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GIOVANNI ONORATO

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_LABORATORIO

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I due performer, un parlante e un musico, vivranno per tre giorni in un luogo designato della città, porteranno avanti un’indagine, letteralmente, basata però su niente di defnito, fondata sull’infondatezza, cercheranno di capire. I due girano per la strada come due vagabondi. Lo sono davvero o sono in incognito? Il performer scriverà un testo nel corso di queste giornate ed ogni sera troverà il modo di metterlo in scena, ogni sera un organizzazione diversa del testo e parti nuove di questa ricerca, della relazione fra i due. Tre giornate dedicate alla scrittura: da una parte un’indagine nel suo senso più esistenziale e condiviso (per dirla con le parole di David Lynch: “We are all detectives”), dall’altra una rifessione quasi antropologica e concreta, un reportage da una piazza qualsiasi di questa città, in una parte qualunque del pianeta.

con Claudio Molinari / foto © Tamara Dagan

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GABRIELE PORTOGHESE / PREGHIERINE. NOI VOGLIAMO

Essere Una Faccenda Leggera

Termini è una Cattedrale. E un Limbo. Accozzaglia d’anime d’ogni sorta. Damerini e desperados, disgraziate e mademoiselles. Nei cuori dei pellegrini albergano grandi desideri, si nascondono neri abissi. Ma anche qualcosa di più tenero e meschino: il nostro bisogno di consolazione. Cerchiamo sollievo qua e là. Riti minimi. Cianfrusaglie. Gelati. Panini.

E così s’affollano a Termini tante preghierine che provano a librarsi. Chissà, forse il divino è in agguato.

con Gaia Rinaldi / foto © Gabriele Portoghese

ARIANNA POZZOLI / UNA MANIFESTAZIONE INTERIORE

Di là c’è una manifestazione. Ma di là dove? A che ora? È sempre di là, dall’altra parte, in quel luogo che non ha un nome solo, dove non c’è ora, nè prima nè poi. Questo progetto nasce dal desiderio di riconoscermi abitante di uno spazio politico, costantemente politico. Abbiamo conversato con 78 persone, io e Pietro Turano, nei giardini di Piazza Vittorio per una decina di giorni. Persone nate in italia, persone migranti, persone di 8 anni fno a persone di 90 anni, persone con grossi stipendi, persone con solo 300 euro, persone sobrie, persone alterate, dalla droga o dall’alcol. Le stesse domande a tutt. Ho dialogato con l’artista Andrea Lo Giudice e abbiamo immaginato e creato questi “pezzi manifesti”.

Ognuno di noi, attraverso la propria sofferenza personale, è un grido politico che va ascoltato, perché torni ad esistere una società che si meriti di essere chiamata tale. Grazie a Mark Fisher che in Realismo Capitalista, con coraggio e lucidità, ha rivendicato che il dolore psichico del singolo affonda le sue radici nei molteplici sistemi di sfruttamento, dentro e tra i quali, viviamo.

foto © Arianna Pozzoli

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