Il Romanista del 28 maggio 2025

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LA CRONACA

GASP SALUTA LA DEA, SI PUÒ ACCELERARE

Rush finale Il tecnico, da tempo nel mirino della Roma, rompe con l’Atalanta. Ranieri ai tifosi: «Dateci fiducia»

Simone Valdarchi simone.valdarchi@ilromanista.eu

L’identikit, in fondo, era tracciato: allenatore esperto, che conosce il campionato italiano, potrebbe non mettere d’accordo tutti all’inizio ma, se fatto lavorare, può portare ai risultati sperati. Gian Piero Gasperini risponde alle caratteristiche elencate, nel corso degli scorsi mesi, da Claudio Ranieri, non fosse per la bugia bianca (e, ripensandoci, obbligata, visto il contratto che ancora oggi vincola Gian Piero all’Atalanta fino al 2026) del Sir a domanda diretta: «Sarà Gasperini l’allenatore della Roma? No». In realtà, già all’epoca, i contatti con Gasp c’erano già stati e col passare del tempo le parti si sono aggiornate, in attesa di capire l’evolversi del rapporto

GASPERINI, COME FABREGAS, NELLA SHORT LIST DEL CLUB, CHE HA GIOCATO SU PIÙ TAVOLI

tra il tecnico e la Dea. Era lui il nome con cui la Roma ha trovato da tempo l’accordo, come detto da Ranieri? Probabilmente sì. Ma quindi i recenti contatti con Fabregas e con il Como sono frutto di invenzione giornalistica? No. La Roma, infatti, ha giocato su più tavoli, come ogni club fa, soprattutto se gli obiettivi in questione sono sotto contratto. Da una parte però (in riva al lago) è arrivata una chiusura netta, con la volontà da parte del Como, ribadita anche nelle ultime ore, di non liberare Cesc Fabregas, non facendone una questione economica, ma di principio e programmazione: lo spagnolo, insieme alla società, ha già iniziato a programmare il mercato estivo, oltre ad aver dato appuntamento al 10 luglio ai calciatori per il ritiro. Fabregas quindi, per il momento, non si muove dalla Lombardia. Dalle parti di Zingonia, inve-

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A destra, nell’altra pagina, dall’alto: Claudio Ranieri parla ai tifosi dopo Roma-Milan; Cesc Fabregas, tecnico del Como GETTY IMAGES

IERI MATTINA IL COLLOQUIO A ZINGONIA, GIAN PIERO HA APERTO ALL’ADDIO DOPO 9 STAGIONI A BERGAMO

ce, la svolta è arrivata nella mattinata di ieri. Nel centro sportivo dell’Atalanta, infatti, è andato in scena un meeting tra i vertici societari (Percassi, Pagliuca e il ds D’Amico) e Gasperini. Un incontro per chiarire, una volta per tutte, il destino dell’allenatore, al quale il club aveva offerto ormai da giorni il prolungamento di contratto fino al 2027. La Dea, infatti, non ha mai avuto intenzione di iniziare il prossimo campionato con Gasp in scadenza e

ha dato un ultimatum all’allenatore. I dubbi sulle motivazioni, sul prossimo mercato, le possibili ambizioni della squadra e l’accordo verbale (per un contratto pluriennale, da circa 5 milioni netti a stagione) con la Roma hanno portato Gasperini a comunicare la sua intenzione di lasciare Bergamo, dopo nove stagioni di crescita continua e il trionfo in Europa League dell’anno scorso. L’uscita di Gasperini dall’Atalanta sembra l’ultimo pezzo che

Qui
fianco, Gian Piero Gasperini (67 anni), favorito per la panchina romanista.

va a completare e, finalmente, a dare senso al complicato puzzle sul prossimo allenatore della Roma. Lui, come Fabregas d’altronde, rientra nella short list presentata settimane fa da Ranieri e Ghisolfi a Friedkin. E proprio dal presidente si attendono novità per l’annuncio, come ribadito ancora una volta da Sir Claudio ieri pomeriggio, quando in Campidoglio ha ritirato il “Premio Simpatia 2025”: «Gasperini? Non voglio fare nomi. Andiamo

L’ARGENTINO

REALE

L’INTERESSE ANCHE PER CESC, CHE PERÒ NON È STATO LIBERATO DAL COMO, PER ORA

SERIE A

Il 6 giugno la presentazione del calendario Il giorno della presentazione del nuovo calendario di Serie A si avvicina. Il 6 giugno alle 18.30, infatti, verrà svelata la programmazione del campionato 2025/26 al Teatro Regio di Parma

Saele, Roma in pressing ma Tare lo rivuole

A Milano Riflessioni in corso su Alexis che con la cura Ranieri si è rivalutato

Iacopo Mirabella iacopo.mirabella@ilromanista.eu

Lavanti, lottiamo e quando il presidente vorrà lo annuncerà». E ancora: «Quella sul nuovo allenatore sarà sicuramente una scelta valida, ma la cosa più importante è perché ho smesso: per dare a chi verrà una possibilità di progetto. Con me non ci sarebbe stato futuro. Vogliamo arrivare più in alto possibile e ci vuole tempo. Dateci fiducia, vedrete che alla fine avremo ragione». La fiducia dei romanisti, Sir Claudio, ce l’ha da tempo. ■

Paredes: «La Serie A un sogno. Il ritorno

nella Capitale qualcosa di incredibile»

Con la gara vinta in casa del Torino si è chiusa la stagione della Roma e anche di Leandro Paredes, che dopo un periodo di inutilizzo da parte di Ranieri ha ritrovato la titolarità e anche la via del gol (due consecutivi tra Milan all’Olimpico e proprio il Torino in trasferta su rigore).

Per lui, complessivamente 32 presenze in tutte le competizioni (33 se si conta anche quella con la Primavera del 18 agosto quando stava recuperando da un infortunio) e un ruolo importanre in rosa, perché ha caratteristiche da regista che nessun altro può vantare nell’organico dei giallorossi. Durante l’inverno si è parlato tanto, lo ha fatto anche lo stesso Paredes, di una sua possibile parenza verso il Boca Juniors e poi è arrivato il rinnovo del suo contratto in giallorosso fino al 2026. Il centrocampista è di certo legato al desiderio di tornare a casa, ma non ha mai nascosto il suo attaccamento anche per la maglia giallorossa, ribadito anche in un’intervista a

ItaTradeAgency per il progetto ‘Champions Made in Italy’ in collaborazione con la Lega Serie A: «Per me tornare alla Roma è stato qualcosa di incredibile perché dal primo giorno mi hanno trattato nel miglior modo possibile. Il giorno in cui

IL CENTROCAMPISTA SI RACCONTA: «QUANDO SONO DOVUTO ANDARE VIA LA MIA FAMIGLIA HA SOFFERTO TANTISSIMO»

sono dovuto andare via non solo io, ma anche la mia famiglia ha sofferto molto». Leandro, che ha ereditato da De Rossi il numero 16 con tanto di richiesta di permesso al Sedici per antonomasia, nel corso dell’intervista ha parlato anche dell’estrema considerazione che ha del nostro campionato, dopo averci giocato con le maglie di Roma, Empoli e Juventus e aver conosciuto anche realtà estere come quella del PSG: «Per me la Serie A è il campionato che seguivo di più quando ero piccolo. In quel momento, quando ero giovane, c’erano squadre fortissime. Era un sogno per me giocare in questa lega. Oggi poter disputare tantissime gare in questo campionato, per me è un privilegio e spero di poterne giocare molte di più». «La cosa più importante per un calciatore - ha chiuso Paredes è conoscere l’ambiente in cui si trova, le persone di cui si circonda, quelle che ti fanno capire cosa è giusto e cosa è sbagliato ■ LF

a stagione è terminata ufficialmente solo poche ore fa, ma i vari direttori sportivi delle squadre sono già impegnati in riunioni e incontri per iniziare a pianificare il futuro e a programmare le varie strategie da adottare durante la sessione estiva di calciomercato. Tra contratti in scadenza, prestiti terminati e colpi da piazzare, Florent Ghisolfi (con lui anche il team manager Ricchio e Lorenzo Vitali) e Igli Tare (neo ds del Milan), con Giuseppe Riso come intermediario, hanno tenuto un incontro a Milano per iniziare a parlare delle situazioni legate ad Alexis Saelmaekers e Tammy Abraham. Claudio Ranieri in più occasioni ha ribadito che tra Roma e Milan c’è un “gentlemen agreement” (un accordo verbale tra le parti ma nulla di più) per la permanenza dell’inglese a Milano e del belga nella Capitale, ma le carte sul tavolo potrebbero cambiare. Come sempre la volontà dei calciatori e l’aspetto economico sono i fattori che faranno la differenza e per questo Tare e Ghisolfi hanno tenuto questo primo colloquio esplorativo per iniziare una vera e propria trattativa.

Tra richieste e volontà

Se la scorsa estate si poteva quasi pensare ad uno scambio alla pari tra Abraham e Saelemaekers, ora

gli scenari sono cambiati. Il centravanti inglese non ha convinto a pieno i rossoneri, che invece per il belga chiedono circa 20 milioni di euro senza contropartite. Queste le prime richieste posate sul tavolo anche se la volontà di Tare sarebbe quella di riportare in maglia rossonera l’esterno belga che a Roma nel corso della stagione è diventato uno dei pilastri della squadra giallorossa, che vorrebbe ripartire anche da lui per costruire la rosa della prossima stagione. In quest’annata Saelemaekers ha collezionato 31 presenze (in tutte le competizioni) con 7 reti messe a segno (tutte in campionato) e 7 assist a referto, numeri importanti nel suo primo anno nella Capitale.

Tutto è ancora in bilico con le due società che sono al lavoro per capire e scegliere chi sarà il loro prossimo allenatore e questa scelta potrebbe nuovamente cambiare gli scenari futuri per Abraham e Saelemaekers. Ancora non è pianificata la data di un nuovo incontro, ma a breve torneranno a sedersi al tavolo delle trattative, nel mentre i contatti tra le parti non verranno interrotti. ■

IL MILAN CHIEDE CIRCA 20 MILIONI, ATTESO UN NUOVO INCONTRO TRA LE PARTI, MA LA PRIORITÀ RIMANE LA SCELTA DEI NUOVI TECNICI

Alexis Saelemaekers, esterno belga classe 1999, con la maglia della Roma GETTY IMAGES
MERCATO

I ragazzi di Trigoria

Zaniolo si scusa, la Roma durissima: «Giocatori in ospedale». La Figc indaga

«Voglio chiedere scusa con il cuore per quanto accaduto ieri», così Nicolò Zaniolo, protagonista in negativo del dopo partita tra la Roma Primavera e la Fiorentina nella semifinale Scudetto al Viola Park di lunedì scorso. Dopo aver dato una prima versione nel comunicato ufficiale della Fiorentina, ieri l’ex giallorosso si è spiegato tramite una storia Instagram sul suo profilo. «So di aver reagito male e me ne assumo la responsabilità. Sono andato lì con l’unico intento di dare un segnale positivo - ha scritto Zaniolo - di stare vicino ai ragazzi in un momento difficile dopo la partita. Purtroppo, sono stato provocato verbalmente da un ragazzo e, sbagliando, ho

PRIMAVERA

perso la calma. È un errore che mi pesa, soprattutto perché so di dover essere un esempio per i più giovani. Ci tengo però a precisare che i fatti sono ben lontani da quanto ricostruito e che da parte mia, oltre

ad una discussione verbale, non c’è stato alcun comportamento fisicamente aggressivo. So di aver deluso qualcuno con questo episodio, ma spero che possiate capire che non era mia intenzione mancare di rispetto a nessuno. Detto questo, rinnovo le mie scuse. Da uomo, da sportivo e da persona che ama questo ambiente, voglio solo ricostruire e guardare avanti con umiltà». Questa la ricostruzione dei fatti del diretto interessato, che stride in maniera significativa con chi ne ha dato una versione dalla parte giallorossa e, per la verità, anche con quanto raccolto dai media che erano presenti sul posto, che hanno parlato del giocatore in stato di

ebbrezza e con comportamenti incontrollati. Tanto che la Roma, che ha espresso massima solidarietà ai suoi ragazzi, convinta che le scuse su Instagram non cambiano i fatti, in serata ha “aggiornato” il comunicato arrivato a poche ore dal triplice fischio al Viola Park, spiegando che Zaniolo «ha urinato nelle strutture riservate alla Roma, ha provocato i giocatori e, senza alcun scambio verbale, ha colpito fisicamente Mattia Almaviva e ha spinto con violenza Marco Litti contro una panchina. Litti era reduce da un intervento chirurgico alla spalla. Entrambi i giocatori sono stati ricoverati in ospedale: Almaviva ha ricevuto una prognosi di 10 giorni, Litti di 21

giorni». Per fare luce sulla vicenda la Procura della Figc ha già aperto un’indagine e iniziato gli interrogatori, anche in virtù del fatto che non si potrà fare affidamento sul referto arbitrale dato che l’arbitro non era presente negli spogliatoi dove sono avvenuti i fatti. Zaniolo rischia una squalifica pesante. Intanto, lato Fiorentina, il ds viola Pradé non ha detto altro che «noi non eravamo presenti, ci possiamo attenere alle dichiarazioni che ha fatto Zaniolo, non so dire altro», mentre ha confermato che il club non ha intenzione di riscattarne il cartellino dal Galatasaray. ■ LF

QUELLO CHE CI RESTA

Percorso fruttuoso Il sogno Scudetto sfuma in semifinale, ma il cammino resta di indubbia qualità

Dai guizzi di Graziani ai polmoni di Mannini, passando per la leadership di Reale e Romano. La

Sergio Carloni sergio.carloni@ilromanista.eu

La finale Scudetto sarebbe stata un grande traguardo al termine di una stagione in regular season pressoché dominata. Invece, l’ostacolo numero uno della Roma Primavera ha impedito il raggiungimento di un obiettivo prefissato da tempo: in rimonta, la Fiorentina si è imposta per la terza volta in stagione, la seconda al Viola Park, e si è regalata l’ultimo atto. Con capacità tecnico-tattiche ben evidenti. Nonostante ciò, resta l’ennesima prova di forza e coraggio da parte di un gruppo, quello di Falsini, compatto e… Romanista. Con la “R” maiuscola. Giovani in crescita, tra altri ancora in balia della tenera età. Ma tutti pronti alla battaglia. Ecco, dunque, quello che ci lascia la semifinale dei giallorossi al “Curva Fiesole”.

Dal dieci qualità da sfruttare A partire da Leonardo Graziani. Nella gara che sentenzia, di fatto, la fine del suo percorso nelle giovanili della Roma. Il classe 2005 si è messo ampiamente in mostra nel 2024-25 e ha chiuso con un gol, alla prima vera occasione creata: un tiro rasoterra dal limite, a infilzare Leonardelli e a regalare una momentanea gioia ai giallorossi. C’è tanto altro dietro una rete. Vale a dire, presenza schematica ed energie preziose nello sviluppo dell’azione. Ieri un po’ ombrose, dettate forse dalla posizione più arretrata del numero dieci romanista. In un match che però non può assolutamente cancellare quanto fatto di buono, considerando oltretutto il minutaggio ridotto. Quindici gol e sette assist non si fanno da soli.

Una guida in difesa

Ha dato il via ai suoi 90’ da centrale di sinistra nel 4-3-1-2, dove Falsini lo ha plasmato. Li ha chiusi da ultimo uomo, con la fascia al braccio. Praticamente ultimo difensore di un sistema alla rinfusa, con Cama e Marchetti terzini più che braccetti in una retroguardia a tre, alla ricerca del secondo gol. E il capitano

CONTRO LA VIOLA UN’ALTRA PROVA DI CORAGGIO. IN CAMPO BEN SETTE RAGAZZI DEL 2007

lo ha fatto alla grande, Filippo Reale: attenzione e sicurezza, nonostante le forze spese in lungo e in largo per garantire copertura alla Roma. Anticipi e gestione ottimale, oltretutto. Un punto da cui ripartire per la Primavera del futuro.

Cuore e irreprensibilità

Terzino, mezzala, ala. Anche rifinitore, all’occorrenza. Tutto. Mattia Mannini è questo. E anche contro la Fiorentina, probabilmente, è stato il migliore in campo. Poco importa che la stagione sia stata tortuosa, a tratti maledetta dagli infortuni: lui ha risposto presente. Anche ieri sera, nelle due parti di gara divise da una netta linea. La prima, da terzino destro, fatta di contrasti (uno dei quali essenziale in occasione del gol), recuperi, polmoni. L’altra, la seconda, da mezzala, dal 73’ in poi: lì è entrato in gioco il cuore. Non è un caso che le ultime tre chance, tra cui un cla-

moroso palo colpito all’82’, portino la firma del numero 16. Distrutto per il risultato, ma consapevole di aver dato tutto. Con la Lupa sopra il petto.

Un colosso in campo Non serviva certo la gara del Viola Park per confermarlo. Ma nel caso ce ne fosse bisogno, i 90’ con la Fiorentina hanno dato ancora prova del dominio in mezzo al campo di Alessandro Romano. Tanto supporto ai compagni in appoggio, impostazione costante e pulita, recuperi utili alla causa. E anche lo sfizio del tiro, a volte. Così come le disattenzioni: poche, da evitare per migliorare ulteriormente. L’età, essendo un classe 2006, lo aiuta sicuramente. In stagione è arrivata la prima convocazione in prima squadra con Ranieri, poi ha continuato a lavorare coi più grandi. Chissà: magari il suo momento è vicino.

L’esultanza di Leonardo Graziani e Mattia Mannini al momento del gol dell’1-0 nella sfida tra Roma e Fiorentina dei playoff Primavera. Sullo sfonfo, l’abbraccio tra Fabrizio Marazzotti e Filippo Reale GETTY IMAGES

2007, il

De

rico

centrale; Cristian Cama, terzino sinistro; Federico Coletta, trequartista: quattro sono i ragazzi del 2007 schierati dal 1’ da Falsini. Autori di una partita di alti e bassi. Qualche sbavatura, condita da intuizioni offensive, in un match che non ha permesso loro di esprimere tutto il potenziale. Poi, dalla panchina, Di Nunzio, Sugamele e Marchetti. Poca efficacia, in totale, malgrado i numerosi tentativi, in mezzo al campo e in zona offensiva. Ma non c’è da temere: la regular season ne ha messo in mostra tutte le qualità, oltre alla duttilità, dote di rilevanza nel calcio di oggi. La sconfitta servirà per fare esperienza. Raccogliere quanto di buono messo in atto sarà invece doveroso. Con calma. Il tempo, d’altronde, è tutto dalla parte de “’sti giovanotti de ‘sta Roma bella”. ■

Nicolò Zaniolo, 25 anni, in prestito alla Fiorentina dal Galatasaray GETTY IMAGES
Classe
tempo è dalla tua Giorgio
Marzi, portiere; Fede-
Nardin, difensore

POLMONI D’ACCIAIO

STAKANEVAN NDICKA

La classifica L’ivoriano senza una pausa, unico tra i giocatori di movimento. Vicino Angeliño

Poi Mancini, Koné, Dovbyk e Celik, tutti sopra i 3.000 minuti stagionali. 60 secondi per Abraham

Davide Fidanza davide.fidanza@ilromanista.eu

Terminato il campionato, è tempo di bilanci e considerazioni. La Roma ha concluso la propria stagione in Serie A al quinto posto, giocandosi fino all’ultima giornata l’accesso in Champions League nonostante un’annata molto complicata sotto molteplici punti di vista. Nella seconda parte di Serie A la squadra ha dato tutto in campo per raddrizzare il proprio destino riuscendo a restituire, grazie a Ranieri, una dignità al proprio percorso calcistico. Molti giocatori hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo accumulando un minutaggio difficilmente replicabile in altre circostanze. In tal senso, l’eccessivo utilizzo di alcuni giocatori, potrebbe anche far riflettere la società sui ruoli che evidentemente non hanno molte alternative e sui quali si potrebbe intervenire in estate per evitare che nel prossimo campionato si ripresenti la stessa situazione.

La classifica del minutaggio Il calciatore di movimento ad aver totalizzato più minuti sommando tutte le competizioni è stato Evan Ndicka. Il difensore centrale ivoriano ha giocato ogni singolo secondo del campionato di Serie A, risultando sempre presente anche in Coppa Italia e riposando in una sola occasione in Europa League contro l’Union SG. Per lui i minuti complessivi sono stati 4590. La Roma non ha avuto un centrale sinistro di riserva - tolta la brevissima parentesi di Hermoso - ma grazie all’integrità di Ndicka il problema non si è mai percepito. Il dato è ancora più clamoroso se considerassimo che i minuti combaciano con quelli di Svilar - a riposo solo contro la Samp in Coppa Italia - il quale essendo un portiere dovrebbe avere il minutaggio più alto in assoluto. A completare il podio alle spalle dell’ivoriano rispettivamente Angeliño e Mancini. Lo spagnolo si trova al secondo posto con 4349 minuti complessivi mentre Mancini è al terzo con 3954. Seguono, in quest’ordine, Koné, Dovbyk e Celik, tutti sopra i 3000 minuti. Proseguendo

IL MINUTAGGIO DI STAGIONE

con la classifica ecco che troviamo

Cristante, per la prima volta negli ultimi anni fuori dalle primissime posizioni. Il centrocampista verso la fine del 2024 ha subito un infortunio che lo ha tenuto ai box per un paio di mesi. Ranieri gli ha poi riaffidato le chiavi del centrocampo nella seconda parte di stagione portandolo a totalizzare comunque l’ottima cifra di 2544. Dietro di lui Soulé, Pellegrini, Dybala e Paredes, tutti sopra i 2000. Un minutaggio più equilibrato lo hanno invece totalizzato, sempre in quest’ordine, i vari Pisilli, Saelemaekers, El Shaarawy, Shomurodov, Hummels e Baldanzi, tutti compresi tra i 1000 e i 2000 minuti. Sotto i 1000 quelli che in questa stagione hanno giocato meno: Zalewski con 817 minuti in giallorosso, il quale viene seguito da Rensch (656), Hermoso (622) e LeFée (460). Chiudono poi la lista dei calciatori più utilizzati Abdulhamid, Gourna-Douath, Nelsson, Salah-Eddine, Ryan e Dahl, tutti con meno di 400 minuti stagionali. Da segnalare anche la presenza in questa lista di Abraham con una manciata di minuti: il centravanti inglese infatti, prima di passare al Milan, aveva cominciato il campionato in giallorosso ed era subentrato nei minuti di recupero nella prima giornata contro il Cagliari, sotto la gestione di Daniele De Rossi ■

PER LA ROMA

Una telefonata allunga la vita

Inizio con un paradosso: sto scrivendo un articolo con la speranza che non andrà a finire sul giornale.

Perché vorrebbe dire che, nel frattempo, è già stato annunciato il prossimo allenatore della ROMA. E lasciatemi esprimere, allora, un desiderio: un tipo pragmatico, uno che non si riempia la bocca con il “Mio calcio”, che faccia dell’intensità il suo credo e che riesca a trarre il meglio dall’organico a disposizione senza mortificare le caratteristiche dei singoli in nome di un suo eventuale dogma.

Più storia e meno filosofia, insomma. Nella consapevolezza che il calcio si coniuga al presente perché il futuro, come si dice da queste parti, “Beato chi c’ha ‘n occhio a viverlo”. E la parola progetto lasciamola al settore giovanile perché tanto, poi, i fatti hanno dimostrato che bastano tre pareggi e una sconfitta per tornare sui propri passi e quel progetto – di cui ero innamorato, di cui ogni Romanista era innamorato – sconfessato lasciando la squadra in mano a un comandante di serie B con il rischio di vederla affondare. L’ha rimessa in rotta Claudio

Ranieri. E la coppa, anzi due se non ci fosse stato Taylor, l’abbiamo alzata al cielo grazie a José Mourinho: due condottieri che di mari ne hanno navigati e pure a dispetto degli squali che ci nuotavano dentro.

E, allora, in Texas qualche domanda dovrebbero farsela scegliendo – chissà – l’esotico solamente a tavola o come prossima meta turistica in vista dell’estate solamente dopo, però, aver indirizzato la punta del loro aereo verso un allenatore di primo piano a cui affidare le chiavi della ROMA. Lo so, è solo la mia idea e figurarsi se ho l’illusione di poter indicare la strada a due uomini

di tale successo... però almeno un consiglio, tra il serio e il faceto, posso darglielo: facessero una telefonata dalle parti di Torino chiedendo come mai i libri di scienza applicata al calcio di Tiago Motta sono stati rimessi in libreria mentre in Champions, oltre a un rigore molto-molto dubbio a Venezia, ce li ha portati uno come Tudor. In un vecchio spot televisivo di un gestore telefonico nazionale si concludeva che una telefonata allunga la vita. A me, in tutta sincerità, basterebbe che gliene possa risparmiare un’altra in arrivo: “Houston, abbiamo un problema. ■

Dan Friedkin, presidente della Roma GETTY IMAGES

TOTTI L’INFINITO ADDIO

28/5/2017 All’Olimpico una cerimonia laica che sconfina nel sacro, un dio con i pantaloncini e maglietta della Roma che torna uomo e chiede aiuto al suo popolo: noi non ti lasceremo mai

Tonino Cagnucci tonino.cagnucci@ilromanista.eu

Ci vado con mio figlio a vedere Roma-Genoa che è anche l’ultima di Totti. Sento che devo farlo. Poi col Genoa per noi romanisti è sempre l’ultima partita, anche se in verità quella stagione in cui diventammo campioni dopo 41 anni era la penultima giornata. D’altronde chissà se questa lo è veramente l’ultima. Gioca la Roma che vince al 90’ 3-2 dopo una gara – in tono minore certo – che è sembrata quella col Lecce dell’86 perché ti dici “vabbe’ mo vincemo”; “vabbe’ adesso segniamo e pure facilmente”; “ma che davvero questi stanno a gioca’ così”; “ma che vonno questi?”; “oddio ma che veramente non ci riusciamo?”; “quanto manca?”; “quanto manca alla fine?”. Evidentemente era una domanda che ci dovevamo porre bene domenica 28 maggio 2017. Manca il gol di Perotti. Perotti che lo puoi quasi leggere “Per Totti” e per la Roma, 3-2 come col Lecce che era un 20 aprile dell’86, ma stavolta nel verso giusto, 3-2 come col Torino che era il 20 aprile dell’anno prima quando Totti entrò e fece due gol in boh, un minuto suppergiù. Roba impossibile. Qui sta accadendo qualcosa di più grande. Adesso.

Francesco Totti calcia il suo ultimo pallone contro i suoi anni, tira il suo ultimo pallone contro

Laxalt che alle 19.59 del 28 maggio ha il numero 93. Laxalt il numero 93 chissà da quanto ce l’ha, chissenefrega, soltanto che in questo momento per la prima volta se ne accorge qualcuno e oggi ci ricordiamo tutti che nel ’93 tutto ha avuto inizio. Era il 28 marzo. È il 28 maggio. Che anno è? Che giorno è? È sempre quello di vivere con te, pensa, soprattutto adesso che è finita, che la Bandiera sta vicino alla bandierina, sulla linea di fondo fra campo e realtà nel semicerchio della vita. Tagliavento è l’ultimo arbitro, in fondo ha il cognome giusto per un romanzo. Per questa cosa qui. È finita la partita della Roma, è finito pure il campionato, ed è terminato pure tutto all’ultimo minuto. Sotto la Sud. Finisce sempre tutto lì e da lì sempre ricomincia: la Sud è il nostro centro di centrocampo e l’unico centro di gravità permanente possibile. Over and over again. Adesso che inizia?

Inizia la fine? Davvero stiamo vedendo l’ultima di Totti? Anzi no, davvero abbiamo visto l’ultima di Totti? Che vediamo adesso? Che cos’è, una cerimonia? Una festa? Un funerale? Un matrimonio-triste o un funerale-allegro, citando Amleto? Essere non essere, forse sognare... Forse... Totti non ha più il pallone ma ancora la maglia e i calzoncini della Roma, ha giocato la sua ultima partita con la Roma ma è ancora in campo. Non corre, non gioca. Cammina. Sta camminando su quel forse. È un sogno. Sta

nel mezzo in un tempo sospeso che non volevamo sognare, fra essere un giocatore della Roma e non esserlo più. Può Totti essere qualcos’altro da Totti? Altro che Amleto e l’inaugurazione della tragedia moderna. Cosa è adesso tutta questa gente che ti piange intorno e si innamora? Totti tu sei la Roma, te lo ha scritto la Curva Sud prima e se lo ha scritto la Sud è vero. Ma come la Roma è “solo” Totti? No, Totti è la Roma, la Roma è anche Totti, anche Agostino, anche Ferraris iv, anche Giacomino... La Roma è questa cosa qui di enorme che sta accadendo allo stadio, quest’emozione, mentre Totti non è già più un giocatore eppure lo è ancora: la divisa è persino quella dell’anno a venire. In questo momento di addio al passato indossa il futuro. Il tempo si piega su se stesso: un pallone tirato dal 2017 al 93’. L’anno o Laxalt fa uguale. Tutto è numero diceva Baudelaire nell’Olimpo, Totti è tutto dicono all’Olimpico. Avvisate Proust e qualche altro filosofo. Meglio i poeti, forse. Chi sta allo stadio ha gli occhi solo su quel giocatore che da sempre è stato un po’ uno specchio per i romanisti: quel numero 10, soprattutto col font nuovo, non è mai stato solo un numero e ai romanisti è sempre sembrato più un Io. I tempi crollano. I pronomi spariscono. In questo post Roma-Genoa (ma quale? quello dell’83? Quello atteso 41 anni, l’età di Totti

adesso? O questo?) c’è insieme la persona più sola al mondo e il popolo, e non si sa chi sia più solo. Non si sa chi abbia più paura. Scion Scion (suonano Morricone, un romanista ricordiamolo, un romanista che si metteva dietro la porta di Masetti a Testaccio: la Roma è sempre da Oscar, la Roma è popolo e insieme una storia colta) giù la testa sotto la Tevere a piangere. Scion scion la musica è finita ma i romanisti non se ne vanno. Lui sta solo come Dio. Lui lo è stato un po’ per tutti, anche per le industrie culturali che se ne sono approfittate e i nemici che lo hanno spesso e, soprattutto, volentieri, bestemmiato e che adesso sono diventati all’improvviso tutti amici. Legge una lettera: c’è una scena più potentemente poetica di questa, di una lettera scritta di notte e vera di giorno? Una lettera, la cosa più antica e intima possibile, letta in diretta Sky e Mediaset da un uomo che non è più un calciatore ma è solo un uomo? Cyrano avrebbe avuto delle difficoltà. Shhhh. Sta lì solo come Dio e chiede aiuto. Chiede persino il permesso, e poi il permesso di aver paura. Il gesto più forte e più fragile insieme. La sensibilità e la decisione di lasciare senza perdere niente. In quel momento in uno stadio ho visto dio chiedere aiuto. L’ho visto pregare: «ho bisogno di voi». E ho sentito esaudire le preghiere: «Noi non ti lasceremo mai!».

Farsi qualcosa più di uomo: con i calzoncini, tirando via l’ultimo pallone Dio oggi non lascia il calcio ma torna bambino. È quello che ha la fascia al braccio. Scion scion. Su la testa adesso perché ci ha detto “ti amo”. Il tempo che c’è stato un giorno è tornato, questo è il giorno in cui un capitano è stato al potere e con quel potere ha detto Vi amo. Scion scion. Shhhh non disturbate, stiamo facendo l’amore. È la Roma. È quella cosa che i romanisti c’hanno dentro e che sanno bene e non sapranno mai dire. Perché è esattamente quella cosa che ti impedisce di parlare. Quella Cosa che hanno scritto i fratelli Lalli nel 1942. Esiste, accade nel momento stesso in cui tu non puoi spiegarla, perché non ne hai bisogno, in quel momento hai tutto quello che cercavi. La vita, la Roma. Fatta anche di addii e di separazioni, di sogni, e di emozioni. La vita, la Roma. La vita, la Roma.

Diceva Agostino Di Bartolomei che esistono i tifosi di calcio e poi ci sono i tifosi della Roma; io dico che c’è il Calcio e che c’è la Roma. Si può lasciare il calcio, ma come fai a lasciare la Roma? Non si smette mai di essere romanisti. Lo si è in questo abbraccio con mio figlio (nel mio come in quello di qualsiasi altro padre), mentre gli urlo “Forza Roma” perché lui ha già imparato che si risponde “Sempre”. Così non finisce mai niente. ■

Una delle coreografie preparate allo stadio Olimpico il 28 maggio 2017 per l’addio al calcio di Totti GETTY IMAGES

PER L’AIA NDICKA NON VALE BISSECK

In tv Rocchi porta l’audio di Inter-Roma. Ma dimentica Verona

Fasan

L’audio c’è, ma non si sente. Decide, giustamente, Rocchi cosa far sentire e cosa no a Open Var, l’interessante trasmissione a scopo didattico in comproprietà con Dazn che chiarisce gli episodi più discussi del nostro campionato. E così, a distanza di un mese, «per evitare speculazioni», il designatore ha deciso di rendere pubblico l’audio dell’episodio di San Siro in Inter-Roma. Ndicka su Bisseck in area romanista: una cintura prolungata di entrambi come tante se ne vedono (e non si sanzionano) in area, prova dal campo a spiegare Fabbri quello che ha visto e che il Var conferma. Con il tedesco che si lascia andare a terra proprio quando l’ivoriano della Roma lo lascia, accentuando così la caduta. This is football, direbbe qualcuno, si prosegue. Invece no, bocciati da Rocchi: «Era rigore, meglio una review in più che una di meno». Tipo in Monza-Roma con Baldanzi? Ora, infatti, c’è il calcio televisivo, possibilmente a orologeria e a bacino d’utenza. Non conta più l’interpretazione del sovrano arbitro. O conta di più la verità di linea, meglio se su tv nazionale, così almeno si placano gli animi di chi si è visto sfuggire uno scudetto nelle ultime giornate e, umanamente, si è lamentato anche di qualche situazione dubbia.

L’impressione è che siamo giunti alla soggettività della soggettività. Insomma, questo sì che è il calcio (quello di sempre, quello anche di Turone). Come le spiegazioni, ogni volta diverse. Perché in zona Champions, e quindi in zona milioni di euro, il fallo di Nicolussi (di) Caviglia in Venezia-Juventus - al di là di ogni chiacchiera complottista - ha fatto discutere anche tecnicamente nell’ultima giornata, specie se rapportato al fallo di Pasalic su Koné in Atalanta-Roma. Se Koné si butta su Pa-

PANCHINE BOLLENTI

scorso. In alto l’episodio discusso di San Siro tra Ndicka e Bisseck

salic lo fa anche Coinceçao sull’ex juventino del Venezia, che poi lo impatta. Ma l’impatto è un concetto di campo, salvo a Bergamo con l’arbitro Sozza.

Dalla soggettività della soggettività alla difformità legalizzata il

IL DESIGNATORE DOPO UN MESE “TORNA” A SAN SIRO. IMPOSSIBILE INVECE DOPO 6 MESI ASCOLTARE I DIALOGHI DELLA GOMITATA DI MAGNANI

#ROMANISTAGRAM Er Coach Romanum

Papa Leone l’americano, da la ridda de voci sur novo mister de la maggica era affranto, peccui s’era raccolto in prece, invocando addirittura l’intervento de lo espirito santo. Nun se capacitava dar non sapè ancora,chi fosse mai l’allenatore. oppresso da st’ambascia, dar balcone de san pietro sussurrò:

“risorvicela te o mio signore!”

Nun importa da ‘ndo ariva sto trainer, basta che sia gajardo e vincitore, famme sapè, così potrò annunzià da a loggia der vaticano, “habemus coach novum romanum et ad vicere scudettum puntamum”

passo è breve. Specie se difforme è la diffusione degli audio al fine di evitare speculazioni. Questo giornale da novembre è promotore di una campagna volta proprio a evitare speculazioni: c’è sempre Ndicka di mezzo. In Verona-Roma Magnani segna un gol dopo aver colpito Evan con una gomitata, non vista solo dall’arbitro Marcenaro e sui monitor di Lissone da Pairetto e Maresca. L’audio, malgrado l’impegno di Dazn e della sua redazione, non è stato mai diffuso. Forse per l’Aia Ndicka non vale Bisseck e la Roma non vale l’Inter. ■

Conte-Napoli più vicini, filtra ottimismo

Martina Stella martina.stella@ilromanista.eu

Il momento è caldo in casa Napoli, ma non solo: dopo quattro lunghe ore ieri è infatti terminato il summit a casa De Laurentiis sul futuro di Antonio Conte. Dopo la visita in Vaticano, si è svolto infatti un vertice societario tra il presidente, Giovanni Manna, Maurizio Chiavelli e l’allenatore: in seguito all’incontro con Papa Leone XIV, i due hanno lasciato la Città del Vaticano a bordo dell’auto del presidente del Napoli, per raggiungere la residenza del patron azzurro. Alle 17 di ieri i protagonisti hanno poi lasciato

l’abitazione. Situazione attualmente in standby, Napoli e Conte si sono presi del tempo per riflettere, con la situazione che resta in bilico: previsti aggiornamenti nel corso delle prossime ore,

ma non c’è stata una rottura tra le parti, come annunciato, anzi filtra del moderato ottimismo. Le parti si sono date appuntamento nei prossimi giorni, per un nuovo incontro. Comunque nello scenario peggiore la separazione non dovrebbe essere così traumatica, i rapporti umani sono forti, c’è profonda stima tra De Laurentiis e Conte e non si assisterà a una guerra come quella vista con Spalletti. Con ogni probabilità non ci sarà nemmeno un indennizzo economico a favore del Napoli. «Non obbligo nessuno, chi non sta bene in un ambiente deve cambiare aria», le parole del patron azzurro. ■

La gomitata di Magnani a Ndicka in Verona-Roma del novembre
Antonio Conte, durante Parma-Napoli GETTY
Tramite una grafica apposita, anche la Roma celebra sui social Evan Ndicka, unico giocatore di movimento giallorosso ad aver disputato tutte le gare della Serie A 2024-25
La tenera fotografia pubblicata da Lorenzo Pellegrini e da sua moglie Veronica Martinelli sui propri profili Instagram
PAOLO SILVESTRO

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