scatolari preformati prefabbricati a sezione rettangolare o quadrata, calcolati in modo da sopportare i carichi stradali. Capito quante soluzioni può offrire il mondo moderno, “caro Sindaco”? Lo dica anche ai suoi funzionari. Magari dica che la manda Flaiano, con una supplica dimenticata nel lontano 1956.

a cura di Alberto Finotto e Fabio Potestà (Per inviare suggerimenti o proporre tematiche attuali su argomenti che riguardano progetti e infrastrutture, nel rapporto tra il costruire e la società, scrivete a: redazione@concretenews.it )

129 Supply chain of concrete and precast industries
Ennio Flaiano

La sfida simbolica del Ponte sulla Stretto sullo scenario delle grandi infrastrutture deve poter contare sulla sinergia indispensabile tra politica, credito e imprese. Fallire non è più consentito

130 Inserzionisti 19 Barra Project 13 Bianchi Casseforme 11 Blend Plants - FBG 27 CST 95 Cybsec-Expo 25 Edilmatic II Elettro Sigma 5 Euromecc 101 Federbeton 33 FM Gru 3 GIC IV GIC 115 Hydrogen Expo 24 Imer 16 Innoval 61 Istituto Italiano del Calcestruzzo 17 Kimera 9 Manini 75 Mapex 10 Neron 69 Niederstätter 41 Pappadà Gino 95 Pipeline & Gas Expo 26 Polimar 47 Sermac III T3 23 Tecno-Beton 31 Tecnocom 7 Tekna Chem 21 Unifer Aziende citate P Progress Group ...... 22 Puglia Gru Service 70 R Raimondi ................ 52 Resinsystem 96 S Scania 56 Sermac ..................... 56 T TeamSystem 34 Terex ........................ 70 U Unacea .................... 12 W Webuild 10, 26, 36, 90 IN QUESTO NUMERO Maggio/Agosto 2023 Anno 5 TECNOLOGIA DEL CALCESTRUZZO OPERE CIVILI INFRASTRUTTURE PAVIMENTAZIONI INDUSTRIALI E MASSETTI INDUSTRIA DEGLI INERTI PREFABBRICAZIONE MANUFATTI IN CALCESTRUZZO MONITORAGGIO, RIPRISTINO CONSOLIDAMENTO DEMOLIZIONE RICICLAGGIO La Rivista “Concrete News” edita Mediapoint Exhibitions s.r.l. Genova Filiera del calcestruzzo e della prefabbricazione Supply chain of concrete and precast industry Filiera del calcestruzzo e della prefabbricazione Supply chain of concrete and precast industry R Supply chain of concrete and precast industries STATO E IMPRESE IL PONTE NECESSARIO N° 2 - 2023 A Assiad ........................8 Assobeton 18, 76, 116 Atecap ..................... 32 Autovictor 42 C Calcestruzzi ..... 20, 84 Cifa .......................... 48 E Elettro Sigma 62 F Federbeton 20, 102, 122 G Geofondazioni ....... 76 GIC 28 GIS ........................... 14 H Hilti 24 Holcim 90 I IACDS ................... 108 Italcementi 20, 122 M Ma-estro 62 N Nadeco .................. 108
AUTOCARRI PNEUMATICI RIMORCHI 17-19 October 2024 Piacenza, Italy Per informazioni: Tel. +39 010 5704948 info@t3-expo.it www.t3-expo.it La Fiera dei Mezzi di Trasporto Truck Tyre Trailer Truck Tyre Trailer TRUCK TYRE TRAILER
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