La Circolare n°3 / 2021

Page 1

LO SCOLLINAMENTO, I TROMBONI E LA COLLEGANZA Le immagini del periodo che

andiamo a raccontare ci parlano di un ritorno a quello che tutti abbiamo desiderato: la normalità. Il Green pass, contestato via via da una minoranza talvolta violenta e facinorosa, ha mostrato i suoi effetti se la quarta o quinta ondata a

ottobre non si è verificata. Non sappiamo ancora quanto tempo e con quali mezzi dovremo convivere col Covid, ma certo è un dato non scontato dire che siamo qui, a celebrare la 16a edizione di Golosaria che ha segue a pag. 2

ottobre

3

2021 anno XXVI

periodico dell’Associazione Club di Papillon diretto da Paolo Massobrio > Registrazione Tribunale Alessandria n. 443 del 3.7.93 > Poste Italiane S.p.a. in a.p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, DCB Alessandria > > Aut. Dir. Prov. PP.TT Alessandria > Progetto grafico: Studio Due S.r.l, www.studio-due.it > Impaginazione: Studio Due S.r.l > Stampa: Litografia Viscardi,

spedizione euro 0,50 Alessandria Alessandria

MILANO 6|7|8 novembre celebra il gusto della Colleganza

la novità

il libro

il libro agenda per il 2022

Il nuovo libro dedicato ad Anna Dente, la grande cuoca dell’Osteria di San Cesario

ISSN 2532-5973

l’editoriale

di Paolo Massobrio


segue da pag. 1

per titolo “Il Gusto della Colleganza”, che è la vera eredità che ci portiamo a casa dopo questi due anni problematici. Ora, in questo editoriale vorrei partire da un incontro che ho seguito con il regista Pupi Avati che ha detto: “Non è da augurare a nessuno il dolore, ma quanto è formativo per l’atto poetico”. Questo lo ha detto dissertando sul fatto che la sensibilità umana è fatta come un puzzle, e manca sempre una tessera. Mi ha molto colpito questo incontro che ha percorso la parabola della sua vita, fino al momento in cui avviene lo “Scollinamento”, ovvero un punto della vita in cui ti guardi indietro, come se questa fosse una fonte di sicurezza, un tuo bagaglio umano; ma guardi anche avanti, e spesso è un orizzonte verso l’ignoto. Per questo dall’alto della collina è sempre facile guardarsi indietro, girarsi verso il passato dove ci sono gli anni belli della giovinezza. E al futuro – dice sempre Pupi Avati – si sostituisce il passato così che in questo modo subentra il

disapprendimento. “Ma questo – dice – lo nascondi bene attraverso la professionalità, che è la capacità di occultare un miglioramento”. Lucida questa immagine che descrive molto bene il “trombonismo” ossia l’atteggiamento di chi non è più curioso di nulla, ma suona sempre la stessa nota, la sua, con un ego che talvolta fa anche pena, perché non interessa a nessuno. L’incontro di cui parlo, visionabile su YouTube, dice poi della quarta ellisse della vita che è la vecchiaia, dove al ricordo della giovinezza si sostituisce quello dell’infanzia. Ecco perché i vecchi e i bambini si percepiscono così bene e comunicano in modo profondo fra di loro. Ma Pupi Avati si chiede anche: “Qual è lo strumento che rende gli esseri umani migliori, vecchi e bambini, in primis? La vulnerabilità, è la risposta, che diventa la qualità dell’uomo più alto, quello che si sente inadeguato”. E alla fine chiosa: “Vorrei che la mia vita si concludesse con un’immagine: la cucina di san Vitale dove mio padre e

mio madre mi aspettano per la cena”. Mi ha fatto riflettere questa intervista-confessione alla vigilia di un evento, Golosaria, dove invece abbiamo introdotto un fattore che entra a gamba tesa nel dolore, ma anche nell’avvicendarsi della vita. Ed è la Colleganza, intesa non solo come relazione fra i pari, ma anche come aggancio rispettoso fra generazioni, fra padri e figli. E poi c’è la Colleganza fra città e campagna, che renderemo evidente con l’iniziativa di FattorMia che sarà da conoscere. Ora, pure io che sono a rischio di Scollinamento, come tanti dei miei amici del Club di Papillon, dico che quello che in questo anno sto vivendo è un vero spettacolo, dove i giovani che si assumono responsabilità sono un traino che dovrebbe essere guardato con rispetto persino dalla politica. Chi è il No Vax che vuole precludere la strada a questi giovani? Chi è il politico trombone che fa tutto per il consenso e non per il bene comune? Chi è il nemico di un futuro dove è chiara una cosa: non ci si salva da soli.

Un tempo si diceva che era necessario avere dei maestri, ma oggi più che mai sono i fratelli quelli che fanno la differenza, perché la nuova generazione che avanza, documentata nel mio viaggio di questi mesi da tantissimi incontri, è pronta a vivere quell’assunzione di responsabilità che non è un mestiere a vita, ma un entusiasmante passaggio della vita. Con questo impeto anche noi abbiamo svolto un momento di accurata riflessione e ci siamo fatti aiutare per capire chi siamo e dove vogliamo andare. Per questo, a fine ottobre, perfezioneremo un passaggio verso le realtà benefit. La Colleganza è infatti un beneficio, per tutto un territorio. Ma deve diventare anche un modo di pensare, che abbiamo codificato attraverso la realizzazione del Manifesto della Colleganza, che i titolari di botteghe firmeranno sul palco di Golosaria domenica 7 novembre. Bisogna esserci: più che andare in piazza per il gusto della protesta, noi vogliamo incontrarci per il gusto di affrontare la vita insieme.

I ISCURBITIOVALIT S

PILLON A P I D B CLU IL 2022

PER

i nostri libr i i a r e v e ic R a e la tesser a associativ

MODALITÀ DI ISCRIZIONE - con versamento su bollettino di conto corrente postale c/c 10211159 intestato a: Associazione Club di Papillon; - con bonifico bancario (richiedi le coordinate tramite il modulo associativo di pagina 25 o scrivendo a info@clubpapillon.it); - in contrassegno inviando via fax, al numero 0131261678, il modulo associativo di pagina 25; - con carta di credito

la Circolare

2


Verso i

30 ANNI del Club di Papillon Quest’anno taglieremo il traguardo dei 30 anni della nostra Associazione, confortati dai soci che anche nel 2021 non ci hanno lasciato, ma anzi hanno rinnovato l’iscrizione per il gusto di una relazione: appena il 10% in meno, ma questo c’era da aspettarselo. Per questo siamo a chiedere a tutti, oggi, di rinnovare subito l’iscrizione per l’anno 2022 che è ricco di novità: lo sono i nostri libri, ben cinque in questa fine anno, che rappresentano il nostro modo di raccontare un mondo fatto di tante piccole microimprese. Ma saranno tante e nuove anche le iniziative del 2022, che vi racconteremo nel dettaglio già sulla prossima Circolare.

Per il resto, ci vedremo tutti a Golosaria a Milano e sarà un gran bel momento di festa!

ililGolosario Golosario Guida alle cose buone d’Italia

di PAOLO MASSOBRIO

MILLE E PIÙ GHIOTTONERIE E VINI

aziende agricole, oleifici, negozi, boutique del gusto, enoteche e cantine

2022

D UEMILAV E NT IDUE

la Circolare

3


XVI EDIZIONE

21

Il gusto della colleganza

6-7-8 NOVEMBRE 2021 MiCo Milano Convention Centre Viale Eginardo ang. via Colleoni - Gate 4 MM5 Lilla fermata Portello

Sabato 6 novembre ore 12.00 - 22.00 Domenica 7 novembre ore 10.00 - 20.00 Lunedì 8 novembre ore 10.00 - 17.00

MAIN SPONSOR

OFFICIAL WINE

SPONSOR

Ticket e programma GOLOSARIA.IT

MEDIA PARTNER

È richiesta l'esibizione della CERTIFICAZIONE VERDE COVID-19 GREEN PASS

TRAVEL PARTNER


11 giugno A Stresa con i vini dell’Alto Piemonte Sabato di lavoro, per l’ennesima entusiasmante degustazione, questa volta dei Nebbioli del Nord. Una sessione all’interno del Grand Hotel des Iles Borromées, con una trentina di giornalisti e una settantina di campioni delle principali denominazioni del Biellese, dell’Ossola e delle province di Novara e Vercelli. La sera prima avevo cenato alla Rampolina di Stresa, un locale affascinante che, sebbene abbia grandi numeri, non rinuncia all’orto e ai prodotti artigianali di qualità. La notte all’hotel Regina Palace è stata da re, prima di procedere agli assaggi del giorno dopo.

il diario di viaggio

Questa Circolare racconta cosa vuol dire l’avvicinamento a Golosaria: quindi tutti gli incontri e gli assaggi che portano all’evento dell’anno, a partire dal mese di giugno, poi luglio con le ultime sessioni dei Top Hundred, agosto in giro per l‘Italia e settembre con il road show del Monferrato. 10 giugno Una pazzesca degustazione di Gavi Non è mai capitato un anno così intenso di assaggi, provando le varie categorie di vini, non solo piemontesi. Ma è stato importante conoscere il valore di certe doc o docg, come quella del Gavi, ad esempio. L’appuntamento è stato nella sede del Consorzio di Tutela dove, insieme ad Andrea, ho passato in rassegna oltre 70 campioni di Gavi, fra cui una selezione di bollicine e alcune bottiglie d’antan. Abbiamo concluso alla trattoria Piemontemare e non mi vergogno a confessare che ero un poco obnubilato, perché quando ci sono troppi vini buoni, talvolta, sei portato anche a berli.

Non mi dilungo sull’esito degli assaggi, perché poi molti vini sono anche finiti fra i Top Hundred 2021. Su IlGolosario.it ogni degustazione l’ho raccontata nei minimi particolari e nella homepage, se ci cerca il box “Tutte le degustazioni di vini del 2021” si trova l’approfondimento del Gavi e di questi nebbioli del Nord, che stanno vivendo una nuova stagione. Certo la spinta infusa da Roberto Conterno che ha scelto di investire nel territorio del Gattinara, ha portato fiducia agli stessi produttori e negli anni a venire…ne berremo delle belle.

Che annata spettacolare il 2020, con quella nota di ananas spinta che offrono i Gavi migliori. Ma anche su questo bianco, che è davvero fra i grandi vini d’Italia, si è aperta la solita discussione: merita il vino di annata o quello invecchiato? Io dico entrambi e l’assaggio di annate lontane mi ha oltremodo entusiasmato. Un grande vino, che nasce da un’uva fantastica come è il cortese, è poi capace di avere concretezza anche nella versione sparkling. Sono i tre pilastri di un vino che si esprime al meglio grazie alla sua acidità. Sono stato proprio felice di questo rinnovato incontro col Gavi.

Davide Minoletti e Federica Gardini, titolari de La Rampolina

Paolo Massobrio alla degustazione di Gavi

All’Osteria Piemontemare con la signora Porzia e Roberto Ghio

la Circolare

La sala degustazione allestita al Grand Hotel des Iles Borromées

5

diario di viaggio


13 giugno Don Carlo compie 80 anni Don Carlo Casati, il prete della mia infanzia, il coadiutore della parrocchia sant’Ignazio di Lojola al quartiere Feltre di Milano ha compiuto 80 anni. Originario di Besana Brianza, quando giunse in parrocchia aveva poco meno di trent’anni. E il suo arrivo in quartiere fu un uragano di vita. Ricordo la mia prima gita sul Monte Generoso: ero talmente esile che il vento rischiava di portarmi via. Ma c’era chi mi teneva la mano e lì capii che la compagnia umana era qualcosa di desiderabile per tutta la vita. Poi don Carlo aveva anche la passione per la scrittura e il fatto che anch’io avessi questa inclinazione, fu un incoraggiamento che contò molto nella mia vita.

per sempre amico. Abbiamo cenato nel maestoso cortile, coi piatti di Marco Molaro, il talentuoso cuoco dei Due Buoi di Alessandria (che in autunno si trasferirà qui), assaggiando tutti i vini delle Tenute del gruppo.

Quando ricordo don Carlo penso a un padre, perché è evidente che lui mi abbia educato, avendomi conosciuto quando all’età di 8 anni frequentavo l’oratorio. Il suo temperamento deciso, la sua capacità di aggregazione che arrivò fino a 300 ragazzi che a settembre, in quartiere, partecipavano al Grest al Parco Lambro, fu qualcosa che non si poteva evitare di notare. Con lui imparai anche a stare su un palco per condurre una festa, a occuparmi dei più piccoli quando si andava a fare le vacanze estive in Val Formazza, a provare a cantare nel coro (ma questa proprio non mi riuscì perché ero stonato), a fare i frizzi e lazzi. Quando mi diplomai in ragioneria con 60/60 lui andò subito dai miei genitori per convincerli a farmi fare l’università. Lo volli con me a Masio, quando nel 2005 mi consegnarono la cittadinanza onoraria e lui celebrò prima la messa nella chiesetta del castello di Redabue e poi volle venire al cimitero del mio paese a pregare davanti ai miei nonni, a mio papà e alla mia sorellina gemella, Ornella. Negli ultimi anni ci siamo rivisti spesso, passando giornate insieme o semplicemente cenando con amici comuni. Che tenerezza si prova quando ci si ritrova con chi ti è stato padre.

C’è tensione sulla faccenda del bio che viene equiparato alla biodinamica. E qui la verità sembra venire annacquata dal pregiudizio. Ne scrivo su Avvenire, nella mia rubrica settimanale, e ancora una volta, su questi temi, mi trovo a fianco di Carlin Petrini col quale ci scambiano alcune opinioni al volo, attraverso WhatsApp.

Quando vedo queste situazioni, si fa sempre più forte la convinzione che Golosaria Monferrato sia un veicolo importante per raccontare cosa sia questo territorio. Quanti investimenti da fuori sono arrivati nel Monferrato e quanta innovazione viene portata. Loro, per esempio, hanno saputo fare un grande Albarossa, ma anche l’assaggio del Pinot Nero, interpretato da Riccardo Cotarella, mi ha impressionato. Ci tornerò a inizio ottobre. Non vedo l’ora!

MA ROMA NON FERMI LA RINCORSA DEL “BIO” Biologico e biodinamico pari sono; e scoppia la polemica. Almeno così è stato dopo che il Senato, il 20 maggio scorso, ha approvato il disegno di legge 988 "Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la certificazione delle produzioni agricole, agroalimentari e dell'acquacoltura con metodo biologico". L'alzata di scudi è arrivata dal mondo scientifico, che in pratica ha bollato la biodinamica come una pratica esoterica al limite della stregoneria. E le citazioni di alcuni passaggi dell'«Antroposofia» del padre della biodinamica Rudolf Steiner si sono sprecate, per avallare la tesi che non vi è fondamento scientifico in alcune delle pratiche proposte. Lunedì è sceso in campo anche Carlin Petrini, che non è uno scienziato ma certamente un uomo di buon senso. E ha scritto su "La Stampa" di aver letto giudizi «pressapochisti, sintomo di non conoscenza». Ora, personalmente mi rimetto a fianco di Carlin, esattamente come quando fummo chiamati nel Comitato scientifico per la candidatura dell'Italia a Expo 2015. E mi ci metto preoccupato come lui che una legge tanto attesa – che riguarda il 16% della superficie agricola complessiva, con tanti soggetti che stanno applicando motu proprio le aspettative europee di un'agricoltura sostenibile – subisca slittamenti alla Camera, dove il testo potrebbe essere stravolto. Anch'io come Carlin conosco tanti produttori, giovani, che sono stati investiti dal vento planetario di pulizia e si sono assunti la responsabilità di lavorare per un mondo migliore. C'è chi ha scelto la certificazione biologica, chi si è spinto verso la biodinamica, affascinato dalla tesi dell'interconnessione dei vari elementi all'interno di un ecosistema. Li ho conosciuti, ho assaggiato i loro vini e i loro prodotti, e non mi sono mai sembrati stregoni o invasati. Anzi li ho ammirati per la capacità di mettersi in discussione e di misurarsi con qualcosa di meno facile e scontato, e certamente meno produttivo. Del resto i danni che il modello agricolo intensivo ha portato sono palesi e l'impoverimento dei suoli e delle falde acquifere lo pagheranno proprio i millennials... Quindi perché quest'alzata di scudi dal sapore calunnioso, quando la scommessa è quella di applicare un'agricoltura rigenerativa, esattamente in linea con la direttiva europea che nel 2030 vorrebbe il 25% della superficie agricola a regime biologico? Suona strano che si discrimini la biodinamica quando pare, dal punto di vista legislativo, che essa rappresenti solo un plus volontario rispetto a una certificazione biologica che è obbligatoria per tutti. Tutti quelli col prefisso «bio». (Avvenire, 16 giugno)

Don Carlo Casati

14 giugno Cena a Bricco Guazzi, con l’Albarossa del Monferrato Il Monferrato rialza la testa e oggi siamo a Olivola, in una tenuta bellissima che custodisce i più grandi infernot di tutto il Monferrato (sono le antiche cantine in tufo. NDR). Bricco dei Guazzi, che è il nome della cantina ambientata nella villa Candiani d’Olivola, è di proprietà del gruppo Generali che ha un ramo vitivinicolo, Tenute del Leone, con quattro aziende, anche in Veneto e Friuli. Ci siamo trovati lì con l’ad Igor Broccardo, con Silvana Delfuoco, mia collaboratrice della guida ai ristoranti, e Piergiuseppe Bernardi, la Circolare

6

diario di viaggio


un sacco di soddisfazioni e sta diventando quasi un manifesto programmatico per i prossimi anni.

19 giugno A Vinitaly scatta Opera Wine, l’anteprima dell’edizione speciale È un giorno speciale il 19 giugno perché nell’ormai lontano 1992 nacque il Club di Papillon. E non mi è dispiaciuto quest’anno essere nel pieno di un momento di ripartenza col mondo del vino ovvero la due giorni organizzata da Fiera Verona alle Gallerie Mercatali: sabato con le cantine di Opera Wine premiate da Wine Spectator e domenica con le aziende di vario genere che hanno scelto questo momento di visibilità (devo dire che ho incontrato produttori che non conoscevo e che mi hanno davvero colpito: Colmello di Grotta in Friuli Venezia Giulia; Chiesa di Santo Stefano Roero e poi due cantine che entreranno nella lista dei Top Hundred 2021 ovvero Ventiventi coi loro Lambrusco pazzeschi e Pandora). Mi ha poi colpito l’evoluzione della cantina Sant’Antonio di Mezzane di Sotto, con la creazione della linea Télos di vini senza solfiti. Mi ha pure sorpreso scoprire il diffuso uso dell’anfora fra i produttori.

Roberto Broglia racconta i vini della Meirana

Cosa mi ha fatto più felice? Vedere Federica Rosa Boffa, figlia di Pio Boffa, dietro allo stand, sicura di sé e pronta a continuare la sfida del padre. I produttori di vino, soprattutto sabato, erano euforici ed è stato uno spettacolo vedere i grandi nomi del mondo del vino che tornavano a parlarsi, confrontando i dati delle perdite del 2020 e le prospettive sul 2021 che avevano segni col meno, più contenuti di quanto potessi immaginare. È stata una ventata di ripartenza e queste giornate me le ricorderò a lungo.

22 giugno La degustazione dei vini di Sting Eccoci all’ennesima degustazione a distanza, questa volta con un personaggio famoso, Sting, con sua moglie Trudie Styler. Hanno preso dimora in Toscana, a Figline e Incisa Valdarno, e firmano i vini della cantina Il Palagio. L’invito è arrivato dal loro enologo, Riccardo Cotarella, e la degustazione è stata più che interessante, anche se mi voglio riservare altri momenti per approfondire. Ho assaggiato, per la cronaca, il Rosso Toscana “1530” 2019, il Chianti Riserva “La Duchessa” 2018, il Rosato Toscana “New Day” 2020 e il Vermentino di Toscana “Baci sulla Bocca” 2020. (Ottimo!) Questo dei personaggi, i cosiddetti Vip, che si cimentano col mondo del vino resta qualcosa di magico per l’intero comparto, che credo vada rispettato, perché è una scelta bellissima di ritorno alla terra, che poi provoca il confronto con le persone del luogo. Che solitamente, in generale (non mi riferisco alla Toscana), hanno tre atteggiamenti: il primo è la diffidenza, e quando i Vip chiedono aiuto gliela fanno pagare. Il secondo è l’ammirazione, perché hanno scelto la loro terra e questo, nel bene o nel male, porta lustro per tutti. Il terzo atteggiamento è di chi sente alla pari, considerandoli dei colleghi. E questa è una cosa bellissima, a patto che i Vip non abbiamo la puzza sotto il naso.

Con Giovanna Prandini (Perla del Garda) a Verona

21 giugno A casa dai Broglia, signori del Gavi Appena tornato a casa da Verona, con Andrea Voltolini siamo stati alla Meirana, che è la cantina di produzione della famiglia Broglia di Gavi. Roberto, il figlio, ci teneva a farci assaggiare i suoi Gavi d’antan, dopo la nostra degustazione al Consorzio. E questa è stata anche una bella occasione per cenare poi con papà Bruno, che non vedevo da tempo. Non sapevo che producessero anche Timorasso, ovviamente buono, ma inferiore a mio avviso ai loro Gavi. Che belle le case nobili di Gavi, col verde intorno e quei muri che sembrano avere tanta storia da raccontare in un lembo del Piemonte che ha l’aria frizzante della Liguria. L’epopea del Gavi è stata un fenomeno incredibile nel mondo del vino e io sto ritrovando il piacere di rincontrare questi personaggi. Questa è una cosa che mi sta dando la Circolare

Sting in un momento del tasting online dedicato ai vini della sua tenuta

7

diario di viaggio


vrò commentare il terzo volume dedicato ai Creatori di eccellenze di Confartigianato. Con la faccenda del Covid era tanto tempo che non andavamo via per un weekend. E così, dopo aver preso una camera nel Grand Hotel Principe di Limone Piemonte, eccoci a Vernante, alla tavola del Nazionale, nostra corona radiosa inossidabile. Una cena sontuosa, con l’entusiasmo di Cristian in sala (la carta dei vini è sorprendente) e del cugino Maurizio, mentre in cucina lo chef Fabio Ingallera guida una brigata di giovani. Il giorno dopo giriamo per il paese e a sorpresa incontriamo Fabio Traversa, produttore di vini a Spigno Monferrato; quindi Elena e Maurizio Lega, i nostri amici di Papillon del Ponente Ligure che appena possono si rifugiano qui. A cena al ristorante dell’albergo Fiocco di Neve, il White Restaurant & Lounge Bar, ecco Fulvio Marino, il mugnaio di Cossano Belbo, volto noto della Prova del Cuoco.

Ecco la mia riflessione su Avvenire dopo l’evento di Verona dei giorni scorsi, apparsa il mercoledì dopo. ECCO COME IL LOCKDOWN HA GIOVATO AL VINO Sabato e domenica a Verona si è celebrato il primo evento in presenza dedicato al vino: Opera One e Preview di Vinitaly Special Edition che si terrà ad ottobre. E c'erano i più importanti produttori di vino italiani, selezionati dalla rivista americana Wine Spectator, che finalmente si incontravano di nuovo, fra loro, con i buyer e i giornalisti, invitati da quella VeronaFiere che da oltre 50 anni è la casa del vino italiano. Se qualcuno si aspettava un'aria lugubre di chi si sta leccando le ferite ha sbagliato i pronostici: il mondo del vino italiano è in salute e da fine marzo è ripartito con buone performance all'estero, fra cui Cina, Usa e Paesi europei. È arrivato il momento per apprezzare i vini che migliorano dopo un periodo di affinamento. E la cosa vale sia per i bianchi sia per i rossi, giacché il Covid ha portato i vignaioli a fare di necessità virtù, giocando la carta dell'affinamento che porta a vendere prodotti più maturi e interessanti. Ho assaggiato vini nuovi, emersi da questi lunghi mesi di isolamento: chi ha puntato sull'Amarone prodotto completamente senza solfiti, come la famiglia Castagnedi, e chi, col mosto accantonato, è uscito con Bollicine fragranti. Insomma, un periodo dove non è mancata la creatività, con la scoperta che la relazione con i consumatori è un valore, che forse era stato dimenticato. E se nelle Marche hanno riscoperto che il vino si può vendere nei bag in box, per allargare la distribuzione giocando sui negozi di prossimità, in Piemonte le aziende sono già partite con l'enoturismo, facendo diventare le cantine, ma anche i vigneti, un luogo dove passare il tempo e scoprire il racconto della terra. Nicola Gatta, che produce uno spumante particolare nella zona della Franciacorta, ha già mille persone prenotate per le visite in cantina, ma non da meno sono quelli che si sono attrezzati perché si metta in moto quella vitalità italiana che è fatta di piccoli borghi, ognuno con la propria storia e bellezza. Domenica a Vinadio, per esempio, Confartigianato ha radunato al Forte i creatori di eccellenza della provincia di Cuneo, per presentare le passeggiate con i panini gourmet: un'altra iniziativa emersa da quella creatività esplosiva che andrebbe guardata con attenzione dalle istituzioni, giacché l'Italia che alza la testa merita d'essere tracciata. Perché si sappia sempre da dove ripartire. (Avvenire, 23 giugno)

Il centro di Limone Piemonte si gira in lungo e in largo in pochissimo tempo e il numero di persone conosciute che incontro è stato sorprendente, segno che questa località continua a essere amata dai piemontesi, ma anche dai liguri, nonostante il colle del Tenda interrotto. Tanti alberghi sono ancora chiusi e la crisi che si avverte qui è doppia. Siamo all’inizio di una stagione, speriamo porti sollievo a tutti.

Con lo chef Fabio Ingallera e la brigata del Nazionale di Vernante

25 giugno Siamo Noi su TvSat2000 a parlare dei borghi italiani E rieccomi sugli schermi di TvSat2000 per una puntata dedicata ai borghi più belli d’Italia a dialogare con il presidente dell’Associazione, che in questo modo tutela una ricchezza pazzesca che è fatta di tanti piccoli paesi. Mi chiedono di citare i borghi del mio cuore e io non posso evitare di parlare del Monferrato, ma anche di Longobardi in Calabria. Ogni borgo è poi depositario di un prodotto, di una ricetta, di una storia di comunità che ha messo in mostra saperi e pratiche uniche in fatto di produzione. L’Italia che rappresentano è questa. E lo dico pensando a Montemerano, e a quel viaggio nella bottega di coltelli di Stefano Pesci.

Paolo Massobrio e il mugnaio Fulvio Marino

27 giugno Un caffè con Bartolo e poi al Forte di Vinadio Il pranzo di mezzogiorno di domenica lo facciamo al ristorante Monviso di Mondovì, che è sulla nostra guida, ma dal nostro racconto non traspare tutto l’entusiasmo che questa coppia di giovani,

26 giugno Due giorni a Limone Piemonte pensando alla ripartenza Si parte per un weekend in montagna, con Silvana, approfittando dell’appuntamento di domenica sera al forte di Vinadio, dove dola Circolare

8

diario di viaggio


Daniele con la moglie Valentina, mette nel proprio lavoro. Ecco, oltre ad avere mangiato bene, ci siamo sentiti accolti con il sorriso. Bravi, bravissimi! Nel pomeriggio, prendendo la strada per la valle Stura, che non ricordavo così lunga, abbiamo approfittato per andare a prendere un caffè da Bartolo, che continua a portare avanti il suo ristorante albergo Della Pace a Sambuco, nel centro paese. Di fronte un altro locale, gestito sempre da suoi famigliari. Insomma un borgo dove il gusto, ma anche la possibilità di conoscere vini buonissimi, è alla portata di tutti.

Continuo a non trovare in Italia esempi virtuosi di questo valore. Non ho mai riscontrato, forse solo nella Tuscia Viterbese, progetti dove la bellezza di ciò che si fa è uno stimolo di fiducia per le botteghe, i piccoli artigiani che imperterriti continuano ad abitare i loro paesi. Questo viaggio è stato per me un momento di rara mestizia, come se dopo il lockdown, risvegliandoti che hai sessant’anni, ti scorresse di fronte il tempo passato, con tante cose che sono rimaste intatte: luoghi, persone (penso a Bartolo), botteghe (quelle eroiche di questa valle che non visitavo da tempo). È arrivata l’età dove la tentazione è di guardarsi indietro? (A proposito di scollinamento) 28 giugno Sui Colli Bolognesi coi fratelli Cavazza Isolani Ultimo tour de force delle degustazioni collettive dei vari Consorzi. Questa volta tocca ai vini dei Colli Bolognesi e ai Lambrusco. Con me l’amico Mattia Mazzacurati di Bologna con cui mi confronterò attentamente. La sera sarò a cena dal presidente del Consorzio dei Vini dei Colli Bolognesi, Francesco Cavazza Isolani insieme a suo fratello Gualtiero e con Nicola Orsi, produttore bio di Barbera e altri vini. La sera dopo saremo invece a Campogalliano, in un ristorante davvero pazzesco, I Laghi, con lo chef Paolo che è un appassionato della materia prima, fino ai gelati. Esperienza memorabile, che premierò alla prossima edizione di Golosaria. Con me quella sera Barbara e Alberto Paltrinieri, e Mattia. Abbiamo parlato di vini, in entrambi gli incontri, ma soprattutto abbiamo messo a tema la vita. Per i vini mi si è stretto il cuore di fronte a diverse situazioni sui Colli Bolognesi dove le aziende che hanno scritto la storia sono in procinto di tirare i remi in barca. Anche se poi qualcosa si muove a sentire l’amico Massimo Mazzucchelli a Sasso Marconi. Sul Lambrusco c’è invece un fermento che non avevo mai registrato. E diversi sono stati i campioni, ottimi, per esempio di Lambrusco metodo classico, che sembrava una chimera quando Bellei e poi Paltrinieri, col Grosso, sfondarono il muro coi loro prodotti. In quanto alla vita, la cena dai fratelli Cavazza Isolani mi ha ricordato quella dai Broglia: il gusto d’essere custodi di una storia. Barbara e Alberto ci hanno invece raccontato le difficoltà che hanno vissuto durante il lockdown e quella cosa indicibile che si chiama Provvidenza, che a un certo punto è venuta loro incontro per ripartire più solidi di prima. Ci hanno colpito, a me e Matteo, quando hanno raccontato che proprio in quei mesi, anziché farsi prendere dal panico, hanno ideato una bottiglia, venduta a 50 euro, per aiutare chi aveva più bisogno, attraverso il Banco Alimentare. Col loro enologo Attilio Pagli è nato questo Anàstasi. E il successo è stato immediato. Una grandissima, bella lezione.

Una foto con Bartolo, titolare del ristorante albergo Della Pace di Sambuco

Sono stato proprio felice di trovare Bartolo in forma, con il medesimo entusiasmo di allora e sentire i racconti della sua resistenza umana (qui facemmo una giornata memorabile con Stefi Belmondo) in un luogo che continua ad accogliere turisti francesi, camminatori, appassionati di questa montagna considerata povera. Il forte di Vinadio ci appare nel pomeriggio in tutta la sua imponenza. Ed è qui che gli amici di Confartigianato hanno ambientato l’evento, con tanto di concerto, per presentare il terzo volume dei Creatori di eccellenza, dedicato alle passeggiate gourmet. Un lavoro bellissimo, dal punto di vista editoriale, ma anche della Colleganza, perché mette insieme tanti piccolissimi artigiani, legati quest’anno da una sequenza di itinerari a piedi, da percorrere con un kit dove è protagonista il panino.

Il pubblico dell’evento organizzato da Confartigianato al forte di Vinadio

la Circolare

Al ristorante Laghi con Alberto e Barbara Paltrinieri

9

diario di viaggio


abbiamo deciso di andare all’agriturismo La Costa a Valletta Brianza dalla famiglia Crippa che qui produce dei vini pazzeschi. È stato un pranzo speciale, con tutti i figli, i nipoti e il papà che girava fra i tavoli a intrattenere felice. Poi il colpo di scena: il papà di Claudia ha scoperto dopo tanti anni che quel signore che era festeggiato parlava il milanese autentico. Ed erano anni che non gli capitava un incontro del genere. Più bello di così! Questi sono incontri che hanno dentro qualcosa di eterno. Momenti che non si dimenticano, di libertà e ammirazione reciproca. E poi è stato un momento di incontro fra due famiglie che hanno generato, nel senso letterale del termine. Lo è la famiglia di mia moglie, bellissima, lo è quella di Claudia che in questo angolo di Brianza ha saputo creare una storia di Colleganza che porteremo a Golosaria Milano.

Mattia Mazzacurati, compagno di degustazioni con i vini dei Colli Bolognesi e dei Lambrusco

2 luglio Il Ciabot diventa il wine bar della famiglia Negro Giovanni Negro ci teneva tantissimo e davanti alla sua telefonata non ho potuto dire di no: l’inaugurazione del Ciabot ristrutturato in mezzo alle vigne di arneis a Monteu Roero. Il Ciabot è quella costruzione che funge da ricovero in mezzo alle vigne: per gli attrezzi da lavoro e talvolta per un riposo. Questo è addirittura su due piani e la posizione, in quel bricco San Giors, è quantomai struggente, come se fosse un bagno di vigne. Intorno al ciabot tavolini e sedie per vivere l’emozione delle notti d’estate. Ad avviare l’impresa hanno chiamato nientemeno che Angelo Silvestro, detto Balin l’ostu dal babi di Livorno Ferraris, mentre la conduzione è di Giuseppe, uno dei figli di Giovanni che insieme ai fratelli (Gabriele, Angelo ed Emanuela) porta avanti l’azienda (o le aziende) di famiglia.

Carlo alla festa per i suoi 90 anni

Alla cerimonia c’era anche don Dino, fratello gemello di Angelo e arciprete del Duomo di Alba, che ha impartito la benedizione. Che bella cerimonia: fra amici carissimi, quelli che quando chiami arrivano, e vini buonissimi (il Perdaudin, arneis del privilegio). Ma il bello è soprattutto sentire il calore di una famiglia, che si fa stretta nei momenti di difficoltà, senza mai dimenticare il sorriso.

La famiglia al completo per brindare a nonno Carlo

L’inaugurazione del Ciabot San Giors della famiglia Negro

3 luglio La festa dei 90 anni di Carlo alla Costa Oggi è un sabato di festa e per l’occasione è arrivato da Barcellona nostro figlio Marco Giacomo. Il nonno Carlo, padre di Silvana, compie 90 anni. E il giorno dopo è stato il compleanno anche di Marina, sorella di Silvana e prima di cinque fratelli. Per l’occasione la Circolare

Al sabato pomeriggio tardi, con non poca difficoltà visti gli assaggi dei vini, uno più buono dell’altro (mi tocca), ci attendono in un salone a Milano dove, sotto la regia di Massimo Bernardini, giornalista Rai, presento la mia video-intervista a Gemma Calabresi, la mamma di Mario e moglie del commissario Calabresi. Dieci minuti di dialogo, commovente, che di fatto hanno sviluppato il tema di quell’incontro voluto dagli amici. “C’è speranza?” Un tema quanto mai attuale oggi, che è di difficile risposta se si rimane avulsi da un rapporto, da una relazione. C’è speranza nella misura in cui guardo chi ha dentro di sé un senso di vittoria. Che è

10

diario di viaggio


anche il tema attorno al quale ho costruito il mio libro, Del Bicchiere Mezzo Pieno. Anche Gemma nel suo dialogo con me ha raccontato questo, arrivando persino a dire, con il sorriso, che non si sente di rinnegare una virgola della sua storia. Senza questo percorso, ha commentato, non avrebbe mai potuto sorprendersi dentro tutti gli incontri che ha fatto. La relazione, appunto. 4 luglio I Top Hundred alla battuta finale, con la cassoeula estiva Eccoci come ogni anno a luglio, io e Marco Gatti, a dire l’ultima parola, dopo varie sessioni di assaggio, sui vini Top Hundred 2021. Ci troviamo nel primo pomeriggio nel nostro ufficio e iniziamo l’ultima tranche di assaggi, con alcuni dei nostri collaboratori che si sono alternati nelle varie sessioni durante l’anno (Roberto, Fabio, Alessandro, Daniele, Stefano).

Paolo Massobrio e Marco Gatti con la cassoeula estiva al termine degli assaggi dei Top Hundred

La degustazione finale dei Top Hundred 2021 la Circolare

L’esito dei Top Hundred lo conosceremo, per il ventesimo anno consecutivo, il 15 settembre. È stato un percorso fantastico e mai come quest’anno abbiamo assaggiato migliaia di vini. La nostra selezione, che poi si palesa con la doppia area wine a Golosaria, è davvero il frutto di una ricerca, ben diversa dalle aggregazioni casuali che popolano varie fiere e fierette. Il nostro intento di sempre è quello di far emergere le novità, le tendenze, le innovazioni, per perseguire il racconto del mondo del vino. Ci meritiamo, alla fine degli assaggi, un auto-premio: una cassoeula col venticello serale, scaldando le porzioni di cassoeula estiva (con i piattoni) che ci ha preparato Claudia dell’agriturismo la Costa. EVVIVA! Su Avvenire, il racconto del consumatore che può diventare coproduttore. L’idea non è mia, ma fu coniata da Carlin Petrini, però ora che ho visto come si realizza, ne voglio parlare. ADOTTA UNA FATTORIA IN BRIANZA: LA PROPOSTA CHE NON È UN GIOCO MA UN MODO PER NON LASCIARE SOLI GLI AGRICOLTORI ITALIANI La foto del cinghialetto striato davanti a una vetrina dell'Outlet di Serravalle Scrivia ha fatto il giro dei social destando ilarità e tenerezza. Il cucciolo s'era perso al mattino presto, prima che gli animali si ritirassero nei boschi, in attesa del ricambio, con l'arrivo di auto e persone pronte a fare acquisti. Ma anche i cinghiali impertinenti sulle spiagge della Sardegna che frugavano nei cestini dei picnic hanno fatto notizia, pur se sembra che il fatto non abbia scosso più di tanto. Qualcosa è cambiato nell'equilibrio territoriale e di certo grazie al lockdown gli animali selvatici hanno guadagnato terreno. Bartolo, 72 anni, da anni gestisce il ristorante hotel della Pace a Sambuco, in Valle Stura, e in questi giorni riaccoglie i turisti dopo la chiusura forzata. Ma si è spaventato l'altra mattina, quando alle 6 è andato nel bosco in cerca di funghi e dietro di sé ha sentito il grugnito di una famigliola di cinghiali che protestava, forse, per l'invasione di campo. Al di là di questi puntuali episodi, i cinghiali in Italia sono diventati tanti e – se è vero che in alcune aree sono braccati dai lupi, anch'essi riapparsi non solo sugli Appennini – durante la notte devastano orti, coltivazioni di ogni genere, vigne... Abbatterli per contenerli, oppure lasciarli stare, in nome di una convivenza pacifica? Sembra la parabola del Covid: dovremo conviverci con o senza varianti, come ha annunciato Johnson che in Inghilterra darà il «liberi tutti» il 19 giugno nonostante l'impennata dei casi? I piani sono diversi, ovviamente, ma di mezzo in entrambi i casi c'è il sacrificio di un'economia che deve ripartire. In Brianza un gruppo di amici ha creato FattorMia, un portale dedicato all'adozione di un produttore agricolo, per crearsi la propria azienda agricola virtuale che ha tuttavia un'interfaccia reale; paghi un abbonamento annuale e dal sito vedi crescere la tua pianta di ulivo o di pesco o il tuo animale. Poi arriverà il giorno in cui ti aspettano in azienda per consegnarti il raccolto, proporzionato all'investimento. Sembra un gioco, ma in realtà è un modo efficace per creare quell'alleanza fra città e campagna che significa condividere anche le problematiche che vive un agricoltore contemporaneo. Che non può essere lasciato solo in balia degli eventi, con una politica che non decide, perché forse non è più l'area rurale il terreno dei consensi. Se si rinsalda questa alleanza, invece, il consumatore che si trasforma in co-produttore crea una potenziale massa critica. Che chiede di fare i conti. (Avvenire, 7 luglio)

11

diario di viaggio


8 luglio In viaggio per il Nord Piemonte Bellissima settimana quella della prima decade di luglio dove abbiamo fatto tantissimi incontri significativi. Cito la pizzeria Condurro di Napoli che ha aperto ad Alessandria, negli spazi dello storico Bar Baleta; cito l’Antico Borgo Le Macine a Granozzo con Monticello, alle porte di Novara, dove ho trovato una cucina che mi ha sorpreso e anche un direttore della struttura, Massimiliano Maroni, conoscenza di vecchia data, quando lavorava sul lago d’Orta con Oreste Primatesta, suocero di Antonino Cannavacciuolo. Ma prima siamo stati da Ciz vini e cucina a Milano per una degustazione di vini rari con Marco Gatti e Fulvio Tonello; quindi a trovare Marco Bui della Tenuta Guardasole di Grignasco che fa un Boca straordinario e poi Sergio e Giacomo Poletti, del caseificio Palzola. Alcuni di loro li conosceremo a Golosaria Milano, con le loro novità.

le basi di un percorso, che è la certificazione di società Benefit che vorremmo portare a Golosaria Milano. E anche qui Barbara ci ha fatto toccare con mano cos’è la Colleganza, in una piccola frazione di un posto sperduto, dove il vicino di casa (si fa per dire, perché abita il castello nella montagna di fronte) è un giovane imprenditore di Torino con la passione del miele. E si danno una mano. La Colleganza sarà poi il tema della serata, voluta dal Club Papillon di Biella e da Arnaldo Cartotto, il delegato, che ha radunato 50 persone per un momento di riflessione, di assaggi, e per goderci insieme la finale degli Europei. E che regalo vedere seduta in prima fila Rosa Bianca Zumaglini, 90 anni, nostra socia onoraria. E poi Claudio e Motoko, e tanti amici, produttori di vini, di dolci, che credono in questo territorio che certamente ha una casa in questa Bursch di Barbara Varese. Quando torneremo, io e Silvana, lo racconteremo a chiunque questo weekend che ci ha invaso con la bellezza, ma anche con la tenacia di chi sa prendere iniziativa. Barbara, Arnaldo, ci avete commossi.

Alla pizzeria Condurro aperta ad Alessandria

Girare il Piemonte è un esercizio che ormai mi impegna da oltre 30 anni. E ogni volta è una novità. È il commento che faccio al ritorno a casa, con Andrea, colpiti dall’ennesima prova al ristorante che ci aveva segnalato Giovanni Fiori di Arona. E settimana prossima sarà così anche a Mortara nel relais di Roberto Conti, sommo cuoco creativo o a Villa Sparina, che è diventata ancora più bella di prima. Si riparte!!! 11 luglio La superba bellezza de La Bursch Il weekend che segue sarà altrettanto clamoroso e da incorniciare. Due giorni a La Bursch di Campiglia Cervo, frazione Oretto, dove Barbara Varese ha creato uno dei relais più belli e clamorosi che si possano raccontare. Uno dei posti più affascinanti che abbiamo visitato quest’anno. La sua storia meriterebbe un libro intero, ma la sua casa già parla, essendo dedicata al viaggio con le camere ispirate ai cinque continenti. E anche la cena è stata all’altezza, con il giovane nuovo cuoco, davvero bravo, e una scelta di vini emozionali (il Cinerino di Marziano Abbona su tutti). La mattina dopo siamo andati a messa a Oropa, e non ci sembrava vero di trovarci in quel luogo che per tante domeniche abbiamo seguito da casa con la messa in streeming celebrata da don Michele Berchi, rettore e amico di lunga data. Abbiamo cercato anche lo spaccio per acquistare il famoso Ratafià di Andorno Micca, ma era chiuso (faccio fatica a capire queste chiusure, quando una zona sceglie di diventare turistica). Il pranzo alla Bursch sarà con Massimo Folador, per porre la Circolare

L’incontro organizzato a La Bursch dal Club Papillon di Biella

Non posso non parlare di questi incontri nella mia rubrica settimanale su Avvenire del mercoledì. COLLEGANZA: UNA RICETTA PER GIOVANI IMPRENDITORI C'è chi ha proposto che l'11 luglio, dopo la vittoria degli europei, diventi festa nazionale, ma in verità dovrebbe diventare la festa dell'Europa perché quello è il giorno dedicato a san Benedetto, che ricostruì dalle macerie una civiltà. C'è un'analogia con i giorni nostri, se penso che a Campiglia Cervo, nel Biellese, Barbara Varese in tre anni ha ricostruito un borgo, quello di Oretto, dedicato alla bellezza. Ci sono stato nel week-end, felice di tornare a Oropa – dopo aver seguito la Messa in streaming per l'intero inverno – nell'anno dedicato alla consacrazione alla Madonna, che avviene ogni 100 anni. Anche a Monteu Roero la famiglia Negro ha ristrutturato il "Casot" in cima alle colline di vigne di arneis e don Dino (fratello del patron Giovanni), arciprete del Duomo di Alba, ha inaugurato quel sito di ritrovo con la benedizione. Fede e lavoro: nel tempo di una nuova ricostruzione la novità si chiama colleganza, alleanza fra colleghi, ma anche fra generazioni se è vero che i più giovani sanno farci vedere ciò che spesso noi adulti non vediamo più. Barbara ha investito sulla vecchia casa dei nonni in quel paese dimenticato della Valle Cervo perché ha sco-

12

diario di viaggio


perto che i suoi figli amavano ritirarsi là. E con coraggio ha creato un relais, La Bùrsch, con 5 suite, spazi all'aperto, sale giochi e un ristorante condotto da un team di giovani sotto i 30 anni. Di fronte a lei, in quella valle, un altro ragazzo di 36 anni si è messo ad allevare le api e insieme ha deciso di ristrutturare il maniero di famiglia. Si è presentato a Barbara con una bottiglia di vino, come si fa tra vicini di casa, per un gesto che è un programma: far rinascere la valle, ricreare economia, attrarre persone per far conoscere in un microcosmo tutta l'eccellenza locale: il Ratafià, l'acqua più leggera d'Europa che sgorga a Graglia (Lauretana), i formaggi del caseificio Mazzucchetti a Sagliano Micca, il miele di Andrea Vaglio di Biella che ha ricevuto riconoscimenti importanti. Se tutto ciò viene inserito in un progetto di colleganza, come insegna il professor Massimo Folador, gli statuti di chi crea un'azienda d'ora in poi dovrebbero indicare il "beneficio comune", dove tutto si potenzia. E la politica, se sposa seriamente la sussidiarietà, dovrebbe solamente facilitare questa ricostruzione civile che, ancora una volta, non nasce da una programmazione ma da un'indomita passione italiana. (Avvenire, 14 luglio) 15 luglio Si parte per Diano Castello! Oggi è la volta di Diano Castello, il paese cartolina che ospita il Premio dedicato ai Vermentino d’Italia. Per il secondo anno consecutivo sono il presidente di giuria, composta da otto membri fra cui degustatori della Fisar e dell’Ais e foodblogger (molto brava Elisa Alciati di WideSideWine). Parto dunque da Alessandria, ma evito le autostrade perché le notizie sulle code dovute alle interruzioni per lavori sono assai sconfortanti. Passo dunque da Acqui Terme e poi Spigno fino a Carcare: ci metterò di più ma la strada è fluida. Ceniamo con Silvana, mia figlia Irene e mia nipote Diletta in un’accogliente osteria della nostra guida a San Bartolomeo al Mare, che si chiama Locanda del Cavaliere dove si beve molto bene, dopodiché ci dividiamo: loro saranno a Diano Marina fino a domenica, io a Diano Castello, nell’ottimo B&B Casa di Giò, per partecipare alle sessioni di degustazione e alle cerimonie di premiazione. Cena di venerdì, con Luigino Filippi e sua moglie Gianna, all’ottimo Pirata di Laigueglia che ha i tavoli all’aperto pieni di gente e un nuovo localino nella via di fianco, l’EnoPirata, che è un’enoteca spettacolare dove si possono assaggiare i vini selezionati da Luca Bertora. È estate! Recita una canzone di qualche anno fa e dalle immagini che si vedono passeggiando sembra proprio che sia così. Tanta gente in giro, doppi turni nei ristoranti e nelle pizzerie, insomma un deciso ritorno alla normalità, con il timore che poi tutto questo lo si debba pagare in autunno. Però sul ritorno alla normalità ci sono due sentimenti contrastanti: c’è quel ritorno che vuole dimenticare e quello prudente che cerca di far tesoro dei mesi difficili che abbiamo passato. Purtroppo la maggioranza è nella prima squadra… 17 luglio Il gemellaggio con Neive e la premiazione E finalmente, dopo gli assaggi di una settantina di campioni, siamo al verdetto che quest’anno vede affacciarsi sul podio i Vermentino della Sardegna. Vince Piero Mancini di Olbia; al secondo posto la Vinicola Attilio Contini di Cabras (Oristano), al terzo posto l’azienda Podere Marella di Castiglione del Lago (Perugia). Quindi l’affermazione di altri Vermentino della regione Sardegna come il la Circolare

“Die Vermentino di Sardegna Doc 2020”, Tenute Delogu di Sassari (Lona d’argento); quindi il “Vecchia Costa 2020” dell’Agricola Montespada di Trinità d’Agultu (Ss), il “Billia Bianco 2020” di Vinicola Cherchi Giovanni Maria di Usini (Ss) e il “Boese Vigna Truvaoese Vermentino di Sardegna Doc 2020” di Binza ‘e su Re di Usini (Ss), tutti e tre Lone di bronzo. Ma anche il riconoscimento alla Liguria, con le premiazioni al “Vermentino Calvini” di Luca Calvini di Sanremo (Lona d’argento), al “Vermentino 2020” dell’Azienda Il Bey di Imperia e al “Vermentino I Soli 2020” dell’Azienda Marco Foresti di Camporosso (Lona di bronzo). Sono davvero intriganti i Vermentino, ancor più quelli dell’annata 2020. Alla cerimonia di premiazione viene anche sancito il gemellaggio fra Diano Castello e Neive, il paese dei 4 vini Doc, con la sindaca Annalisa Ghella che scambia i doni con Romano Damonte, sindaco di Diano Castello. È stata solenne la cena di gala con tutte le autorità a Villa Govi di Diano Castello, dove tutti hanno potuto assaggiare i vini che hanno vinto. Ma io mi ricorderò anche quel mezzogiorno ad Andora, nella nuova cantina Praiè del gruppo PEC Agri, con Marco Luzzati e Giorgio Guastalla, i due soci che mi hanno permesso, con l’enologo Piemontese Roberto Olivieri, di assaggiare i loro passi avanti. E qui abbiamo degustato i Pigato delle loro Tenute, gli Ormeasco e anche un’ottima Granaccia che è il vino innovativo di questa azienda; ma spettacolari sono stati anche i formaggi e i salumi prodotti in azienda. Questo investimento importante, che significa aggregazione di aziende, mi sembra un bel segnale per il territorio. Che viaggia nel nome dell’enoturismo. Appena a casa, alle 13 di domenica, faremo festa con un coniglio alla ligure e le verdure ripiene acquistate nella gastronomia Il Cucchiaio e la Forchetta24 di Diano Marina, che entra di diritto su IlGolosario 2022.

Il gemellaggio tra i Comuni di Diano Castello e Neive

19 luglio Muore Rico di Brazzan Ha destato emozione la morte di Rico Brazzan, un altro patriarca del vino friulano, titolare dell’azienda Simon di Brazzan di Cormons che noi premiammo nel 2014 con il suo iconico Venezia Giulia Bianco “Blanc di Simon” 2012 (ora Friuli Friulano “Blanc di Simon"). Mi ha avvisato un vecchio amico, Enrico Mambretti, ed ho subito scritto a Daniele Druis, il nipote che porta avanti l’azienda in maniera mirabile.

13

Io sono affascinato dalla continuità che si crea fra nonni e nipoti. diario di viaggio


È come se il modo di sentire le cose sia il medesimo, soprattutto in tema di sostenibilità. Nel mondo del vino sono tantissime le storie di questo rapporto speciale, che è una ricchezza incommensurabile. E mi immagino Rico, mi immagino la sua soddisfazione nel provare i vini di Daniele. 20 luglio Da Cracco per i suoi vini con Luca D’Attoma Pranzo da Carlo Cracco con l’enologo Luca D’Attoma e una decina di giornalisti. L’occasione è quella di assaggiare i vini che Carlo, con la moglie Rosa, produce nella sua tenuta Vistamare a Sant’Arcangelo di Romagna, con la consulenza di questo enologo che stimo moltissimo. Ora, l’appuntamento ha permesso anche l’assaggio di altri vini curati in varie maison dall’enologo (mi sono innamorato perdutamente del deAetna Bianco 2019 dell’azienda Terra Costantino prodotto sull’Etna), con un gran figurone per il Bianco di Cracco prodotto con uve pagadebit, rebola e albana e già molto piacevole. Ne scriverò su ilgolosario.it. Quello che mi ha colpito del pranzo (oltre ai piatti) è stata la chiacchierata con Luca D’Attoma che, davanti ai più accreditati giornalisti del vino ha parlato con nonchalance della sua convinta scelta per la biodinamica e anche dell’uso dell’anfora. È la prima volta che registro, da parte di un enologo importante i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti, una difesa di una certa pratica che frettolosamente è stata bollata come stregoneria. Ora, ho sempre detto e scritto che il vino non tollera le ideologie, per cui sono contro una presa di posizione piuttosto che un'altra, quando si parla di tecniche produttive, ma un pacato e serio confronto, osservando tutte le ipotesi in campo è invece una ricchezza, che dimostra capacità di apertura mentale.

rali ed enogastronomiche che possono essere valutate come parametri definiti e univoci. Un progetto nato in Calabria non a caso, in quanto è risultata tra le cinque destinazioni turistiche più richieste del 2021. A questo proposito, sono già stati coinvolti degli esperti per individuare i primi 10 MID e realizzare un piano strategico di comunicazione, ma anche un progetto di marketing territoriale che abbracci ogni MID individuato. Sarà un onore, anche quest’anno descrivere la Calabria del gusto che ci ha fatto scoprire Francesco Saliceti. Che la settimana prima apparirà anche a Linea Verde, accanto all’amico Peppone Calabrese, a raccontare la melanzana violetta di Longobardi.

La conferenza stampa organizzata dalla Regione Calabria

23 luglio La ventesima cena al Pinocchio Ed eccoci anche quest’anno al Pinocchio di Borgomanero, alla nostra cena che da vent’anni celebriamo sempre nella medesima data e con le stesse persone: Lorenzo Ornaghi, già rettore dell’Università Cattolica e ministro, Mario Gatti, Giovanni Panzeri, Daniele Sacco, Michele Faldi, Alessandro Tuzzi, Fausto Maconi e Luca Gino Castellin. Un rito che si ripete e che sta diventando importante, perché dice quanto l’amicizia trapassi il tempo e gli eventi. Per l’occasione ho portato una Magnum di Barbaresco Costa Russì di Angelo Gaja, perché è con gli amici migliori che si aprono certi vini. E quella sera quel rosso grandioso, accanto alla magnum di Cervaro della Sala che ha voluto aprire Paola Bertinotti, ci ha fatto i racconti di un’amicizia che scalda il cuore. Ed è stato bello viverla insieme a Piero, cuoco superbo, anche questa volta. W il tapulone!

Carlo Cracco con l’enologo Luca D’Attoma

La Calabria si presenta Un salto anche alla conferenza stampa di presentazione della Regione Calabria e delle sue iniziative per rilanciare il turismo e destagionalizzarlo. Durante l’incontro è stato presentato un nuovo modello di progettazione e rafforzamento dell’appeal turistico dei territori, per il quale la Calabria si è voluta porre come punto di riferimento per tutta l’Italia. Il loro progetto, chiamato “Calabria Straordinaria”, punta a promuovere con una comunicazione strategica una nuova immagine della regione tramite uno storytelling emozionale basato sul metodo MID (Marcatori Identitari Distintivi), vale a dire quelle caratteristiche naturalistiche, storiche, artistiche, cultula Circolare

14

Foto di gruppo al termine della cena

diario di viaggio


24 luglio A Volpedo con Diego Bongiovanni e i suoi sentieri Sabato mattina a Volpedo per la presentazione degli itinerari del gusto pensati del cuoco Diego Bongiovanni. Una bella iniziativa, curata nei dettagli dalla sua compagna Stefania Bobbio, che è di San Sebastiano Curone, per mettere insieme i piccoli produttori e creare esperienze di incontro nella natura. La conferenza stampa, molto affollata di giornalisti venuti da Milano e Torino, si è svolta all’aperto, favorendo il giro per questo paese magico, che ci riporta al pittore Giuseppe Pellizza. Sono intervenuti tre campioni del territorio: Walter Massa, Roberto Grattone, oggi alle prese con il nuovo caseificio Terre del Giarolo che produce Montebore, e Mariangela (moglie di Gianfranco) Giani, che continua la produzione del salame nobile del Giarolo a Brignano Frascata. Sono venuto via da Volpedo con dentro un sentimento forte di amicizia ricevuta. Era tanto che non passavo del tempo in queste valli e soprattutto in questo paese dove arrivai su invito del grande Giancarlo Caldone, l’indimenticato sindaco del paese, che seppe gettare il cuore oltre l’ostacolo dimostrando che bisogna credere ai sogni. Volpedo Caput Mundi!

La presentazione degli itinerari del gusto ideati dallo chef Diego Bongiovanni

Imma compie gli anni e i Gallici a Torino: il riposo dell’amicizia Siamo alle ultime battute prima dell’estate e quando ci si rivede fra amici in queste giornate si pregusta la vacanza, che è tale se c’è il riposo fra i propri amici. La sera di sabato all’Hotel Diana di Milano abbiamo festeggiato i compleanni di Imma Montemurro e Mario Mauro: una cinquantina di persone di umanità varia, legate dagli anni passati all’Università Cattolica. Lo stesso pochi giorni dopo a Torino con gli amici della Gallia, dove il potersi raccontare la vita, con le sue variabili spesso dolorose, è stato questo riposo di cui parlavo.

30 luglio Due ultime cene piemontesi: al Nordelaia e all’Aromatario Ultime prove al ristorante. Si va a Cremolino, dove è stato inaugurato il maestoso Nordelaia e quella sera incontro Gian Francesco Galanzino, originario di Masio, con la sua compagna, per conoscere meglio il suo progetto ispirato alla Colleganza. Poi una clamorosa cena a Neive, alla trattoria Aromatario, dove c’era una selezione pazzesca di vini e una cucina tradizionale come piace a noi. In ufficio, nel frattempo, si sta organizzando la strategia di agosto, dove la redazione lavorerà i prossimi libri in uscita a fine ottobre che sono ben quattro. E anch’io, a distanza, dovrò svolgere ogni giorno il mio compito, mandando aggiornamenti, correzioni e quant’altro. Gli ultimi giorni di luglio arrivano all’improvviso e mettono adrenalina, perché in qualche modo si stacca dalla routine solita. Si parte cercando di programmare il viaggio, ma come dice il poeta, un imprevisto è la sola speranza. 3 agosto A Pesaro degustazione di Bianchello a Piazza Esedra Prima tappa a Pesaro questa sera, per partecipare a una degustazione di Bianchello del Metauro, organizzata da Lucrezia Guidobaldi al ristorante Esedra. Da dieci giorni avevamo cercato posto in un albergo, ma non c’è stato nulla da fare: per una notte non ci prendono. E non era questione di prezzo. Ma se uno deve lavorare, come nel mio caso, che fa? Per fortuna Mariella e Marco Montagna ci hanno ospitati a casa loro, nonostante i tanti nipoti in vacanza. La degustazione di Bianchello è stata speciale, soprattutto per la conferma di un grande come Vitali, che alla cieca è emerso con il suo Gessaia. Notevole poi la scoperta di due produttori che non conoscevo, Bruscia di San Costanzo e Terra Cruda di Fratterosa, e la qualità di Fattoria VillaLigi di Pergola. È stata un’immersione in varie tipologie di Bianchello, fino al brut e al passito. Peccato mancassero alcuni, come Claudio Morelli, ma le dinamiche provinciali mi restano sempre oscure. Dopodiché ecco la sorpresa di una cena in piazza Esedra con Marco Guidobaldi che ha voluto fortemente questo progetto insieme con la moglie e la figlia Lucrezia. Sono arrivati anche Marco Montagna e gli amici Mauro e Riro, che vive negli States e che mi fece conoscere Tony Hendra. A proposito di imprevisti, chi se l’aspettava una cena fra amici di questa bellezza? Ti scoppia il cuore di gioia, quando succede un incontro del genere, dove il cibo e il vino sono un tutt’uno con la voglia

Io penso che sia un lusso avere degli amici che ti cercano, che ti vogliono, con i quali non ci si trova per ammazzare il tempo bevendo dei vini eccelsi, ma ci si accompagna a capire qual è il cammino di ciascuno, che dopo i 60 anni è sì pieno di incognite, ma è anche pieno (del bicchiere mezzo pieno, appunto) di tutta la storia vissuta fino a oggi. Mi ha colpito poi la capacità di Imma di mettere insieme persone che altrimenti non si sarebbero mai incontrate. Lo dico perché quella sera a Milano c’erano alcuni politici che per storia avrebbero dovuto fare un percorso insieme e invece si sono dispersi. Ma il fatto di essere stati convocati, anche solo per una festa, è stato un messaggio potente: quello che conta è ciò che rimane. I rapporti appunto. la Circolare

15

Lucrezia e Marco Guidobaldi del ristorante Piazza Esedra con lo chef Emiliano Valentini diario di viaggio


di raccontarsi. E dentro c’è tutto: la fatica, la morte (di Hendra che non c’è più), la voglia di vivere. Sono belle le cose che fanno ridere e piangere insieme diceva Milotz. Con Riro abbiamo mandato un messaggio a Carla Hendra, su Instagram. E ci ha risposto subito. Il Bianchello anche per questo resterà memorabile! 4 agosto Lo sbarco nel Molise Da Pesaro si parte per il Molise. Prima tappa a Campomarino, per un pranzo speciale con Alessio e Luigi Di Maio Norante, nella loro tenuta in mezzo ai vigneti. Anche questo sarà un incontro speciale, perché con Luigi ci conosciamo da trent’anni. Ma prima vado a fare un giro per i vigneti con Alessio che mi racconta la sua filosofia di sostenibilità, mentre Silvana si intrattiene con Luigi che le regala il libro della sua vita, che poi leggerà tutto d’un fiato la sera stessa. Tornati a casa ecco la bella degustazione di vini, solo per me, che mi appunto assaggi davvero notevoli. A tavola c’è anche Luigi jr, il nipote di Luigi, preparatissimo, e alcuni collaboratori. Faremo un pranzo bellissimo, con la parmigiana in due versioni e altre specialità molisane. Mi ha colpito il senso di accoglienza e anche l’affetto che mi ha mostrato Luigi, 89 anni, un patriarca del vino che ha fatto molto per elevare il prodotto in questa regione. E a tavola abbiamo parlato del suo primo enologo, Giorgio Grai, mentre oggi il pallino è in mano a Riccardo Cotarella. In poco tempo abbiamo percorso un pezzo importante di storia del vino italiano, intrecciato anche da quelle serate mitiche con Giacomo Bologna. Ci salutiamo, dispiaciuti del tempo breve a disposizione, ma ci saranno altre occasioni anche perché Luigi ha tanti progetti in testa.

Con la famiglia Di Majo Norante. Da sinistra: Luigi Jr., Luigi, Paolo Massobrio e Alessio

MONTALE, LA “CUSINIERA” E IL SALE DEGLI IMPREVISTI La poesia di Montale «Prima del viaggio» rappresenta forse la più nitida fotografia della nostra vita di questi giorni: «…si scrutano gli orari,/ le coincidenze, le soste, le pernottazioni/ e le prenotazioni (…) E poi si parte e tutto è O.K. e tutto/ è per il meglio e inutile». E poi si fa scorta di mascherine, si controlla il green pass e ci si guarda sospetti quando al mercato o al bar si profila un assembramento. Ma questa non è già più poesia, che ha l'ardire di attenuare un'angoscia: è la parodia della minuta cronaca quotidiana. Siamo cambiati, tutto è cambiato. Lo è il clima che sarebbe causa di tanti disastri, con la mannaia su grano duro e cacao; lo è la relazione per la Circolare

cui l'altro viene guardato come potenziale vettore, ancor più se fa parte dell'esercito silenzioso che, non volendo il vaccino, ritarda l'uscita da un tunnel per tutti. Maria, 91 anni, era la "cusiniera" per antonomasia che a Calamandrana (Asti) cucinava il fritto misto alla piemontese e il raro aspic di verdure. Aveva imparato il mestiere da giovane, andando nelle case a cucinare per allestire una festa di nozze o un compleanno. Quando festeggiò le 200 stagioni in cucina mi volle al suo fianco, per celebrare coi suoi famigliari e gli amici la sua trattoria di campagna che rappresentava la memoria dei cambiamenti, dopo la guerra. Mai avrebbe pensato di combattere una guerra diversa, ma sempre guerra, dove c'è chi tradisce e chi volta le spalle. Aveva comunque attraversato anche questa e solo un mese fa era davanti a un video per il progetto "Ristoratori in cattedra", dove lei insegnava a fare la mitica finanziera, scoprendo che il mestiere della "cusiniera", forse, stava tornando d'attualità. E ora che ne sarà del suo e nostro viaggio?, vien da domandarsi con Montale; che risponde: «Troppo accuratamente l'ho studiato/ senza saperne nulla». Già: che ne sapremmo dell'Infinito, se non fosse che la vita ci sollecita in continuazione fissando crepe sulle nostre certezze? «Un imprevisto/ è la sola speranza. Ma mi dicono/ che è una stoltezza dirselo», conclude il poeta, dandoci un senso per questi giorni dove serve propensione alla responsabilità per avere coscienza. Perché nulla venga vanificato: sarebbe un delitto dimenticare il dramma che ci portiamo alle spalle; sarebbe da sciocchi pensare ancora che il problema del virus è sempre di altri. (Avvenire, 4 agosto) 5 agosto In giro per la provincia di Isernia fino al monastero di San Vincenzo al Volturno La sera siamo a Montenero di Bisaccia, nel bellissimo relais agriturismo di Terre Sacre da Alfredo Palladino, che ci porta a fare la mangiata di pesce dell’anno, dove cucina suo fratello Angelo: siamo al Villaggio La Torre di Petacciato, in riva al mare. Con Alfredo poi faremo una cena sontuosa nel suo agriturismo, con tanti amici e con l’assessore regionale all’Agricoltura Nicola Cavaliere, che vuole partecipare a Golosaria. E la cosa mi fa felice, perché il senso di questa ennesima tappa in Molise è per dare una mano a questa regione, per farla conoscere di più. Ci messaggiamo con Lorenzo Biagiarelli, il compagno di Selvaggia Lucarelli, che è stato anche lui come lo scorso anno in zona e ci scambiamo idee ed indirizzi. Sarà bellissimo il viaggio in provincia di Isernia per visitare le rovine del monastero di San Vincenzo in Volturno. E qui scopriamo l’agriturismo Costantini, ma anche un produttore che sta al confine, a Castel Sangro, che produce una teoria di conserve di pomodoro che utilizzano i grandi chef. Lui si chiama Franco Flagella e i prodotti che escono con il marchio Ciro Flagella sono realizzati tutti a mano. Che gente straordinaria i molisani! Lo dico pensando all’amicizia di Alfredo, che quella sera mi ha fatto l’onore di pranzare con suo padre, che è un visionario non solo del mondo della moda, ma anche dell’agricoltura. Di Alfredo mi colpisce poi la capacità di mettere insieme le persone, senza rivalità, che è la strada per dare un contributo concreto alla sua terra. A Golosaria tutto questo lo faremo vedere! 6 agosto A Manduria alla Masseria Li Reni della famiglia Vespa Si parte al mattino, dopo colazione, destinazione Manduria. Andiamo diretti alla Masseria Li Reni della famiglia Vespa, che è un villaggio bellissimo, emozionante. Bruno Vespa purtroppo sarà a Cortina per presentare il suo libro e ci sentiamo al telefono. Al-

16

diario di viaggio


loggiamo in uno dei fascinosi appartamenti, ci godiamo la grande piscina in mezzo ai prati e poi una cena romantica, a lume di candela, nell’aia della masseria, con i piatti dei giovani del ristorante Santa Chiara di Turi che vivono qui la loro stagione estiva. E poi beviamo i grandi vini della maison, compreso il rosso Terregiunte, che è un taglio di vini del Veneto di Masi e di vini del Salento. Il giorno dopo, prima di partire, faccio un salto proprio di fronte alla Masseria a vedere la nuova cantina di Gianfranco Fino che confina coi vigneti dei Vespa. Mi accolgono Gianfranco e Simona con una sorpresa, Maria Cicorella e il marito Francesco Magistà, già nelle cucine del Pashà di Conversano. Loro cucineranno qui, da ora in poi, per i pochi ospiti del relais. Ma è incredibile il polo che in poco tempo si è creato in questa campagna isolata di Manduria, che è diventato uno dei luoghi più desiderabili d’Italia. La forza di immaginazione, il sogno esattamente, riesce a fare grandissime cose se penso a ciò che ho visto in queste giornate di incredibile bellezza.

L’ingresso della Masseria Li Reni

7 agosto Arrivo a Bernalda al Giamperduto Ripartiamo in direzione Bernalda dove ci aspettano al relais Giamperduto. E anche qui saranno tante le prove di gusto che faremo. Cito la sontuosa cena alla Masseria Cardillo dove mi fanno assaggiare il nuovo Primitivo, fratello del loro mitico Baruk; quindi i piatti cucinati dal caseificio Il Mastello, che ci permettono di imbastire due cene memorabili. L’amico Leo Chiruzzi ci raggiunge il primo giorno con un prosciutto del Pollino da affettare a mano e le olive di Ferrandina, mentre il bar dell’anno è sulla via principale dove si mangiano le scorzette, il dolce tipico di Bernalda. Si va in gita a Taranto per una cena di pesce al ristorante club Abbasce in riva al mare, dopo aver visitato il museo Diocesano; quindi a Matera, per un aperitivo nell’avveniristico wine bar delle cantine Radino che ha una sala fumatori bellissima allestita fra i sassi. E poi uno del gruppo, Mario Mauro, si cimenta in cucina a preparare piatti di pesce superbi secondo la ricetta di sua mamma, che cucinava a Peschici e infine l’incasciata, una pasta ricca della gente dei campi.

pezzi della guida ai ristoranti. Si sta sempre leggeri a pranzo, mentre le cene saranno una festa, con tanto di chitarra e canti. E questi sono i momenti topici, perché quando si canta o si balla lo si fa per il desiderio di appartenere e di dimostrarlo con una coralità. 11 agosto Tanti amici a Potenza e dintorni La giornata dell’11 agosto sarà da incorniciare, perché l’allegra brigata con tanto di pullman a disposizione mi ha accompagnato a Potenza. Arriviamo da Vincenzo Tiri, il bravissimo re dei lievitati che ci imbastisce un pranzo degustando le sue pizze fragranti, una serie di sfiziosità, ma anche i gelati e il panettone. È in procinto di ricevere il premio come miglior pasticciere del mondo. Si parte poi per Rionero in Vulture a visitare le cantine del Notaio, che sono clamorose, non solo per i vini, ma per le grotte dove vengono custodite le botti e dove il notaio Gerardo Giuratrabocchetti ha allestito un presepe permanente, originale. Segue la degustazione dei loro Aglianico, uno più buono dell’altro. Da qui si parte per Acerenza, dove Vincenzo Tiri ha il suo laboratorio. E visitiamo il bellissimo Duomo, scoprendo la posizione strategica di questo paese, nella storia. Una storia ricca di eventi, e il miracolo di san Canio martire, patrono della città. In una nicchia è custodito il suo bastone, una reliquia che, dicono in paese, spesso si muove cambiando posizione. La visita a piedi in questo borgo, non facile da raggiungere per via delle strade sconnesse, sarà una delle cose più emozionanti dell’estate. Si riparte per Potenza, passando per Pietragalla, un paese famoso per le antiche costruzioni che mi hanno ricordato i balmetti di Ivrea, dove fino a pochi anni si vinificava. A Potenza arriviamo appena in tempo, alle 20, per iniziare un’altra cena pazzesca, con i piatti antichi, come il ruccolo, della pizzeria CiBo’ di Peppone, al secolo Giuseppe Calabrese, conduttore di Linea Verde. Che ci accoglie con sua moglie Damiana, geniale architetto che ha reso bello questo luogo, dove ci accomodiamo intorno a un tavolo lungo e largo, per assaggiare le sue prelibatezze, ma anche i vini di Paolo Patrone, un imprenditore che ha puntato sul Cabernet prodotto in provincia di Potenza. Alle 23 ripartiamo, e sul pullman più di qualcuno si addormenterà. È stata ricchissima e piena di colpi di scena la giornata. In ogni luogo abbiamo toccato con mano che si può arrivare a una qualità altissima. Ma quello che più mi ha colpito è stato scoprire che il gusto a questi livelli diventa una chiave per leggere tutto il resto: una storia, un luogo, le tradizioni. E il racconto ricomincia a essere attuale e contemporaneo.

Le giornate al Giampeduto iniziano con la rassegna stampa su Instagram, commentata da me e da Daniele Sacco, poi qualche rara puntata al mare di alcuni, mentre io mi ritiro a lavorare per passare i la Circolare

17

Il Re dei lievitati Vincenzo Tiri

diario di viaggio


persone al giorno di visitare la cripta di Epifanio, rimasta miracolosamente intatta, con un ciclo di affreschi dedicati alla vita di Gesù e di Maria. Poco distante c'è l'Abbazia ricostruita, abitata dalle monache benedettine afferenti a Montecassino. Ogni anno a settembre un gruppo di pellegrini organizza una camminata da Montecassino alla Piana della Rocchetta, che termina con un momento conviviale nel vicino agriturismo Costantini, che produce salumi e formaggi, evocando in qualche modo i fasti di un'attività monastica agropastorale che, nel 787, coinvolgeva ampi territori del Sud Italia con 10 chiese. Tutto bello e interessante? Interessante molto, ancor più quando fa riaffiorare la storia della civiltà Longobarda e i suoi nessi col monachesimo; bello un po' meno, quando scopri che le piastrelle con impresso i nomi di ognuno dei monaci, sono state coperte da plastica e sabbia per preservarle (?). Ora, non so chi sia stato il genio che ha pensato a una soluzione del genere, che sembra più incuria che protezione; così come è un peccato sapere che quello che potrebbe essere il più grande museo dell'Alto medioevo, con migliaia di pezzi che non vedono la luce, di fatto non esista. Immagino che ci siano dei responsabili (pagati), magari anche dei progetti (finanziati), ma lo spettacolo che il visitatore ha di fronte è quella plastica mista a sabbia che, secondo una legge della deresponsabilizzazione, dovrebbe proteggere. Poco più in là, a Scapoli, c'è il museo della zampogna. Piccola cosa rispetto a San Vincenzo, ma è chiuso. Allora l'appello di oggi va diritto al ministero dei Beni culturali, che dovrebbe verificare lo stato dell'arte (nomen omen) di certe situazioni, prima di proclamare a gran voce che l'Italia è cultura e turismo. Purtroppo l'Italia vista così è un pasticcio, alimentato da una scarsa sensibilità al bene comune. E la filiera dell'attrattiva rimane spezzata, magari solo per un'alzata di spalle dentro a un qualche ufficio di città. (Avvenire, 11 agosto)

La facciata del Duomo di Acerenza

15 agosto Il castello di Bernalda e Ferragosto a bagno Il gusto per la storia sembra il leit motiv di questa vacanza. Lo dico perché appena c’è stato l’avviso che era possibile visitare l’antico castello di Bernalda, siamo corsi tutti là. Per vedere ancora una volta uno dei luoghi più incredibili che si possano immaginare. E per Ferragosto, cena al Giamperduto con capretto alla brace e le specialità di Mimmo, detto Mimmo Cavallino per la sua propensione a servire piatti a base di carne di cavallo (nasce come macelleria). Si beve Primitivo, sia quello prodotto a Bernalda da Giuseppe Malvasi sia quello di Manduria della cantina dei Produttori. E poi mentre qualcuno cerca di abbozzare una musica per ballare, inizia una rincorsa a buttarsi nella piscina vestiti. Dieci su quindici finiscono in acqua, coi figli che guardano sbalorditi.

Paolo Massobrio con Peppone e Daniele Sacco

Su Avvenire, la mia riflessione dopo la visita in Molise della settimana passata. IL MOLISE DEI LONGOBARDI, DELLE CRIPTE E... DELL’INCURIA E chi se lo aspettava, durante il girovagare per il Molise, di trovarsi di fronte a una delle più incredibili testimonianze di vita monastica, con personaggi come Sant'Ambrogio Autperto, primo abate di San Vincenzo al Volturno, mariologo citato anche da papa Ratzinger nel 2009 e maestro di Carlo Magno? La visita ai resti del monastero, messo a ferro e fuoco nell'881 dagli arabi, che sgozzarono gran parte degli 800 monaci residenti, è possibile grazie a un gruppo di volontari che, nel rispetto delle leggi sul Covid, permettono a 20 la Circolare

La nostra vacanza insieme finisce la sera del 16 agosto con una gigantesca pasta incasciata. Domani si parte, ognuno per varie destinazioni, ma è stato bello e importante ritrovarci insieme e riposare, nel senso che dicevo prima: il riposo dell’anima insieme agli amici più cari. 17 agosto A Giulianova con l’imprevisto del parabrezza Da Bernalda destinazione Giulianova, in Abruzzo, a provare la cucina di Pino Bucci, valente chef di un ristorante d’albergo, Yoummi, dove ceniamo con Sandro Bocchio e sua moglie, orginaria di questo paese. È l’occasione per vederci e fare il punto della situazione sulla nostra guida ai ristoranti, che vede Sandro fra i primissimi

18

diario di viaggio


collaboratori. Ma a 100 chilometri dall’arrivo ecco l’imprevisto: un sassolino sul parabrezza incide il vetro che man mano diventa una striscia lunga. Cerchiamo un centro riparazioni a Giulianova e per fortuna ce n’è uno proprio all’uscita del casello. Porto l’auto e il giorno dopo avrò già il parabrezza nuovo. Che efficienza! Sandro è stato provvidenziale, a portarmi e riportami all’officina. Ed è stato proprio bello rivederci. Le cene d’estate sono quelle che si ricordano sempre con nostalgia. 18 agosto A San Martino sulla Marrucina, la bellezza dell’Abruzzo Ripartiamo, come da programma, verso San Martino sulla Marrucina, paese del vino dove c’è la mitica cantina Masciarelli. Marina Cvetic ha appena inaugurato un accogliente B&B, in paese, la Cascina di Chiara, sulla strada dove c’è la sede della sua azienda. E questi due giorni saranno per noi l’occasione per visitare finalmente il paese, che è davvero carino, ma come San Martino anche tanti luoghi intorno. A Guardiagrele andiamo a vedere la mostra dedicata all’arte e ci sono tante ceramiche di produttori locali, alcune molto belle. Ma ci torneremo spesso, perché il paese è bellissimo e merita. Assaggiamo le zinne delle monache, nella frugale e mitica pasticceria Emo Lullo e poi andiamo a cena in una pizzeria fantastica, Alla Sorgente, dove Arcangelo Zulli, che ho conosciuto all’Università della Pizza di Vighizzolo d’Este, e i suoi figli hanno creato un locale straordinario che rende omaggio alla grande pizza italiana. Chiudiamo il giro, dopo aver provato il ristorante Alla Grotta dei

Con Arcangelo Zulli del ristorante pizzeria Alla Sorgente

Raselli (che dice di non avere il vino a bicchiere, sigh) e la trattoria Santa Chiara, in paese, e dopo aver fatto colazione con Marina nel maestoso castello di Semivicoli. Sono stati due giorni che non ci aspettavamo. Bello il paesaggio, belle le persone, bellissimi i paesi. Mi ha ricordato quando andammo a Beaune, nel cuore della Borgogna: se l’itinerario non è prettamente per cantine, scopri altro e ogni tanto ci sta. Ma a inizio ottobre tornerò invece per cantine. Un po’ e un po’. Su Avvenire del 18 agosto il mio appello di gusto. LA RICETTA LUCANA TRA LIEVITO E BELLEZZA Matera e Potenza sono due città della stessa regione, ma se la prima è meta internazionale con tanta gente che ogni giorno visita i "Sassi" e passeggia cercando i punti panoramici, la seconda ha meno attrattive. Però rappresenta un buon punto di partenza per scoprire paesi bellissimi come Acerenza, con la cattedrale dedicata a san Canio che racconta una storia di difesa, con le vie concentriche a contorno di un luogo sacro dal 1080. Il giovane Vincenzo Tiri è partito da qui e i suoi lievitati sono stati premiati ovunque, fino al prossimo World Pastry Star. Ebbene, Vincenzo a Potenza ha aperto il suo Bakery&Caffè dedicato ai lievitati (dolci, pizza e pure gelati), creando una fila di gente, sotto le feste, per avere il panettone o la sua colomba. In un'altra piazza, Giuseppe Calabrese detto Peppone, volto di Linea Verde su Rai 1, ha aperto invece Cibò, dove cucina i piatti antichi della sua terra: il ruccolo, i ciambotti, il pane cotto e poi una teoria di prodotti raccolti dai piccoli artigiani della Lucania. Anche questo è un luogo accogliente, dove le soluzioni di design della moglie Damiana danno la sensazione di una rinascita. Non è la prima volta che scrivo storie di gente che ha abbinato alla qualità dei propri prodotti la ricerca della bellezza di un luogo, ridisegnando il genius loci. Con la forza di volontà, che è un atto d'amore per la terra che li ha generati, hanno saputo creare attrattive, portando gente a scoprire non solo un gusto dimenticato, ma anche la storia di luoghi, magari mortificati da un terremoto lontano che ha lasciato ferite. A Bernalda, lo stesso si potrebbe dire del Giamperduto, hotel di campagna di raffinata accoglienza, di Cinecittà (hotel e ristorante), che resta un esempio di cosa significhi restituzione da parte di Francis Ford Coppola, legato alle proprie origini tanto da ristrutturare l'antico Palazzo Margherita. È così che la catena del gusto si infittisce: la pasticceria che fa le scorzette, il dolce tipico; il caseificio il Mastello che cucina fragranze; il panificio che usa il grano arso, fino alla fantastica gelateria Mivà. Chi premierà il valore che questi piccoli imprenditori stanno portando, riaccendendo la curiosità sul resto dei giacimenti storici di un Paese? Lo Stato dei migliori - vien da pensare - è fatto di queste microimprese, che il Covid, paradossalmente, ha solo potenziato. Ci vorrà pure un punto per parlare di rinascita e alimentare quella catena di gusto e bellezza che può far grande l'Italia, no? (Avvenire, 18 agosto) 20 agosto Degustazione da San Valentino coi vini di Cracco Dall’Abruzzo eccoci in Romagna, diretti all’azienda San Valentino appena fuori Rimini, in un giorno di sole dove questa casa di campagna accoglie i wine lovers che, anziché oziare in spiaggia, scelgono di scoprire i vini dell’entroterra, che risultano una sorpresa. Roberto Mascarin ci accoglie nella sala e man mano apre le bottiglie della sua contemporaneità, dove il vino sorpresa sarà il Rebola, il Bianco

Le zinne di monache della pasticceria Emo Lullo

la Circolare

19

diario di viaggio


dei colli di Rimini da uve grechetto gentile, che oggi annovera ben 24 produttori. È dedicato a Vivi, la moglie che gli è stata vicino quando ha preso avvio questa avventura. Assaggio tutti i vini, anche i rossi, e resto colpito dal valore, al quale ha certamente contribuito la consulenza di un principe dell’enologia come Luca D’Attoma. Dopodiché, la sorpresa di assaggiare in anteprima i due vini bianchi che Rosa Fanti e Carlo Cracco producono nelle loro vigna a Sant’Arcangelo di Romagna, fra cui un uvaggio di pagadebit, rebola e albana, che già avevo assaggiato a Milano prima dell’estate, e un vino da trebbiano della fiamma, uva di cui credo siano rimasti gli unici produttori. Carlo Cracco ci teneva che assaggiassi i suoi vini, in deposito presso questa cantina di appoggio all’inizio della loro avventura. E ci teneva anche che assaggiassi i vini di Roberto, che già conoscevo, ma che sono risultati sorprendenti tanto che ne scriverò nella mia rubrica su IlGusto.it. In ogni caso questa è una bella storia di Colleganza perché non c’è cosa più edificante che vedere le persone che si mettono insieme e si stimano.

Casa Gugù in centro a Ravenna, un palazzo nobile ristrutturato con dovizia di particolari, dove al mattino servono una sontuosa colazione. Il sabato lo passeremo girando Ravenna a piedi in lungo e in largo, con pranzo nella tradizionale Antica Trattoria del Gallo, il locale che amava Raul Gardini e dove c’è il racconto di una bellissima famiglia, i Turicchia, con la cuoca Delia, moglie di Ferdinando, di origini friulane. Il patron ci omaggia anche di un libro bellissimo con la storia di tutta la famiglia, che è un pezzo del percorso di questo paese. Quando entri in ristoranti come questo senti immediatamente l’aria di casa, la forte impronta di accoglienza, che si evince dai fiori e dal verde che rende un luogo più che speciale. Con Angela Dente Ferrucci per concepire il libro sull’Ultima Ostessa Da Ravenna, che quest’anno festeggia anche i 700 anni dalla morte di Dante, con iniziative in ogni angolo della città, facciamo un blitz a Forlì, per incontrare Angela Ferracci, la figlia di Anna Dente con la quale stiamo costruendo il libro sull’ultima Ostessa, da qualche mese, con la determinazione di una donna (figlia) per un’altra donna (madre). L’incontro di oggi è dedicato proprio a un dialogo fra me e lei, che verrà riportato nel libro, sulla figura di questa grande donna della cucina italiana, che di fatto ha codificato la cucina romana contemporanea.

Con Roberto Mascarin dell’azienda San Valentino

21 agosto A Ravenna nell’anno di Dante La sera di ieri è stata riposante: una cena sul Trabocco alla Marina di Ravenna della famiglia Tozzi, a mangiare pesce, bevendo i vini che produce l’azienda a Casola Valsenio. Con noi Fabio Cavallari, il giornalista che ci ha messi in contatto con Andrea e con la nipote Virginia, che oggi è il volto dell’azienda vitivinicola curata insieme con il compagno Peter. La sera dormiremo nel bellissimo B&B

Ferdinando e il figlio Umberto dell’Antica Trattoria del Gallo

la Circolare

La copertina del libro dedicato ad Anna Dente

20

diario di viaggio


Sarà un libro speciale da tenersi stretti, in casa, perché quei piatti semplici, che pure io ho provato a cucinare, hanno dentro un qualcosa che evoca la forza della terra che raccontava nell’anno Mille Hildegarda di Bingen. Quando saluto Angela, provo una sensazione nuova, di quando si è al lavoro per fissare qualcosa nella storia. E il messaggio di Anna Dente è molto forte e chiaro: amore e scoperta. Per la propria terra, per le radici, per le persone alla quali chiedi di partecipare alla vita attraverso un piatto.

tutto questo è più di un premio per uno che scrive e racconta l’umanità che viaggia fra le vigne. Ne scriverò su Avvenire questa settimana.

22 agosto Il ritorno a casa con la Barbera Si torna a casa, dopo 20 giorni in giro per l’Italia. Si torna pieni di tanti luoghi visitati, di incontri, di momenti belli, con davanti un autunno di lavoro appassionante, che significherà organizzare le due edizioni di Golosaria: in Monferrato e a Milano. E come alla fine di ogni viaggio, il mio rito della sera è sempre lo stesso: aprire una bottiglia di Monella, la Barbera vivace della mia terra, che era il vanto dei contadini del paese, perché il vino che rifermenteva era una goduria. Un paese ci vuole, diceva Cesare Pavese. 23 agosto A Jovençan a conoscere nuovi amici Lunedì 23 agosto, giorno di ripresa. Oggi siamo tutti nuovamente in ufficio per ripartire: bisogna chiudere i nostri libri, bisogna impostare le due edizioni di Golosaria e poi tutta una serie di impegni. Fra questi un viaggio in Vallée per incontrare nuovi amici, invitato da Laurent, che a Jovençan gestisce l’albergo-ristorante di famiglia. Andiamo nella cantina Le Clocher di Danilo Charrère, per assaggiare i suoi vini sorpresa, ma anche a conoscere l’azienda agricola Saint Grat di Ivo Vierin, che nel paese accanto coltiva meli e con i frutti fa dei succhi freschissimi. Si presenta anche Bruno Fegatelli del salumificio De Bosses, già titolare di un mitico ristorante a Saint Vincent, che ci fa assaggiare una coppa straordinaria. E non manca la Fontina. Andiamo a cena alla Taverna Gargantua, dove la simpatia dei titolari rende la serata ancora più amicale. Il giorno dopo la visita alla Centrale Laitiere Vallee D'Aoste che ha codificato un prodotto eccezionale come il Bleu d’Aosta. Un blitz, per il poco tempo a disposizione, che sembra un accompagnamento al nostro programma, quello della Colleganza. Qui c’è desiderio di fare massa critica, di raccontare il territorio attraverso questa agricoltura eroica, messa a dura prova questa estate dalla siccità, persino a queste altezze. Ma qui in Val D’Aosta sono tosti e abituati a combattere. Insieme ce la potranno fare. 24 agosto Il compleanno di Maga Lino L’appuntamento è imperdibile: i 90 anni di Maga Lino, il leggendario produttore di Barbacarlo che festeggia con gli amici, i produttori di vino dell’Oltrepò, gente comune e produttori di cose buone. Tutti nella sua cantina, con il tavolo centrale dove lui siede al centro, circondato dall’affetto dei suoi amici. C’è Walter Massa, amico di una vita, c’è il figlio Giuseppe, c’è Gioachino Palestro con i suoi salumi d’oca. Insomma un mondo di umanità varia che solo Maga Lino poteva raccogliere in una serata commovente. A un tratto mi hanno chiamato al microfono per leggere a tutti il mio capitolo dedicato a Lino, che appare sul libro Del Bicchiere Mezzo Pieno. È stato un onore essere annoverato fra i suoi amici. E la Circolare

Con il mitico Maga Lino

IL SAPORE DI SCOPRIRE QUANTO VALE ACCOGLIERE Maga Lino, il leggendario produttore del Barbacarlo, da ieri ha raggiunto i 90 anni, festeggiato dagli amici, tanti, confluiti a Broni, nella sua cantina concepita come una grande casa per accogliere e per condividere. Perché non esiste veramente il gusto se non diventa qualcosa di inclusivo che allarga gli orizzonti anziché chiuderli. A lui ho dedicato uno dei capitoli più struggenti del mio ultimo libro che parla degli sguardi e che termina con questo aneddoto: «Un giorno è entrato nella sua bottega un barbone che gli ha chiesto la bottiglia più vecchia che avesse, promettendogli di dargli tutto ciò che possedeva. Peccato che nel portafoglio ci fossero soltanto pochi spiccioli. Al che Lino, senza fare una piega gli porse quella dell'annata 1961, primo anno in cui iniziò a vendere in vino in bottiglia e gli disse: "Va là che sei Gesù Cristo tu"». L'ho voluto ricordare così l'amico Maga Lino (lui vuol farsi chiamare così), nel giorno in cui termina il Meeting di Rimini che ha messo a tema quell'io che può diventare un noi, ma anche nei giorni dove esce allo scoperto la fragilità umana del mondo, accanto al volto cinico del potere che cerca i suoi vantaggi dalla tragedia afghana. E mi sovviene il passo del Vangelo quando Gesù disse: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato…». Sul mio cellulare, ieri, sono arrivate le immagini di due bambini afghani che hanno raggiunto Roma, da Kabul, grazie a un cargo italiano. E sorridevano sorpresi dalle attenzioni dei nostri volontari. Me l'hanno girata degli amici, che a loro volta l'anno ricevuta dall'onorevole Mario Mauro, un uomo che, pur essendo fuori dai grandi giochi della politica (è stato parlamentare europeo e ministro della Difesa), non ha dimenticato la commozione ed è riuscito a rintracciare il prossimo, per condividerlo con altri. Io credo che “il coraggio di dire io” sia una cosa del genere, che è intimamente anche politica, laddove diventa un servizio all'umanità che soffre. Per questo, il momento tragico in cui ci troviamo può essere l'ennesima occasione per capire il nesso fra il dono di essere nati in un Paese come il nostro e la vocazione ad accogliere, anziché a respingere a priori. Non sapremo mai fino in fondo il segreto del sapore di un pane, finché non lo condivideremo con quell'altro, che ha le sembianze misteriose di quel passo del Vangelo o della semplicità di cuore di Maga Lino che senza esitazione, come Pietro sulla barca, a un certo punto ha detto: «È il Signore!». (Avvenire, 25 agosto)

21

diario di viaggio


26 agosto Cena romantica a Cipressa col coniglio di Gianna Si parte per il Ponente ligure, ma il viaggio sarà un’odissea di 4 ore, fra incidenti, autostrada con lunghe code, uscita sulla statale e altre code in un giorno dove l’estate vacanziera ancora si svolge nella sua apparente normalità. Alle 20 sono a Cipressa, a casa di Gianna e Luigino Filippi, per conoscere Andrea Moggio, direttore de La Riviera, ma soprattutto per mangiare un sontuoso coniglio preparato con maestria da Gianna.

Non si dica più che l’Ormeasco è un Dolcetto perché le caratteristiche di questo vino coltivato ad altezze importanti sono quelle di un vino che sa sfidare il tempo. C’è identità e storia intorno a questo vino, che berremo in una cena di gala romantica, nel giardino dell’Albergo dell’Angelo che ha un fascino tutto suo ed è un’oasi in questo paese cartolina. Un’ottima cena, cucinata da Marco Ferrari, già chef del ristorante Baita di Gazzo. E non è scontata questa soddisfazione, solitamente, nelle cosiddette cene di gala.

Mangiamo nella quiete del loro dehors in mezzo al verde, con vini superbi e sardenaria a volontà. Stare con gli amici, scherzare, sentirsi aprire il cuore con un cibo buono e poi un vino è una di quelle rare occasioni dove ti senti felice. Proprio così. Riparto verso le 10 di sera per raggiungere Pieve di Teco, dove mi aspettano due giorni di assaggi dedicati all’Ormeasco di Pornassio.

A Pieve di Teco si svela il mondo dell’Ormeasco

Luigino Filippi e la moglie Gianna

27 agosto A Pieve di Teco il mondo dell’Ormeasco Il risveglio al mattino presto è in questo paese con i portici a destra e manca, coi bar che accolgono gli astanti per la colazione e il caffè, sempre sotto i portici. Percorri il paese in lungo e in largo, fino al punto di ingresso dove c’era l’enoteca Lupi e dove c’è il punto vendita dell’azienda Maffone, che produce l’Ormeasco in varie versioni. Ma c’è anche la mitica pasticceria Pignone, che conosco da trent’anni quando la recensii per il Biscotto Fagoccio, mentre ora è la sua torta sfogliata la vera specialità, dal gusto irresistibile, accanto alla Pinolata e alla celebre pagnotta di Pieve di Teco a lievitazione naturale. I banchetti della manifestazione Valle Arroscia a Tavola che sono appostati lungo la via vendono l’aglio di Vessalico, e c’è anche un produttore, Osvaldo Maffone, che fa aglio nero. La prima degustazione in tarda mattinata, insieme con Ivano Brunengo, responsabile della Fisar del Ponente ligure è un assaggio di Ormeasco di vari produttori, alcuni sconosciuti ma decisamente bravi, come Gualtieri che mi colpisce subito con un vellutato Sciacchetrà. I risultati di questa prima degustazione saranno oggetto del mio intervento all’assemblea del pomeriggio, per rispondere alla domanda se l’Ormeasco ha futuro. E questo avviene dopo l’inaugurazione con le autorità, il sindaco e gli invitati della Camera di Commercio di Sassari e della vicina Francia. Si rende omaggio a un personaggio, Gabriele Boscetto, che è stato presidente della Provincia di Imperia e che viene ricordato da Luigi Sappa, anche lui già presidente di questo ente. la Circolare

28 agosto Seconda giornata, con i situazionisti Il sabato è un’altra giornata piena di eventi come il convegno dedicato al movimento dei situazionisti che pare sia nato attorno a svariate bottiglie di Ormeasco. Chi traccia la storia di un movimento di cui fece parte anche l’artista piemontese Pinot Gallizio, è Stefano Pezzini, giornalista in pensione, già in forza nella redazione de La Stampa. Si parla di mitici incontri a Cosio di Arroscia, nel 1957, dove c’è chi beveva anche 7 litri di vino al giorno. Ma si parla anche del vino che è colore (il corallo dell’Ormeasco), dell’arte terapeutica e della psico-geografia per cui l’ambiente influenza noi secondo la prospettiva da cui lo si guarda (ma questo vale anche per la vita). Ci sono poi l’urbanesimo unitario e la gastrocrazia. Ma io che dico di fronte a queste elucubrazioni? Il mio era l’intervento conclusivo, ma il situazionismo francamente non l’avevo mai masticato. Così mi sono aggrappato a due amici, sicuramente situazionisti: Ugo Nespolo, che viene festeggiato in questi giorni per i suoi 80 anni e Antonio Ricci, situazionista per definizione. Dopodiché parlo di come un paese o una località di provincia possa essere caricata di espressività a seconda di come viene vissuta. Mi colpisce, infine, l’iniziativa avviata dall’azienda di Eliana e Bruno Maffone, che hanno messo a disposizione 300 bottiglie (a 100 euro l’una) di un Ormeasco speciale affinato in ceramica per sostenere la casa-museo di Albisola di un personaggio del situazionismo qual era il pittore Jorn. Quell’Ormeasco del 1974 portato da Ivano Ma c’è anche, alla 16, un wine tasting dedicato alla longevità dell’Ormeasco con una degustazione pazzesca di vecchie annate. E passano in rassegna i vini di Lupi (la Braja 2015 che è un cru di Pornassio che evoca note di crema chantilly), di Maffone (straordinario il 2013 tanto da meritare i 5 asterischi della perfezione e dell’equilibrio); quindi l’Ormeasco 2011 realizzato dalla Confraternita con il vino di tutti i produttori (ha note di liquirizia e tannini ancora vivi ben levigati); l’Ormeasco di Gualtieri è un 2009 anche

22

diario di viaggio


questo vibrante con i suoi tannini croccanti. Ma si va ancora di più nel profondo con due bottiglie che ha portato Ivano, prodotte in famiglia, che hanno date importanti: 2004 e 1974. Nel primo colpisce la struttura e la chiusura sapida e secca, mentre nel 1974 è avvincente la nota speziata e il profumo di sandalo; poi il bouquet fa sentire il Gin e l’amaranto per un sorso secco, equilibrato, decisamente impensabile. Pazzesco direi! E qui davvero si tocca con mano la sostanza di un vino di quasi cinquant’anni che riesce a mostrare una spettacolare integrità. Gli stessi produttori che degustano insieme con noi (al tavolo c’era anche uno stupito Augusto Manfredi che fa parte della Confraternita) restano colpiti dalla sorpresa di quella bottiglia quasi dimenticata in una cantina che sta a testimoniare l’eternità del vino. 29 agosto In nome del Conte Riccardi La fine di agosto è da sempre il momento in cui ci si ritrova tutti a Priocca d’Alba, a casa di Marzia Riccardi, prima alla messa delle 11 e poi a tavola, in giardino, per ricordare Riccardo Riccardi, conte di Santa Maria di Mongrando, il grande amico dei nostri anni ruggenti, quando ci affacciavamo nel mondo del vino. Arriva Marco Gatti, arrivano Martino (al secolo Franco Maria Martinetti) con le sue bottiglie di Timorasso, di Barbera e di Barolo di annate lontane e arrivano gli amici di sempre. Marzia è con le figlie, Martina ed Elisabetta, che servono, sparecchiano, e vivono con noi un momento speciale.

stino. Il primo è dedicato al prosciutto crudo di Cuneo che è una vera specialità e che quest’anno si lancia nella vendita del prodotto affettato in vaschette. Ma sul palco è uno spettacolo vedere il taglio di una maestro salumiere e ascoltare da Tino Testa la spiegazione organolettica di questa chicca che si affina con l’aria delle vallate cuneesi. C’è poi l’incontro con Francesco Bianco, che è uno dei fondatori di MoleCola, la cola italiana che ha sviluppato un suo percorso molto interessante, con tanti valori sostenibili e una bottiglia bellissima, dal punto di vista del design, che ha vinto anche premi. È difatti la Cola che può entrare di diritto dentro ai ristoranti e la sua penetrazione, anche all’estero, ha dell’incredibile se pensiamo che tutto è nato all’interno dell’azienda agricola Scaglia che prima ha creato il Mac Bun, con le carni dei propri allevamenti e poi questa sfida con un prodotto nazionale. Il terzo incontro, domenica prossima sarà invece sul tema dello sport e del gusto, con Sandro Bocchio di Tuttosport e Vincenzo Reda, che ha partecipato, in passato anche alla maratona di New York. Un palinsesto agile e efficace, con incontri registrati di mezz’ora l’uno, che hanno un pubblico in presenza risicato, ma ancora molti utenti nella rete. La sensazione è che ci sia una gran voglia di ripresa e i dati di quella che doveva essere la nuova ondata di contagi estiva non sono arrivati e non arriveranno, essendo l’indice di positività abbastanza contenuto.

Non era per nulla scontato ritrovarci a Priocca. Non lo era per questo anno che ci ha privato dei rapporti e anche degli amici, perché Pio Boffa a questa tavola oggi non c’era, essendo salito in cielo a brindare con Riccardo. Marzia ha vissuto il suo calvario in ospedale, e l’apprensione è stata tanta, ma anche la gioia quando a un tratto abbiamo appreso che le lastre consultate la davano guarita e anche i medici non si capacitavano. Vederla con noi sorridere e cantare, mentre Gaia Furlan, amica di sempre, imbracciava la chitarra, mi è sembrato un momento da immortalare. Qualcosa che vorresti fissare nello scorrere del tempo, solo per dire grazie alla vita.

A Carmagnola l’incontro dedicato al crudo di Cuneo

Silvana con Marzia Riccardi e Franco Maria Martinetti

31 agosto A Carmagnola ancora una vota alla Fiera del Peperone Due giorni a Carmagnola, alla Fiera Nazionale del Peperone, che quest’anno torna alla normalità, benché i percorsi siano obbligati. A me tocca condurre tre momenti sul palco della piazza Sant’Agola Circolare

23

Con il fondatore di MoleCola Francesco Bianco Segue a pagina 26 diario di viaggio


CAMPAGNA SOCI 2022 CARO E R O T T E L O I C O S E (agosto) o sociale

n, che va n lo n il ’a p ll a e P d i d io Con l’iniz ssociativa al Club . a a nni di vit mpagna a a c 0 3 la i o e r u si ap verso i s IFICA ON SIGN L IL P A P ME DI O INSIE L L CLUB R A E E C R S E EN CONO APPART ONDO E M N U E i, ER limentar SOSTEN

tigiani a r a li o c ic dei p i vino el gusto, dei produttori d , d o d n o È il m a ribalta zi eroici, dei nego mo ogni anno all mo ia nsideria o c e che port h c a a. a quell ne italian io insieme z a r o t a ris l’autentic

ISCRIVITI SUBITO AL

CLUB DI PAPILLON

PER IL 2022

Riceverai i nostri libri e la tessera associativa

DI PIASOCI PILLO DUR

ANT

N

E L’A NNO RICE L’INV VON ITO a O parte (loca c li e na ipare ziona alle n li) co os n l’ingr tri iniziat in tut ive e s so gr te le I NO atuit aree STRI o LIBR LA N I in o OTIZ magg IA D io EL G ovve I rasse O r o R la NO gna s tamp preziosa a quo tidian E poi a onl tutte ine le co nven zioni riser i vate ai soc n essere i.

MODALITÀ DI ISCRIZIONE - con versamento su bollettino di conto corrente postale c/c 10211159 intestato a: Associazione Club di Papillon; - con bonifico bancario (richiedi le coordinate tramite il modulo associativo o scrivendo a info@clubpapillon.it); - in contrassegno inviando via fax, al numero 0131261678, il modulo associativo qui accanto; - con carta di credito


MI ISCRIVO SOCIO ORDINARIO (EURO 60) RICEVO LA PERSONAL CARD, I SERVIZI ON LINE, PAPILLON E UN VOLUME A SCELTA

SOCIO BENEMERITO (EURO 100) RICEVO IN PIÙ UN SECONDO VOLUME

SOCIO SOSTENITORE (EURO 200) RICEVO DUE VOLUMI A SCELTA, COME IL SOCIO BENEMERITO

SOCIO AGGREGATO (EURO 10) A) FAMILIARE DEL SOCIO RICEVO I SERVIZI E LA PERSONAL CARD ON LINE B) STUDENTE (FINO A 25 ANNI) RICEVO I SERVIZI E LA PERSONAL CARD ON LINE

I MIEI DATI NOME - COGNOME VIA/PIAZZA - NUMERO CIVICO CITTÀ - CAP TELEFONO - FAX - EMAIL

SCELGO FRA QUESTI LIBRI

PAGO CONTRASSEGNO (IN CONTANTI AL CORRIERE) BONIFICO BANCARIO BOLLETTINO POSTALE CARTA DI CREDITO NUMERO CARTA

INVIARE QUESTO MODULO COMPILATO VIA MAIL ALL'INDIRIZZO info@clubpapillon.it OPPURE PER FAX AL NUMERO 0131 26 16 78 O PER POSTA A CLUB DI PAPILLON VIA ROBERTO ARDIGÒ, 13/B 15121 ALESSANDRIA

DATA DI SCADENZA

DATA - FIRMA

clubpapillon.it 0131 26 16 70


Segue da pagina 23

I No Vax e i No Mask Ogni mattina fra le 8,30 e le 9 su instagram, io e Daniele Sacco ci ritroviamo per una diretta dove insieme leggiamo i titoli di una dozzina di quotidiani. E, fra le notizie non date del lavoro del generale Figliuolo (che a quanto pare ha tirato dritto raggiungendo gli obiettivi) e i titoli di chi pretende sia un diritto essere a rischio di contagio, ne esce un quadro di un Paese dove si dà aria alle parole, scambiando la responsabilità collettiva con la difesa del proprio particolare. Ho sempre cercato di capire le ragioni dell’altro, le posizioni differenti dalla mia, ma quando un’argomentazione è alimentata da fake news e da leggende non c’è dialogo, evidentemente. I dati della campagna vaccinale in Italia sono sotto gli occhi di tutti e il risultato è la ripresa dell’economia, ma a quanto pare non basta, a leggere un quotidiano come La Verità di Maurizio Belpietro e a sentire le dichiarazioni ambigue di una politica che cerca consenso dando un colpo al cerchio e uno alla botte. Non basta dunque la ripresa dell’economia e non si leggono alternative nelle pagine dei professionisti della parola (non del pensiero perché non vorrei esagerare nel dare importanza a chi ha fatto del disfattismo il suo argomentare). Ma in che mondo siamo finiti se tutto, anche la verità dei fatti, sono relativi? Dopo aver intervistato su IlGolosario.it Francesco Tava, titolare di un’azienda che produce anfore a Mori, in Trentino, ecco lo spunto per parlarne su Avvenire nella mia rubrica settimanale. METTI IL VINO NELL’ANFORA (MA NON SIA SOLO MODA) Un giorno ci scapperà un sorriso quando scopriremo che era solo un vezzo leggere sull'etichetta la parola «anfora». Ma oggi l'utilizzo di quel contenitore antico per l'enologia è diventato trendy e solo dieci anni fa Francesco Tava, che aveva preso in mano l'azienda di ceramiche del padre a Mori, in Trentino, dove produceva stufe, non immaginava che la sua azienda si espandesse. Più di mille anfore l'anno col 70% destinato in Francia. Tutti le vogliono: un po' per convinzione, un po' per moda, tanto che qualcuno, una volta perfezionato l'acquisto, si chiede cosa debba fare. Quarant'anni prima capitò la stessa sorte alle barrique, le piccoli botti di rovere della Slavonia. E già allora c'era chi indicava in etichetta «affinato in barrique». Ma in assenza di una ricerca seria, tutto era spesso giocato sul provare, col risultato che i consumatori pagavano una moda che rischiava di omologare il vino, con quella nuance di vaniglia. Ci sono voluti anni per capire come usare la botte per "elevare" un vino. Con l'anfora accade più o meno la stessa cosa, salvo scoprire che l'eccessiva porosità dei contenitori a disposizione già vent'anni fa non faceva sempre bene al vino, ma lo ossidava precocemente. Cosa ci insegna dunque questa tendenza che è metafora di atteggiamenti odierni? Innanzitutto che siamo un Paese che dimentica velocemente e molto spesso evita di far tesoro degli errori del passato. Si torna sempre al via, come nel gioco del Monopoli: succede coi contagi del Covid dopo le vacanze, succede quando si relativizza tutto per cui la Terra, per alcuni, è piatta e i vaccini sarebbero nocivi. In questi giorni la vendemmia porta a casa grappoli di buona qualità, ma il tema che si dibatte nelle vigne è sul futuro: i cambiamenti climatici pongono interrogativi sulla coltivazione in alcune zone, dove la siccità s'è fatta sentire oltre il limite di sopportazione della pianta. Gli enologi ci dicono che sono 70 anni che non si fanno più ricerche sui portainnesti della vite; e solo con la ricerca si può capire cosa stia avvenendo in natura per non subire i cambiamenti. Dare la Circolare

fiducia alla ricerca, incentivarla, è l'unico antidoto alla chiacchiera che spesso rischia di degenerare o di condurre a scelte errate. Anche Francesco Tava lo ha capito e le sue anfore oggi funzionano perché nascono dall'osservazione e dalla ricerca. Poi ognuno può pensare che la Terra sia piatta e che gli asini abbiamo le ali. O che la scienza sia un capriccio. Ma un Paese serio sa che non è così. Il resto è gioco. (Avvenire, 1 settembre) 2 settembre Il Gigante del Duomo alla Collina ei Ciliegi Due giorni a Verona, per mettere a fuoco le degustazioni e le iniziative in essere alla Special Edition di Vinitaly che si terrà a metà ottobre. Si torna in fiera, a fare le riunioni in presenza, ma si torna anche nei ristoranti di Verona: questa sera al radioso Piccapietra, che confermo dopo il cambio dello chef e l'ottimo servizio dei vini a bicchiere. Nel pomeriggio di venerdì raggiungo invece la località Erbin di Grezzana, dove c’è il ristorante Cà del Moro e l’azienda Collina dei Ciliegi di Massimo Gianolli. Arrivo in tempo per un brevissimo riposo, quindi un’ora di scrittura nel bel dehors interno e infine un giro in cantina dove scopro la sorpresa di una statua del Duomo, il Gigante, che presenzierà per tre anni in mezzo alle barrique di Amarone (che qui hanno venduto en primeur, ben 50), sostenendo in questo modo il lavoro di restauro della Veneranda Fabbrica del Duomo. Poi facciamo un giro fra i vigneti per scoprire i progetti di Massimo, fra cui un maestoso teatro all’aperto fra le vigne e i boschi della Valpantena che è la regione emergente dell’Amarone, la terza. Lo dico perché la degustazione che seguirà, di 11 campioni di vini di rispettive quattro cantine, ci indicherà i caratteri di finezza di questo vino, che poi registrerò puntualmente su IlGolosario.it con un articolo molto seguito. (Ma anche a Golosaria si potrà ripetere l’esperienza). Ci ritroviamo a cena, attorno a un tavolo rettangolare ampio, coi piatti sontuosi di Giuseppe Lamanna, giovane e promettente cuoco di Cà del Moro, bevendo questa volta Amarone e vini del territorio di annate lontane. Una cena fra amici, con il simpatico Christian Roger, degustatore e appassionato di vini, che resterà nella memoria, così come la notte nelle belle camere di questo relais che ha fatto rinascere un’intera zona.

Massimo Gianolli nella cantina de La Collina dei Ciliegi

4 settembre Matteo Fenoglio e la sua magnum Parej per Nicoletta Parto al mattino, dopo una sontuosa colazione e una chiacchierata finale con Massimo per mettere a fuoco le esperienze vissute.

26

diario di viaggio


La mia destinazione è Alessandria e poi Cerreto Langhe, nell’hotel ristorante Il Bivio di Massimo Torrengo. Abbiamo deciso di ritrovarci qui, in Alta Langa, per festeggiare il compleanno di Nicoletta, la nostra amica di Gattinara. Saremo in 8 e l’appuntamento è per le 19 per una sorpresa confezionata da Alberto Mina. Ma prima, chi arriva ne approfitta per fare una camminata in Alta Langa (anche noi il giorno dopo verso Albaretto della Torre) mentre io e Silvana andiamo a trovare Matteo Fenoglio, il giovane vignaiolo di Serravalle Langhe che produce un brut fantastico (Top hundred 2021) e che conobbi durante una diretta facebook con Nicolò dell’agriturismo Ferdy. Lui è nella sua piccola cantina-garage, dove tutte le operazioni vengono svolte a mano, mentre i genitori sono in vigna a raccogliere il suo pinot nero. Andiamo a trovare la brigata al lavoro e Matteo ci mostra con orgoglio la sua terra, che oggi è meta di investimenti anche importanti, perché i cambiamenti climatici portano a investire a queste altezze. A cena assaggeremo il suo brut Parej in magnum e il giorno dopo ci ritroveremo per un aperitivo a casa dello suocero a Bossolasco, dove ha un maneggio. Mi ha fatto tenerezza Matteo, perché rappresenta un punto di autenticità nella sua terra, che rischia di cambiare i connotati nei prossimi anni. Il suo vino è veramente lo specchio della sua persona, di questi paesi, come Serravalle, che ha la casa di riposo e altre tre pareti dipinte con forme geometriche e sfumature di colore dall’artista David Tremlett, per dire che la bellezza salverà il mondo. Già la bellezza di questi paesaggi, custoditi da persone belle come è Matteo Fenoglio.

Pavese e quell’incendio a Torino Quando Gianni e Nicoletta arrivano in hotel, ci informano che la loro casa era nel complesso di piazza Carlo Felice che è stato interessato da un incendio improvviso di cui ci danno notizia i telegiornali. Ma poi si scoprirà che l’interno è rimasto integro, con la possibilità di recuperare tutto ciò che c’era. Tuttavia loro sono qui per stare insieme e festeggiare il compleanno e a questo Nicoletta, ma anche il marito Gianni, non intendono rinunciare. Nel tardo pomeriggio Alberto Mina ci invita in un luogo isolato che è la piscina dell’hotel e qui ci legge brani di Pavese e soprattutto un carteggio fra il grande scrittore piemontese e Rosa Calzecchi Onesti, che era la traduttrice delle sue opere. Una storia umana che ci era sconosciuta e che ha messo in luce l’anima profonda di Pavese, il suo tormento, la sua incapacità a riempirsi la vita delle cose effimere che ti può portare il successo. C’è qualcosa che non basta nella vita e questa tensione al vero è un cammino esistenziale con cui ciascuno prima o poi si trova a fare i conti. Ne parleremo a cena, in una saletta, coccolati dalla moglie di Massimo, cuoco di questo ristorante con la corona, che è davvero qualcosa che brilla, qui in Alta Langa. Tornando a noi, io dico che, quando Alberto leggeva quelle pagine mi chiedevo dove uno possa trovare degli amici così, che ti regalano poesia, riflessione, evocando in maniera non banale il luogo dove ti trovi. Quando ha letto “la Vigna” ad esempio mi sono commosso nel passaggio che dice che “Nulla può accadere che sia più vasto di questa presenza. La vigna è fatta anche di questo, un miele dell’anima, e qualcosa nel suo orizzonte apre plausibili vedute di nostalgia e di speranza”. E qui mi è venuto in mente Matteo. Ma poi Pavese aggiunge: “Insoliti eventi vi possono accadere che la sola fantasia suscita, ma non l’evento che soggiace a tutti quanti e tutti abolisce: la scomparsa del tempo. Questo non accade, è; anzi è la vigna stessa”. 8 settembre FattoriMia, la Colleganza fra la città e la campagna Ultime prova al ristorante, da Anto e Robi a Robbio, nella nuova location con la loro cucina di pesce e la straordinaria selezione di vini e poi al Magnolia di Gattinara, new entry radiosa della nostra guida, in un luogo di luce e gusto. Oggi è tuttavia il giorno di una bellissima conferenza stampa a Milano, nei locali del 21 Wol di via Enrico Noè che è un hotel, ristorante, ma anche un luogo dove si ritrovano studenti e giovani lavoratori, perché qui tutto è predisposto per studiare e lavorare. E sono qui, in questa via dietro al mitico Bar Basso di Milano, per presentare FattorMia, insieme con Maria Sanvito, detta Mery, che è la voce e il volto di questa iniziativa che vuole legare la città alla campagna. Infatti i cittadini, ma anche le scuole, possono adottare un particolare di un’azienda agricola e dal bellissimo filmato che hanno realizzato scorrono le immagini della Fattoria Tuorlo Biancofiore di San Giovanni Rotondo che produce uova, ma anche di Antonella Manuli della Maliosa di Saturnia. Con noi a dialogare, Tiziana Villa, preside dell’Istituto Alberghiero don Gnocchi di Carate Brianza e Moreno Baggini, proprietario degli orti sociali di Voghera.

Con Matteo Fenoglio tra i vigneti della sua azienda agricola

Di questo momento pieno di allegria mi ha colpito Mery, quando raccontava il suo coinvolgimento e il suo stupore nell’incontro con i vari artigiani, molti dei quali conosciuti grazie a Il Golosario. Quando le hanno chiesto le sue origini, lei ha raccontato di essersi formata con la danza. La danza e la bellezza del creato: un metodo per conoscere l'agricoltura. A questo punto penso a Nori, che a Collobiano ha

Al Bivio di Cerreto Langhe per il compleanno di Nicoletta

la Circolare

27


IN LIBRERIA

la Circolare

28

diario di viaggio


avviato una stupenda azienda risicola e che pure lei ha fatto danza. È proprio così: quando si ha a che fare con il bello, questo segna la differenza di sguardo. Gli amici di FattorMia li conosceremo a Golosaria Milano, loro e tanti dei protagonisti che saranno fra gli espositori.

sità; la vite non può essere un monolite senza rapporti con la natura intorno». La chiamano "sostenibilità", ma a me questa posizione è parsa la stessa fierezza del gigante che accetta d'essere un particolare in un quadro più grande. (Avvenire, 8 settembre) 10 settembre A Casale c’è Golosaria! È il weekend di Golosaria Monferrato, che quest’anno si svolgerà con un’adesione record di paesi, sono ben 30, e tante iniziative. Il centro sarà Casale Monferrato che avrà due location aperte: il castello, con i produttori del food, le cucine di strada e i piccoli birrifici e la Torre, ovvero l’Hotel Candiani, dove abbiamo ambientato Barbera&Champagne insieme con il Consorzio di Tutela del Barbera d’Asti e del Monferrato e gli champagne selezionati da Nicola Mecca del ristorante Accademia. La sera di venerdì saremo a cena al ristorante, con Patrizia (la cuoca) e Paolo (il maître) e con due amici di vecchia data: Sandro Predieri, che riveste il ruolo di Capitano della Confraternita dell’Armagnac e sua moglie Daniela, già vignaiola a Ottiglio.

All’inaugurazione di FattorMia con gli ideatori del progetto

Gli incontri della settimana hanno ispirato il mio articolo su Avvenire del mercoledì. QUEI GIGANTI DISCRETI CHE DIFENDONO LA TERRA Come sono i giganti? Come quello del Duomo di Milano, con uno sguardo fiero. L'ho pensato quando Massimo Gianolli, proprietario della cantina della Valpantena «Collina dei Ciliegi», ha alzato il velo sul restauro che resterà tre anni davanti alle botti che affinano l'Amarone. Gianolli partecipa a un'adozione speciale, per finanziare gli eterni lavori della Veneranda Fabbrica meneghina e ricordare quanto vale, nel proprio lavoro, il principio di restituzione. Ma persino un gigante sulla facciata del Duomo sparisce, davanti all'immensa bellezza di un capolavoro che simboleggia gli acuti del gregoriano, anch'essi tensione verso l'infinito. E forse sarà improprio giocar di metafora, ma è curioso notare come dalle cronache dei giornali sia sparito da settimane un nome: Figliuolo. Il generale aveva promesso di ottenere un certo numero di vaccinazioni e ce l'ha fatta, ma – come il gigante sul Duomo – anche lui a un certo punto sparisce, pur coltivando in cuor suo un giusto senso di fierezza. Non fa notizia qualcosa che riesce, non interessa, come se la cronaca ormai sia avida soltanto di storie pruriginose, di trame e scandali. Parafrasando la ricorrenza laica di oggi, ci vorrebbe un «armistizio dell'informazione» per raccontare un Paese normale, con un politica che sa proporre programmi poiché, come dopo una guerra, c'è molto da ricostruire. Io credo che anche Matteo Fenoglio sia un gigante: il giovane vignaiolo di Serravalle Langhe produce uno spumante metodo classico irresistibile, poche centinaia di bottiglie con un processo tutto manuale, in una cantina minuscola sulla strada che porta al centro del paesino d'alta Langa. Sono andato a sorpresa nella sua vigna, mentre staccava le uve di pinot nero coi genitori e la zia, e con lui ho guardato gli orizzonti di una terra che si sta trasformando con importanti investimenti di imprenditori che scelgono queste altezze per arginare i cambiamenti climatici. E se il beneficio economico che ne deriverà può apparire un riscatto dalla «Malora» narrata da un altro Fenoglio (Beppe), ecco come la pensa Matteo: «Laggiù ci sono piante di rovere che i miei avi hanno rispettato per una vita. E io non le taglierò mai, perché rappresentano la biodiverla Circolare

È stato proprio bello godersi il pomeriggio a Casale Monferrato, girando a piedi per la città, dalla Torre al Castello e poi trovarsi a cena con amici che non si sentivano da tanto tempo. È stato bello perché ogni incontro è come se ti confermasse di quanto è grande il contenitore della vita, ambito di relazioni che diventano amicizie. In certi casi per sempre. 11 settembre Il giorno dell’inaugurazione è sempre speciale Golosaria si apre alle 11 al castello di Casale Monferrato con il sindaco Federico Riboldi, il vicesindaco Emanuele Capra, ma anche l’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa e il sindaco di Vignale Monferrato Tina Corona, a rappresentare la prima location dove inaugurammo Golosaria. E prima del taglio del nastro ricordiamo gli amici che non ci sono più: Paolo Filippi, Carlo Cassinis, Giulio Mortara, Pierangelo Colombano, Aldo Visca e Marcella Bono. C’è poi una cerimonia simpatica con la consegna del libro, da parte di Luigi Angelino e di Dionigi Roggero, gli autori, dei 150 di storia del periodico Il Monferrato. Il giro fra gli espositori rappresenta sempre un momento importante di conoscenza e quest’anno, per via delle norme anti Covid, gli spazi sono concepiti con il giusto distanziamento. Alla Torre di Casale si inaugura invece con una degustazione storica, condotta dal sottoscritto e da Filippo Mobrici, presidente del Consorzio di Tutela della Barbera d’Asti e del Monferrato sul tema: “Un Bianco per il Monferrato”. E qui mettiamo a confronto tre Cortese prodotti nel Monferrato e tre curiosi bianchi da uve baratuciat, che aprono una bella discussione fra noi due e i presenti. Al termine, riempiamo i bicchieri di Freisa d’Asti per ricordare un amico che era affezionato a Golosaria: Beppe Fassino di Moncucco Torinese. Con noi i figli Paolo e Daniela. Gli incontri poi proseguono: a Cellamonte per una degustazione di Barbera del Monferrato superiore con una bella rappresentanza di produttori e con il presidente del Consorzio delle Colline del Monferrato Casalese, Luigi Ronchetti, che rappresenta questa area, anche con il Grignolino del Monferrato Casalese. Il giorno dopo a Casale accenderemo invece i riflettori sulla Barbera d’Asti nelle tipologie Barbera d’Asti, Barbera d’Asti Superiore e Nizza, con una degustazione condotta insieme con Marco Gatti. E qui, con sorpresa, nello spazio dedicato alla Barbera d’Asti sco-

29

diario di viaggio


priamo nuove cantine che si affacciano, come è giusto che sia, al debutto con Golosaria: cito Prediomagno e Scarzella. Una degustazione interesserà poi i vini delle altre doc abbracciate dal Consorzio, ovvero Albugnano, Cortese dell’Alto Monferrato, Dolcetto d’Asti, Freisa d’Asti, Grignolino d’Asti, Loazzolo, Malvasia di Castelnuovo don Bosco, Monferrato, Nizza, Piemonte, Ruché di Castagnole Monferrato e Terre Alfieri. La giornata di sabato si conclude comunque con la cena dei soci del Club di Papillon e di tanti amici, al ristorante Accademia. Un momento molto bello, con un abbraccio a un nostro caro amico, Domenico Arecco, che quest’anno ha avuto il dolore di perdere la sua cara moglie. Mi ha fatto piacere che Domenico fosse qui con noi e con suo figlio, perché talvolta è importante prendere atto che la vita scorre e va avanti anche con la forza delle relazioni. Con noi c’erano anche Elena e Maurizio Lega, a festeggiare i loro 30 anni di matrimonio, dopo un’estate abbastanza dura per la salute di un famigliare (ci

la Circolare

eravamo visti a Limone Piemonte, nel week end di giugno). In alto i calici con il Club di Papillon! 12 settembre Una domenica fra i paesi del Monferrato La domenica di Golosaria è piena di eventi. Si va a Grana a inaugurare la partenza delle Vespe d’epoca e con noi Aldo Bernardelli, il giornalista che ha raccontato lo sport in casa nostra. Poi a Portacomaro, dove invece c’è il raduno delle Cinquecento, ma anche la mostra "Perché Bacco sono io", bellissima, di Carlo Carosso, un artista greco che aveva preso casa nell’Astigiano. Nella sale della Casa degli Artisti spiccano alcuni quadri, uno dei quali di stanza nei nostri uffici. A Vignale Monferrato è il momento del premio all’amico e all’amica del Grignolino, sancito anche da un annullo filatelico. Quest’anno saranno con noi sul palco l’economista Giulio Sapelli e l’assessore regionale all’Agricoltura Vittoria Poggio, che

30

diario di viaggio


riceveranno la doppia magnum con il vino di tutti i produttori di Vignale. Nel pomeriggio eccoci alla degustazione di Barbera, con Marco Gatti che ancora una volta si sorprende del valore di

la Circolare

questi vini presentati dal Consorzio di Tutela. E poi a Grazzano Badoglio, con il sindaco, i produttori, per il taglio della 15^ Torta di Aleramo della pasticceria Ceruti di Madonnina di Crea. Si

31

diario di viaggio


torna al castello, pieno di gente e alla Torre, prima di ritrovarci a festeggiare il nostro anniversario di matrimonio dai Bologna a Rocchetta Tanaro, con Marco Gatti, Irene e nostra nipote Diletta.

la burocrazia sorda e la patetica legislazione mai rinnovata che ci mette del suo. Leggete qui, nel mio appello di gusto di questo mercoledì.

Quanta gente abbiamo incontrato anche quest’anno a Golosaria e quanta voglia di vivere le colline di questo territorio abbiamo registrato. Erano pubblici differenti quelli del wine e quelli del food, che per una volta si sono incrociati in città. Ora ci resta un anno per immaginare la prossima edizione, per metterla bene a punto, mentre queste immagini che ci hanno riempito il cuore le troveremo a Milano in uno spazio dedicato proprio al Monferrato.

MA DA NOI SI CUCINA COL PEZZO DI CARTA La scuola è partita e le polemiche sui green pass dovrebbero spegnersi, dopo un estenuante bla bla su un'applicazione tutt'altro che complicata: parola di chi visita ristoranti e fiere, dove non ci sono nemmeno le code. Detto questo, restano diversi i nodi che dovrebbero sciogliersi nel momento in cui l'economia ripartirà con qualche certezza in più. Una di queste riguarda la ristorazione, mutilata di personale preparato, ma pronta a rimettersi in gioco con la propria filiera che ha un punto di avvio nella formazione. E qui sono dolori, perché se è vero che va ricostruito un tessuto di personale preparato, l'altra verità è che negli Istituti alberghieri che hanno un percorso di 5 anni mancano i docenti di laboratorio capaci di trasmettere un'idea non solo tecnica, ma anche di costruzione culturale di un piatto. Tiziana Villa è preside dell'Istituto Don Gnocchi di Carate Brianza e l'altro giorno mi ha aperto gli occhi sul fatto che da 6 anni cerca un certo tipo di insegnante; ma la normativa vigente la blocca giacché prevede che si possano assumere docenti di sala e di cucina solo se hanno il diploma di scuola alberghiera. Ora non so se Carlo Cracco o Massimo Bottura e chi più ne ha più ne metta fra i cuochi che avrebbero molto da insegnare, sono in possesso di quel diploma. Certo per lo Stato non contano le promozioni sul campo, le elaborazioni e le intuizioni (Gualtiero Marchesi chi?), come non conta se un cuoco è magari plurilaureato e ha fatto dei master nell'ambito enogastronomico. Niente. Se non ha quel pezzetto di carta di una formazione che in molti casi risulta sorpassata (sennò perché mai avrebbero successo le scuole di formazione private?), non può fare il docente per trasmettere qualcosa che è in continuo movimento. Morale: la scuola italiana non consente che un'esperienza lavorativa e culturale sia al servizio della formazione dei ragazzi e riduce tutto a un titolo. È come se il gran parlare di enogastronomia che s'è fatto in questi anni, con citazioni anche di presidenti del Consiglio che poi hanno persino creato gli "Ambasciatori del gusto" (ma perché non hanno preteso che avessero il diploma dell'alberghiero prima di nominarli?), fossero solo un gioco per alimentare un po' di folklore. Ma non era un motore del turismo, l'enogastronomia? Ora chi metterà mano a queste storture, che evidenziano come troppo spesso manchi una regia che sappia anche incidere su certi aspetti normativi decisamente obsoleti? (Avvenire, 15 settembre)

15 settembre I vini Top Hundred 2021 si presentano con Vinonews24 È ormai diventata una data tradizionale quella del 15 settembre, perché si presentano i Top Hundred, ovvero l’esito dei nostri migliori assaggi, frutto di migliaia di degustazioni, mai tante come quest’anno. Sul sito www.ilgolosario.it si potranno leggere in un colpo d’occhio unico, così come l’elenco delle cantine 2021 che sono 100 + 20 a significare i 20 anni del riconoscimento e altre 20 per i prossimi anni di assaggi. Il collegamento quest’anno è con il sito www.vinonews24.it e con Daniele Becchi, direttore editoriale e Giambattista Marchetto direttore responsabile, che interpellano il sottoscritto e Marco Gatti, ma anche Pietro Mosti dell’azienda Aurora di Francesco, che è top dei top hundred per i vini rossi, e Francesco Lepori che lo è per i vini bianchi, prodotti nella sua omonima azienda di Trinità d’Agultu in Sardegna. Produttori che incontreremo a Golosaria Milano. È sempre così: i piccoli, sconosciuti produttori di vino, che spesso andiamo a scoprire fra i primi, salgono alla ribalta sul piedistallo di Golosaria e si fanno conoscere al grande pubblico dei ristoratori, delle enoteche, talvolta dei distributori. Poi i loro vini li trovi con sorpresa nelle carte dei vini meneghine e lombarde e ti compiaci. Ricordo in particolare il vino di Fausto Andi da Giancarlo Morelli, il cui sommelier ci disse a chiare lettere che lo aveva conosciuto a Golosaria, oppure Marco Tonini di Isera con il suo Trentodoc che trovai nel locale di Niko Romito in Duomo, fino a Bekeke, altro mitico top dei top veneto, che figurava in un locale di pesce in via Pier della Francesca a Milano. Poi succede che le cantine medesime vengano contattate che so, dalla fiera tal dei tali che gli comunica che il loro vino è molto buono e ha passato la selezione tal dei tali (e ci credo...); ma di solito questo secondo riconoscimento arriva alle cantine più strutturate (e a questo punto chiediamoci tutti insieme il perché) mica a quelli che considerano dei poveracci. Il secondo step è che l’anno dopo le cantine che hanno avuto soddisfazione a Golosaria tornano e continuano a dialogare con un pubblico sempre interessante, come nel caso di San Giuseppe che fa un Prosecco fuori dal comune, della Maliosa coi suoi vini pazzeschi, di D Casadei con la selezione in anfora o della Tenuta Montemagno (ma i nomi sarebbero tanti). Altri, invece, si fanno convincere che hanno ricevuto la promozione della loro vita e ti salutano. Già oggi che abbiamo reso pubblici questi assaggi clamorosi, descritti in un libro di oltre 600 pagine, che vedrà la luce a Golosaria (L’Emozione del Vino), saprei distinguere esattamente chi avrà un comportamento e chi un altro. Avanti il prossimo, vien da dire: lavoriamo per tutti. Il Covid ha lasciato irrisolti tanti nodi. Uno di questi riguarda la ristorazione che si sta rialzando non tanto per problemi di clientela, quanto per quelli di riorganizzazione di personale. Poi c’è la Circolare

16 settembre Che sensazione di casa tornare al Melià Si torna al Melià, uno dei nostri luoghi storici dove per cinque anni animammo le edizioni di Golosaria dal 2007 al 2011. Torniamo per una cena di lavoro, ma anche per provare l’ottima cucina del ristorante (la pasticceria è da urlo) in un locale che è diventato più accogliente e anche più informale. Quanti passi avanti diciamo al direttore Alessio e che soddisfazione vedere questa evoluzione, che consideriamo anche un po’ nostra. E infatti torneremo al Melià, nel 2022, per una serie di giornate speciali di cui vi diremo in seguito. Mentre stiamo vivendo questo 2021 dove si intravede un’uscita in fondo al tunnel, stiamo già programmando qualcosa che ha a che fare con la Colleganza per il 2022. È il nostro manifesto programmatico e la sua realizzazione sarà qualcosa di bellissimo per tutti.

32

diario di viaggio


17 settembre Stupirsi davanti alla colleganza e al rispetto di Francesco Tava Da Milano sono andato a dormire a Erbusco ieri sera, per evitare la coda del lunedì in auto, quando si esce da Milano. Al mattino, dunque, dopo aver letto i giornali e fatto la diretta Instagram, sono atteso a Mori, per andare a trovare di persona Francesco Tava, dopo la bellissima intervista che mi ha rilasciato dieci giorni prima. Arrivo e vedo coi miei occhi come vengono create queste anfore di ceramica, a mano una a una, con un personale decisamente motivato che cura ogni minimo particolare. Mi colpisce Francesco quando racconta del rapporto con i suoi dipendenti, molti provenienti da paesi lontani, magari con la moglie che fa la colf o la badante, senza possibilità di avere due auto per raggiungere il posto di lavoro. E allora lui ha organizzato un servizio di trasporto per entrambi, perché possano sentirsi tranquilli. Ma mi stupisce anche quando mi porta a vedere la nuova fabbrica che entrerà in funzione fra poco, dove ci sono grandi finestre e i muri predisposti per accogliere piante rampicanti. Ha scelto di fare così perché tutti, lavorando, possano vedere la bellezza della natura intorno e davanti alla fabbrica ha piantato persino una vigna. Le piante poi servono per rendere l’ambiente fresco (serve alla ceramica) evitando l’aria condizionata che magari non fa bene alla salute e non è sostenibile. Andiamo a pranzo alla Casa del Vino di Isera, un luogo del cuore ambientato a Palazzo Probizer dove Luca Bini, il patron, ci serve vini superbi, fra cui l’inenarrabile pinot nero di Elisabetta Dalzocchio. E qui dico a Francesco che mi colpisce davvero tanto la sua posizione umana. Al che lui mi parla dei suoi genitori, di suo padre Ferdinando, che è mancato qualche anno fa e che scopro di avere conosciuto. Per portare avanti la sua azienda Francesco ha scelto di lasciare Padova, dove aveva conosciuto amici comuni, fra cui il nostro Matteo Florean, ed ha avuto l'intuizione di realizzare anfore adatte ai vari tipi di vino. Gli regalo il mio libro, e quando sono in auto penso intensamente a suo padre e al valore del seme, metafora di quella che si chiama educazione. È evidente che sia Francesco sia il fratello Giobbe che alleva galline e produce delle uova straordinarie, abbiano ricevuto il dono del genio. Ma non solo questo. Vorrei proporgli chissà quante cose da fare insieme, ma non ci riesco: mi sembra di rovinare un rapporto che mi ha commosso. Voglio solo ammirare gente così. Grazie Francesco, spero solo di incontrarti presto.

Dai Fratelli Tamani è sempre festa Dopo Trento vado a Verona, per una riunione con gli amici di Vinitaly e poi a cena a Villa Bartolomea nella nuova location dei fratelli Tamani, che è ambientata in un elegante hotel di questo paese non distante dalla provincia di Rovigo e da Legnago. Quando entro nella sala ristorante vedo dentro alla cucina a vista Romano con la padella in mano che impartisce le sue lezioni ai giovani della brigata che lo seguono. Carlo, il fratello, è in sala ed è felice di vedermi qui, fra i tappeti dove non rinuncia a gettare il vino avanzato che si è scaldato, davanti al regista Gabriele Salvatores, che quella sera cena con i suoi collaboratori, in una pausa del nuovo film che sta girando da queste parti. Ci sono le zuppiere bianche e immacolate; c’è un maestoso quadro che riproduce il dipinto di Giulio Romano della Sala di Amore e Psiche di Palazzo Te di Mantova; c’è la loro simpatia e capacità di accoglienza, che si evince anche dalla carta dei vini. Mi si avvicina anche Gioia, che insieme a Carlo cura la sala, per fare un selfie. Che bel clima c’è attorno a questa cucina. L’affiatamento è esattamente la strada della vittoria. Mi sembra che il tempo si sia fermato. Romano e Carlo con vent’anni di meno, scriverò sulla mia recensione che esce per IlGolosario.it. La stessa affabilità, lo stesso ardore per le ricette della tradizione. A un tratto Romano chiama al cellulare Vittorio Sgarbi e me lo passa per un saluto. Quanta storia e quante relazioni si sono intrecciate intorno alla cucina di questo grande cuoco.

A Villa Bartolomea con i fratelli Romano e Carlo Tamani e tutto lo staff

18 settembre Aurora è la cuoca con la corona rossa Il pranzo di sabato sarà altrettanto importante, perché Aurora Mazzucchelli e il fratello Massimo sono in procinto di riaprire il loro mitico ristorante Marconi a Sasso Marconi, stravolgendo tutto. Sarà dedicato ai lievitati, o meglio alla pizza. E a tavola, con l’amico Mattia Mazzacurati, assaggiamo le sue sei proposte di degustazione che ci lasciano senza parole. Quando salgo in auto chiamo subito Marco Gatti, perché quella che ho vissuto oggi è più di una rivoluzione: la pizza interpretata da un cuoco. È un altro mondo, perché significa in qualche modo precisione, gusto ai massimi livelli, ma soprattutto rappresenta uno sprone a tutto il mondo della cosiddetta pizza gourmet, che significa non sedersi sugli allori del già saputo, ma andare oltre, intorno al valore di un grande piatto italiano. Sarà questa la nostra corona rossa unica del 2021!

Francesco Tava tra le sue anfore

la Circolare

33

diario di viaggio


Alla Corte di Franco: è Tozzi Green Alle cinque del pomeriggio, dopo essere tornato a prendere la camera nel bellissimo B&B la casa di Gu’ in centro a Ravenna, eccomi nella sede della Tozzi Green per partecipare a un convegno con Ruenza Santandrea, insieme a Virginia Tozzi, moderato dal collega Fabio Cavallari. Prima di noi hanno affrontato il tema della sostenibilità due assessori regionali all’Ambiente, Raffaele Cattaneo della Lombardia e Irene Priolo dell’Emilia Romagna, tema che riprenderò nel mio articolo su Avvenire della settimana. Nel nostro convegno invece parleremo del vino e di questa giovane generazione. E con Ruenza concordiamo che siamo di fronte a chi la sostenibilità ce l’ha dentro come dimensione del proprio vivere. A cena sarà con noi il nonno Franco, con tutta la famiglia, intesa come moglie, figli, nipoti e pronipoti. E non mancheranno le tagliatelle al ragù e quel clima romagnolo di accoglienza e di amicizia che da sempre ho avuto modo di apprezzare. Quello che ha generato Franco Tozzi è una dimensione a 360° dell’impegno di un imprenditore, dove la solidarietà non è per nulla secondaria. Lo dico pensando a quel filmato dell'Associazione Together dove si vede che quel DNA romagnolo va nel mondo, per costruire ponti. Davvero una gran bella lezione.

so per un convegno dedicato al grande scrittore e amico Franco Piccinelli. Il sindaco Annalisa Ghella ha voluto fortemente questo incontro, dove a parlare insieme con me c’è il collega Claudio Puppione che appare in un filmato della Rai dove Piccinelli lo intervista come vignaiolo. E nel servizio, appare anche un giovanissimo Paolo Frola con l’inseparabile chitarra, in mezzo alle vigne, che canta il re del Mosto. Che personaggio straordinario è stato Piccinelli, gioioso cantore della trasformazione di questa civiltà contadina, che oggi riesce a fare a meno dei treni, faccenda che a lui già andava di traverso 30 anni fa. Al mio fianco c’era anche il generale Paolo Piccinelli, il figlio di Franco, che credo si sia commosso quando ho letto quel racconto che suo padre mi regalò, dedicato al viaggio con sua madre, che è uno dei pezzi più belli inserito nel mio ultimo libro Del Bicchiere Mezzo Pieno. Lo conoscerò meglio a cena, alla tavola della Cantina del Rondò di Neive, nostra sosta radiosa, dove Emanuela, la cuoca, mi mostra il menu dove alla voce dolce appare Il Preferito, nome di una leccornia nata da un dialogo semiserio fra me e suo marito, il compianto Francarlo Negro.

La cena con nonno Franco e la famiglia Tozzi

Non ti perdono il successo Alla sera in albergo faccio in tempo a vedere i messaggi sul mio telefonino, prima di addormentarmi: mi girano un articolo apparso sul Corriere della Sera edizione di Bergamo dove di fatto c’è un attacco, più che una critica, a Nicolò Quarteroni dell’agriturismo Ferdy che da una diretta Instagram si dice mortificato. Dopodiché poi scopro che è andata in onda anche la mia intervista a TV2000 nella trasmissione Soul, dove parlo con Monica Mondo del mio libro Del Bicchiere Mezzo Pieno. Caro Nicolò, è arrivato il momento dove si comprende che nell’umano esiste anche l’invidia, ovvero l’atteggiamento di chi perdona tutto ma non il successo. Nei giorni a seguire ci sentiremo al telefono, ma la cosa ammirevole sarà la capacità di fare squadra della sua famiglia, a iniziare dal grande Ferdy, che non lo si può scalfire certo con un articolo pieno di insinuazioni, che presto sarà dimenticato. Mentre Ferdy Wild resta. 19 settembre Con Franco Piccinelli nella sua Neive Da Ravenna raggiungo Alessandria e poi Neive, dove sono attela Circolare

A Neive per ricordare Franco Piccinelli. Da sinistra: il giornalista Claudio Puppione, il sindaco Annalisa Ghella, Paolo Massobrio e il generale Paolo Piccinelli, figlio di Franco

20 settembre Fino a notte a correggere le bozze Il giorno seguente sono finalmente ad Alessandria e la giornata non finisce più: fino a notte a correggere le bozze de IlGolosario, sia quelle del volume dei prodotti sia quelle dei ristoranti. Quando si è l’anello di una catena, non si può sgarrare: dietro al mio lavoro c’è quello degli altri collaboratori che devono portare a casa il risultato del libro stampato. Che è sempre una tribolazione. Ma anche quest’anno ce la faremo! 22 settembre Muore Renzo di Cervere Notizia shock: è morto Renzo di Cervere. La notizia mi è arrivata

34

diario di viaggio


sul telefonino e subito ho mandato un messaggio al figlio Gianpiero che mi ha risposto: “Grazie, sai che lui ti stimava molto. Hai scritto il primo articolo su di noi. Grazie per tutto quello che hai fatto”. E qui i ricordi si sprecano, come la prima volta che andai all’Antica Corona Reale con il dottor Fraire, che era un personaggio di Bra e che non voleva che si facesse conoscere quella che riteneva fosse la sua tavola preferita. Poi ci sono state tantissime altre volte. Con gli amici in autunno nella stagione dei tartufi; in estate, nel bel dehors; una sera con Enzo Fulginiti quando Renzo ci volle cucinare di persona la finanziera, mitica. E poi i pranzi e le cene con gli amici di Inalpi, con cui collaborava. Me lo ricordo sempre col sorriso, ammirato da suo figlio che aveva sviluppato oltremisura la sua osteria, creando un luogo di grande charme, a Cervere, il paese dei porri.

Renzo di Cervere con il presidente di Inalpi Ambrogio Invernizzi

GIOVANI CORAGGIOSI CON IL GREEN NEL SANGUE Virginia Tozzi ha meno di trent'anni e una bimba bellissima. Quando la conobbi era in stato interessante e facemmo una riunione alla Tozzi Green di Ravenna, leader nelle energie rinnovabili, creatura di nonno Franco, originario di Casola Valsenio. Quando poche ore dopo la rividi in mezzo alle vigne di Casola, curate dal compagno Peter, mi apparve un'altra persona, tanto che mi sembrò di aver visto due ragazze in stato interessante. Il fatto è che Virginia, di fronte a suo nonno, è nel pieno del sogno della giovinezza e sa che coltivare la vite a buone altezze e lungo la "vena del gesso", dà caratteri unici all'Albana, al Sangiovese e persino al Pinot Nero. Ora, se dieci anni fa un'azienda vitivinicola sceglieva il bio, un po' contava la reputazione sui mercati esteri. Oggi invece, i giovani scelgono una certa pratica non invasiva perché è nel loro Dna. Ma c'è di più, giacché la sorella Agata e la cugina Natalia si occupano del progetto Together, che riguarda educazione ambientale e inclusione sociale, mentre lo zio Andrea, ceo dell'azienda, è in Perù a seguire un progetto che permette ai piccoli villaggi di avere l'illuminazione grazie a un prototipo studiato per loro. Francesco Tava ha dieci anni in più di Virginia, ma venerdì scorso mi ha portato a vedere la sua nuova fabbrica di anfore per il vino, che è piena di luce, di spazi per i dipendenti, molti originari di Paesi lontani. Ha deciso che il processo di raffreddamento delle anfore lo realizzerà con la piantumazione interna di vegetali rampicanti, anziché con l'aria condizionata. Per il benessere generale. In poche ore, da Arco a Ravenna, ho assistito allo spettacolo di una coscienza nuova, che è il cemento che serve a una civiltà, ancor più che a una la Circolare

società. Durante il dibattito a Ravenna, poi, presenti gli assessori regionali all'Ambiente di Lombardia e Emilia Romagna, s'è parlato del tema caldo dell'energia. E la scelta condivisa era per incentivare le "rinnovabili", che tuttavia rappresentano, e forse lo saranno sempre, una nicchia di fronte al bisogno generale. E come se ne esce? La parola atomo e nucleare ha fatto capolino in quella sala, senza rumori. A quel punto m'è venuta voglia di saperne di più, mentre fino a poco tempo fa queste parole erano un tabù avvolto da una nebbia che si chiama anche ideologia. Non ho risposte a riguardo, ma certamente un desiderio che i problemi ora si affrontino davvero: senza slogan, senza retorica, vedendo problemi e soluzioni con oggettività. La generazione di Virginia e di Francesco è pronta. Voltiamo pagina? (Avvenire, 22 settembre) 23 settembre Cena blitz da Ferdy Stasera andiamo a cena all’agriturismo Ferdy: blitz da Milano con Daniele e Imma, io e Silvana. Arriviamo in tempo per andare nello spaccio ad acquistare una serie di prodotti, soprattutto quelli di cosmesi, e poi a tavola in questo luogo unico. Scegliamo il menu degustazione An Carga Mut, che propone i piatti della stagione e della tradizione, tutto abbinato ai rarissimi vini naturali dei produttori amici di Nicolò. Il locale è pieno ed è sinceramente uno spettacolo vedere tanti giovani che mangiano e bevono accompagnati dai consigli di Nicolò che ti conduce a fare una vera e propria esperienza. Lo saranno i piatti dove resterà memorabile quella cruda della Val d’Inferno che è una carne di Bruna Alpina con brodo di fieno e silene. Ma tutti i piatti restano nella memoria, così come la sequenza dei vini. Il nostro intento di tornare a casa dopo cena naufraga dunque dopo il secondo assaggio di vini e chiediamo due camere: domani sveglia alle 5,30 per essere puntuali sul lavoro, ma ne è valsa davvero la pena. Man mano che arrivavano piatti e bicchieri dentro di me cresceva l’orgoglio di aver deciso con Marco Gatti, lo scorso anno, di affidare a Ferdy la corona radiosa rossa unica. E infatti anche quest’anno l’esperienza è stata unica, e capisci che dietro a quella proposta c’è la precisione di un lavoro, fatto di ore e ore di confronto, di assaggi. Lo stesso Nicolò ci dice che il giorno libero del mercoledì, anche controvoglia, lo gioca andando a visitare altri ristoranti, per capire come dare il massimo. Il cuoco, invece, Marco Bonato è un genio assoluto capace di interpretare i prodotti di stagione che offre l’azienda agricola e trasformarli in piatti che magari, proprio per il concetto di stagionalità, non sono replicabili. Bellissima esperienza.

35

Nicolò Quarteroni e lo chef dell’agriturismo Ferdy, Marco Bonato

diario di viaggio


24 settembre Alla Douja d’Or a parlare di vino e salute Quattro settimane di Douja d’Or quest’anno, o meglio quattro weekend nel cuore di Asti, esattamente a Palazzo Ottolenghi, dove vanno in scena incontri, spettacoli, degustazioni. Questa sera, prima dello spettacolo di un gruppo musicale di Torino portato da Collisioni, tocca al sottoscritto e Giorgio Calabrese, insieme a Filippo Mobrici, animare un dibattito dedicato al consumo di vino. Modera l’incontro il giornalista della Stampa Franco Binello. Il pubblico è un parterre da grandi occasioni con le autorità che giungono nel cortile addobbato a festa a seguire un dialogo dove a un tratto emerge qualcosa di nuovo, che colpisce anche l’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa. Ed è il valore dei vini di domani. Il cambiamento climatico, infatti, rende più breve il ciclo di maturazione dell’uva che in qualche modo rischia di impoverirsi. Quale vino dunque assaggeremo domani?

questo vitigno. Resteranno memorabili l’assaggio di un 2004 della cantina Travaglino, in magnum, ma anche le straordinarie bollicine di castello di Cicognola. Il giorno dopo alla Tenuta Pegazzera tutti i produttori aprono il loro banco di assaggio e sarà davvero interessante ritrovare tanti amici, vecchi e nuovi (uno su tutti la Casaia, che ha debuttato a Golosaria Monferrato) e una novità di cui presto parlerò su IlGusto.it che è l’azienda Cordero, con tre giovani fratelli originari delle Langhe e oggi qui, a Santa Giuletta. È la prima volta che ho avuto la percezione netta che questa volta l’Oltrepò alzerà la testa.

Anche oggi abbiamo voluto rendere omaggio a Beppe Fassino, con i tre figli e gli amici, fra cui l’ex assessore regionale Giorgio Ferrero. Si cena poi nella felice situazione del giardino di questo palazzo storico, con i piatti delle Pro Loco astigiane che propongono un menu sfizioso abbinato ai vini della doc Terre Alfieri. E fra me penso che ogni volta che mi trovo ad Asti mi sento a casa, per tantissimi motivi. Ottavia Vistarino racconta la cantina della famiglia Vistarino Giorgi, a Rocca de’Giorgi

Oggi su Avvenire il mio appello di gusto che dice: “Non c’è più tempo!”

Alla Douja d’Or per il dibattito dedicato al consumo di vino. Da sinistra: Paolo Massobrio, Gian Paolo Coscia, Renato Goria, Marco Protopapa, Filippo Mobrici e Giorgio Calabrese

26 settembre Oltrepò Pavese: il Pinot nero fa rete Un sabato a Torino, a pranzo alla Piazza con gli amici della Gallia e poi una domenica di lavoro intenso sulle bozze dei libri prima di partire per l’Oltrepò Pavese. Stasera ci sarà una bella cena, al ristorante Prato Gaio di Montecalvo Versiggia, che è sulla nostra guida col faccino radioso. Ma prima raggiungo la maestosa villa della famiglia Vistarino Giorgi, a Rocca de Giorgi, dove passerò la notte con altri colleghi giornalisti. Ottavia Vistarino ci fa visitare la cantina e da un plastico si evince tutta la proprietà della cantina e tutti i cru che dominano i vari appezzamenti. Siamo in una delle aziende che più hanno investito sul pinot nero e sulla versatilità di questa uva. Ma mentre questo vino sarà protagonista degli assaggi di stasera e di domani, in cantina si assaggiano alcune annate di Riesling renano, che è un’altra scelta voluta dall’azienda, più che vincente direi. Al ristorante ci sono tutti i produttori di pinot nero che hanno deciso di radunarsi in un'Associazione per promuovere il valore di la Circolare

MA ORMAI È FINITO IL TEMPO DEGLI ECCESSI La decisione della Fiera nazionale del tartufo d'Alba di spostare di una settimana l'inaugurazione ha provocato un passaparola non indifferente. D’altronde non c’è tartufo, ma neppure ci sono i funghi, e ora che sta per finire la vendemmia, figlia di un’estate troppo siccitosa che ha portato a una contrazione della produzione, si contano le rese del riso, anch'esse più scarse rispetto all'anno passato. Della scarsità di grano a livello mondiale si parla da un mese e fra i rincari in arrivo, dopo luce, gas e benzina, ci sarebbe presto anche la pasta, come in generale un po’ tutte le materie prime: alimentari e non solo. Di contro abbiamo imparato a sprecare un po' meno, almeno a leggere i dati dell'International Observatory on Food and Sustainability, secondo cui – proporzionalmente rispetto agli Stati Uniti – in Italia ogni settimana si butta via un terzo di cibo in meno. Con il lockdown sembra che da noi gli sprechi si siano ridotti dell'11%, segno evidente che la spesa oculata e meno distratta porta i suoi risultati. Il tema dei cambiamenti del clima resta comunque all'ordine del giorno ed è evidente che ora serve un radicale cambiamento della politica, che faccia tesoro della difficile coesione sociale raggiunta di fronte all'emergenza del Covid. Ma può essere la “dittatura dell'emergenza” a dettare le regole del gioco? Questa espressione l'ho letta in un articolo di trent'anni fa firmato da Franco Piccinelli, immaginifico giornalista e scrittore di Neive presso Alba, ricordato nel suo paese proprio la settimana scorsa: «Quando non ci sarà più la dittatura dell'emergenza – scriveva Piccinelli – mi auguro si sia ancora in tempo a dire che si è scherzato, che le frane saranno arginate, le gallerie messe in sicurezza, i treni e i binari li vedremo consolidati al loro posto, nella loro funzione». All’epoca la protesta di Piccinelli, figlio di un capostazione, era per i tagli alle

36

diario di viaggio


linee ferroviarie, ma quando ha parlato di frane e di gallerie mi è subito rimbalzato alla mente il tema di un Paese fragile, anch'esso in balia dei cambiamenti del clima. Sembra quasi che dopo il Covid si stiano sgretolando tante altre certezze oltre a quelle sanitarie e soprattutto che faccia capolino la necessità di reagire allo spreco non solo alimentare, ma delle opere realizzate in passato e destinate poi all'abbandono in nome di una modernità vaga. Le recenti elezioni in Europa, e anche quelle amministrative imminenti nelle principali città italiane, possono portare a un cambiamento, ma il timore che si profila è la mania della discontinuità fine a se stessa: come se il valore da perseguire fosse una strana "creatività amministrativa" rispetto invece all'autentico bene comune. Ma si stanno rendendo conto che non c'è più tempo? (Avvenire, 29 settembre) 29 settembre Si parte per Massa a cena dalla mamma di un Top dei Top Inizia una settimana impegnativa, di viaggi. Mi attendono a Roma per un convegno nazionale di Alleanza delle Cooperative, e siccome devo poi presenziare a incontri anche nelle Marche prendo l’auto e inizio il mio viaggio a tappe. La prima di queste sarà da Pietro Mosti, titolare dell’azienda l’Aurora di Francesco a Massa, che quest’anno ha ricevuto il riconoscimento di vino Top dei Top con il suo rosso Vermentino Nero Riflesso. Per l'occasione ha messo ai fornelli la simpatica mamma, che fino a ieri gestiva l’agriturismo Il Gallo e insieme a Ignazio, suo collaboratore commerciale, e Alessandro Mosti, cugino nonché uno dei più bravi artisti mai conosciuti, che ha realizzato anche le etichette dei suoi vini. Mangiamo dei tortelli fantastici in due versioni e il merluzzo in vari modi. Leccornie che si abbinano ai suoi Vermentino, ma anche alla sorpresa di un Rosso da uve barsaglina dedicato al padre: si chiama Per Te. Ora, che Piero fosse molto bravo e che lui possa diventare una sorta di leader della doc Candia Colli Apuani non avevo dubbi, ma che fosse centrato su tutti i vini che mi ha fatto assaggiare non me lo sarei aspettato: il Pozzoalto, per esempio è un bianco di vermentino, albarola e malvasia toscana, davvero notevole. Il Krikko è un rosso di sangiovese e merlot che mostra la sapidità tipica di queste terre; il Baciato è da capottarsi ed è un Toscana rosso da uve tempranillo.

il Vermentino dell’anno nel 2020 a Diano Castello e quest’anno il Vermentino nero a Golosaria sono molto più di una consacrazione. Ma quello che mi ha reso felice è vedere la storia di una famiglia all'opera: la mamma Bruna, simpatica e solare, Pietro e i suoi amici. A Milano conoscerò anche i figli e la sorella che conduce anch’essa un’azienda vitivinicola della quale presto parleremo. 30 settembre Roma è Vivite Dal confortevole hotel Luna di Marina di Massa mi metto in viaggio per Roma, passando per Grosseto e Orbetello come mi hanno consigliato ieri sera. Un viaggio sereno, fino all’Hotel The Hive, vicino alla stazione Termini dove mi fermerò per tre notti. Alle 16,30 in punto sono già sulla navetta che mi condurrà alle Officine Farneto, dove Alleanza delle Cooperative ha allestito un’edizione smart di Vivite con tutti i migliori vini delle cantine cooperative d’Italia e con la promessa di una cena di gala, con altrettanti assaggi. Alle 19 la collega della Rai Anna Scafuri modera il talk show dedicato ai temi del momento, ovvero l’agenda 2030 per il mondo del vino. Denis Pantini di Nomisma snocciola i dati sulla percezione del vino sostenibile da parte degli italiani; Stefano La Porta di Ispra e Stefano Vaccari di Crea intervengono sui temi più delicati del processo di avanzamento verso gli obbiettivi dell’Agenda 2030. Molto netto il commento di Angelo Frascarelli, presidente di Ismea, che taglia la testa al toro e dice: “Qui non si tratta di imporre qualcosa, sono i giovani che vogliono questi obiettivi”. Replica l’ex ministro Gian Marco Centinaio, che fa un intervento antieuropeista, parlando del Prosek e di altre questioni di attualità. L’ultimo intervento è il mio, che sottolineo quanto detto da Frascarelli, ma soprattutto parlo della capacità di ascolto dei millennials, che un giorno, anche non troppo lontano, dovranno occuparsi della governance delle cantine cooperative. E lo faranno secondo questa inclinazione sostenibile.

A Vivite per il talk dedicato all’Agenda 2030 del mondo del vino

Piero Mosti de L’Aurora di Francesco di Massa

Avevo proprio bisogno di passare un po’ di tempo con questo uomo, che conosceremo a Milano a Golosaria. Lo dico perché i suoi vini sono un’emozione pura, che pochissimi conoscono perché pecca in comunicazione. Ma certo due anni di seguito di premi, prima la Circolare

L’inizio cena ha visto poi l’introduzione di Daniele Cernilli, dedicata ai vini in degustazione. E anche lui ha sottolineato i grandi passi avanti fatti dal mondo cooperativo, che oggi si chiede se ce la farà a sostenere i nuovi costi per raggiungere gli obiettivi del 2030. È una bella sfida: sarà interessante documentarla passo dopo passo. Di questo ne scriverò sul mio articolo di Avvenire del mercoledì, che esce il 6 ottobre, dove commenterò anche l’esito delle elezioni.

37

diario di viaggio


L'UNIONE FA LA FORZA (ANCHE DEL VINO BIO) Se c'è una lezione che esce dalle urne elettorali è che i personalismi in politica non fanno il pieno. La legge della democrazia non premia i rivoli ma i fiumi, che si alimentano di affluenti, ovvero di aggregazioni identitarie che vanno poi ad accrescere quello che è uno scopo comune. Con questa metafora si può capire quanto valga, in politica come in economia, mettersi insieme veramente, lasciando perdere i distinguo sterili. Giovedì scorso a Roma il mondo della cooperazione italiana del vino si è ritrovato alle Officine Farneto per mostrare con ViVite quale sia il senso di quella che si chiama Alleanza. Un mondo fatto di migliaia di viticoltori, ognuno custode di un pezzo di terra che – grazie a queste aggregazioni – rende visibile un disegno ordinato di interi territori con un'economia possibile che non ha provocato spopolamento. Le prime 10 cooperative vitivinicole italiane detengono il 15,2% di tutta la superficie vitata del Paese, ma la novità è che ben 6 cooperative su dieci hanno ridotto l'uso della chimica e una su due ha incrementato le produzioni bio. E questo è il fiume di cui si parlava (si chiama anche tendenza), e rappresenta un bel passo verso gli obiettivi europei del 2030 che vanno sotto il nome di Farm to Fork. Sono le sfide che ci attendono per cui occorre un lavoro. Anche la politica è sotto la lente di verifica di un lavoro e, se il voto di protesta generalizzato sembra essersi attenuato a fronte di un governo che ha portato risultati, nel post pandemia sembra chiaro che i cittadini vogliono concretezza... e guai all'incertezza. Ma anche i consumatori la vogliono, se è vero che – tornando al vino – un italiano su dieci nell'ultimo anno ha acquistato vino sostenibile e uno su quattro ha notato in etichetta il marchio bio, secondo i dati snocciolati da Nomisma Wine Monitor. Angelo Frascarelli, presidente di Ismea, durante il talk show di ViVite ha detto a chiare lettere che non c'è tempo per pensare se la strategia di sostenibilità sia giusta o meno: lo chiedono i consumatori di tutto il mondo e questo è molto di più di un ordine. Ma anche i giovani vignaioli hanno un pensiero sostenibile e sono pronti, giacché questi comportamenti responsabili verso l'ambiente sono esattamente nelle loro corde. Un giorno si occuperanno anche della governance delle loro cooperative, ma già ora chi è al comando deve mostrare una grande capacità di ascolto dei millennials. Che è ciò che sembra mancato alla politica perdente, in autoanalisi in queste ore. (Avvenire, 6 ottobre) 1 ottobre La sorpresa di Etienne Giornata piena di lavoro a Roma, sulla terrazza dell’hotel che è un’oasi se penso ai sacchi di immondizia che ho trovato in ogni angolo della città e non sembra vero di essere alla vigilia delle elezioni comunali. Alla sera con Rita Sanguigni saremo a cena in un locale fantastico del Quartiere Trieste, l’Etienne, con un geniale e bravo chef, Stefano Intraligi, che conquista l’ultimo faccino radioso vergato sulla nostra guida prima di uscire. Il giorno dopo mi attendono in Piazza Sempione a Roma per un incontro dedicato al mio libro Del Bicchiere Mezzo Pieno, preceduto da un intervento dell’amico Manlio Gessaroli di Rimini sulla figura di Enzo Piccinini, medico e amico di tanti, scomparso a seguito di un incidente in auto 20 anni fa. Non immaginavo che il moderatore dell’incontro fosse una persona che, grazie al Club di Papillon, è poi diventato sommelier ed ha maturato la passione per il vino e per il grill. Lui è Carlo Pompei e insieme ceniamo nel cortile dell’oratorio della parrocchia, con altri amici, come Eugenio Bollani, autore di tutte le riprese di Golosala Circolare

ria Fiera On Line dello scorso anno che era a Roma e ha saputo dell’incontro. Pasta e fagioli e vino rosso, parlando a tavola di Enzo Piccinini, un personaggio grandissimo, descritto nel libro di Marco Bardazzi, Ho fatto tutto per essere felice, che ho letto questa estate, colpito dalla sua necessità di mettere al centro il fattore umano. A proposito di Piccinini, nel libro come nei racconti, emergono dei particolari che sembrano secondari, come il suo presentarsi a casa di una persona che ha avuto un lutto con un mazzo di fiori (sembra scontato, ma alla nostra generazione queste sembravano cose antiquate) oppure l'attenzione perché le tazzine del caffè, in un appartamento di studenti, fossero belle. Cosa vuol dire tutto questo? Che una dimensione umana o è integra, fino al particolare, oppure si dissolve piano piano.

Stefano Intraligi, chef dell’Etienne Bistrot di Roma

Paolo Massobrio con Carlo Pompei all’incontro dedicato al libro Del bicchiere mezzo pieno

3 ottobre In Abruzzo in visita al Feuduccio Riparto la mattina da Roma dopo la messa delle 8 nella maestosa Basilica di Santa Maria degli Angeli. Direzione Orsogna, in Abruzzo, per incontrare Rocco Cipolloni dell’azienda vitivinicola Il Feuduccio, che fu Top Hundred nel lontano 2002, primo anno della nostra selezione. Lui qui, in questi paesi che avevo visitato ad agosto, ha puntato molto sul Pecorino, condividendo con la proprietà, l’imprenditore Camillo Lamaletto, il rilancio di questa azienda che

38

diario di viaggio


è un gioiello sotto tutti i punti di vista. A pranzo, ironia della sorte, mi porta alla Grotta dei Raselli, dove già ero stato questa estate, ma questa volta i vini li porta lui e io ne approfitto per assaggiare cinque campioni di bianchi e rossi, oltre a uno strepitoso Cerasuolo. Riparto dopo pranzo, in direzione Abbazia di Fiastra, nelle Marche. E a metà pomeriggio, in questo luogo bellissimo, pieno di gente, mi raggiungono Maria Grazia e Massimo Carletti con la loro figlia Laura, titolari del Podere Sabbioni, altra azienda che con la Ribona ottenne il premio Top dei Top dei bianchi nel 2019. Visitiamo l’azienda, che è disarmante nella sua semplicità ed essenzialità, e tutti i processi sono fatti a mano. Con loro ci dirigiamo a Monteleone, uno dei borghi più belli d’Italia, dove ci sarà un evento di Colleganza, ovvero il progetto dedicato al genius loci. Ci sono produttori di vino, fra cui Antonio Failoni con il suo Verdicchio strepitoso, ci sono i ragazzi di questo luogo, che hanno chiamato “Vicolo Cielo” per evidenziare la bellezza del panorama che si gode dal loro terrazzo; c’è Cesare Lapadula, capo delegazione Ais di Macerata. E poi arriva Pio Mattioli, governatore del Club di Papillon della Marche per partecipare a una

serata che mi resterà nel cuore. La lirica cantata da due personaggi travolgenti, figli d’arte di Katia Ricciarelli; quindi i vini raccontati dai produttori, la voglia di mettersi insieme, come si evince dal bel filmato dedicato al progetto con la voce narrante di Maria Grazia. Si torna a casa tardi e la notte nella foresteria dell’Abbazia di Fiastra è magica. Anche oggi ho incontrato produttori di vino artigianale che fanno bottiglie grandissime e che hanno scelto di mettersi insieme, di comunicare il valore del bene collettivo che li unisce, che è il territorio. Ma qual è il segreto di un vino autentico? E quanto c'entra il fattore umano? 6 ottobre A cena con Gerry Scotti e Fabiano Giorgi Dopo essere tornato ad Alessandria, viaggio lungo da Tolentino a casa, eccomi alle prese con le incombenze di ufficio, ma soprattutto con una trasferta a Milano, che in questi giorni sta vivendo la Wine Week. Nello spazio del ristorante Cera, in zona Porta Venezia, stasera Fabiano Giorgi presenta la sua riserva 2012 del brut Antonio Giorgi dedicato al padre. E con lui Gerry Scotti che debutta con il Buttafuoco 2017. Fra gli ospiti, autorità, produttori, giornalisti, tutti conquistati dalla simpatia di Gerry e dall’accoglienza di Fabiano (la cena sarà davvero ottima). Al mio tavolo Fabrizio Berlincioni ed Edoardo Raspelli, in procinto di debuttare con una trasmissione su Canale Italia.

Rocco Cipolloni con il suo “Margae” del 1998

Fabiano Giorgi e Gerry Scotti presentano i loro vini al ristorante Cera

L’incontro con Paolo Massobrio al Vicolo Cielo di Monteleone

Paolo Massobrio con Edoardo Raspelli

la Circolare

39

diario di viaggio


Era tanto che non incontravo Edoardo e il fatto di vederci al tavolo insieme, a chiacchierare, stranamente ha sorpreso più di un giornalista. Ora capisco che sono anni che non facciamo più nulla insieme, e questo forse è normale quando si cresce, ma pensare che abbiamo litigato mi sembra fuori da ogni logica. Diciamo che entrambi abbiamo preferito cambiare aria e quella di Edoardo è certamente orientata sulla tivù, tant’è che per l’intera serata saranno il suo nuovo debutto televisivo e il suo ego smisurato a tenere banco. Facciamo una foto insieme, per la gioia delle malelingue (ma qualcuno le avrà imbeccate no?) 7 ottobre Webinar bottegaio e degustazione di Montecucco Giovedì in ufficio dove mettiamo a punto alcuni momenti salienti di Golosaria, fra cui l’annuncio di essere diventati società benefit che perfezioneremo a fine mese. Quindi il webinar dedicato alle Botteghe e al manifesto sulla Colleganza, alle 18, con Fabio Molinari. E poi un’appassionante degustazione di vini della doc Montecucco. Il giorno dopo andrò a conoscere Giovanni e Stefania dell'azienda Prediomagno di Grana, che hanno puntato sul Ruchè e che mi racconteranno una storia bellissima di amore e impresa, mentre mi fanno visitare le camere di quello che diventerà un relais in mezzo ai vigneti. Poi un weekend a San desiderio di Calliano a visitare la chiesa bellissima del paese, con don Silvano a far da cicerone e infine a cena con Emanuela Rainero e Marco Tucci, che hanno intrapreso l’avventura del vino con il loro figlio Stefano. Beviamo gli ottimi Barbera d’Asti Aleramo e Malandrina e il Grignolino d’Asti Preludio.

prendo che un suo predecessore, don Luigi, aveva creato la tivù del paese. Nelle pagine a seguire si parla poi di storia e arte, di cultura e missioni, oltre alle notizie sullo sport (qui va forte il tamburello) e su una certa vita che è ripartita; c’è persino il cruciverba. Mi ha fatto tenerezza questo tentativo di dialogare ad ampio raggio attraverso un foglio di carta, veicolato anche on line, ben costruito graficamente, ricco, che ha lo scopo di mostrare il dono di un’identità che ha un prima, un presente e un dopo. Mi ha ricordato i miei genitori che conservavano gelosamente l’Amico di Masio, su cui ogni tanto tornavano anche solo per guardare una fotografia. Un paese che smarrisce la memoria, difficilmente si appropria di ciò che vale nel presente. Questo mi vien da commentare di fronte ai disordini nelle piazze di questi giorni che hanno solamente un impeto distruttivo, nel momento in cui stiamo uscendo da un tunnel. Prendo allora in prestito l’editoriale del parroco di Calliano per chiosare l’appello della settimana: “Non ci sono tempi tristi o perdenti. Ci sono solo tempi per essere buoni. (Avvenire, 13 ottobre)

Intrecci di relazioni, tutti vissuti con la chiave del vino che imperterrito continua a essere il testimone di tante imprese che restituiscono amore a un territorio. Che bello vivere queste giornate soleggiate di ottobre, in un Monferrato che scoppia di vita. La suggestione del Monferrato sarà motivo del mio appello di gusto in uscita mercoledì 13 ottobre. BASTA UN GIORNALINO PER FAR STORIA DI COMUNITÀ Viaggiare per le colline del vino con le vigne spoglie dopo la vendemmia è impagabile in queste giornate di transizione verso il freddo dell’autunno. A Grana Monferrato, Emanuela e Giovanni hanno creato dal nulla un’azienda dedicata al vino, Prediomagno, ristrutturando una villa di fine Ottocento che chiamavano “castello” ed hanno puntato sul Ruché, uno dei rari vini prodotti in sette Comuni di questo areale. Ora, se penso che l’innamoramento per questo vino che ha prodotto nuovi investimenti si deve a un parroco, don Giacomo Cauda, che a Castagnole Monferrato coltivava la vigna del beneficio parrocchiale, mi viene facile cercare le radici nei santi sociali del Basso Piemonte. Ad esempio in san Giovanni Bosco, che veniva a vendemmiare in questi paesi bellissimi, coi suoi ragazzi. Arrivato in località san Desiderio di Calliano il sole si stagliava sulla facciata della chiesa, quasi una pieve di campagna, che aveva una bellezza tutta sua, dentro e fuori. Sono entrato e poi ho chiesto se il sabato ci fosse la messa prefestiva. E sono tornato con mia moglie per conoscere don Silvano Lo Presti, il parroco, che ci ha portati a vedere anche la chiesa principale del paese dove sono esposti pregevoli dipinti del Caccia. Un parroco a cui la Diocesi di Casale ha affidato ben quattro parrocchie, ma ciò non lo ha distolto dal creare il bollettino parrocchiale, che leggo tutto d’un fiato, scola Circolare

Don Silvano Lo Presti, parroco della chiesa di Calliano

11 ottobre Convention delegati Domenica è il giorno della convention con i Delegati dei Club di Papillon per prepararci, come da tradizione, a Golosaria Milano. Alle 18 tutti collegati per prendere atto delle novità in corso. E la Circolare finisce qui, alla vigilia di una settimana che culminerà con Vinitaly Special Edition, dove per tre giorni dovrò seguire un fitto calendario di degustazioni. Due di Vinitaly dedicate ai vini innovativi, bianchi e rossi; una con Andrea Scanzi, dedicata ai vini che piacciono a noi (lui porterà tre rossi ovvero Il Dissidente Rosso di San Donatino, il Barbaresco 2016 di Cascina Roccalini e il Lambrusco dell’Emilia 2020 Sacaramùsc di Angol d’Amig di Marco Lanzotti, io tre bianchi: il Preja da uve baratuciat di Enrico Druetto, la Ribona di Podere Sabbioni e infine la Rebola Vivi di San Valentino. Poi degustazioni dei vini lombardi nello spazio dedicato alla Lombardia; quindi l’appuntamento col Cortese con la Regione Piemonte. Sono atteso anche dai Tommasi per il debutto del loro Amarone De Buri 2010 e a casa di Secondo Marco che presenterà un nuovo vino. Quando leggerete questa Circolare saremo proprio alla vigilia di Golosaria Milano, l'appuntamento tanto atteso che sarà l'esplosione delle relazioni raccontate su questo foglio giorno dopo giorno. Non vedo l’ora di salutarvi uno a uno.

40

diario di viaggio


Il manifesto della colleganza La Colleganza è un istituto giuridico medievale, un contratto che serviva ai naviganti per battere rotte non ancora conosciute. Nella modernità, invece, all’interno del Codice Deontologico degli Psicologi, la Colleganza è uno dei principi cardine che regolamenta i rapporti tra colleghi: non la semplice appartenenza a un gruppo, ma la partecipazione a uno scopo comune e al progresso inteso come l’avanzamento di tutti grazie all’impegno di ognuno. Questo concetto, traslato nel mondo dell’agroalimentare, può diventare un cardine della ripartenza dopo il biennio segnato dalla crisi pandemica. Ecco i principi fondamentali:

1.

Colleganza è intesa come nuova alleanza tra produttori e botteghe, negozi di città e di campagna, realtà di territorio che si uniscono intorno a un progetto per il bene comune.

2.

Colleganza è un abbraccio al mondo della ristorazione che tanto più esprime la sua autenticità quanto più alimenta le proprie ricette coi prodotti di prossimità.

3.

Colleganza si rifà a valori di esperienze realmente sostenibili. Queste, per dirsi tali, devono avere una ricaduta positiva, oltre che sull’ambiente, sulla comunità che le ospita e, a loro volta, dipendono da tutti gli anelli della filiera. Questo significa che il business non può essere disgiunto da un’azione positiva sull’ecosistema, sulla società e sulle altre imprese.

4.

Colleganza può diventare un nuovo contratto per la ripartenza, un modo per battere rotte non ancora conosciute con l’obiettivo di portare un beneficio a tutte le parti dell’impresa. Sono le sinergie che non abbiamo ancora scoperto, immaginato, e che possono nascere solo incontrandosi.

5.

Colleganza significa non essere soli, ma dare una visione alla relazione che può diventare decisiva per la propria attività e l’esistenza stessa.

6.

Colleganza fra la città e la campagna, fra chi produce e chi consuma ma nel medesimo tempo ambisce a diventare co-produttore immedesimandosi nei processi che portano in tavola i prodotti di una nuova epoca, improntata su etica, naturalità e stagionalità.

7.

Colleganza significa concepire il proprio mestiere come un presidio sul territorio che guarda al futuro e consente di scommettere su di esso interpretando la tradizione.

8.

Colleganza significa abolire la parola concorrenza, ma ricercare nelle presenze sul territorio quei nessi capaci di favorire un racconto.

9.

Colleganza è un modo di concepirsi, scambiandosi nozioni di comunicazione e marketing perché concepiti attorno al valore comune, che è sempre il territorio.

10.

Colleganza è favorire gli accordi di filiera e i progetti comuni tesi a coniugare enogastronomia, cultura e turismo, così da coinvolgere quanti più operatori possibili. la Circolare

41

diario di viaggio


Carissima Federica, grazie a te per questa lettera che dice quanto anche tu abbia a cuore la relazione, come l’aveva tuo papà. L’altro giorno mi ha telefonato Marzia Riccardi per invitarmi alla bagna caoda e mi s’è stretto il cuore, perché Pio non mancava mai, nonostante i suoi viaggi all’estero. Era geloso delle relazioni vere, credeva nell’amicizia e questo lo ha dimostrato tante volte. Il mondo del vino ha questo quid, che ha un sapore di eterno: il vino è relazione innanzitutto.

lettere al direttore

LA CUSINIERA

Da Alberto Colombano - Moncalieri Buongiorno e grazie, caro Massobrio, per i suoi “Appelli di gusto” su Avvenire. Il 4 agosto scriveva della CUSINIERA: mia bisnonna (sono un abbonato sessantenne), quand’ ero ragazzino, citava alcuni proverbi piemontesi sulla CUSINIERA, li ho cercati ma senza successo... Può aiutarmi in special modo con quello che recita(va), più o meno: “Se trovi una buona cusiniera devi sposartela al volo e forse nen lasetla pi scapela” (o qualcosa del genere...) Ringrazio in anticipo, invitandola, quando passerà a Moncalieri, a farmi uno squillo telefonico per poter brindare insieme. Grazie e a presto! Grazie Alberto per questa tua che attesta che sei un lettore di Avvenire, almeno ogni mercoledì. In quanto ai proverbi devo fare ricerche anch’io, mentre la cusiniera di cui parlavo era la mitica Maria della trattoria Violetta di Calamandrana, che ci ha lasciati quest’anno con la memoria di quel favoloso aspic di verdure che non ho mai trovato altrove, nonostante i miei giri nei ristoranti.

PIO BOFFA NEI NOSTRI CUORI

Da Federica Boffa - Azienda vitivinicola Pio Cesare Gentilissimo Paolo, spero che la nostra email Ti trovi bene. Desideriamo ringraziarTi intanto per aver ricordato nelle Vostre splendide circolari il nostro pranzo insieme a inizio giugno a casa da noi Al Bricco di Treiso e per le gentili parole sulla nostra famiglia, sui nostri vini e sulla cucina di mia mamma. Invece non sappiamo davvero come fare per ringraziare Te, e anche Marco che ci ha fatto così piacere avere a pranzo a Milano qualche settimana fa, per il prestigiosissimo e specialissimo riconoscimento che avete voluto riservare alla Pio Cesare: Cantina Memorabile dell’Anno!!! Wow!! Siamo felici e anche commossi per la Vostra amicizia e per la grande fiducia che riponete nella nostra famiglia e in particolare nei miei confronti, nonostante la mia giovane età. Sono sicura che il mio papà starà sorridendo dall’alto, orgoglioso di noi e del nostro rapporto speciale. Speriamo di poterTi riavere presto da noi per brindare insieme a questo prezioso premio! Un caro saluto la Circolare

SI CAMBIA VITA

Da Massimiliano Peterlana titolare ristorante Le Due Spade di Trento Il 31 luglio sarà l’ultimo giorno di Due Spade sotto la mia gestione. La decisione di dedicarmi ad altro era da tempo nei miei desideri. Certo sono stati mesi molto difficili, per tutti e soprattutto per il mondo della ristorazione. Ma «Le Due Spade» è una realtà solida, con una clientela ampia e molto affezionata. Le mie ragioni, semmai, sono legate alla voglia di cambiare vita, di accogliere nuove sfide, di liberare energie che da tempo reclamano spazio. Come è avvenuto per molti settori, anche in questo caso la crisi sanitaria scatenata dal coronavirus ha avuto il ruolo di “acceleratore di processo”. Già prima della pandemia, stavo riflettendo sul mio lavoro: dopo tanti anni d’impegno avevo la percezione di essere giunto al termine di un’esperienza. La mancanza di nuovi stimoli, la sensazione di aver perduto il consueto entusiasmo, la consapevolezza di aver dato il più e il meglio nella crescita del mio ristorante sono stati i fattori che mi hanno corroborato in questa decisione. Oggi il ristorante è in una delle fasi più belle della sua storia. È quindi arrivato il momento di voltare pagina. A fianco a queste, ci sono anche altre motivazioni, non meno importanti: ho ereditato questo bellissimo lavoro da mio padre e da mia madre, ma i miei figli hanno progetti diversi per la loro vita, per i quali ho molto rispetto. Ho quindi capito che l’esperienza de «Le Due Spade» potesse essere, per quanto ci riguarda, da considerarsi conclusa. Anche le vicende più belle e longeve hanno una fine. Certamente, per un esercizio antico di oltre cinquecento anni come il nostro, la storia non può certo finire qui. Il ristorante riaprirà con nuove persone, con un nuovo progetto, con nuove energie. Certo non è stata una decisione facile. Non si liquida un’esperienza così ricca e duratura con leggerezza. I periodi di chiusura causati dal virus, tuttavia, mi hanno aiutato a prendermi il tempo per una riflessione profonda e consapevole. Si tratta di una decisione sofferta ma anche molto serena: sono stati anni molto intensi, meravigliosi, dove ho voluto spendermi molto per la crescita del locale e durante i quali devo dire di aver anche ricevuto molto: dal territorio, dagli operatori del mio settore, dai miei collaboratori, dai clienti trentini o di passaggio nella nostra città: a te mi sento di dire un grande GRAZIE! Oh Massimiliano, io mi ricordo benissimo la prima volta che entrai nel tuo ristorante. Ero con Roberto Vivarelli, mio compagno di studi e collega alla Rai di Bolzano e quel pranzo fu memorabile, tanto che ne scrissi su un mensile nazionale, che era Bar Giornale. E poi negli anni, ogni volta che i miei collabratori confermavano la corona io ero felice, perché la tua era una cucina di sostanza, e si

42

lettere al direttore


capiva il filo rosso che ti legava ai tuoi genitori. La tua mano felice, anche nella misurata creatività era uno spettacolo. Volevo dirtelo, con tanto affetto!

A PROPOSITO DI GIGANTI

Da Matteo Fenoglio

Ho letto il tuo articolo su Avvenire, avrei voluto scriverlo io. Rende giustizia ai nostri antenati, ai nonni e ai bisnonni, la loro fatica non è stata vana, non erano pulci, ma giganti. Guarda il mondo com'è, uno passa la vita a fare un muro a secco e non se ne accorge nessuno. Poi il mondo diventa più piccolo e il muro sostiene il cambiamento, quello sì che è un muro da sostenere, da non abbattere. Contiene la terra, drena l'acqua, recupera spazi per coltivare. Arriva un ragazzo e compie un gesto epocale: fa rinascere in modo moderno l'ideale dei sognatori, dando vita e forma ai sogni. Ecco ciò di cui abbiamo bisogno, almeno una volta nella vita, realizzare un sogno. Il tuo articolo è questo, il gigante è un piccolo volto in una foto in bianco e nero che guarda la collina e la invita a rimanere ferma mentre lui l'accarezza. Grazie Paolo. Grazie a te Matteo, come ho raccontato nel mio diario, per me è stato molto importante venirti a trovare in vigna e in cantina e scoprire le radici del tuo amore per questa terra, che è importante per tutti, non solo per te e la tua famiglia, ma per chiunque verrà in quelle terre, anche come investitore. Per questo è importante la tua attività che è una testimonianza: quella di un mondo possibile che non dimentica le tradizioni. Un caro abbraccio e spero a prestissimo!

ECCO COS’È LA COLLEGANZA

Da Silvia Bettinetti

Dott. Massobrio buonasera, eccomi qua in ritardo su qualunque cosa. Mi spiace non ci sia stata la possibilità di scambiare quattro chiacchiere, ma per diverse situazioni, sia familiari che lavorative molto impegnative, non sono mai riuscita a trovare il giusto tempo per ricontattarla. Ho finalmente avuto la possibilità di leggere con attenzione le ultime pagine che ci inviò e di comprendere meglio il concetto di Colleganza, di cui persi la presentazione alla Bursch. Mi sento di condividere con lei il nostro personale contributo all’idea come l’abbiamo intesa prima di leggerla, attraverso le donazioni e le sponsorizzazioni che DonnaLia proprio quest’anno ha deciso di concretizzare. Le radici affondano nel passato ma l’esigenza di dare smalto, fiducia e senso di comunità al futuro che verrà ci hanno indicato la via per iniziative che reputiamo di rilievo per un territorio con identità debole e depauperata, qual è questo triangolo tra le provincie di Biella, Vercelli e Torino. Abbiamo fatto un’importante donazione alla parrocchia del comune di Salussola fraz. di Vigellio, costruendo un campo per il gioco del beach volley che è inserito in un comprensorio sportivo, la Circolare

riferimento per la comunità giovanile. Abbiamo deciso di sponsorizzare un’interessantissima stagione musicale (Suoni in movimento. Percorsi sonori nella rete museale biellese) iniziata il 6 giugno e in conclusione domenica 26 settembre. Dal 2 di ottobre proseguirà per cinque date fino a novembre nel castello di Roppolo, con una rassegna concertistica da camera alla sua prima edizione. La regia in quest’annata particolare, già collaudata in alcuni appuntamenti dei quattro mesi precedenti, è a cura della gestione giovanile. Sponsorizziamo da anni la squadra bocciofila del comune che ha strutturato il suo campo d’azione a livello nazionale, e coinvolge oltre ai veterani anche giovanotti. E infine con amarezza abbiamo messo a budget il sostegno per il ricorso al TAR contro la discarica di amianto che Regione, Provincia, Comune e Arpa hanno infine autorizzato a costruire qua nel nostro comune. Come dicevo comuni, ai margini delle provincie, un po’ sotto tono in cui la Colleganza è proprio da costruire, ed è facile perdere il sentiero. Non sto a dilungarmi sebbene quattro chiacchiere con lei vis a vis le farei volentieri magari davanti a un buon bicchiere di barbera!!, giusto per chiudere in questo clima ormai di vendemmia, mi auguro che queste parole ci riconoscano quali attori attivi nel concetto di Colleganza che sta a cuore a Golosaria e al gruppo Papillon. Cordiali saluti Grazie cara Silvia, la tua Barbera che abbiamo bevuto a Campiglia me la ricordo benissimo e vorrei riassaggiarla prestissimo. A me questa idea di restituzione al territorio che è un po’ il cuore della Colleganza appassiona, soprattutto nella declinazione che hai scelto di sponsorizzare che va nella direzione della bellezza e della socialità. In fondo il vino ha dentro questi due fattori e con te è diventato la chiave di una nuova relazione col territorio. Grazie davvero!

DUE SPUNTI DA LUCA DONINELLI: LA GRATITUDINE E LA STANZA

Da Luca Doninelli

Caro Paolo, ti volevo ringraziare per una ragione precisa. Ieri sono uscito a cena con mio figlio e mio genero. Mio genero è un biologo marino e ama moltissimo il pesce, che però non può mangiare a casa perché sua moglie (mia figlia Giulia) non può nemmeno sentir nominare la parola «pesce» (non so da chi abbia preso). Ho scelto un ristorante consigliato da te e sono andato da Bianca. È stata una cena splendida (Ricciola alla siciliana 10 e lode), ma soprattutto mi ha colpito la reazione del titolare quando, alla fine della cena, gli ho portato il tuo saluto. Gli sono cambiati gli occhi, giuro. Il ristorante era pieno e lui era molto indaffarato e non aveva tempo, ma quando gli ho fatto il tuo nome ha avuto un moto di gratitudine spontaneo, non calcolato, che va molto al di là del tuo apprezzamento per la cucina del ristorante. Si vedeva che aveva ricevuto da te qualcosa di importante, un segnale umano vero, un sostegno che andava oltre l’impresa e toccava l’aspetto umano, profondo, del lavoro. Ci tenevo a dirlo perché l’ho visto.

43

lettere al direttore


Grazie Luca, per queste segnalazioni che sono molto importanti per il lavoro che facciamo e per le relazioni che attiviamo. E grazie anche per questa lunga riflessione sulla Stanza, che vado a pubblicare. Caro Paolo, per tanto tempo tra me e te è corsa una conversazione importante, che in pochi comprendevano. Tu mi hai insegnato, per esempio, che il sedersi attorno a un tavolo per mangiare è un gesto oggettivo di memoria dell'Ultima Cena del Signore. Nessuno infatti, prima di allora, usava consumare il pranzo e la cena a questo modo. L'idea che il momento del pranzo sia innanzitutto un atto di comunione sfugge, però, a chi oggi compie quel gesto, perché è diventato un gesto meccanico. La riscoperta della cucina d'eccellenza (che domina perfino i palinsesti tv) omette, tuttavia, questo nesso fortissimo che lega da un lato il mangiare e il bere e, dall'altro, una compagnia umana che riconosce, in quel gesto, il segno del comune destino. Se ti ricordi, più volte abbiamo parlato (e io scritto, maldestramente), della "stanza", uno strano luogo che il popolo di tutta Italia - questo costume si ritrova infatti un po' dovunque - dedicava, all'interno della propria abitazione, alla fede. La "stanza" di norma era il salotto buono, con il cellophane che rimaneva sulle poltrone anche vent'anni dopo il loro acquisto, e dove bisognava andare con le pattine ai piedi: se proprio ci si doveva andare. Nella "stanza" si conservavano le stoviglie e le posate buone, che non si usavano quasi mai, e al tavolo della "stanza" si poteva accedere solo per le cene importanti, ossia quelle con il parroco. La custode della "stanza" era, naturalmente, la donna di casa, la madre, che se ne prendeva cura (contro le incursioni del marito, assetato dell' Amaretto di Saronno custodito nella vetrinetta della "stanza") in nome, credo, del parroco stesso, e dunque della Chiesa di Dio. Lì, come in un domestico Altare dell'Altissimo, il tema era la fede. Il Crocefisso, la riproduzione di una Madonna di Raffaello, la foto di Papa Giovanni XXIII lo testimoniavano. Potremmo parlare della "stanza" per ore e ore, ma io vorrei fare un passo oltre la nostalgia di un mondo migliore - perché quello, pur povero, era sicuramente un mondo migliore, dove tutti avevano un posto, anche i più sfortunati. Vorrei aggiungere un tassello al nostro puzzle antropologico: un tassello che segna tutta la differenza culturale tra quel mondo e il nostro mondo. Esistono infatti costumi di quel tempo, che il nostro mondo considera non solo arcaici, ma anche disumani. Ci ho pensato ieri, a messa, quando il prete, dopo la consacrazione, assume l'Eucarestia per primo dicendo: Il Corpo di Cristo mi custodisca per la vita eterna. E noi rispondiamo: Amen. Sono parole importantissime: con quell'amen infatti noi riconosciamo una verità: che, cioè, solo chi riconosce di essere stato salvato (proprio salvato, come da una mano che ci tira su mentre stavamo annegando) ha la dignità di salvare gli altri. Per questo il sacerdote si comunica prima del popolo, e il popolo, con il suo amen, riconosce che è giusto così. Tiro fuori questo particolare della S. Messa perché per tanto tempo, nelle famiglie contadine, la cerimonia della cena avveniva allo stesso modo: prima cenava il padre di famiglia, da solo, e poi, ma solo poi, toccava al resto della famiglia. Una consuetudine, questa, che chiunque oggi (cattolici compresi) considererebbe stupida, classista, violenta, in una parola: disumana. La si leggerebbe in chiave di rapporto tra padre-padrone e il resto della famiglia inteso come proprietà privata dell'uomo di la Circolare

casa. Invece, come nel caso della cena attorno alla tavola e della "stanza", si trattava di un gesto di memoria liturgica. E poco importa se tra una cosa e l'altra ci sono delle contraddizioni: il marito che torna a casa e mangia per primo si combina poco con quello che entra in punta di piedi nella "stanza" sotto lo sguardo severo della moglie. Così come questo pranzo in due tempi si combina poco con la consuetudine della cena comune, "con le gambe sotto il tavolo". Del resto, la contraddizione è solo apparente: quel padre che consuma la cena prima dei suoi familiari siede con tutti loro la domenica, durante le feste di Pasqua e di Natale, o durante qualche matrimonio. E così via. Io non intendo certo proporre un ritorno al passato. Vorrei soltanto offrire due spunti a te, che me ne hai dati tanti. Il primo riguarda il nostro mestiere di gente che fa comunicazione. Il pungolo che mi ha accompagnato in tutta la mia vita (e credo anche nella tua) riguarda il modo di comunicare certe cose a un'umanità non tanto ostile ma che, piuttosto, non capisce più nemmeno il significato delle parole che usiamo. L'ostilità è un atteggiamento lontano nel tempo, quando si professavano ancora delle ideologie e noi eravamo visti, pressoché da tutti, come nemici. Oggi il problema è la non-comprensione dei termini stessi con i quali ci raccontiamo: Cosa intendi dire?, dicono: io non capisco... Oppure fanno finta di capire, fiutando un interesse pratico, e questo è già meglio perché, se non altro, produce un rapporto che poi, nel tempo, forse crescerà. In tutti i casi, è chiaro che a fare la comunicazione che conta è più la vita, la convivenza, il rapporto diretto, lo sguardo, le azioni concrete per quanto banali, ben più dei discorsi che facciamo, e che sono sempre equivocabili. Il secondo spunto è in forma di domanda. Nella società contadina, come abbiamo visto, esisteva un modello ben preciso sul quale plasmare la vita di tutti i giorni per dargli un senso. Questo modello non era il Vangelo, ma - più prosaicamente - la liturgia. Se pensiamo che 150 anni fa erano in pochi a saper leggere e scrivere, ci è chiaro che il modello della vita si poteva basare non su parole e racconti, ma su determinate azioni e determinati luoghi fisici: la chiesa, l'altare, la consacrazione, l'Eucaristia. Il popolo cristiano impostava la vita su un modello reale, su una precisa scansione del Tempo stabilita – anche qui – non dall'agenda ma dal campanile. L'uomo non si dà da sé il senso della vita: né l'uomo di allora né quello di oggi. E se quello di allora trovava il senso delle proprie dure giornate nei gesti e nei tempi della liturgia, quello di oggi ha lo stesso problema. Il mondo si riempie di modelli, instagram e tik tok sono fatti per questo, gli influencer esistono per questo. Vedo sempre più ragazze che si fanno venire il culo grosso per somigliare alle Kardashian, e che fanno la fila per ore pur di partecipare a un "evento" dove farà la sua apparizione Chiara Ferragni. E noi saremmo stupidi se bollassimo tutto questo come stupidità, barbarie, analfabetismo di ritorno. È la stessa esigenza. La "stanza" è presente ancora, nel cuore delle persone. Il guaio è che non lo sanno, proprio come diceva il Signore piangendo su Gerusalemme Non ti sarà difficile capire perché io dico queste cose a te. Ti abbraccio forte Questa riflessione sulla Stanza che mi hai mandato sembra qualcosa di inattuale in un mondo che ha cercato disperatamente di appianare tutte le differenze. Sono anni che si fanno battaglie sulla parità, che se da un lato nascono dall’esasperazione di certe si-

44

lettere al direttore


tuazioni, dall’altro dimenticano cosa sia il "punto di riferimento", che è ciò di cui abbiamo bisogno fin da quando nasciamo. Il punto di riferimento è l’altro a cui rispondi, senza il quale non ci sarebbe crescita. È il padre che torna dal lavoro e mangia da solo al tavolo, ma poi la domenica e nei giorni di festa sta alla tavola importante dove si raduna tutta la famiglia. Perché questa consuetudine, direbbero oggi i sociologi della parità di genere? Perché era giusto che fosse così, era un modo per custodire il capo famiglia che doveva mettere insieme il pranzo con la cena dopo una giornata di duro lavoro, di preoccupazioni, di paura talvolta di non farcela. E appena arrivava veniva accudito, perché potesse riposare, sapendo che al mattino prestissimo ricominciava la giornata. Sembrano immagini da Albero degli zoccoli, con gli occhi dei bambini che guardano disincantati un dolore, un’umiliazione. Chi è padre

sa cosa vogliono dire certi silenzi, certi pensieri che tormentano il sonno, e in questo tuo aggiornamento della stanza è come se ci dicessi che dobbiamo custodire sempre il Padre, come si faceva in quella chiesa domestica che era la stanza, riservata al prossimo. Tuttavia poni una questione importante quando dici che tutti cercano una stanza, che è come dire che tutti hanno bisogno di un riferimento, tutti cercano un credo. È come se l’uomo non potesse essere una monade, per sua natura stessa, perché è relazione, che rappresenta la mutazione del cordone ombelicale. C’è poi la relazione debole, il punto di riferimento evanescente, come possono essere gli influencer, ma c'è anche la relazione che modella la tua personalità e che talvolta ha a che fare con ciò che si chiama maestro o fratello. Ma in tutti i casi c’è quella Stanza, che è un luogo, metaforicamente parlando, di riposo dell’anima. Grazie per questa occasione di riflessione.

LUIGI AMICONE La vita è come un soffio? Questo ho pensato quando martedì mattina alle 7 sono stato svegliato da un messaggio: è morto Luigi Amicone. Ma come? Ieri sera mentre ero da Secondo Marco per la presentazione del suo Amarone Fumetto ci siamo messaggiati? Era con Fabio Cavallari e stavano bevendo l’Albana di Tozzi, top hundred di quest’anno. Mi hanno mandato anche una foto, quella che ho pubblicato qui, alle 22,40. Un’ora dopo per via di un malore improvviso lo abbiamo perso. Luigi era una persona speciale, compagno di università, amico, giornalista e direttore del settimanale Tempi al quale collaborai per diversi anni. Originario di Loreto Aprutino aveva come suocero Jean Valenti, fondatore dell’Ais. Amava il vino perché amava la vita e ricordo quando eravamo ragazzi che andava in cantina a prendere la bottiglia di Barolo quando veniva l’amico del cuore. Era gioioso, creativo, spesso fuori dagli schemi. È morto nello stesso giorno in cui se ne andò don Giorgio Pontiggia che gli fu padre, come lo fu don Giussani. Abitava nel quartiere dove è cresciuto anche Marco Gatti, che lo conosceva bene, in zona Farini, attorno alla chiesa di Santa Maria alla Fontana. Con la moglie Annalena aveva preso casa a Trinità d’Agultu e fu lui a farci conoscere Francesco Lepori che poi avrebbe incontrato a Golosaria, per l’incoronazione a Top dei Top. Era uno dei pochi amici coi quali ci si dilungava in lunghi dialoghi su WhatsApp anche a tarda ora. A tema c’era sempre la vita, la febbre di vita. Ciao Luigino, ci hai dato davvero tanto.

A sinistra Luigi Amicone con Fabio Cavallari

IL GOLOSARIO NEGOZI

IL GOLOSARIO RISTORANTI

L’ E S P E R I E N Z A

D I

P A P I L L O N

A PORTATA DI TOUCH la Circolare

45

lettere al direttore


ore 18 | L'età della Barbera d'Asti

In collaborazione con Consorzio Barbera d'Asti e vini del Monferrato Conduce Paolo Massobrio

ore 19.30 | Valpolicella Superiore, Ripasso e Amarone: dizionario della Valpantena In collaborazione con le cantine Collina dei Ciliegi, Costa Arènte, Corte Figaretto Conduce Paolo Massobrio

SABATO 6

ore 20.30 | Il Rubicone e le vene del gesso,

AREA SHOWCOOKING

la nuova frontiera dei grandi vini: Albana, Sangiovese e Pinot Nero In collaborazione con Cantina Tozzi Conduce Paolo Massobrio

ore 12.30 | In cucina con Anna Dente

con presentazione del libro L'ultima ostessa (Comunica)

ore 14 | La merenda del benessere comincia dall'acqua In collaborazione con Acqua Lauretana Con la chef Monica Bianchessi

AREA AGORÀ

ore 15 | Lombardia, itinerari di gusto tra salumi e formaggi

ore 16 | Talk show: Il gusto della Colleganza

Con abbinamento a cura delle Strade del Vino e dei Sapori Lombarde In collaborazione con Regione Lombardia

Partecipano: Barbara Varese, Massimo Folador, Stefano Pezzini, Moreno Baggini, Alessandro Mele. Conducono Tessa Gelisio e Paolo Massobrio Premiazione delle realtà della Colleganza e delle realtà sociali

ore 16 | La Colleganza tra Maestri

ore 17.30 | Delivery, fra contenuto e contenitore.

In collaborazione con i Maestri del Gusto di Torino e provincia

ore 17 | La cucina valdostana contemporanea In collaborazione con Regione Valle d'Aosta

ore 18 | Che "grana" lo spreco!

Il gusto della sostenibilità del packaging. Talk show in collaborazione con Comieco. Conduce Giulia Mancini, giornalista de Il Gusto

DOMENICA 7

Abbinamento Garda Doc In collaborazione con Grana Padano Con la chef Monica Bianchessi

ore 19 | La tecnologia della lievitazione e del pane Abbinamento Tenuta Stella In collaborazione con Frigo2000

ore 20 | Mani in pasta nella cucina molisana In collaborazione con Regione Molise

AREA SHOWCOOKING

ore 11 | L'orologio del Grana Padano.

La cucina delle stagionature Abbinamento Garda Doc In collaborazione con Consorzio Tutela Grana Padano Con la chef Monica Bianchessi

ore 12 | La colleganza tra Maestri

In collaborazione con i Maestri del Gusto di Torino e provincia

AREA WINETASTING

ore 13 | Magie d'acqua: il bottaggio d'oca

ore 13 | Le anime del Garda spumante In collaborazione con Garda Doc Conduce Paolo Massobrio

In collaborazione con Acqua Lauretana Con lo chef Matteo Scibilia del ristorante Piazza della Repubblica di Milano

ore 14.30 | I vini della ponca

ore 14 | Lombardia, itinerari di gusto: i capunsei

In collaborazione con Tenuta Stella Conduce Paolo Massobrio

Abbinamenti a cura delle Strade del vino e dei sapori lombarde In collaborazione con Regione Lombardia Con la chef Monica Bianchessi

ore 16 | Focus Tintilia

In collaborazione con Regione Molise Conduce Marco Gatti

ore 15 | Friuli, quando la cucina diventa incontro tra culture In collaborazione con PromoTurismoFVG

la Circolare

46


ore 16 | A partire dall'olio EVO

LUNEDI 8

ore 17 | La colleganza tra Maestri

AREA SHOWCOOKING

In collaborazione con Ione Zobbi

In collaborazione con i Maestri del Gusto di Torino e provincia

ore 12 | Lombardia, itinerari di gusto: Brescia e la polenta Con lo chef Savino Poffa de Il Mangiafuoco di Brescia Abbinamenti a cura della Strada del Vino e dei Sapori Colli dei Longobardi In collaborazione con Regione Lombardia

ore 18 | Il brunch al forno

Con abbinamento vini Tenuta Stella In collaborazione con Frigo2000

ore 19 | L'Adriatico visto dal Molise

ore 13 | La memoria dell'acqua

In collaborazione con Regione Molise

Con lo chef Roberto Conti del ristorante RC Resort di Mortara (Pv) In collaborazione con Acqua Lauretana

AREA WINETASTING

ore 14 | I colori del riso

ore 11.30 | Il Garda in Rosa

Con lo chef Sergio Barzetti del ristorante Cucina Barzetti di Malnate (Va) In collaborazione con Riso di Nori

In collaborazione con Consorzio Garda Doc Conduce Alessandro Ricci

ore 13 | I Top Hundred in vetrina:

degustazione di spumanti e bianchi Con le cantine Fenoglio Matteo, Colmello di Grotta, Peq Agri, Fongaro, Marisa Cuomo, Terre d'Aligi Conduce Marco Gatti

AREA WINETASTING

ore 11.30 | I Top Hundred in vetrina: degustazione dei rossi Con le cantine Terre Astesane, La Casaia, Feudi Spada, Agricola Ciccio Zaccagnini, Luigi Vico Conduce Daniele Becchi di VinoNews24

ore 16 | Le terre e le età del Gavi

In collaborazione con il Consorzio Tutela del Gavi Conduce Marco Gatti

ore 14 | Focus on: Garda Doc, lo spumante di Golosaria In collaborazione con il Consorzio Garda Doc Conduce Fabio Molinari

ore 17.30 | Viaggio sensoriale

nel mondo del Pinot Grigio In collaborazione con Santa Margherita Conduce Paolo Massobrio

ore 16 | Top dei Top: i nostri migliori assaggi dell'anno

Con le cantine Revì (Trentodoc Extra Brut Riserva "Paladino” 2015), Francesco Lepori (Colli del Limbara “Zilvara” 2019), L'Aurora di Francesco (Candia dei Colli Apuani Vermentino Nero “Riflesso” 2019), special guest Arpepe (Top dei Top 2004 con il Valtellina Superiore Sassella Riserva “Roc- ce Rosse”) L'Autin (Passi di Giò 2017). Conducono Paolo Massobrio e Marco Gatti

ore 19 | Le vette del vino

In collaborazione con Regione Valle d'Aosta Conduce Paolo Massobrio

AREA AGORÀ

ore 11 | I Top Hundred 2021

Premiazione delle cantine Top Hundred selezionate da Paolo Massobrio e Marco Gatti e presentazione del nuovo volume L'Emozione del Vino. In questa occasione saranno anche assegnati i riconoscimenti alle Cantine Memorabili e alla Sostenibilità in bottiglia

AREA AGORÀ

ore 14.30 | Le Botteghe della Colleganza

per le migliori trattorie, trattorie di lusso, locali di charme, ristorazione d'hotellerie, tavole family friendly, ristoranti, agriturismi, pizzerie contemporanee, locali polifunzionali e celebrazione della Corona Rossa Unica 2022

ore 10.30 | La ristorazione di qualità si ritrova IlGolosario Ristoranti premia i Migliori Ristoranti della Lombardia

ore 12 | Assegnazione premi speciali

Presentazione del Manifesto della Colleganza, con l'esperto di marketing Mario Sala e Riconoscimento ilGolosario 2022. Preview con MODON D'OR - Concorso Fontina d'Alpage 2022 Nel corso dell'evento la premiazione delle Botteghe del formaggio, a cura di Grana Padano, con ospite Patrizio Roversi

la Circolare

ore 14 | La ristorazione di qualità si ritrova IlGolosario Ristoranti premia i Migliori Ristoranti di Piemonte e Resto d'Italia

47


Arrivato alla 14a edizione, Adesso è lo strumento ideale per ricondurre il gusto all’interno della famiglia. Ogni pagina un giorno con ricette, consigli e approfondimenti su vari temi: vino, cocktail, orto e giardino, salute, arte, casa, tempo libero, animali e tanto altro.

IN TUTTE LE LIBRERIE comunicaedizioni.it


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.