Il Territorio N.1

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erritorio il Mensile del sud-est barese - Anno I n° 1 - febbraio 2010 - UN EURO

I due forni...

all’interno Sammichele di Bari

Carnevale e polemiche pag.13 Acquaviva delle Fonti

Sindaco: corsa a 5

pag.32

L’inchiesta - Acquaviva

Contratti di quartiere

... sono tre!

pag.3

pag.38

Alberobello

Sindaco: Area Vasta

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l’editoriale

I due forni sono tre Adriana Poli Bortone è il Vendola del centrodestra di FRANCO DERAMO

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ra un mese si vota. Un mese fa, ricorderete, eravamo in piena bagarre per la scelta dei candidati a Presidente della Regione Puglia. Sono volati gli stracci, ha detto qualcuno: sia a sinistra, sia a destra. Sembrava che i poli fossero due. I due poli in Puglia, ora, sono tre. A capo, per il centrosinistra, Nichi Vendola, per il centrodestra, Adriana Poli Bortone e Rocco Palese. Che sia necessario lasciare alle spalle le polemiche per guardare avanti, pensare ai programmi, non c’è dubbio. E’ necessario. Bisogna, però, scrollarsi di dosso le aspre polemiche che hanno costruito i tre forni della politica. Si riuscirà nella campagna elettorale? E’ il sistema maggioritario che obbliga le forze politiche ad aggregarsi. Nella frammentazione, nella divisione, il risultato è garantito per chi riesce ad aggregare di più. Vendola, dopo aver sbaragliato il Pd pugliese, per gli elettori è l’unico forno di centrosinistra. Parte avvantaggiato. Ma la sinistra deve dare segni di vera capacità di governo. Non può affidarsi al solo antiberlusconismo (IdV) o al radicalismo riformista (RC e SEL). Lo dice anche Rocco Palese, il candidato ufficialmente gradito-sgradito-gradito nel giro di una giornata al regista del Pdl Berlusconi, sostenuto dal dominus pugliese Raffaele Fitto. E Palese ha raccolto la sfida: “E’ interesse della Puglia e dei pugliesi che ci sia una campagna elettorale di confronto e non di scontro, una campagna elettorale che sia priva di veleni ma piena di contenuti. C’è in giro troppo gossip, ma io preferisco badare alle cose concrete piuttosto che all’eloquio di Vendola”. Ma la vera novità, la sorpresa, è lei, la politicamente più forte di tutti: Adriana Poli Bortone, la fondatrice del movimento IO SUD. L’unica in grado di battere Vendola. Ma perché sia così dovrà lavorare molto, moltissimo.

Rocco Palese

Adriana Poli Bortone

Nichi Vendola

Contro di lei rema tutto l’apparato politico-partitico di provenienza, AN e FI. L’apparato, non il popolo. Questo, il vantaggio. Ha dimenticato la destra, il centrodestra, che se vuole vincere deve sradicare la sinistra da Via Capruzzi e dal Lungomare di Bari? Ma, “Adriana Poli Bortone è il Vendola del centrodestra”, per questo, proprio da loro, non è stata voluta. Incredibile. Siccome in quell’area non ci sono primarie, “l’obiettivo di strappare la Puglia al malgoverno della sinistra, un malgoverno ben celato dalla candidatura di un leader come Nichi Vendola, a impedire

il raggiungimento del risultato è proprio Adriana Poli Bortone”. Ma la Poli Bortone sarà capace o non di battere Vendola? Feroce l’accanimento di Fitto contro di lei. La risposta? Sarcastica: “Sfittiamo la Puglia in modo Palese”. Difficile da capire queste logiche. Le primarie del PD, forse, hanno posto fine ad un balletto assurdo scatenato in quel partito che ce ne ha fatte vedere di tutti i colori. Contemporaneamente, sembrava tutto liscio per il centrodestra. Appunto, sembrava. Non è andata così. L’UDC aveva posto con chiarezza e da subito il dato che

l’alleanza-laboratorio (allargamento dell’area di centrosinistra) sarebbe avvenuta solo se le primarie di coalizione le avesse vinte Francesco Boccia. Le ha perse rovinosamente: dopo essere stato indicato all’unanimità dal PD. Un partito allo sbando, costretto ora ad affidarsi proprio a Vendola, al candidato avversato. Questa situazione, ad ogni modo, è stata sufficiente ad occultare la profonda lacerazione presente nel centrodestra che ora si è spaccato in due forni, molto utili a far vincere quello di Vendola. A marzo si vota. E c’è da pensare solo a vincere. Vedremo.

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uomini e storia

Il Dottor Liotino, “uno di noi” Medico di famiglia, già Sindaco di Sammichele. Qualche settimana fa si è spento un Uomo semplice e cordiale di VITO SAVINO

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ualche settimana fa è scomparso il dottor Liotino. Pietro Liotino. L’ho appreso dai manifesti. A proposito dei manifesti, non mi pare per l’occasione di aver intravisto quello che mi sarei aspettato, quello del Comune di Sammichele di Bari: il dottor Liotino era stato Sindaco. Nessuna polemica: è una semplice, triste, disarmante constatazione. Non intendo rivolgere alcuna orazione funebre postuma, né tantomeno esprimere giudizi, valutazioni sulla persona, sul professionista, sull’amministratore; non è mia intenzione, sicuramente non sono la persona indicata. Il mio è un semplice ricordo, quel ricordo

Il Sindaco all’uscita dal Palazzo di Città

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Il Sindaco Liotino alla processione del Santo Protettore

che ti sorprende ogni volta che, soffermandoti davanti ad un manifesto di lutto, ti sovviene. E rivivi sentimenti, situazioni, esperienze che, serbate in qualche parte del nostro pensiero, riemergono. Il dottor Liotino, Pierino Liotino per me, aveva incrociato più volte, in più periodi la mia esistenza. Amico di famiglia, poi medico di famiglia, il mio medico e poi Sindaco. Pietro, Sindaco nei primi anni ’80; in un ruolo scomodo, soprattutto, per l’ingombrante presenza politica, che occupava lo scranno di capogruppo della Democrazia Cristiana, del suo stesso Partito. Una presenza che influenzava “seriamente” l’Amministrazione

Comunale, il quadro politico che la reggeva, il Partito della Democrazia Cristiana e, oserei dire, l’intero quadro politico, il rapporto fra i partiti. Pietro il Sindaco ed io consigliere d’opposizione, militante alle prime esperienze di rappresentanza istituzionale, in un gruppo della “generazione di Berlinguer”, con la pesante eredità della dedizione, della dirigenza carismatica di un uomo, Pietro Munno, anche lui immeritatamente e superficialmente rimosso dalla “memoria comune”. Il dottor Liotino sempre disponibile ed affabile con tutti. Mai una frase, un atteggiamento al di sopra delle righe; nemmeno nei

più accesi dibattiti in Consiglio Comunale. Incapace di sottrarsi al suo ruolo, sempre disponibile verso chi a lui si rivolgeva, sia come medico, che come Sindaco, che come Uomo. Non era inusuale ritrovarlo a margine di un Consiglio Comunale a prescrivere ricette per qualcuno dei suoi assistiti. Anzi eravamo tutti i componenti di quel Consiglio Comunale abituati alle regolari visite di un illustre paziente, che, incurante del contesto, del ruolo di Pietro, pretendeva “assistenza” durante lo svolgimento dei lavori dell’istituzione stessa. Tanti i ricordi, gli episodi e l’immagine che rimane (non solo in me, credo) di Pietro, del Dottor Liotino è quella della sua semplice cordialità, quel metterti sempre a tuo agio: mai un atto di alterigia, di supponenza. Qualunque fosse il suo ruolo lo avvertivi sempre come “uno di noi”. La Cooperativa “il Territorio news”, la Direzione e l’intera Redazione partecipano alla moglie e alle famiglie LiotinoSavino le espressioni più vive di cordoglio per la perdita di un Testimone impegnato e coerente, di un militante e di un amministratore che ha servito con trasparenza e linearità la nostra Comunità.


politica - Sammichele di Bari

Meno che ordinaria amministrazione! Un paese allo sbando. Una vittoria effimera prepara sconfitte durevoli

di FRANCO DERAMO

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on si illuda il sindaco Natale Tateo che l’attenzione politica che cittadini, partiti e stampa stanno dedicando giustamente alle elezioni regionali possa far passare in secondo piano l’inesistenza, il vuoto politico e amministrativo che ha caratterizzato sin dal suo nascere e caratterizza tuttora il suo mandato amministrativo, lo sfascio gestionale nel quale ha fatto ripiombare il nostro paese. Un’amministrazione inesistente sin dal suo nascere, messa insieme in modo raccogliticcio e per cooptazione, eletta “per caso”, con solo 18 voti di scarto, capace di azzerare sia sul piano tecnico sia sul piano amministrativo quanto, non senza impegno e dedizione, almeno nei settori strategici, era stato realizzato nei cinque anni precedenti. Un’amministrazione alla quale aveva dato il suo determinante apporto tutto il partito dei DS, successivamente trasformatosi in PD, autoridottosi all’insignificanza per la miopia politica dei suoi componenti, per presunto interesse personale e per il trasformismo del

responsabile del tempo, oggi, con disinvolto ennesimo cambio di casacca, al fianco del sindaco Tateo. A guardarsi in giro, di tutto quello che a fatica pur si era realizzato, è bastato poco, ahimè!, per cancellarne le tracce. Non perché le cose fatte fossero superficiali, ma perché i processi di cambiamento strutturali e comportamentali sono lenti e sono lunghi. Coraggioso è stato avviarli. Amaro constatarne la rapida deriva. Mi vien voglia di fare l’elenco delle cose fatte e deturpate, azzerate: sarei solo incompleto. Il paese è ritornato sporco, ingolfato, invivibile, disordinato, muto, introverso, assente, distratto, chiuso, oltremodo tollerante nella stragrande maggioranza delle persone, iroso e violento nei pochi squadristi sempre all’erta e pronti ad “intervenire”. Un paese quasi “insensibile allo stupro violento che subisce quotidianamente”, come direbbe Vendola. E qualcuno ha la sfacciataggine di venirci a dire che dal sindaco Tateo siamo in attesa di “piani e progetti”. Se mai saranno partoriti, non

sappiamo che farcene. Grazie a Dio non siamo né ciechi, né sordi. Viviamo di giorno e di notte in questo paese, e tutti i giorni. Non siamo né in prestito, né alieni, né amministratori o responsabili politici a distanza o per corrispondenza. Non abbiamo bisogno di telefonare per sapere, dire, raccontare quello che accade, siamo testimoni oculari. E siamo stufi di questo insopportabile disordine, tanto caro a chi aveva tollerato e sopportato il precedente quarantennio. “Non c’è esteriorità, non c’è un’attività, se non limitata all’ordinaria amministrazione e forse anche meno, ma c’è un’attività di programmazione, di sistemazione, di voler vedere bene quelle che possono essere le priorità cui dare delle risposte ai cittadini nell’immediato futuro”. Sindaco, quello che lei dichiara è intollerabile, inaccettabile. Ci offende. Confessa apertamente il nulla che sta facendo e che vuole rappresentare. Parole drammatiche ma astratte, vuote, che ignorano le sue stesse linee programmatiche con le quali ha carpito il consenso ai cittadini.

Dire quello che lei dice con grande disinvoltura, a nove mesi dal suo insediamento, è inaudito. Sarebbe successa la rivoluzione alla Regione o al Parlamento per affermazioni del genere, fatte così, a cuor leggero. Glielo dico con la famosa locuzione di Tito Livio: “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”, che tradotta letteralmente, significa “mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata” (Storie, XXI, 7). Cioè: mentre il sindaco Tateo elabora programmi (non sappiamo per chi e con chi!), Sammichele è morta! Comuni ben più piccoli del nostro, con risorse ancora più scarse delle nostre, con personale quasi ridotto a zero, che nella loro esistenza non vedranno mai un “capo area”, sviluppano attività e gestione amministrativa intensa, ineccepibile e di qualità. Venga con me, la porterò in giro nei comuni della Basilicata e della stessa Puglia dove fanno miracoli per i cittadini ed i loro centri abitati, senza essere santi, senza risorse, ma ricchi di iniziative, di volontà, di passione politica, di voglia di fare, di capacità di essere davvero lì, in carica, solo per servire. La smetta, sindaco con il suo presenzialismo inconcludente. Non glielo ha ordinato il medico. Ma quando si presenta a parlare agli anziani, anzi, ai “vecchi” come lei in modo dispregiativo ci descrive, dica quello che per loro intende fare. Di retorica, di sue parole di circostanza, non sappiamo più che farcene. Lei, Sindaco, legittima “l’imbarbarimento politico” di chi è incapace di concepire il valore democratico del confronto politico, il ruolo stesso dell’opposizione, e si sorprende del “fervore politico” che esiste a Sammichele. Si capisce che lei è stato, fino alla sua elezione, in “tutt’altre faccende affaccendato” (Giuseppe Giusti Sant’Ambrogio). Il perimetro del suo studio non è né può essere il territorio della nostra visuale o della realtà umana, civile, sociale, economica, politica di Sammichele che non ha bisogno di “ordinaria amministrazione e forse anche meno”. Sindaco Tateo, cancelli quel “forse”: lei, con la sua amministrazione, siete inesistenti! E’ proprio vero: “una vittoria effimera prepara sconfitte durevoli”. N° 1 - febbraio 2010

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politica - Sammichele di Bari

Paese alla deriva per un palazzo una vicenda senza fine? Una maggioranza assente ed una minoranza contraddittoria

La Repubblica delle Galline

sioni forti, quali che siano. Gli competono. I cittadini lo hanno votato per questo. Il tempo dei traccheggiamenti è finito e le chiacchiere, come i silenzi colpevoli, stanno a zero.

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i decide. Si. No. Forse. Ancora no. Bisogna aspettare l’esito dei processi in corso. E nel frattempo si latita, si sbraita, si urla, si sbattono le carte sui tavoli e si gioca a chi grida più forte. E ciò, in un’Aula che tutto dovrebbe essere tranne che il luogo in cui, quasi alla stregua di un pollaio, si urla e ci si accapiglia. Ma quello che meno ci piace è che, a Sammichele, sembra venuta meno ogni regola politica. Ma è mai possibile che non si possa avere un dialogo che sia uno tra maggioranza ed opposizione? E’ mai possibile che ogni volta, ogni santa volta che si parla con un qualunque esponente “politico”, questi si riferisce alla controparte politica con “quelli li” o, quasi benevolmente, con un “loro”, quando non si utilizzano epiteti non ripetibili? Un vecchio film di Woody Allen parlava della Repubblica delle Banane per indicare un piccolo staterello corrotto e condizionato da lobby esterne. A Sammichele, forse, si potrebbe parlare della Repubblica delle Galline. Galline pronte ad azzuffarsi per un pugno di becchime. Senza coscienza che, invece, avrebbero davvero cose molto più importanti per cui accalorarsi, come il futuro del nostro Paese, gli scenari verso cui deve muoversi, i fondi che, inevitabilmente, stiamo perdendo, i dati che ci vedono in calo sotto tutti i punti di vista. Intorno a Sammichele, sia pur nelle difficoltà, ci sono Comuni che vanno avanti, che cercano di svilupparsi, che puntano a diventare attrazione per risorse economiche ed investimenti. E noi? Pensiamo a beccarci, a lustrarci le piume e al nostro piccolo ovetto da covare. Fino a quando continueranno queste liti da cortile? Quando riusciremo a pensare al “Bene comune”?

Roberto Mastrangelo

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Il retro del “palazzo” da via Martiri di Cefalonia

di VALENTINO SGARAMELLA na maggioranza consiliare inanimata, insussistente, incapace di decidere, che ha brillato per i silenzi dei presenti e per assenze calcolate, ingiustificabili di alcuni, a cominciare dallo stesso Sindaco. Ed una minoranza consiliare agguerrita ma che si è contraddetta sul piano politico, dimenticando il deliberato consiliare del 16 aprile 2009, vanificandolo. Bisogna procedere con ordine.

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In questa comunità, in via Pastore, si erge un immobile abusivo. E’ anche il Consiglio di Stato, dopo il TAR, con sentenza definitiva del 18 marzo 2008, a stabilirlo. Ci sono due possibilità. Demolirlo, come per Punta Perotti. In alternativa, acquisito a patrimonio comunale, gli appartamenti ed i locali possono essere utilizzati per qualsivoglia pubblico interesse. Si sta inventando, accanto a queste, una terza ipotesi, inesistente, illegittima sul piano giuridico, assai controversa e dal sapore di inciucio. Il 16 aprile 2009, l’Amministrazione comunale precedente, guidata da Filippo Boscia, presenta in Consiglio comunale uno schema di transazione, uno scambio proposto dall’impresa edile Nadir. L’immobile viene ri-ceduto all’impresa. Questa si impegna a cedere al Comune un suolo di 5 mila metri quadri in viale della Repubblica ed un locale di 70 metri quadri a pian terreno nonchè

al pagamento delle spese legali fin qui sostenute. Ed eccoci all’ultimo Consiglio comunale. GLI ASSENTI Sindaco Natale Tateo: assente! In fuga. Gravi indizi di totale mancanza di coraggio politico incombono su questa figura. La motivazione accampata per la sua assenza, un impegno istituzionale. Irricevibile. Risibile. Si assenta da un Consiglio comunale da lui stesso convocato! Il capitano di una nave non abbandona per alcun motivo al mondo l’equipaggio al suo destino. E’ tempo, ormai, che il primo cittadino si assuma l’onere di deci-

Altro assente: l’assessore Alessandra Morgese. In questo caso, la posizione è pilatesca. Meglio lavarsi le mani. Che ci pensino loro a sbrogliare la matassa. Il problema è che la Morgese proviene da quella che chiamano “società civile”, ammantata da ambientalismo spicciolo. L’associazione di cui fa parte si è tuffata nel gioco politico. Dicono di essere contro i partiti. Vagheggiano una società nuova, in stile “Nomadelfia” in versione nostrana, un mondo medievale governato dalla logica del baratto tra lobby “sane”. Ma all’occorrenza, non disdegnano il peggio della politica dei partiti, con i suoi giochini sotterranei. Perchè la Morgese era assente? Per calcolo politico? Perchè avrebbe dovuto inviare un messaggio muto da parte dell’assessore ombra (assente anche lui), a chi ha orecchie per sentire? Tra gli assenti, il Coordinatore cittadino del PD, Mauro Magistro, dimessosi, nell’occasione, anche da capogruppo. Non ce ne siamo accorti, a dire il vero. Un partito assente dalla scena, nei momenti che


politica - Sammichele di Bari contano per Sammichele. Assente anche il consigliere Perrucci. “Carneade, chi era costui?” I PRESENTI La posizione dell’assessore Vito Leonardo Spinelli e del viceSindaco, Leonardo De Cataldo, è davvero singolare. Marzo 1999: Spinelli, all’opposizione della Giunta guidata da Rino Rubino, in Commissione edilizia, nega il permesso a costruire ai richiedenti, i germani Lagravinese, perchè l’immobile sarebbe un abuso edilizio. Lo stesso Spinelli avallerà, per tutto il quinquennio seguente, quando è vice-Sindaco con Nicola Madaro, tutti gli atti che conducono alla costruzione di quel palazzo. Fino a presiedere un Consiglio comunale che concede al Sindaco il potere di svincolo su quell’area. Da voto negativo a voto positivo. Il 16 aprile 2009, Spinelli e De Cataldo votano a favore dello schema di transazione. Nel Consiglio comunale di qualche giorno fa, hanno votato contro. Da voto positivo a voto negativo. Schizofrenie politiche.

Il Consiglio comunale nella seduta dell’11 febbraio

luzione al caso. La minoranza, in maniera sorprendente, si è così politicamente bruciato il credito del Consiglio comunale di aprile. Essa legittimamente punta il dito sul Responsabile dell’ufficio tecnico, Vitangelo Pugliese. Uno che rilascia la concessione edilizia, per poi revocarla a palazzo costruito, quando scoppia il bubbone. Non solo. Offre parere positivo di legittimità tecnica allo schema di transazione nell’aprile 2009, ma oggi cambia idea e lo nega. Il capogruppo della minoranza si accorge solo oggi della incoerenza di certi atteggiamenti? Un ufficio tecnico è impersonale e se non ha personalità da far valere non può essere buono a seconda delle stagioni. Se non è più

compatibile in questo Comune, ciò vale per tutti gli atti, non per un unico caso. E valeva ieri ancor più di oggi. LA MAGGIORANZA Il neo capogruppo Lello Laera ha avuto gioco facile nel dire no, con una semplice dichiarazione di voto. Hanno strozzato il dibattito in Aula, mantenendo una finta freddezza. Chi ha i numeri dalla propria, non ha timore di discutere. Ma non in questo caso. Meglio farla finita e subito, avranno

pensato nella maggioranza. Ha prevalso il terrore che un dibattito potesse crerare ripensamenti o far emergere contraddizioni in De Cataldo e Spinelli. La cosa stupefacente è che nella dichiarazione di voto si legge che il rinvio della decisione è legato anche agli esiti di procedimenti penali in corso, a carico del tecnico progettista, Pierpaolo Madaro. Quel palazzo è il simbolo stesso di un regime quarantennale che ha visto Nicola Madaro nel ruolo di protagonista assoluto. Un regime che i suoi epigoni tentano in malo modo di mantenere in vita con accanimento terapeutico. Con la pretesa di voler tenere appesa un’intera comunità alle sorti di un processo penale che riguarda, invece, solo responsabilità personali.

LA MINORANZA Avrebbe potuto in tutta tranquillità limitarsi a sollecitare la maggioranza ad attuare con urgenza il deliberato del Consiglio comunale del 16 aprile 2009, con uno degli strumenti a disposizione. Invece, inspiegabilmente, presentano e fanno votare un nuovo ordine del giorno che ripropone la stessa so-

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politica - Sammichele di Bari

Il sindaco alza bandiera bianca La minoranza abbandona il Consiglio comunale in segno di protesta. A Sammichele accade anche questo di AGOSTINO SPINELLI

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onsiglio comunale a Sammichele di Bari tenuto senza i soliti manifesti con cui si avvisano i cittadini. La minoranza, chiede il rinvio. Rinvio non accolto. Per protesta, la minoranza abbandona il Consiglio comunale. Modalità che non condividiamo. Non è stata consentita la partecipazione dei cittadini. Il sindaco ha detto che, esposta la bandiera, tutti dovevano sapere. Il Consiglio comunale si è comunque tenuto. Per questa volta non parleremo di ciò che in quel Consiglio comunale la maggioranza ha discusso in gran serenità, senza la minoranza riottosa e puntigliosa. Non parleremo cioè del merito dei problemi trattati. Parleremo del metodo. E vale per tutti i Consigli comunali dei Comuni del nostro territorio. Il manifesto di “avviso” è lo strumento per preavvertire la cittadinanza del Consiglio comunale. Non è granchè. A volte è troppo tecnico, ma almeno è una modalità per informare i cittadini del giorno, del posto e dell’ora dell’assise. Pare che sia stato sempre fatto: una tradizione. Meglio pensare che sia un positivo fatto culturale. Un gesto di rispetto degli amministratori verso i cittadini posti così al centro delle decisioni da assumere, informandoli del loro lavoro. Non sappiamo né vogliamo sapere perché si è deciso di cambiare modalità. Non invocheremo nemmeno le norme, le leggi che regolano la materia. Registriamo che si è cambiato un comportamento consolidato, una modalità di comunicazione: basta la bandiera, ha detto il sindaco Tateo. Se è alzata, vuol dire che c’è Consiglio comunale. E’ la modalità relazionale ed emozionale con cui si è voluto circoscrivere un evento di partecipa-

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zione democratica. Così, quanti lavorano, operano per i cittadini (o dovrebbero farlo), hanno dato senso alla loro iniziativa. Ma, ci chiediamo, tutto questo è atteggiamento che ha sufficiente buon senso? Ci vuole per forza una legge che stabilisca chiaramente cosa fare per consentire la partecipazione dei cittadini? Non credo proprio. Pur di raggiungere l’obiettivo di far intervenire ai Consigli comuna-

li quanti più cittadini è possibile, certamente nemmeno i manifesti sono sufficienti. Togliere pure quelli vuol dire solo… nascondersi, escludere. Al “non fare” che caratterizza questa amministrazione, si aggiunge anche il “non far sapere”. Abbiamo la sensazione che il comportamento sia quello tipico del “meno sanno, meglio stiamo”. L’opposto di quello proclamato nei comizi elettorali come segno

distintivo e di cambiamento: partecipazione, coinvolgimento, confronto, trasparenza. La sola bandiera, anzi, l’albo comunale, pur richiamato, è indecente ed irrispettoso dei cittadini. Appellarsi al minimalismo garantista della legge, in epoca di comunicazione diffusa, di internet dilagante, vuol dire far morire i servizi essenziali dovuti ai cittadini utilizzando e scegliendo metodi e modi poco chiari e poco efficaci. Quanti bandi pubblici, quanti appalti, quanti concorsi passano “formalmente” per quell’albo? L’importante che a saperlo sia solo chi “deve” esserne informato. Sindaco Tateo, senza comunicazione non c’è “integrale, funzionante ed efficace servizio pubblico”. Le aziende, per loro scelte strategiche e di posizionamento, possono anche decidere di tagliare quelle spese, di non comunicare. La pubblica amministrazione no. Non può farlo. Lascia i cittadini in balia delle onde, li abbandona alla deriva. Sindaco Tateo, non facendo i manifesti, è come se avesse alzato… bandiera bianca!

L’Ute di Sammichele al quinto anno

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aratro ha ripreso a tracciare il suo solco. In dialetto si dice “u’ aratr è o sulc” (l’aratro è al solco). “L’aratro” è l’allegorico nome della Università della Terza Età di Sammichele di Bari (UTE). Il suo responsabile, Toni Deramo, ha inaugurato il suo quinto anno di attività alla presenza di discenti e docenti. Un nuovo anno, un nuovo percorso, una nuova tappa per un nuovo scambio di conoscenze anche tra generazioni, tra la saggezza dei grandi e l’ansia della ricerca del sapere dei giovani. Una emblematica manifestazione, viva, ricca di umanità e di interesse, intensa nella sua semplicità, arricchita dalla riflessione di Gianluca Gatti, professore di storia e filosofia. Scopri dal vivo che l’età non è quella anagrafica, ma che “anche ad una certa età si va a scuola perché i saggi sono quelli che non smettono mai di voler imparare”,

L’Ipab, sede delle lezioni dell’UTE

ha detto il sindaco Natale Tateo nel portare il suo saluto augurale all’Ute sammichelina. Questo l’elenco dei corsi, dei docenti e delle lezioni che si terranno presso l’Istituto “Carmine” (IPAB) di via Ferrante Aporti: - Storia dell’arte e dell’architettura - Comunicazione: “Allenati al benessere” e “Libera_mente” Stefano Palmieri e Antonella Cimmarrusti

- Devianza (intesa come atti o comportamenti che urtano la coscienza comune) - Angela Spinelli - Diritto e Ambiente - Toni Deramo e Giovanni Spinelli - Storia e Filosofia - Gianluca Gatti - Laboratorio artistico-artigianale. Ignazio Borrelli e Nino D’Alessandro - Corso di scacchi - Silvano Della Penna - Informatica - Dino Valentini e Mimmo Dalfino - Poesia e racconti - Michele Lucatorto, Chiara Vittore e Ivana Buccioli - Lezioni di Pronto Soccorso - Filippo Boscia - Educazione stradale - Giovanni Bianco Maselli e Antonella Del Re - Educazione musicale - Patrizia Savino - Economia e Mercati - Maria Dina Liotino


politica - Sammichele di Bari

Il capogruppo Pd è nuovo, anzi vecchio Mauro Magistro si dimette, gli subentra Lello Laera di VALENTINO SGARAMELLA

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e ha mollata una. Mauro Magistro, Coordinatore cittadino del PD, si è dimesso da capogruppo in Consiglio comunale del medesimo partito. Due cariche che cumulava dal momento della avvenuta elezione del Consiglio comunale, il 6 e 7 giugno 2009. Siamo andati a spulciare le norme del codice etico che dovrebbe regolare la vita interna di questo “nuovo” partito politico. L’aggettivo “etico” fa riferimento a norme comportamentali da rispettare. Il fatto che una sola persona possa cumulare diverse cariche, di per sè, dà adito ad un legittimo sospetto di accentramento del potere. In questo caso, il sospetto evaporava perchè si capiva benissimo di che pasta politica fosse fatto l’attuale Coordinatore cittadino del PD. Magistro è uno che è stato sfiduciato più volte da una componente interna al PD e che ha sempre impedito sia il dibattito che il voto su quelle mozioni di sfiducia. Si accampavano motivazioni tanto risibili quanto strumentali alla possibilità di restare in sella. Punto. Chi è forte delle proprie argomentazioni, non solo non si sottrae al dibattito, ma lo affronta a viso aperto. Accetta anche di diventare minoranza e di continuare con estrema caparbietà a combattere per le proprie tesi. Per mesi, tutti i mezzucci sono stati buoni per annientare una metà interna del partito, fino a desiderare, invano, l’espulsione di alcuni iscritti. Insomma, vincere senza combattere. Da neopadroncini. Del resto, non si poteva pretendere di più da chi per la prima volta si accostava alla politica, come mandato, avendola vissuta sempre da osservatore più o meno indispo-

nibile a compromettersi. Non si ricorda una sola sua presenza tra il pubblico, nel decennio appena trascorso, nei Consigli comunali. Come avrebbe adempiuto al suo nuovo compito di capogruppo, nessuno era in grado di prevederlo. Purtroppo, oggi la politica ha abdicato. E’ debole. Per un verso, deve sopravvivere in una società che diffida di lei, non senza ragioni. D’altro canto, rimpolpa le sue file con tanti Carneade che si trovano a transitare nei pressi, mandati solo a svolgere missioni ben mirate da chi sa di non avere più margini diretti. Oppure, chiede aiuto alla cosiddetta società civile. Ossia, anzitutto all’associazionismo, per passare poi agli anonimi funzionali. All’associazionismo che poi, nei nostri piccoli Comuni, è un termine che nobilita spesso un protagonismo fine a sè stesso. Se così non fosse, infatti, non assisteremmo a mirabolanti traiettorie cangianti in perfetto stile montagne russe. Artisti di strada. Ma torniamo al capogruppo del PD che si sarebbe dimesso, stando alle voci, per impegni professionali. La vicenda dell’immobile di via Pastore e la sua destinazione finale hanno contraddistinto il ruolo del capogruppo nel non decidere. Una intera seduta di Consiglio comunale, ore ed ore di sterile dibattito per giungere ad una conclusione logica: l’immobile abusivo è acquisito in via automatica al patrimonio comunale, a seguito della sentenza definitiva del Consiglio di Stato che ne ha decretato l’illiceità. Ci rendiamo conto di quanto sia arduo prendere le distanze da un regime quarantennale di cui si è

figli politici legittimi. Il posto di capogruppo è assunto ora dal consigliere Lello Laera. A volte, ritornano. Capogruppo di Insieme, sindaco Filippo Boscia, per 4 anni, 9 mesi e un giorno. D’un colpo, si è dimesso a seguito di un concorso interno al Comune che non ha visto premiato un pio desiderio. Il PD senza alternative? Chi, se non Laera, avrebbe potuto occupare quella postazione? Solite voci maligne narrano addirittura che fosse lo stesso Laera il suggeritore del capogruppo Magistro. Il capogruppo Laera si trova, ora, nella scomoda posizione di dovere attaccare l’attuale capogruppo di minoranza, sul piano della condizione economico-finanziaria a loro detta fallimentare, ereditata. Quella stessa che Laera aveva realizzato e che difendeva fino a pochi mesi fa, a spada tratta. Se il patto di stabilità era stato violato in quel Consiglio comunale del novembre 2008, perchè fu approvato anche dal capogruppo di Insieme? E perchè oggi si dovrebbe dire che si eredita una condizione di deficit pesante? Nel corso

dell’assemblea cittadina indetta dalla minoranza per discutere dei destini dell’immobile di via Pastore, Pierpaolo Madaro, tecnico progettista, ha affermato che l’unica cosa da non potere accetare (che bella presunzione, dettare anche il suo riutilizzo!) è la destinazione dell’immobile ad uffici comunali. Quindi, a condanne definitive, possibilista (che concessione!) sulla transazione tra l’impresa Nadir e il Comune. Ma il capogruppo Laera ha evidenziato contrarietà sullo schema di “transazione”. Potrà perorare una causa diversa oggi, da rappresentante del PD pur di accontentare il progettista? Questa è una storia ancora da scrivere. Un’ultima domanda ad iscritti e votanti PD, ai responsabili provinciali del partito: capogruppo no, Segretario cittadino PD sì, ma a distanza, ad ore. Contenti? Scelta condivisa? Perchè? Meglio tenere duro; non si sa mai! L’importante è che una sede, ben chiusa, abbia la sua insegna accesa ogni sera, con timer. Ma non si era parlato del PD come partito “nuovo”?

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politica - Sammichele di Bari

Processo breve o amnistia generale? Il sindaco Tateo lascia alla deriva una comunità

La sede del Tribunale di Bari

di FRANCO DERAMO

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uando dici la fortuna! E, come dicevano gli antichi, “la fortuna aiuta gli audaci”. I tempi della giustizia non sono mai stati né certi, né brevi. Ma della giustizia bisogna sempre avere rispetto. Siamo tutti sottoposti alle sue regole e ai suoi tempi. Lo abbiamo imparato quando a scuola si insegnava “educazione civica”, quando abbiamo studiato, capito e amato la Costituzione Italiana. Lì abbiamo imparato a rispettare le leggi e le regole che le disciplinano. I processi, quindi, li abbiamo sempre visti come strumenti per affermare la verità, la giustizia. Abbiamo imparato dalla TV ad apprezzare anche modalità e tempi di una giustizia rapida, all’americana. Troppi i telefilm con giudizi figli di istruttorie brevi. Ma la nostra realtà italiana è ben altra. I processi sono tanti e sono lunghi. A volte anche molto dispendiosi. Ma la verità e la giustizia arriva sempre. E con questa anche sanzioni e assoluzioni collegate. Ognuno di noi, se non ha una esperienza diretta, sa di come i tempi lunghi, a volte, fanno perdere di efficacia quello che le norme intendono tutelare. L’importante è “avere giustizia”, che “giustizia sia fatta”. Ma il fattore tempo è un elemen-

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to non indifferente. Non è una variabile indipendente. Avere giustizia “a babbo morto”, non serve. Se le cose stanno così, allora, il “processo breve” è la soluzione richiesta da tutti. Ci sono avvocati maestri a creare i tempi lunghi. Che campano con i rinvii. Ora ai processi si sono dati nuovi tempi. Scelta fatta anche rapidamente, per intervenire a disciplinare i processi a carico del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ma, poiché le leggi non hanno né si fanno solo per una persona, ma sono sempre erga omnes, tanti saranno a “beneficiare” delle prescrizioni temporali nuove di sui si sta discutendo in Parlamento. I processi, con la nuova legge, se sarà approvata, avranno questo ritmo: saranno estinti - dopo 3 anni in caso di processi di primo grado di giudizio (Tribunale Ordinario) - dopo 2 anni in Appello - dopo 1 anno e 6 mesi in Cassazione. Questa mannaia sarà applicata per processi nei quali è prevista una pena inferiore ai 10 anni. Per reati con pene maggiori sono previsti tempi più lunghi di 3 o 4 anni. Che dire? “Giustizia è fatta” o “ingiustizia è fatta”? Questo vale sia per i processi penali, sia per i processi civili. Certo, nessuno, vuole i tempi biblici per vedersi riconosciuto un diritto o liberato da una colpa. Ma,

mi chiedo: il fattore tempo se non è un alibi, ha forse altre ragioni, alte motivazioni? Molti Governi hanno sempre parlato di riforma, della necessità di interventi sulla organizzazione giudiziaria. Chi in Tribunale c’è stato, ha toccato con mano quanto pesano i ritardi e la disorganizzazione della macchina giudiziaria. Ora, stabilire per legge che i tempi devono essere ridotti, da un lato c’è da rallegrarsi. Finalmente, non se la prenderanno comoda! Dall’altro, il rischio che il tempo ridotto faccia solo “scadere” i termini per proseguire il processo, di fatto nega il diritto che “giustizia sia fatta”. Ma, in questa legge, la vera anomalia è un’altra. Al Senato è stata introdotta una norma transitoria che stabilisce che i reati commessi prima del 2006 si estinguono dopo 2 anni. Ora è evidente che i processi in corso a carico di Silvio Berlusconi saranno considerati tutti decaduti. Ma con loro saranno considerati estinti tutti i processi che si trovano nelle stesse condizioni. Credo che ci sia poco da commentare. Questa legge è inaccettabile. VENIAMO A SAMMICHELE Io non so quanta gente ha giudizi pendenti o sospesi con la Giustizia. Non lo voglio neanche sapere. Ma una Comunità è in attesa di giudizio sul palazzo di via G. Pastore. Anche le responsabilità personali hanno comunque una ricaduta sull’intero paese. E’ in corso un giudizio penale a carico di costruttore, progettista, proprietari e, credo, tecnico comunale. Quel giudizio, ora, se passa la legge sarà estinto perché è in piedi da oltre 5 anni. Chi e perché lo ha ritardato non importa. La Giustizia sui due piatti della bilancia ora ha stabilito che il

“peso” del fattore tempo è più importante del reato commesso: tempo scaduto! La faranno franca per legge quanti hanno saputo diluire i tempi? Questo accade quando si cambiano le regole durante le partite che si stanno giocando. Nessuno si illuda, però, che passata la tempesta, si possa riprendere a far festa. A partire proprio dal sindaco Tateo che non ha mai detto una parola su quell’argomento sin dalla campagna elettorale e che quando l’argomento è dovuto arrivare in Consiglio comunale si è sempre alzato e andato via perché nello stesso, a suo dire, coinvolto. Una verità scomoda, scoperta postuma, mai spiegata ai cittadini, lasciati alla deriva. Che ai cittadini serva un “processo giusto”, di “ragionevole durata” lo dice l’art. 111 della nostra Costituzione. Ha ragione il Ministro della Giustizia Angelino Alfano quando dice che “il più insidioso nemico della giustizia è l’insopportabile lentezza dei processi”. Ma la nuova legge si limita solo a tagliare i tempi senza prevedere nuovi poteri e risorse per riorganizzare la macchina giudiziaria. Un vero colpo di bacchetta magica che, cancellando i processi, mette sullo stesso piano colpevoli e innocenti. Provvedimento retroattivo devastante come il tumore. Riduce il diritto “ad personam”. Ignora la regola che la legge dispone per il futuro, non per il passato. Come dice Massimo D’Alema la verità è che siamo passati dal “processo breve” alla “prescrizione rapida”. Un vero indulto. Un’amnistia mascherata: cancella condanne e pene fino a tre anni. “La fortuna aiuta gli audaci”? Evidentemente sì: “il fato è dalla parte di coloro che osano e sanno prendere gli opportuni rischi”. Ingiustizia è fatta! Per grazia ricevuta.


politica - Sammichele di Bari

Raccolta differenziata, una scelta abbandonata Ritardi nei ritiri, scarsa informazione ai cittadini. Collaborano sempre meno

di ROBERTO MASTRANGELO

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on vogliamo necessariamente passare per quelli che vogliono trovare il pelo nell’uovo, o che sono schierati precondizionatamente. Lasciamo ad altri questo ruolo. Quello che a noi sta a cuore, sempre e comunque, ragione fondamentale per cui abbiamo deciso di creare questo giornale -“il Territorio”- è l’assurda e insana passione e voglia di parlare dei problemi del nostro paese e del nostro territorio; dei percorsi che bisogna fare per stimolare lo sviluppo economico, sociale, politico e culturale; delle strade, spesso difficili e contorte, da intraprendere; degli sforzi che bisogna fare per lasciare ai nostri figli un paese e una realtà territoriale possibilmente migliore di quelle ricevute dai nostri padri. Passeggiando per le strade di Sammichele, nei giorni scorsi, ci siamo resi conto di un dettaglio che, chissà come mai, ha colpito in maniera particolare i nostri sensi. Le buste della raccolta differenziata, che recano a chiare lettere un giorno destinato alla raccolta e una particolare specie di rifiuto da conferire, per permettere anche al nostro paese di raggiungere quei livelli di raccolta differenziata che la Regione ci chiede e che, tra l’altro possono portare ad un notevole risparmio per le casse comunali in termini di Tarsu e di addizionale regionale sulle tasse per lo smaltimento dei rifiuti; quelle buste erano in bella mostra, da diversi gior-

ni, con il loro contenuto riversato per metà sul marciapiede. Abbiamo visto anche un operatore ecologico (ma quant’era più romantico il vecchio termine di “spazzino”!) che sicuramente preso dallo zelo del suo lavoro ingrato e mal retribuito, ha pensato bene di raccogliere tutto e di riversare il materiale (si trattava di carta) nel suo bidoncino ambulante. E fin qui, direbbe il lettore, che male c’è? Assolutamente nulla di male. Tranne il fatto che quei rifiuti in quel giorno in quel luogo non avrebbero dovuto trovarsi. Ci sono state, in passato, comunicazioni alla cittadinanza, ordinanze sindacali con cui sono stati affissi e resi noti i giorni di raccolta porta a porta della differenziata, sollecitazioni della società civile

per stimolare questo gesto in fondo piccolo ma importantissimo per il nostro ambiente e, quindi, il nostro futuro. Sammichele, dati ufficiali dell’Assessorato all’Ambiente della Regione Puglia alla mano, era riuscito con non poche difficoltà, a ritagliarsi un piccolo patrimonio di rifiuti raccolti in maniera “differenziata”, con percentuali in grado, mediamente, di attestarsi al 17,64% nel 2008 (contro una media dell’Ato Bari 5 intorno al 15%). Nel 2009 questi dati hanno subito un calo, soprattutto nei mesi autunnali, che hanno fatto scendere la media al 15,82% nel 2009. Ma quello che più ci preoccupa è sentire, nella popolazione, sempre meno forte l’impegno a proseguire nella differenziazione dei propri rifiuti. I problemi sono tanti, e sono di complicata soluzione, se non visti in maniera globale. I cassonetti spesso sono rotti, non fruibili facilmente e pieni di rifiuti indifferenziati. La raccolta, ormai, non avviene quasi più nei giorni previsti. Abbiamo visto buste depositate per giorni e giorni, ed i conferimenti si sono andati confondendo con i rifiuti ordinari. E, mentre il tempo passa e i cittadini si convincono che è inutile

raccogliere i propri rifiuti nelle apposite buste (“tanto poi li raccolgono tutti insieme quando e se passano”), l’Amministrazione nulla fa per stimolare la differenziazione, nulla investe nel comunicare alla cittadinanza l’utilità di differenziare, anche per il proprio portafoglio (vicino a noi è l’esempio di Gioia del Colle che risparmierà circa 30.000 euro di tasse regionali per aver raccolto il 31% di differenziata nel 2009), non incentiva l’uso dei cassonetti dislocati nei vari punti del Comune. In poche parole, non fa azione amministrativa volta ad incentivare questo aspetto. Eppure dovrebbe esserci attenzione a queste cose. Ci fa specie non aver sentito nulla sui rifiuti speciali, sui rifiuti differenziati, sulle azioni comunali da porre in essere, da una Giunta che ha al suo interno un componente regionale di Legambiente, che pure si era detta “attenta al continuo monitoraggio e allo studio dei canali più opportuni per dar vita ad una sensibilizzazione capillare alla raccolta differenziata” (comunicato di Legambiente del 10 ottobre 2007). Noi siamo più realisti. Non pensiamo ad una sensibilizzazione capillare. Ma possiamo almeno presumere una campagna generica sull’argomento? O almeno un manifesto in cui vengano chiariti giorni e tipi di conferimenti? Se si fanno e chi li fa? Possiamo presumere che ci sarà più attenzione nel rispettare questi impegni e queste scadenze? Possiamo sperare che i cittadini sammichelini tornino a credere nella differenziata, magari vedendo che funziona per bene? Sindaco Tateo, se ci sei, batti un colpo!

I Vespisti al 1° Raduno di Acquaviva

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carnevale - Sammichele di Bari

Coco Sharm, festino nella tradizione Ascoltiamo il bilancio del caposala Giovanni Bianco Maselli

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di BETTA ARMIGERO

l carnevale di Sammichele, tra i più rinomati in terra di Bari, si fregia di un’antica tradizione che affonda le sue radici in un passato lontano. Oggi quell’evento-tradizione ha ottenuto il patrocinio dell’Assessorato al Turismo della Regione Puglia. La festa, ha inizio, come da antica consuetudine, il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio Abate, al detto “Sand’Anduène: cande, fìscke e suéne!” (Sant’Antonio, canti, fischi e suoni). È un carnevale che è cambiato rispetto al passato, come detto nel precedente numero. Tuttavia, la tradizione è sempre padrona di casa anche nel festino “Coco Sharm” di Giovanni Bianco Maselli, meglio conosciuto come Giovanni Movimento. Un festino rivelazione, come ci dicono alcuni partecipanti. Abbiamo incontrato Bianco Maselli e ci siamo fatti raccontare come nasce quella che, ormai per lui, è diventata una vera e propria passione. “All’inizio odiavo i festini e mi rifiutavo di frequentarli, benché mio padre fosse caposala. Odiavo, in particolare, l’eccessivo attaccamento a quelle regole che tuttora lo contraddistinguono e che, anche quest’anno, hanno caratterizzato, seppure con qualche novità, il mio festino. Mio padre non si convinceva di questo mio rifiuto fino a quando, dal 1998, tutto è cambiato. Ho imparato a ballare, innanzitutto, e ad amare il festino. Proprio io che li ‘detestavo’ “. Bianco Maselli ricorda di essersi ritrovato, per caso, a fare addirittura il caposala, uno degli attori principali del festino, “il padrone di casa; colui che anima e coordina la serata e fa rispettare le regole; colui che decide quali e quanti cavalieri possono invitare le dame al ballo; il momento in cui fare i giochi e ha il potere di allontanare dal festino chi non mantiene un comportamento adeguato. L’esperienza mi è piaciuta tanto da giungere, seppure con qualche sosta e incidente di percorso, al 2010 ad essere caposala del Coco Sharm, il

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festino dell’anno”. Abbiamo visto grande entusiasmo e partecipazione, tappeti di coriandoli, mascherate, rime e coppie che ballavano a ritmo di tango, walzer e del mitico 2/1. Giovanni ha voluto sottolineare come tutto questo sia avvenuto comunque rispettando la tradizione che, a Sammichele, è particolare: gli invitati siedono lungo le pareti della stanza divisi in dame e cavalieri; nessuno può rifiutarsi di ballare e le maschere, accompagnate da un conduttore, possono invitare al ballo solo maschi. Addirittura, per dimostrare quanto Giovanni tenga a rispettare la tradizione, protagonista di una serata è stata la maschera tipica sammichelina, cioè “l’ommene curte“ (l’uomo basso) che rappresenta il sempliciotto goffo del paese, oggetto di scherzi e burle e si ispira alla figura del contadino che si recava ai festini per trascorrere il carnevale e trovare moglie. Un sacco di juta, in testa “u farnale” (il setaccio), una giacca abbottonata in vita e un bastone infilato nelle maniche della stessa e… via all’ilarità. Ma, come tutte le cose belle, anche quest’anno il carnevale si è concluso martedì 16 febbraio con il rito dù murt (il morto), al grido di “chiangìte, u carnevale jè mürte” (piangete, il carnevale è morto!). Anche il caposala Giovanni decreta la fine del carnevale e la fine, per lui, di quest’altra esperienza di cui è molto soddisfatto. “Il lavoro mio e dei miei validi collaboratori, ai quali sono grato, è stato premiato nel migliore dei modi, soprattutto la serata di martedì, contraddistinta da tanto divertimento e tanti complimenti“ Giovanni coglie l’occasione per ringraziare quanti hanno permesso tutto questo e in particolare il vice caposala, Silvio Tateo “un validissimo e simpaticissimo compagno di viaggio“e… arrivederci al carnevale dell’anno venturo, “Ce Dì(e) vole, a l’uanne ce vène” (Se Dio vuole, all’anno prossimo) Organizzatori e collaboratori del festino: la squadra vincente! Giovanni Bianco Maselli – Capo

Sala, Silvio Tateo – Vice Capo Sala, Marisa Viscè, Marilena Spina, Lello Colapietro, Roberto Netti (il cinese), Giampiero Lerario, Fabio Spinelli, Leonardo Netti, Massimo

Viscè, Giacomo Colapietro, Teodoro, Francesco La sorella, Leo Lasorella, Leo Netti, Giuseppe Santoiemma, Giovanni Bianco, Roberto Netti, Giuseppe Notarangelo (il motorista).

A Gioia va di scena “il Barbiere”

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l Centro Culturale “Il Sipario”, nell’ambito del Progetto didattico di avviamento all’opera lirica ha portato in scena al Teatro Rossini di Gioia del Colle Il Barbiere di Siviglia, opera in due atti di G. Rossini (1792-1868), su libretto di Cesare Spuntini, opera che andò in scena per la prima volta a Roma nel 1816. Lo spettacolo è stato incalzante e coinvolgente, con i protagonisti che hanno saputo sicuramente cogliere l’essenza dello spirito rossiniano e declinarlo in chiave moderna. La regia, curata da Gerardo Spinelli e le musiche dirette dal maestro Michele Marvulli sono state efficaci ed emozionanti, soprattutti nelle fasi crescenti della commedia rossiniana. Un’esperienza, dunque, decisamente riuscita, che speriamo possa ripetersi prossimamente in ulteriori progetti del Centro Culturale.

A tavola da Candido la néve cu cuétte

Cé iére bélle quanne nevecave e iì cr(e)ature citte citte réte a la fenéstre a vedé chire fegghiazze bianghe bianghe ca cavévene chiane chiane. Quanne la néve appandanave, mamme pronde che la zeppiëre mmane, asséve e da na vanne pelite l’anghiëve chiéne de néve. Quanne traséve, fescénne fescénne menave u cuétte, l’arrezzelave bbona bbone e che na checchiare azzemave i becchiëre. E nû ca iérme na maienate, azzise attuërne a la frascére, accom’a l’iallepate ne mangémme chédda néve cu cuétte; iére u gelate de chire tiëmbe.

neve con il vincotto

Com’era bello quando nevicava ed io, bambino ammutolito, dietro la finestra contemplavo quei fiocchi bianchi che cadevano lentamente. Quando la neve si posava, la mia mamma pronta con la coppetta in mano usciva e dopo aver trovato un angolino pulito , la riempiva colma di neve morbida. Entrava frettolosamente, versava il vincotto sulla neve, mescolava accuratamente e riempiva colmi i bicchieri. E noi, che eravamo molti, seduti intorno al braciere, come degli affamati,mangiavamo quella neve col vincotto; era senza dubbio il gelato di quei tempi.

Candido Daresta (tratto da La Checine noste)


carnevale - Sammichele di Bari

La polemica distrugge la tradizione In caserma litigano l’Assessore e un vice caposala

di VA. SGA.

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l festino a scopo di lucro? Basta fare due calcoli”. E’ giustamente indignato, Silvio Tateo, nel ricordare quella che, a suo dire, sarebbe stata l’accusa mossa dall’Assessore alla cultura, Alessandra Morgese nei confronti degli organizzatori dei festini a Sammichele. Il guadagno. “Guardi, siccome ad organizzarlo siamo in 15, per ammettere che lucriamo dovremmo prevedere un guadagno di almeno mille euro ciascuno. Il che equivale a dire che in un festino si guadagnano 15 mila euro. Non diciamo sciocchezze”. Già, perchè organizzare un festino significa pagare l’affitto del locale, e poi luce e addobbi e tutto quanto fa spettacolo. L’assessore è scivolata sulla classica buccia di banana. Per chi pensa di fare bella mostra di sè nel difendere rigore e severità nel rispetto della legalità, c’è di che restare senza parole. Se si comunica ad un organizzatore di un festino che può chiudere quando lo desidera, il minimo che ci si possa attendere è che l’Assessore Morgese ne dia formale comunicazione al maresciallo dei Carabinieri, che tutela l’ordine pubblico. Si era stabilito che il festino dovesse chiudere alle 4 del mattino. Orario indigesto, evidentemente,

a capisala ed invitati. Perchè? “Se un festino va bene, il sabato notte le maschere cominciano a giungere non prima della una e 30. L’ultimo gruppo giunge intorno alle 4. Se l’orario di chiusura è alle 4 significa che io rispetto, sì, le maschere, ma non mi danno la possibilità di rispettare le dame presenti all’interno del mio festino. Alla una e 30 devo far sedere le dame, e poi non possono più ballare perchè I gruppi mascherati giungono a ritmo serrato. E, come da tradizione, le maschere possono invitare solo maschi. Alle 4, poi, le dame prendono I cappotti e vanno via senza aver ballato”. La cosa che sconcerta di più è la il comportamento pasticcione dell’assessore Morgese. “L’assessore mi comunicò che era stato risolto il problema degli orari di chiusura. Mi disse che non avevamo più vincoli. Potevamo chiudere a nostro piacimento”. Silvio Tateo è un fiume in piena: “Questo è successo l’ultimo giovedì di carnevale. La sera stessa, mentre si ballava, è passata la pattuglia dei Carabinieri in servizio. Il Maresciallo ci comunicava di chiudere all’ora stabilita. Non sapevano nulla di ciò che mi aveva detto l’Assessore. Abbiamo provveduto a chiudere immediatamente, secondo gli orari precedentemente fissati. L’indomani siamo stati ascoltati per chiarimenti in

caserma dal maresciallo. Eravamo l’Assessore Morgese ed io. Lei ha detto quello che le sto dicendo, la verità”. Ciò che Tateo proprio non manda giù è l’accusa rivolta dall’Assessore agli organizzatori dei festini di lucrare.

Una uscita improvvida. Certe frasi sono tipiche di chi non si sforza di comunicare riflessioni. Qualcuno pensa che, in fondo, amministrare un Comune possa essere poco più di una salutare passeggiata ecologica. Silvio Tateo è amareggiato ma sente di spendere parole di elogio nei confronti del maresciallo: “Sento il dovere di ringraziare il maresciallo Nicola Cipriani per tutto quello che sta facendo a Sammichele. Da quando è qui, ha fatto molto. Ci vada a parlare. Vedrà che è una persona molto disponibile. E’ stato Cirpiani a guidarci negli anni scorsi affinchè avessimo una regolamentazione dei festini. In precedenza, si andava avanti alla carlona”. Intanto, Tateo chiede per il 2011 all’Assessore di offrire un locale, i soldi per arredarlo e per pagare la SIAE, un dj, ed una decina di ragazzi pronti a stare 7 ore in piedi dinanzi alla porta ed al guardaroba per poi tornare il mattino seguente a lavare I pavimenti e riordinare. Chi vivrà vedrà.

Una polemica inutile e stucchevole

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iamo stufi di ascoltare, di assistere puntualmente a vecchie e logore parole rivolte spregiudicatamente da chi, con le mani nelle mani, si permette solo di giudicare il lavoro, gli sforzi e l’iniziativa di quanti si prodigano a “regalare” alla comunità di Sammichele il loro tempo, la loro inventiva e le loro capacità, con il gusto di far divertire quanti amano, a carnevale, frequentare i nostri festini. E, per piacere, non tirate fuori la solita tiritera dello scopo di lucro. E’ una offensiva ed inaccettabile retorica che ormai ha fatto crepare perfino i muri. In genere usata da chi non ha altre argomentazioni. Un po’ di fantasia non guasterebbe. Una sottile invidia mascherata, è il caso di dirlo. da perbenismo. Che la gente si diverta. Che possa passare qualche ora spensierata. Se i tanti soloni sanno fare di meglio, e se sono in grado di farlo, che la smettano di dircelo. Per l’anno prossimo aspettiamo con piacere il loro invito, al loro festino che, ovviamente non potrà che essere gratuito. Se tanto mi da tanto. E non fa nulla se bisogna pagare la Siae, se bisogna dare almeno un contentino ai ragazzi che riordinano e puliscono, magari pagare il fitto del locale e sostenere spese di organizzazione di tutta evidenza. E non fa nulla se bisogna acquistarlo qualche cd (oltre che scaricarlo da Internet). E la luce? Chi la paga? Ci attacchiamo abusivamente a qualche palo della pubblica via? Saremmo ben lieti di godere della loro offerta. Peccato che si ha il malvezzo di fare solo i conti nelle tasche degli altri. Peccato che a mettere in gioco la propria faccia siano sempre gli stessi. Grazie, da parte nostra, invece, a tutti quelli che si sono impegnati alla ordinata riuscita anche di questo carnevale sammichelino. Ora basta. Maschere e conduttore possono invitare. Suvvia, facciamoci un bel ballo. Sorridiamo. Sorridere fa solo bene e fa star bene. La redazione

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sport - Sammichele di Bari

L’Asd con il sogno della serie B E intanto i biancocelesti sammichelini allenati da Mastrocesare si aggiudicano tutte le coppe regionali

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di LEO NETTI

in dall’inizio della stagione, l’obiettivo dichiarato della formazione Sammichelina di Calcio a 5 è stato quello di conquistare la promozione in serie B. La squadra, se pur disputando, a detta di molti, un campionato al di sotto delle proprie potenzialità, è ancora in lotta per l’obiettivo stagionale; attualmente quarta in campionato, e quindi in piena zona playoff, è impegnata anche nella fase nazionale di Coppa Italia, dove affronterà, dopo aver eliminato negli ottavi di finale Bonefro e Potenza (campioni rispettivamente di Molise e Basilicata), i calabresi della Melitese in un doppio confronto di andata e ritorno che vale l’accesso alle semifinali nazionali. La società sammichelina, intanto, non si è mai risparmiata, e, dopo le difficoltà iniziali in campionato, ha regalato a mister Ma-

Sporting Club, i playoff sono vicini

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strocesare, approfittando della finestra di mercato invernale, altri pezzi da novanta, tra cui il brasiliano Victor Favalli, ormai diventato un idolo della tifoseria. Le soddisfazioni, fin ora, sono comunque arrivate: l’ASD Sammichele infatti, ha messo in bacheca i primi due trofei della sua storia;

a gennaio è stata conquistata la Coppa Puglia regionale, con una sonante vittoria per 4-0 contro l’Hellas Brindisi, mentre, solo dieci giorni fa, Satalino e compagni si sono ripetuti vincendo la Supercoppa regionale sul neutro di Ruvo, imponendosi per 3-1 sul Salinis Margherita di Savoia.

G.S. Atletico, una stagione da archiviare

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oteva essere un campionato al di sopra di ogni aspettativa, o almeno così avevano lasciato intendere le convincenti prestazioni della sqadra di pallavolo maschile durante il precampionato e la Coppa Puglia; e invece, il GS Atletico ha visto ridimensionate le proprie ambizioni, trovandosi a fronteggiare il periodo più buio degli ultimi anni, da quando, cioè, il presidente Gerardo Spinelli ha preso con decisione in mano le redini della società

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sammichelina. Attualmente, la squadra occupa il terzultimo posto in classifica; se, salvo altri clamorosi risultati, si può escludere l’ipotesi della retrocessione diretta, in considerazione dei 7 punti di vantaggio sulla penultima e dell’esiguo numero di partite ancora da disputare, la squadra deve provare ad uscire dalla zona playout per poter conquistare, finalmente, la permanenza diretta e mettere subito in archivio quest’ultima stagione. Ultimo problema a colpire la squadra è stato l’abbandono volontario del libero Mario Bruno, che ha ridotto il numero di atleti, già falcidiato dagli infortuni, a disposizione del tecnico Galatola, creando non poche difficoltà anche nella preparazione e nella gestione degli allenamenti. L.N.

vrebbe dovuto lottare a denti stretti per conquistare la permanenza, rinunciando alle ambizioni di alta classifica; troppo forti Fragagnano, Casamassima, Leporano, Castellaneta per poter pensare ad un campionato di vertice, almeno sulla carta. Sul campo, invece, lo Sporting Club Sammichele, impegnato nel campionato di Prima Categoria (Girone B) ha già dimostrato sin dalle prime uscite di essere una formazione tosta, che, pian piano, ha macinato punti su punti, fino a raggiungere il secondo posto in classifica, a meno cinque dalla vetta. Il lavoro minuzioso del tecnico Narraccio è servito anche per sopperire ad alcune carenze di organico, soprattutto con riferimento alle alternative all’undici titolare; il resto lo ha fatto un gruppo di ragazzi dall’età media bassissima, che, trascinato dall’entusiasmo della piazza e della società, sta regalando anche quest’anno il sogno della promozione. A un terzo del campionato, infatti, il Sammichele mantiene un costante vantaggio sulle dirette inseguitrici per la conquista dei playoff, nonostante abbia già affrontato, anche nel girone di ritorno, alcuni delicati scontri diretti. Crocevia delle ambizioni biancocelesti saranno, probabilmente, alcune decisive sfide in trasferta, dove, comunque, la squadra ha raccolto risultati soddisfacenti: Fragagnano, Lizzano, San Vito e Carovigno, sono campi difficilissimi da espugnare, e tornare con qualche punto in tasca significherebbe quasi certamente staccare il biglietto per i playoff, che vedranno impegnate le squadre posizionate dal secondo al quinto posto della classifica finale. L.N.


società - Sammichele di Bari

In gita con Charles Darwin La Cooperativa Iris di Sammichele produce un documentario scolastico in collaborazione con sette Regioni di ROBERTO MASTRANGELO

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n documentario interamente realizzato dalla Cooperativa Iris di Sammichele di Bari, su progetto INterreg e con il coinvolgimento di 7 Regioni italiane che lo hanno finanziato (Lombardia, Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Puglia, Sicilia). Il lavoro è stato presentato nelle scorse settimane nella Cittadella della Cultura di Bari, ed ha visto protagonisti, insieme al regista professionista Michele Didone, Silvio Tateo nella parte di Charles Darwin (lo stesso Tateo è anche autore della sceneggiatura), insieme ai giovani attori (tutti di Sammichele) Angela Spinelli, Delio Spinelli, Annalisa Cupertino, Ylenia Patruno, Nisio Netti, Giammarco Liotino.La voce narrante del documentario, intitolato “Dal passato al presente in viaggio con Darwin” è quella diMarilena Spina. Il lavoro si è posto come importante obiettivo quello di suggerire alle scolaresche nella fase della scelta delle proprie mete per le gte scolastiche mete alternative rispetto alle tradizionali. Luoghi e bellezze di cui l’Italia è ricchissima e che, spesso, non vengono visitate perchè non si trovano sulle rotte principali del turismo scolastico, troppo spesso appiattito sulle principali città d’arte (Firenze, Roma e Venezia su tutte). Piccoli musei, cittadine caratteristiche, parchi naturali ed oasi che vengono presentate ai ragazzi all’interno di una sceneggiatura moderna e capace di mettere di fronte gli studendi del terzo millennio con uno dei principali scienziati di duecento anni fa. Le location dove si è girato il filmano sono state il Castello Caracciolo e la Chiesa di Maria Maddalena di Sammichele di Bari, ed alcuni scorci caratteristici di Polignano, Putignano e Conversano. Abbiamo incontrato, all’indomani della presentazione ufficiale del documentario, il progatonista Silvio Tateo. Com’è nata questa idea? E’ nata su un progetto datoci per commissione, visto che ricorrevano i 200 anni di Darwin, ho avuto l’idea di

mettere in contatto i ragazzi con lo stesso Darwin in modo tale che fosse lui stesso a spiegare loro l’amore per la propria terra, l’ambiente e la natura. E che fosse lui stesso a trasmettere il desiderio di andare alla ricerca di posti nuovi. Spesso le vacanze, le gite scolastiche si fanno negli stessi posti. Le nostre Regioni, invece, offrono molte più cose di quelle che si conoscono e che si visitano. Il documentario nasce proprio per questa finalità. A chi si rivolge? Per il suo linguaggio si rivolge agli studenti, anche perchè è utilizzato un linguaggio ironico, che lascia passare i messaggi culturali e che, alla fine, trasmetteanche il messaggio dell’amore per l’ambiente, molto caro a Charles. Dove è possibile vedere il documentario che avete realizzato? Intanto a breve sarà pubblicato sul sito www.viaggiareinpuglia.it, e successivamente sarà caricato sui siti istituzionali delle Regioni coinvolte nel progetto. Come è stato realizzare questo progetto? Sicuramente un’esperienza bellissima, perchè ci ha dato la possibilità di metterci alla prova ideando e producendo un prodotto nuovo, solitamente il documentario, per i suoi contenuti seriosi, sono lontani dal linguaggio giovanile. Abbiamo fat-

to uno sforzo comune per abbattere questa distanza e, grazie anche alla splendida regia di Michele Didone, ad un montaggio giovanile e dinamico tipico dei film contemporanei, il risultato è stato centrato in pieno. E’ stato difficile coinvolgere i ragazzi che hanno partecipato alle riprese?

No, anche perchè inizialmente non ho spiegato loro l’importanza del progetto, per evitare di caricarli di tensioni. Si sono lasciati guidare e coinvolgere con l’entusiasmo tipico della loro età, ed abbiamo trascorso due giorni lavorando assiduamente e divertendoci. Alla fine il risultato è sotto gli occhi di tutti. A dimostrazione di ciò, aggiungiamo noi, possiamo ribadire il successo che ha riscontrato la proiezione del documentario presso la Cittadella della Cultura a Bari, nel corso del Primo Convegno sul Turismo scolastico in Puglia, alla presenza del sottosegretario alla Pubblica Istruzione, Università e Ricerca Giuseppe Pizza e dell’Assessore al Turismo e Industria Alberghiera della Regione Puglia Magda Terrevoli. Una nota degna di essere sottolineata è che il coordinamento del convegno nonché la cura e la guida della mostra su Darwin in atto al Castello Svevo di Bari è stata curata ancora dalla Cooperativa Iris di Sammichele di Bari, sicuramente tra i maggior punti di riferimento in Puglia per quanto riguarda il turismo scolastico.

Le ultime di Gustavo • • • • • • • • •

IO SUD, lui Nord. Berlusconi: Presidente del consiglio a misura Duomo. Berlusconi: Sfortunato come scort, sfortunato come escort. Marrazzo: Finito in trans. La Sinistra predica bene, marrazzola male. Al poeta Vendola? Manca solo il verso giusto. Da frazione a comune: Palese… non sarai mai autonomo. Il barbiere più famoso d’Italia? Ad Acquatica del Capo … rasato. Palese con Fitto, no … sconfitto.

Gustavo Delgado Dirgli grazie per questa sua disponibilità è ben poca cosa. Gustavo Delgado è il giornalista-padre di tutti quanti noi. Brillante, vivace, fulmimante. Sempre per strada, dalla Rai a Telenorba con il microfono per raccontare e commentare con una impareggiabile maestria. La sua satira ci ha accompagnati anche nel fargli questa foto: “Mi sento come il Petruzzelli: messo a fuoco!”.

F.D.

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economia Verso l’assemblea dei soci della BCC di Alberobello e Sammichele di Bari per il rinnovo della cariche sociali

Un pranzo già pagato di FRANCO DERAMO

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l bastone e la carota. Il bastone: 50 euro di penale da pagare alla Banca per quanti, dal 1° gennaio 2010, vanno in rosso anche per uno 0,001 di euro sul proprio conto corrente senza affidamento e 10,00 € di tassa annuale su tutti i tipi di libretti (pensione, nominativi, al portatore, vincolati, ecc.). Un bel recupero di costi per la BCC. Una bella boccata di ossigeno, per la banca. Un bel salasso, invece, per soci e clienti. In tempo di crisi, di difficoltà economiche, chi non è andato almeno una volta sotto zero, in rosso, sul suo conto? La carota: tutti i soci a pranzo, a fine febbraio, su invito della Banca di Credito Cooperativo. Si dice. L’invito per il pranzo a me, fin’ora, non è ancora arrivato. Sono certo che arriverà. Siamo circa 2.000 i soci. L’invito è esteso ad un accompagnatore. A 50,00 € a pasto, il costo dell’operazione equivale circa 200.000,00 €. Da aggiungere il prezzo della sala del “solito albergo” il cui costo non ci è dato di sapere. Forse si spenderà meno. Tratteranno per risparmiare. Capiremo dagli alberghi, dalle sale che saranno mobilitate e dove e come andrà a finire: in bilancio, per capire, per sapere il costo finale dobbiamo

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aspettare l’assemblea annuale di maggio 2011. Fino a quella data, l’anno prossimo, ce ne saremo dimenticati tutti: sia del costo, sia delle motivazioni ufficiali, sia di quelle sottese. Tutto sarà stato … digerito. Un risultato certamente positivo per i ristoratori privilegiati, per quegli albergatori fortunati che saranno invitati a preparare “la festa” ai soci della BCC. Un risultato amaro per chi, invece, ha già “pagato” il suo pranzo, perché il balzello è già stato addebitato sul suo conto corrente perché è andato in rosso. Ma che festa è? Perché questo pranzo? Non è un’idea brillante. Ma sappiamo tutti che per un peccato di gola si può anche chiudere un occhio su tutto il resto. Qual è il resto? Semplice: a maggio prossimo si vota. Si vota per rinnovare il Consiglio di Amministrazione della BCC. Una modalità accattivante perché i soci abbiano un giudizio “positivo” su questo Consiglio di Amministrazione, meglio, sul suo Presidente. Sappiamo tutti che il Presidente è tutto, è l’intero: Vito Consoli. Ricordo l’intervento di Cosimo Palasciano, candidato presidente della lista n. 2 (non vincente) nell’assemblea dei soci di tre anni fa: “Vogliamo amministrare con Voi,- disse - con le Vostre esigenze, affiancando e sostenendo

le Vostre capacità imprenditoriali, valorizzando i Vostri risparmi e i Vostri sacrifici, guardando attentamente e sostenendo adeguatamente le Vostre iniziative nei Comuni, nei territori in cui si sviluppa la nostra operatività. La nostra BCC non può rimanere lontana dai Soci, per alcuni quasi irraggiungibile, appannaggio di pochi”. Parole cadute nel vuoto, annegate nelle urne. Una vittoria conseguita soprattutto grazie al meccanismo delle deleghe. Meccanismo ulteriormente aggravato con la modifica statutaria approvata nell’ultima assemblea: ora è possibile votare anche con tre deleghe per socio. Basta che votano 250 soci con 3 deleghe (per un totale di 750 deleghe): si vince. Il resto lo fa il regolamento elettorale vigente. Vince la lista che prende 1 voto in più: nessuna rappresentanza è prevista all’altra lista. Intanto, ricorderete che, subito dopo l’assemblea del 2007, circa duecento soci furono cacciati, cancellati, espulsi, con motivazioni diverse. Chi si è “riavvicinato”, chi ha “rinegoziato” il suo ricorso fatto alla Magistratura con l’Associazione dei Soci e Clienti della BCC, si è “salvato”, è stato riammesso a socio. Ovviamente, noi siamo contenti anche per loro. Era quello che volevamo. I soci, meritano tutto il rispetto possibile. Sono quelli che hanno solo portato e portano valore alla BCC. I soci sono la vera ricchezza, la vera risorsa della

BCC. I soci, i clienti, i dipendenti e i collaboratori, i fornitori, i Comuni, le collettività e le comunità locali nelle quali opera la nostra BCC sono i “portatori di interesse” nella/della nostra banca cooperativa. Oltre al bilancio contabile, dovuto per legge, ci piacerebbe ascoltare in Assemblea dei Soci il Bilancio Sociale della nostra BCC. Sarebbe una vera novità. Ci piacerebbe capire, vederci illustrato, il valore creato dalla BCC verso soci, clienti, comunità e territorio. Emergerebbe nella sua drammaticità tutta la sua povertà, l’esclusione inconsapevole vissuta soprattutto dai soci. Veniamo chiamati a considerare, invece, la nostra banca solo come banca. Si dimentica la sua vera peculiarità: l’essere banca cooperativa. Nessuno ci parla o ci tratta secondo il suo valore statutario. Nessuno ci parla della sua capacità di creare sviluppo nel territorio in cui opera, della sua coerenza, del suo valore, del suo stile di gestione, delle sue scelte, della sua coerenza e della sua credibilità. E’ in grado, qualcuno, di spiegare e dimostrare a tutti i soci in cosa “la mia banca è differente”? Come la BCC di Alberobello e Sammichele di Bari ha fatto cooperazione? In mancanza, è vero che quel pranzo, per tutti, sarà ancora più… indigesto; ma, sono certo che nessuno vorrà dimenticare che il vero potere è nelle mani dei Soci, dell’Assemblea.


economia

L’usura è in agguato Famiglie in difficoltà: rinegoziate il mutuo con prudenza, il consiglio dell’esperta

A

di Effedi

l responsabile Codacons di Conversano, Marina Gattolla(*), abbiamo chiesto notizie e chiarimenti sulla possibilità di rinegoziare i mutui. Da quando è possibile ricontrattare il proprio mutuo con la banca? E’ scattata dal 1 febbraio la moratoria sui mutui per le famiglie in difficoltà frutto dell’accordo siglato tra Abi ed alcune associazioni di consumatori. Perché il Codacons non ha siglato l’accordo? Il Codacons non ha siglato l’accordo, perché non sono state accolte le sue proposte. Cosa chiedeva il Codacons? L’Associazione in particolare chiedeva tre semplici cose: 1. che la sospensione delle rate, come d’altronde già previsto dalla legge n. 244 del 24 dicembre 2007, fosse fino a 18 mesi, e non 12; 2. che l’accordo fosse almeno vincolante per le banche; 3. ed infine, cosa più importante, che la sospensione valesse per chiunque fosse in grado di dimostrare di non poter provvedere al pagamento delle rate del mutuo, indipendentemente, quindi, dal fatto di essere disoccupato, cassaintegrato o che fosse morto un componente della famiglia. In particolare il mancato accoglimento di quest’ultima proposta, in aggiunta ad altri limiti molto restrittivi inseriti poi nell’accordo

siglato, come il reddito imponibile non superiore ai 40mila euro annui o l’importo del mutuo inferiore a 150mila euro, cosa che esclude i mutui di città come Roma o Milano, farà sì che a poter usufruire della moratoria non solo non saranno le 530.000 famiglie già in difficoltà con il pagamento delle rate, ma nemmeno le 130.000 famiglie stimate. Ovviamente questi sono dati nazionali. Qual è il fenomeno nel nostro territorio? A livello locale è difficile avere dati dalle banche, quindi il fenomeno non ci è noto nella sua reale dimensione. Ma, soprattutto nelle nostre realtà, si ha molto pudore nell’andare a chiedere alla propria banca anche diritti che spettano. In mancanza, a volte si cade facile preda dell’usura. Gente spregiudicata che fingendo di darti una mano ti mette il cappio al collo.

Che consigli dà a quanti hanno stipulato un mutuo e sono in difficoltà? Intanto di rivolgersi con fiducia alla nostra Associazione: basta una telefonata al numero sottoindicato per fissare un appuntamento. Abbiamo la possibilità di offrire la consulenza necessaria che in questi casi deve essere qualificata, competente e riservata. Inoltre, il Codacons, consiglia ai consumatori di aderire a questa possibilità solo se in grave difficoltà con il pagamento delle rate e se si ritiene che si tratti di difficoltà temporanee. Questa è una ciambella di salvataggio che, però, ha un suo costo che deve essere concretamente verificato dal consumatore. In particolare va accertata la modalità di restituzione degli interessi non pagati, ossia la durata dei pagamenti, lasciata purtroppo alla discrezio-

Il Vocabolario TAEG - tasso annuo effettivo globale Il tasso annuo effettivo globale, esprime il costo effettivo del finanziamento, del mutuo concesso. Esso tiene conto di tutte le spese obbligatorie (tasso interesse praticato, spese incasso rata, istruttoria, assicurazione, amministrative, comunicazioni periodiche bancarie, comunicazione annuale quota interessi pagata per dichiarazione redditi, etc). Questo tasso rende facilmente confrontabili due o più soluzioni di mutuo casa, tenendo conto anche dei costi accessori e dalla strutturazione del mutuo. Tale tasso è un indicatore efficace di convenienza, viene obbligatoriamente riportato nel contratto (sia nei prestiti che nei mutui). A differenza del TAN che tiene conto esclusivamente del tasso di interesse il taeg ingloba tutto (spese incasso rata, assicurazione, etc.). TAN - tasso annuale nominale E’ il tasso annuo nominale, non tiene conto delle spese e delle commissioni ed esprime esclusivamente il tasso di interesse (poco indicativo del costo effettivo del prestito). Spesso il tan viene confrontato con teg (e con il più indicativo taeg), la differenza sostanziale tra tan e teg si realizza nella maggiore rateizzazione (intesa come numero di rate pagate in un anno solare), se il pagamento è mensile allora lo spread è massimo, si riduce per pagamenti semestrali e annuali (questo perchè la banca finanziatrice entra in possesso prima del capitale e degli interessi.

nalità di ogni singola banca. Inoltre, considerando l’andamento dei tassi di interesse, non ha senso allungare il debito per pagare dopo tassi presumibilmente più alti. Cosa chiede Codacons al Governo? Il Codacons insiste nel chiedere al ministro dell’Economia e delle Finanze Tremonti di emanare le norme di attuazione del Fondo indispensabili per rendere operativa la legge del 2007. (*) Avvocato - cell. 338 3478063 e mail: marinagattolla@libero.it.

La differenza tra tasso effettivo e tasso nominale è tanto più marcato quanto maggiore è il tasso di interesse praticato. SPREAD - maggiorazione Per i mutui a tasso fisso o variabile si sceglie un indice di riferimento per il calcolo del tasso di interesse da applicare, rispetto a tale riferimento (es: euribor a 3 mesi) la banca applica una maggiorazione, detta spread, che le garantisce il guadagno nell’operazione. Riassumendo: la banca compra il denaro che vi presterà pagando un tasso di interesse pari all’indice di riferimento, vi concede il prestito (mutuo) applicando un tasso di interesse più alto di quello che paga (la maggiorazione è detta spread). La differenza nelle offerte dei mutui, a parità di condizioni (durata, tasso ed importo), tra le varie banche, sono attribuibili ai diversi spread applicati dalle banche stesse (spesso le banche che offrono i mutui online comprimono i costi e si possono permettere uno spread più basso). Molte banche preferiscono mantenere bassi gli spread e lavorare con i volumi (guadagnano sul grosso numero di prestiti che erogheranno), molto dipende dalla politica in tema di mutui che la banca adotta (tale approccio è peculiare delle banche specializzate in mutui). TASSO EURIBOR - il costo del denaro Significa: Euro Interbank Offered Rate, è un indice che indica il costo del denaro (quanto costa il denaro - gli interessi che devo pagare per avere del denaro in prestito); è calcolato ogni giorno da una media pesata dei tassi praticati dalle principali banche europee. E’ utilizzato spesso come indice di riferimento dei mutui ipotecari stipulati a tasso variabile (l’aggiustamento viene fatto solitamente ogni 3 mesi). N° 1 - febbraio 2010

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politica - Alberobello

All’orizzonte un piano strategico

Sulla riqualificazione dei Trulli, patrimonio Unesco

di GIUSEPPE SPALLUTO

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na comunità di circa diecimila abitanti, famosa in tutto il mondo per le sue costruzioni tipizzate dal tetto a forma di cono, Alberobello vanta, nell’arco dell’anno, numeri di visitatori pari ad un milione. Un record composto prevalentemente da turisti di origine asiatica che ha permesso di pregiare la cittadina dell’ambita «bandiera arancione», consegnata dal Touring Club Italiano l’8 gennaio scorso. Un riconoscimento riservato soltanto ad una categoria precisa di Comuni che sorgono nell’entroterra, aventi una densità di popolazione non supe-

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riore ai quindicimila abitanti. Orgoglio conquistato grazie all’osservazione di alcuni parametri turistici ed ambientali che l’amministrazione comunale ha voluto rispettare: paesino risultato idoneo a questo titolo per l’offerta di carattere storico, ambientale e culturale che da sempre conserva. Se pensiamo alle notizie di attualità, ci verrebbe spontaneo sbeffeggiare. Alberobello vuole conservare il proprio territorio come madre natura l’ha fatto. Il governo centrale, invece, sta pensando di far sorgere a largo della costa (tra Bari e Brindisi) piattaforme petrolifere e appostare su scala regionale – sulla terra ferma - centrali nucleari.

L’amministrazione comunale, nel prossimo futuro, dopo le antenne dai trulli, vuole eliminare anche le porte anti-corodal dalle stesse costruzioni che sorgono nel centro storico cittadino. Un progetto che, associato alla riqualificazione dei dodici trulli di proprietà comunale (collocati nell’area divenuta patrimonio UNESCO), sarà finanziato dai fondi previsti nel piano strategico “area vasta Valle D’Itria”. Le tematiche ambientali sono anche materia di questa campagna elettorale, che vedrà eleggere il 28 e 29 marzo il nuovo presidente della Regione Puglia. Una tornata elettorale improntata, tra gli altri argomenti, anche sulla privatizzazione dell’acqua, la sanità e la questione rifiuti. La fine del prossimo mese, si andrà in consiglio comunale ad approvare i documenti economici programmatici degli enti locali. Ad Alberobello, per l’anno in corso, si vorrà focalizzare su turismo, cultura, pubblica istruzione, opere pubbliche e politiche giovanili. Da palazzo di città - fanno sapere - presto ci sarà una nuova dele-

ga assessorile che si occuperà della formazione lavoro per i giovani alberobellesi. Argomenti che abbiamo approfondito con il sindaco Bruno De Luca che abbiamo incontrato.

Mensile del sud-est barese Direttore responsabile: Franco Deramo Redazione: Sammichele - L.go S. Antonio, 8 francesco.deramo@gmail.com mastrangelo.roberto@gmail.com sgaramellavalentino@gmail.com Reg. Trib. Bari Num. R.G. 556/2010 num. reg. stampa.11 del 23/02/2010 Editore e Pubblicità: Coop. Il Territorio News 70010 - Sammichele L.go S. Antonio, 8 Tel 329.6325836 ilterritorionews@gmail.com Stampa: A.G.A. - Arti Grafiche Alberobello 70011 Alberobello (BA) C.da Popoleto nc Tel. 080.4322044 - info@editriceaga.it Chiuso in redazione il giorno 18.02.10


politica - Alberobello

Tra Gargano e Salento c’è la nostra Area Vasta Il Sindaco di Alberobello, consigliere provinciale, parla dei progetti per la sua città di GIUSEPPE SPALLUTO

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colloquio con il sindaco Bruno De Luca, con il quale abbiamo parlato di diversi argomenti. La bandiera arancione, un prestigioso riconoscimento del quale Alberobello si pregia, sicuramente è una soddisfazione per questa amministrazione comunale, vero? Si. Per me come sindaco e per l’intera amministrazione comunale è motivo di grande orgoglio. Ma il merito reale penso che vada ascritto a tutta la cittadinanza e agli operatori turistici, capaci di conservare un tipo di qualità della vita, pulizia del paese, accoglienza dei turisti, cucina dei piatti tipici e hanno saputo offrire i nostri migliori prodotti caserecci. Il ruolo dell’amministrazione comunale? Noi abbiamo fatto da coordinatori. Abbiamo vigilato, e continueremo a farlo, per potenziare quelle iniziative che vogliono far sviluppare la nostra città. Attualmente si punta ad includere tra le bellezze paesaggistiche di patrimonio mondiale dell’umanità anche la Valle D’Itria, territorio in cui è compresa Alberobello. Geograficamente siamo ai margini della Valle D’Itria. Siamo però al crocevia tra le province di Taranto, Brindisi e Bari. Nell’ambito degli organismi di promozione negoziata e di sviluppo tra gli enti territoriali, il Comune di Alberobello è abituato ad essere partecipe e leader nello spirito di collaborazione forte tra territori e comuni che sono omogenei e che devono avere una strategia di sviluppo sinergico. Nell’ambito del progetto dell’Area Vasta Valle D’Itria abbiamo intercettato fondi e puntato sulla riqualificazione del centro storico. Che progetti avete per il finanziamento?

Bruno De Luca, sindaco di Alberobello

Recupereremo tutti i trulli di proprietà comunale e sistemeremo il patrimonio pubblico, in particolare le scuole, ai fini del risparmio energetico. Ad esempio l’installazione di pannelli fotovoltaici sugli edifici scolastici per i quali abbiamo ricevuto 1,8 milioni di euro. A proposito di finanziamenti, il prossimo mese è tempo di approvazione del documento economico finanziario programmatico. Per quest’anno quali saranno i progetti che porterete avanti? Sappiamo tutti che dovremo fare i conti con il patto di stabilità. Anche quest’anno soffriremo per la mancanza di risorse. Non voglio lamentarmi. E’ mio intento in questo quadro di difficoltà, cercare ugualmente di individuare più risorse possibili affinché possiamo portare avanti e raggiungere gli obiettivi che ci siamo preposti. I punti strategici del nostro pro-

gramma, che da 8 anni perseguiamo, sono: - conservare il livello della spesa sociale e incentivare, se è possibile, le fasce più deboli della popolazione, - incrementare il turismo, la cultura, pubblica istruzione e politiche giovanili, - portare a compimento le opere pubbliche già finanziate con fondi comunitari derivanti dall’Europa oppure dallo Stato. Uno di questi progetti che abbiamo in mente di sostenere, non macroscopico, ma essenziale per noi, è l’eliminazione delle porte anti-corodal e i gradini di marmo dai trulli, nel centro storico cittadino. E per i giovani cosa avete in mente di fare? Lo scorso anno organizzammo dei ‘caffè’ letterari con una psicanalista di livello internazionale, che riguardavano le giovani coppie per risolvere i problemi con i loro figli. Abbiamo avuto un grosso riscontro. Quest’anno cercheremo di potenziare, attraverso una nuova delega assessorile sulla “formazione lavoro”, la conoscenza ai giovani di Alberobello, in un momento come questo difficile per l’occupazione, e suggerire quelle che possono essere le opportunità di lavoro. Ha aderito alla manifestazione ‘No petrolio’ tenuta recentemente a Monopoli. Perchè? Credo nell’Area Vasta, un terri-

torio omogeneo, che accomuna la costa all’entroterra in un unico progetto: quello di sviluppare il turismo nell’intera area. Credo che a metà strada tra il Gargano e il Salento, c’è quest’altra zona che non è da meno nell’offrire una bellezza paesaggistica, storica, culturale e monumentale. Quindi con queste premesse dobbiamo puntare anche alla salvaguardia della salute e la tutela delle nostre colline, siti agricoli e lasciati allo stato naturale. Se puntiamo quindi sul turismo, non possiamo pensare di associare lo sviluppo industriale dell’energia non rinnovabile e, quindi, non pulita come il petrolio e tanto peggio il nucleare. Non sarebbero compatibili. Tutti i governi locali, partendo dai sindaci per finire alla Regione Puglia, sono scesi in piazza per far capire al Governo centrale che certe scelte vanno condivise con gli enti territoriali e, quindi, con la popolazione. La regione Puglia ed il Comune di Ostuni hanno presentato ricorso al TAR, mentre altre amministrazioni comunali hanno demandato questo compito al governo regionale. Secondo lei, chi ha fatto bene? Qui ci dobbiamo intendere. Se andiamo verso il federalismo, a noi Provincia ed ai Comuni si deve consentire di esprimere concretamente, e non solo a parole, l’opinione soprattutto su temi dirimenti come sono lo sviluppo e le sue strategie. Altrimenti, se il federalismo resta soltanto fiscale, come succederà per le risorse del Nord che resteranno al Nord, i ricchi saranno sempre più ricchi e i poveri resteranno tali. Non ci stiamo. Il federalismo deve consentire a tutti di poter partecipare alle scelte di sviluppo dell’intera nazione. Il Municipio di Alberobello

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ambiente

Si fa solo terrorismo ambientale Il professor Federico Pirro, nel corso della “Via Pacis”, esprime le sue critiche nei confronti degli attuali estremismi di VALENTINO SGARAMELLA

E’

giunta alla ottava edizione la “Via Pacis”, appuntamento annuale dell’Azione Cattolica (A.C.) di Sammichele di Bari. Un’occasione per sensibilizzare la comunità civile ad una riflessione, in concomitanza con la la diffusione del messaggio di Sua Santità, Benedetto XVI, ad inizio anno. Il 2010, poi, si caratterizza per un evento: la nuova enciclica papale, “Caritas in veritate”. Per l’occasione, presso la Biblioteca comunale si è tenuto un’interessante tavola rotonda, “Se vuoi costruire la pace, custodisci il creato”, introdotto da Teresa Borrelli, presidente dell’ A.C. di questa comunità. Sono intervenuti mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo della diocesi di Bari-Bitonto; Salvatore Schiralli, presidente diocesano di Azione Cattolica; Federico Pirro, docente di storia dell’industria presso l’Università di Bari. A margine dell’incontro abbiamo incontrato il professor Pirro, a cui abbiamo rivolto alcune domande. La crisi che lei ha descritto

Il professor Federico Pirro

stasera in che misura coinvolge il territorio pugliese? Sappiamo bene che in Puglia e probabilmente, anche a Sammichele, il crollo della finanza mondiale verificatosi lo scorso anno e la crisi e le nuove povertà che stiamo vivendo sono strettamente correlate. Esigono risposte operative. Oggi, ad esempio, abbiamo il percorso di lavoro dell’area metropolitana di Bari per la quale sono stati messi a punto una serie di progetti. Dobbiamo fare in modo che i progetti diventino cantiere, occasioni di lavoro, valorizzazione di risorse

umane. A chi è rivolto il messaggio dell’enciclica? Ai più deboli e disperati, a quanti stanno subendo le conseguenze più pesanti della crisi. Io faccio parte della “task force” della regione Puglia che si occupa dei problemi occupazionali. Siamo di fronte a situazioni che, a volte, lasciano senza respiro per quanto sono drammatiche e per le soluzioni che dobbiamo trovare tutti insieme. Mi auguro sia finita per sempre l’epoca delle grandi speculazioni finanziarie. L’idea del profitto finanziario fine a sè

“L’uomo non è padrone della sua vita” Ecco, invece, alcuni commenti di Monsignor Cacucci. Eccellenza, L’uomo si comporta con il Creato, alla stregua di un padrone assoluto? L’uomo non è padrone del Creato come non è padrone della sua stessa vita. Se non si parte da questo assunto, qualunque tipo di ecologia diviene pericolosa, secondo me. Ma quando si parla del Creato, si parla anche del “vestigium”, una “orma di Dio” e che Dio stesso ha voluto che fosse sotto il dominio dell’uomo. Quando ci si trova di fronte al Creato le creature sono questo “vestigium”. Sono un riflesso di Dio. Lei ha anche ammonito a non esasperare il concetto. Per quanto riguarda il rispetto degli animali, è qualcosa che se si dovesse esaminare in modo adeguato si noterebbe una difesa in modo indistinto. Gli uomini vanno distinti dagli animali. Ho fatto l’esempio del

permettersi di ammazzare l’animale, non passerebbe inosservato. Voglio dire che se noi viviamo nella dimensione del rispetto del Creato, ma non abbiamo una visione complessiva, antropologica, rischiamo di scivolare nelle mode del momento. C’è una differenza di dignità tra uomo e animale. Nella politica odierna, lei intravede nuove tendenze che si rispecchiano nel messaggio evangelico? E’ difficile parlare genericamente di tendenze culturali in campo politico. Certamente, l’enciclica del Papa ha aiutato a considerare le leggi della economia, ad esempio, secondo una visione prospettica del tutto nuova: le leggi economiche di mercato non sono un Moloch. DeMonsignor Francesco Cacucci vono confrontarsi con quei principi pittbull che azzanna un bambino. morali senza i quali le medesime Non è colpa dell’animale, eviden- leggi economiche finiscono con temente. Ma se qualcuno dovesse l’essere contro l’uomo.

stesso ci lascia in eredità un mondo di rovine umane, materiali, sociali ed economiche. Spero sia finito per sempre. Il problema del nostro territorio, semmai, è quello di una competizione elettorale imminente che si presenta povera di contenuti programmatici. Cosa si aspetta dal nuovo Governo regionale? Chi sarà chiamato a guidare la Regione devono avere a disposizione nuovi strumenti. Poi, i tecnici sapranno trovare strumenti capaci di crare occasioni di lavoro per chi lo perde. Oggi, nelle aree più deboli del Mezzogiorno, abbiamo bisogno di una maggiore presenza di uno Stato imprenditore che, con coraggio, con competenza tecnica, crei nuovi posti di lavoro. Nessuno vuole lavoro assistito. Tuttavia, non possiamo restare inerti o limitarci alla solidarietà dei sistemi di protezione sociale. Vendola ha detto no al rigassificatore ed alla piattaforma petrolifera a Monopoli. La mia opinione è che il rigassificatore sia necessario. E’ stata ottenuta la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA). Si può attirare intorno al rigassificatore un indotto di grandi dimensioni, nel settore della industria del freddo. Le piattaforme petrolifere intanto sono a 25 km. dalla costa. In ogni caso, stiamo parlando di ricerche geognostiche. Non è affatto sicuro che si trovi il petrolio. Ove si potesse reperire petrolio, faccio solo osservare che dal 1998, al largo di Brindisi, in acque nazionali, si stanno sfruttando giacimenti petroliferi, con il progetto “Aquila”, con navi speciali che prelevano il petrolio dal fondo del mare, ad 850 metri di profondità. Fanno un primo trattamento a bordo delle navi. Il processo di raffinazione avviene nelle raffinerie. Non ci sono state catastrofi ecologiche come quelle che vengono paventate. Su questi temi, oggi, si fa solo terrorismo ambientale, spesso non scientificamente fondato. Bisogna misurarsi con dati scientifici, con rigore. L’ambiente è una risorsa che appartiene a tutti ed alle generazioni future. Ma va tutelato con la scienza e la tecnologia e non regredendo ad una civiltà pre-industriale. N° 1 - febbraio 2010

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Pubblicità Elettorale

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elezioni

Dieci domande a... Adriana Poli Bortone Candidata alla carica di Presidente della Giunta regionale pugliese

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ominciamo oggi il nostro viaggio all’interno dei programmi elettorali con il candidato considerato il “terzo incomodo”, per noi il primo dei tre forni. Adriana Poli Bortone, fondatrice e presidente del Movimento “Io Sud”, senatrice, già Sindaco di Lecce ed Europarlamentare, Ministro dell’Agricoltura nel primo Governo Berlusconi. 1) Qual è il suo programma per i primi cento giorni, capace di indicare la svolta che intende imprimere alla politica regionale? Quali sarebbero i primi provvedimenti che assumerebbe? Rivedere l’organizzazione del personale, fare il punto sull’impegno dei fondi comunitari, sulla programmazione territoriale, sul piano di sviluppo agricolo. 2) Sarebbe capace di evitare la lottizzazione delle ASL? Affiderebbe, ad esempio, la loro Direzione generale a magistrati della Corte dei Conti, del Tar o a ufficiali della Guardia di Finanza in pensione? No. Ho pensato ad un DDL per l’elezione dei Direttori generali da parte degli operatori della sanità. 3) Si impegna ad abbattere le liste di attesa nelle Asl e in caso di mancato conseguimento di questo obiettivo, sarebbe disposta a dimettersi? Certo. Farei fare un monitoraggio continuo ed opererei nella prevenzione e medicina di base.

4) Presenterebbe e si impegnerebbe per far approvare una legge per la riduzione del numero dei Consiglieri Regionali e dei loro emolumenti del 30%? E’ nei miei primi intendimenti. 5) Eviterebbe di ricorrere ad Assessori esterni che, come tali, non hanno lavorato per ottenere il suffragio elettorale, o che potrebbero non essere stati eletti ?

regionali che sono quasi sempre costose e non sempre utili? Si, senza dubbio alcuno. Ho visto che, sanità a parte, la Regione ne ha ben 570! 8) Rimetterebbe in discussione i piani di spesa sinora decisi dei fondi europei 2007-2013 che rischiano – così come sinora approvati – di essere dispersivi di risorse, senza conseguire i risultati del riequilibrio territoriale

Certo, eviterei gli esterni. Sui non eletti ci penserei. Se ci fosse una personalità o una professionalità interessante potrei, invece, tenerne conto. 6) Chiuderebbe le Agenzie regionali inutili e costose come l’Ares e l’Arti? Farei un monitoraggio per sei mesi del loro funzionamento, poi deciderei, a seconda del grado di efficienza riscontrato. 7) Azzererebbe le consulenze

rispetto alle aree forti? Farei subito il punto della situazione. I fondi europei non solo vanno spesi, ma debbono essere interpretati secondo l’input comunitario: non finanziamenti spot, ma finanziamenti per progetti che, una volta terminati i fondi europei, siano serviti per creare posti di lavoro stabili. 9) E’ disposta ad impegnarsi a fondo per ridurre la disoccupazione regionale, fissando obiet-

tivi quantitativi di occupati e tempi certi per il loro conseguimento? Nel nostro programma abbiamo tra i primi interventi la creazione del CREL, il Consiglio Regionale dell’Economia e del Lavoro, che era già nel programma della giunta Di Staso ma non fu mai portato a termine. In questa nuova organizzazione devono trovare sintesi espressioni dell’imprenditoria e delle sue organizzazioni rappresentative, dei Sindacati, dell’Università, degli Ordini Professionali, della Camera di Commercio, degli enti di formazione accreditati e degli istituti scolastici, in modo tale che la formazione possa essere organizzata, dal livello universitario a quello professionale e scolastico, in termini di programmazione impegnativa sul territorio. Una programmazione propedeutica a colmare gli spazi occupazionali in quei settori d e l l ’e c o n o m i a territoriale che possono generare sviluppo, istituzionalizzando il collegamento, in un’unica filiera, del mondo della formazione con quello del lavoro. E’ inutile creare figure professionali in settori saturi! 10) Se per una qualsiasi ragione fosse indiziata di un qualche reato, con rinvio a giudizio - ferma restando la presunzione di innocenza sino al terzo grado - sarebbe comunque disponibile a dimettersi ? Certo, come dovrebbe fare chiunque; naturalmente in caso di condanna per reati in qualunque modo inerenti la pubblica amministrazione; prenda il caso dello sfortunato automobilista che incidentalmente provoca la morte di un pedone, pur non avendo colpa grave: verrà comunque condannato, ma la sospensione dalle cariche pubbliche in quel caso non avrebbe davvero senso. La Redazione

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elezioni

Centrodestra tra cuore e logica Due candidati distinti, due modi ben diversi di guardare “Oltre il Polo” di ROBERTO MASTRANGELO

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e ragioni del cuore o quelle della convenienza politica? Sembra essere questo il primo problema di quanti, nel centrodestra pugliese, soprattutto nelle frange dell’ex Alleanza Nazionale, si sono trovati di fronte la doppia autorevole e forte candidatura di Rocco Palese e di Adriana Poli Bortone. E’ innegabile che di fronte l’avversario è molto forte. Per la seconda volta Nichi Vendola ha umiliato la dirigenza dell’allora Ds-Margherita (attuale Pd) con un Francesco Boccia vittima sacrificale sull’altare delle primarie, invocate a gran voce da tutti quelli che avevano bisogno di una grossa dose di digestivo per mandar giù il boccone “amaro” di una candidatura esterna alla coalizione nazionale, ma forse l’unica in grado di arrivare al popolo pugliese e in grado di vincere. E D’Alema non ha fatto mistero di tutto questo. A destra i nomi, i balletti e le candidature si sono susseguite in un vortice degno della migliore

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mazurca. Di Staso, D’Ambruoso, Romita, Palese, Poli Bortone, Mantovano tra i più gettonati. In un susseguirsi di dichiarazioni e smentite, di conferme e mezze voci, di telefonate romane e notti in bianco. Chi avrebbe dovuto sobbarcarsi l’impegno di affrontare Vendola, possibilmente sconfiggendolo, per bocciare il governo (o forse sarebbe il caso di dire il non-governo) degli ultimi cinque anni, dove il Governatore ha saputo circondarsi di un circo equestre che ha puntato ai propri interessi più che al bene dei pugliesi? Come non ricordarsi di Alberto Tedesco, che come “premio” per aver quasi messo in crisi la giunta Vendola per una strana (e ancora aperta) storia di appalti, forniture, convenzioni sanitarie e nomine ha ottenuto un bel seggio a Palazzo Madama con le stimmate del Partito Democratico. E’ stato un premio o un volerlo allontanare da Bari per cercare di nasconderlo agli occhi degli elettori? Alla fine la scelta è stata quella più logica. Non un uomo di belletto e di apparenza, ma un “topo di ufficio”. Uno che non ha mai

fatto registrare assenze in Consiglio regionale negli ultimi cinque anni. Colui che ha riportato da Assessore al Bilancio la Puglia in parità (cosa che ora è molto lontana dal realizzarsi). Rocco Palese è sembrato a tutti, alla fine, il candidato ideale del PdL, il più logico e senz’altro il più credibile, per risvegliare la Puglia dai “sogni” vendoliani, e riportarla in un mercato sempre più difficile e competitivo, che non ha sicuramente bisogno delle visioni vendoliane, buone soprattutto a fare bella mostra di

sé sui manifesti elettorali, ma ha bisogno di concretezza e serietà. E allora perchè parlare di ragioni del cuore? Per la destra pugliese Adriana Poli Bortone rappresenta uno degli anelli di congiunzione, di tatarelliana memoria, con il proprio percorso storico, con il Msi prima e An dopo, e con quella visione di “Oltre il Polo” che in troppi, a Bari, sembrano aver dimenticato. La contrapposizione con Palese non è soltanto nel merito dei programmi (ma esistono davvero i programmi?), ma soprattutto nella visione di un centrodestra aperto a quel progetto di “Oltre il Polo” voluto fortemente da Giuseppe Tatarella oltre 10 anni fa. Adesso la Poli Bortone e Palese sono in due liste contrapposte, la prima sostenuta dal suo movimento “Io Sud” insieme all’UdC di Casini, che tra i due “forni” ha scelto la strada più tortuosa, il secondo supportato dal PdL. Due motivazioni diverse per votare centrodestra, due modi diversi di vedere la Puglia che verrà.


elezioni

Pd e sinistra con Vendola Una lezione di politica che deve far riflettere di FRANCO LABALESTRA

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l popolo delle primarie premia Vendola con una schiacciante vittoria: 67% dei consensi a suo favore. Questo risultato decreta la sconfitta di D’Alema, di Bersani, di Latorre, ecc. e allo stesso tempo è il fallimento del quadro dirigente del PD pugliese evidentemente cieco e sordo alle istanze che vengono dalla base, incapace di suggerire le giuste soluzioni ai vertici nazionali. Hanno votato oltre 205.000 persone, una affluenza più alta del 25 ottobre scorso quando venne scelto Pierluigi Bersani a segretario nazionale e i partecipanti al voto furono 170.000. Furono invece 79.296 i partecipanti alle primarie per la scelta del candidato governatore della Puglia del 2005, quando Nichi Vendola ebbe la meglio sempre su Francesco Boccia. Come si può notare la partecipazione al voto è continuamente in crescita, durante la giornata di domenica code, in alcuni casi lunghe anche decine di metri, si sono formate davanti ai seggi, con tempi di attesa di due ore. Questa voglia di partecipazione esprime con forza e decisione la volontà del popolo del PD di riprendersi il potere di scelta e si scontra con le indicazioni dell’apparato parti-

tocratico convinto che i militanti e i simpatizzanti debbano obbedire agli ordini di scuderia, manco fossimo il PCI degli anni Cinquanta. È innegabile che il metodo con cui è stato proposto prima Emiliano, poi Boccia è un metodo poco rispettoso del popolo pugliese, a prescindere dalle qualità dei due contendenti. Boccia è stato scelto in un ufficio a Roma. E’ stato calato dall’alto nello scenario pugliese. E’ stato assistito dall’èlite del partito. Autorevoli esponenti del PD hanno addirittura pronosticato una sicura sconfitta della coalizione di centro-sinistra nel caso in cui il candidato fosse stato Vendola. Nichi Vendola è stato davvero bravo a saper tener testa a queste manovre. Con coraggio e caparbietà ha sostenuto le sue idee e le sue ragioni, consapevole di avere dalla sua parte la stragrande maggioranza della Puglia, ha dato voce ai nostri sentimenti di rabbia e di protesta per la sconcertante presa di posizione di un gruppo dirigenziale ostinato a non voler ascoltare l’umore della gente. Nichi Vendola è indiscutibilmente una risorsa vitale per una grande Puglia. I pugliesi sono con lui perchè lui è vicino ai problemi della gente in ogni occasione; quando occorre è sempre presente. Mi ricordo quando presidiava-

mo notte e giorno la nostra azienda “Marelli Clima” per difendere il nostro posto di lavoro. Era il 1994. Lui, Nichi Vendola, unico parlamentare di sinistra, era lì con noi per darci sostegno e conforto. Una lezione di politica che deve far riflettere i vertici del PD pugliese, rimasti troppo a lungo lontani dai reali bisogni della gente, ignari delle realtà più periferiche. Non stupisce che alle primarie preferiscano le nomine “d’ufficio”, così come è avvenuto per le elezioni provinciali, dove hanno imposto la nomina del candidato alla presidenza, un metodo balordo con la conseguente sconfitta e la consegna della provincia al centro-destra. E la stessa storia si è ripetuta con le elezioni amministrative nel nostro comune. Il PD locale, completamente assente sullo scenario politico, abdica in

favore di una lista civica non propriamente di centro-sinistra assecondando desideri di vendette e interessi personali. Un altro fallimento della politica. La vittoria di Vendola è il trionfo della democrazia perchè noi, insieme a lui, abbiamo fortemente voluto le primarie. Il senatore professor Ignazio Marino, già candidato per la carica di segretario del Partito Democratico, una persona molto preparata e di cui ho la massima stima, in una dichiarazione pubblica ha detto: ...”se si confronta il mio programma con quello di Vendola sono sovrapponibili, c’è un’assoluta assonanza, anche sui diritti civili. Vendola dovrebbe stare nel Pd. Sarebbe molto utile, lo stimo molto: rafforzerebbe nel Pd la capacità di riflettere sui temi critici della modernità. Altro che UDC”. N° 1 - febbraio 2010

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Pubblicità Elettorale

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elezioni

Le difficoltà del Pd: dalle primarie al voto La chiara analisi dell’on. Alberto Losacco (Pd) sulla gestione del partito in Puglia di VALENTINO SGARAMELLA

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on. Alberto Losacco, giovane parlamentare barese del PD, della componente interna di “Area democratica”, braccio destro di Dario Franceschini. A poche settimane dal voto per il rinnovo del Consiglio regionale pugliese, dopo l’animato dibattito interno al PD che ha condotto alla scelta di tenere elezioni primarie di coalizione tra i due candidati presidenti, Francesco Boccia e Nichi Vendola, ed alla vittoria di quest’ultimo, lo abbiamo intervistato. On. Losacco, ha dunque vinto il metodo delle primarie nel PD e nell’intero centrosinistra? Si. La decisione di affidare alle primarie la scelta del candidato della coalizione di centrosinistra alla presidenza della Regione Puglia ha decretato la vittoria della democrazia nel nostro partito. Regola da far valere sempre e dovunque. Si è trattato, è vero, di decisione tardiva, ma pur sempre saggia. Bisognava prendere atto immediatamente che nella coalizione non si era registrata una convergenza sul Presidente uscente, Nichi Vendola. Nei casi in cui non vi è una larga condivisione sul candidato, l’unico metodo democratico è quello di affidare la scelta agli iscritti e agli elettori. L’Assemblea regionale pugliese del PD ha fatto propria la proposta di elezioni interne. La democrazia ha assunto così un ruolo centrale nelle decisioni. Francesco Boccia e Nichi Vendola si sono presentati alla platea di iscritti e simpatizzanti. La gente ha scelto. E’ stato ripristinato il sistema delle regole, sconfiggendo tatticismi, incertezze, debolezza, ma anche scelte di vertice. E l’allargamento all’UDC si potrà raggiungere con Vendola? Che vi sia l’esigenza ineludibile di un ampliamento alle forze politiche ed ai ceti moderati del Paese che non si ritrovano più nelle false

promesse del centrodestra è un dato ineludibile. Occorre, infatti, interpretare il disagio di una parte importante del ceto medio su cui pesa, soprattutto al sud, l’alleanza tutta nordista che Berlusconi ha realizzato con la Lega di Bossi. Tuttavia, l’accordo con l’UDC deve essere frutto di un processo politico condiviso. L’allargamento di una maggioranza, quindi, non può essere l’esito di alchimie politicistiche, assunte in ambiti ristretti. Ed ora, la competizione è tra Vendola, Poli Bortone e Palese. Vendola è il nostro candidato. Saprà dimostrare agli elettori pugliesi il buon governo di questi 5 anni, con tutte le realizzazioni, come la ristrutturazione e l’adeguamento di strutture sanitarie, ecc. Grazie a questo governo regionale, di cui il PD è parte fondamentale, abbiamo l’innovazione nel sistema dei depuratori delle acque fognarie in Puglia, con impianti all’avanguardia e non inquinanti. Il centrodestra, ormai definitivamente spaccato, non ha una sua classe dirigente all’altezza delle nuove sfide che aspettano lo sviluppo della Regione Puglia. Affidarsi sempre e comunque a candidati scelti con gradimento di vertice è emblematico di come la destra non abbia una

struttura democratica di partito, né ricerca il coinvolgimento nelle scelte degli elettori. Il rapporto politico con la Poli Bortone? La nascita di una terza lista è questione tutta interna al centrodestra pugliese. Chi pensava che la dialettica interna al centrosinistra pugliese fosse causa di lacerazioni e divisioni, oggi si rende conto che le divisioni sono dall’altra parte. La Poli Bortone esprime il disagio dei ceti moderati che non credono più alle promesse mirabolanti della destra. Ma evidentemente, la sen. Poli Bortone si scontra con la visione cesaristica della politica del Mini-

stro Fitto, anche in Puglia. E questo farà perdere consensi al PdL. E’ in corso una guerra all’interno del PdL per garantirsi un posizionamento per il dopo Berlusconi. Il centrosinistra non starà a guardare. Il dialogo con queste forze, in particolare con l’UDC, resta aperto anche dopo le elezioni. Alla politica, il compito di immaginare soluzioni. Intanto nel PD non si placa la tensione sulla gestione del partito Non vorrei che accadesse che ‘passato il santo, passata la festa’. Non vorrei registrare che la campagna elettorale si trasformi in pretesto o in alibi dietro cui trincerarsi per continuare a gestire in modo autocratico il PD. Non vorrei che si continuasse a non voler capire o a simulare una normalità che non esiste. Come vorrebbe la gestione del partito in Puglia? Un partito complesso e dalle diverse anime e tendenze culturali non può essere gestito in solitudine. La collegialità non è un optional, è una scelta obbligata dalle regole della democrazia, Cosa si aspetta dal segretario regionale Blasi? Non esiste che una singola persona possa gestire il potere nel partito in modo illimitato o per delega romana. Mi auguro un vero ripensamento nel gruppo dirigente, a cominciare dal suo Segretario, Sergio Blasi. E’ bene che prenda atto delle difficoltà in cui versa il PD in una fase molto delicata, come la campagna elettorale. La nomina di Guglielmo Minervini alla vice-Segreteria avrebbe reso il partito più forte perchè coinvolto in tutte le sue componenti e in tutti i momenti decisionali, fino alla composizione delle liste. Nessuno si illuda che una metà del partito non esiste”.

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elezioni

Una legislatura da salvare tanti gli obiettivi raggiunti Parla Sergio Povia, tra i risultati ottenuti in questi cinque anni dalla Giunta Vendola e le tante cose da fare di VALENTINO SGARAMELLA

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ergio Povia è consigliere regionale uscente del Pd. Già Sindaco di Gioia del Colle per due legislature, si ripresenta agli elettori nell’imminente turno elettorale. Un bilancio di cinque anni di Giunta Vendola, che cosa la Puglia si porta a casa? “Ci tengo a sottolineare come l’attività di tutti gli Assessorati, ed in particolare di quelli innovativi, abbia portato ad una serie davvero notevole di risultati, inoltre vorrei riportare alla vostra attenzione tutte le politiche sulla famiglia, sulla solidarietà sociale, che prima di Vendola non esistevano”. Può farci qualche esempio? “Due leggi su tutte: quella sulla famiglia, una legge addirittura benedetta dal Vaticano, e quella sull’accoglienza e sull’integrazione degli immigrati. Due leggi che hanno segnalato la Puglia ai massimi livelli”. In quale settore a suo avviso c’è stato un salto di qualità? “Come non citare i trasporti. Avevamo nella passata legislatura, un assessore, Franzoso, che non ha mai prodotto nessun tipo di risultato, Loizzo, invece, ha saputo trasformare in maniera totalmente positiva il quadro dei trasporti in Puglia, con la consapevolezza che il nodo ferroviario di Bari praticamente è un problema già alle spalle. Sbloccare sul piano urbanistico una città come Bari, restituendo una quota enorme di territorio alla fruibilità pubblica, è un dato entusiasmante. Come non sottolineare anche la qualità dei servizi resi dalle Ferrovie-Sud-Est e dalle ApuloLucane. Non ultima la questione legata agli Hub internazionali aeroportuali che ci saranno in Puglia, mentre il Governo nazionale tagliava, Aeroporti di Puglia, con l’ottimo amministratore De Paola con la Giunta regionale ha raggiunti accordi che presto rilanceranno il

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nostro turismo”. Altri risultati per lei rilevanti? “Sul piano dell’Ambiente la Puglia, dopo essere stata negli anni un modello di sviluppo sbagliato con casi alla stregua dell’Ilva, dell’Enichem…, è stata capace di trasformarsi nel primo produttore in Italia di energia da fonti rinnovabili, e l’idea di poter esportare oltre il 62% dell’energia che già soddisfa il nostro fabbisogno, credo che sia un elemento di grandissima importanza”. A proposito, parliamo delle centrali nucleari. Rocco Palese sostiene l’ineluttabilità del nucleare in Italia e presumibilmente anche in Puglia. Lei cosa pensa? “Pur stimando Rocco Palese, e soprattutto il suo lavoro diuturno in Regione, va detto che o è in uno stato di confusione per la Campagna elettorale, oppure ha vissuto in un’altra Regione. Nel momento in cui decide che in Puglia il nucleare diventa essenziale, evidentemente non conosce alcuni dati: se la Puglia produce per sè l’intero fabbisogno energetico e, in più, esporta il 62% di energia certificata verde, significa che del nucleare non abbiamo bisogno. Sono peraltro convinto che l’aggiornamento dei dati sulla prospettiva del nucleare non avverrà prima di vent’an-

ni, con una immensa quantità di denaro che sarà investita per una produzione che verosimilmente gratificherà solo pochi produttori e poche aziende specializzate… questo la dice lunga sul fatto che alla stregua dell’Esercito SpA e della Protezione Civile SpA, stanno tentando di privatizzare anche l’energia. E’ un Governo che ci sta facendo fare passi indietro e, purtroppo, Rocco Palese è attaccato a quella locomotiva, e viaggia in direzione secondo me anacronistica”. Vendola ha detto che bisogna dire la verità anche per quanto riguarda il mondo della Sanità pugliese. Con l’ultimo progetto di legge approvato come cambia la sanità regionale? “In realtà la Sanità è uno degli aspetti meno positivi della Giunta Vendola, ma non in quanto tale. E’, del resto, un problema generale in tutt’Italia. Noi godiamo di una Sanità che è una delle prime al mondo.” “E’ del tutto evidente che la Sanità non può essere soltanto un costo ma deve cominciare ad essere una risorsa su cui investire razionalizzando le strutture ospedaliere e le risorse economiche. Si può fare meglio, si deve fare di più. Abbiamo bisogno di parlare anche del positivo, e non soltanto

degli aspetti negativi, che la sanità pugliese offre, con la presenza di nuove attrezzature e tecnologie all’avanguardia come la Pet e la stessa Tac, ormai diffusa sul territorio, punti di eccellenza. Certo, scontiamo ritardi, soprattutto rispetto al nord del Paese, ma contiamo con il tempo di colmare questo divario”. E per quanto riguarda i casi di malasanità e le note vicende di cronaca? “Il riflesso prodotto dagli episodi di malasanità non è solo pugliese, ma è un dato nazionale. Naturalmente essendoci delle indagini dobbiamo mantenere il giusto riserbo e mettere i magistrati nelle migliori condizioni per fare il proprio lavoro”. Quali istanze del suo territorio pensa di rappresentare nella prossima legislatura? “Io mi farò latore di tutte le problematiche che ancora affliggono le nostre popolazioni. Problemi irrisolti in agricoltura, settore che deve essere potenziato soprattutto in rapporto alla crisi che stiamo attraversando. Inoltre il nostro territorio è un distretto industriale che va ulteriormente valorizzato con proposte di legge regionali che possano rappresentare un incentivo soprattutto per le infrastrutture che sono uno dei principali strumenti di sviluppo”.


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politica - A cquaviva delle Fonti

Sindaco, corsa a cinque Marcello Carucci, Mimmo Ferrulli, Claudio Giorgio, Francesco Squicciarini, Michele Petruzzellis di MIMMO FERRANTE

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iamo alle fasi finali per la definizione delle candidature alla carica di primo cittadino. L’era del dopo Pistilli si apre all’insegna delle lacerazioni e delle divisioni in entrambi gli schieramenti. È una situazione che dovrebbe far seriamente riflettere sulle pessime condizioni in cui versa la politica e i partiti acquavivesi, nei quali manca quasi completamente una classe politica degna di ricoprire ruoli istituzionali. A destra come a sinistra. Al momento l’unica certezza è che Francesco Pistilli non sarà più il sindaco di Acquaviva. Tenterà di andare verso lidi migliori, tra i banchi del consiglio regionale, tra le fila de “La Puglia Prima di Tutto”, la lista del ministro Fitto, nota alle cronache per i rigorosi criteri con cui seleziona i suoi candidati. Darà man forte al suo candidato, Rocco Palese. E bisogna ammettere che questa volta ci ha azzeccato, Pistilli, dato che ha lanciato la candidatura di Palese in tempi non sospetti, già dallo scorso ottobre (attirandosi anche le critiche dell’ex presidente del consiglio comunale, Vito Abrusci, favorevole invece alla candidatura del magistrato Stefano Dambruoso). Si vociferava che in virtù di questa candidatura alle regionali l’ex

sindaco avrebbe fatto un passo indietro ad Acquaviva, ritirando la candidatura di Claudio Giorgio in favore di un percorso unitario nel centrodestra, con a capo Michele Petruzzellis, già dirigente della Provincia di Bari e già assessore ad Acquaviva negli anni ‘90. Primo sostenitore di questa ipotesi è il presidente della Provincia, l’oncologo Francesco Schittulli. Ma Claudio Giorgio non ne vuole sapere di farsi da parte, infatti sono già apparsi i primi manifesti elettorali, con lo slogan che parla di una Acquaviva più viva, in continuità con quanto fatto da Pistilli negli ultimi 8 anni (!). Insomma, verso i poli, e oltre. Sempre dal centrodestra, frammentato e diviso, arriva la candidatura dell’ex consigliere comunale Mimmo Ferrulli, uno degli

Il seggio dell’Aula consiliare di Acquaviva riservato al Sindaco

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artefici della caduta di Pistilli. Un Ferrulli agguerrito (anche se pare si stia cercando di convincerlo ad aderire alla coalizione di Petruzzellis), contro tutto e contro tutti, con l’appoggio della sua sola lista civica, e che a Natale non ha dimenticato di fare gli auguri ai suoi concittadini con manifesti “gialloabusivi”, appiccicati sulle pattumiere, dimostrando di aver imparato almeno una delle tante tecniche comunicative del suo ex sindaco: fare gli auguri a Natale e a Pasqua per accattivarsi le simpatie degli elettori. Ma se Atene piange, Sparta non ride. Il centrosinistra ha deciso di non voler vincere al primo turno, anche se ci sono tutte le condizioni favorevoli per farlo, non riuscendo a percorrere la via dell’unità. Anzi, ha deciso di non esistere più. È stata archiviata l’ipotesi della ricandidatura di Vito Del Monte, forse mai presa seriamente in considerazione, neanche dal suo stesso partito (PD), ma forse l’unica figura che poteva garantire l’unità e l’allargamento della coalizione. Dopo 4 mesi di incontri tra le forze organiche al centrosinistra (PD, SEL, IDV) e forze esterne ad esso, come l’ U.D.C. e la Compagnia delle Arti, il Partito Democratico ha optato per il suo (ex) segretario cittadino, Francesco Squicciarini, incassando il si di quattro movimenti politici. Tra gli altri, anche la lista civica “Progettiamo Acquaviva” ha par-

tecipato alle trattative. Per tale scopo, aveva ritirato la candidatura di Vito Tisci. Corre voce di dissensi tra “Progettiamo Acquaviva” (gruppo Tisci) e le altre liste che appoggiano il candidato del PD. E’ probabile che “Io Sud” non appoggi Squicciarini, come ventilato in un primo tempo. Infatti, il gruppo che fa riferimento ad Adriana Poli Bortone ha smentito con comunicati stampa l’adesione all’ex Coordinatore cittadino del PD. Si riscontra, intanto, il malumore di una parte degli ex DS, che in un documento a firma di Luca Di Napoli, Austacio Busto e Gianni Nettis hanno esternato tutte le loro perplessità circa le modalità con cui si è arrivati all’individuazione della candidatura di Squicciarini. Ciò, senza aver posto delle solide basi programmatiche e con l’asse di equilibrio della coalizione spostato troppo a destra. Gli ex DS, inoltre, contestano la mancata adesione al progetto di Sinistra Ecologia Libertà ed il rifiuto dell’opzione delle primarie, proposte dai vendoliani come estremo tentativo per non dividere la coalizione e dare democraticamente la parola agli elettori, come prevede lo stesso statuto del PD. Ma i democratici hanno rifiutato questa opzione in nome della salvezza di una coalizione in cui alcune componenti (UDC e IDV) si sono dichiarate allergiche alle primarie, mettendo alla porta l’ala sinistra della coalizione. E così SEL candida Marcello Carucci, un passato sempre a sinistra, tra PCI e PDS, consigliere comunale nei primi anni ‘90. Su questo nome si è trovata la convergenza di altri movimenti politici, da Rifondazione ai Comunisti Italiani, da “Acquaviva nel Cuore” a “Progetto Comune”. Forse, quello che manca al centrosinistra, è una vera unità di intenti, una comune visione strategica, per risollevare la comunità dopo otto anni di governo del centrodestra. E forse sarà sempre così fino a quando non ci sarà un vero, serio ricambio del ceto politico dirigente. Per il momento ognuno preferisce non guardare oltre il proprio naso, ognuno preferisce coltivare il suo orticello. Con buona pace degli interessi della città.


politica - A cquaviva delle Fonti

Ai blocchi di partenza tra problemi e soluzioni Il candidato sindaco del Pd: “Bisogna vincere al primo turno” di VALENTINO SGARAMELLA

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l via la campagna elettorale per l’elezione della nuova amministrazione comunale. La parola ai candidati sindaco. E’ la volta di Francesco Squicciarini. Come nasce politicamente la sua candidatura a sindaco di Acquaviva delle Fonti? E’ l’epilogo di un percorso iniziato diversi mesi fa. Il centrosinistra avvertiva la necessità di ampliare il proprio perimetro con l’obiettivo di avere anche in termini numerici maggiori possibilità di vittoria. L’esito delle ultime elezioni per la Provincia ed amministrative indicavano chiaramente che il centrodestra era comunque prevalente. A fronte di queste valutazioni, abbiamo coinvolto soggetti politici che fino a pochi mesi fa erano estranei al centrosinistra. Bisogna non solo vincere, ma anche governare. Con tutti questi soggetti politici, si è avviato un percorso. In parallelo, le stesse forze si impegnavano alla definizione di un programma ed alla individuazione di un candidato Sindaco. Come si è giunti al suo nome? E’ accaduto che i due percorsi hanno anche perso un pò la necessaria sincronia. Si è avvertita la necessità di accellerare sulla designazione del candidato sindaco, atteso che già c’era stata l’indicazione di Claudio Giorgio a candidato sindaco del centrodestra. Quali liste convergono sul suo nome? C’è il PD, l’Italia dei Valori, l’UDC, Io Sud ed una lista civica, “la Compagnia delle arti”. E’ parso esservi nel PD qualche malumore. A differenza delle altre elezioni amministrative, in cui il candidato sindaco si individuava qualche giorno prima della presentazione delle liste, il fatto di avere, questa volta, accellerato per individuare in ogni caso una candidatura un mese prima della presentazione delle li-

ste, determina qualche frizione. Ci sono stati momenti anche duri di confronto interno. Il PD è un grande partito ed è legittimo che si parta da posizioni differenti. L’elemento in comune tra le diverse visioni era comunque la necessità di aggregare forze per fare massa critica e cercare di vincere al primo turno. Negli ultimi anni, il centrosinistra ha manifestato forti limiti nella fase del ballottaggio. Bisognava scongiurare il rischio del ballottaggio. E poi, bisogna anche costruire la coalizione sul piano della qualità. Nessuno avrebbe potuto immaginare di aggregare un insieme così disomogeneo di forze. Nel PD, il dibattito si è animato. Alla fine, sulla mia candidatura si è stretto l’intero PD. Ma la candidatura di un giovane ha il significato politico di una rottura con il passato o di una continuità? Il progetto che stiamo costruendo è quello della discontinuità con il passato. E questo, al di là della presenza o meno di persone che, comunque, hanno segnato la storia degli ultimi decenni di Acquaviva. Una discontinuità anzitutto nel metodo. Abbiamo bisogno di un metodo nuovo. Non possiamo immaginare di dividere il potere o, meglio, ciò che ancora non abbiamo. C’è necessità di adottare un metodo diverso. Questa città attraversa una profonda crisi. C’è la consapevolezza, da tutti condivisa, che è necessario muoversi ed innescare tutti i meccanismi dello sviluppo, economici e culturali. Il progetto va oltre l’aspetto anagrafico della mia persona. Ci sono delle volontà. C’è anche un gruppo di giovani che ha un comune sentire, al di là delle sigle politiche. La discontinuità la vedremo nelle proposizioni programmatiche e nella proposta di professionalità e di giovani capaci che non intendono restare a guardare e subire in modo passivo la evoluzione della politica di Acquaviva. In caso di vittoria, ereditate una situazione difficile. Una

Francesco Squicciarini, al centro, il giorno della presentazione della sua candidatura

proposta dirompente alla città? Abbiamo delle idee. Ci confronteremo con la società civile e le associazioni di categoria. Ereditiamo una situazione disastrosa. C’è il mancato rispetto del patto di stabilità. Pone vincoli durissimi sulle possibilità di gestione, almeno per il prossimo anno. Una settimana fa, abbiamo fatto una ricognizione. Devo dire che, al di là delle sanzioni che il Comune subirà per il mancato rispetto del patto, ci sono situazioni latenti, nascoste e che emergono solo ora. Questo condizionerà molto la nostra progettualità. Acquaviva ha due necessità. Anzitutto, occorre ricostruire il tessuto sociale della città. Siamo reduci da 8 anni di un’Amministrazione che ha governato senza regole perchè ciò consentiva a qualcuno l’esercizio del libero arbitrio nei riguardi dei singoli cittadini, i quali si vedevano riconociute delle concessioni e non dei diritti. Il primo sforzo da compiere sarà quello di creare un nuovo sistema di regole uguali per tutti. Nessun diritto di concessione arbitraria. Bisogna recuperare un senso civico in questa comunità che, purtroppo, è venuto meno. Se mancano regole, anche il cittadino si rapporta in maniera

viziata nei confronti della pubblica amministrazione. La seconda proposta? Bisogna rimettere in moto i meccanismi dello sviluppo economico ed urbanistico. Non possiamo più pensare al consumo del territorio in modo indiscriminato. Dobbiamo pensare alla qualità della vita e ad uno sviluppo sostenibile. Se fosse eletto Sindaco, gestirà i contratti di quartiere? Abbiamo manifestato la necessità di un incontro con il Commissario ed il Dirigente dell’Ufficio tecnico. Vogliamo avere ben chiaro il quadro della situazione. L’Ufficio tecnico pare manifestare particolare attenzione soprattutto verso alcuni aspetti del contratto di quartiere rispetto ad altri. Vogliamo sapere a che punto siamo e quali possibilità ci sono. Il piano delle opere pubbliche è identico a quello della giunta Pistilli? E’ lo stesso. Tuttavia, i contratti di quartiere sembra siano stati stralciati dal Commissario. Abbiamo bisogno di operare una ricognizione puntuale della situazione. Abbiamo bisogno non solo di risorse ma di saperle distribuire in modo coerente, in ogni caso. N° 1 - febbraio 2010

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politica - A cquaviva delle Fonti

Delibera elettorale e questione morale

Approvata nel 2006 lo stesso giorno del ballottaggio con Del Monte di VALENTINO SGARAMELLA

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siste una questione morale nella politica acquavivese? In molti si pongono questa domanda. Il livello di degrado ha raggiunto, stando alle parole degli stessi addetti ai lavori, livelli preoccupanti. Si ascoltano i primi giudizi trancianti nel corso dei primi interventi pubblici. Uno degli esempi recenti è dato dalla condanna ad un anno di reclusione per corruzione per l’ex sindaco Franco Pistilli. Come tutti sanno, la pena è stata sospesa. L’accusa consisteva nell’aver esercitato pressioni nei confronti dell’ Istituto Autonomo Case Popolari (IACP) perchè si affidasse una consulenza legale ad una giovane avvocato. Tutto questo, in cambio della promessa di concedere ad un dirigente dell’Istituto (anch’egli condannato) la supervisione di un progetto relativo ad un concorso di idee per il rifacimento dell’Estramurale. MORALIZZARE LA POLITICA Come nulla fosse accaduto, oggi Pistilli si candida alle elezioni regionali con la lista “La Puglia prima di tutto”. Il centrodestra, sul suo nome, si è frantumato in città. Pezzi della coalizione che lo sostenne nel 2006 procedono ciascuno per proprio conto, disseminati ovunque. Si può dire che in città il PdL non esiste più. La politica locale avrebbe bisogno, forse, di un’autentica rivoluzione al proprio interno. Sarebbe necessario selezionare la classe dirigente sulla base delle competenze, della passione politica, dei legami con il territorio di appartenenza. Un minimo di spirito di servizio, non guasterebbe. Non ci si improvvisa amministratori. Nella tanto vituperata prima Repubblica, era in voga l’istituto delle dimissioni, a seguito di uno scandalo.

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Ed un politico condannato avrebbe incontrato non poche difficoltà, prima di presentare la propria ricandidatura. Nella seconda Repubblica si potrebbe passeggiare su intere file di cadaveri senza rendersi conto di nulla. Ma i comportamenti discutibili sul piano dell’etica politica, hanno radici lontane. QUELLA STRANA DELIBERA Siamo giunti in possesso di una deliberazione di Giunta risalente al 12 giugno 2006. Vi dice niente la data? Il 28 e 29 maggio 2006, ad Acquaviva si votava per il rinnovo del Consiglio comunale. Il candidato del centrosinistra, Vito Del Monte, fu il più suffragato. Il secondo fu Franco Pistilli, sindaco uscente. Si andò al ballottaggio, l’11 e 12 giugno. In due settimane, Pistilli si giocò il tutto per tutto, mettendo a ferro e fuoco la Città. Il 12 giugno, nella tarda mattinata, ormai i giochi erano fatti. Certe partite si giocano fuori dai campi di calcio. Alle ore 13,30, da Palazzo De’ Mari veniva emanata una delibera di Giunta. Guarda il caso, un’Amministrazione comunale si riunisce in giorno elettorale. La Giunta delibera “di assegnare provvisoriamente in diritto di proprietà l’area adiacente il lotto numero 5 zona PIP, di 344 metri quadri alla società Care Service srl con sede in Acquaviva delle Fonti, alla via provinciale per Cassano km.1,400 in persona dell’amministratore unico, sig. Gaetano Labarile, di introitare dalla società la somma di euro 2.752 per l’acquisizione dell’area”. L’assegnazione è provvisoria. Diventerà definitiva ma solo dopo le elezioni, evidentemente. Poichè è compito della stampa registrare le voci del corridoio della politica, va detto che l’impresa Labarile viene da molti ritenuta politicamente vicina all’ex sindaco ed ex Coordinatore provinciale de “la

Margherita”, Giovanni Tria. Il che, di per sè, non vuol dire alcunchè. Come non ha alcun significato che il fratello di Gaetano Labarile fosse consigliere comunale uscente, con il centrosinistra. IL BALLOTTAGGIO La cosa importante è un’altra e con questo discorso c’entra poco o nulla. Pistilli al ballottaggio compie un miracoloso recupero. Mille e 135 voti si spostano da Del Monte a Pistilli, in 2 settimane. Quando dici i miracoli della comunicazione elettorale. Pistilli è rieletto per la seconda volta consecutiva sindaco. C’è un particolare interessante cui in pochi vi fanno caso. Vice-Sindaco ed assessore alle attività produttive in questa Giunta, che approva la delibera, è Claudio Giorgio, attuale candidato sindaco pistilliano. Non basta. Giorgio (vice sindaco del centro destra) era il tecnico dell’impresa La barile (vicina a Giovanni Tria de “la Margherita”). Insomma, gli ingredienti ci sono tutti non per parlare di un clamoroso caso di “inciucio” tra pezzi del centrosinistra e pezzi del centrodestra. Qui c’è dell’altro. C’è, a nostro avviso, un possibile conflitto d’interessi grande come una casa. Tanto è vero che la Care Service chiede di costruire un opificio sul suolo PIP provvisoriamente assegnato! Allega un progetto redatto dall’ing. Claudio Giorgio

(vice sindaco). Accade quindi che lo stesso vicesindaco che firma la delibera di cui sopra ne è il progettista. Ci domandiamo ora: che uso ne è stato fatto di quel lotto assegnato, provvisoriamente, alla Care Service che ha addirittura costruito l’opificio? E’ la stessa destinazione d’uso per cui fu formulata richiesta? Era un lotto artigianale. Molti si dicono certi sia divenuto industriale, successivamente. Il problema del comportamento etico in politica resta. Se lo è posto, meritoriamente, addirittura lo stesso Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che sta lavorando ad una stretta sui corrotti. Ha in elaborazione un decreto con tre capitoli che prevede. 1) l’inasprimento delle pene per i reati contro la Pubblica Amministrazione; 2) un intervento sul testo unico degli Enti Locali (ineleggibilità e incompatibilità a seguito di sentenze di condanna); 3) studio di misure di efficienza che facciano da filtro al diffondersi della corruzione nella Pubblica Amministrazione. Forse è il caso che qualcuno metta a conoscenza, sul problema dell’incompatibilità e dell’ineleggibilità, sia i candidati della volontà del Capo supremo del Pdl, sia lo stesso Berlusconi delle pretese con cui certe candidature, si dice, siano in dirittura di arrivo, se non date già per definite. Vedremo cosa succederà in questa campagna elettorale.


politica - A cquaviva delle Fonti

Vademecum per una assunzione Come Giovanni Di Donna è divenuto Responsabile dell’UTC del Comune di VALENTINO SGARAMELLA

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ademecum del reclutamento del personale in un Comune. Ovvero, come far passare alla chetichella la nomina del Responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune (UTC). Come ha fatto Giovanni Di Donna a diventare capo dell’UTC a Palazzo De’ Mari? Tutto ha inizio con un altro capo dell’Ufficio Tecnico, Nicola Forcillo. E’ l’epoca dell’inchiesta Mani pulite. Un mattino, lo arrestano. Avrebbe ricevuto regalie da imprenditori. Viene condannato anche in Corte di Cassazione. Lo rimuovono dall’incarico presso l’ufficio tecnico di Acquaviva delle Fonti. Nel 2001, Franco Pistilli viene eletto Sindaco. Deve, in effetti, affidare in modo stabile l’UTC ad una persona. Giovanni Di Donna, in quel momento, dirige lo stesso ufficio presso il comune di Noicattaro. E’ reduce da una vicenda che gli ha causato non poche preoccupazioni della quale abbiamo parlato in dettaglio nel numero precedente. A scavalco, Di Donna giunge ad Acquaviva per un breve periodo di tempo. L’Amministrazione Pistilli dapprima spacchetta il settore tecnico. L’urbanistica viene affidata a Giovanni Di Donna, mentre i lavori pubblici sono di pertinenza di Licio Guido. Questo stato di cose si protrae per diversi mesi. Cosa sia accaduto fino al dicembre 2001, non lo sappiamo. Sta di fatto che Di Donna vuole andare via da Noicattaro. Presenta una domanda il 20 dicembre 2001 per l’incarico di Responsabile dell’Ufficio Tecnico del comune di Acquaviva delle Fonti. LE DELIBERE DECISIVE L’Amministrazione pubblica, quando vuole, sa essere celere nelle decisioni. Specie quando non ci

sono interessi di potere a dettare le scelte. Non ci pensano due volte. Con la delibera numero 138 del 27 dicembre 2001, la Giunta comunale stabilisce “di concedere l’assenso al trasferimento per mobilità esterna e con passaggio diretto” dal comune di Noicattaro a quello di Acquaviva delle Fonti, a Di Donna. Il 2 maggio 2002 si riunisce ancora la Giunta municipale. Ed ecco la delibera numero 80. Si approva un programma triennale 2002-2004 del fabbisogno di personale, mediante apposita relazione da parte del Dirigente del settore Affari generali. Ossia, il Comune scopre di avere bisogno di rimpolpare la propria pianta organica. La relazione è lo strumento che fa da supporto e legittima la richiesta di “n. 1 capo settore Ufficio Tecnico Comunale”. Tale delibera è propedeutica alla successiva. Si tratta della numero 81 che reca in oggetto: “Trasferimento presso il comune di Acquaviva delle Fonti dell’ing. Giovanni Di Donna a far data dall’ 8 maggio 2002”. Detto fatto. Giovanni Di Donna sbarca ad Acquaviva delle Fonti. Diversi Consiglieri comunali, di centrodestra e centrosinistra, sottovalutano la cosa. Si intuisce che Pistilli ha fortemente voluto Di Donna per quell’incarico. Ma forse pensano che la permanenza del nuovo capo dell’UTC sia transitoria. Andrà via quando Pistilli avrà cessato il proprio mandato. I REVISORI DEI CONTI In realtà, Di Donna viene incardinato nella pianta organica. E’ l’epoca in cui Nicola Forcillo fa di tutto per essere reintegrato a palazzo De’ Mari. Addirittura intenta un ricorso avverso il Comune presso la Magistratura del lavoro. Alla delibera 80 di Giunta, si allega un parere dei revisori dei conti che fa molto riflettere. E’ un ammonimento. Nel parere, si legge che “non può

non considerarsi la possibilità che in futuro il settore UTC potrebbe ritrovarsi con 2 figure apicali. Infatti, è in corso un procedimento giurisdizionale intentato dal precedente capo dell’ufficio” (Forcillo, ndr). “In caso di soccombenza e di rientro di costui”, scrivono ancora i 3 revisori dei conti, “possono avverarsi 2 situazioni: che direttamente il giudice lo ponga nella funzione apicale, con l’ovvia conseguenza di un ufficio bicefalo e di somme derivanti da qualifica dirigenziale da pagare 2 volte, ovvero che il giudice lo ponga in una funzione (caposervizio) che comunque gli consentirebbe di richiedere il diritto ad aspirare al posto dirigenziale”. Della relazione dei revisori se ne infischiano. Sanno già come procedere. Si va avanti lo stesso. Il progetto era preordinato. Questo matrimonio s’ha da fare. Nonostante il rischio di un possibile danno erariale, Di Donna sarà capo dell’Ufficio Tecnico. E chiacchiere non ce ne vogliono. Da quel momento in poi, tutti I tasselli del mosaico vanno al loro posto. Nel settembre 2002 va in pensione il capo ripartizione dei servizi demografici. E, guarda il caso, rientra Forcillo in quell’ufficio. E questo delegittima d’un colpo tutti i dubbi dei revisori dei conti. DUE NUOVE DELIBERE DI GIUNTA Due nuove delibere di Giunta, il 31 dicembre 2002. Nella numero 238 leggiamo che i sindacati degli enti locali chiedono la revoca del provvedimento di nomina di Di Donna “lamentando la mancata informazione preventiva”. Significa che la Giunta ha messo tutti di fronte al fatto compiuto. L’aspetto che stupisce giunge con la delibera di Giunta numero 248 dello stesso giorno. L’Amministrazione intende assumere personale. In questo caso,

tutto avviene “a seguito di avviso pubblico da affiggere all’albo pretorio e sul bollettino dei concorsi”. Si valuteranno, poi, i curricula dei candidati e si farà una valutazione comparativa. Vinca il migliore. Ma per la nomina di Di Donna all’Ufficio tecnico si è proceduto in maniera diversa, quasi una nomina fiduciaria. Nessuno ricorda di avvisi pubblici. In una stessa riunione, la Giunta stabiliva il fabbisogno triennale di personale e contestualmente conosceva già il nome ideale per l’assunzione dell’incarico. Occorreva bandire un avviso pubblico da parte del dirigente del personale, che fossero accolte le diverse richieste. Di Donna sarebbe stato comunque prescelto, anche in presenza di una gara fra candidati. Ma è una questione di trasparenza nelle procedure. Ma c’è di più. Il comune di Acquaviva si è mai preoccupato di verificare se Di Donna avesse la dirigenza di un intero settore a Noicattaro? O, a seguito delle note vicende a Noicattaro, l’aveva persa? E da quanto tempo? Si sono mai informati sulle motivazioni che spingevano il capo ufficio tecnico di Noicattaro a chiedere il trasferimento? Serviva, forse, realizzare una struttura forte di potere politicoamministrativo che poggiasse su due gambe. Una è quella politica, l’altra quella tecnica, composta da Domenico Orofino, Segretario comunale per un trentennio, Franco Gagliardi La Gala, consulente legale di fiducia di Pistilli e Giovanni Di Donna, appunto. N° 1 - febbraio 2010

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politica - A cquaviva delle Fonti

Piani di zona, quanti problemi! Controlli mancanti, servizi carenti nonostante i finanziamenti, intanto nessuno ascolta i richiami degli operatori di BETTA ARMIGERO

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el resto d’ Italia, i piani di zona nascono con la Legge 381 del 2000 che ha il fine di creare consorzi di Comuni che, lavorando per progetti e con il potenziamento di iniziative di concertazione interistituzionale, equiparino la gestione di servizi per renderla più efficace ed efficiente. In Puglia tarda ad arrivare: è il 2008 (ben 8 anni dopo!) quando viene varata una legge, la n°19 sulla “disciplina del sistema integrato dei servizi sociali della Puglia“. Ma, come si dice, meglio tardi che mai! Tuttavia, in alcuni contesti pare non venga rispettata nei suoi punti cardine che sono: - Analizzare bisogni e problemi della popolazione sotto il profilo quantitativo e qualitativo; - Riconoscere e mobilitare le risorse professionali, personali e strutturali, economiche, pubbliche, private e del volontariato; - Definire obiettivi e priorità nel triennio di durata del Piano di Zona (P.d.Z.) attorno a cui finalizzare le risorse; - Stabilire forme e modalità gestionali in termini di efficacia, efficienza ed economicità; - Prevedere sistemi, modalità, responsabilità e tempi per la verifica e valutazione di programmi e servizi. Senza dubbio, tante belle parole che almeno nella nostra realtà ri-

mangono sulla carta. AMBITO TERRITORIALE Acquaviva delle Fonti fa parte dell’ambito territoriale n°5 che comprende anche i comuni di Bitetto, Sannicandro, Toritto, Cassano e Grumo, quest’ultimo Comune capofila. Già la prima anomalia: stando a quello che dice la legge il Comune capofila dovrebbe essere quello con il maggior numero di abitanti, nel nostro caso Acquaviva delle Fonti (22 mila abitanti) e non Grumo, un piccolo paese con 13 mila abitanti. A ciò si aggiunga che Acquaviva ha avuto, in passato, una serie di servizi, tutti quelli previsti dalla legge 19 (disabili, minori a rischio, anziani, assistenza scolastica) che gestiva con fondi comunali. Qui l’errore tecnico di non aver portato nel piano di zona l’esperienza della nostra comunità, affidando per esempio il servizio di assistenza scolastica al comune di Cassano. I NUMERI Vediamo un po’ di numeri: in passato, con i fondi comunali, Acquaviva delle Fonti assisteva un numero cospicuo di anziani. Oggi, con i Piani di Zona, ne assiste solo 3 che tra l’altro compartecipano alla spesa. Di disabili adulti ne sono rientrati solo 4 con una riduzione drastica

delle ore. Il termine drastico è un eufemismo, visto che l’assistenza prevista in alcuni casi è di un’ora a settimana. Avete letto bene, una sola ora a settimana! E guai a lamentarsi. Chi in passato ha osato farlo, non ha più avuto il servizio, se così si può chiamare. Pare che, forse per mettere a tacere un po’ di male lingue, ci dovrebbe essere un aumento delle ore del 30 %, per cui chi usufruisce di quell’ora a settimana potrà deliziarsi con 20 minuti in più. Cosa volete che siano per un utente anziano o disabile magari in carrozzina, che oltre al danno si ritrova a subire pure la beffa? Ma il problema più grande è che nonostante i soldi già stanziati nel nuovo P.d.Z. e quelli non impiegati nel P.d.Z. del 2006 -2009, ci sono bandi o progetti appaltati che non riescono ad essere avviati. Perché? Dove vanno a finire questi soldi? Per non parlare del fatto che è quasi del tutto assente la trasparenza del servizio. In questo piano di zona i servizi, i bilanci, le graduatorie non sono pubblici. Perché? C’è qualcosa che va tenuta nascosta? I CONTROLLI ASSENTI E i controlli dove sono? Uno dei punti su cui dovrebbero basarsi questi P.d.Z. è proprio quello di prevedere sistemi, modalità, responsabilità e tempi per la verifica e valutazione di servizi e programmi. Nella nostra realtà questo punto si è perso per strada. Sono sorte cooperative che vincono bandi senza avere personale qualificato, il rapporto tra operatore ed utente è di 1 a 5 anziché 1 a 1, il servizio di trasporto è carente e in alcuni Comuni assente, nonostante i finanziamenti. Nessuno si fa carico delle istanze e lagnanze che provengono sia dall’utenza che dalle

associazioni. Per esempio il signor Nicola Vetrano, utente dell’area disabili di Acquaviva ha più volte sollevato il problema, anche a nomi di altri utenti, rivolgendosi agli organi preposti, compreso il capo ripartizione regionale dei servizi sociali. La risposta? Nessuna. Le soluzioni da adottare, rivenienti da proposte sollevate ed eviden-

ziate dalle A.d.V sono rappresentate da un elemento di raccordo fra le stesse e le Istituzioni. Ad esempio, la nomina con l’integrazione operativa di un soggetto, gradita alle Istituzioni, da inserire in organico, che abbia il compito e le funzioni di proporre i bisogni in tempo reale e di trasmettere le decisioni a relative delibere rivenienti dall’attuazione dei programmi in essere per il nuovo P.d.Z.. Assolvendo a questo bisogno, necessario e utile per tutti gli Assi di intervento, le Associazioni che tendano sempre più a solidarizzare fra loro, si renderanno soddisfatte per quanto riguarda le loro garanzie solidali, sociali e istituzionali . Insomma qui pare proprio che lo spirito del piano di zona sia destinato a morire: anziché aiutare e dar sollievo ai bisogni delle diversità in genere, mal funzionando, si aggrava la situazione. Quali le speranze per il futuro? Nell’immaginazione tantissime ma nella realtà per ora nulle. Basti pensare che, in altri contesti italiani si è partiti con la terza triennalità e in Puglia deve ancora concludersi la prima. N° 1 - febbraio 2010

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l’inchiesta

Storia di un contratto di quartiere mai nato Acquaviva, la partita giocata sulla zona ex 167 finita grazie al Commissario

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uesta che cercheremo di approfondire è la storia di un insieme di progetti grazie ai quali Acquaviva delle Fonti si sarebbe ristrutturata. Parafrasando un famoso libro, potremmo definirlo “storia di un contratto di quartiere mai nato”. Cinque milioni di euro di un contributo messo a disposizione dallo Stato, irrimediabilmente persi. Un tribunale nuovo di zecca che resterà nei sogni degli acquavivesi. Come la riqualificazione dell’Estramurale Molignani e pozzo Zuccaro ed altro ancora. Una partita o, meglio, un azzardo politico da 20 milioni di euro, in gran parte giocato sul tavolo verde della zona ex 167, che ha inizio ancora prima del contratto di quartiere, con le Amministrazioni di centrosinistra, sino all’ultima di centrodestra.

1 - Contratti o fantasilandia? I tavoli da gioco sono due. Dal 2004, fino ai mesi scorsi, alla cittadinanza è stato diramato un messaggio rassicurante: siamo al nono posto in una graduatoria che annovera 18 Comuni in tutta la Puglia. Otterremo un finanziamento di 5 milioni di euro. Rimetteremo a nuovo la città. Aggiudicato. L’azzardo prosegue. Les jeux sont fait, rien ne va plus. “Nulla è più valido, i giochi (ormai) sono fatti”. L’Amministrazione comunale, per legge, presenta ad inizio anno, un bilancio preventivo, in cui si ipotizzano spese ed entrate. Annesso a quel bilancio, c’è un programma annuale e triennale di opere pubbliche da realizzare. Ad ogni opera pubblica programmata, una spesa.

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ontratti di quartiere. Intorno a questo nome si gioca una partita ad altissima posta, in questa città, da qualche anno. L’ultimo Sindaco in ordine di tempo, Franco Pistilli, legava a quel tavolo la prosecuzione naturale del suo quinquennio amministrativo, la rielezione alla Provincia, cariche che lo avrebbero proiettato con facilità in un ruolo di maggiore peso, non solo in terra di Bari. Di cosa si tratta? I contratti di quartiere sono finalizzati al recupero edilizio e sociale di intere aree urbane degradate. E’ proprio il caso di Acquaviva delle Fonti che necessita di un restyling da tempo. Cinque milioni di euro a disposizione. Passa un treno. Cosa fai? Ci sali al volo. Il principio viene introdotto dal Ministro delle Infrastrutture del go-

verno Prodi, Antonio Di Pietro. Ci si è resi conto che i Governi di destra o sinistra ereditano dalla prima Repubblica avanzi di Amministrazione, soldi non spesi, risalenti ad anni addietro e legati ai cosiddetti fondi ex Gescal. Sono somme che, nei decenni passati, erano trattenute in busta paga dei lavoratori dipendenti, affinchè si realizzassero case popolari. Non sono mai state edificate, ma, in compenso i fondi sono rimasti al Ministero, bloccati. Come impiegarli? I tecnici del Ministero inventano i contratti di quartiere. Obiettivo: dare una casa a chi non ce l’ha, a prezzi politici e risollevare dal degrado intere città. Le risorse vengono affidate in gestione alle Regioni che devono elargirle. Si dà vita ad una graduatoria dei Comuni più meritevoli. A beneficiarne sono 18 in Puglia, per un totale di 90 milioni di euro circa.

Spesso, i Comuni sono proprietari di intere aree. Si tratta di terreni su cui edificare. Accade che quei suoli siano in stato di abbandono. La zona 167 di Acquaviva è l’esempio più eclatante. Lo Stato, dunque, concede risorse per opere pubbliche. Ad Acquaviva, il giochino è semplice. Il Comune individua una zona 167. Espropria dei suoli. Li immette sul mercato, ma a prezzi concorrenziali, appetibili per imprese edili private. Riceve risorse per realizzare opere pubbliche. Il privato, invece, partecipa all’operazione, investendo risorse proprie in abitazioni a prezzi modici. Fantasilandia? No, è nei pensieri degli amministratori dell’epoca.

Dal 2004, il contratto di quartiere lo leggi ad ogni primavera, in tale programma di opere pubbliche. C’è da rifare il teatro comunale. E poi, il nuovo Tribunale. L’attuale, infatti, è ubicato in un appartamento. Una sistemazione non consona al ruolo. Pistilli ne fa un cavallo di battaglia, da campagna elettorale. E poi, c’è da rifare l’Estramurale Molignani e pozzo Zuccaro, da sistemare le aree a verde in piazza Kennedy, mettere mano al centro storico. Un Sindaco, così, passa alla storia. Presto, che è tardi. Chiamano da Alberobello un architetto, Michele Sgobba. Tanto per capirci, uno che ha progettato i contratti di quartiere in mezza Puglia, tra cui Trani e Bisceglie. Si sente parlare per la prima volta di edilizia sperimentale, dei “boulevard”, assi di grande transito parigini. Elegante urbanistica. Ad Acquaviva. Fantastico. Parlano di case popolari.

E i suoli? Li abbiamo già, pensano a palazzo De’ Mari. C’è quella storia che dura da 30 anni, la zona ex 167. Quelli del centrosinistra individuarono 150 mila metri quadri di terreno. Li vendiamo. I proventi, uniti ai 5 milioni di euro di contributo statale, diventano 25 milioni. Bingo. Fanno i conti senza l’oste: il Consiglio di Stato. Sono certi di avere la sentenza in tasca. Di quei 150 mila metri quadri di suolo edificabile ne hanno espropriati 90 mila. Stanno per mettere le mani sui restanti 60 mila. Li precede la Magistratura amministrativa. Il piano di Zona della 167 è annullato con sentenza definitiva. E’ sovradimensionato. O lo modifichi o restituisci i suoli ai legittimi proprietari. Non vi è nulla di più definitivo di ciò che è transitorio, è un vecchio detto di un ex sindaco di Sammichele. Ne restano 90 mila.

Su questi, a sentenza già emessa, le cooperative legate al centrosinistra (i presidenti di alcune cooperative sono consiglieri comunali) hanno già realizzato le prime palazzine su 40 mila metri quadri. Di quei 90 mila metri quadri, ne restano 50 mila non trasformati. A partire da quel momento, i tavoli da gioco sono due. Uno è quello politico, che vanta la proprietà comunale dei suoli. Le cooperative dei consiglieri comunali devono realizzare palazzine. A qualunque costo. Non sei d’accordo? Fai pure ricorso. Te la senti di spendere fiumi di denaro in contenziosi che dureranno anni? Le partite si vincono alla fine. Il Comune considera nella propria disponibilità quei suoli e li spaccia come tali, fino ai giorni nostri. Pistilli si trova nelle mani un’occasione che non può lasciarsi sfuggire. Si va avanti.

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l’inchiesta

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istilli cade. Il Consiglio comunale viene sciolto e nominato un Commissario prefettizio La vicenda del contratto di quartiere è legata in maniera indissolubile alle sorti della zona ex 167. Entrambe condizionano, per certi versi, il destino di una comunità. Ecco perchè è importante parlarne. Durante gli 8 anni di Franco Pistilli, si moltiplicano i ricorsi in Tribunale. Fino a quando non si è in presenza di una sentenza definitiva, il Comune non può autodefinirsi proprietario di quei suoli. Ma tant’è. Ne è convinto. Si preparano i progetti per il contratto di quartiere. C’è un Piano di Lottizzazione redatto dall’Ufficio tecnico del Comune. Il Consiglio comunale lo approva, in base al presupposto che quelle aree sono comunali. Acquaviva chiede l’ammissione al contratto di quartiere. La Commissione esaminatrice valuta il suo ambizioso progetto. Si tratta di rifare la città con sistemi all’avanguardia ed un notevole risparmio economico. La Regione concede punti in più a quei Comuni che vantano il possesso di terreni edificabili. La zona ex 167. Non c’è da acquistarli. Il Comune di Acquaviva dichiara di esserne in possesso. Non dicono, evidentemente, di parlare di aree sulle quali pendono giudizi. Chiamali stolti. Fai bella figura con le ricchezze dei privati. In graduatoria, Acquaviva conquista il nono posto. Supera comuni come Taranto, Foggia, Andria. A partire dal 2004, il Comune elabora ogni anno il programma triennale dei lavori pubblici. Ed ogni anno, compaiono realizzazioni finanziate con il contratto di quartiere. Si va avanti per inerzia. Intanto, si susseguono i ricorsi nei Tribunali. Ed il tempo trascorre. Inesorabile. E di opere pubbliche nemmeno l’ombra. Il 25 giugno del 2009, il Consiglio comunale non approva il programma triennale delle opere pubbliche e nemmeno il bilancio di previsione. L’organo consiliare viene sciolto dal Prefetto. Pistilli viene mandato a casa. Non sarà rieletto alla Provincia. E’ uno dei momenti più bui della sua vita politica. Viene nominato un Commissario prefettizio, Maria Filomena Dabbicco. In ogni caso, si tratta di adottare un provvedimento che sia. A questo punto, è palazzo De’

2 - Ricorsi moltiplicati, ma i lavori dove sono? Mari che trema. Rischia di traballare anche il potere enorme di alcuni funzionari che fanno il bello ed il cattivo tempo. Si diffonde la voce che a far cadere Pistilli siano solo contrasti politici, non lo stallo in cui versa l’amministrazione della cosa pubblica e una questione morale che si affaccia sempre più prepotente. In fondo, quel bilancio era corretto.

La verità, avranno pensato ai piani alti del Comune, è che il partito dell’odio contro Pistilli ha sconfitto il partito dell’amore. Il Commissario è persona troppo seria e responsabile. E’ una figura istituzionale. Giustamente, dà credito ad un ruolo che dovrebbe essere anch’esso istituzionale e super partes dei funzionari. Infatti, nell’atto amministrativo leggiamo: “… letta

e condivisa la proposta del Responsabile dell’area tecnica”. E’ la delibera numero 4 del 24 luglio 2009. Il Commissario adotta lo stesso Piano triennale delle opere pubbliche della giunta Pistilli. Quello che ancora una volta riproponeva il contratto di quartiere, partendo dalla presunzione che le aree ex 167 facciano parte del patrimonio comunale. Claudio Giorgio, precocissimo candidato Sindaco pistilliano, nel corso di un’intervista ad una tv locale, dichiara trionfante che in fondo Pistilli aveva ragione.

3 - Situazione a tutt’oggi

(contratti di quartiere): 1 – Realizzazione di alloggi di edilizia sperimentale (3 milioni di euro (finanziati dal contratto di quartiere con quota parte del contributo statale, per un importo complessivo di 5 milioni di euro). 2 – Acquisizione area per la sistemazione a verde pubblico zona ex 167 (780 mila euro (contratto di quartiere contributo statale) 3 – Riqualificazione Estramurale Molignani, pozzo Zuccaro e piazza Kennedy (un milione 220 mila euro (contratto di quartiere contributo statale) Totale: 4 milioni di euro OPERE PUBBLICHE FINANZIATE DALLA VENDITA DI AREE EX 167 (si dà per scontato siano di proprietà del Comune): 1 – Recupero teatro comunale: 2 milioni di euro 2 – Realizzazione nuovi tronchi rete fognante: 465 mila euro 3 – Realizzazione nuovi tronchi rete idrica: 500 mila euro 4 – Ampliamento impianti della Pubblica Illuminazione: 222 mila euro 5 – Riqualificazione viabilità centro storico 1° lotto: – 302 mila euro 6 – Sistemazione aree a verde pozzo Zuccaro Molignani e piazza Kennedy – 96 mila euro 7 – Riqualificazione viabilità centro storico 2° lotto – 561 mila euro Per un totale di 4 milioni 146 mila euro. A questi vanno aggiunte altre opere finanziate con voci diverse, per una manovra complessiva di 20 milioni di euro circa. Giunge il Commissario Maria Filomena Dabbicco. A luglio 2009, da pochi giorni insediata, presenta lo stesso schema di opere pubbliche da realizzare, facendo suo il programma Pistilli, dato per

legittimo. A novembre del 2009, però, finalmente, la situazione cambia in modo sostanziale. Da Roma, nonostante Pistilli abbia più volte annunciato urbi et orbi (alla città e al mondo) l’impegno del Ministro Fitto a finanziare il contratto di quartiere di Acquaviva, dei 5 milioni attesi di contributo statale neanche l’ombra. Possiamo dirlo ufficialmente? Il contratto di quartiere non esiste più. Il Commissario presenta a novembre 2009 uno schema di programma triennale (2010-2012) nel quale tutte le opere pubbliche di cui si presumeva e pretendeva ingiustamente il finanziamento con contributo statale, per la prima volta, queste tanto millantate opere, non ci sono più. Resistono ancora quelle finanziabili dall’avvenuta vendita di limitate aree ex 167. Ma, su queste, sulla legittimità della proprietà comunale delle stesse, deve ancora esprimersi la Magistratura con le sue sentenze. Il Comune, dunque, ad oggi, nonostante l’avvenuta vendita, non può dirsi proprietario. Non esiste nemmeno un atto notarile che attesti il passaggio di proprietà dei suoli dai privati al Comune. Le imprese private, solo ora, amaramente si rendono conto della situazione nella quale si sono infilate. Stanno subendo un danno? Pioveranno nuovi ricorsi? E del nuovo Tribunale che ne sarà? Questa è la triste storia di un Comune che si smarrisce. Che non decolla. Che fa di tutto per farsi del male. E chissà cos’altro ci attende. Ci chiediamo: qualcuno pagherà mai per questa situazione?

Nel 2004, formalmente, avviene la stipula dei contratti di quartiere per i 18 Comuni assegnatari, Acquaviva compreso. Viene bandita un’asta pubblica per la vendita delle aree ex 167.Vi partecipano solo tre imprese private, tutte aggiudicatarie. Strano, sono le uniche a partecipare. Ancora più strano, non sono di Acquaviva delle Fonti. Perchè le imprese locali non partecipano? Forse, già sanno che la proprietà delle aree è ancora sub iudice? A partire dal 2004, abbiamo già visto che, la Giunta Pistilli, si ostina ad includere nel programma annuale sempre le stesse opere, mai realizzate, perché non realizzabili. Ossia, il contratto di quartiere fa ormai parte integrante del programma triennale di opere pubbliche che non si realizzeranno perchè la decisione in merito alla proprietà delle aree è ancora pendente nelle aule dei tribunali. Il Comune continua a spacciare come vendibili intere aree di cui non ha la proprietà. Perchè Pistilli attua questo escamotage? Semplice. Se vuoi i 5 milioni di euro di contributi statali, devi dimostrare di essere in possesso di aree urbane edificabili. Le aree ex 167, appunto. Aree espropriate, ma mai definitivamente di proprietà comunale. Elenchiamo, ora, le opere pubbliche, distinguendo quelle finanziate con contributo dello Stato (5 milioni) da quelle finanziabili con la vendita di aree ex 167. OPERE PUBBLICHE FINANZIATE CON CONTRIBUTO STATALE

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società - A cquaviva delle Fonti

Tra degrado ed abbandono siamo in un paese da...cani Immagini e riflessioni sullo stato di salute di un territorio in deciso decadimento

Piazza Garibaldi - Lavori in corso

di FRANCESCO LOPUZZO

C’

era una volta un paese splendido, vivibile, pulito, vero vanto dei suoi abitanti e modello per i Comuni limitrofi. C’era, appunto. Acquaviva delle Fonti, un tempo tanto decantata, ha subito una profonda involuzione, dovuta a disinteres-

se, sia da parte dei cittadini che delle istituzioni. Al di là di presunte liti politiche, Piazza Garibaldi ormai recintata da mesi appare essere l’emblema di un degrado generale: lavori di ripristino che cominciano, si interrompono e ricominciano, quasi con la stessa frequenza con cui si muove la linea di un elettrocar-

diogramma; giostrine comunali che, dopo anche la chiusura del parco giochi di via vittime di via Fani, sono totalmente scomparse, lasciando i bambini privi di luoghi appositamente ricreativi. Tuttavia, seppur emblematico, ciò è soltanto un dettaglio di un desolante quadro. Numerose vie urbane si presentano caratterizzate da buche, dislivelli, rattoppi e fratture dell’asfalto che mettono a dura prova le sospensioni delle auto che transitano. Chi percorre, ad esempio, l’estramurale Molignani ben comprende questo genere di problemi. E, sempre a proposito di strade, ve ne sono alcune da tempo immemore impraticabili poiché chiuse da transenne o parzialmente bloccate da impalcature. Addirittura i malcapitati che giungono in autostrada da Sammichele di Bari ad Acquaviva delle Fonti, proprio per quanto su detto, sono costretti a infilarsi in stradine -anche queste dissestate- non illuminate nelle ore serali e senza sufficienti indicazioni per capire dove conducono. Un discorso a parte meriterebbe la situazione dei rifiuti: cassonetti straripanti (soprattutto nel centro storico), cartacce e altro genere di immondizie sparsi per le vie del centro urbano, rifiuti

edilizi ed elettrodomestici accatastati in vere e proprie discariche abusive a cielo aperto nelle strade di campagna e della zona industriale, non offrono una bella immagine del paese. Ma concedono uno spunto di riflessione: forse, diciamo forse, la colpa del degrado acquavivese non è imputabile sempre ed in ogni caso alle varie amministrazioni comunali succedutesi, ma anche al disinteresse ed alle continue (e a volte infondate) lamentele di una cittadinanza, ben capace ed avvezza ad additare in ogni situazione, ma non in grado di assumersi responsabilità individuali nel fare quelle piccole cose che consentono di tenere pulite, ad esempio, almeno le strade. Completa questa drammatica cartolina il riproporsi di un problema che, per anni, ha tormentato Acquaviva, prima di essere temporaneamente risolto: nuovi branchi di cani randagi sono, infatti, liberi di aggirarsi per le strade cittadine e, di notte, depredare i cassonetti in cerca di cibo. Per risolvere la questione saranno nuovamente necessarie aggressioni all’uomo da parte degli animali, prima che qualcuno si muova? “L’uomo fa il luogo, e il luogo l’uomo” recita un proverbio. Al lettore, ogni opportuna conclusione, ma mentre le critiche sono sterili, a volte e la ricerca delle cause una questione accademica, tutti continueremo a subirne gli effetti.

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società - A cquaviva delle Fonti

Acquaviva si mette in moto, anzi in Vespa! Il 21° Vespa Club di Puglia fra passione per moto d’epoca ed educazione stradale di FRANCESCO LOPUZZO

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embrava di aver fatto un salto indietro nel tempo l’altra domenica ad Acquaviva delle Fonti, quando uno “sciame” di vespisti accorreva presso la Sala conferenze Montazzì a bordo di scooter, molti dei quali risalenti, appunto, a parecchi anni fa. Motivo del convegno, la presentazione ufficiale del Consiglio Direttivo per il quinquennio 2009 – 2014 del neonato “Vespa Club Acquaviva delle Fonti”. La Presidenza è ricoperta da Agostino Mastrorocco, proprietario di una Vespa V1T 125 del 1948 -la prima 125 della storia Piaggio-, un esemplare ricercatissimo dai veri collezionisti di Vespe d’epoca; il ruolo di Vice Presidente è stato affidato, invece, a Tommaso Catalanello, possessore di una Vespa VB1T del ’58 e di una Special 50 del 1978; Eustachio Cassano, che ricopre la carica di Consigliere Segretario, possiede una Vespa VM1T datata 1953; Consigliere Tesoriere è, invece, Domenico Tribuzio, il quale annovera nel suo garage

vembre 2009, con la registrazione dell’atto costitutivo e dello statuto, come associazione sportiva dilettantistica apolitica e senza fini di lucro, affiliata al “Vespa Cub Italia”. “Parlando con alcuni amici, vista la nostra passione, è sorta quasi naturale la creazione di un Vespa Club ad Acquaviva, che si possa trasformare in un nuovo punto di partenza per poter trasmettere l’amore per la Vespa” affermano orgogliosi Agostino Mastrorocco e Tommaso Catalanello, che ci hanno anche illustrato i loro obiettivi. “Vorremmo tentare di riunire i possessori di Vespe d’epoca e di ultima generazione, residenti in Acquaviva, Sammichele, Casamassima, Gioia, Santeramo, Cassano, Sannicandro e Adelfia, e tramandare la nostra passione alle nuove generazioni. Abbiamo anche forte il desiderio di sensibilizzare i giovani all’educazione stradale”. VESPA CLUB SU FACEBOOK

La parola al Presidente Agostino Mastrorocco

una Vespa VBA1T del ’60, assieme all’ultima nata di casa Piaggio, la Vespa GTS del 2009; infine Giustino Bartolomeo, avente il ruolo di Consigliere, possiede ben tre Vespe: una PE 200 del 1981, una 125 ET4 ed una 50 ET2, entrambe, queste ultime due, del 1998. Erano presenti diverse generazioni di partecipanti con mezzi, anch’essi appartenenti a diverse generazioni, a dimostrazione di quanto il pupillo di casa Piaggio riesca ad

Associazione Sportiva Vespa Club Presidente MASTROROCCO Agostino Vice Presidente CATALANELLO Tommaso Consigliere Segretario CASSANO Eustachio Consigliere Tesoriere TRIBUZIO Domenico Consigliere BARTOLOMEO Giustino

appassionare persone di tutte le età. Tra i convenuti, anche i Presidenti di alcuni Vespa Club pugliesi, giunti per salutare la nascita del più giovane della famiglia. Sono intervenuti il Presidente del “Vespa Club Bari”, Maurizio De Pasquale -anche autore di un gradito regalo: con circa 20 soci è infatti giunto ad Acquaviva in Vespa, dando vita ad una sorta di spontaneo corteo-, e Ruggiero Comitangelo, Denny Di Vagno ed Orazio Rosato, Presidenti, rispettivamente, dei Vespa Club di Barletta, Conversano e Valle d’Itria-Locorotondo; infine il Direttore Nazionale di Gara Turismo e Delegato della Federazione Nazionale per la Provincia di Taranto, Giuseppe Lochi. Il “Vespa Club Acquaviva delle Fonti” nasce ufficialmente il 27 No-

“Per farci conoscere stiamo operando molto sul social network Facebook, aggiornando quotidianamente il nostro gruppo “Vespa Club Acquaviva delle Fonti. Con tutti i tesserati, inoltre, ci incontreremo ogni prima domenica del mese, dalle ore 10.00 alle 12.30 circa, presso il piazzale Bar Montazzì, sull’Estramurale Molignani per organizzare passeggiate e raduni. Per quel che concerne la sede, siamo ospitati dalla “Fondiaria - SAI”,divisione SAI, sita in Acquaviva in Piazza Garibaldi n°48, ove siamo presenti il Giovedì ed il Venerdì, dalle ore 18.00 alle ore 19.00, previo contatto telefonico al 329 2122025. Potete anche contattarci al nostro indirizzo e-mail vespaclubacquavivadellefonti@gmail.com”. E chissà che con un Direttivo così giovane ed entusiasta, ad Acquaviva non ci sia ben presto una nuova e più grande invasione di Vespe!

SCOPO SOCIALE Formare un gruppo di appassionati di Vespe d’epoca e Vespe di ultima generazione residenti in Acquaviva delle Fonti, Sammichele di Bari, Casamassima, Gioia del Colle, Santeramo in Colle, Cassano delle Murge, Sannicandro, Santeramo, Adelfia. SU FACEBOOK E’ presente un gruppo chiamato “Vespa Club Acquaviva delle Fonti” Telefono: 329/2122025 Email: vespaclubacquavivadellefonti@gmail.com Ritrovo Mensile: presso il Bar Montazzì, Acquaviva delle Fonti Estramurali Molignani. Sede: ospitati dalla “Fondiaria-Sai - Divisione Sai”, Acquaviva delle Fonti in Piazza Garibaldi, 48 (giovedì e venerdì dalle ore 18 alle ore 19 previo contatto telefonico). Foto ricordo del gruppo dei “Vespisti” riunito ad Acquaviva delle Fonti

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società

Ascolto, metodo vincente per i nostri insegnanti Se ne è parlato nel corso di un convegno sul progetto “famiglie accoglienti”

di ANTONETTA CIMMARRUSTI *

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l filosofo greco Zenone (V sec. A.C.) diceva che l’uomo ha due orecchie e una sola bocca, per ascoltare di più e parlare di meno. Così ha concluso il dott. Michele Corriere, pedagogista, counselor, giudice onorario presso il Ttribunale dei Minori di

Bari, nonchè relatore della conferenza tenutasi a Sammichele di Bari nella Biblioteca Comunale. L’incontro rientra all’interno del progetto “Famiglie Accoglienti”, dell’Ambito Territoriale n. 2, Comuni di Gioia del Colle, Casamassima, Turi, Sammichele di Bari. Posto l’accento sulla pedagogia dell’ascolto per migliorare la relazione educativa genitori/

figli-insegnanti/alunni. Famiglia accogliente è un percorso formativo (e non solo) rivolto a tutti coloro che nella comunità locale svolgono un ruolo di “orientamento”: operatori sociali, genitori, insegnanti, catechisti, ecc. Per la professione svolta o per il ruolo ricoperto nella comunità, essi sono punto di riferimento per le persone con cui entrano in contatto. Comunicazione, relazione e ascolto attivo si configurano come elementi fondamentali per la realizzazione di buona interazione educativa. La “pedagogia dell’ascolto” fa sintesi di queste competenze, rinforza la consapevolezza che, agire educativamente, è un processo trasformativo, lento e paziente, volto ad aiutare il soggetto a elaborare un progetto educativo su di sé e con gli altri, in una logica plurale, nomade e continua. Nella scuola e nella famiglia che interagiscono fra di loro, c’è bisogno di tanto ascolto. Gli insegnanti che pensano di dover essere “ascoltati” loro prima di tutto, dovrebbero invece porsi per primi il problema della propria capacità di ascolto. Acquisire/recepire, cioè, le informazioni necessarie sulla condizione di vita e sulla situazione emotiva dei bambini che dovrebbero “educare”. L’ascolto inizia quando accet-

tiamo di fare silenzio, per rispettare e comprendere l’alterità del nostro interlocutore. Quando, rimanendo noi stessi, accettiamo di far entrare nella nostra mente la parola e la comunicazione dell’altro. Quando accettiamo di metterci in una posizione di recettività, di apertura e di accoglienza dell’altro. Come afferma C. Rogers, la scuola non è solo il luogo dove si impara, ma è anche l’ambiente in cui dobbiamo far entrare le nostre emozioni, la nostra esperienza e il nostro vissuto. A volte gli insegnanti corrono il rischio di non riuscire a decodificare messaggi indiretti mandati dall’alunno, magari sotto forma di aggressività e sfrontatezza. L’ascolto attivo è relazione di scambio e di comprensione dell’alunno nella sua unicità e irripetitibilità. L’attenzione del docente deve essere rivolta, non solo alla personalità psicologica di ogni singolo discente, ma anche alle dinamiche interne al gruppoclasse. Inoltre, l’insegnante deve possedere tra le altre capacità anche quelle di introspezione e di autotrasformazione, intese come apertura e disponibilità a mettere in discussione se stessi. L’insegnante non può leggere il mondo in modo egocentrico. Deve assumere un atteggiamento di apertura e disponibilità a mettersi in discussione. L’insegnante deve impostare con lo studente una relazionalità autentica e ricca di tensioni affettive: solo la sua umanità (esperta) può determinare nel cuore e nella mente dell’allievo un’irripetibile creazione di emozioni da trasformarsi in significati, nozioni e conoscenze. * Pedagogista/Consuellor

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ph ivano losito

&

Elezioni Regionali 28/29 marzo 2010

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con la Puglia

migliore N° 1 - febbraio 2010

con Nichi Vendola Presidente


società

Basaglia: manicomi oggi, riprodotti in casa! Cose da pazzi! Bisogna prendersi cura della persona. E’ il lavoro che attende la Regione di FRANCESCO MANGO *

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ersonaggio scomodo. Ancora oggi solleva contraddizioni. Noto ai più per la legge che “ha chiuso i manicomi”. Nello stesso tempo le università rifuggono da lui. In Italia ci si interroga sullo stato di attuazione della sua legge, ma nel frattempo l’Islanda è solo l’ultima nazione che ha scoperto che l’idea di Franco Basaglia è vincente e fa pure risparmiare. Prima dell’Islanda vi erano arrivate il Brasile, l’Inghilterra, il Giappone, l’Australia. Ma che cosa sosteneva Basaglia? Quale era la sua idea? Per saperlo bisognerebbe leggere i suoi scritti. In Italia non fanno parte del corso dei studi universitari e, solo alcuni hanno letto Basaglia. Per cui ci si affida alle sensazioni, ai preconcetti e alle semplificazioni. Pochi giorni fa, in tv, è andato in onda lo sceneggiato che ha ripercorso la vita di Franco Basaglia in maniera onesta e molto aderente alla realtà

dei fatti, che parte da una constatazione: i pazienti vivevano in condizioni disumane. I colleghi medici e la medicina, ritenevano normale tenere persone in quelle condizioni. Ritenevano normale togliere alla persona qualunque dignità. Ritenevano normale indossare il camice, girare per i reparti e vedere le situazioni di degrado con normale abitudine. Alla luce di ciò acquista molto più significato l’opera di Basaglia. Nel contempo diventa anche un insegnamento per gli operatori a tenere alta l’attenzione e la coscienza di uomo. In questa ottica sono chiare e piene di significato le sue parole. Come quelle pronunciate in una conferenza in Brasile di fronte a una platea di psichiatri, sconvolto per quello che aveva visto lì, nel terribile manicomio di Barbacena. Al presidente dell’associazione brasiliana di psichiatria che sosteneva che la chiusura dei manicomi implicava un cambiamento della società, e

lui, se dal punto di vista di cittadino era d’accordo, dal punto di vista di psichiatra si doveva occupare della cura. Basaglia rispondeva: “Non è vero che lo psichiatra ha due possibilità, una come cittadino e l’altra come psichiatra. Ne ha una sola: come uomo”. Basaglia con le sue idee e con l’approccio fenomenologico al problema diventa un antesignano di tante idee moderne e attuali nella cura della malattia. Esempio ne sono il prendersi cura più che il curare, il territorio più che l’ospedale, la cura alla persona più che alla malattia. Oggi ha senso interrogarsi rispetto a queste idee e se, e fino a che punto, permeano la sanità e la cura psichiatrica in particolare. Ma, probabilmente, è molto più semplice far dire a Basaglia che il malato deve stare a casa e non in comunità. Per legge, invece, dopo due cicli riabilitativi non rinnovabili, come sancito dalla vigente legislazione della regione Puglia, a

prescindere dal risultato, il paziente va a casa. Sembrerebbe guarito per legge. In medicina diventa difficile ragionare così anche nella cura di una semplice faringite, figurarsi nel disagio della persona, ricca di vissuti e implicazioni individuali. Senza soluzioni individuali in relazione ai fabbisogni soggettivi e senza aver portato a termine quel servizio di rete sul territorio, che diventa la soluzione su misura, si è molto lontani dalle idee di Basaglia. Questo il lavoro che attende la prossima legislatura regionale in Puglia. Si parla di integrazione, ma lasciando le persone sole e senza rete

di servizi su misura, la “logica manicomiale” è ancora viva. Far vivere una persona che soffre di disturbi mentali in un territorio non preparato e senza strutture di rete funzionante, significa riprodurre a casa il “manicomio”. L’isolamento, la mancanza di una qualità di vita, l’assoluta mancanza di attenzione alla salute fisica, l’assenza di ogni opportunità di integrazione vera, significa di fatto “mentalità manicomiale”. Basaglia sosteneva queste idee, non la semplicistica chiusura del manicomio ma, semmai, l’eliminazione della mentalità manicomiale. Quella mentalità che investe lo psichiatra di una “forza” come unica forma di relazione fra medico e paziente fatta di un lessico senza parole. Al suo posto intravedeva un principio di libertà. Un rapporto ricco di tensione costante tra medico e paziente dove la comunità terapeutica contribuisce a raggiungere il suo scopo nella misura in cui “tutti, pazienti, medici e personale siano coinvolti nella stessa crisi e in essa trovino la loro comune base umana”. Un progetto ambizioso, complesso basato su una attenzione all’uomo da parte di un altro uomo. Oggi, per molti, invece, è semplicemente quello che ha chiuso i manicomi. Se non fosse scontato verrebbe da dire: “cose da pazzi!” *Medico Chirurgo Psicologo Clinico - Psicoterapeuta N° 1 - febbraio 2010

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personaggi Il lungo percorso di Papa Benedetto XIII discusso in un seguito convegno del Centro Studi a lui intitolato

Da Gravina di Puglia agli onori degli altari di PINUCCIO MASSARI

L

a figura di Benedetto XIII, arcivescovo, cardinale e papa, è stata fatta rivivere grazie ad una iniziativa promossa dal Centro Studi Benedetto XIII di Gravina in Puglia, patria dell’illustre personaggio. Svolta alla fine di novembre dello scorso anno a Roma. Ospite d’eccezione e relatore è stato il Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, l’arcivescovo mons. Angelo Amato, pugliese d’origine, essendo nato a Molfetta. Il tema era impegnativo, riferito alla santità dei papi e di Benedetto XIII. Mons. Amato ha tracciato i vari profili di santità di tanti pontefici che sono stati coronati dall’alloro della santità e di tanti altri che meritano, e per i quali sono in corso i processi di beatificazione. Il 2 febbraio scorso, sono trascorsi 361 anni dalla nascita e il 22 dello stesso mese si compiono 280 anni del suo passaggio dalla vita terrena a quella celeste. Perché dopo tanti anni, Gravina si risveglia da un lungo torpore storico e culturale e rivaluta il suo migliore figlio, investendo tutto su di lui, fino a volerlo santo? La prima risposta risiede in quel processo di beatificazione, voluto nel 1751 dall’arcivescovo di Tor-

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tona, che naufragò per un vizio di forma e i cui atti, comunque, il Centro Studi Benedetto XIII di Gravina, ha ripreso e pubblicato. Nel 1931, i padri domenicani, l’ordine monastico cui apparteneva l’Orsini, esperirono un secondo tentativo. Anche questa volta non andò a buon fine, ma per un’altra ragione: per l’ombra funesta che al candidato faceva il cardinale Coscia, collaboratore arcivescovile e poi papale, sia a Benevento che a Roma. Lo sforzo, il tentativo, la tenace volontà di riprendere un discorso interrotto è la vera novità per smontare il grigiore di tante accuse mosse e rivolte ad un uomo che è stato pio e zelante. Incurante degli affari pubblici e politici. Una persona che ha convertito tante anime e ha tentato di portarne altre all’ovile di Cristo, forse, senza riuscirci. Per questi meriti, la corona di santità è giustificata, non solo perché la storia ha rimesso a posto alcune caselle distorte, ma, anche perché, è convinzione di molti, e anche del prefetto della Congregazione, che la santità non è una meta da raggiungere con la razionalità del mondo, con la confusione dei ruoli che altri astanti hanno avuto o potuto avere.

Deve essere il giudizio di un candidato alla luce delle sue opere, dei suoi scritti, delle sue azioni, del suo mecenatismo, della sua vita fatta di rigore e di preghiere. Per altro, lo stesso papa Pacelli, Pio XII, aveva espresso lo stesso concetto. In verità, l’illustre conferenziere non ha detto nulla di suo. Le considerazioni precedenti, sono state il frutto dell’attenta lettura di molti testi consultati e citati, nelle parti salienti e riferite a giudizi positivi, diluiti nel corso degli anni da vari ed eminenti studiosi, che la personalità dell’Orsini hanno sviscerato in lungo e in largo. Infatti, mons. Amato, conservando lo spirito di prudenza, come in questi casi conviene, non si è sbilanciato in giudizi positivi, personali e soggettivi. Da abile e attento studioso ha fatto parlare gli storici, gli studiosi, coloro che, in passato, si sono occupati della figura di questo santo Pontefice. Di queste preziose testimonianze ha colto le positività che hanno caratterizzato tutta la vita e l’opera di un frate domenicano, che non voleva accettare la sacra porpora quando gli fu proposta e non voleva assurgere al ruolo di Vicario di Cristo, se non con lacrime, dinieghi, rifiuti e il frutto dell’obbedienza

impostogli dal Maestro Generale dell’Ordine a cui lui apparteneva. Ha fatto parlare le fonti e tutto ciò che la storia è stata capace di raccogliere attraverso la ricerca minuziosa della verità, senza forzature. Un’ora di lungo dialogo con il passato per riscrivere il presente. Un’ora di intenso scorrere di fatti e circostanze alla presenza di un folto, nutrito e attento uditorio, desideroso di sapere, conoscere, apprendere, capire il perché di tanta ostilità culturale e storiografica nei confronti di un personaggio, preoccupato di servire solo il Signore, attraverso gli strumenti che gli venivano messi a disposizione dalla Provvidenza. Tra il pubblico non sono mancati alcuni studiosi, per fortuna interessati ad avere conferma dei loro giudizi o neo laureati che avevano completato i loro studi accademici discutendo tesi di laurea proprio su quel personaggio che, forse, ha diviso il mondo della Chiesa, più per i giudizi riservati ai suoi più stretti collaboratori che non a lui, ma che quel mondo può ricomporre e riconsiderare nella sua interezza se solo si riesce a focalizzare e distinguere il vero dal falso, a dividere e separare il negativo dal positivo, il giusto dalle menzogna. (1 - CONTINUA)


cultura

La dimensione di un impegno L’Università degli Studi di Bari è stata intitolata ad Aldo Moro di FRANCO DERAMO

L’

Università di Bari è parte integrante di noi stessi. E’ la culla della nostra cultura, dei nostri studi, delle nostre ricerche, del nostro sapere. E’ in essa che hanno avuto gestazione le nostre scelte culturali, umanistiche, scientifiche. E’ da essa che è nato il sapere che si è poi irradiato non solo nella città di Bari, ma ben oltre gli stessi confini regionali e nazionali. L’Università di Bari e il territorio regionale sono un tutt’uno. Oggi quell’Università si è data un nome, un punto di riferimento. Ha scelto di essere intitolata ad un suo glorioso professore, Aldo Moro, che, come ha ricordato il magnifico rettore Corrado Petrocelli, un giorno disse: “lego completamente la mia vita alla vita di questa Università”. Quel nome dice moltissimo agli ultra cinquantenni, perché

certamente lo hanno conosciuto. Dice molto meno ai giovanissimi. Moro, sequestrato nel 1978 dalle Brigate Rosse al prezzo della vita dei cinque uomini della sua scorta, dopo 55 giorni di prigionia viene assassinato. Questo è, forse, il tragico evento prevalente della sua vita, il più conosciuto da tutti. Ma Moro è stato un grande studioso, docente di Diritto Penale e di Filosofia del Diritto, un raffinato giurista, e ha tessuto la tela della sua vita con la politica, da leader della Democrazia Cristiana, a uomo di governo (più volte Presidente del Consiglio). Un uomo ricco di umanità e cultura, definito da Paolo VI, suo amico personale che si offrì come scambio per la sua liberazione, “mite e buono”. Sua unica preoccupazione l’affermazione, il consolidamento e l’allargamento della democrazia nel nostro Paese. Risultato conver-

Un comizio di Aldo Moro in piazza Vittorio Veneto a Sammichele di Bari

gente che colse con il dialogo fra forze politiche democratiche, sociali ed imprenditoriali. Moro, parlamentare a trentanni, fin dalla Costituente con Fanfani, La Pira e Dossetti, è stato sempre eletto nel collegio pugliese BariFoggia. Egli sapeva parlare alla gente e la gente di questa terra lo aspettava paziente per incontrarlo e ascoltarlo, in gremitissime piazze, in comizi dove il rapporto con gli elettori si viveva in maniera quasi personalizzata. Egli ragionava, rifletteva e parlava ad alta voce con ognuno e con tutti i presenti al tempo stesso. Intestare una Università ad un uomo di sì grande prestigio significa averlo a punto di riferimento permanente, darlo, soprattutto ai giovani, come figura di orientamento e meta nei loro studi e nella loro vita. Un impegno davvero alto, un gesto di gratitudine e di apprezzamento necessario, dovuto.

Esso travalica le misere vicende politiche che, a volte, alcuni uo-

mini di partito, nel tempo, hanno “consumato” in suo nome. Mirabile e coinvolgente quello che la figlia Agnese Moro, parlando del padre, ha detto nel teatro Petruzzelli di Bari, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Oggi è una lieta giornata: ed è come un ritorno a casa. In nessun posto, infatti, Papà può essere più a casa che in questa Città e nel suo Ateneo”. “Per le persone di questa terra ha scelto di fare politica”. “Dedicargli la sua Università significa assumersi le responsabilità di coinvolgere i giovani in quelli che erano i suoi sogni e le sue speranze”. “Qui è giunta a maturazione una riflessione che ha orientato tutta la sua vita: la dimensione del diritto come sintesi di verità, libertà e giustizia…. Dimensione del suo modo di agire”. Una dimensione che ci interroga e ci impegna tutti.

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