Heimatschutz/Patrimoine 1/2021: Finestra

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1 | 2021

HEIMATSCHUTZ PATRIMOINE

Finestra in lingua italiana

Preservare le risorse, rafforzare la cultura della costruzione EDITORIALE

TEMI D’AT TUALITÀ

Per la cultura della costruzione e il clima

IL COMMENTO

Il presente numero della rivista «Heimatschutz/Patrimoine» è la nostra prima pubblicazione del 2021 ed è dedicato a un tema sul quale concentreremo la nostra attenzione e i nostri sforzi nel corso dei prossimi anni: l’ambiente e la sostenibilità nella cultura della costruzione. I cambiamenti climatici costituiscono una delle maggiori sfide nella storia dell’umanità. L’attività edilizia e l’uso degli immobili contribuiscono in modo massiccio al consumo di risorse e alle emissioni di CO2. Nel 2019 il Consiglio federale ha deciso che entro il 2050 la Svizzera dovrà raggiungere un bilancio di emissioni pari a zero. Una cultura della costruzione sostenibile e di qualità può contribuirvi in maniera importante. Reto Bieli, responsabile del Servizio specializzato nella conservazione dei monumenti storici delle FFS spiega come le ferrovie federali conciliano i propri obiettivi aziendali e l’interesse pubblico in termini di protezione del clima, del paesaggio, degli insediamenti storici e dei monumenti. Silke Langenberg, professoressa di conservazione dei monumenti e patrimonio costruttivo al Politecnico di Zurigo, espone nuove prospettive sull’utilizzo delle risorse in campo edile. Completa il quadro Stefanie Schwab, della Scuola universitaria d’ingegneria e architettura di Friborgo, che offre un interessante scorcio sul mondo della ricerca e degli interventi di rinnovamento energetico dei monumenti storici. Partendo da prospettive diverse, tutti gli articoli mostrano come gli obiettivi climatici possono essere raggiunti rispettando il nostro patrimonio architettonico. È ora necessario convincere i politici, affinché si impegnino per uno sviluppo davvero sostenibile del nostro ambiente costruito. È un lavoro nel quale Patrimonio svizzero e le sue sezioni concentreranno le proprie energie nei prossimi anni. Stefan Kunz, Segretario generale di Patrimonio svizzero

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Inventari scandalosi Quando negli anni Sessanta in Svizzera si è cominciato a proteggere il patrimonio storico-architettonico, molti cantoni hanno optato per una procedura in due tappe. In un primo tempo si catalogano tutte le costruzioni potenzialmente meritevoli di protezione sulla base di un esame sommario secondo il principio «in caso di dubbio meglio inventariare». La decisione definitiva sopraggiunge in un secondo momento, quando un edificio è interessato da un progetto edilizio. Solitamente viene presa in base a una perizia svolta da uno specialista. Contro tale decisione possono presentare ricorso sia i proprietari sia l’Ufficio dei beni culturali, quest’ultimo tuttavia soltanto qualora l’edificio in questione sia già stato inserito nell’inventario. È un sistema che ha funzionato finché l’attività edilizia si è concentrata sui terreni liberi e gli speculatori hanno mostrato poco interesse per i nuclei storici. Ma lo sviluppo centripeto degli abitati ha aperto anche i nuclei alla speculazione e tutt’a un tratto gli inventari hanno cominciato ad assumere una grande importanza. I comuni che non ne avevano si sono affrettati a crearne di estremamente selettivi, mentre gli altri hanno tentato di «sfoltire» gli inventari esistenti. Tutto questo perché gli edifici non inventariati si possono demolire senza incorrere in grane con i beni culturali. Così, negli ultimi anni abbiamo assistito ad abusi eclatanti. Un comune ha inserito nel proprio inventario soltanto gli oggetti che erano già protetti a livello cantonale. Un altro, quando un «costruttore» ha voluto distruggere l’ultima casa contadina del villaggio (fienile del XVII secolo compreso), ha istituito un inventario in fretta e furia e, guarda caso, non ha incluso l’edificio in questione. In un’altra località, dei ventiquattro edifici ultracentenari (diversi dei quali risalenti al XVII e al XVIII secolo) ne sono stati catalogati appena tre, tutti situati ai margini dell’abitato, affinché nei prossimi anni sia possibile mettere mano al nucleo storico. Poco prima della creazione dell’inventario, un «investitore» ha comprato l’edificio più importante, una locan-


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