Terra e Tradizione - Settembre 2013

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Terra & Tradizione

sapesse l’italiano... L’Oriente invece ha una cultura che si lega molto alla musica perché viene vista come l’anello di congiunzione tra terreno e divino. Nelle nazioni orientali avere un figlio musicista è il massimo. Nel nostro paese bisognerebbe istruire i bambini di più alla musica: imparare a suonare uno strumento permette di capire certi valori profondi della nostra vita, indipendentemente dal livello di bravura di ognuno di noi». Capitolo collaborazioni: tu ne hai fatte e ne fai molte. Che rapporto hai con i tuoi colleghi? «Nel mondo della musica si fanno molte collaborazioni in base ai progetti che vengono proposti o studiati. Come nella vita si diventa amici o ci si frequenta di più con certe persone, così lo si fa nella musica. Le collaborazioni sono sempre costruttive, e a volte continuano anche fuori dal palco». Ti piace molto diffondere la cultura della musica attraverso le manifestazioni che organizzi. Perché? «Per me è quasi un dovere alla luce di quello che abbiamo detto prima. Spesso la diffusione della musica viene fatta da persone come me che la vivono ogni giorno come professione. E’ importante per la gente, è uno stimolo, una spinta per lo sviluppo della vita e della cultura della società. Attraverso le note si diffondono valori che entrano nella mente e nel cuore di chi ascolta. Insieme a questo c’è il vantaggio che, abitando nelle Langhe, ho la fortuna di essere in un posto straordinario dove posso organizzare concerti e serate a tema dedicate alla musica. Basti pensare ai paesi che tocchiamo durante “Suoni dalle Colline di Langhe e Roero”: cornici uniche unite al fascino della musica d’autore. Un binomio vincente che arricchisce tutti. Ho un grande affetto per il territorio e voglio lasciare in dono qualcosa, e lo faccio così. I musicisti che vengono a suonare restano estasiati dal posto, e le loro performance non possono che giovarne. La cultura della musica non si spiega solo nei teatri ma nella natura stessa». Il tuo flauto d’oro Powell 19.5 carati permette una pulizia di suono incredibile. Costruito su misura per te: questo cosa vuo-

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le dire a livello musicale? «Lo strumento musicale esprime le caratteristiche della persona che lo suona, è il prolungamento della propria espressività. Se lo strumento è personale, si migliora la propria esibizione. Nello specifico ho scelto l’oro perché è un materiale ideale per l’acustica in quanto riflette bene le onde sonore per la sua durezza. La “testata” del mio flauto (la zona dove si soffia) è stata fatta da un artigiano tedesco: questo per permettermi di suonare al meglio in base al disegno delle mie labbra». Giuseppe Nova suona musica classica, ma che musica ascolta? «Io ascolto tutta la “musica buona” indipendentemente dal genere musicale, cioè quella che esprime armonia, equilibrio e messaggi chiari. Ne ascolto molta durante gli spostamenti che devo fare per lavoro e per me è sempre una crescita personale». Siamo nel XXI secolo: secondo te a che punto è la cultura musicale a livello generale? «A mio avviso la musica dovrebbe essere ancora più centrale nella nostra vita. Tutti la ascoltano ma si dovrebbe alzare il livello qualitativo, iniziando ad imparare a suonare uno strumento, come dicevo prima. Tutto parte dalla scuola e la musica aiuta a crescere in sensibilità, temperamento, intelligenza, senso comune. Dona il giusto metro per inserirsi nella società in modo consapevole. Ad esempio in Kazakistan ho visto un investimento incredibile nella musica, con particolare attenzione ai bambini. Questa è estrema modernità e mi ha impressionato e fatto capire che in Italia ci troviamo in una situazione più arretrata nonostante la nostra tradizione».


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