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Morosi,
mi pare
pria
conchiudere circa
di poter
punto delle relazioni tra
il
valdese antico e moderno.
E
mia conclusione si è, che le differenze tra l'uno e l'altro, così come nella morfologia, così nel lessico come nella sinsono tante e tali che non è possibile sostenere che l'uno sia
la
nella fonetica tassi,
continuazione organica dell'altro, che l'odierno insomma altro non sia
non l'antico modificatosi mano mano per via
se
di
evoluzione
quanto venga considerato nel suo complesso, non
tico, in
neralmente
credeva e ancora
si
vivo del popolo da cui ripete dese, cosi
come
natu-
non torna arrischiato l'affermare che
rale. Sicché già per questo
nome. In
l'an-
come ge-
Montet \ un idioma
dal
sostiene
si
il
fu,
altri termini,
l'antico val-
presenta negli scritti suaccennati, non fu a mio
ci si
credere parlato, in nessun tempo, dai Valdesi: non dai Valdesi di Delfìnato
molto meno da quelli del Piemonte. Che
e
accennato possa provenire da alterazioni a cui altrove, sia andato
incontro
dal secolo
XV
il
il
divario or ora
linguaggio qui, come
a questa parte,
è inam-
missibile. Alterazioni del primitivo linguaggio, cosi profonde quali ri-
sulterebbero
caso
nel
di cui si tratta,
non
ponno essere prodotte tempo ancora
si
nel corso di soli quattro secoli, anzi entro uno spazio di
più breve, se stico,
che
si
si
consideri che parecchi degli scritti di quel tipo lingui-
suol chiamare
'
valdese
',
sono del secolo
XVI
e qualcuna
può anche ritenersi del principio del XVII. E c'è per ultimo il fatto, davvero perentorio, che da un confronto, anche superficialissirao, risulta sostanzialmente identico, col delfinese,
il
che vuol dire
linguaggio il
di
e col valdese
odierno del Piemonte e
Guardia Piemontese
in Calabria Citeriore
:
linguaggio portato là dai Valdesi del Piemonte in età
di certo non posteriore a quella a cui è comunemente e ragionevolmente assegnata la prima apparizione delle anzidette scritture. Il linguaggio delle quali, come non è e non fu mai un idioma par-
lato tra
i
Valdesi dal secolo
neppure, se male
XV
non vedo,
io
in
ad oggi, così d'altronde non
un altro idioma che
sia
si
fonda
vivo ora o
che tale sia stato un tempo. Già nessun filologo sosterrebbe oggidì che
*
Op.
cit.,
p.
2
sg.
langue écrite et ....
:
'le il
vaudois n'est jamais parvenu à se fixer
fut
comme
surtout un dialecte parie''. L'ultima parola è
sottolineata dall'autore stesso.
Il
quale aggiunge, che 'troppo scarsa fu la
letteratura di questa lingua da potere dar leggi precise alla sua ortografia
e anche alla sua grammatica, talvolta pure incerta
al
par di quella; e che
d'altra parte essa lingua degenerò così rapidamente (come vedesi nei
mo-
derni patois valdesi, ov'è innegabile l'influenza in ispecie del francese o dell'italiano),
che ne fu impedita ogni opera volta a fissarla e purgarla'.