Heimatschutz/Patrimoine 3-2019: Finestra

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3 | 2019

HEIMATSCHUTZ PATRIMOINE

Finestra in lingua italiana

Cimiteri e cultura funeraria

EDITORIALE

TEMI D’AT TUALITÀ

I cimiteri, luoghi della nostra storia

IL COMMENTO

I cimiteri ci raccontano storie di persone, famiglie e rituali funebri presenti e passati. Sono storie affascinanti che possono essere colte anche in occasione di viaggi in luoghi vicini e lontani. Visitare il cimitero di San Michele a Venezia o quello dei soldati tedeschi sul Passo della Futa, tra Bologna e Firenze, sono esperienze che non lasciano indifferenti. I cimiteri emanano un senso di quiete solenne che rimane inalterato nonostante il loro costante adattamento ai tempi che cambiano. Il presente numero della nostra rivista è dedicato proprio a questi luoghi di pace. In un’intervista, Lambrini Koutoussaki ci spiega la necessità di un inventario svizzero dei cimiteri e illustra come la cultura funeraria si trasformi rapidamente nel tempo. Brigitte Moser ci conduce in un viaggio nel passato del cimitero di San Michele a Zugo, risalente all’alto medioevo, e ci mostra come nel corso del tempo esso si è adattato alle esigenze delle successive generazioni. Con Daniela Saxer scopriamo invece che dopo la Seconda guerra mondiale la pressione demografica costrinse le autorità a seppellire i defunti in periferia, come nel caso del cimitero di Eichbühl, ai margini dell’agglomerato zurighese. Spostandoci nella Svizzera francese, Christian Bischoff, ci racconta un episodio particolare della storia del «cimitero dei re» di Ginevra. I cimiteri sono luoghi di raccoglimento, il cui adattamento a nuove esigenze deve essere condotto con grande sensibilità. L’Heimatschutz Svizzera si impegna per la conservazione dei cimiteri storici e per una loro evoluzione rispettosa del passato. Affinché ciò sia possibile, è necessario un inventario federale. Ringraziandovi per il fedele sostegno che ci consente di proseguire nel nostro lavoro, vi auguro una piacevole lettura. Stefan Kunz, Segretario generale dell’Heimatschutz Svizzera

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Un uso ragionato del fotovoltaico nei nuclei storici Le estati diventano sempre più calde e gli inverni sempre più miti. Le ragioni di questo cambiamento sono (ancora) controverse, come lo era cinquant’anni fa la correlazione tra il fumo e il cancro ai polmoni. Se allora ridurre il fumo era una decisione ragionevole, oggi è ragionevole passare a fonti alternative di energia. Lo sfruttamento dell’energia solare è importante, ma nella giusta misura. Secondo l’Ufficio federale di statistica il 3,5 per cento degli edifici in Svizzera è sotto protezione. Considerando anche gli stabili inventariati – ossia protetti a titolo provvisorio – si arriva circa al 10 per cento. Poiché le costruzioni antiche sono di solito a pianta più stretta rispetto a quelle nuove, offrono una superficie ridotta per l’eventuale posa di impianti solari. Non è certo installando pannelli fotovoltaici sugli edifici protetti che si garantirà il successo della transizione verso le energie rinnovabili. Un contributo trascurabile alla produzione di energia si accompagnerebbe a un notevole imbruttimento degli insediamenti storici. I tetti a spiovente sono un elemento caratteristico di molti nuclei antichi. A nessuno piace l’effetto della sostituzione di un tetto in piode con una copertura in tegole rosse su una vecchia casa ticinese. Che dire allora di un tetto ricoperto da pannelli di vetro? Le recenti decisioni dei tribunali hanno fatto chiarezza in proposito. È sempre necessaria una ponderazione tra il desiderio di produrre energia da fonti alternative e il valore del tetto di un edificio in quanto bene culturale inserito nella cornice di un nucleo storico. A tale scopo vanno considerati più criteri: l’importanza del monumento architettonico, il valore del suo tetto tradizionale nel contesto dell’insediamento, il grado di visibilità dell’impianto solare, l’eventuale possibilità di un’installazione su un edificio moderno vicino, la possibilità di impiegare tego-


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