Il Periodico News - AGOSTO 2017 N°120

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il Periodico

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AGOSTO 2017

PRIMO PIANO

"Il mondo vitivinicolo oltrepadano ha imboccata la strada giusta"

Oltrepò: "Grande territorialità, inutile litigiosità" Di Silvia Colombini

49 nove anni, mantovano, Giovanni Fava, ma per tutti Gianni, è sposato e ha due figli. Di professione imprenditore, in politica dal 1993, sindaco, consigliere provinciale, deputato per tre legislature in Parlamento, nel 2013 rassegna le dimissioni per entrare a far parte della giunta regionale della Lombardia guidata da Maroni, diventando assessore all'Agricoltura della Lombardia. Un assessorato "pesante" il suo, la Lombardia è infatti la prima regione agricola d'Italia e fra le prime in Europa. Fava conosce bene l'Oltrepò Pavese, Fava conosce bene gli uomini e la realtà agroalimentare oltrepadana, Fava viene spesso in Oltrepò per lavoro, per politica e per diletto, Fava pur con tutti i "distinguo" che la dialettica impone è uno che parla schiettamente, Fava "non le manda a dire", ed alcune volte lo ha fatto anche per temi e problemi riguardanti il nostro Oltrepò Pavese. Quando lo ha fatto alcuni hanno condiviso altri hanno dissentito. Il vino è la prima industria dell'Oltrepò Pavese. Al di là degli scandali è comunque un'economia che "tiene". A suo giudizio il mondo vitivinicolo oltrepadano si è mosso in modo adeguato per "sterilizzare" gli effetti deleteri dovuti agli scandali di questi anni che ne hanno danneggiato l’immagine? "Le valutazioni sulle azioni messe in campo dal mondo vitivinicolo oltrepadano meritano una riflessione a più lungo termine, ma ritengo che si sia imboccata la strada giusta. La storia della viticoltura e dell'enologia dell'Oltrepò Pavese è una delle più gloriose a livello internazionale. Sarebbe opportuno aggregarsi, portare avanti un'idea di territorio e di prodotto identitario, come i francesi hanno capito da decenni nelle loro aree produttive ben individuate". Ogni produttore di vino in Oltrepò ha la sua idea e la sua strategia per promuovere e vendere meglio il vino. Con cadenza regolare, scissionisti organizzano e costituiscono nuovi comitati o associazioni per meglio promuovere il vino oltrepadano. Secondo lei qual è il limite e i vantaggi di questa strategia di promozione "multi-teste"? "Le divisioni non sono mai positive. La sensazione è che qualcuno abbia agito per conservare un brandello di potere più che per proporre idee alternative. Si potranno sempre discutere le modalità aggregative, le soluzioni per sostenere il vino e il territorio, le modalità per favorire l'enoturismo e la pluralità è da considerarsi un valore aggiunto. Ma un conto è la pluralità in un concetto corale di promozione, un altro sono le divisioni e gli antagonismi, che non creano valore aggiunto, ma al contrario limitano le spinte positive". Il mondo del vino oltrepadano molto spesso dà la colpa alla politica, ma nell'ultimo periodo molti iniziano a domandarsi se le colpe sono tutte della politica o anche degli operatori economici. Lei come Assessore all'Agricoltura cosa chiede concretamente agli operatori economici del vino

Gianni Fava

oltrepadano per poterli aiutare in modo più fattivo? "Chiedo un progetto strutturato, a lungo termine, che punti sulla qualità e non su produzioni generiche. Come dicevo, l'Oltrepò ha fatto la storia della spumantistica, si è sempre distinto per molti anni in virtù di caratteristiche di altissimo profilo. La promozione del vino, tuttavia, sconta un limite che non è legato alle azioni di Regione Lombardia, ma alle mancate azioni del ministero delle Politiche agricole. Quanto è avvenuto e ancora sta avvenendo relativamente all’Ocm vino per l'internazionalizzazione è uno scandalo che pagano innanzitutto i produttori, in un contesto competitivo che è globale e che vede non solo la Francia consolidare il proprio valore in termini di prezzo unitario, ma registra la crescita di altre aree del mondo altrettanto interessanti, quali il Cile, l’Australia, il Sud Africa e la California. E mentre i viticoltori di quelle regioni avanzano, i nostri produttori avviliscono un patrimonio come il Made in Italy enologico, solo perché il Mipaaf è in tilt sulle regole dell’Ocm Vino. È assurdo". In Oltrepò ci sono alcune aziende vitivinicole di proprietà di imprenditori extra oltrepadani e quando qualcuno di questi imprenditori esprime le proprie idee, molto spesso, forse troppo spesso…viene tacciato di essere "foresto" . Anche nella vicenda della vendita La Versa le polemiche su quale era la miglior soluzione per l’acquisto della cantina, sono state molte e molte sono le voci che si sono levate a favore di una soluzione tutta oltrepadana. Lei ritiene positivo che imprenditori

"foresti" acquisiscano aziende in Oltrepò? Se sì perché? "Non è la provenienza di un nuovo proprietario che deve stupire, ma la sua condotta. Se il nuovo proprietario apporta un contributo in termini di innovazione, rispettando le caratteristiche del prodotto e soprattutto il contesto del terroir nel quale tale prodotto è inserito, assisteremo a un processo virtuoso nell’ambito del quale la qualità e l’immagine trarranno apprezzabili benefici". In Oltrepò ci sono diverse esposizioni e feste del vino. Oltrevini, la fiera storica, sta segnando il passo e si sta studiando una sua riformulazione. Lei è favorevole o contrario ad una grande mostra o fiera del vino in Oltrepò? "Sono favorevole a iniziative in grado di promuovere il prodotto e di comunicare un'immagine identitaria del territorio e del vino. Non bisogna dimenticare, però, che il futuro delle feste del vino non dovrà limitarsi a una sagra di paese, ma dovrà lavorare sull’incoming di visitatori, addetti ai lavori e stampa estera. Il futuro del vino è nell’internazionalizzazione, non certo di consumi interni, dove gli spazi sono sensibilmente minori. Credo che lo abbiano capito tutti, a parte forse qualche funzionario al ministero delle Politiche agricole". Oltre al vino l'altro prodotto principe dell'Oltrepò è il salame di Varzi. Le polemiche sulla qualità di questo salame si sprecano: c'è chi sostiene che sia un prodotto eccellente e c'è chi al contrario sostiene che l'attuale disciplinare del Consorzio salame di Varzi sia troppo permissivo e che non sia più buono come una volta. Secondo lei per po-


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