H2o summer 2014

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H2O Magazine-trimestrale di pesca, turismo e tempo libero. Tariffa R.O.C.: Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, CN/BO In caso di mancato recapito inviare al CPO di Bologna per la restituzione al mittente previo pagamento resi. Contiene I.P..

VIAGGI > F i s h i n g in K amch atka

> Making a Fishing Lodge > Hu c h o Hu ch o: a fly fish in g jou r n ey > Ma l d i v e a mosca

CHAT BOX > Ma g i c places > I n t e r v i sta a P eter Mor se

S T OR I A & C OL L E Z I ON I SMO > L’a r t e nella pesca: Walter Sadler

> Evoluzione della canna in bambù

€ 7 per chi pratica il ”catch & release” > € 14 per gli altri


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VIAGGI 8

Fishing in Kamchatka

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Making a Fishing Lodge

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Hucho Hucho: a fly fishing journey

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Maldive a mosca

CHATBOX

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Magic places

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Intervista a Peter Morse

SOMMARIO

STORIA & COLLEZIONISMO

F I S H I N G

T R A V E L L I N G

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L’arte nella pesca: Walter Sadler

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Dagli albori delle prime Split Bamboo alle canne di Hiram Leonard


Fly Reels Made in Italy

®

Anno VII - Numero 2 Estate 2014

S U M M E R

2014

H2O Magazine-trimestrale di pesca, turismo e tempo libero. Tariffa R.O.C.: Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, CN/BO In caso di mancato recapito inviare al CPO di Bologna per la restituzione al mittente previo pagamento resi. Contiene I.P..

€ 7 per chi pratica il ”catch & release” > € 14 per gli altri

SOMMARIO

VI AG G I

> F is h in g in K a mc h a t k a > Making a Fishing Lodge > H u c h o H u c h o: a f ly f is h in g j ou r n e y > M a ldiv e a mos c a C H ATBO X

> M a gic pla c e s > I n t e r v is t a a P e t e r M or s e

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STO R I A & C O L L E Z I O N I SM O > L’ a r t e n e lla pe s c a : Wa lt e r Sa dle r

> Evoluzione della canna in bambù

In copertina fotografia di Stephan Dombay

Giorgio Cavatorti Direttore Editoriale

Pescare... Viaggiando

H2O anno VII Giugno 2014 Direttore Responsabile Sara Ballotta Direttore Editoriale Giorgio Cavatorti Vice Direttore Dante Iotti Caporedattore Emilio Arbizzi Redazione Giorgio Cavatorti Via Verdi,30 42027 Montecchio Emilia (RE) e-mail: info@cavatortigiorgio.it Hanno collaborato a questo numero: Emilio Arbizzi, Ted Boole, Omar Gade, Dante Iotti, Rasmus Ovensen, Riccardo De Stabile Art Director Giuditta Soavi giuditta@edigrafica.net Collaborazione Grafica Omar Gade Stampa: “Tipografia Moderna” Bologna (BO) Responsabile viaggi di pesca Stefano Bellei Fotografi di Redazione: Marco Agoletti, Alessandro Seletti Traduzioni: Rossella Catellani, Elisabetta Longhi, Filippo Manfredi Autorizzazione Tribunale di Bologna n°8157 del 01/02/2011 Poste Italiane spa- Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - aut. Roc N°20825 del 10/03/2011 - DCB Bologna Una copia € 7,00 Arretrato € 10,00 Abbonamento annuo € 25,00 Abbonamento estero € 45,00 L’abbonamento si può pagare tramite: Bonifico bancario IBAN IT23Y0760102400000007504417 C/C Postale n° 7504417 Intestato a H2O srl - Via Rodolfo Audinot,4 - 40134 BOLOGNA Gli abbonameni non disdetti un mese prima della loro scadenza,con lettera raccomandata, si intendono automaticamente rinnovati

In questo numero le spettacolari fotografie di Valentine Atkinson in Kamchatka e di Rasmus Ovensen a pesca di Hucho stupiranno i nostri lettori. Qui abbiamo il piacere di pubblicare l’intervista al leggendario Peter Morse, vecchio lupo di mare australiano e subito dopo Dante Iotti ci parlerà della sua esperienza alle Maldive a caccia di GT pescando a mosca. Ottima la raccolta fotografica di Emilio Arbizzi accompagnata da una serie di aforismi meditativi. Finalmente l’amico Omar Gade ha terminato il suo lodge in Danimarca, il luogo splendido in cui è situato e la grande professionalità di Omar e Valentina fanno sì che ormai sia una meta conosciuta a molti pescatori europei. Chi è interessato alla pesca di grossi lucci o alle splendide trote di mare danesi non troverà lodge migliore. La rivista h2o è ora distribuita in molti lodge di pesca in tutto il mondo, se siete titolari di lodge di pesca o riserve, mandateci una mail e la rivista vi arriverà gratuitamente. Giorgio Cavatorti

In this issue the amazing photographs by Valentine Atkinson in Kamchatka and by Rasmus Ovensen fishing for Hucho will impress our readers. Here we have the pleasure to publish the interview to the legendary Peter Morse, old sea dog of Australia, following Dante Iotti will talk about his experience in the Maldives chasing GT. Excellent the photos collection by Emilio Arbizzi accompanied by a series of aphorisms. Finally our friend Omar Gade has finished his lodge in Denmark, the beautiful place in which it is located and the professionalism of Omar and Valentina makes it a popular destination for many European fishermen. Anyone interested in fishing for big pike, or for the beautiful Danish sea trout won’t find a better lodge than this one. H2o magazine is now distributed in many fishing lodges in the world, if you own a fishing lodge or a reserve, please send us an e-mail and we will send you a free copy of the magazine. Giorgio Cavatorti

Copyright © 2008 Tutti i diritti sono riservati, è vietata la riproduzione anche parziale senza l’autorizzazione della Redazione. Fotografie e manoscritti non richiesti non vengono restituiti. Per qualsiasi informazione inerente i viaggi trattati nel magazine, vi invitiamo a contattare la Redazione. Per informazioni sugli abbonamenti : +390516641191 - +390510452815

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A PESCA IN

KAMCHATKA testi di Ted Boole, fotografie di Valentine Atkinson

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DUE SETTIMANE FA mi trovavo a pesca di trote nel tratto inferiore dello Zhupanova River presso lo ZendZur Lodge, nella penisola della Kamchatka in Russia. È stata la degna conclusione di una spedizione di tre settimane che mi ha portato da un capo all’altro del mondo e ritorno. Io e un amico siamo partiti da Redding, California, dove abbiamo preso un volo Horizon Airlines diretti a Los Angeles. Qui ci siamo imbarcati in un Aeroflot Jet, per un viaggio di circa 11 ore sorvolando il Polo Nord, direzione Mosca. Non mi ritengo un tipo da grandi città e due giorni in quello che è considerato il posto più costoso del pianeta sono stati più che sufficienti — eravamo decisamente pronti per partire per la Kamchatka e iniziare a pescare. Il volo da Mosca a Petropavlovsk è durato circa 10 ore senza alcun imprevisto e siamo stati informati, durante l’atterraggio a destinazione, che il fiume Pirishnikova era ancora in piena in seguito a due settimane di intense piogge nel bacino del fiume Tigil, motivo per cui saremmo stati dirottati verso il Sedanka Spring Creek. Sebbene alcuni componenti del nostro gruppo di pescatori siano rimasti delusi dal fatto di non poter pescare nel Piroz come da programma, io non lo

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ero affatto, perché sapevo cosa ci aspettava, avendo già navigato e pescato nel Sedanka quattro anni prima, per ben due settimane. E senza tradire le attese, il Sedanka, un affascinante e sinuoso corso d’acqua sorgiva di 100 miglia di lunghezza ha mostrato tutto il suo splendore e il suo enorme potenziale, grazie a un’incredibile popolazione di rainbow trout selvagge della taglia media di 45 cm, con esemplari ben oltre i 50. Abbiamo catturato trote usando di tutto: da piccoli topolini fatti pattinare sull’acqua a Parachute Adams su ami del 12, spaziando per ogni genere di imitazione. Nel corso della nostra permanenza sul Sedanka siamo stati due giorni in tre diversi accampamenti, navigando e pescando durante gli spostamenti da un campo all’altro. Camp II è il mio preferito. Uno degli spot migliori — chiamato dai russi Magic Island e raggiungibile con una breve camminata verso monte di circa 20 minuti dall’accampamento — è da togliere il fiato. Ci sono momenti in cui è possibile osservare dozzine e dozzine di trote mentre ghermiscono pigramente insetti galleggianti sul pelo dell’acqua in totale tranquillità. Un breve lancio, un leggero mending e un passaggio decente di una Parachute Adams o di una Adams SuperFly sono


TWO WEEKS AGO I was trout fishing on the lower Zhupanova River at ZendZur Lodge on the Kamchatka Peninsula of Russia. It was a fitting end to a three-week expedition that took me three quarters of the way around the world and back.

bottom. And oh yeah, if you get tired of catching these free-rising wild trout, you can throw a mouse or baitfish and do just as good. And oh! The grab on a mouse? There’s nothing like it! Don’t even think about using a silly old streamer.

Marty Johnson and I started in Redding, California and flew Horizon Airlines to Los Angeles. There we boarded an Aeroflot Jet and flew approximately 11 hours, right over the North Pole to Moscow. I am not a big city guy, and two days in what is ranked as the most expensive place in the world today was plenty — we were ready to fly to Kamchatka and start fishing. The flight from Moscow to Petropavlovsk was about 10 hours and uneventful. We were informed upon landing in Esso that the Pirishnikova was blown out after two weeks of heavy rain in the Tigil River basin, and that we were being diverted to the Sedanka Spring Creek. Although some in our group of anglers were disappointed in not being able to fish the Piroz as planned, I was not, as I knew what we were in for, having floated and fished the Sedanka some four years previous for two weeks. Crazy thing is, the trout would rather take naturals off the surface over the zillions of salmon eggs rolling down the river

We stayed two days at three camps while on the Sedanka floating and fishing between each on travel days. Camp II is my favorite. The water up-stream — Magic Island as the Ruskies call it, a short 20-minute flat hike away — is mind blowing. The dry fly water would make any fly fisher wet their pants. At times, dozens and dozens of trout can be seen lazily sucking dries down with total confidence. A short cast, mend, and decent drift of a Parachute Adams or Adams SuperFly is all it takes. Everyone had great fishing on the Sedanka and the entire group was well taken care of, well fed, and heavily intoxicated on fish and the beautiful Kamchatka countryside. I said my goodbyes to my new friends as they loaded the rafts and started floating to Camp III for the last two days of their Sedanka Odyssey. I stayed in Camp II waiting for a helicopter to pick me up and take me to Esso, where I would get in a car and drive to

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tutto ciò che serve. Tutti i componenti del gruppo hanno pescato con grande soddisfazione sul Sedanka e siamo stati sempre ben seguiti e rifocillati, oltre che totalmente stregati dai pesci e dalla bellezza della Kamchatka. Ho salutato i miei nuovi compagni mentre si apprestavano a caricare le imbarcazioni e a partire per il Camp III per affrontare gli ultimi due giorni della loro odissea nel Sedanka. Ho quindi atteso al Camp II l’arrivo di un elicottero che mi prelevasse e mi portasse a Esso, dove avrei preso un’auto per raggiungere Petropavlosk. Una volta giunto qui, mi sarei unito a un gruppo di pescatori provenienti da Mosca, in partenza per lo Zhupanova River e lo ZendZur Lodge per la mia seconda settimana di pesca. Consapevole di cosa significhi attendere l’arrivo di un elicottero in Kamchatka, mi sono armato di pazienza, pronto e rassegnato a stare seduto tutto il giorno in attesa dell’arrivo della bestia volante. Erano le 10 del mattino e stavo seduto con Natasha, una delle nostre interpreti, intento ad imparare alcune parole in russo quando improvvisamente è comparso un elicottero da dietro le cime degli alberi che poco dopo è atterrato tenendo il motore acceso. 45 minuti più tardi mi trovavo a Esso, seduto su una station wagon Toyota con guida a destra, pronto ad affrontare le otto ore di viaggio che mi separavano da PK. Quando il mio autista, Sergey, ha inforcato un paio di occhiali dalle lenti rosa e infilato i suoi guanti da guida di pelle nera, ho immediatamente capito che avremmo ballato. Ho dato solo una volta una rapida occhiata al tachimetro, accorgendomi che stavamo sfrecciando lungo quella strada dissestata, piena di solchi, sassi e ogni genere di detriti a oltre 120 chilometri all’ora. Abbiamo raggiunto PK in meno di 6 ore. Fortunatamente ho dovuto fermarmi al Purga Compound, un luogo circondato da filo spinato e cani da guardia, solo per 24 ore prima che il nostro gruppo — o almeno la maggior parte di noi — fosse interamente imbarcato sull’elicottero pronto a volare tra le nuvole (nuvole basse per la precisione) diretti a ZendZur. Lo Zendzur Lodge si trova su un versante ricoperto di foreste appena sopra lo Zhupanova River, nei pressi della banchina di attracco, a valle del Cedar Lodge. Zendzur è senza ombra di dubbio il miglior lodge di pesca permanente di tutta la Kamchatka e dispone di stanze confortevoli, con bagni in camera, letti comodi, una sorgente termale naturale, e, secondo la mia esperienza, il miglior cibo di tutta la Kamchatka. Si va sullo Zendzur con il chiaro obiettivo di catturare rainbow mostruose di oltre 75 cm. Non aspettatevi un elevato numero di pesci, a meno che non vi imbattiate in condizioni eccezionali, in cui quasi a ogni lancio potreste catturare un fantastico Coho color acciaio cromato del peso medio di 4-5 kg. Ma se desiderate saziare la vostra bramosia di catturare un numero indecente di prede, portatevi su un raschio pieno di Dolly Varden e fatevi del male. La nostra settimana sullo Zendzur è partita decisamente sotto le aspettative; ciascuno di noi ha infatti agganciato e catturato solamente una o due grosse rainbow al giorno. Le guide scuotevano la testa e per quanto mi sforzassi non riuscivo proprio a capire perché stessimo prendendo così pochi pesci. Gli spot di pesca erano praticamente perfetti, così come la trasparenza delle acque e la temperatura. Gli unici motivi che potessero almeno in parte spiegare gli scarsi risultati nei primi due giorni sono state le condizioni meteo e il barometro in costante variazione. Durante la prima parte della settimana ho affiancato alla mia canna spey una coda con punta affondante da 15 piedi con grado di affondamento VIII e streamer molto pesanti. Una volta passato a una coda galleggiante e imitazioni di superficie, in particolare una Whitlock’s Swimming Baitfish, tutto è cambiato. Ovunque pensassi che ci potessero essere dei pesci, non solo non potevo sbagliarmi, ma questi aggredivano dei grossi e semplici streamer da mare su ami 1/0 con la stessa foga di un uomo che mangia il suo primo pasto dopo dieci giorni di digiuno. Ho sentito numerosi colpi alla mosca da parte di pesci veramente grossi ogni volta che lanciavo e recuperavo la mia imitazione, spesso per tre o anche quattro volte prima di riuscire ad

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Petropavlosk. Here I would hook up with a group of anglers coming in from Moscow headed to the Zhupanova River and ZendZur Lodge for my second week of fishing. Well, for those of you that have waited for a helicopter to arrive in Kamchatka, you know I was resolved to sit all day waiting for the beast to arrive. It was 10 AM and I was sitting with Natasha, one of our interpreters, learning some Russian words, when out of nowhere a helicopter swooped over the trees and landed hot (not shutting down). 45 minutes later I was in Esso and loaded into a right-hand drive Toyota station wagon for the eight-hour drive to PK. However, when my driver, Sergey, motioned to his son to hand him his rose-colored driving glasses and black leather driving gloves I knew I was in for a ride. At one time I braved a look at the speedometer and we were barreling down the rutted, washboard, gravel and dirt road at over 120 kilometers an hour (75 MPH). We made it to PK in just under 6 hours. For those hearty souls who have spent any time at the Purga Compound, complete with razor-wire fences and guard dogs, I salute you. It is what it is and I will leave it at that. Thankfully, I only had to hang out there for 24 hours before our group — well, most of us anyway — were in the helicopter for the scud run (low ceiling) to ZendZur.

Zendzur Lodge sits on a forested hillside above the Zhupanova River below where the float takes place, downstream of Cedar Lodge. Zendzur is without a doubt the nicest fixed-base fishing lodge in Kamchatka, and features comfortable rooms, with in-suite full bathrooms, comfortable beds, a natural hot spring for soaking, and, in my experience, the best food in Kamchatka. You go to Zendzur to catch monster rainbows in excess of 30 inches. Don’t expect big numbers of fish, unless you get into a silver hole, where nearly every cast will produce a chrome Coho averaging about ten pounds. And if you want to satiate that need to catch an obscene amount of fish, park on a Dolly Varden riffle and hurt yourself. Our week at Zendzur started off kind of tough, with each of us only hooking and landing one or two big rainbows a day. The guides were scratching their heads, and for the life of me, I could not understand why we weren’t getting into more fish. The runs we fished were near perfect, as was the water clarity and temperature. The only way I can account for our slow fishing the first couple of days was possibly the weather and a constantly bouncing barometer. During the first part of the week I was dredging the runs

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agganciarne uno. E per tutto il tempo, ciò stava accadendo sulla superficie dell’acqua o appena sotto, ben visibile agli occhi di tutti. Dire che è stato impressionante non rende assolutamente giustizia alla situazione e posso solo affermare che bisogna vedere per credere. Tutti noi abbiamo catturato alcune spettacolari rainbow a Zendzur, in condizioni del fiume ideali, meteo perfetto, buon cibo, buon grog e una compagnia meravigliosa. Le guide in Kamchatka sono ragazzi estremamente gentili e cortesi, che conoscono bene i luoghi e il territorio, ma che sono piuttosto restii nel fornire consigli di pesca. La mia sensazione delle “giovani” guide russe è che oltre a essere molto timide, abbiano un certo timore reverenziale nel dare un consiglio a un altro pescatore, di solito una persona più anziana, per il fatto che ciò potrebbe essere interpretato come irrispettoso. Il rispetto nei confronti degli anziani in Russia è infatti tenuto in seria considerazione. Per tale ragione, a chiunque abbia intenzione di intraprendere un viaggio di pesca a mosca in Russia, in particolare se si tratta di persone non più giovanissime, consiglio di insistere con le guide in modo da riuscire a ottenere un diretto feedback

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sulla propria azione di pesca, ad esempio chiedendo consigli sul tipo di code da utilizzare, sulle mosche più adatte, sulle tecniche più redditizie, sulla lettura dell’acqua, ecc. Raramente la pesca in Kamchatka delude. Il Sedanka è un luogo speciale ed è considerata una delle più grandi zone di pesca al mondo. E lo Zhupanova, dopo tutti questi anni rimane il re indiscusso per la cattura delle grosse rainbow. La Kamchatka è per tutti? Sicuramente no. Questa regione è agli esordi come destinazione di pesca se comparata ad esempio all’Alaska, la quale attrae regolarmente da oltre mezzo secolo una folta schiera di pescatori sportivi. Eppure, i negozi di attrezzature e le infrastrutture hanno fatto passi da gigante nella qualità e nella diversificazione dell’offerta. Vi lascio con questo pensiero di John Kauffmann, tratto dal magnifico libro sulla vita nelle Bush dell’Alaska, Coming into the Country di John McPhee: “Quando entrate in questi territori lo fate alle loro condizioni ’Kauffmann scrisse‘. E ve ne assumete il rischio.’” E in Kamchatka vale sicuramente la pena correre questi rischi.


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with a Type VIII 15-foot sink-tip and heavily weighted streamers on my spey rod. Once I switched to a floating tip and surface fly, Whitlock’s Swimming Baitfish, everything changed. Everywhere I thought there should be a fish, there was, and they ate that big old 1/0 saltwater streamer like man eating his first meal in ten days. I had numerous big fish slash at the fly as it skidded and jerked across the water, often three, even four times before I got a hook in them. And the entire time, this was happening on the surface or near the surface for all to see. To say it was awesome is an understatement and all I can say is that you have to see it to believe it. All of us landed some amazing rainbows at Zendzur under ideal river conditions with gorgeous weather, good food, good grog and great company. The guides were polite young men, who knew their river beats well but did not offer or provide a lot of fishing advice. My feeling on the “young” Russian guides is that they are shy and feel that if they give advice to an angler, usually an older man, it will be interpreted as disrespectful. Respect of elders in Russia is taken very seriously. So anyone planning a fly fishing trip to Russia, and especially older

gentlemen, should insist guides give them direct feedback on their fishing, i.e. fly lines, flies, techniques, choice of water, etc. Rarely does the fishing in Kamchatka let one down. The Sedanka is a special place and has to be one of the greatest and most unique fisheries in the world. And the Zhupanova, after all these years, is still the king for big rainbows. Is Kamchatka for everyone? Certainly not. Kamchatka is in its infancy as a fishing destination when compared to Alaska, which has been catering to regular arrivals of sports fishers for more than half a century. Still, the outfitters and infrastructure have made leaps and bounds in improving equipment, staff, service and food. I will leave you with this one thought, that comes from John Kauffmann in the fabulous book on life in the Alaskan bush, Coming into the Country by John McPhee: “‘You come to the place on its terms, ’Kauffmann put in‘ you assume the risk.’” In Kamchatka, the risks manage to always seem worth taking.

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Magic places by Emilio Arbizzi

...La vita è veramente molto semplice; ma noi insistiamo nel renderla complicata. ...Life is really simple, but we insist on making it complicated.

Confucius


Thinking that a man can be happy when you deprive him of his freedom to go wherever he wants is like hoping that rivers can flow upstream. Credere che un uomo possa essere felice quando gli si toglie la libertà di andare dove vuole è come sperare che i fiumi possano andare contro corrente. Joseph, Capo Pellerossa - Fotografia di Valentine Atkinson 22


Leave the world behind and serve your river. Lasciarsi alle spalle il mondo per servire un fiume.

Emilio Arbizzi

This is the river of dreams; I leave my spirit behind to find it every time anew. Questo è il fiume dei sogni; lascio il mio spirito qui per ritrovarlo ogni volta. Emilio Arbizzi


That happiness when you walk on your own along rivers, that brought him from hope to hope. Quella felicitĂ di camminare solo lungo i fiumi, era questo a portarlo di speranza in speranza. Joseph zoderer - Fotografia di Jim Klug

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I’m a man of simple tastes, I’m always satisfied with the best. Ho dei gusti semplicissimi, mi accontento sempre del meglio. Oscar Wilde - Fotografia di Jim Klug


Wherever you go, go with all your heart. Ovunque tu vada, vacci con tutto il cuore. Confucio - Fotografia di Jim klug In rivers, the water that you touch is the last of what has passed and the first of that which comes; so with present time. L’acqua che tocchi de’ fiumi è l’ultima di quelle che andò e la prima di quella che viene. Così il tempo presente. Leonardo da Vinci - Fotografia di Jim Klug




PETER MORSE INTERVIEW- INTERVISTA Giorgio Cavatorti

Television presenter, journalist, author, renown fly fishing photographer, teacher and communicator, Peter Morse proudly considers himself to be a fly-fishing purist with 40 years in the sport, the last 25 of those full time, “living the dream”. He’s guided around the South Pacific and fly-fished most edges of the Australian continent and many of the rivers and lakes. With a species tally of 302 there’s not a lot he hasn’t done in the world of fly-fishing. “There’s no such thing as a bad fish” he says, “some are just better than others, but who are we to decide which is which, they all teach us something”. He’s a strong proponent of pursuing any and all species with fly tackle and techniques. These days he is also a Master Fly Casting Instructor with the International Federation of Fly Fishers, and is a Sage ambassador. > To start this interview, tell me something about yourself. How and when did you start photographing? I was born in Fiji and grew up there. My father built a couple of boats for the family and we spent many weekends out in the islands camping, fishing, snorkeling, and collecting fish

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for our saltwater aquarium. When we moved to Australia (my father was Australian by birth) I eventually found myself living in Sydney, in the heart of a big city. I discovered fly-fishing and traveled to the mountains on the weekends to catch trout. A little while later I also discovered that saltwater fish eat flies too and so I began a lifetime journey based around an infatuation with the sport. Fairly early on I decided I wanted to write about fly fishing and in order to get stories published I also had to provide pictures to the magazines. This was in the early 1980’s and I bought my first SLR camera, a Nikon, and started taking pictures on my fishing trips. I also met a character named David Anderson who was a photographer of some reputation and also a fly fisherman, Dave taught me a great deal and was very generous with his knowledge. I have never been a good student, always preferring to learn by doing, but some years later, just as digital photography was emerging, I took a weekend course with a couple of great photographers and that opened my mind up to a greater understanding of what makes a good image, and how to capture it.


Presentatore televisivo, giornalista, autore, rinomato fotografo di pesca a mosca, insegnante e comunicatore, Peter Morse si considera orgogliosamente un purista della pesca a mosca, con un’esperienza di 40 anni in questo sport, gli ultimi 25 dei quali trascorsi “vivendo il sogno” a tempo pieno. Ha lavorato come guida di pesca attraverso il Pacifico meridionale e ha pescato a mosca in quasi ogni angolo del continente australiano e in molti dei suoi fiumi e laghi. Con ben 302 diverse specie catturate, si può dire che abbia sperimentato quasi tutto ciò che il mondo della pesca a mosca possa offrire. “Non esistono pesci poco interessanti” afferma, “alcuni sono semplicemente meglio di altri, ma chi siamo noi per decidere chi è cosa? Ogni specie ci può insegnare qualcosa”. Grande sostenitore dell’utilizzo delle attrezzature e delle tecniche di pesca a mosca per insidiare qualsiasi tipo di pesce, è inoltre un Master Fly Casting Instructor dell’International Federation of Fly Fishers ed è un rappresentante Sage. > Parlami un po’ di te: come e quando hai iniziato a scattare fotografie? Sono nato e cresciuto nelle isole Fiji. Mio padre costruì un paio di

barche per la famiglia e passammo molti weekend in giro per le isole a campeggiare, a pescare, a fare snorkeling e a catturare pesci per il nostro acquario marino. Quando ci trasferimmo in Australia (mio padre è australiano di nascita) mi trovai a vivere a Sydney, nel cuore di una grande metropoli. Scoprii la pesca a mosca e iniziai a viaggiare nei fine settimana tra le montagne a caccia di trote. Poco dopo scoprii che anche i pesci di mare amano mangiare le mosche e intrapresi così un viaggio lungo una vita basato su una vera e propria infatuazione per questa disciplina. Fin dall’inizio decisi di voler scrivere di pesca a mosca e per poter vedere pubblicate le mie storie dovetti fornire alle riviste anche delle immagini. Stiamo parlando dei primi anni ’80, epoca in cui acquistai la mia prima macchina fotografica SLR, una Nikon, e iniziai a scattare foto dei miei viaggi di pesca. Ebbi la fortuna di incontrare anche un personaggio di nome David Anderson, un fotografo con una certa reputazione, oltre che un pescatore a mosca. Dave mi ha insegnato moltissimo ed è stato sempre molto generoso nel trasferirmi le sue conoscenze. Non sono mai stato un bravo studente e ho sempre preferito imparare con l’esperienza sul campo, ma alcuni anni dopo, con l’avvento della fotografia digitale, frequentai un corso di un weekend con un paio di grandi fotografi

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> Fishing and photography go well together, and the secret is in knowing when to put down the rod and pick up the camera. How would you explain that to an amateur? The first thing to understand is that you can’t do both simultaneously (at least not until you have a great familiarity with both rod and camera). If you are a passionate fisherman you need to get a lot of fishing out of your system before you can comfortably pick up the camera and pass up an opportunities to catch fish. But then you have to view it as a win-win situation. You win if you catch the fish, but getting a great image of a fish being caught should be even more precious to you. You have to learn to put away the rod and view the capture of the image as the greater prize. You will still miss many great images in your life, and these should haunt you, and annoy you, and become the reason why you pick up the camera before the rod. > As for photography, what is it that makes your work unique? I fish a lot with people I know well and have fished with often in the past. They are both kind and patient with me and will work with the camera. I would say the diversity of the fishing I do takes me to many beautiful places. Some years ago I was very fortunate to spend some time with Robert Hughes, the great art critic who was also a fly fisherman, and I asked him about writing. He said “You have to paint a picture with

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words of the entire image, from the widest perspective to the smallest detail”. I photograph consciously for magazine stories and want to present the editor with a wide range of images so they can make the best possible spread for the magazine, I want to make their job easy and enjoyable and in order to do that, as well as presenting them with a well written piece of work, I want to present them with a spread of images that will not only complement the written work but will take the story further. I don’t consider myself an art photographer, I’m a journalistic photographer who wants to tell the whole story. > There are many enthusiasts with cameras out there, yet it's not so common that a person chooses and specializes fishing photography. When did your passion start? My speciality is only based around fly fishing. It started on a trip to New Zealand in 1980. It’s such a beautiful place and filled with postcard views everywhere you looked. I was disappointed with the images I’d taken and was determined to do better. I bought books on photography and studied other photographers as well as other forms of art. It was about training the eye to see images everywhere you looked, no matter how bad the light or how dull the scene, you should be able to generate and interesting image. > What are the hard parts of fly fishing photography?


e questo mi aprì la mente, facendomi meglio comprendere ciò che rende grande un’immagine e quali sono i segreti per catturarla. > Pesca e fotografia vanno bene a braccetto e il segreto è sapere quando riporre la canna da pesca e prendere in mano la macchina fotografica. Come spiegheresti questo a un principiante? La prima cosa da capire è che non è possibile fare entrambe le cose contemporaneamente (almeno finché non si ha una totale padronanza sia della canna da pesca che della macchina fotografica). Se siete pescatori incalliti dovrete pescare tanto e con piena soddisfazione prima di poter decidere con serenità di prendere in mano la fotocamera e scattare foto, perdendo così altre possibili occasioni di catturare pesci. Il passo successivo è quello di iniziare a vedere questa situazione come una possibilità di doppia vincita. Vincete se catturate un pesce, ma realizzare una grande immagine di un pesce che viene catturato deve diventare un obiettivo ancora più prezioso e appagante. Dovete quindi imparare a riporre la canna e vedere la cattura dell’immagine come il premio più grande. Vi capiterà spesso nella vostra vita di perdere per un soffio l'occasione di realizzare una grande immagine e ciò vi deve ferire, irritare e deve diventare la ragione che vi farà prendere in mano la macchina fotografica prima della canna da pesca.

spesso nel passato. Queste persone sono sempre molto gentili e pazienti con me e sanno esattamente come e quando utilizzare la macchina fotografica. Posso inoltre dire che la grande varietà delle situazioni di pesca che affronto mi porta in molti posti davvero magnifici. Alcuni anni fa fui molto fortunato a passare del tempo con Robert Hughes, il grande critico d’arte che è stato anche un pescatore a mosca e un giorno gli chiesi di parlarmi della scrittura. Mi rispose: “devi dipingere un’immagine utilizzando le parole che descrivono al meglio l’intera situazione, dalla prospettiva più ampia al più piccolo dettaglio”. Realizzo in maniera mirata e consapevole fotografie destinate ad accompagnare le mie storie raccontate sulle riviste e mi piace presentare all’editor una vasta gamma di immagini in modo da offrirgli la più ampia possibilità di scelta. Voglio rendere il suo lavoro più semplice e divertente e per fare ciò, oltre a presentare un pezzo ben scritto, fornisco sempre un gran numero di immagini di qualità che non solo andranno a completare il testo, ma arricchiranno e renderanno più coinvolgente l’intera storia. Non mi considero un fotografo artistico, sono un fotografo giornalistico che desidera raccontare delle storie dal più ampio punto di vista.

> Parlando di fotografia, cosa rende il tuo lavoro unico?

> Sono sempre più numerosi gli appassionati di fotografia, ma non è così comune che una persona scelga di specializzarsi nella fotografia di pesca. Quando è iniziata la tua passione?

Pesco molto con gente che conosco bene e con cui ho pescato

Mi sono specializzato esclusivamente sulla pesca a mosca. Iniziai

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Catching the action, especially of jumping fish, putting the rod down when the fishing is hot. You must become very familiar with your equipment. A US fishing photographer I have a huge amount of respect for is Pat Ford. He suggests practicing on birds in flight. And always remember PIXELS ARE FREE!!!! > What does it take to make a good fishing photography? Plenty of time on the water, and an understanding of what makes particular fish special and trying to capture that. Capturing the action moments, the movement of water, the sky and clouds in particular. Working with people who know how to hold a fish for the camera and how to handle fish so the fish is calm when lifted from the water.

intermediate line for them with well weighted flies. > Tell us something about your book and where we can find it. My new book “A Few Great Flies, and how to fish them” was self-published and I must say I’m very proud of it. It’s a distillation of the many things I’ve learned through fly fishing over the years on the many different species of fish I have pursued. I work the three principles of Fly choice, the depth you fish that fly at and the retrieves you use on the various flies for the various species, and that makes up the central theme of the book. It’s available online from my web site. Unfortunately post from Australia is very expensive which means the book is not so well known outside of Australia. > Any chance you get to visit Italy sometime soon?

> You live in Australia, a very beautiful country. I fished for Barramundi some years ago near Darwin. What are your favourite rivers and fishing techniques? Barramundi are also my favourite fish. I love the places you find them in, the rivers and the billabongs of the Northern Territory, and the casting, they are a casters fish. They’re not usually a sight fishing target, although that can be done in some places, they are a fish that requires accuracy and a knowledge of currents and how to get the flies down to them where they live and feed. I mostly use a 10 weight rod and an

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My wife is from France and I visited Europe in 2012 for the first time. We went to France, to Spain and I went on to England to catch up with my son who is a chef in London. His great passion is Italian food. My other great love in life is food and wine so Europe was probably a greater adventure for me than even any fishing trip I’ve been on. In late 2014 we plan to come back to Europe and Italy is where we plan to visit so we can eat the food and drink the wines your country is so famous for, as well as to visit so many beautiful places, so YES!!! www.wildfish.com.au


durante un viaggio in Nuova Zelanda nel 1980, un posto davvero incantevole, pieno di paesaggi da cartolina. Fui molto deluso dalle immagini che realizzai in quell’occasione e decisi con determinazione che avrei provato a fare di meglio. Acquistai vari libri di fotografia e studiai il lavoro di altri fotografi, approfondendo anche altre forme d’arte. Fu come allenare l’occhio a vedere immagini ovunque guardassi: indipendentemente da quanto pessima fosse la luce o monotona la scena, l’importante era riuscire a ricavarne comunque un’immagine interessante. > Qual è la parte difficile della fotografia di pesca? Catturare l’azione, specialmente di un pesce che salta fuori dall’acqua, oppure saper riporre la canna in un momento di pesca particolarmente favorevole. È necessario inoltre acquisire grande familiarità con la propria attrezzatura. Un fotografo di pesca americano di cui ho grande rispetto è Pat Ford. Egli suggerisce di far pratica con gli uccelli in volo. E ricordate sempre, I PIXEL SONO GRATIS!!!! > Cosa serve per diventare un bravo fotografo di pesca? Passare tanto tempo sull’acqua e sviluppare la capacità di comprendere cosa rende speciali le singole specie di pesci e provare a catturarle. Saper cogliere i momenti dell’azione, in particolare il movimento dell’acqua, il cielo e le nuvole. E non da ultimo, lavorare con persone che sanno come tenere un pesce da immortalare e come maneggiarlo in modo che non si agiti quando viene estratto dall’acqua. > Vivi in Australia, una terra di grande bellezza. Io ho pescato i Barramundi alcuni anni fa vicino a Darwin. Quali sono i tuoi fiumi e le tue tecniche di pesca preferiti? Sono proprio i Barramundi i miei pesci preferiti. Amo i luoghi in cui è possibile trovarli, i fiumi e i billabong dei territori del Nord e il fatto che per pescarli sia fondamentale una grande cura nel lancio: si tratta infatti di un pesce per lanciatori esperti. Solitamente non è possibile pescarli a vista, sebbene sia possibile farlo in determinati posti, ma si tratta di una preda che richiede precisione e conoscenza delle correnti oltre che grande attenzione nella presentazione delle imitazioni nei luoghi in cui questi pesci vivono e si nutrono. Per insidiarli utilizzo principalmente una canna con coda 10 intermedia e mosche piuttosto pesanti. > Parlaci del tuo libro e di dove è possibile trovarlo. Il mio nuovo libro “A Few Great Flies, and how to fish them” è stato auto-pubblicato e devo dire di essere molto fiero del risultato. Si tratta di un concentrato di tutto ciò che ho imparato nel corso della mia lunga esperienza di pesca a mosca, a caccia delle più disparate specie di pesci. Ho lavorato principalmente su tre principi: la scelta della mosca, la profondità di pesca e il tipo di recupero adottato con le diverse imitazioni per le diverse specie. Questo rappresenta il tema centrale del libro, acquistabile online sul mio sito web. Sfortunatamente i costi di spedizione dall’Australia sono molto elevati, motivo per cui l’opera non è molto conosciuta al di fuori del mio continente. > Hai in programma una visita in Italia? Mia moglie è di origini francesi e ho visitato l’Europa per la prima volta nel 2012. Siamo stati in Francia, in Spagna e anche in Inghilterra per incontrare mio figlio che lavora a Londra come chef. La sua grande passione è il cibo italiano. Le mie altre ragioni di vita sono il cibo e il vino, perciò l’Europa è stata per me un’avventura forse anche più grande di qualsiasi viaggio di pesca io abbia mai affrontato. A fine 2014 abbiamo in programma di tornare in Europa e l’Italia è uno dei posti che intendiamo assolutamente visitare, così da poter gustare il cibo e i vini per i quali la tua patria è così famosa, oltre che visitare le sue tante bellezze, perciò la risposta è SÌ!!! www.wildfish.com.au




L’ arte nella pesca

Walter Sadler a cura di Riccardo De Stabile

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Walter Dendy Saddler was born in 1854 in Dorking, Surrey, the fifth son of John Dendy Saddler, a solicitor in the nearby town of Horsham, Sussex, from where the family originated. The middle name “Dendy” can be traced back to his great grandfather the Rev. John Dendy, minister of Horsham 1796-1814, and is still commonly used within the family. The Young Dendy went to school in Horsham , where his artistic talent quickly emerged in the form of caricatures of his school masters and friends sketched in the margins of his exercise books. A local artist who had given him some tuition seems to have persuaded his parents of their son’s artistic promises. He was packed off at the age of 16 to Heatherley’s School of Art , then a well-regarded academy in Newman Street, London. At the age of 19 he reached his artistic coming of age when, for the first time, one of his

pictures was hung in the Royal Academy of Arts (RA). A year or two later he painted a picture that was to become the launch pad for his career: Steady, Brother, Steady! It was to be the first of many pictures of monks and in this one they are fishing. One monk is standing on a foot bridge playing a sizeable specimen ( of a pike?) while another is kneeling on the bank waving an inadequate looking net and urging steadiness on the first. This pictures was exhibited at the RA in 1875 and was reproduced in Harper’s weekly. Commentators usually think Sadler’s monks are medieval contemporary, but his interest in them seems to have grown out of fascination with their serene and leisurely lifestyle. The monks in Steady, brother, steady! are most unlikely to be on a mission to catch fish that the monastery cooks could prepare for the rest of the brothers. They look

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Walter Dendy Sadler nacque nel 1854 a Dorking, nel Surrey, quinto dei cinque figli di John Dendy Sadler, che faceva l’avvocato nella vicina città di Horsham, nel Sussex, dalla quale la famiglia aveva origine. Il secondo nome “Dendy” può essere fatto risalire al bisnonno, il Rev. John Dendy, sacerdote a Horsham tra il 1796 e il 1814, ed è tuttora usato comunemente all’interno della famiglia. Il giovane Dendy andò a scuola a Horsham, dove il suo talento artistico emerse rapidamente sotto forma di caricature dei suoi maestri e compagni di scuola abbozzate ai margini dei suoi eserciziari. Sembra sia stato un artista locale, che gli aveva impartito alcune lezioni, a convincere i suoi genitori delle promesse artistiche del figlio. All’età di 16 anni venne mandato all’accademia d’arte di Heatherley, che all’epoca era una scuola prestigiosa sita in Newman Street, a Londra. Raggiunse la maggiore età artistica all’età di 19 anni, quando per la prima volta uno dei suoi quadri venne esposto alla Royal Academy of Arts (RA). Un anno o due dopo dipinse un quadro che sarebbe diventato il trampolino di lancio per la sua carriera: Steady, Brother, Steady! (Tieni duro, fratello, tieni duro!). Fu il primo di molti quadri raffiguranti monaci, che in questa tela stanno pescando. Un monaco è in piedi su una passerella, intento a divertirsi con un esemplare di dimensioni considerevoli (un luccio?), mentre un altro, in ginocchio sulla riva, agita un retino che appare inadeguato e incita l’altro a tenere duro. Questo quadro venne esposto alla RA nel 1875 e fu riprodotto sull’Harper’s weekly. I commentatori in genere ritengono che i monaci di Sadler siano contemporanei medievali, ma il suo interesse per loro pare essere scaturito dal fascino che lui provava per il loro stile di vita sereno e rilassato. È assai improbabile che i monaci di Steady, Brother, Steady! siano in missione per catturare i pesci che i cuochi del monastero cucineranno per i confratelli. Assomigliano piuttosto a pescatori con

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la lenza che si divertono a praticare questo sport e che, casualmente, sono monaci. Sadler aveva pescato fin dalla giovinezza, quando andava a pesca nelle zone di Hammer e Horsham. Si sa anche che pescò quando si trovava in Germania e prese parte a una gita memorabile in un lago alpino del Tirolo austriaco, dove pescò i salmerini. Ci sono altre questioni aperte relativamente ai ritratti di monaci o frati eseguiti da Sadler. Sappiamo che alcuni monasteri medievali avevano vivai di pesci gestiti come fonte di cibo, di solito allevando carpe o altre specie comuni come l’abramide, facile da catturare con reti, talvolta abbassando prima il livello dell’acqua per mezzo di chiuse. I monaci in Thursday (giovedì), però, stanno pescando lucci con lenze e canne, un’attività molto più ricreativa. Ad ogni modo, le autorità monastiche non approvavano veramente il pesce come sostituto della carne di venerdì, giorno che si supponeva di vero e proprio digiuno. Tra i lavori di Sadler più tipici dello stile della pittura di genere, vi sono almeno cinque quadri che hanno la pesca come soggetto o sono attinenti ad essa e vennero convertiti in stampe. È pressappoco a quel tempo che Sadler cominciò a pianificare di trasferirsi fuori Londra con la famiglia. La zona non era nota solo per la pesca, ma anche apprezzata dagli artisti per la qualità della luce naturale. Sadler ora aveva un fiume a portata di mano e poteva pescare ogniqualvolta ne avesse voglia. Introdusse alla pesca le tre figlie femmine e i due figli maschi. Andare in barca era un’altra entusiasmante possibilità che si offriva alla famiglia. Entrambe le occupazioni portarono Sadler verso nuovi lidi. Fu eletto presidente della St. Ives and District Fish Preservation and Angling Society (società di pesca con la lenza e conservazione del patrimonio ittico di St. Ives e del suo distretto) nel 1898, carica che mantenne fino alla sua morte, nel 1923.


like anglers enjoying good sport who happen to be monks. Saddler had enjoyed fishing since his boyhood when he fished the Hammer Ponds in Horsham. He is also known to have fished while in Germany, including one memorable trip to a mountain lake in the Austrian Tyrol where he fished for char. There are other difficulties with Saddler ‘s portrayal of monks, or friars. We know that some medieval monasteries had fishponds that where managed as a source of food, usually by raising carp or some other common food species such as a bream that could be easily netted, sometimes after lowering the water level via sluices. But the monks in Thursday are rod-and-line fishing a river for pike, a much more recreational activity. Anyway, monastic authorities did not really approve of fish as a substitute for meat on Fridays, supposedly a day of genuine fasting. Amongst

Saddler’s more typical work in the ‘genre’ style there are at the least five pictures with angling content or relevance that where turned in to prints. It was about this time that Saddler began to make plans to move with his family to somewhere outside London. The area was not only known for its fishing , but also valued by artists because of its natural light qualities. Saddler now had a river literally outside his door and could fish as the whim took him. He introduced his three daughters and two sons to fishing. Boating was also an exciting new possibility for the family. Both led Saddler in new directions. He was elected president of the St. Ives and District Fish Preservation and angling Society in 1898 and held the position until his dead in 1923.



The new Hardy Ultralite CLS

In the world of cassette reels, there’s about to be a very smooth revolution. Convenience doesn’t mean compromising on quality. A precision-engineered cassette reel, crafted from aluminium bar stock, with two spare reinforced glass fibre spare spools, one-touch cassette locking and our patented line identification system (so you can see at a glance what line is on which spool) – all from £199.99.

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Making a Fishing Lodge di Omar Gade

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INGREDIENTS: 1 part of thoughtlessness and 1 of stubbornness 1 first class location Fascinating fishing spots Half a dozen of expendable friends Budget: the more you have, the better Several bags of strain mixed up with a lot of patience Max. 5 hours’ rest per night Cases of beer and a good mood Some secret ingredients

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PREPARATION: There are various schools of thought on how to make this recipe. We agree with the idea that you should “make a virtue of necessity”: when you only have a small quantity of an essential ingredient like the fifth of the list, but you have got a dream and all other things it takes, you cannot but grab your stubbornness, mix it up with your thoughtlessness and throw yourself wholeheartedly into it… what an explosive mix!!! Ok, it’s true, we must also recognize that it has been planned


INGREDIENTI: 1 parte d’incoscienza e 1 di testardaggine 1 location di prima qualità Incantevoli spot di pesca Mezza dozzina di amici sacrificabili Budget: chi più ne ha più ne metta Molti sacchi di fatica miscelati a tanta pazienza Max 5 ore di riposo per notte Casse di birra e buon umore Qualche ingrediente segreto

PREPARAZIONE: Per realizzare questa ricetta esistono varie scuole di pensiero, quella da noi sposata è “far di necessità virtù”: quando si ha scarsità di un ingrediente fondamentale come il quinto in elenco, ma si ha un sogno e tutte le altre carte sembrano essere in regola, non si può far altro che prendere la propria testardaggine, mischiarla all’incoscienza e buttarsi a testa bassa… un mix esplosivo!!!

lunga progettazione antecedente, che il nostro staff è italodanese, che abbiamo anni di esperienza in questa pesca e conosciamo l’isola come le nostre tasche, che promuoviamo questa zona da tempo, che collaboriamo con l’ente regionale che si occupa di pesca e turismo, e tante altre cose serie e necessarie…

popolate dalle ambite e stupende Sea trout danesi), in una grande fattoria sul mare e abbiamo dato il via ai tanti lavori di ristrutturazione necessari per realizzare il primo Fishing Lodge della Danimarca: sì, il primo ed unico.

Così, dopo tanti mesi di ricerca, all’inizio della scorsa estate, ci siamo stabiliti a Helnaes, incantevole penisola a sud ovest della Fionia (la regione del Fyn, famosa per le acque

Ok, è vero, è anche importante riconoscere che c’è stata una

Abbiamo passato 4 mesi a scalpellare, distruggere, costruire, imbiancare e pulire, tra scene comiche e tragicomiche (degne di un film con Ben Stiller) e con il prezioso aiuto di amici “diversamente utili”: dal bluesman perseguitato dai tagli alle dita (la qui mansione dal 2° giorno fu di attenersi ad

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long beforehand, that our staff is Italian-Danish, that we have got years of experience with this kind of fishing and we know the island like the back of our hand, that we have been promoting this area for a long time, that we cooperate with the regional fishing and tourism authority, and many other serious and necessary matters…

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region of Fyn, which is famous for its waters, populated by the longed-for, wonderful Danish sea trout), and we started the many restoration activities which were necessary to open the first Fishing Lodge in Denmark: so it is, the first and only one.

Thus, after several months’ search, at the beginning of last summer we settled down in a big farm on the seaside in Helnaes, an enchanting peninsula south-west of Fionia (the

We spent 4 months chiseling, destroying, building, painting and cleaning, amidst comic and tragicomic scenes (worth a film starring Ben Stiller) with the valuable help of “differently helpful” friends: from the bluesman harassed by finger cuts

(whose task from day 2 was strictly limited to “doing nothing” but cheering us up with his songs), to the very efficient Alessandro, called Mc Gyver for a reason and unanimously elected site manager; from the former antique dealers who, between one restoration and another, fled in search of “treasures” in other farms of the island, to our friend who, with the excuse of “helping us”, came and spent his days fishing sea-trout in front of the lodge. So, day after day, the lodge took shape, and the beauty of the surrounding landscape has been our natural energizer. It goes without saying that, as

soon as I had the chance, I left the circular saw or the plaster spatula behind me and, as fast as Superman, I put on my waders and boots, incapable of resisting the call of a hunt for sea-trout, my favorite ones, or for pike on the nearby lakes (with the quiet consent of Valentina – my life and adventure partner- who pretended not to notice it). In fact, our lodge is centered on fishing for Danish sea-trout, and secondly also for pike… beautiful pike... While writing this “recipe”, I’m looking with satisfaction from my window at the inner court of the Lodge. From here you


un rigoroso “non far nulla” se non allietarci con i suoi brani), all’efficientissimo Alessandro soprannominato a ragione Mc Gyver ed eletto capocantiere all’unanimità; dagli ex antiquari che tra un restauro e l’altro, fuggivano in cerca di “tesori” per le altre fattorie dell’isola, all’amico che venendo con la scusa di “aiutarci”trascorreva le giornate a pescare seatrout sullo spot davanti al lodge. Così, giorno dopo giorno, il lodge ha preso forma, e la bellezza del paesaggio circostante è stato il nostro energizzante naturale. Inutile dire che, appena se ne presentava l’opportunità,

abbandonavo sega circolare o spatola da stucco e, alla velocità di Superman, mi infilavo wader e scarponi, incapace di resistere al richiamo di una battuta alle trote di mare, la mia pesca, o a lucci nei laghi vicini (con il benestare placido di Valentina - mia partner di vita e d’avventura- che fingeva di non accorgersene). Sì, perché il nostro lodge è incentrato sulla pesca delle seatrout danesi, e secondariamente anche dei lucci…bei lucci... Mentre scrivo questa “ricetta”, dalla finestra guardo con soddisfazione il cortile interno del Lodge dal quale si accede

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have access to the bedrooms (two double ones, one triple one and one quadruple one) and to the Lounge zone, where the fire crackles in the cast iron stove. The fishing kayaks are very neat, ready for our guests, who will be accommodated in a structure of 420 m2, where you breathe a very “fishing” atmosphere and, I hope, the warmth of caring and relaxing hospitality. The Denmark Fishing Lodge is a great satisfaction

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and a source of joy (as well as of some sorrow) to us; all of this wouldn’t have come true if we hadn’t met extraordinary people who believed in us (this energy is the secret ingredient)… Many thanks to all of them. Discover more on www.denmarkfishinglodge.com, come and visit us, bringing along your family and friends that are not fond of fishing as well!


alla zona camere (due doppie, una tripla e una quadrupla) e alla zona Lounge nella quale scoppietta il fuoco della stufa in ghisa. I fishing kayak sono ben ordinati pronti per i nostri ospiti, che verranno accolti da 420 m2 di struttura dove si respira un’atmosfera molto “fishing” e, mi auguro, il calore di un’ospitalità attenta e rilassante. Aver realizzato il Denmark Fishing Lodge è per noi un’enorme soddisfazione

e fonte di gioia (e anche qualche dolore) e tutto questo non si sarebbe tradotto in realtà se non avessimo incontrato persone eccezionali che hanno creduto in noi (quest’energia è l’ingrediente segreto)… A tutti loro, grazie. Scoprite di più su www.denmarkfishinglodge.com e venite a trovarci, anche con famigliari e amici non pescatori!




Hucho Hucho: a fly fishing journey By Rasmus Ovesen Pictures by Rasmus Ovesen, Klaus Boberg Pedersen and Jure Ramovz

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TIME AND AGAIN I cursed myself and my stupid obsession as several pressing questions started gnawing away at my consciousness. Why couldn’t I just let Danubian salmon be Danubian salmon and focus on some fishing that actually involved a regular probability of hooking and landing fish? Why spend limited amounts of time and resources chasing an extremely rare and shy fish, one that is close to impossible to catch on a fly, and one that can only be fished in the coldest months of the year – in chilling and frozen mountain terrain, where everything from the coming and going along the river to the wading is hazardous and exhausting? What was wrong with catching some good old trout on a temperate summer night or stalking some tropical speed devils on a sunny flat? What was the core of my self-effacing obsession and why did I even bother continuing my weary quest? Maybe it was the warmth and glow of hopes lit at an early stage that kept me going year after year, because everything started off promisingly. My buddy Klaus Boberg Pedersen and I left for Slovenia in 2009 to live out a common dream: the dream of catching a big Danubian salmon or ‘hucho’ on a fly rod, and the dream came true – at least for Klaus (and without us knowing how big an achievement it really was). Both of us had been deeply fascinated by this resolute predator since childhood, but what the fascination was really all about, I had never managed to fully clarify. It wasn’t the fact that it was extremely difficult to catch or very scarce, because I knew nothing of this, when I first came across the fish in my dad’s worn-out fish atlas and became spellbound. It wasn’t that is was primarily night active and had an affinity for holding spots, that were close to impossible to fish with a fly rod. Nor was it the fact that it primarily lived in clear and beautiful mountain rivers or that it could reach weights up to 40 kilos. I basically knew nothing about all this back then. No, it was probably something about the depth in this creature’s soulful eyes that hypnotized me, tickled my imagination and nourished a sudden fascination – a fascination that would propel me from one country and one river to the next in a stubborn search for a fish, that would strike me as increasingly unapproachable and ghostlike. WITHOUT US REALLY KNOWING IT, the first trip to Slovenia offered something reminiscent of optimal conditions. The Sava River tributary that we were fishing was starting to flood because of heavy downpours, and we managed a full day of fishing before the otherwise gin-clear mountain water assumed a turbid cocoalike colour and cascading amounts of leafs, branches, and grass rendered the fishing partially impossible. We


HO RIPETUTAMENTE maledetto me stesso e la mia stupida ossessione da quando una serie di domande pressanti iniziarono a logorarmi e a rodere la mia coscienza. Perché non lasciar perdere il salmone danubiano e concentrarsi invece su un altro tipo di pesca che contempli effettivamente una probabilità concreta e regolare di catturare dei pesci? Perché spendere tempo e risorse alla ricerca di un pesce estremamente raro e schivo, quasi impossibile da insidiare a mosca e catturabile solamente

nei mesi più freddi dell’anno – per di più in territori montagnosi aspri e ghiacciati, dove ogni passo lungo un fiume o qualunque tentativo di guado o attraversamento sono altamente pericolosi ed estenuanti? Cosa c’è di sbagliato nel dedicarsi alla rilassante pesca di qualche buona vecchia trota in una tiepida sera d’estate o nel dare la caccia a qualche possente preda marina tropicale su una flat assolata? Qual era l’origine del mio chiodo fisso e perché continuavo a incaponirmi nella mia faticosa e dura ricerca?

Forse è stato il bagliore di speranza iniziale che mi ha spinto a perseverare, anno dopo anno. Tutto ebbe infatti inizio in maniera decisamente promettente: io e il mio amico Klaus Boberg Pedersen partimmo per la Slovenia nel 2009 per vivere un sogno comune, catturare un grosso salmone danubiano, noto anche come ‘hucho’, con una canna da mosca. E il sogno è diventato realtà – almeno per Klaus (e senza nemmeno renderci conto di quanto in realtà fosse stata grande quell’impresa). Fin dall’infanzia siamo stati entrambi

profondamente affascinati da questo predatore risoluto, ma non ho mai capito fino in fondo a cosa ciò fosse dovuto. Di sicuro non a causa dell’estrema difficoltà nel catturarlo o per la sua rarità, per il semplice motivo che non sapevo nulla di questo pesce quando lo vidi per la prima volta sul vecchio e consunto atlante dei pesci di mio padre, ma ne rimasi subito stregato. E nemmeno per il fatto che si trattasse di un animale attivo principalmente di notte, con una grande predilezione per i luoghi quasi impossibili da affrontare

con una canna da mosca. La ragione di ciò non era neanche legata al fatto che vivesse principalmente in meravigliosi fiumi di montagna dalle acque cristalline o che potesse raggiungere il peso di oltre 40 kg. A quell’epoca infatti, non sapevo sostanzialmente nulla di tutto ciò. No, doveva esserci probabilmente qualcosa nel profondo degli occhi incredibilmente espressivi di questa misteriosa creatura che mi aveva ipnotizzato, che aveva stimolato la mia immaginazione e scatenato un fascino improvviso – un fascino che mi avrebbe

portato da un Paese all’altro, fiume dopo fiume, nell’ostinata ricerca di un pesce sempre più inavvicinabile ed evanescente. SENZA CHE CE NE RENDESSIMO CONTO, il primo viaggio in Slovenia offrì qualcosa di simile a delle condizioni ottimali. L’affluente del fiume Sava su cui stavamo pescando era in procinto di esondare a causa degli intensi temporali e riuscimmo a pescare per un giorno intero prima che l’acqua, altrimenti simile a gin purissimo, assumesse

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had barely fished for five minutes this bleak and bitterly cold late-November morning, and it was still pitch black, when Klaus mechanically lifted his fly rod and felt the weight of a big fish. The next ten minutes we toppled blindly up and down the river with the lights from our headlamps flickering chaotically across the oily surface of the water to get a glimpse of our fabled opponent. When the fish finally surrendered and lay there beached close the riverbank with its powerful 97 centimetre flanks

of January, the jagged Slovenian mountains are covered in crackling snow, and I have four days of fishing ahead of me. The expectations are high, but then a massive low-pressure front suddenly issues amounts of lukewarm downpour and rising temperatures and in a matter of a single day, all the ice and snow melts. Under normal circumstances this would vouch for good fishing – because normally rising temperatures, downpours and swelling water will induce feeding behaviour in the fish. However, when these weather

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of pure silver lit by the glow of our headlamps, we were met by a chillingly merciless gaze of charcoal and fire: the gaze of a cold-blooded predator with powerful, rugged jaws and a sinister appearance. Moments later, Klaus would carefully lift the embodiment of his childhood dream out of the water for a few quick snap shots, and after that the fish slithered back into deeper water and was embraced and absorbed by the darkness. It was a magical and absorbingly meaningful moment!

We had arrived in the cover of night, were at the river before sunrise, and we had hardly placed the first handful of casts across the river’s hauntingly black water masses before the fateful pull from beyond propagated through Klaus’ fly line and deep into his soul. How difficult could this Danubian salmon fly fishing really be?

changes cause massive amounts of icy melting water to be flushed into the river it is something entirely different. Anyway, I had four days of fishing without a single strike, and a seed of doubt and unrest had been sown deep within me.

water flows that they seem lifeless and inanimate. In Croatia, on the other hand, I am unfortunate enough to experience the worst flooding in 50 years. On most of the rivers I visit here, I struggle to even find something resembling a regular riverbed – and after having fished in people’s backyards and on flooded parking lots for three days, I head back home with unfinished business.

THINGS DETERIORATE when I decide to continue my hunt for my first Danubian salmon in Bosnia & Herzegovina and Croatia one year later. In Bosnia & Herzegovina I am met by a recorddrought and rivers with such minimal

COCK-SURE AND FULL OF CONFIDENCE I head back to Slovenia one year later to settle the score and catch me a big hucho. It is the middle

Slowly but surely, I come to the conclusion that my dream fish probably isn’t meant to ever close its intimidating


un torbido colore cacao e iniziasse a trasportare enormi quantità di foglie, rami ed erba, rendendo praticamente impossibile la pesca. Stavamo pescando a malapena da cinque minuti in questa cupa e fredda mattina di fine novembre e intorno a noi era ancora tutto nero come la pece, quando Klaus, alzando meccanicamente la sua canna, sentì la resistenza di un grosso pesce. Ci trovammo così per i successivi dieci minuti a correre su e giù lungo il fiume nel buio più totale, con le luci delle nostre torce che guizzavano caoticamente

sulla superficie oleosa dell’acqua, nel tentativo di scorgere anche solo per un attimo il nostro leggendario rivale. Quando il pesce finalmente si arrese e giacque spiaggiato accanto all’argine del fiume, con i suoi potenti fianchi da 97 centimetri di puro argento illuminati dal bagliore delle nostre torce, fummo colpiti dal suo gelido e spietato sguardo fisso, scintillante di carbone e fuoco: lo sguardo di un predatore a sangue freddo con potenti e robuste mascelle e dall’aspetto alquanto sinistro. Qualche istante dopo, Klaus estrasse dall’acqua

l’incarnazione del suo sogno d’infanzia per scattare rapidamente alcune foto, prima di restituire al fiume la sua creatura, la quale strisciando sparì rapidamente nelle acque profonde, nell’abbraccio dell’oscurità. Fu un momento magico e di grande intensità emotiva! Eravamo giunti sul fiume protetti dalle tenebre prima che giungessero i bagliori dell’alba e avevamo effettuato solo una manciata di lanci verso le tetre masse d’acqua nere del fiume, quando il fatidico strattone si propagò lungo la coda di topo di Klaus, penetrando fin

nel profondo della sua anima. Quanto difficile in realtà potrà mai essere questa pesca a mosca al salmone danubiano?

una serie di tiepidi acquazzoni e causò un innalzamento delle temperature e nel giro di un solo giorno tutto il ghiaccio e la neve si sciolsero rapidamente. In circostanze normali ciò avrebbe garantito buone condizioni di pesca – per il fatto che un aumento normale delle temperature e il verificarsi di temporali e di un incremento della portata dei corsi d’acqua induce nei pesci un comportamento di ricerca del cibo. Quando tuttavia il mutamento delle condizioni meteo causa l’afflusso in un fiume di una grande quantità di

acqua da scioglimento dei ghiacci, è tutta un’altra storia. Il risultato fu che per quattro giorni non sentii la minima abboccata, e nel profondo della mia mente iniziarono a instillarsi dubbi e un senso di irrequietezza.

SPAVALDO E SICURO DI ME tornai in Slovenia un anno dopo per saldare il conto e catturare anch’io un grosso hucho. Era la metà di gennaio, le aspre montagne slovene si stagliavano coperte di neve e avevo davanti a me quattro interi giorni di pesca. Le aspettative erano altissime ma poco dopo, un massiccio fronte di bassa pressione scatenò improvvisamente

LE COSE PEGGIORARONO ulteriormente quando decisi di continuare la caccia al mio primo salmone danubiano in BosniaErzegovina e Croazia un anno dopo. In Bosnia-Erzegovina mi imbattei in una siccità da record, con i fiumi ridotti a un

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jaws around my fly. Maybe, the time has come to finally return to the laziness and comfort of trout fishing, tie some flies that doesn’t involve 10-20gram jigheads, precision cast with fly rods that don’t have double-digit classifications, and fish some waters, where you don’t need a minor climbing course to get within casting range of a fish. THEN, IN JANUARY 2012, my buddy Klaus has a business meeting in Slovenia. He invites me down for a couple of days to fish the exact same Sava tributary

hopes of a solid hook up, and I fish with renewed self-confidence in the dawning light of day. I bombard pool after pool with expectant casts, retrieve the fly with acute concentration and trembling nerves, and before we know it, the sun has hauled its burning body onto the blue canvas of the skies illuminating the landscape below. We have now arrived at the pool in which Klaus caught the hucho that started this whole journey – and an hour’s worth of fishing is all that’s left to

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where our dubious hucho-careers started, and even though I initially insist that hucho fishing is ‘so last year’, I end up caving in just the same. I am completely broken-down, but perhaps the mere attendance of the hucho-king Klaus can appease the wrath of the fishing Gods. I have absolutely no selfconfidence, but with a bit of willpower, I manage to muster some guarded and careful hopes. Not surprisingly, the trip is rather uneventful. We fish intensely in the

squeeze out of the trip. This time, we’ll try to fish the pool from the opposite side, and from under some dense shrubbery I clearly see a deep channel along my own bank. CAST BY CAST I work my way downstream, and suddenly – as I’m about to lift the bulky fly out of the water for a new cast – a big fish gushes from the depths and clams its jaws around the fly. Startled, I lift my rigid 10 weight fly rod, the fly anchors up, and I am now attached to a big fish that trashes

gloaming hours of the day with a good Slovenian friend and guide, Jure Ramovz, and we rush hastily from one spot to the next searching for actively feeding fish. Our heavy and bulky flies collapse onto the water like wounded birds in pool after pool, but it’s all to no avail. And yet! THE LAST DAY ARRIVES, Klaus is attending his business meeting and around noon a plane will transport us from Ljubljana to Copenhagen. Jure and I go to the river one last time in the

about in the surface film. It is all over in a matter of seconds. I lean back on the fish as much as I possibly can, it rolls and splashes frantically around in front of my feet, and out of nowhere – like a lurking predator – Jure jumps into the water, grabs the fish by the tail, and tows it ashore. Wild and tumultuous scenes of joy and relief then take place on the bank. THE FISH MEASURES 102 centimetres. It is solidly built, and with its ghostly, grey flanks, glowingly orange fins, and


flusso d’acqua così esiguo da sembrare senza vita e inanimati. In Croazia, d’altra parte, fui così sfortunato da assistere alla peggiore esondazione degli ultimi 50 anni. Nella maggior parte dei fiumi che visitai in quell’occasione feci fatica anche solo a immaginare qualcosa che ricordasse un normale letto fluviale – e dopo aver pescato nei cortili delle case degli abitanti del posto e in parcheggi allagati per tre giorni, me ne tornai a casa con un nulla di fatto. Lentamente, ma con consapevolezza, giunsi alla conclusione che il pesce dei miei sogni non avesse probabilmente alcuna intenzione di serrare le sue possenti fauci intorno alla mia mosca. Forse era davvero giunta l’ora di fare ritorno alla pigrizia e al comfort della pesca alla trota, di tornare a costruire mosche che non contemplassero l’utilizzo di jighead da 10-20 grammi, di tornare a divertirmi con lanci di precisione utilizzando canne da mosca che non fossero destinate a code a doppia cifra e di andare a pescare in acque dove non fosse necessario un corso base di arrampicata per riuscire a portarsi a tiro di una possibile preda. NEL GENNAIO 2012 il mio amico Klaus dovette tornare in Slovenia per un incontro di lavoro. Mi invitò per un paio di giorni di pesca nello stesso affluente della Sava in cui ebbe inizio la nostra incerta carriera di cacciatori di hucho e, sebbene io inizialmente insistessi sul fatto che la pesca all’hucho fosse ormai ‘superata’, finii per ricaderci nuovamente. Mi sentivo completamente abbattuto, ma in fondo pensavo che forse la sola presenza di Klaus, il re degli hucho, avrebbe potuto calmare l’ira degli dei della pesca. Ero totalmente privo di fiducia in me stesso, ma con un pizzico di forza di volontà riuscii a mantenere vive un po’ di caute speranze. Pescammo intensamente all’imbrunire con Jure Ramovz, una guida slovena ben preparata nonché buon amico, lanciandoci precipitosamente da uno spot all’altro in cerca di qualche pesce in attività. Le nostre mosche pesanti e voluminose cadevano sull’acqua come uccelli feriti, pool dopo pool, ma fu tutto invano. Ancora una volta! ARRIVÒ L’ULTIMO GIORNO, Klaus stava per prendere parte al suo incontro di lavoro e nel pomeriggio un aereo ci avrebbe portati da Ljubljana a Copenhagen. Io e Jure ci dirigemmo un’ultima volta verso il fiume alle prime luci dell’alba nella speranza di una bella cattura e mi misi a pescare con rinnovata fiducia e determinazione. Iniziammo a bersagliare una pool dopo l’altra con lanci carichi di aspettative, recuperando la mosca con acuta concentrazione e nervi tesi e, prima che ce ne rendessimo conto, la sfera incandescente del sole era già alta nel cielo a illuminare il paesaggio circostante.Giungemmo quindi alla pool in cui Klaus catturò l’hucho che diede inizio all’intera avventura – e circa un’ora


big, stylish dots it is one of the most beautiful things I have ever seen. We shoot a few improvised pictures, release the fish, hug each other, and shortly after I’m on my way to the airport to meet Klaus – the unsuspecting and dethroned hucho-king. At the airport, I inform Klaus in an overly-excited tone about the outrageous ending to the morning fishing; the doomsday-strike, the short but hectic fight, Jure’s grizzly bear-like

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landing, the scenes of pure joy, and the overwhelming feeling of euphoric happiness that flushed through my soul when I released the majestic fish. And when I later find out – after having carefully examined and compared pictures from the first trip and this one – that I have caught the same fish that Klaus landed three years earlier, the whole story just gets better. No matter what, my dream has finally come true, and even though I haven’t come any

closer to understanding myself and my foolish obsession, I can now put all this madness behind me and focus on new fishing adventures. At least that’s what I tell myself as we hang in the air between Ljubljana and Copenhagen. Deep within, I probably know better though…


di pesca era tutto ciò che mi rimaneva di questo ennesimo viaggio. Questa volta avremmo provato a pescare dal lato opposto della pool, e da sotto un denso arbusteto scorsi con chiarezza un profondo canale attraversare il mio stesso argine. LANCIO DOPO LANCIO sondai ogni angolo di corrente e improvvisamente – proprio mentre mi apprestavo a sollevare dall’acqua la mia mosca voluminosa per eseguire un nuovo

era sicuramente una delle cose più belle che avessi mai visto in tutta la mia vita. Scattammo alcune foto improvvisate, liberammo il pesce, ci abbracciammo e poco dopo mi trovavo già sulla strada per l’aeroporto dove mi attendeva Klaus – l’ignaro e ormai detronizzato re degli hucho. Giunti all’aeroporto, raccontai a Klaus con un tono sovraeccitato dell’incredibile epilogo della mattinata di pesca; l’abboccata al cardiopalma, la

lancio – un pesce di grosse dimensioni sbucò dalle profondità del fiume e richiuse le sue possenti mascelle sulla mia imitazione. Colto di sorpresa, sollevai la mia rigida canna coda 10, la mosca fece presa nella bocca del pesce e mi trovai improvvisamente agganciato a una grossa preda che iniziò a dimenarsi con violenza rompendo la pellicola superficiale dell’acqua. In una manciata di secondi fu tutto finito. Tentai in ogni modo di raggiungere il pesce che saltava e si

dibatteva freneticamente davanti ai miei piedi, quando improvvisamente vidi Jure che, comparendo dal nulla come un predatore in appostamento, saltò in acqua, prese il pesce per la coda e lo trascinò a riva. A bordo fiume si scatenarono così scene di giubilo e gioia selvaggia.

breve ma sfrenata lotta, l’intervento da orso grizzly di Jure per salpare il pesce, le scene di pura gioia e la sensazione di felicità ed euforia travolgenti che mi hanno riempito l’anima al momento del rilascio della maestosa creatura.

finale dal sapore ancora più incredibile. Non importa come, il mio sogno si era finalmente realizzato e sebbene non mi fossi nemmeno lontanamente avvicinato a comprendere me stesso e la mia folle ossessione, potevo ora lasciare alle mie spalle questa pazzia e concentrarmi su nuove avventure di pesca. O almeno questo è ciò che ripetevo a me stesso in volo tra Ljubljana e Copenhagen. Anche se, nel profondo, sapevo che non sarebbe andata esattamente così…

E quando più tardi mi accorsi – dopo aver esaminato e comparato con precisione le fotografie del primo viaggio con quelle di quest’ultimo – di aver catturato lo stesso pesce che Klaus pescò tre anni prima, l’intera storia assunse un

IL PESCE MISURAVA ben 102 centimetri. Forte, massiccio e con i fianchi grigio evanescente, le pinne arancioni brillanti e i grossi punti che sembrano disegnati,

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Dagli albori delle prime Split Bamboo alle canne di Hiram Leonard di Riccardo De Stabile


Tra il 1750 e il 1850 le canne venivano costruite con numerosi legni, fra cui il frassino, lo hickory, il lancewood e il bambù. In quel periodo di maggiore mobilità generata dalla rivoluzione industriale, accanto alle lunghe canne in più pezzi per la pesca a mosca e alle più corte per la pesca a fondo, cominciarono a diffondersi la canne da viaggio (travellers rods). Di solito queste erano di greenheart, legno denso proveniente dai paesi caldi o di altro legno, ed erano suddivise in numerosi pezzi che entravano ordinatamente in un astuccio o in una borsa che potevano essere tenuti in tasca. Esistevano anche canne a forma di bastone da passeggio, però non divennero mai popolari. Nella prima parte del XIX secolo una canna da trota era normalmente lunga 12 piedi, mentre una canna da salmone poteva arrivare a 18 piedi. Molte canne erano costruite

con più tipi di legno e gli ultimi 10-12 centimetri della punta erano solitamente in osso di balena. I legni erano verniciati nei colori richiesti dal mercato. I vari elementi della canna erano normalmente uniti l’un l’altro tramite innesti metallici a vite, anche se molti preferivano connessioni senza elementi metallici, fissate da strisce di pelle o di altro materiale. Questo perché ritenevano che i lanci senza le giunture metalliche fossero più regolari. I pescatori si sono sempre concentrati sui cimini per i quali sono stati utilizzati legni di tutti i generi. Alla fine, non si è sicuri quando, venne adottato il bambù esagonale che a poco a poco si rivelò la soluzione migliore. Alcune date sono certe, ma altre sono frutto di ipotesi o conoscenze approssimative, quindi è abbastanza difficile risalire al periodo esatto e al pescatore che per primo ha avuto l’idea di costruire

queste canne. Sicuramente è stata un’evoluzione fatta di esperimenti , infatti, prima dei sei listelli classici, sono stati parecchi i tentativi, a volte anche molto interessanti, di canne costruite con tre , quattro, cinque e addirittura otto esagoni. Se poi si fa affidamento a testi inglesi o americani, ognuno di questi Paesi rivendica l’invenzione del sistema di costruzione esagonale. Probabilmente l’invenzione e la prima evoluzione è andata di pari passo negli Stati Uniti e in Inghilterra. I primi fusti di bambù arrivarono dall’India in Inghilterra intorno al 1760 grazie a Robert Clive e alla East India Company. In Inghilterra il primo riferimento scritto di listelli di bambù incollati si ha nel 1801 grazie a Charles Snart nel libro “Pratical Observations on Angling, in the River Trent.”. In questo libro Snart descrive alcune canne da pesca acquistate a Londra e prodotte con listelli di bambù incollati

fra loro, ma non dice né di quanti listelli si trattava, né per che tipo di pesca erano prodotte. Il commento dell’autore fu che si trattava di un nuovo materiale che avrebbe avuto un grande futuro. In questo libro non veniva specificato se le canne avessero già le ghiere o se fossero in spliced; comunque, durante i quaranta anni successivi le variazioni tecniche nelle giunzioni delle varie parti furono molte. Nel giugno del 1827, Maria Ustonson, grande produttrice di articoli da pesca per clientela altolocata, vendette tre canne da pesca denominate India Bambu rods a Re Giorgio IV al prezzo di 12 sterline. La descrizione contenuta nella fattura di vendita ci fa supporre che queste canne fossero costruite con cinque listelli incollati, inoltre ogni canna era dotata di tre cimini di scorta. Un altro riferimento di pionieri inglesi nella costruzione di canne da pesca in split cane lo



si ha nel libro di Edward Fizgibbon “Handbook for Angling” del 1844. Qui Edward parla di un costruttore di Londra, Mr. Bowness, che produceva ottime canne in tre sezioni di bambù incollate fra loro e legate con seta di colore rosso. Bowness era un noto costruttore di mulinelli da mosca, di lui si conoscono molti modelli di mulinelli, ma poco o niente per le canne da pesca . Probabilmente la produzione era limitata a pochi esemplari per amici o clienti importanti. Un altro artigiano inglese conosciuto per la fabbricazione delle prime canne in bambù incollato fu G. Little. Questi era specializzato nella fabbricazione di canne da salmone e nel 1945 circa offriva alcuni modelli con il calcio in noce e cimini in bambù a listelli. Dall’altra parte dell’oceano Atlantico, nel 1945, John Conroy & son di New York iniziò

ad importare fusti di bambù dall’India per la fabbricazione di canne da pesca di propria produzione e per altri artigiani della zona. Nel 1851, all’esibizione di articoli da pesca nel Crystal Palace di Londra, tre furono gli espositori che offrivano canne da pesca in listelli di bambù incollato. Negli Stati Uniti i primi a sperimentare l’uso di segmenti di bambù incollati furono Robert Welch e Samuel Philippe. Un altro costruttore americano che proponeva canne in tre listelli fu G. Furmann. Questo artigiano, nel 1832, aveva già una produzione di canne in tre listelli che andava da quelle da salmone a quelle da trota. Nell’esposizione di New York del 1852 le canne dell’americano Aldred erano invece in quattro sezioni, ma secondo un autorevole scrittore americano il primo ad usare sei listelli fu Solon Philippe , figlio di Samuel.

Quest’ultimo viveva ad Easton, in Pensylvania ed era specializzato nella fabbricazione di armi e attrezzature da pesca. La sua prima canna da pesca esagonale sembra risalire al 1848, anche se molti ritengono che questa fosse in quattro sezioni. Sicuramente l’esagonale fu costruita dal figlio Solon intorno al 1859. Dopo Solon altri americani come Charles Murphy seguirono questo metodo costruttivo divulgandolo anche in Europa grazie a rivenditori importanti come Abbey & Imbrie. Arriviamo finalmente così a Hiram Leonard, che nacque il 23 Gennaio del 1831 nella piccola cittadina di Sebec, nel Maine. Dopo la guerra civile si trasferì nella citta di Bangor dove iniziò a lavorare nel settore delle armi e delle attrezzature da pesca. Nel 1870 iniziò a costruire canne da pesca in greenheart e mogano per sé e

per alcuni amici, i quali gli consigliarono di produrre queste canne per un rivenditore della zona: Bradford & Antony. Alcuni collezionisti dicono di avere visto canne di Leonard in quattro listelli di bambù incollato risalenti a questo periodo. Nel 1871 Hiram iniziò la sua avventura come costruttore e venditore di canne da pesca, probabilmente aiutato dal grosso rivenditore della zona Abbey & Imbrie. Leonard ebbe subito un grosso successo, soprattutto per la cura dei particolari e le rifiniture delle canne. Nel 1876 Leonard disegnò e costruì la macchina più famosa nella storia della costruzione delle canne in bambù refendu: il suo Beveller. Nel 1877 egli offriva già ai suoi clienti svariati modelli di canne, ma questa è storia recente, di cui parleremo in un prossimo articolo.

Ringraziamo Lorenzo Brancaleoni per le canne fotografate in questo articolo.


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Maldive a mosca Dante Iotti


Finalmente si parte! io e Luca, via Zurigo, arriviamo a Male capitale delle isole Maldive alle ore 8.10 locali del 12 novembre. Le isole Maldive sono formate da 26 atolli sparsi da nord a sud per una distanza di 868 km ad una latitudine di 7°6’30” nord e di 0°42’30” sud. Negli ultimi anni questi luoghi meravigliosi offrono ai pescatori a mosca la possibilità di pescare sia nelle vaste “flats” turchesi che nelle lunghe barriere coralline divise da profondi canali azzurri che collegano l’oceano aperto e le lagune. Lo staff dell’agenzia Albatros ci riceve all’aeroporto e in men che non si dica ci troviamo su un “dhoni”, tipica imbarcazione maldiviana, per il trasferimento sullo yacht “Conte Max”, sintesi perfetta di lusso e comfort familiare. Alex, il capo barca, ci illustra le regole di bordo e ci presenta lo staff che saprà accontentarci in ogni nostro desiderio, tra i vari membri un ottimo chef che si dimostrerà di alto livello sia per i menù tradizionali che internazionali. Questo yacht da crociera di 33 mt ha un arredamento elegante ed eccellenti finiture, mobili e pavimenti in legno, 7 confortevoli cabine con bagno privato finemente arredate e climatizzate, 3 ponti di coperta e sale da pranzo sia al chiuso che all’aperto. Il salone è il luogo perfetto per rilassarsi sui comodi divani ed usufruire del servizio bar, ci sono inoltre una boutique ,una libreria, televisione, musica, un punto internet ed una piccola “spa” con terapia Ayurveda. Durante il viaggio il “Conte Max” è appoggiato da un “dhoni” attrezzato per le immersioni




We’re leaving, finally! After a stopover in Zurich, Luca and I arrive in Malé, capital of the Maldives islands, on November 12th at 8.10 local time. The Maldives islands are made up of 26 atolls scattered from north to south, along 868 km at a latitude of 7°6’30” north and 0°42’30” south. In the last years, these wonderful places have offered flyfishermen the possibility of fishing both in the vast turquoise “flats” as well as in the long barrier reefs divided by deep blue channels connecting the open ocean and the lagoons. The staff of the agency Albatros picks us up at the airport and, in a flash, we find ourselves on a “dhoni”, a typical Maldives boat, for the transfer onto the yacht “Conte Max”, a perfect combination of luxury and familiar comfort. Alex, the boat captain, gives us on-board instructions and introduces us to the staff, who will prove to be able to satisfy all our needs. The crew includes an excellent chef, cooking first class traditional and international menus. This 33 m cruising yacht has an elegant interior design and excellent finishing, wooden floors and furniture, 7 comfortable cabins with a private bathroom, air conditioning and fine furniture, 3 upper decks and dining rooms both indoors and outdoors. The hall is a great place to relax on comfortable sofas and to enjoy the bar service. Moreover there is a boutique, a library, a television, music,


subacquee e da una imbarcazione ausiliaria motorizzata utilissima per raggiungere le “flats” più basse. Sistemati nelle nostre cabine ci dirigiamo verso l’atollo di Male sud, più precisamente a Guraidhoo. Sotto l’attento sguardo di Ben , nostro compagno di avventura sudafricano già con una notevole esperienza di pesca a mosca in queste acque, iniziamo la preparazione dell’attrezzatura e, con il supporto del “dhoni” e della barca a motore, raggiungiamo una vasta “flat” chiamata Madhoo Falu , dove iniziamo a pescare circondati da razze, tartarughe, squaletti e altre specie di pesci tropicali. Purtroppo un peggioramento improvviso del tempo ci costringe a rientrare anticipatamente sulla “Conte Max”. La stagione ideale per pescare alle Maldive va da ottobre ad aprile , in coincidenza delle migliori maree. La pesca si svolge in “wading” nelle “flats”, nei frangenti delle onde ed in prossimità delle numerose isole disabitate. L’attrezzatura consigliata per questa destinazione consiste in canne per code da 9 fino a 12, con mulinelli robusti, frizione antireverse e numerosi metri di baking, normalmente si pesca con code galleggianti e intermedie. Le specie principali che si possono pescare nelle lagune sono bellissimi e rari Trigger, Snapper Giant Trevally, carangidi a pinne blu e gialle, e occasionalmente Bonefish


an internet point and a small “spa” offering Ayurveda therapies. During the voyage, the boat, called “Conte Max”, is supported by a “dhoni” equipped for underwater diving, as well as by an auxiliary motorboat, which is very useful to reach the lowest “flats”. Once we are settled in our cabins, we leave for the southern Malé atoll, more precisely for Guraidhoo. Under the attentive eyes of Ben, our fellow South-African adventure mate who already has a considerable flyfishing experience in these waters, we start preparing our equipment and, with the help of the “dhoni” and the motorboat, we reach a vast “flat” called Madhoo Falu, where we begin fishing, surrounded by rays, turtles, small sharks and other species of tropical fish. Unfortunately, a sudden worsening of the weather forces us to return early to the “Conte Max”. The ideal season to fish in the Maldives is from October to April, corresponding with the best tides. You wade-fish the flats, where waves are breaking, and in the surroundings of the several inhabited islands. The recommended equipment for this destination consists of rods for 9-12 tails with solid reels, anti-reverse clutch and several meters of baking; you usually fish with middle-sized floating tails. The main species that you can fish for in the lagoons are beautiful and rare Triggers, Snappers, Giant trevallies, blue-fin and yellow-fin crevalle jacks, and occasionally Bonefish and Permits, whereas near the barrier reefs you can catch Giant trevallies, barracudas, tunas, Snappers, Green jobfish and blue-fin crevalle jacks. To fish bigger Giant Trevallies, which can weigh as much as 90 pounds in these areas, a rod for #12 tails is recommended. An improvement in the weather allows us to fish with a better visibility, thus considerably enhancing our catches of Trigger fish and Giant trevallies; every time the adrenaline goes up as we hear the reel singing and almost all the baking unrolling. In the last days of our trip Ben sets the holiday’s record by catching a 93 cm Giant trevally weighing about 18 kg, while we fish beautiful Trigger fish and Blue fish trevallies, one after another. In the meanwhile, the staff surprises us with a marvelous dinner on a deserted island, consisting of a very basic yet efficient barbecue with fish, meat, vegetables and fruit served on a table carved and decorated in sand, lit up by candles and the rays of full moon. At present, the only chance to fish in the Maldives is staying on board of a charter cruise which can host as many as 14 people, of which 7 fishermen, who will be accompanied by experienced guides on their one-week trips. Itineraries are planned as to include the safest and calmest anchoring points, optimizing transfer times between the various fishing areas. Fishermen’s partners have a wide range of activities to choose from: underwater diving and snorkeling in crystal clear waters rich in corals, tropical fish, big manta rays and sea turtles, exploring the islets, visiting fishermen’s villages and enjoying a romantic dinner on a deserted island. On the last evening, after a traditional Maldivian dinner, Alex gives us a certificate of attendance to this extraordinary fishing week. While celebrating and toasting with all the staff, we hope to come back next year.


e Permit, mentre in prossimità delle barriere coralline si ha la possibilità di catturare Giant Trevally, barracuda, tonni, Snapper, Green jobfish e carangidi a pinna blu. Per la pesca dei grossi GT, che spesso in queste zone possono arrivare ad un peso di 90 libbre, è consigliata una canna per coda del 12. Un miglioramento del tempo ci consente di pescare con maggiore visibilità aumentando notevolmente le nostre catture di Trigger fish e GT ed ogni volta l’adrenalina sale a sentire cantare il mulinello e svuotarsi di quasi tutto il baking. Negli ultimi giorni di viaggio Ben fa il record della vacanza catturando un GT di 93 cm per circa 18 kg, mentre noi peschiamo in sequenza bellissimi Trigger fish e Blue fish trevally. Nel frattempo lo staff ci sorprende con una splendida cena su un’ isola deserta composta da un barbecue (rudimentale ma efficace) di pesce , carne, verdure e frutta servito su un tavolo scolpito e decorato nella sabbia, illuminato dalle candele e dai raggi della luna piena. Attualmente l’unica possibilità per pescare alle Maldive è alloggiando a bordo di una crociera charter che può ospitare 14 persone di cui 7 pescatori che nei viaggi di una settimana saranno accompagnati da guide esperte. Gli itinerari sono progettati includendo i punti di ancoraggio più sicuri e calmi, ottimizzando i tempi di trasferimento tra le varie zone di pesca. I compagni dei pescatori hanno una vasta serie di attività tra cui scegliere: immersioni subacquee e snorkeling in acque cristalline ricche di coralli, pesci tropicali, grandi mante e tartarughe marine, possono esplorare gli isolotti, visitare i villaggi dei pescatori e godere di una cena romantica su di un’ isola disabitata. L’ultima sera, dopo una cena tradizionale maldiviana, Alex ci consegna l’attestato di partecipazione a questa straordinaria settimana di pesca. Festeggiando e brindando con tutto l’equipaggio ci auguriamo di poter tornare anche il prossimo anno.


Priceless

Priced less

The exceed series 24 models Experiencing great moments on the water shouldn´t have to break the bank. This was the starting point when we set out to develop one of our best selling rod series of all times – The Exceed Series. We put all our collected experiences from developing rods like the LPXe, LeCie, Fario and Reaction into these rods. Bringing out the best from both materials and tapers. The result? Well let’s just say they might exceed all your expectations. And at a price you wouldn´t expect. Priceless.

To find out more about the Exceed rod series and other Guideline gear, scan the QR code above or visit guidelineflyfish.com


PROSSIMI VIAGGI - NEXT TRIPS

www.victravel.it

GROENLANDIA: DAL 31 LUGLIO AL 11 AGOSTO 2014 I voli, la logistica, le notti d'appoggio in hotel e i trasferimenti in barca fino al camp sono a cura dell'organizzazione. Il Camp è composto interamente da tende: una tenda cucina, una tenda comune per i pasti e tende singole per ogni partecipante. I camp sono forniti di tutto l'occorrente, viveri in abbondanza. Un nostro tour leader è sempre presente e sarà la persona di riferimento al camp per tutto il gruppo. La sicurezza è al primo posto, pertanto il tour leader ha a disposizione un telefono satellitare e ci sono ben 4 referenti in Groenlandia a disposizione 24h al giorno per ogni evenienza. Un partecipante incaricato dall'organizzazione farà da cuoco e preparerà le cene per tutti ogni giorno. Essendo un camp tendato è richiesto un certo spirito di adattamento.

RUSSIA 2014: FIUME CHAWANGA, PENISOLA DI COLA, ULTIMA SETTIMANA DI SETTEMBRE Con 20 kilometri a disposizione di 6 pescatori a settimana, il Chavanga si colloca attualmente fra i migliori fiumi della penisola di Kola. Il fiume ha una risalita imponente dalla metà di giugno a fine settembre ed ha una cattura media di salmoni a settimana estremamente alta. Qui è possibile pescare con canne 9 piedi coda 7 e catturare una decina di salmoni a secca dai 3 ai 7 kg. al giorno. Programma di 6 giorni di pesca con mezzi a disposizione, trasferimenti, guida e lodge a pensione completa.

CUBA 2014: FINE NOVEMBRE Settimana di pesca a caccia di grossi Bonefish e Permit. Sarete sempre accompagnati da una nostra guida molto esperta che vi aiuterà nella ricerca di questi splendidi pesci e vi darà consigli sulle attrezzature giuste da usare.

CILE 2015: METÀ DI MARZO Questa meta è ormai consolidata, essendo molti anni che la organizziamo. Un viaggio in Cile è un’esperienza indimenticabile, un impatto affascinante con una natura trionfante, sontuosa, che si manifesta con mille sfaccettature diverse. Il paese, data la forma stretta e lunga, ha fiumi di corto tragitto e con carattere torrentizio. I tratti di fiume che uniscono i laghi sono angoli di paradiso ai quali merita dedicare intere giornate. Mentre la guida prepara carne e verdure alla griglia, si pesca a risalire in piccoli anfratti, nelle piane, dietro i massi e soprattutto a ridosso dei tronchi sommersi che rappresentano le tane delle trote più grosse. Una splendida avventura è anche scendere con la barca i fiumi più grandi. Le accomodation possono essere diverse, si va dall’hotel dotato di ogni confort, ai lodge in legno molto caratteristici.


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S U M M E R

2014

Fly Reels Made in Italy

www.francovivarelli.com


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