In una qualunque parte_Giornale

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una

10 > 12.07

16:00 - 20:30

TeatroBasilica

14 > 16.07

18:00 - 19:30

TeatroBasilica

14 > 16.07

21:00 - 22:00

Stazione Termini (Via Marsala, 44)

Index è un progetto di Muta Imago, Daria Deforian, Antonio Tagliarini

Termini. In una qualunque parte del pianeta_Laboratorio condotto da Antonio Tagliarini con incursioni di Daria Deforian, Riccardo Fazi e Claudia Sorace

Raccontare il confne. Esercizi di non-defnizione dialoghi curati da Lorenzo Pavolini e Attilio Scarpellini

Termini. In una qualunque parte del pianeta performance site-specifc di e con Giovanni Onorato, Gabriele Portoghese, Arianna Pozzoli

qualunque parte del pianeta

Termini. In
Con il contributo di C2, H, M, 38, 40, 64, 60L, 82, 90, 92, 105, 105L, 170, 175, 217, 310, 714, 910, n2L, n5, n7, n8, n9, n13, n15 5, 14 A, B In collaborazione
con Partner di progetto

Dove i micro-eventi della vita cittadina continuano inevitabilmente ad accadere, malgrado la società spinga sempre più le comunità e i singoli abitanti a sparire nel chiuso delle loro vite e degli spazi privati? Quali sono i luoghi che oggi svolgono la funzione che un tempo era riservata alle piazze?

Da questo punto di vista l’Esquilino rappresenta uno speciale spazio di laboratorio urbano, un ecosistema vivo e in continua trasformazione, un quartiere cerniera che polverizza la dicotomia centro-periferia caratterizzato da luoghi defagranti, nevralgici, problematici e problematicizzati, abitati e attraversati ogni giorno dalla più varia umanità, lontani dai tradizionali siti identifcati o riconosciuti nella percezione della città. Primo fra tutti la Stazione Termini: in nessun altro luogo di Roma la città si apre di più al mondo, alla sua pluralità, agli scambi, agli incontri e alla corruzione dei corpi. E dunque, da nessun altro luogo, che non da quello di questa continua transizione, può ripartire un progetto ispirato a una ripresa della parola politica e della retorica pubblica.

L’obiettivo del progetto è quello di sperimentare un formato artistico e di indagine urbana caratterizzato dalla forma partecipata e collettiva, tramite il diretto coinvolgimento di professionisti e non professionisti nel processo creativo; dall’intervento inedito in uno spazio normalmente non deputato alla creazione artistica; dalla commistione e la multidisciplinarietà dei linguaggi artistici utilizzati; dal carattere sperimentale della scrittura scenica dell’evento. Un esperimento poetico e disturbante in cui il confne tra realtà e fnzione smette di esistere e ad azioni comuni si sovrappongono presenze e apparizioni che da quel comune sembrano emergere per portarlo in un altrove immaginifco e poetico.

Vogliamo portare l’oggetto artistico nei luoghi in cui nasce, liberandoci e liberandoli via via che li osserviamo di preconcetti e paragoni che tendono a defnire le nostre esperienze attraverso dicotomie come quelle di bellezza/bruttezza, vivibile/ invivibile, memorabile/inutile; vogliamo guardare all’esistente non come sfondo ma come protagonista, ribaltando le priorità che di solito vedono le fgure in primo piano; vogliamo riconoscere la natura affascinante di un luogo pubblico. Lo spettacolo è sempre perfetto, c’è sempre qualcosa da guardare, un evento sorprendente, un miracolo quotidiano.

TERMINI

Termini. In una qualunque parte del pianeta si manifesta all’aperto, nella città, nel teatro del nostro vivere collettivo. A una data ora, in un dato spazio, accadono cose: vengono compiuti gesti, vengono prodotti suoni. C’è chi rientra a casa, chi esce per portare a spasso il cane, chi parla al telefono, chi osserva, chi arriva per la prima volta in una nuova città, chi corre per lasciarsela alle spalle, chi mangia, chi ascolta della musica, chi inciampa, chi aspetta… Lo spazio è aperto agli sguardi, è uno spazio comune. Al suo interno ogni cosa è parte di un processo. Al suo interno tutto è in continuo movimento.

Gli spazi antistanti la Stazione Termini ospitano un evento unico nel suo genere caratterizzato da una dimensione di totale prossimità e promiscuità con il tessuto degli eventi reali e da una forte interdisciplinarietà di linguaggi volta a restituire il racconto di ciò che esiste già. Un QR code che dà accesso a delle didascalie che de-scrivono la città direttamente davanti agli occhi di chi la abita. Una narrazione tanto invisibile quanto è invisibile quello che va a narrare, pur stando sotto gli occhi di tuttə. Una drammaturgia di eventi che dialoga con quello che c’è e che a esso si sovrappone delicatamente, così da aprire squarci di possibile, di eventuale, di fortuito, di desiderato o dimenticato in un luogo che ogni giorno viene attraversato distrattamente da una cittadinanza. Un macro-racconto di micro-azioni che rincorre e allarga il presente riscrivendo il reale a partire dal reale stesso e che permette al nostro sguardo addormentato di ri-appoggiarsi su quelle cose che ormai diamo per scontate sottolineandone sia la straordinarietà che l’assoluta normalità. Un confuire di momenti quotidiani e di momenti intercettati delle azioni performative di Giovanni Onorato, Gabriele Portoghese e Arianna Pozzoli, che si muovono leggère, senza palchi o luci, mescolandosi a tutte le persone che in quel momento attraversano lo spazio urbano ed entrando in dialogo con la drammaturgia esplosa e non lineare curata da Muta Imago, Daria Deforian e Antonio Tagliarini.

Qualcosa sta accadendo veramente? Cosa è reale e cosa no?

“Sì, sembra proprio che uno spiazzo qualsiasi in una qualunque parte del pianeta rappresenti nel suo piccolo questa nostra terra che paziente ancora ci porta e ci soporta.”
L’ora in cui non sapevamo niente uno dell’altro, Peter Handke

_LABORATORIO

Tutto inizia con l’educazione dello sguardo. Lo sguardo che rivolgiamo sull’altroe che l’altro non rivolge più su se stesso. Lo sguardo guidato dalla necessità di proteggere, di avere riguardo. Lo sguardo su micro-eventi apparentemente non drammatici: incontri, passaggi, accensioni-spegnimenti di luci, suoni che escono da una radio, gesti, azioni, per arrivare a disegnare e comporre una drammaturgia di azioni che sarà fatta principalmente da luoghi, persone e fatti reali.

Un esperimento condiviso con il gruppo di fâneur formato in occasione di Termini. In una qualunque parte del pianeta_Laboratorio che si mette in ascolto, prende appunti, segna orari, misura temperature, osserva i movimenti delle persone, quello delle nuvole, registra suoni. E piano piano fnisce per immaginare rapporti, linee, incontri tra quelli possibili, e quelli effettivamente reali. Si muove all’interno degli spazi della stazione e cerca di mettere insieme i pezzi per arrivare a capire come raccontarli, come farli parlare, come farli emergere, senza giustapporre a essi narrazioni esterne o visioni eccessivamente artistiche, consapevole che ogni gesto di attenzione e rispetto dell’esistente può essere una forma di educazione civica che, nel suo piccolo, contribuisce a dare un futuro migliore al nostro pianeta.

Gruppo di studio

MARCO AIELLO, DORINA ALIMONTI, MARCO BALDARI, DARIO BANDINELLI, SERAFINA BARBATI, LORENA BENATTI, MARIELLA BETTIOL, MASCIA CALAMANDREI, FRANCESCO CANCELLOTTI, FRANCESCA DI CIAULA, IRENE FABBRI, MIRIAM FRICANO, PAOLA GRASSO, SANÍA HEIKEAL, MARTINO LABONIA, MARTA MALATESTA, CLAUDIO MOLINARI, CHIARA MORGANTI, NIKOLAS PAPAKONSTANTINOU, FULVIO PIERANTONI, GAIA RINALDI, ALESSIA SALA, MARIELLA SCARPETTI.

“Dalla terra emerge invece l’imperativo di proteggerla, cioè di trattarla bene.
In tedesco, proteggere è etimologicamente legato al bello. Il bello ci obbliga, ci intima, di avere riguardo. Bisogna proteggere il Bello. È un compito urgente, un obbligo dell’umanità, quello di proteggere la terra, poiché essa è bella, bellissima. Per trattare bene qualcosa bisogna elogiarlo.”
Elogio della Terra, Byung-Chul Han

Osservare un luogo della città senza dire cosa abbiamo intorno. Ascoltare i discorsi delle persone senza dire chi sono. Percepire la rete di relazioni tra gli elementi che compongono una scena urbana, destinata a segnare il confne tra permanere e allontanarsi, essere accolto o respinto, atteso o temuto, accomuna i linguaggi artistici contemporanei nel tentativo di accordare il proprio paesaggio interiore a quello esterno, organizzato secondo princìpi e leggi che travalicano l’umana capacità di controllo.

Noi siamo ben consapevoli che oggi il vero luogo è il confne, che il transito è diventato più essenziale dell’approdo, e che ogni stazione è lo spettacolo incessante del fuori da noi di un’eterogeneità irriducibile a una sintesi, o a una defnizione. Ben consapevoli che l’e..e…delle reti (rizomatiche) ha visto invecchiare l’aut/aut degli antagonismi (radicali). Di tutto ciò non possiamo negare né l’emergenza né il pericolo rispetto a quella che chiamiamo cultura. Ma cosa trattiene lo sguardo nel passaggio e il corpo nell’attraversamento quando essi non sono più soglie bensì imprevedibili sconfnamenti dell’identità nell’aperto, nel vuoto, nell’ignoto? Come si esercita positivamente la non-defnizione?

RACCONTARE IL CONFINE CON LORE

“L’albero è fliazione, ma il rizoma è alleanza, unicamente alleanza”
Mille Piani, Gilles Deleuze e Felix Guattari
NZO PAVOLINI E ATTI L I O SC A RPELL I N I

ESERCIZI DI NON-DEFINIZIONE

LORENZO PAVOLINI

E ATTILIO SCARPELLINI

IN DIALOGO CON:

LA SCRITTURA DI CAROLA SUSANI

LA DANZA DI

SILVIA RAMPELLI

LE DERIVE DI

VALERIO SIRNA

L’ERRANZA DELL’IMMAGINE DI SERAFINO AMATO

TERMINI. VITA, MORTE E MIRACOLI

ATTILIO SCARPELLINI

IN DIALOGO CON:

LORENZO LETIZIA

FILMAKER

SILVIA ANTINORI

ANTROPOLOGA

E CON:

DARIA DEFLORIAN

RICCARDO FAZI

CLAUDIA SORACE

ANTONIO TAGLIARINI

BENVENUTI

NEL TRIANGOLO

DELLE BERMUDA

LORENZO PAVOLINI

IN DIALOGO CON:

FRANCESCO CONTE

FONDATORE DI TERMINI TV

E CON:

GIOVANNI ONORATO

GABRIELE PORTOGHESE

ARIANNA POZZOLI

Valerio Zurlini, La stazione, 1952 Archivio Storico Luce 14.07 15.07 16.07

GIOVANNI ONORATO

I due performer, un parlante e un musico, vivranno per tre giorni in un luogo designato della città, porteranno avanti un’indagine, letteralmente, basata però su niente di defnito, fondata sull’infondatezza, cercheranno di capire. I due girano per la strada come due vagabondi. Lo sono davvero o sono in incognito? Il performer scriverà un testo nel corso di queste giornate ed ogni sera troverà il modo di metterlo in scena, ogni sera un organizzazione diversa del testo e parti nuove di questa ricerca, della relazione fra i due. Tre giornate dedicate alla scrittura: da una parte un’indagine nel suo senso più esistenziale e condiviso (per dirla con le parole di David Lynch: “We are all detectives”), dall’altra una rifessione quasi antropologica e concreta, un reportage da una piazza qualsiasi di questa città, in una parte qualunque del pianeta.

con Claudio Molinari / foto © Tamara Dagan

GABRIELE PORTOGHESE / PREGHIERINE. NOI VOGLIAMO

ESSERE UNA FACCENDA LEGGERA

Termini è una Cattedrale. E un Limbo. Accozzaglia d’anime d’ogni sorta. Damerini e desperados, disgraziate e mademoiselles. Nei cuori dei pellegrini albergano grandi desideri, si nascondono neri abissi. Ma anche qualcosa di più tenero e meschino: il nostro bisogno di consolazione. Cerchiamo sollievo qua e là. Riti minimi. Cianfrusaglie. Gelati. Panini.

E così s’affollano a Termini tante preghierine che provano a librarsi. Chissà, forse il divino è in agguato.

con Gaia Rinaldi / foto © Gabriele Portoghese

ARIANNA POZZOLI / UNA MANIFESTAZIONE INTERIORE

Di là c’è una manifestazione. Ma di là dove? A che ora? È sempre di là, dall’altra parte, in quel luogo che non ha un nome solo, dove non c’è ora, nè prima nè poi. Questo progetto nasce dal desiderio di riconoscermi abitante di uno spazio politico, costantemente politico. Abbiamo conversato con 78 persone, io e Pietro Turano, nei giardini di Piazza Vittorio per una decina di giorni. Persone nate in italia, persone migranti, persone di 8 anni fno a persone di 90 anni, persone con grossi stipendi, persone con solo 300 euro, persone sobrie, persone alterate, dalla droga o dall’alcol. Le stesse domande a tutt. Ho dialogato con l’artista Andrea Lo Giudice e abbiamo immaginato e creato questi “pezzi manifesti”.

Ognuno di noi, attraverso la propria sofferenza personale, è un grido politico che va ascoltato, perché torni ad esistere una società che si meriti di essere chiamata tale. Grazie a Mark Fisher che in Realismo Capitalista, con coraggio e lucidità, ha rivendicato che il dolore psichico del singolo affonda le sue radici nei molteplici sistemi di sfruttamento, dentro e tra i quali, viviamo.

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IL CASO
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STORIA SGUARDI CURA FUTURO INIZIATIVE DAL BASSO STAZIONE TERMINI APPROFONDIMENTI DA VITE NEL MARGINE DI SILVIA ANTINORI La Stazione di Valerio Zurlini vimeo.com/263731090 Linkiesta linkiesta.it/2013/09/storia-e-mito-della-fu-stazione-termini-oggi Francesco Conte, artista e giornalista terminitv.com Mohammed Keita, mohamedkeita.itfotografo Niccolò Berretta, fotografo stazionetermini.it jumamap.it/map mappa.binario95.it akkittate.it instagram.com/mamatermini concorsiawn.it/riqualifcazione-piazza-cinquecento

Index è il progetto artistico e produttivo, nato nel 2022 dall’incontro tra Muta Imago, Daria Deforian e Antonio Tagliarini. Tra i suoi obiettivi c’è l’immaginazione e la creazione di progetti aperti e condivisi e il sostegno a giovani realtà artistiche.

direzione artistica Daria Deforian, Riccardo Fazi, Claudia Sorace, Antonio Tagliarini

direzione tecnica Maria Elena Fusacchia responsabile di progetto, comunicazione Francesco Di Stefano amministrazione, organizzazione e produzione Grazia Sgueglia, Silvia Parlani, Valentina Bertolino grafca Andrea Pizzalis

web master Francesco Bevilacqua

Il progetto promosso da Roma Capitale - Assessorato alla Cultura, è vincitore dell’Avviso Pubblico biennale “Estate Romana 2023 - 2024” curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione con SIAE

informazioni

deforiantagliarini.eu

mutaimago.org

email inunaqualunqueparte@gmail.com

fb e ig index_teatro

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