Il Coltivatore Pavese 8

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n.8 2012 ANNO 67

Poste Italiane S.p.a. Spedizione in a. p. D.L.353/2003 convertito in L. 27/02/2004 n. 46 art.1 comma 1 DCB/PV

periodico di Coldiretti Pavia

il grazie degli agricoltori Giornata Provinciale del Ringraziamento 2012 l’agricoltura restituisce alla città la sua cattedrale


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sommario

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Ringraziamento 2012

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SINDACALE

VITIVINICOLO

EPACA EST TICINO VILLORESI TECNICO

BREVI

PAC, nuovi tagli

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Fondo: l’UE ritira dal mercato i Wine kit Giornata Provinciale del Ringraziamento 2012 PAC: ancora tagli PAC: l’Italia chiede più flessibilità Salone internazionale del Gusto Terra Madre Pubblicità ingannevole sugli alimenti Bio?Logico! Via al rilancio delle aree rurali Torna il riso a “Occhio alla spesa” Filiera Italiana Riso Anche il latte firmato Fai Latte: rischio splafomanento Siglato accordo sul prezzo del latte Dichiarazione IMU: approvato il modello IMU: rivedere le aliquote Dalla Green Economy centomila posti di lavoro in campagna Flora Conservation: dall’idea alla realtà Vilma Pirola: al vertici di Donna Impresa

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(Col)direttamente nel bicchiere Vino: l’Italia sorpassa la Francia Le imprese che esportano crescono il triplo Misura investimenti Premi e riconoscimenti Distretto di Qualità del Vino dell’Oltrepò Pavese Attività promozionale

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Pensioni: 155 euro in più per chi ha l’integrazione al minimo

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Elezioni EstTicino Villoresi

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Coldiretti chiede l’uso d’emergenza dell’ 1,3D Lotta ai giovani del riso Rifiuti ed emissioni Uso sostenibile dei fitofarmaci Pagamenti PAC 2012

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Pillole di Coldiretti

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L’UE ritira dal mercato i Wine Kit?

Il pressing della Coldiretti solleva la questione e spinge l’Unione Europea a prendere posizione Dopo la reiterata denuncia di Coldiretti, che attraverso i principali canali di comunicazione ha scoperchiato la truffa delle confezioni che promettono con semplici polveri di ottenere in pochi giorni vini dalle etichette più prestigiose, il Commissario Europeo all’agricoltura Dacian Ciolos ha dichiarato che “la Commissione è stata informata delle pratiche commerciali a cui si fa riferimento nell’interrogazione e, durante l’ultima riunione del Comitato di gestione dell’Ocm unica, ha provveduto a informare le delegazioni degli Stati membri che tali pratiche violano le norme in materia di etichettatura nel settore vitivinicolo stabilite dalla legislazione europea. La Commissione ha altresì precisato che i prodotti in questione non possono essere commercializzati utilizzando una denominazione di origine protetta (Dop) o un’indicazione geografica protetta (Igp), nemmeno attraverso una semplice evocazione del nome. Gli Stati membri devono adottare tutti i provvedimenti necessari a prevenire l’uso illecito del nome di una Dop o di un’Igp ritirando dal mercato tali prodotti”. Dopo le parole di Ciolos, Coldiretti ha chiesto quindi di provvedere immediatamente al ritiro dall’intero mercato comunitario dei wine kit. Si stima che nei diversi Paesi dell’Unione Europea almeno venti milioni di bottiglie di pseudo vino vengano ottenute attraverso confezioni prodotte in Canada ma anche in Svezia. Nel Paese

scandinavo è stata scoperta una fabbrica che, a Lindome, vicino a Goteborg, produce e distribuisce in tutto il continente e del tutto indisturbata oltre 140mila wine kit all’anno dai quali si ottengono circa 4,2 milioni di bottiglie. I wine kit della società Vinland vengono venduti con i marchi Cantina e Doc’s che fanno esplicito riferimento alla produzione italiana, ma anche ad un marchio di qualità tutelato dall’Unione Europea, e promettono in soli 5 giorni di ottenere in casa vini come Valpolicella, Lambrusco, Sangiovese o Primitivo, per i quali vengono addirittura fornite le etichette da apporre sulle bottiglie. Una evidente anomalia sulla quale si è impegnato ad intervenire anche il vicepresidente della Commissione Agricoltura del parlamento Svedese Bengt-Anders Johansson ai microfoni di Jimmy Ghione della trasmissione Striscia la Notizia. “Il vino si fa con l’uva prodotta in vigna e trasformata nella cantina e va eventualmente invecchiato secondo precise regole e non si ottiene certo con le bustine in polvere dalle quali si realizzano miscugli che non hanno neanche il diritto di chiamarsi con il nome del nettare di bacco - ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini -. Abbiamo per questo chiesto alle autorità nazionali di intervenire immediatamente anche attraverso l’Unione Europea per fermare uno scempio intollerabile che mette a rischio con l’inganno l’immagine e la credibilità dei nostri vini più prestigiosi conquistata nel tempo grazie agli sforzi fatti per la valorizzazione di un prodotto che esprime qualità, tradizione, cultura e territorio”.

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Domenica 2 dicembre nella Cattedrale di Pavia è stata celebrata la Santa Messa e l’annuale ricorrenza

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Lo scorso 2 dicembre una gran folla di agricoltori, collaboratori Coldiretti e semplici visitatori si è radunata in Piazza Duomo a Pavia per partecipare alla Giornata provinciale del Ringraziamento. “E’ un momento di condivisione e di serenità – ha commentato Giuseppe Ghezzi, presidente della Coldiretti di Pavia - ringraziare è sempre un gesto alto e bello, che nobilita chi lo compie. Per il popolo di Coldiretti è un atto doveroso, soprattutto al termine di un anno agricolo segnato dalle conseguenze di una grave crisi economica e finanziaria, ma anche gravido di quella speranza che sgorga dal primato che riconosciamo a Dio solo”. La manifestazione, organizzata in collaborazione con l’Assessorato Turismo e Cultura del Comune di Pavia è stata arricchita da una serie di eventi collaterali che hanno consentito di vivere la città a tutti i partecipanti. Sin dalle prime ore del mattino, nella Piazza sono sorti i gazebo gialli del Mercato di Campagna Amica ad opera dei produttori di Coldiretti, aderenti ad Agrimercato, l’associazione che raggruppa le aziende agricole che praticano la vendita diretta. Grazie alla collaborazione con l’assessorato Turismo e Cultura, abbiamo dato vita ad “Acquista la Cultura”: a tutti i clienti del Mercato di Campagna Amica è stato omaggiato l’ingresso ai Musei Civici di Pavia. La Corte Contadina di


Giornata Provinciale del Ringraziamento inizio ’900, allestita in un apposito spazio ha raccontato, attraverso gli oggetti e le fotografie di allora, l’atmosfera della famiglia agricola di una volta, le Dame in costume medievale, interpretate da un gruppo di colleghe Coldiretti con gli abiti forniti dal “Gruppo Spino Fiorito” con sede al Castello di Oramala, hanno accompagnato i visitatori alla scoperta delle tradizioni e dei cibi caratteristici del nostro territorio insieme alle musiche dei “Pifferi di San Ponzo”. Alle 11, Padre Renato Gaglianone e Don Ernesto Maggi hanno celebrato la Santa Messa arricchita dalla splendida interpretazione della “Corale Vittadini” e dalla ricca processione offertoriale, proveniente da tutte le zone della provincia. Al termine, l’allocuzione del presidente Giuseppe Ghezzi e la premiazione delle coppie di sposi più longeve ad opera dell’Associazione Pensionati della Coldiretti hanno concluso la celebrazione. Subito dopo, nella Piazza, la Benedizione delle macchine agricole ha

simboleggiato l’invocazione della protezione Divina sulle aziende e sui lavoratori della terra. Dopo i saluti delle autorità tra cui s.e. il prefetto Peg Strano Materia, il presidente della provincia Daniele Bosone e il sindaco Alessandro Cattaneo, tutti i partecipanti hanno potuto degustare due risotti della tradizione pavese cucinati dal personale della Croce Rossa di Voghera, accompagnandoli con un bicchiere di vino dell’Oltrepò raccontato da sommeliers di Fisar. Nel pomeriggio le torte dolci e salate delle aziende di Coldiretti hanno completato l’insieme. In tutto il territorio della provincia le aziende agrituristiche di Terranostra hanno dedicato il proprio menù alla Giornata del Ringraziamento caratterizzando il piatto forte della loro offerta secondo la giornata celebrativa. Nei ristoranti e nei locali aderenti all’iniziativa è stato possibile gustare i piatti della tradizione pavese.

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Spremere la nostra agricoltura non farà tornare il sorriso all’Italia

PAC ancora tagli n.8 2012

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Dopo la presentazione della proposta del presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy di penalizzare fortemente la spesa Pac in particolare per le risorse destinate al nostro Paese, l’Italia è pronta a non votare il bilancio Ue. Si tratta di tagli che sono stati definiti dal presidente Sergio Marini “inaccettabili perché compromettono uno dei pochi settori che possono rilanciare l`economia italiana ed europea”. Da qui l’annuncio del ministro degli, che l’Italia potrebbe porre il veto se nel prossimo Consiglio europeo se non dovesse essere raggiunto un accordo favorevole al nostro Paese. La linea rossa dell’Italia sul bilancio Ue 20142020 sarà dunque costituita, come si evince dalle parole del Ministro agli Affari europei, Enzo Moavero Milanesi, proprio dall’assegnazione al paese dei fondi per la Pac e la coesione in linea con quel che si ritiene giusto e che non sia un taglio eccessiva con il passato. La proposta presentata da Van Rompuy prevede che, per quanto riguarda la “Crescita sostenibile e risorse naturali” (che comprende l’agricoltura, lo sviluppo rurale, la pesca e uno strumento finanziario per l’ambiente e l’azione per il clima) gli stanziamenti subiscano un’ulteriore riduzione del 4,7%. In merito allo sviluppo rurale, la Presidenza del Consiglio europeo propone una riduzione dell’importo complessivo del 9% rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea. Se si considera complessivamente la spesa agricola, tenendo conto anche della riduzione di 3,5 miliardi di euro destinati alla riserva di crisi del settore agricolo, la proposta formulata dal Presidente del Consiglio europeo comporta una riduzione di complessivi 25,5 miliardi di euro rispetto alla proposta della Commissione europea. Inoltre, allo scopo di regolare il livello globale di spesa, viene proposto che il livello medio Ue di pagamenti diretti per ettaro (a prezzi correnti) sia ulteriormente ridotto per gli esercizi finanziari 2015-2020. In merito alla convergenza tra Stati membri, la proposta prevede poi che il processo debba essere attuato progressivamente in 6 anni dall’esercizio finanziario 2015 entro l’esercizio finanziario 2020 e che dovrebbero essere prese in considerazione le circostanze specifiche, come ad esempio superfici agricole ad alto valore aggiunto e i casi in cui gli effetti della convergenza siano sproporzionati. In merito al capping, (il tetto aziendale di erogazione) il documento propone che la riduzione dei pagamenti diretti per i grandi beneficiari debba essere introdotta dagli Stati membri su base volontaria. Per quanto riguarda il greening, (la componente verde della Pac) viene confermato l’utilizzo del 30% del massimale annuale, al fine di finanziare le pratiche, proponendo che sia ben definita la flessibilità per gli Stati membri in merito alla scelta delle misure da attuare. Inoltre, è proposta una maggior flessibilità (del 15%) sia per il trasferimento di fondi dal primo al secondo pilastro che dal secondo al primo. La nuova proposta sul Qfp (ovvero il quadro finanziario pluriennale) comporta quindi una ulteriore penalizzazione per quanto riguarda la Politica agricola comune, dato che la proposta della Commissione europea prevede già una riduzione del bilancio Pac in termini reali di circa il 12%, oltre alla riduzione specifica per l’Italia di circa il 6%, per la redistribuzione dei pagamenti diretti fra gli Stati membri.

L’Italia chiede più flessibilità per il greening Il ministro Catania chiede al Consiglio agricolo di abbassare la soglia del 7% delle “aree ecologiche” e la diversificazione di due colture per aziende fino a 50 ettari, tre per le più grandi Dopo il vertice straordinario dei Capi di Stato e di Governo del 22 e 23 novembre, concluso con un nulla di fatto sul budget 2014-2020, il negoziato sulla riforma Pac è tornato dal centro dell’attenzione del Consiglio europeo dei ministri dell’agricoltura e della pesca. In particolare, i ministri agricoli dei 27 Paesi hanno discusso del cosiddetto “greening”, la clausola ambientale fortemente voluta dal Commissario all’Agricoltura, Dacian Ciolos, alla quale è agganciato secondo la proposta di regolamento dell’esecutivo comunitario - il 30% del budget dei pagamenti diretti. Un vincolo di destinazione degli aiuti che, nelle intenzioni della Commissione, dovrebbe rafforzare la missione ambientale della nuova Pac che governerà l’agricoltura europea a partire dal 2014, finalizzata alla produzione di beni pubblici per eccellenza, quali quelli ambientali. Il principio non è stato messo in discussione, ma molti Stati membri hanno contestato le modalità previste che finirebbero col rappresentare una gabbia troppo stretta per l’attività agricola delle imprese, aumentando anche la complessità del sistema dei pagamenti, gli oneri a carico delle imprese e il rischio di sovrapposizione con la collaudata formula dei pagamenti agroambientali attualmente finanziati con i fondi dello Sviluppo Rurale. Per l’agricoltura italiana, dove la piccola dimensione aziendale e le caratteristiche produttive renderebbero ancora più complessa l’attuazione di questo “pacchetto verde”, secondo le proiezioni dei massimali previsti nella bozza di regolamento per gli aiuti diretti di ciascun Paese partner, si tratta di una partita finanziaria stimata intorno a 1,2 miliardi di euro. Queste considerazioni sono alla base delle richieste delle modifiche avanzate dal ministro, Mario Catania. In sostanza, la delegazione italiana chiede un sistema più flessibile e di più semplice attuazione per gli Stati Membri. “Credo che sia necessario discutere della percentuale del 7 per cento relativa alla ecological focus area: si tratta di una soglia troppo elevata, ritengo che si debba arrivare a un accordo su un livello più ragionevole”, ha sottolineato il ministro Catania. Il riferimento è alla proposta della Commissione che prevede, come si ricorderà, per l’agricoltore che dispone di almeno 3 ettari di seminativo e colture permanenti, l’obbligo destinare almeno il 7% della superficie a infrastrutture ecologiche, che spaziano dai terrazzamenti alle fasce tampone, dai filari di alberi alle siepi. Stesso discorso per la diversificazione produttiva che, secondo la proposta della Commissione pone l’obbligo all’agricoltore di attuare una diversificazione colturale con almeno tre colture diverse: non oltre il 70% deve essere destinato alla coltura principale, la minore non meno del 5% della superficie disponibile. “In merito a questo punto ha aggiunto Catania - penso che sarebbe interessante riflettere sulla possibilità di un’applicazione della misura a seconda della grandezza dell’azienda. Sono d’accordo sull’obbligo di 3 colture per le grandi aziende, quelle sopra i 50 ettari ad esempio, mentre per quelle di medie dimensioni è opportuno mantenere l’obbligo di 2 colture. Per le piccole aziende, invece, è giusto stabilire l’esclusione dall’obbligo della diversificazione, così come è giusto non imporre il vincolo ai pascoli permanenti e le colture arboree, che hanno già un forte valore ambientale e non dovrebbero essere comprese nel greening.

Attività di informazione misura 111/B che è stata oggetto di richiesta di finanziamento sulla misura 111 del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione Lombardia; cofinanziato dell’Unione Europea attraverso il FEASR

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Catania:“Una scelta vincente che condivido in pieno” “L’edizione 2012 che vede per la prima volta la fusione del Salone del Gusto con Terra Madre è un evento straordinario, una scelta vincente, espressione dei valori e di una visione dell’agricoltura e del mondo che condivido profondamente”. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali è intervenuto alla cerimonia di inaugurazione dell’edizione 2012 del Salone Internazionale del Gusto e Terra Madre, presso il Lingotto Fiere di Torino. “Questa è un’occasione importante per riflettere su quanto c’è da fare a livello internazionale perché dobbiamo recuperare un atteggiamento diverso verso l’agricoltura e verso gli agricoltori che si sappia basare su una diversa valenza culturale e non solo economica. Dobbiamo dire che l’Occidente, con la sua politica economica, in passato ha causato dei danni ai Paesi in via di sviluppo, rovesciando su di essi le derrate alimentari, ne ha infatti limitato la possibilità di crescita. Per quanto riguarda invece il nostro Paese, è necessario indicare dei percorsi di sviluppo, ma bisogna anche dire che il Governo ha già fatto molto rimettendo sul tavolo temi agricoli che erano stati rimossi da decenni dall’agenda della politica nazionale. Tra

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questi ricordo il problema del consumo del suolo agricolo che, nonostante l’entità del fenomeno, era una questione dimenticata a livello nazionale. Proprio per frenare questo processo, ho presentato un disegno di legge che è stato varato dal Consiglio dei Ministri. Un altro punto fondamentale sul quale siamo intervenuti è quello di dare trasparenza ed equità all’interno della filiera agricola, soprattutto per tutelare i soggetti più deboli. E’ entrato in vigore l’Articolo 62 il cui obiettivo è anche quello di restituire una quota di valore adeguata agli agricoltori che hanno subito un drammatico abbassamento del loro reddito. Basti pensare che un agricoltore italiano percepisce solo il 17-18% del prezzo finale pagato dal consumatore”. “Auguro – ha concluso il Ministro - agli agricoltori dei Paesi che sono presenti qui al Salone con le comunità di Terra Madre di continuare il loro percorso di salvaguardia della propria storia, della propria tradizione e del proprio sapere, producendo in primo luogo per la loro economia e per la loro gente vincendo sulle logiche di mercato distorte del passato”.


L’industria deve essere più trasparente e corretta nella promozione degli alimenti. E’ quanto emerso dal convegno sulla comunicazione commerciale dei prodotti alimentari organizzato dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato e dall’Istituto di autodisciplina pubblicitaria con la partecipazione di Coldiretti e del Ministero della Salute. Per quanto sia considerevole il lavoro svolto dall’Autorità nel contrastare le pratiche commerciali scorrette delle grandi realtà dell’agroalimentare, i tempi delle istruttorie sono troppo lunghi e le sanzioni applicate non hanno un carattere dissuasivo poiché non sono proporzionate agli ingenti guadagni ricavati grazie alle campagne pubblicitarie ingannevoli. Oltre a multe più severe, bisognerebbe imporre all’industria dichiarata colpevole di diffondere i contenuti del provvedimento sanzionatorio con gli stessi mezzi (tv, stampa) che per mesi hanno bombardato e raggirato i consumatori. In questo modo il pericolo di discredito costituirebbe un ottimo deterrente rispetto al compimento di ulteriori campagne promozionali scorrette. Tra i messaggi ingannevoli più comuni sui prodotti alimentari vi sono quelli relativi all’origine delle materie prime. Molto spesso, infatti, si caratterizza il prodotto, in etichetta e nella comunicazione commerciale, con un’indicazione geografica che non corrisponde alla sua origine effettiva e che induce nei consumatori un giudizio di superiore qualità, creando confusione con altri alimenti specificamente protetti quali Dop, Igp e Doc. Spesso le comunicazioni commerciali sono scorrette poiché vantano proprietà salutistiche o nutrizionali del prodotto alimentare che lo stesso non possiede. Difatti, si accerta poi che tali dichiarazioni vengono rese in assenza di un’idonea documentazione scientifica che provi gli effetti e i benefici vantati. Inoltre, sempre più frequenti sono le campagne pubblicitarie che contengono affermazioni dirette ad enfatizzare la compatibilità ambientale del prodotto per caratterizzarlo e distinguerlo rispetto ai concorrenti, sebbene non vi siano precisi e idonei riscontri scientifici che giustifichino le performance vantate.

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Pubblicità ngannevole sugli alimenti L’Authority bacchetta l’industria

All’incontro è stato auspicato un tavolo di confronto tra l’Istituto di autodisciplina pubblicitaria, l’Autorità e il Ministero della Salute per agire di concerto contro la pubblicità ingannevole dei prodotti alimentari ed elaborare delle tesi uniche di riferimento rispetto alla valutazione di quelli che devono essere considerati i messaggi non consentiti. Un proposito valutato positivamente da Coldiretti in quanto permette di creare una casistica comune nell’accertamento delle campagne pubblicitarie sugli alimenti ed evitare contrapposte interpretazioni. Tuttavia, l’esigenza primaria deve essere l’adozione di provvedimenti sanzionatori più incisivi affinché le industrie siano più attente e corrette nella promozione dei prodotti alimentari. Infatti, l’enorme numero di pubblicità ingannevoli, fa supporre che molti, in vista dei considerevoli guadagni garantiti da un messaggio efficace anche se fuorviante, preferiscono correre il rischio di incorrere in una sanzione dell’Autorità piuttosto che promuovere in modo trasparente e corretto i propri prodotti, provocando così un grande danno non solo dei consumatori, ma anche a quelle imprese del settore alimentare che si comportano in modo corretto.

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? logico!

Bio

A Varzi un convegno sulla coltivazione biologica come valorizzazione territoriale e opportunità economica

L’agricoltura di montagna è un’agricoltura difficile e spesso poco remunerativa ma vanta una caratterizzazione di cui l’agricoltura intensiva non può fregiarsi. Per affrontare in modo vincente le difficoltà che la scarsa produzione, le limitate possibilità colturali e gli alti costi produttivi impongono, occorre marcare fortemente la caratterizzazione del prodotto in modo da assegnare un valore aggiunto tale da rendere soddisfacente il lavoro nelle zone svantaggiate. Una strada, già percorsa in territori analoghi è la produzione biologica. L’interesse del consumatore verso tale tipo di produzione è certamente in crescita e ciò apre spiragli di economicità che in passato erano impensabili. Tuttavia il ridotto volume di produzione e la polverizzazione dell’offerta rendono difficile il dialogo con il sistema distributivo. A tal scopo sarebbe necessario dare vita ad un sistema consortile in grado di coordinare, raccordare e canalizzare

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l’offerta raggiungendo la dimensione critica necessaria al dialogo con enti e sistema distributivo. Al fine di promuoverne la nascita, Coldiretti, che al proprio interno vanta un ufficio dedicato alla produzione biologica, ha indetto lo scorso 7 dicembre presso la Sala Cappuccini di Varzi il convegno intitolato Bio? Logico! Dibattito sulla produzione di cibo biologico quale possibilità di valorizzazione del tessuto territoriale, promozione del prodotto locale e tutela agro ambientale. Il convegno, che ha visto la partecipazione di oltre un centinaio di imprenditori locali, ha aperto la mattinata con i saluti del presidente della Comunità Montana Bruno Tagliani, del Gal Oltrepò Giorgio Remuzzi e dell’assessore all’ambiente per la provincia di Pavia Alberto Lasagna. I lavori sono entrati nel vivo con la relazione del professor Roberto Spigarolo, docente dell’Università di Milano, che ha dissertato sul prodotto

biologico quale fattore di rilancio economico illustrando i sistemi agroalimentari locali e sono proseguiti con l’intervento di Giacomo Sala, presidente di BioPiace, il consorzio di produttori biologici che opera in provincia di Piacenza, che ha raccontato l’esperienza vissuta nella vicina provincia. Con il coordinamento di Giovanni Roncalli, direttore della Coldiretti di Pavia, i presenti hanno avuto l’opportunità di ascoltare le testimonianze di Luciana Masinari titolare di un’azienda biologica in Lomellina con produzione di cereali e di bovini da carne e di Alberto Lucotti, presidente di Terranostra e titolare dell’agriturismo Chiericoni e dell’omonima azienda biologica con produzione di frutta. Il consuntivo della giornata, dopo le partecipate domande dei presenti, è stato sintetizzato da Marco Camilli, presidente di Anagribios, l’associazione che a livello nazionale raggruppa tutte le aziende biologiche di Coldiretti.

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Via al progetto di rilancio delle aree rurali

l’ mpresa agricola A distanza di poche settimane dalle linee guida della Commissione Europea sulla futura programmazione comunitaria 2014-2020 che comprende lo sviluppo rurale, ma anche tutti i fondi strutturali, i Ministeri competenti, tra cui il Ministero delle Politiche agricole, stanno elaborando uno specifico progetto per le aree rurali. L’idea è semplice: dare un contributo importante al rilancio economico e sociale dell’Italia rimettendo al centro dell’impegno, pubblico e privato, dell’identità nazionale, gli interventi per lo sviluppo le “Aree interne” del Paese. Un progetto che parte dal territorio rurale e che vedrà le imprese agricole quali interlocutori principali di questo progetto, che li riguarderà sia come custodi del territorio, sia come promotori di sviluppo economico, ma anche come cittadini di una comunità rurale che abbisogna di servizi per potervi vivere ed operare. Il documento preliminare del progetto sostiene che la programmazione dei Fondi comunitari per il 2014-2020 offre l’opportunità di costruire una strategia che, muovendo da azioni private e pubbliche già in corso e unendosi a politiche nazionali, dia loro forza, efficacia e visione, con traguardo al 2020 e oltre. Senza distinzioni di Nord e di Sud. Ma con fortissima attenzione ai singoli contesti territoriali. Disegnare questa strategia, un progetto per le aree interne del Paese, può consentire di raggiungere assieme tre distinti ma interconnessi obiettivi generali: la

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tutela del territorio e la sicurezza degli abitanti; la promozione della diversità naturale e culturale e il policentrismo; concorrere al rilancio dello sviluppo. Secondo il documento preliminare del Ministro Barca, la tutela del territorio e della sicurezza degli abitanti delle aree interne è oggi inadeguata. Intervenire in modo sporadico ed emergenziale sui suoli e sulle risorse fisiche territoriali, adottare strumenti di piano che aumentano i fattori di rischio naturali, trascurare la manutenzione ordinaria, continua, degli invasi e corpi idrici, dei versanti, delle aree boschive e di quelle incolte e, ancora, degli insediamenti (agricoli, ma anche dei borghi antichi e dei piccoli insediamenti) e dei sentieri determina a un tempo: rischi elevati per le pianure litoranee, dove si accumulano popolazione e ricchezza; costi assai cospicui per gli interventi rimediali e talora per le vite umane; perdita di occasioni di reddito e di vita. Molte sono le nazioni, non solo in Europa, che inseguono la diversificazione territoriale e il policentrismo. Le aree interne italiane già le hanno. Queste aree presentano una straordinaria biodiversità climatica e naturale che ha, a sua volta, favorito la diffusione e la sopravvivenza di prodotti agricoli straordinariamente diversi. Questa duplice diversità, naturale e poi frutto dell’azione umana, si è mescolata nei singoli luoghi con la diversità di lingue, culture e tradizioni, favorita dalla separazione fra i luoghi. In una fase storica in cui, in presenza di una nuova ondata di globalizzazione, la diversità dei luoghi e il policentrismo assumono un ruolo crescente nelle aspirazioni delle persone e come


in foto Giuseppe Ghezzi nell’intervista su Rai1

il riso a “Occhio

alla spesa”

Le risaie pavesi protagoniste alla trasmissione di Rai1 condotta da Alessandro Di Pietro

al centro opportunità di sviluppo, l’Italia è particolarmente ben posizionata: il policentrismo non lo deve inseguire – ma mantenere. Tutela del territorio e della sicurezza degli abitanti e promozione delle diversità e del policentrismo possono tradursi in nuove e diffuse opportunità di sviluppo. Anzi, solo se si aprono nuove opportunità di sviluppo la popolazione troverà attraente e conveniente vivere in questi territori, in modo permanente o per una parte della propria vita, e potrà quindi assicurare manutenzione e promozione della diversità. Per sviluppo si intende, ovviamente, sia crescita, sia inclusione sociale (ossia accesso del maggior numero di persone a livelli socialmente accettabili di servizio e di opportunità di vita). Una valorizzazione adeguata delle aree interne, dei loro boschi, valli, fiumi, cime, borghi e centri maggiori, può consentire nuove, significative opportunità di produzione e di lavoro: nei comparti del turismo, dei servizi sociali, dell’agricoltura (dove l’idealità ecologica può divenire politica agricola positiva), della rivitalizzazione e valorizzazione degli antichi mestieri, dove possono combinarsi sapere stratificati e innovazione.

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Dopo la cronaca delle pagine di Repubblica grazie alla firma di Jenner Meletti, il riso italiano ed in particolare le risaie pavesi sono state protagoniste della nota trasmissione mattutina di Rai 1 “Occhio alla spesa” condotta da Alessandro Di Pietro. Attraverso un’intervista registrata in campo con il presidente di Coldiretti Pavia Giuseppe Ghezzi, il noto giornalista televisivo si è occupato del calo dei prezzi e del rischio di abbandono della coltivazione a scapito dei cereali concorrenti che anche in seguito agli utilizzi energetici, hanno raggiunto quotazioni che rischiano di estromettere dal mercato il riso. Occorre ricordare che l’Italia vanta la leadership in Europa e Pavia è la prima provincia risicola per superficie e produzione in Italia.

La risposta dei produttori alle speculazioni della filiera. Nessun vincolo di quantità o conferimento, vendite assicurate e sicurezza dei pagamenti In tutta la provincia di Pavia, così come nelle province vicine FIR ha iniziato ad operare raccogliendo consensi e adesioni. Nata per rispondere all’esigenza di accorciare la filiera, recare trasparenza negli accordi commerciali e ridare dignità al mondo della produzione riconsegnando il giusto valore al riso italiano, FIR si è presentata in una serie di incontri con i produttori sul territorio per illustrare l’opportunità di affrontare il mercato in un modo nuovo e più efficace. Operando su tutto il territorio nazionale con una presenza capillare grazie al supporto offerto dalla rete Coldiretti FIR dialogherà con tutte gli attori che oggi compongono la filiera e che intendono riconoscere il giusto valore del risone italiano. La raccolta dei campioni è già iniziata e prontamente le valutazioni di resa sono state fornite alle aziende agricole. Molte sono state le trattazioni concluse. Un primo importante risultato e stato conseguito grazie alla sottoscrizione di un’assicurazione sul credito che consente all’azienda agricola di ottenere la garanzia del pagamento. FIR ha avviato un monitoraggio sistematico del mercato e delle sue tendenze con una comunicazione periodica inviata dalle UOL Coldiretti ai propri risicoltori e con la pubblicazione di un report settimanale nella sezione riso del sito di Coldiretti Pavia. All’indirizzo www.pavia.coldiretti.it grazie ad un collegamento attraverso il logo di FIR è possibile consultare tutti commenti delle ultime settimane, realizzando così il quadro d’insieme del mercato del riso

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Anche il latte firmato Fai

Firmato dagli agricoltori Italiani, il latte arricchisce il paniere dei prodotti italiani garantiti

Coldiretti si impegna con il marchio Fai lanciando la sfida nel settore più difficile, quello del latte UHT. Mentre si fatica ad ottenere il minimo indispensabile per garantire almeno la copertura delle spese, presto nei supermercati sarà possibile acquistare un latte UHT, che fino ad ora ha rappresentato il massimo della mancanza di qualità e provenienza, che, al contrario, fa della qualità il suo punto di forza. Si chiama “Io sono italiano”, firmato siglato Fai, Firmato dagli agricoltori Italiani, è latte garantito al 100% italiano, proveniente da allevamenti e da vacche tricolori. E’ stato presentato lo scorso 19 ottobre a Cernobbio, in occasione dell’annuale Forum internazionale sull’alimentazione. Sul latte UHT la legge non impone l’indicazione dell’origine e Coldiretti ha voluto intervenire direttamente per realizzare una linea produttiva esclusivamente italiana.

Siglato accordo sul prezzo del latte 40 centesimi per il primo quadrimestre 2013 E’ stato siglato l’accordo sul prezzo del latte che viene fissato alla stalla pari a 39,5 centesimi al litro per le consegne da dicembre e 40 centesimi al litro per quelle del primo quadrimestre del 2013, Iva esclusa e più i premi previsti dall’attuale tabella qualità. Lo rende noto la Coldiretti sottolineando che l’intesa è stata siglata con Italatte che fa capo al gruppo Lactalis con i marchi Parmalat, Galbani, Invernizzi e Cademartori. L’accordo siglato in Lombardia rappresenta un punto di riferimento anche per le altre regioni italiane, visto che proprio la Lombardia, con 4 milioni di tonnellate produce il 40 per cento circa di tutto il latte italiano.

Rischio splafonamento

Per aiutare la programmazione delle aziende zootecniche a vocazione lattiero-casearia, sono mensilmente disponibili i dati regionali sulla progressione delle consegne mensili di latte bovino per la campagna 2012/2013. Il dato progressivo nazionale nei primi sei mesi di consegne della campagna, conferma la preoccupazione per l’annata 2012/2013 di un rischio di superamento della quota nazionale di riferimento. Il quantitativo rettificato di latte consegnato nel primo semestre segna una variazione di + 1,95 % rispetto a quanto riscontrato nella campagna precedente nello stesso periodo. Non si è verificata la tanto attesa, quanto annunciata (dagli stessi produttori), contrazione di produzione del mese di settembre 2012 che altresì fa segnare un lieve incremento + 0,8 % rispetto al mese di settembre 2011. Ipotizzando, per la restante parte della campagna una produzione identica a quella dello stesso periodo 2011 – 2012 si sfioreranno quindi le 11 milioni di tonnellate di latte prodotto, causando quindi uno splafonamento delle quote assegnate all’Italia e la relativa impossibilità di procedere a compensazioni interne.

Attività di informazione misura 111/B che è stata oggetto di richiesta di finanziamento sulla misura 111 del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione Lombardia; cofinanziato dell’Unione Europea attraverso il FEASR

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Dichiarazione IMU: approvato il modello Il 30 ottobre scorso è stato approvato il modello della dichiarazione IMU, con le relative istruzioni per la compilazione già disponibili su internet. La dichiarazione IMU deve essere presentata al Comune entro 90 giorni dalla data di inizio del possesso dell’immobile o in cui sono intervenute variazioni rilevanti ai fini della determinazione dell’imposta. Per gli immobili relativamente ai quali l’obbligo dichiarativo è sorto a partire dal 1° gennaio 2012, la dichiarazione deve essere presentata entro il 30 novembre 2012, ma è probabile un rinvio a febbraio 2013. In Commissione Bilancio infatti è stato approvato un emendamento con l’effetto di prorogare ulteriormente il termine per la presentazione della dichiarazione IMU. La scadenza del 30 novembre 2012 non si applica agli immobili per i quali l’obbligo dichiarativo è sorto, a tale data, da meno di 90 giorni. Per esempio, per un immobile che è stato oggetto di variazione in data 31 ottobre 2012, il termine per la dichiarazione rimane quello ordinario di 90 giorni, quindi la dichiarazione deve essere presentata entro il 29 gennaio 2013. Secondo le istruzioni ministeriali, non è necessario presentare la dichiarazione IMU per gli immobili relativamente ai quali era già stata presentata la dichiarazione ICI, che conserva la sua validità, a meno che siano intervenute variazioni. La dichiarazione IMU deve essere invece presentata per gli immobili che godono di riduzioni dell’imposta secondo le regole IMU: terreni agricoli posseduti da coltivatori diretti o IAP, fabbricati dichiarati inagibili, fabbricati di interesse storico o artistico oppure per gli immobili relativamente ai quali il Comune ha deliberato una riduzione dell’aliquota quali gli immobili non produttivi di reddito fondiario, gli immobili posseduti da soggetti passivi IRES, gli immobili locati o affittati e per gli immobili relativamente ai quali il Comune non è in possesso delle informazioni necessarie per verificare il corretto adempimento dell’obbligazione tributaria: immobili oggetto di locazione finanziaria terreni agricoli divenuti edificabili, aree divenute edificabili in seguito alla demolizione di un fabbricato. La dichiarazione deve inoltre essere presentata in tutti i casi in cui il contribuente non ha richiesto gli

aggiornamenti della banca dati catastale, e quindi il Comune non è in grado di conoscere la situazione reale dell’immobile attraverso una visura catastale. Come detto prima, la dichiarazione deve essere presentata per gli immobili locati o affittati, ma secondo le istruzioni ministeriali non occorre presentare la dichiarazione per i contratti di locazione o affitto stipulati a partire dal 1° luglio 2010, in quanto, a partire da tale data, è obbligatorio inserire nei contratti i dati catastali degli immobili. Tuttavia va ricordato che spesso questi dati non vengono comunicati ai Comuni e potrebbero presentarsi problemi. Se il Comune ha deliberato una riduzione dell’aliquota per i fabbricati locati o affittati, potrebbe essere opportuno presentare comunque la dichiarazione, indipendentemente dalla data di stipula del contratto. Per l’abitazione principale e le sue pertinenze è espressamente escluso l’obbligo di presentare la dichiarazione. Unica eccezione prevista dalle istruzioni ministeriali è l’ipotesi in cui i due coniugi siano proprietari ciascuno di un’abitazione nello stesso Comune. In questo caso occorre presentare la dichiarazione per individuare quella agevolata, dato che l’agevolazione si applica su una sola di esse. Inoltre, pur non essendo espressamente previsto, è opportuno che presenti la dichiarazione chi possiede due o più pertinenze dell’abitazione principale classificate nella stessa categoria catastale (per esempio due box C/6), per indicare su quale spetta l’agevolazione. Lo stesso discorso vale se l’abitazione principale è composta da due unità immobiliari contigue, censite in catasto separatamente, una sola delle quali può godere dell’agevolazione. Non è necessaria la dichiarazione per gli immobili acquistati nel 2012, dato che è sufficiente la comunicazione fatta dal notaio nel Modello Unico Informatico, salvo che per i terreni edificabili, per i quali occorre indicare il valore al primo gennaio dell’anno in corso. La dichiarazione dovrà essere ripetuta negli anni successivi solo se varia il valore del terreno edificabile. Infine, per gli immobili ricevuti in successione, la dichiarazione non è necessaria in quanto la dichiarazione di successione viene trasmessa ai Comuni dall’Agenzia delle entrate.

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IMU: rivedere le aliquote l’agricoltura ha pagato più del previsto “L’agricoltura ha pagato più del dovuto per l’Imu sui terreni e l’eccedenza di gettito comporta la riduzione dell’aliquota della seconda rata, come concordato con il Governo e previsto dalla legge”. Lo ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini, provvedendo, sulla base dell’andamento del gettito derivante dal pagamento della prima rata dell’Imu, alla modifica dell’aliquota da applicare ai fabbricati strumentali agricoli e ai terreni, in modo da garantire che il gettito complessivo non superi per l’anno 2012 l’ammontare previsto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. I dati relativi al gettito forniti dallo stesso dicastero evidenziano, infatti, come il contributo versato dal mondo agricolo superi in larga misura le stime effettuate. A fronte della previsione di entrate per 407 milioni di euro, il dato a consuntivo, che tiene conto dell’ Imu versata in acconto a giugno, si attesterà a 534 milioni di euro. Particolarmente gravoso il prelievo sui terreni agricoli, che comporta un maggior gettito per l’anno 2012 pari a circa 130 milioni di euro, equamente ripartito fra Erario e Comuni. Il maggior gettito deriva, peraltro, dall’applicazione della sola aliquota base dello 0,76 %, a cui si aggiungerà, in sede di versamento del saldo, l’aumento delle aliquote stabilite dai comuni, fino allo 0,3 per cento (che corrisponde ad un ulteriore aggravio di circa il 50%), che la gran parte degli enti locali ha già deliberato, con effetti insostenibili per una categoria per la quale il terreno rappresenta un valore produttivo. Per invitare il Governo al rispetto di quanto stabilito nel “salva Italia”, il presidente di Coldiretti, assieme alle altre organizzazioni, ha inviato una lettera al Premier e al Ministro dell’Economia e Finanze, Grilli.

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Dalla Green economy centomila posti di lavoro in campagna

Una chiave che per aprire il lavoro ai giovani

Grazie alla Green economy si aprono opportunità per oltre centomila posti di lavoro per i prossimi tre anni nelle campagne. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti che ha collaborato alla redazione del rapporto 2012 di Greenitaly presentato della fondazione Symbola e da Unioncamere. Lo studio evidenzia che quasi un’impresa su 4, il 23,6 per cento, punta sulla Green economy per superare la crisi. Una vera e propria “rivoluzione verde che attraversa il Paese da nord a sud, tanto che nelle prime 10 posizioni per diffusione delle imprese che investono in eco-tecnologie ci sono 4 regioni settentrionali e 6 del centro-sud”. Alta la propensione all’innovazione: il 37,9% di queste imprese hanno introdotto innovazioni di prodotto o di servizio nel 2011, contro il 18,3% delle imprese meno verdi. Lo stesso vale per la propensione all’export: il 37,4% vanta presenze sui mercati esteri (contro il 22,2% di chi non investe nell’ambiente). Proprio l’agricoltura, secondo la ri-

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cerca, e il settore agroalimentare rappresentano un nuovo modello di sviluppo in grado di coniugare competitività sui mercati internazionali e sostenibilità, ripartendo dai territori, in primo luogo dal loro patrimonio ambientale e culturale, e dalla creatività delle piccole e medie imprese che insieme rendono distintivo il marchio Italia. Una vera una leva strategica del Paese, perché oltre a garantire la produzione di cibo, sempre più importante in futuro, è un presidio del territorio a tutela del paesaggio, della biodiversità, della stabilità idrogeologica del terreno e delle sue tradizioni. Da qui, il suo carattere multifunzionale. Ma vi è anche un altro aspetto, forse il più importante: l’agricoltura fatta di dialogo con la società, attraverso la vendita diretta, e di risposte concrete a scelte di consumo sempre più consapevoli, racconta che si può generare crescita e nuova occupazione arricchendo nel contempo la comunità. Un’idea di economia dello sviluppo che mette insieme sostenibilità, etica del lavoro e coesione sociale.


v dall’idea alla realtà

Flora conser ation

Venerdì 30 novembre 2012 è nata, presso la sede di Coldiretti Pavia, Flora Conservation S.R.L Società Agricola. In presenza del notaio Paolo Tonalini, hanno firmato l’atto costitutivo il presidente di Coldiretti Pavia e del Consorzio Agrario, Giuseppe Ghezzi, i titolari di due aziende agricole, Massimo Formentini e Gianluca Marchesi, il rappresentante del rettore dell’Università di Pavia Rino Cella e i cinque soci esperti di botanica applicata: Graziano Rossi, Lino Zubani, Simone Pedrini, Simone Orsenigo e Andrea Mondoni. Quest’evento ha formalizzato la prima collaborazione imprenditoriale tra Coldiretti Pavia e l’Università, ufficializzando un’alleanza tra due delle realtà più significative e rappresentative del territorio pavese: quello agricolo e quello accademico. La società agricola Flora Conservation produce sementi di piante erbacee, sia annuali che perenni e piante erbacee perenni in vaso da esterno destinate ai più differenti impieghi, quali l’allestimento di giardini privati, il verde urbano, la fitodepurazione, i tetti verdi e i recuperi ambientali. L’elemento chiave che differenzia Flora Conservation da tutte le altre aziende è il materiale d’origine. Fino ad oggi infatti la maggior parte dei semi e delle piante commercializzate in Italia provengono dall’estero (in certi casi dall’Africa o dal Sud America). Si tratta di varietà selezionate geneticamente per avere determinate caratteristiche ornamentali e per agevolare la produzione di massa. Tutti i prodotti Flora Conservation sono invece realizzati con materiale di origine italiana, raccolto direttamente in natura e/o rigenerato a condizioni ambientali simili. Specie un tempo molto diffuse e conosciute, come il fiordaliso, oggi sono sempre più rare e altre, come la ninfea bianca, sono addirittura scomparse in natura in provincia di Pavia. Lo scopo di Flora Conservation è dare un futuro a queste specie e permettere al cliente di partecipare direttamente alla salvaguardia della Biodiversità.

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Vilma Pirola al vertice di Donna Impresa Vilma Pirola

da sinistra, Pina Alagia, Vilma Pirola, Marta Morselli, Paola Paietta

Doppia conferma per l’imprenditrice di Landriano

Vilma Pirola è anche la nuova leader regionale

Martedì 13 novembre, il Forum di Donne Impresa, si è riunito a Palazzo Coldiretti per fare il punto. Sul lavoro compiuto nel recente periodo, porre le basi degli impegni del prossimo periodo e rinnovare gli incarichi direttivi. Il direttore di Coldiretti Pavia Giovanni Roncalli, dopo i ringraziamenti all’attività svolta dal forum di Donne Impresa, impegnato tra le tante attività, nei percorsi di Educazione alla Campagna Amica con il progetto Educa che ha incrociato oltre 4500 studenti nel solo anno passato, ha posto all’attenzione del gruppo l’attività di comunicazione che, a livello nazionale, Coldiretti ha svolto sdoganando l’agricoltura dal ruolo di comprimario per assegnarle il protagonismo nella gestione del territorio, nel raggiungimento del welfare e nella cura della salute pubblica attraverso la produzione e la promozione di cibi sani e a chilometri zero. Giunti all’espletamento del mandato elettivo un’acclamazione ha sancito la nomina di Vilma Pirola a coordinatrice di Donne Impresa per il prossimo mandato. Il discorso di accettazione della riconfermata leader ha concluso i lavori insieme all’intervento del presidente di Coldiretti Giuseppe Ghezzi che, ringraziando Vilma Pirola e l’intero comitato per il lavoro svolto, si è complimentato e ha definito Donne Impresa, “la punta di diamante dell’imprenditoria di Coldiretti”.

Cambio della guardia al vertice delle imprenditrici agricole della Coldiretti in Lombardia. A Milano, nella sede dell’associazione in via Filzi 27, si è tenuto il summit del nuovo coordinamento regionale alla cui guida è stata eletta Vilma Pirola, pavese, con un’azienda con 350 vacche da latte a Landriano, che gestisce insieme a resto della famiglia. Nipote e figlia di agricoltori, prende il testimone da Pina Alagia, orticoltrice di Besana Brianza, che era alla guida del movimento regionale delle donne dal 2004. Come vice presidente delle imprenditrici agricole della Coldiretti sono state elette Marta Morselli di Mantova, allevatrice di vacche da latte e Paola Paietta di Cremona, che conduce anche lei un’azienda da latte. Le rappresentanti territoriali all’interno del coordinamento arrivano da Brescia (Mari Gerola, Sonia Moletta e Selene Possenti), da Bergamo (Elena Lazzarini, Valentina Comotti e Antonella Cometti), da Como (Cristina Quintilla De Angeloi, Rosella Corbetta e Stefania Vanini) da Cremona (Paola Paietta, Barbara Manzoni e Deborah Fiacchi), da Mantova (Marta Morselli, Annamaria Bonora e Daniela Ortobina), da Milano, Lodi e Monza Brianza (Pina Alagia, Rachele Cipolla e Barbara Grazia), da Pavia (Vilma Pirola, Milena Guerci ed Elisabetta Scabrosetti), da Sondrio (Amanda della Moretta, Gabriella Bersani e Ida Nani) e da Varese (Maria Mineo, Daniela Galvalisi e Luana Tosarello).

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(Col)direttamente nel bicchiere:

Vigna Sudé Verum®

Az. Agr. Riccardi Giuseppe & figli

L’Oltrepò Pavese è una delle zone vinicole più estese d’Italia, cosa che ne fa, per ovvie ragioni, una zona poliedrica, fatta di tante realtà tra loro diverse. Per questa ragione, si identifica con la zona più a est (quella confinante con i Colli Piacentini), la parcella di Oltrepò più vocata alla coltivazione della Croatina ed alla conseguente produzione di vino Bonarda di grande struttura, molto spesso fermo (la Bonarda non è solo frizzante!!!) e altrettanto spesso con spiccata vocazione ad importanti invecchiamenti. Uno dei paesi fulcro di questa produzione è senz’altro San Damiano al Colle, la cui combinazione di terreno, altitudine ed esposizione risulta essere ideale per vini rossi di grande corpo. Il vino che ci giunge oggi da degustare fa proprio parte di questa produzione: è una OP Bonarda DOC che non vuole assolutamente nascondere la propria “potenza”. Prodotto da VERUM® AZ. AGR. RICCARDI GIUSEPPE & FIGLI sita proprio in San Damiano al Colle, rivendica subito il proprio lignaggio con una bella bottiglia bordolese allungata ed un grande etichetta bianca, con scritte in oro e marrone che evidenziano il logo aziendale ed il nome del vino, “Vigna Sudé”. E sì, cari signori, si tratta proprio di un Cru, ma non un cru qualsiasi: la vigna denominata Sudé, infatti, sta proprio sul dosso della collina a cavallo dei comuni di San Damiano al Colle e Montù Beccaria… quindi, tanto sole, tanto caldo e tanta ventilazione, esattamente ciò che ci vuole per un rosso corposo! Se a questo aggiungiamo che la bontà divina ha voluto che il terreno di questa collina fosse quello giusto per conferire al vino ricchezza di estratti,

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nonché sapore pieno ed intenso, ecco, il cerchio si chiude… e noi possiamo godere del risultato… Versiamo dunque nel calice il nostro “Vigna Sudé”, annata 2010. Il bicchiere si colora di un intenso e carico rosso rubino, quasi impenetrabile, che rivela però una insospettabile (vista l’impenetrabilità) luminosità: sarà dunque un vino ricco di vita e di freschezza. Roteando il calice possiamo confermare con certezza che la collina da cui ha avuto origine ha regalato una grande quantità di estratto; la fluidità del liquido è poca e la lacrimazione sulle pareti del bicchiere, che avviene in due tempi, ci dà ampia conferma di ciò: sarà dunque anche vigoroso e corposo. Al naso si intrecciano sensazioni “terrose” a evidenti note di frutti rossi (marasca, amarena, mora, prugna), arricchite da sentori di spezie (pepe nero e un leggerissimo chiodo di garofano) e da una spinta eterea potente, ma ben armonizzata: vado a leggere in etichetta… 14% di alcol… come volevasi dimostrare. In bocca la stupefacente freschezza (il tenore di acidità deve essere ben alto) rende godibile la possenza di questo vino; il corpo è evidente, il calore alcolico pure, ma una volta deglutito sentiamo che un altro sorso non si starebbe male. La sua bevibilità è anche resa più immediata da un tannino un po’ in secondo piano e da una bella, piena rotondità. Le sue caratteristiche rendono “Vigna Sudé” un vino da secondi piatti importanti: carni rosse, bolliti, stracotti, arrosti ed anche qualche preparazione di cacciagione non troppo “selvatica”. Questa annata è il 2010; prevediamo per questo vino almeno ancora un lustro di gloria: assaggiamolo nel 2016 e riparliamone, magari ci daremo appuntamento nel 2020… Roberto Pace Delegato FISAR Pavia

(COL)DIRETTAMENTE


l’Italia sorpassa la Francia e diventa il primo produttore mondiale di vino L’Italia sorpassa la Francia e diventa il primo produttore mondiale di vino con un raccolto stimato in 40,8 milioni di ettolitri nel 2012. E’ la Coldiretti a fare il bilancio di una vendemmia che si è praticamente conclusa per la quasi totalità delle uve in tutta Italia, dove si è registrato un calo del 3 per cento rispetto allo scorso anno ma una buona qualità. Un contenimento produttivo che tuttavia ha consentito il sorpasso rispetto ai concorrenti francesi dove il raccolto è crollato di ben il 19 per cento a 40,5 milioni di ettolitri, con punte del 26 per cento per lo champagne, secondo l’organizzazione mondiale della vigna e del vino (OIV). Il primato mondiale nella produzione per il vino Made in Italy viene festeggiato con il record storico nelle esportazioni che crescono dell’8 per cento e potrebbero raggiungere il massimo di 4,5 miliardi di euro nel 2012, secondo le stime Coldiretti su dati Istat. Da segnalare peraltro che lo spumante tricolore fa registrare un vero e proprio boom (+35 per cento) in casa dello Champagne, la Francia. La riduzione della produzione di vino nei due Paesi leader si è fatta sentire a livello globale dove si stimano 248,2 milioni di ettolitri, il minimo dal 1975 e il 6 per cento in meno rispetto al 2011 anche per effetto del calo registrato in Spagna (-6 per cento) che si classifica come terzo produttore mondiale con 31,5 milioni di ettolitri. Tra gli altri grandi produttori cresce invece il raccolto negli Stati Uniti a 20,6 milioni di ettolitri (+7 per cento), cala in Argentina a 11,8 milioni di ettolitri (-24 per cento), sale in

Australia a 11,6 milioni di ettolitri +4 per cento) e in Sud Africa con 10 milioni di ettolitri (+4 per cento) Ad influenzare la produzione sono state in Europa la riduzione della superficie coltivata a vigneto e l’andamento climatico anomalo che ha condizionato la produzione livello globale. Non è infatti mai così caldo durante la fase maturazione delle uve: con la temperatura media globale sulla terra durante l`estate 2012 che è stata la più elevata mai registrata prima,con un valore di 1,03 gradi Celsius superiore alla media, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Noaas. Proprio mentre si registra a livello globale una inversione di tendenza e dopo anni torna ad aumentare il consumo globale di vino, il crollo della produzione spinge al rialzo dei prezzi di vendita dei vini sui mercati internazionali, anche per compensare l’aumento dei costi produttivi. Un trend che riguarda anche l’Italia dove peraltro si è già verificato un aumento del 7 per cento dei prezzi medi di vendita del vino comune al consumo nel primo semestre del 2012.

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Crescita tripla delle imprese rivolte ai mercati stranieri Export motore di sviluppo vitivinicolo E’ l’export il principale motore di sviluppo per il settore vitivinicolo, tanto che le imprese che vendono all’estero crescono il triplo delle altre. E’ il risultato di un’indagine realizzata da IsmeaMps sull’andamento del mercato mondiale del vino, sfuso e imbottigliato, per volume e valore. Secondo i dati, l’Italia produce il doppio della domanda interna e il consumo pro capite cala di un litro all’anno (ora si attesta fra i 35 e i 37 litri, negli anni Settanta arrivava a 100). La ricerca mostra come solo il 14 per cento delle aziende che non esportano continua a crescere. Il dato invece quasi triplica (43 per cento) per le imprese che operano sui mercati internazionali. Le aziende italiane che esportano (sono il 70 per cento del campione) raccolgono mediamente fuori dai confini nazionali circa il 37 per cento del proprio fatturato. Nonostante l’Italia rischi il sorpasso da parte della Spagna come primo fornitore mondiale (in volume), grazie soprattutto al contributo dei vini sfusi, non sembra arrestarsi la crescita in valore del vino italiano che, dopo l’ottima performance del 2011 (4,4 mld di euro), è cresciuto di un ulteriore 8 per cento nei primi sette mesi del 2012. Ed è proprio la crescita in valore il dato più attendibile per valutare la capacità di penetrazione dei vini di pregio (il dato in volume risente infatti dell’incidenza degli sfusi cresciuta fino al 40 per cento del totale). I dati sui Paesi importatori nel mondo mostrano come la Cina si sia avviata a raggiungere volumi e valori che la mettono alla pari con i principali mercati consolidati mondiali. Sale, infatti, al quinto posto assoluto in valore con 1.037 milioni di euro facendo segnare un +71 per cento e superando in un solo anno Giappone, Belgio, Svizzera e Paesi Bassi. A riprova delle enormi potenzialità di questo Paese vi è anche la forbice fra crescita di importazioni di

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vino in valore e in volume. Le quantità crescono “solo” del 27,7 per cento (sesto mercato al mondo) evidenziando una maggiore attenzione per i vini di pregio. Una tendenza che pare consolidarsi nei nuovi mercati visto che anche la Russia fa registrare una forbice netta: cresce in valore (+14,6 per cento) e cala in volume (-6 per cento). Secondo Ismea, le maggiori potenzialità si riscontrano nei nuovi mercati dell’Europa dell’Est, comunitari e non, che negli ultimi cinque anni hanno incrementato notevolmente la propria domanda: Bulgaria, Slovacchia, Ungheria, Estonia, Lituania, Lettonia. A questi si affiancano, fuori dal continente, alcuni Paesi sudamericani, come Brasile, Argentina e Messico, o quelli dell’Estremo Oriente quali India, Corea del Sud e Thailandia. I volumi sono ancora piuttosto limitati e solo in pochi casi superano il milione di ettolitri importati, ma i tassi di crescita sono talvolta travolgenti. Oggi l’Italia è leader in Bulgaria (58 per cento davanti a Spagna e Francia), Slovacchia (36 per cento davanti a Ungheria e Rep. Ceca), Ungheria (88 per cento davanti a Germania e Spagna), è seconda in Estonia (14 per cento dietro alla Spagna, davanti alla Francia), Lituania (27 per cento dietro la Francia, prima della Spagna), Romania (15 per cento dietro la Spagna e davanti alla Bulgaria), e terza in Lettonia (20 per cento dietro Francia e Spagna). Fuori dal continente europeo, il Belapaese è il maggiore fornitore in Thailandia (24 per cento davanti ad Australia e Francia), ed è terzo in Brasile (17 per cento dietro Cile e Argentina), Messico (dietro Spagna e Cile), Corea del Sud (dietro Cile e Spagna), India (dietro Francia e Australia), Australia (dietro Nuova Zelanda e Francia), Argentina (1 per cento dietro a Cile con 87 per cento, Spagna e a pari quota con la Francia).

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Misura Investimenti Aperto il bando - presentazione domande entro il 4 febbraio 2013 La Regione Lombardia ha aperto, il 3 dicembre, il bando per la presentazione delle domande Misura Investimenti, giunta ormai all’ultima campagna di attivazione nell’ambito del PNS (Piano Nazionale di Sostegno) introducendo alcune novità e precisazioni. La spesa minima ammissibile è di 10.000 Euro, l’importo massimo ai fini del contributo è di 200.000 Euro. Il contributo è pari al 40% delle spese ammissibili effettivamente sostenute ed ammesse; gli interventi indicati in domanda devono iniziare dopo la presentazione della domanda ed essere conclusi entro il 31 luglio 2013. E’ stato introdotto il vincolo di rendicontazione del 90% dell’importo ammesso in fase di istruttoria, pena l’impossibilità di presentare richiesta di contributo per le due campagne successive a quella in cui è stato concesso il finanziamento. Le aziende che prevedono di non riuscire a realizzare completamente gli interventi indicati in domanda devono presentare domande di variante secondo quanto disposto dal manuale delle procedure in fase di approvazione. Elenchiamo in breve le spese ammissibili: Per gli imprenditori agricoli singoli e associati e per le società di persone e capitali esercitanti attività agricola: 1. Acquisto di barriques, comprese di portabarriques, tonneau, botti di piccole dimensioni e recipienti per l’affinamento in acciaio (capacità massima di 10 HL) con la precisazione che tutti i recipienti ammissibili non devono essere installati in modo permanente, ma facilmente spostabili; 2. Acquisto di macchine e/o attrezzature per la movimentazione del magazzino di cantina, cestoni per la movimentazione di bottiglie compresi i giropallets e le pompe di travaso complete di elettrocompressore; 3. Lavori di muratura per la costruzione e/o ristrutturazione di uffici aziendali. 4. Dotazioni utili all’allestimento degli uffici aziendali: acquisto di pc per postazioni fisse e di pc portatili, stampanti, fax arredi per ufficio; acquisto di software gestionali per l’ufficio e la cantina solo se associati ad altre dotazioni informatiche. Per le imprese di trasformazione che utilizzano materia prima di provenienza extra aziendale per almeno il 60% e per le cooperative agricole che commercializzano e trasformano materia prima conferita per obbligo statutario dai produttori di base, soci dell’impresa stessa: 5. Allestimento di punti vendita al dettaglio e/o sale degustazione con l’acquisto di espositori, mobilio tipo sedie, tavoli, frigoriferi, bicchieri, elettrodomestici (lavastoviglie). Per le aziende agricole e le imprese di trasformazione e le cooperative agricole di cui sopra. 6. Iniziative e azioni pubblicitarie, compresa la creazione e/o aggiornamento di siti internet ma solo se abbinati a un piano pubblicitario legato all’acquisto di materiale, pubblicazioni, spazi pubblicitari e fiere di settore, tra cui le spese per la partecipazione a Vinitaly per le parti non cofinanziate da altri Enti. Le azioni promozionali ammissibili sono relative ai paesi della sola Comunità Europea. Per la campagna attuale (2012/2013) i beneficiari, che hanno già ottenuto nelle scorse campagne il finanziamento per l’azione di costruzione e ristrutturazione di uffici aziendali, non potranno presentare nuovamente questo tipo di intervento. Le spese devono essere sostenute unicamente dal beneficiario in prima persona tramite bonifico bancario; non è ammesso il pagamento tramite assegno, vaglia postale o contanti. Gli uffici Coldiretti sono a disposizione per ogni chiarimento e per esaminare la documentazione utile per la predisposizione delle domande.

Attività di informazione misura 111/B che è stata oggetto di richiesta di finanziamento sulla misura 111 del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione Lombardia; cofinanziato dell’Unione Europea attraverso il FEASR

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Premi e riconoscimenti

Imprese storiche italiane Tra le 15 imprese storiche che il 22 novembre hanno ottenuto l’importante riconoscimento della Camera di Commercio di Pavia, troviamo la Casa Vinicola Torti Tenimenti Castelrotto di Torti Patrizia di Montecalvo Versiggia, fondata nel 1910. In occasione del 150° Anniversario dell’Unità nazionale, Unioncamere ha istituito il “Registro delle Imprese Storiche italiane” di cui possono far parte le imprese iscritte alle varie Camere di Commercio che vantano un esercizio ininterrotto dell’attività, nell’ambito del medesimo settore merceologico, per un periodo non inferiore a 100 anni. Da quattro generazioni la famiglia Torti si dedica alla produzione di vini e spumanti Doc, valorizzando e promuovendo il vino dell’Oltrepò Pavese a livello nazionale ed internazionale grazie ad uno spirito innovativo ed in costante evoluzione.

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Distretto Agroalimentare di Qualità del Vino dell’Oltrepò Pavese “Bonarda & Pinot dell’Oltrepò” Piccolo vademecum del Distretto del Vino Il Distretto Agroalimentare di Qualità del Vino dell’Oltrepò Pavese “Bonarda e Pinot dell’Oltrepò”, accreditato con D.G.R. Regione Lombardia n. 3592 del 6/06/2012, ai sensi del D. Lgs. 228/2001 e della L.R. 1/2007, è rappresentato dalla Società di Distretto, costituita come Società Cooperativa per Azioni (SCPA) “Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò Pavese”. La Società è senza scopo di lucro ed è aperta, sotto diverse forme, a tutti i soggetti appartenenti alla rete di imprese del settore operanti nell’Oltrepò Pavese, come strumento di aggregazione di imprese vitivinicole, finalizzato alla condivisione di risorse, all’innovazione, all’internazionalizzazione, all’organizzazione e alla logistica. Alla Società Cooperativa si affianca un Comitato di Indirizzo, composto dalla CCIAA di Pavia, dalla Provincia di Pavia e dalle Organizzazioni Professionali Agricole di Pavia (CIA, Coldiretti, Confagricoltura).

La Società Cooperativa di Distretto

Alla Società Cooperativa di Distretto partecipano, come “Soci cooperatori”, soggetti privati e imprese, in possesso della qualifica di imprenditore agricolo e rispondenti a specifiche condizioni previste dallo statuto, prima fra tutte la presenza sull’intera filiera, dalla produzione di uva fino alla vinificazione e commercializzazione in etichetta. Possono inoltre partecipare “Soci sovventori”, ovvero Imprese, Enti o altri Organismi in qualsiasi forma costituiti, che, pur non essendo in possesso dei requisiti previsti per i “Soci cooperatori” condividano i fini, i metodi e i programmi della Cooperativa. A ciascun Socio spetta un solo voto, indipendentemente dal numero di azioni sottoscritte. La Società Cooperativa ha sede legale presso la sede della SCPA Riccagioia a Torrazza Coste e sede operativa a Casteggio, Piazza Vittorio Veneto, 1 (c/o Co.Pro.Vi.)

Obiettivi della Società di Distretto

L’attività della Società Cooperativa è finalizzata al conseguimento dei seguenti obiettivi principali: • valorizzare la filiera del vino di qualità, dal vigneto alla bottiglia, promuovendo l’eccellenza delle imprese Distretto aderenti e dell’intero territorio dell’Oltrepò del Vino di Qua- Pavese, a tutela della sua vitivinicola; lità dell’Oltrepò vocazione • partecipare a bandi per progetti di ricerca e Pavese innovazione e ad altre

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iniziative di promozione, accedendo a risorse regionali, nazionali ed europee, in forma singola o associata con altre Imprese, Enti, Università, Centri di ricerca, Distretti o iniziative di filiera; • incrementare gli standard qualitativi del territorio, attraverso disciplinari di produzione anche più restrittivi di quelli vigenti, incluse azioni di certificazione di qualità di filiera e ambientali; • promuovere e valorizzare il territorio attraverso iniziative a carattere agrituristico e di miglioramento paesaggisticoambientale nonché attraverso modelli di qualità e stili di vita collegabili anche con i prodotti dei Soci; • favorire i processi di coesione e correlazione di attività di Soci e non Soci all’interno del Distretto e con altri Distretti di interesse territoriale; • sostenere la creazione e il miglioramento di infrastrutture tecnico-logistiche e di servizio, a beneficio di tutti i Soci, attivare interventi di supporto anche finanziario, al fine di incrementarne la competitività, anche tramite convenzioni e accesso a contributi e finanziamenti pubblici; • realizzare ricerche di mercato, interventi di promozione e valorizzazione dei prodotti dei Soci nei mercati nazionali ed esteri, anche attraverso la promozione di singole marche, vitigni o altri prodotti che possano svolgere un ruolo di identità e di attrattività; • svolgere attività di orientamento e comunicazione nei confronti del consumatore e attività di formazione e divulgazione di informazioni tecniche, economiche, organizzative o normative tra i Soci e negli ambienti esterni. La Società di Distretto è inoltre impegnata ad intrattenere relazioni e ad attivare collaborazioni con altri soggetti istituzionali operanti sul territorio (Regione, Provincia, Camera di Commercio, Consorzio Tutela Vini, SCPA Riccagioia, SCRL Co.Pro.Vi.) funzionali a conseguire gli obiettivi del Distretto nel campo della ricerca e dell’innovazione, promozione e valorizzazione del vino di qualità e del territorio dell’Oltrepò.

Come aderire alla Società di Distretto

Coloro che desiderano aderire al “Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò Pavese”, in una delle categorie di Soci previste, dovranno far pervenire la loro candidatura, per iscritto, alla Segreteria della Società, a Casteggio, Piazza Vittorio Veneto, 1. Le candidature verranno esaminate dal Consiglio di Amministrazione nella prima seduta utile e l’adesione potrà essere autorizzata anche in via temporanea, in attesa di ratifica finale da parte dell’Assemblea. La Segreteria della Cooperativa e le Organizzazioni Professionali Agricole di Pavia (CIA, Coldiretti, Confagricoltura) sono a disposizione per informazioni.

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Attività promozionale

Progetto Food and Wine 2012 Dalla Lombardia a... Brasile, Russia e Cina Il rilancio del territorio attraverso i suoi prodotti, la caratterizzazione della specialità attraverso il legame con il luogo di produzione, la sua storia, le tradizioni e la cultura, sono il grimaldello che oggi si deve utilizzare per scardinare il meccanismo di omologazione che impedisce alle nostre eccellenze di essere riconosciute come tali. A questa leva occorre aggiungere la battaglia che dobbiamo combattere con i falsi made in Italy e con l’imperante italian sounding che sottrae alla nostra agricoltura quasi sessanta miliardi di euro ogni anno. In quest’ottica si deve intendere lo sforzo di Coldiretti nel promuovere l’Oltrepò e i suoi vini anche verso i mercati stranieri che più si dimostrano attenti alla qualità e alla sicurezza. In particolare ci riferiamo al progetto Food and Wine che ci ha visti impegnati per il secondo anno consecutivo insieme alle nostra aziende vitivinicole. In questi mesi sono continuate le attività promozionali nell’ambito del Progetto Promos con alcune importanti iniziative.

Incoming - Ottobre 2012

Nelle giornate del 25 e del 26 ottobre le nostre aziende hanno avuto l’opportunità di incontrare a Milano gli operatori provenienti da Brasile, Russia e Cina; la giornata di sabato 27 ottobre è stata dedicata all’Oltrepò Pavese. La Tenuta Scarpa Colombi a Bosnasco ha ospitato gli incontri bilaterali tra le aziende oltrepadane e i 9 buyers (4 rappresentanti di imprese russe, 2 di imprese cinesi e 3 di imprese brasiliane) che hanno potuto degustare

ottimi vini e piatti tipici del nostro territorio, dimostrando un notevole interresse verso le nostre produzioni. Non poteva mancare un breve itinerario attraverso le colline per presentare il nostro panorama, evidenziando il legame tra vino e territorio d’origine che rende unici i nostri vini e fa la differenza nell’affrontare mercati sempre più selettivi.

Missione Imprenditoriale a Mosca 19-22 novembre 2012

L’azienda Ca’ Montebello di Scarani Luigi e l’azienda Bisi di San Damiano Al Colle hanno partecipato con successo agli incontri organizzati nella capitale russa.

Visita in Oltrepò del caporedattore della rivista Wine Press di Shangai-23 novembre 2012

Le Aziende Ca’ Montebello di Scarani Luigi e Tenimenti Castelrotto di Torti Patrizia, in preparazione dell’evento promozionale in programma a Shangai dal 21 al 22 febbraio 2013, hanno accolto nelle rispettive cantine il giornalista cinese in visita in Lombardia alla scoperta di vini e territori da presentare sulla propria rivista.

Incoming a Milano 31 gennaio-1 febbraio 2013

Ancora un’occasione per incontrare operatori esteri nell’ambito del Progetto Lombardia Food 2012.

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Pensi ni:

a dicembre l’aumento di 155 euro per chi ha l’integrazi o ne al minimo

Sono arrivati 154,94 euro a dicembre per coloro che percepiscono la pensione integrata al trattamento minimo e hanno redditi bassi. L’Inps ha reso noto che l’aumento, per l’anno in corso, è stato corrisposto ai potenziali aventi diritto in via provvisoria in attesa della verifica reddituale definitiva. Ecco tutto quello che c’è da sapere. L’aumento di 154,94 € (ex 300 mila lire), più comunemente conosciuto come importo aggiuntivo sulla pensione, è stato introdotto dalla Finanziaria del 2001 e viene corrisposto, di regola unitamente alla tredicesima mensilità, in presenza di particolari condizioni reddituali, ai titolari di pensioni il cui importo complessivo annuo non superi il trattamento minimo. L’importo aggiuntivo non costituisce reddito e, pertanto, non è certificato nell’imponibile fiscale della pensione e non deve essere dichiarato per la corresponsione delle prestazioni previdenziali e assi-

stenziali. Quando spetta? Per ottenere il pagamento dell’importo aggiuntivo le condizioni da rispettare sono due: la prima riguarda l’importo della pensione, l’altra il reddito complessivo del pensionato e del coniuge. L’importo aggiuntivo è pagato in misura intera se l’importo complessivo annuo delle pensioni è minore o uguale all’importo annuo del trattamento minimo, che per il 2012 è di 6.253,00 euro. Nel caso in cui l’importo complessivo delle pensioni sia compreso tra i 6.253,00 euro e i 6.407,94 euro annui (somma del trattamento minimo più l’importo aggiuntivo stesso), l’importo aggiuntivo viene corrisposto in misura proporzionalmente ridotta. I limiti di reddito da non superare per ottenere l’aumento differiscono a seconda che il pensionato sia o meno coniugato. In particolare, l’importo aggiuntivo spetta ai pensio-


nati che non superano i seguenti redditi annui: • Pensionato solo: 9.379,50 euro. • Pensionato coniugato: 18.759,00 euro. L’importo aggiuntivo non spetta se il pensionato coniugato possiede redditi propri superiori al limite previsto per il pensionato solo anche se il reddito, cumulato con quello del coniuge, risulta essere inferiore al limite previsto per i soggetti coniugati; devono essere rispettati, in pratica, entrambi i limiti (personale e coniugale).

in assenza di tredicesima, con l’ultima mensilità corrisposta nell’anno. Per avere maggiori informazioni raccomandiamo a tutti gli interessati di rivolgersi al Patronato Epaca: gli operatori forniranno gratuitamente tutta l’assistenza necessaria. Per conoscere l’ufficio Epaca più vicino è possibile telefonare al numero verde 800.667711 o visitare il sito Internet http://www.epaca.it/.

I redditi da dichiarare sono quelli assoggettabili all’Irpef percepiti dal titolare e dal coniuge per lo stesso anno in cui deve essere erogata la prestazione; pertanto, in attesa della successiva verifica a consuntivo, l’importo aggiuntivo viene erogato dall’INPS in via provvisoria con la tredicesima mensilità ovvero,

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Elezioni ETVilloresi ecco il nuovo Consiglio Confermata la linea del Presidente Alessandro Folli. L’insediamento ufficiale ai primi di gennaio

(Milano, 5 dicembre 2012) – Dalle urne per il rinnovo dei vertici dell’ETVilloresi è arrivato un messaggio chiaro: è stata premiata la buona gestione di questi ultimi sei anni. Il nuovo Consiglio d’Amministrazione, che si insedierà a gennaio 2013, vede infatti la conferma di 11 membri su 15 dei precedenti. Accanto al Presidente uscente Alessandro Folli ecco tutti i nomi degli altri componenti: Alessandro Ubiali e Arrigo Arrigoni (per il Villoresi Ovest), Pierluigi Castiglioni, Luciano Moretti e Michele Orlando (per il Villoresi Est – Martesana), Luigi Bianchi e Giuseppe Roberto Baroni (per i Navigli del Ticino), Giovanni Giuseppe Ghisoni (per il Basso Pavese) e Antonio Bonati con Daniela Gasparini e Adriano Antonio Turconi (per il Distretto funzionale di beneficio Ambientale). Come membro in rappresentanza dei sindaci è stato indicato Angelo Cobianchi primo cittadino di Pieve Morto Morone, mentre la nomina di competenza provinciale è andata a Giuseppe Marzullo. Ora, a completare il nuovo Consiglio d’Amministrazione dell’ETVilloresi che rimarrà in carica sino al 2018, manca solo il rappresentante della Regione Lombardia che ha tempo sino al 31 dicembre 2012 per esprimersi. Il lavoro fatto durante lo scorso mandato, dunque, ha prodotto la composizione di questo Consiglio d’Amministrazione che significa continuità davanti alle prossime importanti sfide. A cominciare da quella di Expo 2015 rispetto alla quale il Consorzio ETVilloresi è impegnato nel compito di portare l’acqua al sito della grande Esposizione Universale di Rho Pero. Inoltre, dopo gli interventi per il risanamento del bilancio portati a compimento negli ultimi sei anni, adesso, l’ETVilloresi è pronto a concentrare risorse per la ristrutturazione del reticolo irriguo, così da dare piena soddisfazione

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alle attese degli agricoltori. In particolare, accanto all’opera di riqualificazione e rilancio del ‘Sistema Navigli’, con la sistemazione delle conche di navigazione e il completamento del progetto delle ‘Dighe del Panperduto’ – entro fine anno l’ostello sarà terminato e si provvederà all’avvio delle pratiche per la costituzione con Enel di una Società mista per lo sfruttamento dell’energia si provvederà all’impermeabilizzazione dei canali dell’ETVilloresi, operazione che consentirà di avere a disposizione l’acqua per 365 giorni all’anno e superare così, una volta per tutte, le carenze idriche legate alla ‘questione’ dei fontanili. Questa sarà’ secondo il nuovo Consiglio d’Amministrazione dell’ETVilloresi’ la condizione base necessaria per portare acqua’ non solo al sito di Expo ma, più in generale, per iniziare a produrre energia pulita. A questo proposito, proprio settimana scorsa, è stata definita una convenzione che consentirà all’ETVilloresi di utilizzare anche l’energia prodotta dai quattro salti d’acqua che saranno realizzati nella zona di Monza lungo il Canale. In tal senso, a breve sarà predisposto il bando per individuare l’impresa che si aggiudicherà l’appalto e che diventerà partner dell’ETVilloresi per lo sfruttamento di energia. L’altra linea d’azione dell’ETVilloresi in questo nuovo mandato guarda alla realizzazione del cosiddetto ‘anello verdeazzurro’ di Expo 2015. Sono di questi giorni gli incontri con diversi sindaci dei centri coinvolti nel progetto così da predisporre i prossimi interventi che riguarderanno la realizzazione di nuove piste ciclabili e la costruzione di nuovi approdi. Quanto alla zona del Pavese l’ETVilloresi ha avviato un dialogo con i vari Consorzi locali per prestare il proprio contributo nella gestione ordinaria; è prevista inoltre la manutenzione straordinaria su paratoie e motori della Chiavica del Reale. Più in generale, rispetto a questo territorio, l’ETVilloresi ga-

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rantirà il massimo impegno per il potenziamento del sistema irriguo così come per l’area del Sud Milano. Secondo questa logica è stato aperto un tavolo di confronto con Provincia di Milano, Aipo e Regione Lombardia per l’affidamento all’ETVilloresi della gestione del Canale Scolmatore. “Un ringraziamento particolare – ha commentato il Presidente dell’ETVilloresi Alessandro Folli – intendo inviarlo al mondo agricolo per la fiducia che ha voluto confermare a quest’amministrazione. Da parte mia ci sarà il massimo impegno per realizzare tutti gli obiettivi che ci siamo prefissati, garantendo l’efficienza e la professionalità che ci sono state riconosciute anche a livello nazionale in molteplici occasioni. La strada è tracciata – ha concluso Folli – a noi l’onere e l’oEMIFER imp._Layout 1 26/11/12 10:12 Pagina 1 nere di portarla a termine nel migliore dei modi”.

Per ulteriori informazioni: Ticino Comunicazione Ufficio Stampa ETVilloresi 02.36544423, 335.5297492 www.ticinocomunicazione.it info@ticinocomunicazione.it

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Riso

Coldiretti interviene per l’emergenza sanitaria del riso Chiesto l’uso di emergenza dell’1,3D per il tabacco e del triciclazolo e chlorantriniprole per il riso La fuoriuscita dal mercato di numerose sostanze attive a causa dei diversi processi di revisione comunitaria dei fitofarmaci, senza che queste siano state sostituite da altrettante molecole efficaci per la lotta ai nematodi del tabacco e del brusone nonché del punteruolo acquatico del riso, ha indotto Coldiretti ad attivarsi immediatamente per rispondere alla richiesta proveniente da tabacchicoltori e risicoltori di risolvere l’emergenza fitosanitaria della prossima campagna agraria. Coldiretti ha chiesto quindi, al Ministero della Salute l’uso di emergenza dell’1,3D per il tabacco nonché del triciclazolo e chlorantriniprole per il riso. C’è al momento forte preoccupazione per l’esito delle istanze presentate a causa di una notevole resistenza, da un anno a questa parte, del Ministero dell’Ambiente a concedere l’uso d’emergenza quando si tratta di uno strumento regolarmente previsto dal reg. Ce 1107/2009 proprio per non mettere a rischio le produzioni agricole, per le quali esiste un vuoto nella disponibilità di fitofarmaci per contrastare una determinata patologia delle piante. Soprattutto, quando si tratta del riso, coltura che cresce in ambiente acquatico, il Minambiente paventa inopportunamente il rischio di incorrere in un processo di infrazione comunitario richiamando un precedente di alcuni anni fa relativo al prodotto fitosanitario Contest. In realtà, l’Ue non ha mai condannato l’Italia per aver concesso l’uso in deroga di tale prodotto in ambiente acquatico e la Commissione Europea respinse categoricamente, allora, l’istanza del Wwf che impugnava il

provvedimento dell’uso di emergenza di tale prodotto, per mancanza di dati scientifici atti a dimostrare che la verificatasi morte delle raganelle avesse un effettivo legame di causa-effetto con l’impiego del Contest. In particolare, il chlorantriniprole per la lotta al punteruolo acquatico del riso è una molecola già autorizzata per altre colture, supportata da studi scientifici circostanziati della casa produttrice, che escludono elementi di pericolosità per gli ambienti acquatici. Oltretutto, si tratta di una sostanza attiva da tempo impiegata in altri paesi proprio sul riso. Dunque, risulta incomprensibile l’orientamento del Ministero dell’ambiente ben consapevole delle difficoltà che tabacco e riso incontrano in questo momento sul piano della lotta fitopatologica, che non è previsto dall’attuale legislazione sui fitofarmaci e che rischia di penalizzare le imprese agricole italiane rispetto a quelle di altri Stati membri dove tali resistenze, di natura puramente “ideologica”, non sono minimamente prese in considerazione. Oltretutto, tabacco e riso sono colture la cui rilevanza economica nel nostro paese è importantissima in quanto trainano filiere agroalimentari ad alto valore aggiunto in termini di reddito e di occupazione. L’auspicio è che nel processo di esame di tali istanze prevalga l’obiettività e che il Ministero della salute e delle Politiche Agricole riescano a far prevalere le ragioni di un’agricoltura che è già sostenibile e che non intende uscire dal mercato, a causa di obiezioni prive di fondamento scientifico.

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Lotta ai giavoni del riso Coldiretti chiede l’uso d’emergenza del Quinclorac Coldiretti chiede l’uso d’emergenza del Quinclorac contro i giavoni del riso. L’Italia è il primo paese produttore di riso nell’Ue in quanto con 247.594 ettari coltivati nel 2010 (fonte: Ente Risi) rappresenta il 52% della superficie investita a riso nell’Unione stessa (475.752 ha). La maggior parte delle varietà (Carnaroli, Baldo, Arborio, Vialone Nano, etc.) è coltivata solo nel nostro Paese. La perdita di queste varietà comporterebbe un danno non solo in campo economico, ma anche in termini di tradizione, specificità e biodiversità. A fronte di questa situazione la Coldiretti sta seguendo con particolare attenzione la problematica della diffusione di popolazioni di giavoni resistenti agli erbicidi più impiegati in risaia a partire dalla fine degli anni ’90. La difesa delle avversità costituisce una fase tra le più importanti della produzione agricola mentre le tecniche colturali stanno subendo un forte condizionamento dovuto al difficile reperimento, sul mercato, di erbicidi efficaci per il contenimento dei giavoni (Echinocloa spp.) nelle risaie. In particolare, recenti studi condotti dall’Università di Agraria di Torino, hanno individuato 29 biotipi di giavone resistenti in risaia. Le specie Echinocloa phyllopogon ed Echinocloa erecta mostrano un’elevata sensibilità all’acquisizione della resistenza. Questa è già particolarmente elevata nei confronti degli erbicidi inibitori dell’Als. L’alternanza e/o abbinamento di erbicidi inibitori Als ed ACCasi può portare ad un miglioramento del controllo dei giavoni ed a un rallentamento dell’insorgenza delle resistenze. Tuttavia è stata riscontrata la presenza di popolazioni di giavoni resistenti al Propanile in Piemonte, Lombardia e Toscana dal 2000, nonché popolazioni resistenti agli Als in Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna dal 2008 e popolazioni con resistenze multiple dal 2009. Il fenomeno è in rapida evoluzione e non sono attualmente segnalati nuovi erbicidi con meccanismo d’azione efficace. Negli scorsi anni - come è noto - si è resa necessaria la reiterata autoriz-

zazione eccezionale della sostanza attiva Propanile, nonostante la mancata inclusione della stessa nell’allegato I della Direttiva 91/414/Ce, in quanto la sola interruzione di un anno di commercializzazione avrebbe comportato il rischio di non potere impiegare in maniera efficace erbicidi con meccanismo d’azione alternativo. Nel 2012 è stata concessa l’autorizzazione eccezionale del Propanile ad un dosaggio ridotto rispetto a quello precedentemente autorizzato che consente il controllo di infestanti quali alismataceae e ciperacee, ma non è sufficiente per un pieno controllo dei giavoni; anzi, un controllo parziale potrebbe accelerare il processo di sviluppo di resistenze. In definitiva sia per la presenza di popolazioni di giavoni resistenti al Propanile, sia per la crescente presenza di popolazioni ALS ed ACCasi resistenti, occorre disporre di sostanze che siano efficaci ed abbiano meccanismi d’azione alternativi. Per questo motivo si rileva da parte dei risicoltori una crescente preoccupazione ed interesse a poter nuovamente disporre di un erbicida efficace. Tal richiesta, si somma alle altre presentate da Coldiretti negli ultimi tempi, dimostrando la difficoltà oggettiva nella quale si trovano le imprese agricole a causa della riduzione di sostanze attive dovuta ai diversi processi di revisione comunitari, senza che queste siano state sostituite con molecole altrettanto efficaci. L’auspicio è che il Ministero dell’ambiente prenda atto della gravità della situazione e dimostri una maggiore apertura verso il ricorso agli usi di emergenza e delle estensioni d’uso per le colture minori al fine di non danneggiare l’agricoltura italiana in questa delicata fase di transizione verso l’attuazione della nuova normativa in materia di fitofarmaci. Maggiori informazioni sono facilmente reperibili sul sito http://www.fattoriedelsole.org/.

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Uso sostenibile dei fitofarmaci

il Piano è da cambiare E’ ormai ultimata l’elaborazione dello schema di Piano nazionale d’attuazione della direttiva 2009/128/CE, relativa all’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. Al momento le organizzazioni professionali agricole non sono ancora state chiamate ad esprimere un parere ai fini dell’approvazione del Piano. E’ impossibile però non sottolineare alcuni elementi di criticità di tale documento. Secondo Coldiretti, il Piano pone come obiettivo esclusivo quello della riduzione dell’uso dei fitofarmaci forzando l’interpretazione dell’art. 1 che invece tende a realizzare un uso sostenibile dei fitofarmaci riducendone i rischi e gli impatti sulla salute umana e sull’ambiente. In sostanza, per il Ministero dell’Ambiente, la riduzione del rischio significa esclusivamente riduzione dell’uso dei fitofarmaci senza considerare le misure di mitigazione che si possono applicare nell’impiego di tali prodotti. Questa impostazione restrittiva non tiene conto che l’Italia deve difendere un patrimonio enogastronomico di altissima qualità per il quale si richiedono standard di produzione quantitativi e qualitativi che possono essere pregiudicati da tale impostazione. In secondo luogo, risulta del tutto assente qualsiasi previsione di bilancio relativa agli impegni che le Amministrazioni regionali debbono realizzare per allestire un sistema sicuramente complesso quale quello della difesa fitosanitaria a bassi apporto di prodotti chimici. Manca, inoltre, la valutazione degli oneri economici che competono alle imprese ai fini dell’adesione agli stessi sistemi di difesa integrata obbligatori a partire dal 2014 determinando anche una evidente sovrapposizione con le azioni già intraprese a livello regionale. Il terzo rilievo riguarda i tempi di entrata in vigore delle prescrizioni a partire dal novembre del 2013 che rispetto ai tempi di adozione del Piano dovrebbero essere prorogati a vantaggio delle imprese. Rispetto agli obblighi di formazione di cui sono destinatarie le imprese agricole, esiste una complementarietà tra gli obblighi derivanti dalla legislazione in materia di fitofarmaci e quelli relativi alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Il Piano non prevede alcun coinvolgimento delle organizzazioni agricole nelle attività di formazione ignorando la grande esperienza accumulata in tutti in questi anni dalle nostre strutture in tale settore. Il documento richiederebbe, inoltre, una netta

semplificazione delle attrezzature da sottoporre al controllo. Una notevole preoccupazione sussiste poi riguardo alla severa procedura per l’irrorazione aerea che dovrebbe seguire modalità contingibili ed urgenti e non astrattamente legate a complesse procedure amministrative. Ai fini delle misure sulla tutela dell’ambiente acquatico siamo di fronte ad un quadro precauzionale non supportato da alcuna evidenza tecnica e scientifica. Un conto è, infatti, predisporre misure più dettagliate nel caso di riscontrate esigenze di tutela altro è il caso di un intervento preventivo di limitazione d’uso dei prodotti fitosanitari, anche in ambiti vastissimi come le risaie, senza che sia riscontrato alcun effettivo rischio. Anche in questa materia sarebbe importante prevedere delle eventuali ulteriori misure a carico delle imprese agricole, con la diversa opportunità di tradurle in sostegni legati ai Piani di Sviluppo Rurale. Sembra, invece, che il risultato sia allargare l’ambito dei vincoli di condizionalità anche in assenza di una logica e puntuale necessità come evidenzia la raccomandazione di costituire fasce vegetate non trattate lungo i corpi idrici di almeno 5 metri dalla sponda. Per quanto concerne l’uso di fitofarmaci nei siti Natura 2000 e nei parchi, problemi si pongono in ragione della estesa perimetrazione di tali aree nelle quali insiste ben un quarto della superficie agricola nazionale rispetto a cui si prevede la necessità di introdurre preventivamente misure restrittive. In merito, infine, alla difesa integrata obbligatoria l’obiettivo del Piano non può essere solo indurre l’agricoltore ad adottare i prodotti meno tossici per la salute umana e l’ambiente ma soprattutto salvaguardare le colture da patologie che compromettono l’esito della produzione finale ed i requisiti di sicurezza alimentare del prodotto agricolo. In sostanza, il Piano, non tiene conto di tutto il percorso tecnico e legislativo già compiuto dall’agricoltura italiana negli ultimi 20 anni che ha portato ad una decisa riduzione in termini quantitativi dell’uso di fitofarmaci ed ad un loro corretto uso visto che secondo gli ultimi dati del Ministero della salute il 99.7% dei campioni di ortofrutta analizzati nel 2011 presenta o zero residui di antiparassitari o residui inferiori ai limiti di legge, ma impone ulteriori oneri che graveranno sulle imprese in termini economici e burocratici.

Attività di informazione misura 111/B che è stata oggetto di richiesta di finanziamento sulla misura 111 del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione Lombardia; cofinanziato dell’Unione Europea attraverso il FEASR

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TECNICO


È scattato il Quinto conto energia

Rifiuti ed emissioni in atmosfera Grazie all’intervento di Coldiretti la proposta di legge cambia in meglio per le imprese agricole Prosegue positivamente l’iter della proposta di legge contenente Modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e altre disposizioni in materia ambientale. Il 27 novembre, la Commissione Ambiente della Camera ha licenziato il provvedimento, con alcune modifiche al testo già approvato dal Senato il 9 maggio 2012. La proposta, che, a seguito del parere delle altre Commissioni competenti, dovrebbe essere calendarizzata per la discussione in aula, contiene alcune importanti disposizioni di semplificazione per le imprese agricole, più volte sollecitate da Coldiretti. In particolare, l’articolo 12 introduce, tra gli impianti esonerati dall’obbligo di autorizzazione alle emissioni in atmosfera, gli impianti stagionali di essiccazione di prodotti agricoli in dotazione alle imprese agricole, di cui all’articolo 2135 del codice civile, che non lavorano più di novanta giorni l’anno e di potenza installata non superiore a 450.000 chilocalorie ora per corpo essiccante e che prevede, tra gli impianti che possono beneficiare del regime semplificato dell’autorizzazione generale, quelli di essiccazione di cere-

ali, medica e semi non ricompresi tra quelli esonerati. Di rilievo anche l’articolo 16 comma 4 della proposta di legge che dispone l’esonero dall’iscrizione al Sistri per le imprese agricole che producono o trasportano i propri rifiuti nell’ambito di un circuito organizzato di raccolta, per quantitativi fino a 300 kg l’anno. La norma, inoltre, chiarendo la differenza tra le ipotesi di trasporto di rifiuti effettuato a titolo professionale e soggetto all’obbligo di iscrizione all’Albo nazionale dei gestori ambientali da quello effettuato occasionalmente e saltuariamente, non soggetto a tale adempimento, dispone che i trasporti di rifiuti pericolosi e non pericolosi di propria produzione effettuati direttamente dagli imprenditori agricoli di cui all’articolo 1 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 99, verso i circuiti e le piattaforme di cui al comma 9 non sono considerati svolti a titolo professionale e di conseguenza i medesimi imprenditori agricoli non necessitano di iscrizione all’albo di cui all’articolo 212 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.

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88a Fiera di SanZeno

Luigi Campari socio Coldiretti premiato da Carlo Palladino responsabile UOL Coldiretti Pavia

Bereguardo, dal 5 all’8 ottobre scorso, ha ospitato l’86ma Fiera di San Zeno. Storica fiera di merci e bestiame che pone al centro l’agricoltura e il territorio. La manifestazione ha preso avvio alle ore 21 presso la Sala Consigliare con la presentazione del programma e il dibattito “Made in Italy Agroalimentare” che ha visto la partecipazione di rappresentanti dell’agricoltura provinciale. La quattro giorni di festa è stata costellata di innumerevoli eventi tra cui occorre citare gli artisti per strada, la gara di agility dog, la sfilata di moda, il mercato dell’antiquariato la mostra di macchine agricole, la rassegna curata dall’Istituto Brera di Milano, la mostra di motociclette d’epoca, l’esibizione degli sbandieratori di Mortara, la sfilata dei costumi medievali, e l’attesissimo Palio delle Contrade con la classica corsa degli asini. La mostra mercato zootecnica ha completato il quadro che si è concluso nella serata di lunedì con uno spettacolo musicale e pirotecnico.

Premio Lombardia Agricoltura Martina e Beatrice Baldi e Silvano Pastori conquistano l’alloro Venerdì 9 novembre a Milano presso l’Auditorium di Palazzo Lombardia, la sede della Regione, sono stati consegnati i riconoscimenti all’eccellenza del mondo agricolo lombardo per le categorie Giovane e Storico. La prima in rappresentanza del futuro, dell’innovazione e della capacità imprenditoriale e la seconda a testimonianza della storia, della cultura e della tradizione che hanno consentito la realizzazione di un sistema agricolo che il mondo ci invidia. Il premio Giovane è stato assegnato alle sorelle Martina e Beatrice Baldi di Ceretto Lomellina, L’esperienza, la tradizione e il grande radicamento nella cultura contadina del territorio, dimostrati in quasi un lustro e mezzo di attività vitivinicola, hanno sospinto il premio, per la categoria Storico, verso Silvano Pastori dell’azienda agricola Pastori di Borgo Priolo.

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BREVI


Il mercato di Campagna Amica anche a Gropello Si allarga l’offerta dei produttori di Coldiretti con un nuovo appuntamento settimanale

Giovedì 6 dicembre è stato inaugurato un nuovo appuntamento con il Mercato di Campagna Amica in provincia di Pavia. A Gropello, in Largo Cairoli, i banchi dei produttori di Coldiretti, che si rivolgono al consumatore senza alcun intermediario, hanno dato vita ad un nuovo mercato che avrà cadenza settimanale. Dalle 8 del mattino fino alle 12, i cittadini di Gropello, ogni giovedì, hanno ora la possibilità di acquistare cibi sani e genuini, a chilometri zero, stagionali e ad un prezzo conveniente. “Il successo dei mercati di Campagna Amica – ha dichiarato Gianenrico Vercesi,presidente di Agrimercato – è ormai dimostrato dal crescente numero di clienti che affollano le piazze caratterizzate dai gazebo gialli di Coldiretti.

La Finlandia al Mercato di Campagna Amica a Pavia Progetto GIF Get Ispired by Food

Mercoledì 12 dicembre il mercato di Campagna Amica di Piazza del Carmine ha assunto un carattere internazionale ricevendo la visita della delegazione finlandese del progetto GIF, un gruppo di insegnanti venuti in Italia per prendere visione delle nostre metodologie di insegnamento in particolare in relazione all’attività di formazione scolastica in ambito agricolo. Visitando il Mercato di Campagna Amica di Piazza del Carmine hanno avuto l’occasione di conoscere meglio i nostri prodotti, i metodi di coltivazioni e … anche i piatti tipici. Si sono soffermati molto a parlare con l’azienda Castellotti, dimostrando un particolare interesse per le varietà di riso, i suoi metodi di cottura e gli abbinamenti in cucina con le nostre produzioni tipiche. Anche la produzione biologica e i prodotti DOP hanno suscitato l’interesse degli insegnanti finlandesi. Per l’occasione i soci di Agrimercato hanno organizzato una piccola degustazione di salumi e formaggi. Il prof. Danilo Del Pio è responsabile e coordinatore del progetto di cui Coldiretti è partner.

Inaugurazione nuovo Punto Campagna Amica Le

Campanelle

Sabato 8 e domenica 9 dicembre, a Suardi, l’azienda agricola Le Campanelle ha festeggiato l’apertura di un nuovo Punto vendita di Campagna Amica presso la nuova sede di via Maestra 94. Dalle 11 alle 18 degustazione di prodotti, aperitivi, risotto, polenta e la possibilità di cogliere tante idee regalo. L’azienda, nata grazie alla passione di Maura Cigalino e Mara Casoni, produce tradizionalmente riso e mais ma ha parimenti sviluppato un ampio frutteto, una coltivazione di piccoli frutti e anche di frutta a guscio. Un grande orto fornisce tutta la verdura di stagione che, come tutti gli altri prodotti, viene lavorata nel laboratorio dell’azienda. Tutta la produzione viene trasformata e commercializzata in conserve, confetture, farine e biscotti, attraverso i mercati di Campagna Amica, il circuito delle Botteghe di Campagna Amica e ora anche nel punto vendita di oltre 300 metri appositamente realizzato in via Maestra a Suardi.

Ringraziamento a Costa de Nobili Domenica 25 novembre, in occasione della celebrazione della locale Giornata del Ringraziamento, nella chiesa di Santa Maria Assunta, la cittadinanza di Costa de Nobili, con il coordinamento di Luisa Moro, presidente della locale sezione Coldiretti, ha voluto esprimere la propria gratitudine agli agricoltori più anziani del paese, che con il loro esempio in tutti questi anni hanno saputo valorizzare il lavoro nei campi essendo testimoni dei frutti che la terra ha saputo donare. Le targhe sono state assegnate a : Mario Boschetti, Carlo Pezzoni, Erminio Pezzoni, Cesare Ghioni, Giancarlo Caffi, Giancarlo Moro, Riccardo Sordi, Valerio Asiani e Giuseppino Quartieri.

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pagamenti pac

anno 2012

pagamenti pac 2012 pagamenti pac L’Organismo Pagatore della Regione Lombardia il giorno 3 dicembre 2012 ha iniziato ad erogare la seconda tranche di pagamento della domanda unica 2012 per un ammontare pari al 40% del valore dei titoli storici pagabili. Per gli agricoltori della provincia di Pavia è particolarmente importante capire il meccanismo di liquidazione perché nel 2012 è stato completato il processo di disaccoppiamento attraverso l’assegnazione di titoli provvisori alle aziende che nel periodo 2005-2008 hanno coltivato riso, foraggi essiccati, piante proteiche, sementi e frutta a guscio; si tratta di importi considerevoli che verranno pagati nella primavera 2013 non appena i titoli provvisori diventeranno definitivi. In sintesi: • luglio 2012 – è stato pagato il 50% del valore dei titoli storici • dicembre 2012 – viene pagato il 40% del valore dei titoli storici • marzo/aprile 2013 – verrà pagato il 100% del valore dei titoli provvisori derivanti da riso, foraggi essiccati, piante proteiche, sementi e frutta a guscio • entro 30 giugno 2013 – verrà liquidata la rimanente parte dei titoli storici, cioè il 10% I premi accoppiati per le produzioni vegetali (barbabietola da zucchero, avvicendamento nelle aree del sud Italia, Olio di oliva dop/bio/igp, tabacco e frutta a guscio) quelli per la zootecnia e il contributo sui premi assicurativi, saranno pagabili non appena l’Organismo Pagatore potrà disporre dei dati conclusivi del 2012; in ogni caso le domande saranno liquidate entro il 30 giugno 2013. Domanda 2013 Nel 2013 non sono previste grandi novità, viene confermato il meccanismo del disaccoppiamento: la quasi totalità dei premi consiste nel pagamento dei titoli indipendentemente dal tipo di coltivazione praticata. In aggiunta al valore dei titoli sono confermati i seguenti aiuti accoppiati Tipologia

Importo massimo

Avvicendamento aree centro-sud Italia

100 euro/ha

Barbabietola da zucchero

400 euro/ha

Tabacco

Da 1 a 4 euro al kg. in base al gruppo varietale

Frutta a guscio

120 euro/ha

Vitelli nati da vacche nutrici primipare razze da carne iscritte ai LLGG

200 euro/capo

Vitelli nati da vacche nutrici pluripare razze da carne iscritte ai LLGG

150 euro/capo

Vitelli nati da vacche nutrici a duplice attitudine iscritte ai registri anagrafici

60 euro/capo

Bovini macellati conformi a un disciplinare di etichettatura facoltativa

50 euro/capo

Bovini macellati certificati ai sensi del Reg. Ce 510/2006 Igp

90 euro/capo

Viene confermato il contributo previsto per il pagamento delle polizze assicurative contro la grandine fino al 65% del premio pagato per la quota di danno superiore al 30%. Riserva Nazionale: viene confermata la possibilità di richiedere nuovi titoli alla riserva nazionale nei casi di: - nuovi agricoltori - terreni ritornati a seminativo dopo l’abbattimento di pioppeti (solo se erano stati finanziati dal PSR in fase di impianto). La modulazione è una riduzione che viene operata ogni anno rispetto al valore nominale per gli importi superiori a 5.000 euro, gli importi resi disponibili vengono destinati allo sviluppo rurale. Sono previsti 2 scaglioni di riduzione: - Da 5.000 a 299.999 euro - riduzione del 10% - Oltre 300.000 euro - riduzione del 14% Attenzione alle norme sulla Condizionalità Per non incorrere in sanzioni o riduzioni l’azienda che richiede premi Comunitari (sia PAC che PSR) deve rispettare gli obblighi previsti dalle norme sulla condizionalità, le principali sono: - Corretta tenuta registro dei trattamenti (deve essere conservato per 3 anni, si può delegare il CAA Coldiretti alla compilazione), - Utilizzo di principi attivi consentiti per la coltura trattata ed entro le quantità massime previste in etichetta, - Corretta gestione dei rifiuti derivanti dall’attività agricola, - Rispetto delle norme sul benessere animale e sull’identificazione degli animali, - Conformità alla direttiva nitrati, - Rispetto delle norme sull’avvicendamento (divieto di coltivare per 6 anni consecutivi mais o cereali a paglia, salvo deroghe), - Creazione/mantenimento di fasce tampone lungo i corsi d’acqua, ad esclusione di quelli senza acqua propria e dei terreni coltivati a risaia. Gli uffici della Coldiretti sono a disposizione delle aziende per informazioni più dettagliate.

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