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34 Venerdì 17 Luglio 2009 il Domani

PROVINCIA DI COSENZA

PROVINCIA DI COSENZA OPERAZIONE “TIMPONE ROSSO” Eseguite 23 ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia

Decapitato il clan degli “zingari” I reati vanno dall’associazione mafiosa all’omicidio, tentato omicidio e porto abusivo di armi CASSANO – Erano da poco passate le quattro di ieri mattina. Le luci dell’alba stavano schiarendo una nuova giornata di luglio. Ma sarebbe stata una giornata diversa. Per gli uomini del Raggruppamento operativo speciale (Ros) pronti a mettere le mani sulla potente famiglia degli zingari. Quella che il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, l’ha definita sanguinaria. Quella stessa famiglia che ha avuto la benedizione della ‘ndrangheta di diventare “locale di mafia”grazie all’accordo con la famiglia Pepe. Scavalcando addirittura quella di Corigliano. E il controllo del territorio è stata certamente la causa scatenante di una guerra di ‘ndrangheta registrata a colpi di omicidi. Due clan, uno contro l’altro: la Pepe-Abbruzzese e la Fallace-Forastefano. La faida di Cassano iniziata nel 1999 e che ha registrato sino ad ora 20 omicidi. Ventitrè sono le ordinanze emesse ieri mattina dal Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catanzaro su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia nei confronti di altrettanti affiliati ai clan dei rom. I reati ascritti vanno dall’associazione mafiosa, all’omicidio, tentato omicidio, porto abusivo di armi e munizionamento da guerra. Un provvedimento è stato eseguito anche in Germania. I provvedimenti restrittivi costituiscono la prosecuzione della proCASSANO - “Una guerra cruenta”:

così la definisce il procuratore Vittorio Lombardo, della procura generale della direzione distrettuale antimafia, nel corso della conferenza stampa che ha raccontato gli aspetti dell’operazione “Timpone rosso”. Così viene chiamata una località di Cassano dove si sarebbero svolti incontri, confronti e addirittura si sarebbe deciso sulla vita o la morte di qualcuno. L’operazione ricostruisce gli omicidi che si sono verificati in quella zona ad opera della cosca locale di Cassano di etnia rom. Le indagini hanno riguardato anche Lauropoli, Rossano, Corigliano e anche Cosenza. Ifatti passano anche dalle alleanze con i gruppi di Cosenza gli omicidi commessi dal 1999 al 2004. “Alleanza tra gruppi di etnia rom di Cassano e di Cosenza – ha spiegato il procuratore Lombardo che insieme hanno cercato di anCASSANO - I fatti di sangue riguarda-

no il duplice omicidio Cristaldi - Nucerito, consumato a Cassano Ionio il 6 gennaio del 1999 dal gruppo Abbruzzese per impedire che, a seguito della scarcerazione del Cristaldi, potesse riaffermarsi sul territorio il potere mafioso dello schieramento contrapposto, formato dai gruppi Faillace – Portoraro - Forastefano; omicidio di Gianfranco Iannuzzi, affiliato al clan degli zingari, consumato a Cassano Ionio il 16 aprile del 2001 e maturato all’interno dell’organizzazione d’appartenenza, allo scopo di evitare che la vittima, responsabile di più omicidi, potesse avviare un percorso di collaborazione con la giustizia; omicidio di Giorgio Cimino (padre dei collaboratori di giustizia Giovanni Cimino e Antonio Cimino), consumato a Corigliano Calabro il 24 maggio del 2001, allo scopo – peraltro non conseguito – di indurre i due figli a porre fine alla propria collaborazione con la giustizia; tentato omicidio di Mario Laurito, ferito nella frazione Lauropoli di Cassano Ionio il 27 luglio 2001, per scongiurare l’eventuale vendetta per la morte di Giu-

Piero Grasso, Vittorio Lombardo e Aldo Iacobelli durante la conferenza stampa

lungata azione di contrasto del Ros alle cosche della sibaritide, già concretizzatesi, tra il 2003 e il 2007, con le operazioni “Lauro”, “Viola” e “Omnia”, che hanno colpito gli appartenenti al c.d. clan degli zingari ed alla cosca “Forastefano”, da anni in lotta per il controllo mafioso del territorio di Cassano Jonio e comuni limitrofi. Un’indagine che ha visto la collaborazione del pregiudicato Pasquale Perciaccante, affiliato al gruppo degli zingari, avviata dopo la condanna all’ergastolo per omi-

cidio inflittagli nel processo originato dall’operazione “Lauro”. Le sue dichiarazioni, riscontrate dagli elementi già raccolti nelle precedenti attività investigative, hanno consentito di ricostruire le dinamiche di 10 omicidi e di un tentato omicidio, perpetrati dalla compagine rom capeggiata dal detenuto Francesco Abbruzzese, nei confronti di affiliati all’opposto schieramento “Faillace-Portoraro-Forastefano”. Le indagini hanno portato anche ad individuare un patrimonio che si aggira attorno ai

Due persone CASSANO I rom avevano monopolizzato ogni attività sono ancora latitanti. Uno La mano della ’ndrangheta di loro, Fabio Falvo, negli affari della sibaritide è stato arrestato in Germania Il ruolo svolto dai collaboratori di giustizia

20 milioni di euro, accumulato dal sodalizio a partire dagli anni ’90, quando da gruppo delinquenziale dedito alla perpetrazione di reati contro il patrimonio, soprattutto rapine anche in danno di portavalori, ha progressivamente assunto una connotazione ‘ndranghetista, approfittando dello scompaginamento delle cosche dello storico locale di Sibari, conseguente ai conflitti interni ed all’attività repressiva. Sono stati sottoposti a sequestro preventivo numerose autovetture anche di lusso, terreni, conti correnti e polizze assicurative, quote di imprese agricole, edili e commerciali, nonché 25 immobili siti in provincia di Cosenza, alcuni dei quali intestati a prestanome. Le indagini patrimoniali hanno appurato come molte di queste abitazioni, originariamente case popolari, siano state acquisite dagli indagati estromettendo gli originari assegnatari con violenze e minacce, trasformandole in lussuose residenze. L’attività investigativa ha confermato l’assoluto rilievo della compagine criminale indagata nel panorama delinquenziale della provincia di Cosenza, grazie anche all’alleanza con gruppi criminali del capoluogo e della fascia tirrenica, nonché a qualificati rapporti con le maggiori cosche ioniche del catanzarese.

Ha operato – ha detto ancora Grasso - come una pericolosissima organizzazione criminale, commettendo decine di omicidi e tentati omicidi, creando il terrore nella zona. Si è scontrata con un’altra famiglia mafiosa che qualche anno fa è stata debellata dallo stesso raggruppamento operativo speciale dei carabinieri. Allora avevamo assunto l’impegno che non avremmo favorito gli avversari e che ma ci saremmo dedicati a contrastare la cosca avversaria. Si è mantenuto fede a quell’impegno: oggi anche gli avversari sono stati assicurati alla giustizia”.

CASSANO - Una guerra sanguinaria. Che ha visto morti, scomparsi, vittime di lupara bianca e anche morire per fuoco amico. Si tratta di una serie di omicidi commessi dalla cosca Abbbruzzese per affermare, consolidare e difendere il proprio potere ndranghetistico nel territorio compreso fra Cosenza e Cassano. Gli zingari, infatti, sono riusciti, in un breve periodo di tempo (1999-2003), a monopolizzare ogni genere di illecito: le estorsioni, l’usura, le truffe all’Inps, il traffico di stupefacente attraverso una politica stragista cioè annientando fisicamente coloro che potevano ostacolare il loro potere. Nella richiesta, pertanto, il Pubblico Ministero, anche con specifici richiami a precedenti sentenze, ricostruisce i passaggi storici che hanno caratterizzato la vita delinquenziale della cosca cassanese e, soprattutto, il ruolo rivestito dal gruppo dei cosiddetti “zingari” all’interno delle logiche criminali e mafiose che hanno caratterizzato la vita della zona della sibaritide fin dagli anni 90 ed inserisce gli omicidi per cui è richiesta, nell’attività delinquenziale del gruppo degli zingari connotato da caratteristiche valutabili. Molte delle vicende oggetto di imputazione e richiesta cautelare, hanno già costituito oggetto di specifiche indagini e di successivi processi che, tuttavia, hanno trovato nuova linfa dopo il pentimento di Pasquale Perciaccante che inizia a collaborare con la giustizia nell’anno 2007, in esito alla sua condanna all’ergastolo per l’omicidio di Carmine Pepe. Le collaborazioni del Perciaccante, ed in qualche misura anche quella di Carmine Curato, consentono, infatti, agli inquirenti di ricostruire le dinamiche, i moventi ed i profili di responsabilità di molti degli omicidi attribuiti al gruppo degli zingari. A fondamento dell’impianto accusatorio, pertanto, si pongono, soprattutto, le dichiarazioni accusatorie rese dai due nuovi collaboratori e dal gruppo storico di collaboranti di giustizia come Antonio Di Dieco, Cosimo Scaglione e Francesco Bevilacqua la cui complessiva attendibilità è indiscutibile, per essersi gli stessi accusati di gravi reati e, soprattutto, risultando gli stessi soggetti già organici a sodalizi di stampo mafioso.

an.tr.

Antonello Troya

Antonello Troya

CASSANO Spiegano Lombardo e Grasso: «Il loro obiettivo era annientare gli avversari, nel modo più cruento»

Le alleanze con le cosche di Cosenza nientare gli avversari. Che erano sostanzialmente quelli che i nomadi chiamano gli italiani, ma che in realtà erano gruppi criminali che volevano ritornare, dopo un periodo di galera, a dominare il territorio”. Quindi omicidi, tanti, compiuti per vendetta, per rappresaglia. Secondo il procuratore nazionale antimafia è stato un durissimo colpo alla criminalità organizzata. “Se si riconosce, come hanno confermato parecchie sentenze, la tipologia mafiosa, l’intimidazione, la violenza, assoggettando le persone e instaurando un clima di terrore, questa per noi è ‘ndrangheta. È ormai qualcosa di accertato anche dalle sentenze.

Il procuratore Piero Grasso

CASSANO La “faida di Cassano” ha visto i Pepe-Abbruzzese contro i Faillace-Forastefano

Dal 1999 al 2004, una lunga scia di sangue

Un osso ritrovato prova di Lupara bianca

seppe Cristaldi, padre della propria fidanzata; duplice omicidio Fabbricatore - Campana, consumato a Corigliano Calabro il 25 marzo del 2002, per bloccare il tentativo del Fabbricatore, esponente di vertice della cosca Carelli, di riorganizzare lo storico sodalizio e contendere l’egemonia criminale raggiunta dagli

Lo schema dell’operazione “Timpone Rosso”

zingari nella sibaritide, successivamente allo scompaginamento del locale di Corigliano; omicidio di Gaetano Guzzo, ucciso a Cassano Ionio il 28 aprile del 2002 per la sua vicinanza al gruppo Forastefano, cui forniva sostegno economico grazie alla propria attività di usuraio; omicidio di Antonio Acquesta, per lui la “lupara bianca”, scomparso a Cassano Ionio il 27 aprile del 2003, poiché ritenuto affiliato all’opposto schieramento “Faillace-Portoraro-Forastefano”; omicidio di Sergio Benedetto e tentato omicidio di Rocco Milito, consumati il 16 giugno 2003 in Cassano Ionio, frazione Lauropoli, in quanto affiliati al gruppo Faillace. Nel corso dell’agguato rimaneva peraltro ucciso Fioravante Madio, componente del gruppo di fuoco degli zingari e colpito erroneamente dai suoi stessi complici. La vicenda, già oggetto del processo “Lauro” e della condanna di alcuni autori, è stata ulteriormente chiarita dal collaboratore consentendo l’individuazione di altre persone coinvolte. an.tr.

La cosca aveva avuto la “benedizione” dalla ’ndrangheta per diventare “locale di mafia” grazie anche alla presenza degli “italiani” Sottomessa a ’ndrina il gruppo di Corigliano. Una guerra senza esclusione di colpi

Antonio Abbruzzese

Antonio Abbruzzese

Armando Abbruzzese

Celestino Abbruzzese

Fioravante Abbruzzese

Fiore Abbruzzese

Francesco Abbruzzese

Giovanni Abbruzzese

Luigi Abbruzzese

Maurizio Barilari

Fabio Falvo

Domenico Madio

Cosimo Bevilacqua

Fioravante Bevilacqua

Ciro Nigro

Damiano Pepe

Mario Bevilacqua

Rocco Donadio


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