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della crisi pandemica Impatti del Covid 19 sul settore della produzione

Il contesto di settore e l’impatto della crisi pandemica

Volendo analizzare l’arena competitiva Europea e quindi il mercato legato alla produzione e trasformazione di carne suina, se da un lato nel 2020 la produzione di carne suina è risultata stabile intorno a 24 milioni di tonnellate, complice l’espansione registrata nel mercato spagnolo, in gran parte indotta dal rimbalzo della domanda cinese generata dalla crisi legata allo sviluppo della peste suina africana (PSA), dall’altro l’Europa si è trovata a dover gestire il problema della PSA in Germania con delle conseguenze negative indotte sulle esportazioni. A seguito di un 2019 costellato da tensioni e forti rimbalzi di prezzo sul mercato internazionale legate in gran parte agli effetti introdotti sul mercato stesso sia dalla peste suina africana che dagli attriti commerciali tra USA e i paesi orientali, oltre che dalla Brexit, il comparto suinicolo italiano si è trovato a fronteggiare la crisi introdotta dalla pandemia uscendo da un contesto già di per sé complesso. Nel corso del primo semestre 2020, le restrizioni imposte dalla crisi pandemica hanno generato i primi impatti negativi sui prezzi e sui mercati. Il blocco totale dei canali di vendita legati al modo dell’Ho.re.ca. (ristoranti, mense scolastiche, bar etc.) riducendo fortemente la domanda di prodotti ha generato nella maggior parte dei produttori perdite rilevanti e generalizzate solo parzialmente compensate dall’aumento delle vendite nella GDO. Oltre a questo, i prezzi della carne suina, penalizzati dai minori consumi interni, flessione delle macellazioni, misure contenitive hanno mostrato una flessione rispetto al 2019. Tale scenario generando nel contesto italiano da un lato una riduzione dei prezzi dei tagli di carne suina e dei suini stessi, e dall’altro una generalizzata debolezza dei prezzi all’ingrosso dei prosciutti DOP stagionati ha generato importanti difficolta per le aziende del settore*. Per prezzi delle cosce suine fresche destinate alle produzioni DOP è stata registrata una contrazione tra inizio marzo e fine giugno del 24,2%, attestandosi sui 3,25 €/ kg, valore più basso del 10,7% rispetto al 2019. Una flessione comparabile a quella che ha colpito le pancette e le spalle di suino, che a metà giugno facevano segnare rispettivamente un -19,2% e un -22% rispetto a inizio marzo. Guardando al prodotto trasformato, l’impatto del Covid-19 ha comportato una robusta contrazione dell’export nel primo semestre del 2020 (-7,9% in volume rispetto al 2019), flessione che in parte è stata compensata da una lieve crescita in termini di valore (+2,6%). Tra i singoli prodotti, le riduzioni delle quantità esportate sono state significative per i prosciutti stagionati disossati e speck (-15,2%) e per i prosciutti cotti (-11,5%). In calo anche l’export di salami (-4,4%). Segno «più», invece, per l’export di mortadelle (+3%)**.

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* “Industria alimentare: un anno complicato”, rapporto ASSICA (Associazione Industriali delle carni e dei salumi) 2020

** Il settore suinicolo – analisi di mercato e dinamiche dei prezzi, MIPAF e BMTI

La straordinarietà dell’emergenza Covid-19 ha portato l’azienda a gestire la propria operatività in modo completamente diverso rispetto al passato. Soprattutto nelle fasi iniziali della pandemia di coronavirus, migliaia di cittadini allarmati dagli annunci di misure restrittive hanno assaltato i supermercati svuotando gli scaffali e mettendo sotto pressione l’intera filiera alimentare. In questa situazione di “stress produttivo” l’azienda ha dovuto programmare un aumento delle procedure di sicurezza interne all’azienda, nonostante già in condizioni normali si attuassero rigide procedure di sicurezza per il prodotto e gli operatori fossero già formati all’utilizzo di mascherine, guanti e camici supplementari. L’azienda da un lato ha dovuto organizzare lo smart working per le professionalità non operative nello stabilimento, e dall’altro costituito dei team in azienda per gestire un numero più limitato di persone per ogni turno di lavoro, cercando di garantire la produzione senza aumentare il rischio per il prodotto e per i nostri lavoratori. L’azienda, essendo classificata tra le attività essenziali, non ha avuto fermi produttivi e grazie all’approccio multicanale i fatturati, come evidenziato all’interno del documento, hanno registrato una crescita significativa nel 2020.