Il Metauro n. 24 2013

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Il Giornale del Metauro 24 - 2013

Fano L'ENAM di Fano in una vecchia cartolina

IL CONVITTO VITTORIA COLONNA

LA STORIA DEL CONVITTO “VITTORIA COLONNA”

«Un patrimonio che è stato disperso a causa dell’ignoranza. La politica, sia nazionale che locale, si sta dimostrando insensibile verso la struttura di Fano, che giace lì, senza alcun progetto per il futuro»

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Una risorsa diventata problema L

a storia del Convitto “Vittoria Colonna” di Fano è strettamente legata a quella dell’ENAM (Ente Nazionale Assistenza Magistrale) istituito nel 1947 ed oggi definitivamente soppresso, che aveva come obiettivo il sostegno ai figli orfani e bisognosi degli insegnanti elementari. Alla base di questa esperienza c’è l’impegno di solidarietà dei maestri, successivamente esteso anche ai direttori didattici e agli insegnanti di scuola materna. Agli albori di questa iniziativa, c’è anche l’intuito di un personaggio della nostra valle, il professore Raffaello Rossi di Urbania, che nel 1869 diede vita al Comitato che promosse la nascita di un convitto ad Assisi per gli orfani ed i figli bisognosi dei maestri elementari, esperienza da cui nasceranno prima l’INOME (Istituto Nazionale per l’educazione dei figli orfani dei maestri elementari), costituito nel 1908, e poi l’ENAM. «Una solidarietà dei maestri per i maestri – come ci spiega Giuseppe Guiducci, ex direttore scolastico e presidente del comitato provinciale di Pesaro e Urbino dell’ENAM negli anni ‘90 – sulla base di un principio di mutualità. L’ENAM infatti si reggeva unicamente sui contributi che gli iscritti versavano ed è per questo incomprensibile – continua Guiducci – che lo Stato lo abbia considerato Ente inutile decretando-

Giuseppe Guiducci

ne la soppressione nel 2012”. L’ENAM, nelle sue emanazioni territoriali, aveva il compito di valutare la concessione di piccoli prestiti in favore degli insegnanti che mensilmente versavano, e molto probabilmente continuano ancora oggi a versare, una quota del loro stipendio a sostentamento dell’Ente stesso. «Una forma di microprestito che doveva servire a sopperire ad urgenze, eventuali spese mediche o anche spese funerarie. Il ruolo del comitato provinciale – spiega Guiducci – era quello di valutare le richieste che arrivavano dagli insegnanti. Negli anni l’Enam ha svolto anche un importante ruolo culturale erogando agli iscritti borse di studio per la frequenza a corsi universitari o di specializzazione». Una questione aperta è quella che invece riguarda la struttura fanese del "Vittoria Colonna", di proprietà dell’ENAM, oggi confluita nell’INPS. «Fano – ricorda Guiducci – tra 1982

e il 1994 era diventata sede di convegni sull’educazione di caratura nazionale. Inoltre, grazie all’accoglienza durante le vacanze estive, la struttura era in grado di ospitare quasi mille presenze durante la sola stagione estiva». Le cose in realtà sono cominciate a cambiare da quando, non essendoci più una direzione in loco della struttura, la gestione era stata centralizzata a Roma. «La politica nazionale si è dimostrata insensibile verso la sorti di questo Ente –dice Guiducci–, tra l’altro una realtà che si autososteneva e che, in periodi di crisi come questo, avrebbe svolto un’importante funzione solidaristica. Un patrimonio che è stato disperso a causa dell’ignoranza. Ancora di più, la politica, sia nazionale che locale, si sta dimostrando insensibile verso la struttura di Fano, che giace lì, senza alcun progetto per il futuro. È inconcepibile abbandonare un tale patrimonio che per la città di Fano costituirebbe davvero una risorsa turistica e culturale. Ricordo i bellissimi spazi: la biblioteca, la sala cinema. Il “Vittoria Colonna” veniva addirittura scelto come sede dei direttivi nazionali per il suo prestigio e la sua capacità di accoglienza ed ospitalità. Perché tanto disinteresse anche da parte della politica locale? – conclude Guiducci – Ripartiamo da quello che abbiamo!» AM

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a decisione di costruire un convitto a Fano, come racconta Umberto Borghi nel suo volume “Cinquant’anni di solidarietà magistrale” è stata presa dall’INOME (Istituto Nazionale per l’educazione dei figli orfani dei maestri elementari) il 16 novembre 1934. Viene indicata la città di Fano con i suoi 15 mila abitanti, a soli 10 km da Pesaro dove il costo della vita è inferiore del 25% rispetto a Roma. A Fano ci sono tutti i vari ordini scolastici, compresa una scuola per allievi ufficiali. La città è inoltre comodamente servita da mezzi di trasporto ferroviari, tramviari e automobilistici. Il Podestà di Fano è disponibile ad offrire gratuitamente il terreno all’Istituto, 10.000 mq. per un valore di 200.000 lire non solo per la costruzione dell’edificio ma anche per la palestra all’aperto, per il giardino e per l’orto. I lavori vengono affidati ad una ditta di Arcevia per un importo complessivo di 1.900.000 lire (con un ribasso d’asta del 12,5%). Il comune di Fano, il cui podestà in carica è Augusto Delvecchio, si fà carico di trattare con i singoli proprietari dei terreni in modo da agevolare l’Istituto. La posa della prima pietra avviene l’8 settembre 1935. Il convitto inizialmente pensato per essere maschile, quindi intitolato a Vittorio Emanuele III, viene destinato alle ragazze e quindi intitolato alla Regina Elena. In corso d’opera i costi lievitano, alla fine, l’opera costerà 5.360.000 lire. Per saldare i conti il Duce stesso contribuisce con 400.000 lire. La cerimonia di apertura si tiene il 17 ottobre 1937. Prima rettrice è Elena Carbonara, già vice-rettrice del Convitto di Roma. Le allieve ospitate, provenienti dagli altri convitti d’Italia, sono 175. Grazie a delle donazioni viene acquistato un moderno impianto cinematografico per il Convitto. Nel 1935 si parte con i due turni di colonia estiva marina

di un mese ciascuno con 100 orfani per ogni turno, il primo per le femmine ed il secondo per i maschi. Con la guerra, nell’estate 1943 le attività del Convitto vengono sospese. Nei locali si insedia il comando tedesco che installa sulle terrazze un grande impianto radio. Successivamente, le truppe alleate americane e polacche occupano l’edificio trasformandolo in ospedale militare. Alla fine della guerra, la struttura risulta gravemente danneggiata dai bombardamenti ma anche depredata delle varie suppellettili. Tocca alla nuova rettrice Elda Augugliaro, nel 1945, il grave compito di rimettere in piedi la struttura che, dopo importanti lavori di ristrutturazione, viene riaperta nell’ottobre del 1946 con 200 posti disponibili. Il 24 agosto 1948 avviene la cerimonia di intitolazione alla poetessa, amica di Michelangelo, Vittoria Colonna. Continui lavori sulla struttura vengono eseguiti durante gli anni. Nel 1973 le convittrici sono solo 100 ed essendo i costi di gestione diventati ormai troppo alti si decide di chiudere il convitto. Nasce così un comitato in difesa del Vittoria Colonna e, dopo una consultazione, si conviene per un uso polivalente della struttura: convitto, soggiorno permanente per anziani e soggiorno estivo. Il convitto riapre nel 1976 sotto la guida di Lidia Battisti. Numerose sono le richieste come sede di convegni, grazie ai suoi 150 posti letto. Negli anni, il convitto è molto frequentato nei periodi di vacanza per soggiorni da parte degli iscritti all’ENAM. Dal 1993 la rettrice è Maria Tomassoni e gli ospiti del convitto, ormai ridotti a poche decine, sono sia maschi che femmine e frequentano i vari ordini di scuola pubblica dalle elementari all’università

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