Direttore Responsabile: Fabio Mazzari
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ANNO XXXIII / N. 2 - MARZO 2018
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Cremolino: il Santuario della Bruceta
23 Marzo 2018: decima edizione
La Milano - San Remo ruggisce ancora
Duecento anni di storia
Luca Serlenga - pag. 7
L’editoriale di Fabio Mazzari Corsi e ricorsi storici
S
i scrive 2018 ma si potrebbe leggere benissimo 1958. Sono diversi infatti i fattori che fanno assomigliare quest’anno a sei decadi esatte fa. No, non parliamo soltanto della mancata qualificazione ai Mondiali di Calcio (l’ultima volta fu proprio allora), ma anche e soprattutto alla situazione politico-economica. Spulciando la storia anche sessant’anni fa si svolsero in primavera le elezioni politiche, allora come adesso, fu l’incertezza e l’insoddisfazione dei cittadini a dominare la scena. Anche all’epoca vi fu un calo dei due grandi partiti di riferimento (Democrazia Cristiana e Partito Socialista) e un netto rafforzamento delle “ali estreme” sia a destra che a sinistra (Comunisti, Monarchici e Missini). Oggi, seppure con nomi e programmi delle forze politiche trasformati, siamo davanti più o meno alla stessa situazione. La similitudine con il 1958 si estende anche alla Presidenza della Repubblica, ricoperta in entrambi i casi da una figura mediaticamente “opaca” (Gronchi allora, Mattarella oggi) che né sostituì una “forte” (rispettivamente Einaudi e Napolitano). Gli anni successivi furono controversi: una serie di governi di breve duraContinua a pagina 8
Le scuole raccontano
Il mondo visto dai bambini
Luisa Russo - pag. 12
Un inserto sulla Pasqua
Tra storia, religione e antiche usanze
L'Inchiostrino - pag. 25-26
Speciale - pagg. 15-18
Entriamo in cabina decisi a voler cambiare le cose, ma usciamo con un senso di delusione
Una sensazione d’impotenza L
a Costituzione del 1948, legge fondamentale dello Stato, volenti o nolenti, sancisce il diritto-dovere al voto. Sicuramente in anni più eroici (quindi passati) fu una grande conquista per le classi sociali che vi accedevano man mano, tuttavia al giorno d’oggi pare molto più accentuato l’aspetto del dovere: ormai si vota più per lealtà verso le istituzioni dello Stato che per rivendicare un diritto faticosamente conquistato dai nostri predecessori in anni di lotte. D’altronde, lo si conceda, la scelta è scarsa. Non tanto nella quantità, quanto nella qualità. LE OFFERTE DEI PARTITI Votiamo il vuoto, ovvero per la sovranità nazionale, per dare un segnale all’Europa delle banche, perché non ne possiamo più dei migranti che ci invadono o viceversa per fiducia incondizionata nel progresso futuro. Di questo si è parlato in quest’ultima campagna elettorale più becera di sempre (ma, la riteniamo, di gran lunga migliore di quella che avverrà nel 2023), tutta imperniata sui guizzi retorici di guitti auto-compiaciuti dalla propria telegenia. Ma poco succo. O meglio, un unico concetto declinato in tanti colori: si può essere più o meno solidali o europeisti, più o meno contro i migranti, ma non si discutono i pilastri fondamentali di una società sempre più in mano a pochi ricchi monopolisti, a tutto scapito degli altri.
nazionali loro alleate, che ingenerano così vasti squilibri. IL WEB E IL SUO POTERE Più in generale, poi, sarebbe opportuno ascoltare anche qualche posizione critica verso il democraticissimo web e le nuove tecnologie che, ormai onnipresenti in ogni aspetto della nostra vita, finiscono sempre più per asservirci a chi le controlla.
Cambio di guardia a l'inchiostro fresco
S
i dice che l’Italia sia il paese delle poltrone, una volta seduti sulle quali nessuno vuole schiodarsene. Ebbene, lasciare il testimone di direttore responsabile all’amico Fabio Mazzari e quindi entrare nel novero degli ex-direttori a poco più di trent’anni, lo considero un personale record da sfoggiare nelle occasioni in cui più ostentatamente marco la differenza tra “l’inchiostro fresco” e gli altri giornali. Una “macchina perfetta”, frutto della sintonia in cui le sue diverse parti lavorano, realizzando un meccanismo meravigliosamente funzionante, anche quando il direttore (mea culpa!) talvolta diventa irreperibile per soverchi impegni. Proprio in quest’ottica risulta essere vitale nutrimento per questa testata il turn over, ovvero il cambio al vertice, perché una nuova ondata di freschezza investa il giornale del quale rimarrò collaboratore finché mi si sopporterà - e in questo senso Fabio, per bravura ed esperienza, risulta essere la persona giusta. Mi sia concesso, come il più scontato dei politici che lascia la poltrona, un ultimo vezzo, l’irresistibile tentazione di snocciolare il dato numerico: sotto la mia direzione del giornale, sono stati licenziati (nel senso che hanno conseguito il patentino) quattro nuovi giornalisti pubblicisti. Non è poco per una piccola realtà come la nostra!
IL PREVALERE DELL’ECONOMIA Eppure argomenti da dibattere
Federico Cabella
su questa nostra stanca democrazia ce ne sarebbero eccome: a cominciare dall’onnipresente economia, per esempio, che sviscera numeri e dati, senza rivelare chi o cosa siano le agenzie di rating o la troika, perché abbiano così tanto potere da costringerci ad accettare pronamente ogni loro decisione e nessun organismo statale che le controlli. IL RETAGGIO DEL PASSATO I sovranisti, invece che rimpiangere nostalgicamente la vecchia lira (quando c’era lei…), potrebbero anche chiedersi perché nel nostro territorio dobbiamo tollerare la presenza di basi militari di una potenza straniera, all’interno delle quali non sappiamo quel che avviene. Chi parla continuamente di migrazione dovrebbe anche soffermarsi sulle politiche di destabilizzazione di vasti territori mediorientali, sugli interessi delle potenze neocoloniali in Africa, Asia e Sud America e delle multi-
MANCA UNA VISIONE D’ASSIEME Eccetera eccetera. Meglio, però, ridurre tutto a zuffa di pianerottolo (con tutto il rispetto che si può avere per tali diatribe, comunque importanti per la costruzione di un vivere comune). Manca visione d’assieme, lungimiranza; d’altronde tali qualità non sono richieste nella legislatura “dei fatti e dei risultati tutti e subito”. Peccato, perché globalismo, crollo delle idee, rapporto uomo-macchina, relativizzazione dei valori su cui si basava la nostra vecchia società, potevano essere interessantissimi spunti di riflessione per gli uomini evolutissimi del Terzo Millennio. CONCLUSIONI Si preferisce dunque glissare, toccare gli argomenti per sommi capi, senza scavare tanto. Troppa fatica. Intanto ci consoliamo celebrando il meraviglioso meccanismo democratico che puntualmente ritorna, ovvero votando. Il meno peggio, s’intende. Con la certezza quasi matematica, dopo aver tracciato la nostra crocetta, che non era quello che abbiamo scelto. Federico Cabella
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