Guida Turistica del Molise primavera-estate 2021

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Edizione Primavera Estate 2021

RICEZIONE TURISTICA RELAX ■ SPORT ECOTURISMO PRODOTTI TIPICI edizione 2021

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IL REGNO DEL TARTUFO


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BENVENUTO TURISTA! Le innumerevoli bellezze del Molise e i suoi abitanti sono pronti ad accoglierti con vero piacere, ma ricorda: viaggia in modo responsabile, rispetta l’ambiente e la popolazione che ti ospita. Sii turista consapevole! Sarà un regalo per te e per il territorio che stai visitando.

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Rivista Specializzata Turismo, Sport, Natura Periodico di informazioni turistiche del Molise Supplemento della Guida Turistica del Matese

Registrazione Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (CE) n. 798 del 17/05/2012 Direttore Responsabile Lorenzo Applauso Editore Sisto Bucci Piedimonte Matese (CE) Tel. 335 453487 sisto.bucci@gmail.com Impaginazione e Grafica Peppe Ranucci per BrainsAtWork.it Caserta Stampa Ikone srl Piedimonte Matese (CE) Pubblicità GuideSlow srls Piedimonte Matese (CE) Tel. 0823 787300 Numero Verde 800 998609 www.guideslow.it info@guideslow.it Hanno collaborato Letizia De Crosta Fabiola Santoro Paolo Pasquale Guglielmo Ruggiero Céline D’Agostino Antonio Santoriello Stefano Di Rienzo Antonio Tammaro Adelina Zarlenga Silvia Santorelli Valentina Cocco Foto Paolo Scarano Franco Cappellari Nicola Di Stefano Paolo Pasquale Francesco Iafelice Gino Petrangelo Sisto Bucci Antonio Tammaro Gaetano Galasso Silvia Santorelli Filippo Cantore Jessica Del Ciotto Occhito Riding Holidays Fabrizio Loffreda Danilo Gargano Traduzioni Fabiola Santoro Finito di stampare Maggio 2021 TUTTE LE COLLABORAZIONI SONO A TITOLO GRATUITO

Molise è…

Foto di copertina Paolo Scarano

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GILDONE

Festa del Pane CASTELPETROSO

Basilica Minore dell’Addolorata

Gli abiti tradizionali della regione BOJANO - SAN MASSIMO

Decollo Serra Le Tre Finestre GUARDIALFIERA

Lago e viadotto del Liscione URURI

Le colline del Basso Molise

12 Le Morge del Molise SALCITO

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FORNELLI

Uno dei borghi più belli d'Italia

RICCIA

La Festa dell'Uva

36 Museo del Profumo 44 Il Centro storico SANT'ELENA SANNITA

54 La Cattedrale BOJANO

CAMPOBASSO

58 La Consolare Sannitica VALLE DEL TAMMARO

I contenuti sono distribuiti con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia. Per leggere una copia della licenza visita il sito web http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/

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66 Visita alla Città VENAFRO

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74 La Riserva della Biosfera

COLLEMELUCCIO - MONTEDIMEZZO

SAN MARTINO IN PENSILIS

A spasso nel Borgo

IL MOLISE

SAN PIETRO AVELLANA

104 La Pampanella

TRIVENTO

112 A Cavallo

84 Il Regno del Tartufo

120 Museo Arte Contemporanea TERMOLI

126 Voglia di Libertà TERMOLI

132 Storia di un vitigno 138 Sotto le Stelle TINTILIA

UNA SERATA

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144 Santa Maria di Casalpiano MORRONE DEL SANNIO

Pagine UTILI

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(Ri)partire

con fiducia e consapevolezza

Editoriale

In questa seconda edizione della nostra guida, che vi condurrà alla scoperta delle bellezze molisane, abbiamo pensato di riservare uno spazio di favore a un’immagine che riteniamo simbolica, in qualche modo rappresentativa di un necessario cambiamento: un improbabile momento creato da Paolo Scarano, vero artista della fotografia che, in quel di Trivento, ha saputo ambientare una posa che descrive perfettamente l’insieme dei sentimenti che tutti dovremmo provare ogni giorno della nostra vita, ma che purtroppo, negli ultimi tempi, sono stati via via messi da parte. Gioia, spensieratezza, speranza e voglia di andare avanti, senza arrendersi mai! Sensazioni che, di sicuro, noi adulti conosciamo bene, ma che non riusciamo sempre a esternare come, invece, sanno fare i bambini grazie alla loro spontanea vivacità. Una foto che inaugura una nuova stagione; una stagione che ha il volto dei fanciulli, il volto della vita che rinasce e che guarda con fiducia e coraggio verso un futuro roseo e rassicurante. Ebbene, è proprio nella speranza che questo futuro possa diventare realtà che vogliamo partecipare alla (ri)partenza, intesa come un nuovo inizio, capace di dare maggiore sostegno ai nostri giovani, i quali rappresentano il domani di questa bellissima regione che non ha nulla da invidiare ad altri territori più conosciuti. È tempo di mettere in campo il meglio in ogni settore, partendo dall’accoglienza turistica e dalle produzioni tipiche, vero punto di forza del Molise.

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Certo, ci si dovrà impegnare in un lavoro di restyling in molti ambiti, ma proprio grazie alle idee “giovani” si potranno affrontare e superare, non certo senza difficoltà, tutti gli ostacoli che si potranno presentare lungo il percorso.

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Ci aspetta una gran bella sfida! È tempo di darci la mano. Tutti. E accompagnare, con intelligenza, il “giovane” Molise, affinché i prossimi anni possano, finalmente, fare la differenza. In bocca al lupo Molise e… “viva il lupo” che è dentro ognuno di noi! Sisto Bucci

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Il Molise è…

un viaggio nella tradizione

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Gildone Festa del Pane Il pane, alimento sacro per eccellenza, diventa simbolo di fede oltre che protagonista della tradizionale processione dedicata a Sant'Antonio che si svolge nel comune di Gildone nel mese di giugno. È un “rito” nato negli anni Trenta, quando una levatrice (originaria di Rovigo), in occasione della sacra processione, allestì davanti casa un altarino con tanti panetti che fece benedire e poi distribuire ai poveri del paese. Da allora, gli abitanti di questo piccolo comune donano grandi quantità di farina per produrre il pane che viene benedetto e offerto, ancora oggi, a tutta la popolazione. Nei giorni che precedono la manifestazione, le donne del paese hanno l’usanza di andare nelle campagne circostanti alla ricerca di fiori da cui ricavare i petali da utilizzare per l’infiorata. Le più giovani seguono anche un “corso di portamento” per imparare a camminare tenendo in equilibrio il cesto di pane che portano in testa.

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Si giunge, quindi, al momento più affascinante di questo rito: la tradizionale processione. Bambine, ragazze e signore, in base all’età, si dispongono in lunghe file portando in testa o in mano le ceste di vimini contenenti il pane benedetto ornato da gigli, fiore simbolo di Sant’Antonio. Le donne più esperte riescono a portare ceste che pesano fino a 15 chili, avanzando al seguito della statua del Santo con grande equilibrio e passo sicuro. Per la suggestiva atmosfera che si viene a creare, l'evento richiama molti visitatori curiosi di osservare dal vivo un'antica tradizione tenuta in vita con grande devozione ed entusiasmo. E Pro Loco Di Gildone Foto di Nicola Di Stefano

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le MORGE

del MOLISE a cura di Guglielmo Ruggiero

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Mettetevi comodi e provate a fare silenzio intorno a voi… fatto? Provate ora a immaginare la pellicola di un film che scorre davanti ai vostri occhi, mostrandovi le immagini di un’era molto lontana nel tempo, quando il nostro pianeta era popolato dai dinosauri. “Gaia” viene colpita da un gigantesco asteroide che impatta alla velocità di 30 chilometri al secondo. Dopo la violentissima collisione, tre quarti di tutte le specie presenti sulla Terra, inclusi i dinosauri, sono morti. Ma questa devastazione accende un nuovo vigore. È l’esplosione di una nuova vita, generata da “madre natura”, che sprigiona tutta la sua energia. Essa ha un solo, unico, grande scopo: quello di popolare ancora una volta uno dei pianeti più straordinari e meravigliosi dell’intero sistema solare. I primi mammiferi iniziano a ripopolare Gaia; siamo agli albori dell’evoluzione del

primate che avrebbe dominato sulla Terra: l’Uomo. Immaginate, a questo punto, due immense placche tettoniche (quella Africana e quella Europea) che si scontrano e danno origine, apparentemente nel caos più assoluto, a quelle forme ardite, a quelle altezze vertiginose, a quella maestosa e superba bellezza che oggi chiamiamo Alpi. Il tutto attraverso una sorprendente e lenta evoluzione. Sbalorditivo vero? Sembra tutto così lontano, nel tempo e nello spazio, ma sappiate che per vedere da vicino uno degli effetti causati dalla collisione delle due placche non è necessario andare chissà dove, basterà portare i vostri passi verso un piccolo borgo dell’Appennino molisano; un centro che tra le tante particolarità, custodisce un pezzo importante della storia geologica del Molise: le morge.

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Ora non vi chiedo più di “immaginare”, ma di vivere un’esperienza in prima persona. Non appena potrete, indossate abiti comodi, un buon paio di scarponi da trekking e uno zaino con l’essenziale e venite a trascorrere una piacevolissima giornata nel piccolo comune di Salcito per scoprire la Morgia di Pietravalle.

Di epoca Cenozoica, insieme ad altre formazioni rocciose simili presenti in Molise, è un’incredibile testimonianza della lunga storia geologica di questa regione ed è il risultato di ciò che accadde 65milioni di anni fa. La morgia infatti è un giacimento organogeno molto ricco, dove è possibile “toccare con mano” ciò che resta dei molluschi che colonizzavano i fondali marini che ricoprivano questo territorio. Il periodo ideale per visitare il sito è sicuramente quello primaverile, quando nell’aria si avverte il profumo delle ginestre che, con il loro giallo intenso, fanno da contrasto al bianco del calcare che si staglia verso il cielo azzurro. Raggiunta la località, un breve sentiero conduce al cospetto di questo enorme blocco roccioso sulle cui asperità l’uomo, sin dall’anno Mille, ha realizzato un vero e proprio insediamento rupestre.

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Osservandolo da vicino, infatti, si possono ammirare diverse cavità artificiali che molto probabilmente dovevano essere abitazioni strutturate anche con l’ausilio di tettoie di legno che fungevano da copertura. Alcuni studiosi ipotizzano che proprio nella morgia di Pietravalle, detta anche "dei briganti" (in quanto si racconta che sia stata un ottimo rifugio per i briganti), si possa identificare l'antico castrum longobardo di Sancti Laurentii. Qui si possono osservare ancora ricoveri per animali, punti di avvistamento e ingegnosi sistemi di canalizzazione delle acque meteoriche collegati a piccole cisterne. Nel corso del tempo, l’antico abitato è diventato un importante punto di ricovero temporaneo durante la transumanza che avveniva lungo il Regio Tratturo Celano-Foggia.

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A qualche chilometro di distanza, sempre nel comune di Salcito, si erge un secondo monumento naturale: la Morgia di Pietra Martino. È facilmente raggiungibile in auto, ma se preferite trasformare la vostra visita in una vera e propria escursione, magari con l’aiuto di una guida, preparatevi per una bella e rigenerante passeggiata all’aria aperta. Due ore circa di cammino vi portano lungo antiche strade di campagna, tra boschi di roverella e campi coltivati per condurvi fino alla morgia, che si mostra con elegante e superba imponenza. La sua storia è molto simile a quella di Pietravalle, con una bellezza che colpisce sempre come se la si ammirasse per la prima volta. Ciò che caratterizza questo gigantesco masso roccioso è una enorme frattura con la conseguente formazione di una parete verticale che ha, molto probabilmente, favorito la nascita di un insediamento rupestre, ancora oggi oggetto di studio da parte degli archeologi.

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Solo dopo aver raggiunto questo sito potrete considerare conclusa la vostra visita a Salcito, con la consapevolezza di aver trascorso una bella giornata alla scoperta di rocce, fossili e storie di pastori, contadini e briganti che hanno vissuto questa terra. Un’esperienza senz’altro piacevole in un territorio ricco di storia, natura incontaminata e tracce antiche che rivelano

come le “morge” siano testimoni silenziose di ere antiche quanto il mondo. Quelle appena descritte sono solo due delle numerose morge presenti nella regione Molise. Sebbene presentino una storia comune ciascuna di esse ha qualche particolarità che la contraddistingue e la rende unica; le scopriremo insieme nelle future edizioni della Guida.

MORGIA DI PIETRAVALLE

MORGIA DI PIETRA MARTINO

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the MORGE

of MOLISE by Guglielmo Ruggiero

Imagine watching the history of our Earth go by as fast as in a film that shows the moment when the planet is hit by a meteor shower that impact at the speed of 30 kilometers per second destroying almost all existing living species. It is that moment when the dinosaurs disappear and a new life begins... that of the primate that would gradually dominate the Earth. Now imagine two immense tectonic plates (the African and the European one) colliding and giving rise to the Alps and the Apennines. Some traces of this event so distant in time, can be observed closely today in a small town in the Molise Apennines which, among its many peculiar-

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ities, holds an important piece of Molise's geological history: the Morge. Choose a beautiful sunny day, wear comfortable shoes and clothes and maybe even put a snack in a backpack, and go and spend a pleasant day in the small town of Salcito to discover its Morge. The Morgia of Pietravalle is an incredible testimony to the very long geological history of this region and is the result of what happened 65 million years ago, as documented by the numerous fossil remains of marine molluscs that cover this area.

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Reached the locality, a short path leads us in front of this huge rocky block on whose roughness the man has created a real medieval rock settlement, testified by the artificial cavities that most likely must have been real houses, also equipped with canopies wooden. A few kilometers away, still in the municipality of Salcito, there is a second natural monument: the Morgia of Pietra Martino, easily reachable by car or on foot if you want to turn your visit into a short excursion in the open air. Its history is very similar to that of Pietravalle. What is amazing about this gigantic rock boulder is the presence of a huge fracture that has facilitated, even here, the birth of a very small rock settlement. Only after reaching this site you can consider your visit to Salcito concluded. A pleasant experience in an area rich in history, unspoiled nature and ancient human traces.

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Paradiso!

È questa la parola pronunciata più volte presso

LA PICCOLA BOTTEGA E non potrebbe essere diversamente, immersi tra ulivi e alberi da frutto, con il borgo di Fornelli che fa da sfondo, accolti dal raglio di Spriz, il maschio di casa, e dalle coccole di Ottone, un cagnolone che si crede ancora un cucciolo. Raglio? Beh, sì, perché La Piccola Bottega nasce dall’idea di rivalutare l’asino e il territorio molisano con l’associazione portata avanti da Serena Sassatelli, psicologa e responsabile in attività in interventi assistiti con animali. Assieme a lei ci sono diverse figure professionali che permettono al bambino, o a chiunque ne avesse voglia, di entrare in contatto con l’animale e svolgere attività didattiche quali prima conoscenza, relazione, passeggiate e laboratori esperienziali. Ed è davvero un’esperienza unica partecipare alle attività organiz-

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zate; godere della natura e delle nuove amicizie con calma, con lentezza, quella a cui ci si adegua camminando “a passo d’asino” con la troupe de La Piccola Bottega. Troupe perché oltre a Spriz e Ottone ci sono anche Mirtilla e Petunia, un'asinella e un cavallo che fanno compagnia già solo con la loro presenza e simpatia. Ad oggi La Piccola Bottega svolge diverse attività: dalle passeggiate a passo d’asino, di giorno o sotto le stelle, a laboratori vari (“mani in pasta”, “nuvole e dintorni”) fino agli eventi privati. Chi scrive è innamorato di questo “luogo” e consiglia sempre a tutti di andare a vedere di persona questo piccolo “paradiso” almeno una volta; basterà accarezzare un asino sotto la guida di Serena per dimenticare tutte le fatiche e lo stress della vita quotidiana.

La Piccola Bottega | Fornelli (Is) K piccolabottega.jimdo.com k lapiccolabottega@outlook.com E Q D lapiccolabottega m 388 7540177

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Fornelli

uno dei borghi più belli d’Italia

a cura di Céline D’Agostino

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“Infelice è quell’uomo che non ha mai visto tramontare il sole a Fornelli” Carlo Dentice, 1667 C’è un luogo situato nell’Alta Valle del Volturno che non passa inosservato; dopo averlo visitato sarà impossibile da dimenticare. È un luogo in cui si può fare un salto nel passato e rivivere l’atmosfera di un tempo ormai perduto ed è il posto in cui, sicuramente, vorresti essere adesso. Arroccato su una cresta rocciosa dominante la fertile Valle Porcina, già coltivata al tempo dei Romani, Fornelli si lascia ammirare non solo per la bellezza del suo centro storico ma anche per il suo paesaggio naturale caratterizzato dalla presenza di verdi boschi e ampie piantagioni di alberi d’olivo che lo hanno reso Città dell’Olio. Nasce come piccolo borgo incastellato, la cui prima fondazione viene fatta risalire all’Alto Medioevo, quando i monaci di San Vincenzo al Volturno ripopolarono la terra Sancti Vincentii a partire dal X secolo. Il centro storico è uno dei più caratteristici del Molise perché conserva, pressoché integra, la cinta muraria medievale caratterizzata dalla presenza di quattro porte, sei torri di avvistamento risalenti al periodo angioino e un camminamento di ronda sul quale si aprono meravigliose piazze panoramiche.

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ALLA SCOPERTA DEL BORGO Lasciata l’auto nel parcheggio si giunge ai piedi dell’imponente Porta Umberto I, accesso principale al borgo, coincidente con l’ingresso monumentale al palazzo marchesale adagiato sulle mura medievali. Sul portale è inserito lo stemma della famiglia Carmignano, feudataria di Fornelli, alla quale si deve la prosecuzione dei lavori di costruzione del palazzo intrapresa dalla famiglia Dentice nel XVII secolo. Il supportico introduce in un piccolo scrigno di bellezze architettoniche; oltre l’ingresso si schiude la meravigliosa corte a giardino del palazzo e la facciata della piccola cappella ottocentesca della famiglia Laurelli, intitolata alla Madonna dell’Addolorata. Qui, il vociare gioioso dei bambini che vivono nel borgo consente di dimenticare immediatamente i rumori e la frenesia dei grandi centri. Superata la sede di quello che un tempo fu il municipio, sulla sinistra si apre

la splendida piazza Belvedere che, con le sue sedute, si offre come punto panoramico dal quale è possibile contemplare la vallata fino alle cime del massiccio del Matese. Il percorso silenzioso e arieggiato del camminamento di ronda, da un lato consente di esplorare visivamente il contesto ambientale in cui si inserisce Fornelli (con la sua fioritura di uliveti e altri piccoli insediamenti in altura), dall’altro la fitta rete di vicoli, di angiporti con travi di legno a vista e di passaggi che convergono verso il nucleo più antico del centro storico. Oggi la camminata lungo le mura è particolarmente piacevole grazie agli interventi di restauro operati dall’Amministrazione comunale e agli investimenti di fondi comunitari che hanno permesso una nuova valorizzazione di alcuni spazi come Piazzetta Carlo III (dedicata a Carlo di Borbone che fu ospite a Fornelli nel 1744) e Piazzetta della Lettura, oltre la quale si apre la

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bella vista dell’imponente catena delle Mainarde che fanno parte del Parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise. Giunti al termine di via Belvedere, ci si addentra nel cuore del centro storico, collocato nella parte apicale del colle. Seguendo l’andamento curvilineo di via Marconi, che ricalca il circuito murario più antico relativo al primo impianto fortificato, si incrocia una serie di vicoli dai nomi incantevoli come Zeffiro, Lie-

to, Ercole, Venere, Belvedere, Plutone. Lo sguardo viene rapito da una lunga sequenza di eleganti pergolati, balconi in ferro battuto e portali ad arco, impreziositi da chiavi di volta scolpite con date, iniziali di nomi o stemmi. Il primitivo nucleo insediativo ruota attorno alla chiesa madre che i monaci di San Vincenzo dedicarono a San Michele Arcangelo seguendo la tradizione longobarda.

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Procedendo per via Giardinetto, passando per Portanova, ci si ritrova all’esterno delle mura, nei pressi della fontana dell’Eté davanti la chiesa dedicata a San Pietro Martire, patrono del paese. Qui la vita scorre lenta e nelle giornate di sole si incontrano quasi sempre simpatici vecchietti pronti a scambiare due chiacchiere. LE TRADIZIONI POPOLARI Nel corso dell’anno si organizzano due imperdibili eventi che attirano a Fornelli sempre più curiosi. Il primo è “Giornate al Borgo”, durante la notte del 13 agosto,

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Il fascino del borgo, il sapore dei piatti tipici, la natura incontaminata, un’atmosfera intrisa del “profumo che il vento ruba agli ulivi” e l’accoglienza calorosa degli abitanti fanno di Fornelli una meta sorprendente e ricercata da tutti coloro che vogliono scoprire le bellezze della regione Molise.

A Céline D’Agostino e Gino Petrangelo

quando i vicoli e le piazze rivivono l’atmosfera medievale con il Palio delle contrade, l’incendio del castello e spettacoli itineranti; il secondo è “Cammino di San Domenico”, un pellegrinaggio che la sera del 19 agosto parte dal borgo e arriva, dopo oltre 90 chilometri, all’Eremo di San Domenico a Villalago, in Abruzzo. Accanto agli eventi ci sono anche i deliziosi piatti della tradizione, alcuni legati a particolari periodi dell’anno come il “casc’ e ova” (carne di agnello o capretto con uova, formaggio e olio d’oliva) preparato per il giorno di Carnevale, “r sciaiun” (calzoni con vari tipi di formaggio, verdure e alici) per la Pasqua e altri come “sagn e fasciuol” che allietano le papille gustative in ogni momento dell’anno.

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Il Molise è…

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Castelpetroso Basilica Minore dell’Addolorata Narra la leggenda che, durante una notte di forte pioggia, la Madonna apparve nella campagna di Castelpetroso a due giovani contadine. In prossimità del luogo dove avvenne la prima di tante apparizioni mariane, il 28 settembre del 1890 fu posta la prima pietra di uno degli edifici sacri più belli della nostra penisola: la Basilica Minore dell’Addolorata. La sorprendente struttura si mostra quasi come un antico castello delle fiabe, con vertiginose cuspidi e torri che svelano tutto il fascino dello stile neogotico. Il progetto della Basilica ha visto all’opera più di una generazione di architetti della famiglia Gualandi; fu infatti consacrata solo nel 1975, ben 85 anni dopo l’apertura del cantiere.

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Foto di Chiara Corbo

Gran parte degli elementi decorativi e architettonici rimandano al profondo dolore di Maria dinanzi alla morte di Gesù. La pianta dell’edificio, infatti, ricorda un cuore trafitto da 7 spade (simboleggianti i 7 dolori di Maria) ciascuna delle quali è legata a una delle cappelle laterali. La ampie vetrate poste alla base della grande cupola (alta ben 52 metri) illuminano i bellissimi mosaici rappresentanti Santi, Evangelisti e Profeti che dominano gli alti archi presenti all’interno della chiesa. La facciata è stata decorata da maestri scalpellini molisani che, nei loro intarsi sui rosoni, hanno omaggiato l’antica arte della tessitura del tombolo, rendendo questo sito attraente e suggestivo tanto quanto i più noti edifici religiosi d’oltralpe. santuarioaddolorata.it

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La Festa dell 'Uva di RICCIA testo di Antonio Santoriello

C’è un grazioso comune molisano, immerso in un incantevole contesto naturale, che custodisce tradizioni molto affascinanti oltre a opere architettoniche di grande valore storico e artistico. Si tratta di Riccia, un accogliente e caratteristico borgo che ospita il centro storico più esteso della provincia di Campobasso. Stradine e vicoli lasciano intravedere scorci

particolarmente attraenti, con dimore principesche, fontane monumentali e numerose chiese tra le quali spiccano quella della Santissima Annunziata, di Santa Maria delle Grazie e della Madonna del Rosario, dove si trova l’effige della Vergine, oggetto di una devozione che si rinnova ogni anno con la Festa dell'Uva, giunta alla 89a edizione.

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Il paese è l’unico della regione a conservare e tramandare da molti anni la tradizionale manifestazione che viene organizzata ogni seconda domenica di settembre. L’origine della Sagra è sicuramente legata ai riti che si svolgevano nella Roma pagana in onore del dio del vino Bacco ed è da collocare nei primi anni ’30, quando il regime fascista dispose che le “Feste dell’Uva” fossero svolte in tutti i comuni

d’Italia. A Riccia la prima edizione documentata è del 1931 per continuare fino al 1939. Alcune vecchie foto ci consegnano istanti di una manifestazione molto simile a quelle che si svolgevano in altri luoghi del Regno d’Italia, con giovanette vestite da “pacchiane”, cesti di vimini stracolmi di uva, carri addobbati da foglie e tralci di vite e ancora canti, suoni e distribuzione di vino.

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Nel corso degli anni ci sono state diverse trasformazioni, finché un salto di qualità viene compiuto alla fine degli anni ’60. Sotto la direzione di un comitato, la festa venne ripresa così com’era un tempo ma con la novità di anticiparla rispetto a quella della Madonna del Rosario. Col passare del tempo la manifestazio-

ne è andata crescendo nella partecipazione popolare e nel numero dei carri allestiti; carri diventati sempre più grandi e spettacolari nelle composizioni e nelle coreografie. Il carro è il simbolo stesso della festa e la sua realizzazione è un’impresa laboriosa e molto sentita da parte della comunità: vi si fondono fede, spirito di competizione e voglia di stupire.

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Il suo allestimento è il risultato di giorni e notti di lavoro, trascorsi sulle aie di ogni contrada a tagliare tavole, a modellare forme, a incastonare acini come fossero pietre preziose fino a rivestirne ogni parte. Sui carri trovano posto i figuranti vestiti con gli abiti tradizionali, una notevole quantità di utensili e di strumenti della civiltà contadina e fedeli ricostruzioni di case, vigne, cantine e cucine. Così addobbati diventano sia degli originali “musei in movimento” sia delle allettanti “arche del gusto” da cui attingere a piene mani i prodotti e le vivande tipiche del territorio riccese. Le giornate della manifestazione intrattengono un pubblico, ogni anno sempre più vasto, con la caratteristica sfilata di carri aperta da gruppi di majorette e

sband ieratori, mentre le vie del borgo sono animate da artisti di strada, concerti di musica popolare, gruppi folk e, naturalmente, le immancabili degustazioni delle migliori eccellenze gastronomiche locali. Il lungo e variopinto corteo che si snoda nelle strade del paese è avvolto in un’atmosfera traboccante di suoni e di allegria, pregna dell’odore dell’uva pigiata e del vino versato; un appuntamento immancabile che regala il piacere di scoprire la cultura, la calorosa accoglienza e le antiche tradizioni della terra riccese.

Si ringraziano per le foto: Antonello Fanelli, Annibale Fanelli, Giada Reale, Gianpaolo Berterame, Antonio Mignogna, Gabriele Firpo E Festa dell’uva di Riccia

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Museo

Il del Profumo D I SA N T ' E L E N A SA N N I TA un viaggio tra storia ed essenze C’è un piccolo paesino molisano, forse non molto famoso dal punto di vista turistico, che custodisce una storia meravigliosa ma poco conosciuta: stiamo parlando di Sant’Elena Sannita, con la sua tradizione profumiera, che da alcuni anni ha visto la nascita del Museo del Profumo. Ebbene sì, in questo piccolo comune è presente un museo che conserva una sorprendente collezione di profumi, un vero unicum in Europa, che testimonia una storia inaspettatamente legata agli arrotini, una volta molto numerosi in paese.

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La storia dei profumi e della tradizione profumiera inizia, come detto, con la figura dell’arrotino. Ma qual è il collegamento tra loro e i profumi? Come spesso avviene, intrecciando trame molto particolari. È risaputo che l'arrotino svolgeva il suo lavoro porta a porta, affilando lame di forbici e coltelli ma, con il passare del tempo, soprattutto dopo il primo dopoguerra, l’attività iniziò a rendere sempre meno tanto da costringere all’emigrazione dal paese verso le città più grandi, soprattutto Roma e Napoli. Da questo girovagare nacquero molte collaborazioni; la più importante fu quella che portò l’arrotino a lavorare con i barbieri, i quali utilizzavano prodotti per lo più sconosciuti nel piccolo centro molisano, dalle lame a mezzaluna ai pennelli, dall’acqua di colonia fino alle saponette profumate. Proprio da queste aperture iniziò la tradizione profumiera di Sant’Elena Sannita.

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Col passare del tempo, molti si spostarono, via via, verso queste città e cominciarono ad aprire botteghe e negozi puntando sulla vendita di profumi non commerciali molto apprezzati dalle famiglie aristocratiche. A Roma e Napoli si trovano ancora oggi numerose profumerie le cui etichette recano i nomi dei migliori maestri profumieri di Sant’Elena. Questa è una storia che, una volta giunti a in paese, si può vivere di persona ammirando la prestigiosa collezione presente nel Museo del Profumo, un “Tempio della cultura olfattiva”. Il Museo ospita, in elegantissime vetrine, circa 1.500 pezzi di profumeria moderna, oltre a oggetti utilizzati da barbieri e profumieri dalla fine dell’Ottocento in poi. Così si può scoprire

quali fossero le essenze preferite dei grandi sovrani del passato, da Caterina de’ Medici a Napoleone e tanti altri, e osservare dal vivo Parfum Taffetas, un esemplare della trilogia di profumi lanciata negli anni ’60 da Emilio Shuberth, il “Sarto delle dive”, e l’elegante Nuits Indiennes, dello stilista francese Jean-Louis Scherrer. I profumi custoditi sono tutti originali e a raccoglierli, per oltre cento anni, sono stati proprio i profumieri santelenesi che, un tempo federati, collezionavano pezzi unici, prime edizioni e bottiglie speciali. Con lo scioglimento della federazione tale lavoro ha rischiato di essere perduto ma grazie alla famiglia Muzio la collezione è giunta in dono alla Fondazione “Il Cammino del Profumo” che ha dato vita al Museo.

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Il desiderio di raccontare le origini e la storia del profumo di Sant’Elena Sannita, anche con l’obiettivo di arginare lo spopolamento del paese, ha spinto la Fondazione a istituire il Museo del Profumo e l’annesso giardino, puntando molto anche sulla ricerca botanico-agronomica per l’individuazione e la coltivazione di essenze floreali da destinare alla produzione di fragranze e profumi unici al mondo. L’orto botanico è un vero e proprio laboratorio di ricerca per la realizzazione di nuove essenze, tanto che sono state individuate circa 250 specie spontanee, alcune delle quali ben si prestano alla coltivazione per l’industria profumiera. Il risultato di questi meticolosi studi ha portato alla nascita di due profumi, uno maschile e uno femminile: Voìra (il vento freddo che spira in inverno) e Ventunora (ora in cui le campane annunciavano l’approssimarsi del tramonto). La visita al Museo mostra quanto siano mutati, nel corso del tempo, il gusto, le mode e le preferenze degli appassionati nella scelta delle fragranze e dello stile dei flaconi.

Il piacevole racconto delle guide porta alla scoperta di un mondo poco conosciuto, fatto di tanta bellezza ed eleganza, narrato con molta competenza ed entusiasmo. Una vera perla nella storia delle tradizioni molisane.

Il museo si può visitare solo su prenotazione (escluso agosto che è sempre aperto) MUSEO DEL PROFUMO Tel. 0874 890059 - 338 6620595 K ilmuseodelprofumo.it E Museo del Profumo

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Il Molise è…

un viaggio nel folclore

Foto Nicola Di Stefano

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Gli abiti tradizionali della regione Diversi centri molisani custodiscono ancora oggi importanti testimonianze del loro passato che ci permettono di conoscere una storia affascinante; una storia fatta di stili e mode. Si tratta di alcuni meravigliosi abiti tradizionali che, fortunatamente, si possono ammirare ancora oggi e che sono caratteristici soprattutto dei borghi più montani, in alcuni dei quali era usuale indossarli fino a qualche decennio fa in occasione di particolari ricorrenze. Osservando questi meravigliosi modelli è facile accorgersi di come siano cambiati i tempi in fatto di abbigliamento e come la scelta dell’abito, in passato, non fosse solo una questione di gusto ma racchiudeva in sè diversi elementi distintivi. Giacche, calzoni, panciotti e cappelli, ad esempio, componevano l’abito maschile che non presentava grandi differenze tra uomini di età e ceti differenti. L’abito femminile, al contrario, stupisce per i suoi modelli animati da vivaci colori e numerosi accessori, selezionati soprattutto in base all’età e alla condizione sociale.

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Foto Nicola Di Stefano

Una giovane donna, ad esempio, indossava vesti leggere che nascondevano gelosamente le morbide forme femminili. Una volta fidanzata, i suoi abiti si arricchivano di accessori come forbici o un coltello (donato dal promesso sposo), simboli di abilità casalinghe e di purezza. Gli abiti più elaborati erano destinati alle donne sposate. Queste avevano l’abitudine si riempirsi di preziosi

gioielli che venivano sistemati sul petto o sui colorati copricapo. Le vedove, infine, indossavano abiti molto semplici, dai colori scuri o comunque sobri, senza eccedere con gli accessori. Da più semplici a quelli più elaborati, questi abiti sono di una bellezza incredibile, ricchi di particolari capaci di rivelare molto sul suo “indossatore” oltre che essere espressione delle secolari tradizioni locali.

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I sapori dell’antica tradizione casearia del Molise

Azienda Agricola

Colavecchio CASTROPIGNANO

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Castropignano, contrada Selva 42 Tel. 329 6164311 - 320 6163317 marioborraro61@gmail.com E Carmela Colavecchio Farm

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CAMPOBASSO E IL SUO CENTRO STORICO 44

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UNA PASSEGGIATA NEL CUORE PULSANTE DELLA CITTÀ 19/05/2021 19:01:57


Foto di Francesco Iafelice a cura di Paolo Pasquale

Si desidera conoscere a fondo una città o un piccolo comune? Allora ci vuole una bella passeggiata nel suo centro storico, dove solitamente sono racchiuse le architetture, sculture, profumi e i sapori più genuini del posto. Ovviamente questo vale anche per Campobasso che nei suoi vicoli nasconde storie, bellezze e curiosità che meritano di essere raccontate e, soprattutto, vissute. 45

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L’appuntamento è poco fuori dalle mura antiche, per due motivi: il primo è per visitare una piazza che è un piccolo gioiello; il secondo è per accedere al borgo da una delle sei porte della città, quella principale. Partiamo dunque da Piazzetta Palombo, realizzata nel 1896 in un cortile circondato da palazzi e dal retro della cattedrale, nata con l’idea di creare uno spazio dedicato al mercato. Ha una forma a “L” e il perimetro interno è caratterizzato dalla presenza di portici che ospitano una serie di botteghe artigiane e negozi. Usciti dalla piazzetta ci incamminiamo, in leggera salita (ce ne sarà molta da fare), verso la Cattedrale della Santissima Trinità, ricostruita a seguito del terremoto di Sant’Anna del 1805 (di impianto cinquecentesco), ornata dagli affreschi del pittore campobassano Amedeo Trivisonno e sede della Confraternita dei Trinitari. Accanto abbiamo il Teatro Savoia mentre, di fronte, il primo palazzo realizzato al di

fuori delle mura dopo il 1806 con la particolare forma a “V” per dividere la “via per Napoli”, Piazza G. Pepe, e “la via per Termoli”, via (de’) Ferrari.

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Foto di Francesco Iafelice

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Su quest’ultima via c’è da dire una cosa. Ai mastri ferrari era dedicata una via perché Campobasso era rinomata per la lavorazione dell’acciaio traforato e del ferro battuto di cui troveremo, lungo il cammino che ci porterà al Castello Monforte, numerose testimonianze ammirando le ringhiere dei balconi finemente lavorate. Dunque, entriamo nel borgo! L’accesso, come detto, è dalla porta principale, San Leonardo, chiamata così perché, pochi metri più in là, c’è l’omonima chiesa. Non appena si entra nel borgo, si possono notare subito due particolarità che rivelano alcuni aspetti delle usanze locali. Sul muro a destra ammiriamo la “mezzacanna”, antica unità di misura posizionata lì in quanto vi era la dogana; sulla sinistra, invece, il Fondaco

della Farina, slargo in cui confluivano farina e cereali provenienti dai mulini presenti nei dintorni della città.

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Proseguiendo il cammino raggiungiamo la chiesa di San Leonardo, risalente al XIV secolo, con la sua doppia scalinata d’ingresso. Sulla destra della chiesa iniziano i gradini che conducono al castello. La nostra prima tappa è il Museo Provinciale Sannitico, imperdibile per le preziosità che custodisce. Saliamo ancora e svoltiamo verso la Salita di Santa Maria Maggiore; superate un paio di curve ci troviamo di fronte a una delle visioni più suggestive: la romanica chiesa di San Bartolomeo con, accanto, Torre Terzano, antica torre di avvistamento della cinta muraria nella quale è conservata una statua di Delicata Civerra, giovane protagonista di una leggendaria storia d’amore che, per molti versi, ricorda quella di Romeo e Giulietta.

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Continuando a salire, passiamo sotto un antico arco oramai distrutto (una delle porte del primo borgo fortificato) e arriviamo alla chiesa di San Giorgio (patrono della città), risalente all’XI secolo e costruita su un antico tempio pagano. Da qui, sulla destra, imbocchiamo il “Viale della Rimembranza”, strada alberata realizzata piantando un pino per ogni caduto durante la Prima Guerra Mondiale (“Questi pini sono sacri come la Patria” recita il cartello). Finalmente siamo in cima! Siamo sulla vetta dei “Monti”, che si chiama al plurale nonostante ne sia solo uno. E il nome vero non sarebbe neanche quello, chiamandosi in realtà Colle Montebello o Monte Sant’Antonio. Non sono finite comunque le cose da vedere. Oltre al panorama che spazia dalla Majella in Abruzzo fino alle prime colline pugliesi, abbiamo ancora da ammirare la Chiesa di Santa Maria Maggiore (o dei Monti), tanto cara ai campobassani, che

conserva affreschi del Trivisonno, una statua lignea della Madonna del XIV secolo e, non ultimo, il Castello Monforte. Realizzato o ampliato da Cola Monforte a seguito del terremoto del 1456 pare sorgesse su una preesistente torretta longobarda. Non era un castello vissuto ma un punto strategico e maniero difensivo; inoltre nei sotterranei vi erano anche le carceri. Vi si accedeva da un ponte levatoio sul versante sud, non più presente; ad oggi si entra da quella che un tempo era la parte posteriore. Entrando nel castello e salendo gli ultimi gradini, ci ritroviamo davanti a una visione a 360° sul territorio circostante e sulla città dominata dal suo “spione”, il comune di Ferrazzano, in bella vista proprio di fronte. Non resta che fare il percorso inverso, stavolta agevolato dalla discesa, per tornare in centro; non prima però di esserci fermati in altri due punti: “ponte di Bruschio”, la postazione ideale per

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assistere all’infiorata del 31 maggio, e vico Pennino, sia perché pare che qui ci fosse la casa natale di Delicata Civerra e sia perché questo scorcio compare in un dipinto dall’artista russo Evgeny Lushpin. Insomma, qualche chilometro di passeggiata, una piacevole “fatica” e tante cose da ammirare... che dite, vale la pena di fare un giro a Campobasso? Qualunque sarà la vostra nuova meta in città, possiamo assicurarvi che tornerete a casa soddisfatti per ciò che avrete visto e porterete nei vostri occhi l’immagine di quelle meraviglie di cui avete goduto.

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Il Molise è…

unviaggionell'avventura

Librarsi verso l’alto sfidando la forza di gravità, per “dominare il cielo” e sentirsi liberi come le aquile, è un’emozione che tutti possono provare. La regola fondamentale dei piloti di volo libero in parapendio e deltaplano è decollare da pendii ben esposti al vento per poi volare verso la valle.

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In Molise, soprattutto lungo il massiccio montuoso del Matese, si trovano diversi punti di decollo che consentono a tutti gli appassionati di volare con venti provenienti sia dai quadranti meridionali che da quelli settentrionali. È possibile praticare questo sport tutto l’anno, ma questo territorio dà il meglio

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Bojano - San Massimo Punto di decollo Serra Le Tre Finestre

di sé nelle belle giornate primaverili ed estive quando, sfruttando le vigorose correnti ascensionali, i piloti più esperti riescono a volare percorrendo anche molti chilometri, rimanendo in aria per diverse ore e raggiungendo quote piuttosto elevate (anche oltre i 3.000 metri) godendo

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così di splendide vedute panoramiche. I punti di decollo più conosciuti e frequentati della regione si trovano nei pressi di Montefalcone nel Sannio, Miranda, Frosolone, Campochiaro e Campitello Matese.

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La Cattedrale di

Bojano

UN PICCOLO GIOIELLO D'ARTE a cura di Stefano Di Rienzo

La maggior parte dei piccoli e caratteristici comuni del Matese, avendo la fortuna di custodire un’incredibile varietà di piante, fiori e specie animali insieme a usanze secolari, rappresentano la destinazione ideale per coloro che vogliono scoprire tradizioni gastronomiche e storie millenarie. 54 Guida Turistica del Molise 2021 PRIMAVERA ESTATE

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Il comune di Bojano merita sicuramente di essere inserito tra queste interessanti mete. È un luogo che, oltre a curiosi e succulenti piatti e un’incantevole natura, regala anche un’eccezionale chicca architettonica: l’antica cattedrale di San Bartolomeo. Questa chiesa ha sempre avuto un ruolo rilevante in campo religioso, sociale, politico e amministrativo, non solo per la città che la ospita ma anche per l’intero territorio. Basti pensare che una delle prime testimonianze di fede cristiana nel Molise è attestata da un’epigrafe rinvenuta proprio in questa cittadina. Le prime notizie sull’edificio risalgono al 1073 quando, secondo la maggior parte degli storici, il normanno Rodolfo de Moulins, capostipite di una delle famiglie più potenti dell’Italia mediterranea, la fece restaurare e decorare. Nel corso della sua millenaria esistenza, l’edifico ha avuto una vita travagliata; ma nonostante sia andata distrutta a più riprese per mano dell’uomo e della natura è stata sempre ricostruita e riportata a nuova vita. Oggi appare agli occhi del visitatore come un possente edificio in pietra bianca che merita di essere “scoperto” per due interessanti motivi: il ciclo pittorico realizzato dall’artista Rodolfo Papa e la suggestiva cripta scoperta nel 1996.

La Cattedrale di Bojano è l’unica del Molise ad accogliere una serie di dipinti così ampi per superficie, con immagini di Santi Apostoli, Virtù Teologali e Cardinali, Dottori e Padri della Chiesa e Profeti rappresentati su tele disposte lungo tutta la navata centrale, risultato di un lavoro cominciato nel 1999 e terminato undici anni dopo.

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Qualche anno prima invece, in seguito a dei lavori di consolidamento e restauro, promossi da Don Antonio Picciano, è stata portata alla luce l’antica abside del periodo normanno (XI secolo) al centro della quale si trova una polla d’acqua,

proprio in asse con l’altare, accessibile attraverso sette scalini, ciascuno dei quali rappresenta uno dei sette vizi capitali. Gli stessi scavi hanno portato alla luce, alla base dell’edificio, un muro che faceva parte di una struttura ben più antica, probabilmente di epoca romana. Ciò permette di affermare quella che sembra essere ormai una certezza: il sito dell’antica cattedrale di Bojano, dalla sua fondazione a oggi, non è mai cambiato nonostante i terremoti, le alluvioni e le diverse ricostruzioni.

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Il comune di Bojano rappresenta una buona occasione per trascorrere il tempo libero in un accogliente territorio e respirare la tranquillità e la bellezza dei piccoli paesini dell'entroterra molisano dove ristoranti, agriturismi e b&b invitano a intrattenersi anche più di qualche ora. Su tutto, la bellissima cattedrale è pronta ad accogliere fedeli e visitatori che vogliono ammirare ciò che la mano dell’uomo è riuscita a imprimere sia sulla tela che sulla roccia. PER INFORMAZIONI E VISITE GUIDATE

Tel. 0874 778188 - 338 1671355 roccus59@hotmail.it

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Lungo la Consolare Sannitica nella Valle del Tammaro

Le suggestioni della “Strada dei briganti” di Antonio Tammaro

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Ci sono strade che, in ogni epoca, hanno segnato la storia dell’uomo. Molte sono diventate arterie irrinunciabili per gli spostamenti moderni, altre sono monumenti storici cristallizzati dallo scorrere del tempo. Poi ci sono le strade “dimenticate”, quelle che solo per un certo periodo hanno avuto rilevanza nei traffici e negli spostamenti e che, oggi, sono confinate nella memoria di vecchie cartografie oppure ricordate nei racconti orali. Alcune di queste fortunatamente sono ancora là, in attesa di essere ripercorse, rese eterne grazie al loro fascino tutto da scoprire. Ne è un bellissimo esempio la Consolare Sannitica (oggi Strada Provinciale 53) che unisce la provincia di Campobasso alla provincia di Benevento seguendo il corso del fiume Tammaro, inerpicandosi tra paesi e paesaggi da favola.

Ponte Principe

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Taverna del Principe

Molto meno trafficata di un tempo, in quanto sostituita dalla più agevole e veloce Statale 87, la strada ricorda il legame storico che univa le città di Napoli e Campobasso. Su di essa, soprattutto nell’Ottocento, si muovevano nobili, commercianti, ricche ereditiere, proprietari terrieri ma anche borseggiatori, disertori e briganti. Oggi la vecchia Consolare è tranquilla, quasi assonnata, immersa nei declivi dei campi coltivati che la circondano.

A testimoniare il suo importante e vivace passato restano massicce architetture, come quelle delle taverne che, all’epoca, costituivano una rete di utilissimi punti di sosta per la protezione e il ristoro dei viaggiatori.

Cappella rurale di San Giuseppe

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Taverna Finizia

Nel comune di Sepino, a partire dal guado del fiume Tammaro in contrada Piana D’Olmo, si incontra la Taverna del Principe (nei pressi dell’omonimo ponte) con l’annessa Cappella rurale di San Giuseppe. Proseguendo in direzione di San Giuliano del

Sannio, si mostra sulla sinistra la Taverna Finizia, detta anche dell’Antica Posta perché presso di essa si fermavano le carrozze per lo smistamento della corrispondenza. Infine, in posizione più eminente risalendo la costa, la Taverna di Don Ciccio Buono.

Casa Museo Don Ciccio Buono

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Interni Casa Museo Don Ciccio Buono

Oggi due di esse sono state trasformate in dimore di pregio per l’ospitalità e accolgono periodicamente importanti eventi culturali: la Taverna del Principe, nella sua elegante veste di country house, e quella di Don Ciccio Buono, adibita a Casa museo della Civiltà contadina e del Brigantaggio. Ognuno di questi luoghi evoca episodi e intrighi indissolubilmente legati ai famigerati briganti, considerati talora sanguinari capibanda talaltra eroi popolari, rivoluzionari romantici costretti a combattere contro un governo miope e tiranno.

I racconti locali ricordano ancora alcuni episodi intinti di violenza compiuti dai briganti, così come la strage che pose fine all’amore di due giovani sposi, la cui storia è stata immortalata nelle parole del poeta sepinese Maurizio Ferrante: “E ancora ogge, si te ne va a ru ponte che assistette a stu delitte atroce, de duje auceglie po’ sentì nu cante che parla de n’amore sfortunate ma che la morte non ha mai spezzate”. Una menzione particolare merita anche la cappella annessa alla Taverna di Don Ciccio Buono, dedicata a Maria Santissima Assunta in Cielo.

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Cappella Santa Maria Assunta in Cielo

Si tratta di una semplice e austera cappella che aveva la funzione precipua, per così dire, “purificatrice” di quelle anime peccatrici che si intrattenevano presso di essa. Ricordiamo, infine, che la Valle del Tammaro è sempre stata parte integrante della Via della Transumanza, un antico percorso di transito di pastori e greggi lungo il quale, nei secoli, sono stati edificati ostelli per il rifornimento e tanti luoghi di culto soprat-

tutto di natura mariana. Sicuramente i vecchi proprietari della Taverna Buono avevano intrapreso una missione speciale dettata da una profonda fede, da un’attenta conoscenza del territorio e, chissà, forse anche da una misteriosa eredità cavalleresca. Allo scopo di sviluppare questi luoghi e la loro storia, il Comune di Sepino sta portando avanti un progetto di valorizzazione culturale di questo itinerario attraverso la pubblicazione di un libro sul tema, dal titolo “Fuite, currete, ri briante so’ turnate!”. Il progetto culminerà nell’inaugurazione del “Parco Letterario dei Briganti di Sepino” nella Valle del Tammaro. Per chiunque fosse interessato a scoprire le suggestioni storiche e paesaggistiche della Consolare Sannitica, in particolare ad ascoltare le storie dei briganti e a visitare le antiche taverne nel tratto che riguarda il territorio di Sepino, l’Associazione Culturale Officina Creativa in collaborazione con la Pro Loco di Sepino propone visite guidate e pranzi tipici su prenotazione.

E Pro Loco Sepino Associazione Culturale Officina Creativa k creativa.officina@libero.it 63 Guida Turistica del Molise 2021 PRIMAVERA ESTATE

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Può una passione farti lavorare duro più di quanto non faccia il tuo effettivo lavoro? La risposta è sì. E può tale passione, poi, trasformarsi in qualcosa di più complesso e articolato? La risposta, secondo me, ancora una volta è sì. Quando, durante un pranzo a Campobasso, l’amico Sisto Bucci mi chiese di collaborare alla realizzazione della Guida Turistica del Molise, dapprima rimasi senza parole; poco dopo, però, realizzai che ciò che avevo fatto negli ultimi cinque anni si stava concretizzando in qualcosa di tangibile, come la partecipazione alla realizzazione di una guida regionale. Può dunque un ingegnere diventare un “veicolo” di promozione turistica? Evidentemente sì. Sono un ingegnere, tornato in Molise dopo l’esperienza universitaria fuori regione. Dal 2015 giro il Molise in lungo e in largo per scoprire un territorio che ho sempre difeso e di cui ho sempre parlato ma che, in realtà, mi sono reso conto essere il primo a non conoscere fino in fondo.

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Sulla base di questa esperienza, dopo circa un anno e mezzo, è nato il portale turismoinmolise.com nel quale ho iniziato a raccontare dei borghi, delle tradizioni e di tutte quelle particolarità che man mano andavo scoprendo e che, anche se sembrano poca cosa, in realtà, nascondono un mondo e possono rendere grande un territorio. Da queste prime esperienze, per passare alle successive, il passo è stato breve; sono iniziate collaborazioni con enti, guide e associazioni locali atte a promuovere e organizzare eventi per favorire la scoperta di luoghi noti e meno

noti di tutta la regione. Una particolarità di alcuni di questi eventi? Esperienze in “notturna”, sotto un cielo stellato, passando dall’osservazione di una chiesa o di un sito archeologico a quella di stelle e pianeti, scoprendo miti e leggende che, spesso, hanno più di un collegamento col territorio molisano. Ebbene, questi siamo io e la mia attività; se vi va di venire con me per fare conoscenze ed esperienze, virtuali o dal vivo, non resta che organizzarsi… il Molise ci aspetta! Paolo Pasquale Telefono L 329 4141540 E Q Turismoinmolise www.turismoinmolise.com info@turismoinmolise.com

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Foto di Franco Cappellari Guida Molise 2021 - 31.indd 66

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Se si provasse a fare un catalogo di tutte le meraviglie del Molise, il comune di Venafro riuscirebbe a conquistare sicuramente uno dei primi posti in elenco; e una volta visitata, in effetti, si intuisce facilmente il perché. Venafro è una cittadina che presenta tante peculiarità. Pur essendo la quarta della regione per numero di abitanti, regala comunque la tranquillità e il calore di un piccolo centro abitato; la bellezza di un florido contesto naturalistico, distesa com’è ai piedi di Monte Santa Croce, e una tradizione culinaria molto ricca. Probabilmente sarà stato proprio tutto questo a convincere alcune società cinematografiche francesi, nel 1957, a girare interamente qui il film “La legge è legge”, con il grande artista campano Antonio De Curtis, in arte Totò. 67 Guida Turistica del Molise 2021 PRIMAVERA ESTATE

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Foto di Franco Cappellari

A catturare da subito lo sguardo, una volta raggiunto il centro, è la bellissima Palazzina Liberty progettata dal famoso ingegnere Gioacchino Mellucci; in origine un mulino divenuto oggi centro polifunzionale, incorniciato da un elegante gioco d’acqua che dà vita al laghetto cittadino abitato da simpatiche oche e anatre avvezze ad accogliere i visitatori con i loro versi. Poco distante, un po' più in alto, svetta l’imponente castello, edificato probabilmente nel X secolo, al tempo dei Longobardi, e poi ristrutturato dalle famiglie nobili dei Durazzo e Pandone, che ne fecero una residenza signorile. Trae origine da una più antica fortificazione trasformata, successivamente, nel mastio longobardo per poi diventare un signorile loggiato che domina la valle. Oggi, tra le stanze del palazzo si possono ammirare degli enormi cavalli che adornano le pareti. È il risultato degli interventi voluti da Enrico Pandone, che fece deco68 Guida Turistica del Molise 2021 PRIMAVERA ESTATE

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rare alcune camere con affreschi raffiguranti i suoi esemplari preferiti a grandezza naturale; si tratta di un vero unicum in Italia. Dal 2013 il maniero ospita anche il Museo Nazionale del Molise. Nelle sue sale è presente, infatti, una ricca pinacoteca di testimonianze artistiche molisane. Oltre al castello, ci sono molte altre cose da ammirare: dagli edifici religiosi alle architetture civili, fino ai siti archeologici e le aree naturali. Passeggiando per il centro cittadino si può notare subito un elevato numero di chiese. Questa particolarità ha dato a Venafro l’appellativo di “Città delle 33 chiese”, tutte meritevoli di una visita.

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Sicuramente da non perdere è la Concattedrale di Santa Maria Assunta, situata ai piedi del Parco Oraziano. Risale al V secolo e sorge sui resti di un antico tempio pagano. I lavori di restauro degli anni ’60 e ’70 hanno restituito all’edificio l’originario aspetto gotico-medievale. Superato l’ingresso, si possono ammirare delle bellissime pitture del XIV secolo e una tela della

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Vergine del 1590. Altra tappa di pregio è quella dell’Annunziata, prossima al castello, realizzata nel XIV secolo con il materiale proveniente dal teatro romano che un tempo sorgeva nelle vicinanze. Di notevole impatto è il campanile, molto alto e con aspetto barocco-rinascimentale. All’interno conserva un crocifisso del XIV secolo, dipinti del Cinquecento, un busto in argento di San Nicandro del XVII secolo e un meraviglioso organo del 1784. Ancora da vedere è la Basilica dei Santi Nicandro, Marciano e Daria e il convento, edificati sui resti di una basilica paleocristiana. La bellissima volta affrescata è un’opera dell’artista molisano Amedeo Trivisonno e narra le vicende dei Santi Martiri. In città sono presenti anche molte architetture militari e civili, a partire dalle mura medievali, la torre del mercato e la Torricella, un avamposto fortificato longobardo situato presso il Monte Corno, in località Santa Croce.

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Venafro fu un’antica colonia romana. Non stupisce dunque passeggiare nel centro moderno della cittadina e incrociare le tracce dell’antico anfiteatro, detto anche Verlascio, una rarità italiana assieme al Parlascio di Lucca. È così chiamato perché, nonostante le numerose modificazioni subite, è ancora visibile la pianta ellittica dell’antico edificio ricalcata dalle abitazioni che sono state costruite direttamente sopra i suoi resti. L’anfiteatro aveva il diametro maggiore lungo ben 110 metri e, da

All’ingresso del paese è da visitare, ancora, il cimitero militare francese nel quale sono sepolti circa 6.000 soldati dei "Corps

alcuni studi effettuati, pare che le gradinate potessero ospitare fino a 15.000 spettatori. Un tempo qui si svolgeva la “corsa dei ciucci” oltre ad altri giochi popolari. Continuando la passeggiata, è possibile incrociare numerosi palazzi d’epoca, ognuno dei quali riesce a stupire per lo stile, l’eleganza e l’architettura secolare che ancora oggi si possono apprezzare insieme alle tante storie, segreti e leggende che le loro stanze custodiscono.

Expeditionnaire Français", caduti in gran parte durante la battaglia di Cassino avvenuta tra l’inverno 1943 e la primavera 1944. È importante ricordare che Venafro ha subìto il pesante bombardamento aereo del 15 marzo 1944 (per il quale ottenne la medaglia d’oro al valor civile nel 2005). In ricordo di questo periodo, sono state inaugurate le sale del War Museum Winterline Venafro, nel pieno centro storico, nato con l’obiettivo di preservare la memoria dei tragici eventi che colpirono la città durante il secondo conflitto mondiale. 71

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Gli amanti delle passeggiate all’aperto possono approfittare della presenza di una bellissima area naturale, distante solo pochi chilometri dal centro urbano. L’Oasi naturalistica Le Mortine è una vasta area protetta condivisa con il comune di Capriati a Volturno. In questo punto, il fiume Volturno, aumentando la sua portata d’acqua, ha favorito lo sviluppo di un bosco rigo-

glioso che ospita una grande varietà di specie animali e vegetali. Chi desidera trascorrere una distensiva giornata di visita in questo “museo naturale all’aperto” ha a disposizione una serie di servizi: laboratori didattici, una sala proiezioni, mostre e aree pic-nic attrezzate; senza dimenticare la possibilità di poter soggiornare nella Foresteria presente all’interno del parco stesso.

Il territorio di Venafro ha una tradizione olivicola millenaria e può vantare la presenza di diverse varietà di ulivi, tra cui anche specie uniche e autoctone, come l'Aurina. Il Parco regionale dell’Olivo di Venafro è stato istituito proprio per salvaguardare questo grande patrimonio oltre a essere il primo parco tematico sull’olivo

nel Mediterraneo. L’intera area protetta comprende sei differenti percorsi, alcuni dei quali si sviluppano tra mulattiere e ulivi secolari mentre altri raggiungono monumenti storici e siti archeologici, permettendo al visitatore di scoprire la bellezza e la ricchezza della biodiversità che caratterizza questo luogo.

Foto di Franco Cappellari

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#Savethedate GLI APPUNTAMENTI DA NON PERDERE La festa patronale di San Nicandro, il 17 giugno, che termina con meravigliosi fuochi pirotecnici. I “favor r’ San Giuseppe” (falò di San Giuseppe). Sono i caratteristici fuochi notturni che, nella notte del 19 marzo, oltre a testimoniare la devozione al Santo, annunciano la primavera. I “carr r’ Carnval”. Carri di Carnevale che sfilano per le strade della città per festeggiare l’ultimo di Carnevale fra canti, balli e allegorie. Un tempo l’evento ruotava attorno a “Follia”, la maschera venafrana impersonata da una donna che aveva il compito di coinvolgere e trascinare l’intera città nel turbinio della manifestazione. La “rotta r’ l’ p’gnat” (rottura delle pignatte) e “gl’albr r’ la cuccagna” (l’albero della cuccagna): sono giochi popolari che si svolgono intorno al castello Pandone in occasione della festa dedicata alla Madonna delle Grazie, il 2 e 3 luglio.

Per concludere in bellezza la visita a Venafro, si può “approfittare” di qualche localino per gustare le ottime tipicità della cucina molisana, dal baccalà ai turciniegl (pasta di pane insaporita con ciccioli di maiale) senza dimenticare una vera specialità venafrana: i v’scuott (i taralli) ottenuti con farina, olio extravergine d’oliva, sale e finocchietto. Come vuole la tradizione, dall'impasto si ricavano tanti sottili “bastoncelli” che vengono attorcigliati a due a due e chiusi a mo' di ciambella; prima si lessano e successivamente si infornano; da qui “bis-cotto”. Sarebbero sufficienti già questi esempi per intuire che, con la sua storia, la splendida natura e la prelibata gastronomia, Venafro conquista facilmente i cuori, gli occhi e il palato dei suoi ospiti... vi ricordiamo, però, che c'è ancora molto altro da scoprire e gustare.

Cominciate col seguire i nostri suggerimenti per organizzare la vostra visita, magari tornando anche più volte per conoscere tutti i suoi sapori e i tanti scorci unici e poco conosciuti.

Si ringraziano per le foto Franco Cappellari, Paolo Pasquale e Giuseppe Ragucci

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Quando la foresta

diventa sogno

La Riserva della Biosfera COLLEMELUCCIO - MONTEDIMEZZO

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a cura di Guglielmo Ruggiero

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Foto di Gaetano Galasso

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Foto di Gaetano Galasso

Quella primavera del 1979, io ero un bimbo di 11 anni quando per la prima volta mio padre mi fece conoscere la foresta di Montedimezzo. Ad accoglierci, all’ingresso della Riserva, meravigliosi Abeti bianchi, imponenti Cerri e bellissimi ed esotici esemplari di Chamaecyparis (falso Cipresso) e, naturalmente, il personale del Corpo Forestale dello Stato che presidiava con passione e competenza

l’intero territorio della Riserva della Biosfera Collemeluccio - Montedimezzo. I miei occhi di bimbo rimasero letteralmente folgorati dalla maestosità della foresta, dall’incanto del paesaggio e da quegli uomini in divisa tanto gentili e premurosi che raccontavano storie straordinarie di alberi grandissimi, lupi solitari, cervi e caprioli, aquile, gheppi e poiane.

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Quella giornata indimenticabile segnò in maniera indelebile quello che per me divenne un grande sogno. Ricordo con immenso affetto il comandante che mi fece dono di un berretto da agente; appoggiandolo sulla mia testa disse: “dai Guglielmo, diventa grande in fretta così potrai essere custode del bosco e degli animali di questo luogo”. Quel giorno decisi che da grande sarei diventato una guardia forestale assegnata a quella riserva, per poterne custodire la straordinaria bellezza e poter godere, giorno dopo giorno, di quell’indiscutibile fascino che inevitabilmente quella foresta evocava in chi la incontrava. Un incontro significativo quindi, che da quel momento in poi ha guidato le mie scelte e le mie idee in termini di amore e di profondo rispetto per la natura. Un incontro che nel corso degli anni, da Guida Ambientale Escursionistica AIGAE, ho potuto approfondire sempre più percorrendo sentieri, tratturi, strade sterrate di cui la riserva è ricca; itinerari in grado di offrire agli appassionati

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dell’escursionismo splendide avventure nella natura incontaminata. Camminando tra i boschi della riserva, si assapora la storia antica di queste foreste. Infatti facevano parte del complesso forestale Montedimezzo - Feudozzo - Pennataro, di proprietà degli Angioini sin dal 1200. Poi, nel 1606, a prendersene cura furono i Monaci Certosini di Napoli che le conservarono fino al 1799, quando entrarono a far parte del patrimonio di Casa Borbone che, con Regio Decreto n. 981/1825, ne fecero una Reale Riserva di Caccia. Con l'Unità d'Italia il tutto fu acquisito dallo Stato che lo affidò all'Amministrazione Forestale nel 1908. Insomma, un territorio che da sempre si è contraddistinto per le sue peculiarità ambientali e naturalistiche uniche. Una pezzetto di Molise che, dal settembre del 1971, è tutelato e protetto dal programma intergovernativo “L’Uomo e la Biosfera” (Man and the Biosphere - MAB) voluto dall’organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione,

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la scienza e la cultura (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization - UNESCO). Il programma ha lo scopo di mantenere un equilibrio tra l'uomo e il suo ambiente, attraverso la conservazione della diversità biologica, la promozione dello sviluppo economico e la salvaguardia dei valori culturali. Per raggiungere questo obiettivo è stata istituita una rete di “Riserve della Biosfera”, ecosistemi terrestri e costiero/marini riconosciuti a livello mondiale per il loro elevato valore naturalistico. Le Riserve MaB presenti in Italia, oggi, sono diciassette. La Riserva della Biosfera MaB Collemeluccio - Montedimezzo, estesa per 637 ettari, si trova nell'Alto Molise, la parte più interna e montuosa della regione, ed è stata la prima a essere stata istituita nel 1977 unitamente al Parco Nazionale del Circeo. All’interno della riserva sette comuni: Carovilli, Chiauci, Pescolanciano, Pietrabbondante, Roccasicura, San Pietro Avellana e Vastogirardi. Questi Comuni hanno dato vita, nel 2006, a un sodalizio: il Consorzio Asso MAB Alto Molise che rappresenta autentiche realtà caratterizzate da valori e attività economiche comuni. Caseifici artigianali, strutture turistiche, bed & breakfast, fattorie e piccoli ristoranti

Foto di Gaetano Galasso

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Foto di Gaetano Galasso

fanno da corollario a un territorio fortemente radicato nella propria cultura agro - silvo - pastorale. I prodotti caseari, di grandissima qualità, rappresentano la principale produzione locale. E ancora il tartufo, che qui trova la sua massima “espressione”, è talmente pregiato da essere definito “diamante vegetale”. Oggi la Riserva della Biosfera "Collemeluccio - Montedimezzo" si avvia verso una nuova candidatura Unesco. Il Consorzio Asso MAB Alto Molise prevede, infatti, un grande ampliamento della superficie complessiva, con l’auspicio che questo riconoscimento porterà alla creazione di una realtà sostenibile capace di valorizzare le attività socio economiche locali. Una realtà, in conclusione, che rappresenta senza dubbio un fiore all’occhiello tra le aree protette del

Molise. Una riserva che, anno dopo anno, attira sempre più turisti che vogliono trascorrere, in una natura incontaminata, momenti di puro relax percorrendo bellissimi sentieri oppure visitando il Museo naturalistico che ospita testimonianze dei legni e degli animali più rappresentativi della foresta.

RISERVA MaB

COLLEMELUCCIO - MONTEDIMEZZO ALTO MOLISE

www.riservamabaltomolise.it

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THE COLLEMELUCCIO - MONTEDIMEZZO BIOSPHERE RESERVE

When the forest becomes a dream by Guglielmo Ruggiero

I was only a ten-year-old child when, for the first time, I saw the forest of Montedimezzo. I was welcomed by a forest of marvelous White Firs, Cerri and beautiful specimens of Chamaecyparis (false Cypress). The beauty of the place and the stories of very large trees, lone wolves, deer and roe deer, eagles, kestrels and buzzards won me over, together with the kindness of the State Forestry Corps who guarded the Reserve. That day I decided that when I grew up I would become a Forest Guard. Over the years, I have learned to know the Reserve

well, to walk the numerous paths, sheep tracks and roads present; itineraries that can offer hiking enthusiasts wonderful adventures in unspoiled nature. The MaB Collemeluccio - Montedimezzo Biosphere Reserve, extended for 637 hectares and established in 1977, is located in the heart of Upper Molise. Walking through its woods, you can savor the ancient history of this place. It was owned by the Angioini and then by the Carthusian Monks of Naples, before being entrusted to the Forestry Administration. It is a piece of the Molise region which, since

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Ph. Gaetano Galasso

September 1971, is protected by the intergovernmental program "Man and the Biosphere" (MAB) wanted by the United Nations organization for education, science and culture (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization - UNESCO) for the conservation of biological diversity, the promotion of economic development and the safeguarding of cultural values. In 2006, seven municipalities (Carovilli, Chiauci, Pescolanciano, Pietrabbondante, Roccasicura, San Pietro Avellana and Vastogiradi) gave life to the Asso MAB Alto Molise Consortium

which unites all the places characterized by common values and economic activities: artisan dairies, tourist facilities, bed & breakfasts, farms and small restaurants. Dairy products, of the highest quality, represent the main local production. And again the truffle, which here finds its maximum "expression", is so precious that it is defined as a "vegetable diamond". The Reserve is a reality that represents a flagship of the Molise region; year after year, it attracts more and more tourists who want to spend long moments of pure relaxation in unspoiled nature.

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In montagna, la mente e il corpo si confrontano con l'ambiente

Abitare spazi non modificati dall'uomo rappresenta una preziosa opportunità per rendere dinamici la mente e il corpo. Camminando si riscopre la dimensione di essere parte integrante dell’ambiente. E in questo ambiente, l’Uomo riscopre e fa esperienza di coppie di elementi opposti tra loro: vasto e limitato, caldo

e freddo, linee continue e linee spezzate, respiro affannato e regolare, stanchezza e riposo. Camminare nella natura è osservare il tutto con attenzione, muoversi con prudenza. Ogni passo lo valuto e lo decido. Andare in montagna è utilizzare in maniera intenzionale il mio camminare, ogni strumento, ogni attrezzo,

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con la mia forza e le mie capacità. Camminare nella natura è avere l’urgenza di scoprire nuovi spazi, sperimentare nuovi limiti. È credere che la propria vita sia molto meno attraente se non si indossano un paio di scarponi. È credere che la propria vita sia molto meno affascinante, se non si sente il peso di uno zaino sulle spalle.

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Un viaggio nel regno de l tartufo A SAN PIETRO AVELLA NA

a cura di Adelina Zarlenga

La cultura del tartufo e il suo inconfondibile aroma si spandono a San Pietro Avellana, il borgo del tartufo del Molise. Questo paese dell’Appennino molisano-abruzzese è immerso nei boschi rigogliosi di faggi e cerri, in cui crescono i preziosi funghi ipogei che arrivano sulle tavole di tutta Italia, e nella natura ricca di biodiversità della Riserva della Biosfera MaB UNESCO Alto Molise. Accogliente, colorato e solare, San Pietro Avellana si presenta agli occhi dei visitatori come uno scrigno da cui carpire, passo dopo passo, tutti i segreti. 84 Guida Turistica del Molise 2021 PRIMAVERA ESTATE

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La sua origine risale al X secolo, quando gli abitanti del posto, a seguito della distruzione di alcuni casali, si insediarono vicino all’abbazia benedettina edificata dall'Abate Domenico di Sora e presidiata dal monaco Amico. Il luogo sacro all'epoca era una cittadella fortificata e forniva anche protezione di tipo militare. Le ipotesi sul termine “Avellana” ci portano invece ancora più indietro nel tem-

po, al mondo sannita e alla città di “Volana”, distrutta nel 293 a.C. dal console romano Spurio Carvilio. Il modo migliore per scoprire la storia di questo paese è percorrere le sue strade, ammirarne gli scorci che si aprono su un panorama incantato e visitare le chiese e i bellissimi musei, che qui sono una vera e propria innovazione, come il Museo dell’Alto Molise.

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Quest’ultimo si raggiunge dalla piazza principale, dove una breve salita conduce su via Fontana Grande, con la fontana del XVIII secolo. È il cuore di un sistema museale che unisce diverse sezioni. L’area civica dedicata agli usi, costumi e mestieri consente di vivere un viaggio nel tempo, immergendosi nella storia e cultura locale del ’900 con ambienti di vita quotidiana perfettamente ricostruiti: la cucina, la camera matrimoniale, un’aula scolastica, uno spazio sartoriale con abiti da sposa e una vetrina di costumi d’epoca (numerosi e di grande pregio), dal 1600 ai giorni nostri. Non mancano foto storiche e uno spazio dedicato agli antichi mestieri, con numerosi utensili e originali attrezzi, tra cui quelli usati per la lavorazione della lana, con particolari riferimenti alla transumanza. Anche la sezione archeologica del Museo è di particolare rilievo, infatti svela interessanti scenari e oggetti legati al mondo e alla cultura dei Sanniti, tra cui la ricostruzione della tomba del principe guerriero proveniente dalla necropoli arcaica di Piano Fusaro (VII - VI secolo a.C.), dove sono state rinvenute 25 sepolture.

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Dal Museo si consiglia di proseguire fino alla Chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo con la cripta in cui si conserva il corpo di sant’Amico. L’eremo si trova in un folto bosco di faggi e raggiungerlo a piedi è una rigenerante immersione nella natura, soprattutto in autunno, quando i colori del foliage rendono l’atmosfera ancora più magica. Gli amanti delle passeggia-

te possono poi seguire i ricchi corsi d’acqua del territorio e visitare le sorgenti di Pesco Bertino, quelle di Capo di Vandra e della Fonte Calante, l’area SIC “Fonte della Luna” e le “Mura ciclopiche”, cioè le fortificazioni sannitiche poligonali che svettano sul Monte Miglio, vicino al Tratturo Celano-Foggia, dove respirare il fascino della storia.

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Il regno del tartufo Il comune di San Pietro Avellana è noto in tutta Italia per essere “terra di tartufi”. In paese sono diversi i cavatori che vanno alla ricerca di tartufi neri e bianchi pregiati, celebrati ogni anno con due storiche manifestazioni, ormai punto di riferimento per il centro-sud Italia. La Fiera del Tartufo Nero si svolge ogni secondo weekend di agosto attraverso un percorso itinerante in cui è possibile conoscere i migliori produttori del rinomato fungo e le tante eccellenze della gastronomia molisana, il tutto tra musica, artisti di strada, workshop dedicati, esibizioni di cerca con i cani, laboratori, visite guidate e street food. La Mostra Mercato del Tartufo Bianco pregiato si tiene, invece, nel ponte di Ognissanti nella piazza principale del paese, dove si può giocare su una scacchiera

gigante disponibile tutto l’anno. San Pietro Avellana fa parte dell’Associazione Città del Tartufo, che unisce le migliori località italiane a vocazione tartuficola, all’insegna della promozione del pregiato fungo e del territorio. Per conoscere meglio questo mondo straordinario è d’obbligo una visita nel nuovissimo Museo del Tartufo, aperto nel 2021 nel centro polifunzionale. In tutta Italia esistono pochissimi musei istituzionali legati al tartufo; quello di San Pietro Avellana coinvolge il visitatore con una sezione immersiva che lo catapulta nei

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sanpietroavellana.shop Per sbizzarrirsi in cucina con le migliori eccellenze di San Pietro Avellana, è sufficiente visitare il sito web www.sanpietroavellana.shop È l’e-commerce istituzionale del comune, il primo in Italia; un vero e proprio negozio online che unisce produttori e commercianti in una innovativa piattaforma. Un luogo in cui poter acquistare

e ricevere direttamente a casa propria i prodotti artigianali creati con il tartufo bianco e nero ma anche formaggi, salumi e i liquori caratteristici della zona, come la genziana, la ratafia e la liquirizia. Un assortimento di gusti e una selezione di produzioni tipiche che rappresentano il meglio dei sapori del territorio.

segreti del tartufaio, con il rituale della cerca che comincia di notte, installazioni, proiezioni, il racconto della nascita del tartufo nella terra e le tradizioni folcloristiche che si fondono con l’enogastronomia. Un percorso multisensoriale e interattivo, animato da odori, dalla possibilità di toccare, osservare e conoscere come assaporare il re dei boschi, anche attraverso la condivisione di ricette da portare a casa.

Prima di concludere la visita a San Pietro Avellana, non dimenticate di entrare nei negozi del paese per conoscere meglio i produttori e i laboratori artigianali locali. K sanpietroavellana.shop E SanPietroAvellanaShop K comune.sanpietroavellana.is.it 89

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Il Molise è…

unviaggionell'ingegneria antica e moderna

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Guardialfiera Lago e viadotto del Liscione La SS 647, nota anche come Bifernina, è tra le strade di collegamento più praticate da coloro che si spostano tra Bojano e Termoli. Per un lungo tratto affianca il corso del Biferno "scorrendo" in maniera morbida e sinuosa, quasi a richiamare l’andamento del fiume. A un certo punto, però, cambia completamente il suo aspetto. Giunti in prossimità del comune di Guardialfiera, la strada si trasforma in un complesso di lunghi viadotti che attraversano un contesto paesaggistico davvero particolare, dove regna una pace quasi surreale, caratterizzato da boschi, dolci colline e piccoli borghi.

Foto di Franco Cappellari

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Foto di Franco Cappellari

Tutta la sopraelevata è un simbolo dell’ingegneria moderna, progettata dall’ingegnere Filippo Arredi nel 1966 per valicare il grande invaso artificiale conosciuto come Lago del Liscione, utilizzato come riserva d’acqua destinata all’irrigazione dei campi. I suoi circa 7 chilometri quadrati di superficie sono diventati una delle destinazioni preferite dagli appassionati di pesca sportiva che giungono qui principalmente nei mesi più caldi. Sotto la superficie dell’acqua, il lago nasconde un tesoro millenario: il Ponte di Annibale o Ponte di Sant’Antonio, presumibilmente di età romana. Andato sommerso quando venne realizzata la diga, riaffiora solo in particolari momenti dell’anno, quando il livello dell’acqua si abbassa, mostrandosi nuovamente in tutta la sua bellezza: una monumentale e preziosa opera di ingegneria antica.

Foto di Paolo Pasquale

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TRIVENTO

a cura di Silvia Santorelli

A spasso nel borgo, tra sapori e antiche tradizioni

Siamo nella Valle del Trigno, circondati dagli alti rilievi del Molise e dell’Abruzzo; una terra che, a dispetto del contemporaneo confine, rivela la sua secolare funzione di contatto tra culture e popoli in transito che hanno risalito il tracciato del fiume.

Foto Paolo Scarano

Una mirabolante passeggiata tra gradini, vicoli e case avviluppate “sulla collina interamente rivestita di pietra”. Questo è il mio primo pensiero quando immagino Trivento.

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Trivento sorge sul colle dominante la vallata, una fortunata posizione geografica che ha favorito la millenaria realtà insediativa e affermato il ruolo storico di centro di governo. Per scoprire questo paesaggio culturale, che conduce lo sguardo sui profili montuosi o sull’orizzonte proiettato verso il mare, bisogna giungere sul punto più alto del paese, seguendo l’insolito percorso in pietra che riveste l’intera collina: la monumentale scalinata ottocentesca dedicata a san Nicola. Nel XIX secolo, in risposta alla necessità di ampliare il perimetro urbano, fu realizzata la pavimentazione che ancora oggi unisce Piazza Cattedrale a Piazza Fontana, dalla quale inizia la nostra visita. Luogo accogliente, di incontri e mercati, alberata con gusto borghese per rendere gradevoli sia le passeggiate che i giochi dei bambini, la piazza occupa l’area pianeggiante posta alle pendici del colle dove nel 1397 fu edificata

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la Chiesa Santa Croce. Poco distante, la scalinata di San Nicola si mostra imponente tra le case colorate che fanno da cornice. I gradini hanno una pendenza regolare secondo l’adattamento progettato dal costruttore triventino Beniamino Mastroiacovo. Una curiosità riguarda il numero degli scalini: la tradizione vuole che ve ne siano uno per ogni giorno dell’anno, ed è probabile che anche voi proverete a portare il conto dei passi una volta iniziata la passeggiata. Presto però, l’intreccio di stradine, che

si inerpicano tra le abitazioni, suggerirà passaggi secondari che vi faranno scoprire altre piazzette inaspettate aperte sul paesaggio circostante. A metà percorso la piccola chiesa seicentesca di San Nicola, in origine posta extra moenia per accogliere i viandanti che giungevano in paese o proseguivano il viaggio sul Tratturo Celano-Foggia e la strada del fiume, diventa parte integrante dell’abitato trovandosi al centro della moderna opera edilizia che ne prenderà il nome.

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Su Largo Porta Maggiore, dove erano le mura medievali, c’è la prima di molte fontanelle in ghisa che ancora forniscono acqua fresca nei vicoli e negli slarghi, come a Piazzetta De Felice dove un secolare pergolato d’uva offre un’inconsueta sosta regalando refrigerio sotto l’intreccio di viti. Proseguendo si giunge nel nucleo antico dell’abitato; qui la stra-

da diventa stretta e subito si percepisce l’immagine di una città costruita su luoghi vissuti da secoli. La scalinata diventa un inusuale museo all’aperto, custode silenziosa della storia raccontata dai materiali antichi inseriti tra le mura per ornare alcune abitazioni. Il percorso si interrompe su Piazza Cattedrale, un tempo antico foro romano, dove

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si trovano la Chiesa della Santissima Trinità (oggi Museo Diocesano di Arte Sacra) e la Cattedrale dei Santi Nazario, Celso e Vittore. La cattedrale sorge sull’antica Cripta di San Casto, nata per accogliere la prima comunità cristiana guidata dal proto vescovo Casto in sostituzione del tempio pagano dedicato a Diana, come ricorda un’iscrizione. Il ricco ed eterogeno apparato decorativo che la caratterizza è una straordinaria testimonianza del romanico molisano. Tutt’intorno alla grande piazza si sviluppano anche diversi quartieri che conducono ai complessi religiosi del seminario diocesano e al monastero di Santa Chiara fino a giungere al Piano, la grande terrazza-giardino dalla quale si ammira il paesaggio senza confini, e al castello, dimora di numerose famiglie feudali (italiane e straniere) che ricevettero il prestigioso

titolo di conti di Trivento. Proprio da quassù lo sguardo è catturato dal confine che disegna il cielo e dallo scorrere lento del fiume che ci trattiene sospesi tra i pensieri e la realtà, in attesa di camminare ancora, questa volta verso la valle ma con nuovi passi.

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INTRECCI DI LANA E RITI DI COMUNITÀ

L’avvicendarsi delle stagioni lega le feste sacre e quelle civili ai riti domestici o della collettività. Da tre anni le donne del posto hanno rinnovato la tecnica dell’uncinetto tramutandola in un’esperienza d’arte di comunità. Un’operazione innovativa che dallo stare insieme è diventata un’occasione culturale con la creazione d’installazioni artistiche sempre nuove, interamente realizzate con la lana. Ne è un esempio il famoso e particolarissimo albero di Natale, ma non il classico abete ornato di luci e festoni. Le creative signore triventine, infatti, hanno ideato un gigantesco e colorato

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albero, alto ben 6 metri, composto da circa 1.600 piccoli quadrati di lana completamente realizzati a uncinetto. È il simbolo natalizio della cittadina oltre che famosa star del web. In estate, invece, un lunghissimo tappeto di fili di lana unisce e ricopre l’intera scalinata insieme a opere di artisti internazionali, creando una vera esplosione di colori. Le antiche pratiche collettive, a Trivento, diventano così di uso connettivo, la cura rinnovata dello stare insieme.

la dei dolci preparati in occasione delle festività. In particolare, Ostie prene, Calgiun’, Cic’rchiata sono i dolci che dal Natale accompagnano fino all’Epifania; Pigna lievita e Pigna Dolce, Cavalluccio e Papotta sono della tradizione pasquale. Le pasticcerie artigianali riproducono tutti i sapori custodendo fedelmente la dolcezza di casa. Tra questi, il Cippillato è il noto biscotto di pasta frolla ripieno di marmellata di amarena, eccellenza triventina dal sapore indimenticabile.

UNA TAVOLA DI BONTÀ

Si ringraziano per le foto, Silvia Santorelli, Paolo Scarano, Mauro Presutti, Sisto Bucci

Ricca, variegata e articolata è la tavo-

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TRIVENTO A walk in the village, between flavors and ancient traditions by Silvia Santorelli

In Trivento you can take a beautiful walk between steps, alleys and houses that are gathered on a "hill entirely covered with stone" overlooking the valley crossed by the river Trigno. The walk starts from Piazza Fontana, a place for meetings and markets but also for relaxing walks. Near this Piazza, among the colorful houses, stands the long and monumental stairway of St. Nicholas whose number of steps, according to a legend, is equal to the number of days of the year. Along the way there are numerous secondary passages that lead to sacred places, squares and panoramic views of the surrounding promenade.

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In Trivento you can take a beautiful walk between steps, alleys and houses that are gathered on a "hill entirely covered with stone" overlooking the valley crossed by the river Trigno. The walk starts from Piazza Fontana, a place for meetings and markets but also for relaxing walks. Near this Piazza, among the colorful houses, stands the long and monumental stairway of St. Nicholas whose number of steps, according to a legend, is equal to the number of days of the year. Along the way there are numerous secondary passages that lead to sacred places, squares and panoramic views of the surrounding promenade. WEAVING OF WOOL AND COMMUNITY RITES

For three years, women have transformed

the traditional wool crochet technique into an experience of creative, colorful and imaginative community. The art of crochet has become a ritual for the local ladies, born with the aim of creating ever new art installations in wool, with the reproduction of the celebratory symbols of the various holidays on our calendar. A TABLE OF GOODNESS

Rich, varied and articulated is the table of desserts prepared on the occasion of religious holidays. In particular, Ostie prene, Calgiun ', Cic'rchiata are the sweets of the Christmas period, together with the famous Cippillato (biscuit filled with black cherry); Pigna rises and Pigna Dolce, Cavalluccio and Papotta are of the Easter tradition.

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LA

PAMPANELLA MARTINO

DI

SAN

IN

PENSILIS Foto di Francesco Iafelice e Sisto Bucci

“Buona cucina e buon vino, è il paradiso sulla terra” disse il re inglese Enrico IV. Come dargli torto… quando ci si siede a tavola davanti a un saporito e invitante piatto è fin troppo facile essere d’accordo con questa affermazione. Pensando alla buona cucina possiamo ribadire che le specialità gastronomiche molisane rappresentano egregiamente “il paradiso sulla terra”. Le tradizioni agroalimentari, le produzioni di eccellenza e i tantissimi segreti culinari tramandati da generazioni offrono un vastissimo repertorio di piatti, capaci di regalare una straordinaria estasi del gusto. Girovagando tra i piccoli centri molisani alla ricerca delle bontà più autentiche, proprio nel comune

di San Martino in Pensilis si scopre una delle ricette più antiche della regione: la Pampanella, una succulenta delizia a base di carne di maiale ideale per chi è alla ricerca di piatti dal sapore deciso. Le origini di questa pietanza si perdono nella tradizione del racconto popolare. Si narra, infatti, che la Pampanella sia nata in Puglia e che, nel Medioevo, sia giunta in Molise grazie ai numerosi allevatori che nel corso dei secoli hanno solcato le vie della Transumanza. A quel tempo i contadini e i pastori presero l’abitudine di cuocere la carne dopo averla avvolta nei pampini della vite; in questo modo si potevano utilizzare le foglie anche come supporto e consumare la pietanza con maggiore comodità.

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Da questa usanza deriverebbe il nome “Pampanella”. Questo simbolo della gastronomia locale, nel territorio di San Martino in Pensilis viene valorizzato e custodito anche grazie alla Denominazione Comunale di Origine, conferita dall’Amministrazione Comunale, e tutelato quale Prodotto Tradizionale del Molise dal 1999, in seguito al riconoscimento della Regione. Non si conosce molto altro sulla storia di questa prelibatezza; certo è che la sua preparazione segue una procedura precisa e, per alcuni aspetti, anche segreta. Al termine della cottura la carne si presenta come ricoperta da uno spesso mantello color rosso fuoco, il gusto è acceso e ricco di sapore, dovuto in gran parte alla mistura di peperoncini e all’aceto che ne esaltano l’aroma. Una squisitezza assoluta che si accompagna perfettamente agli ottimi vini rossi del territorio molisano.

Una buona occasione per scoprire di più intorno a questo storico piatto è la Sagra della Pampanella, organizzata ogni anno a San Martino nel mese di agosto. Tra numerosi stand, musica live e street food si possono provare i veri sapori e i profumi di una regione tutta da scoprire. Dunque, se si desidera portare “il paradiso sulla terra”, o meglio sulla tavola, suggeriamo di organizzare una passeggiata in Molise, magari proprio nel comune che ha visto nascere questa squisita pietanza, e acquistare la famosa Pampanella presso una delle tante macellerie presenti. Se invece si preferisce prepararla direttamente a casa, proponiamo la ricetta consigliata dai maestri della Pampanella. Naturalmente raccomandiamo sempre di procurarsi tutti gli ingredienti a San Martino in Pensilis. Nel corso del tempo sono nate diverse versioni o interpretazioni della ricetta tradizionale, complici anche i “trucchetti” o “segreti” adottati dalle massaie per ottenere un piatto dal sapore sempre più deciso… lo stesso che porterete voi nella vostra cucina. 105

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Ingredienti • Un filetto di maiale completo di costate (vanno benissimo anche altri pezzi di carne come pancetta, lombo o prosciutto); • 4 spicchi di aglio; • peperoncino in polvere dolce e piccante; • aceto di vino bianco, sale.

con carta paglia ben inumidita. Cuocere nel forno a 180 gradi per circa due ore. A dieci minuti dalla piena cottura, prendere la teglia dal forno, eliminare tutto il grasso e togliere la carta. Aromatizzare il tutto con una spruzzata di aceto bianco e completare la cottura. Servire ben caldo e… buon “paradiso in tavola”.

Preparazione Tagliare la carne a fette (meglio se si lascia unito un sottile strato finale) e cospargerla con il composto formato da sale, aglio sminuzzato e abbondante peperoncino, sia dolce che piccante. Porre la carne in una teglia e coprirla 106

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Tu o il sapore di una Storia

A

priamo le porte dell’appartamento situato al piano terra della masseria nella tenuta della famiglia Colonna. Offriamo ospitalità a tutti coloro che ricercano una soluzione raffinata ed insolita per un soggiorno breve o lungo nelle campagne molisane. Due camere da letto affacciate sul giardino, un grande soggiorno e cucina uniti sotto gli archi dell’antico soffitto a botte

aspettano chi vuole scoprire la bellezza di un territorio ancora poco conosciuto: Bosco Pontoni, a San Martino in Pensilis, dove da oltre vent’anni Marina Colonna produce un olio extra vergine di oliva distribuito nei migliori negozi gourmet del mondo. La porta d’accesso è indipendente e si affaccia sul giardino di casa, che regala gradevoli profumi di fiori ed erbe aromatiche.

mas s e r ia bosco p o nto n i S A N M A RT I N O I N P E N S I L I S 8 6 0 4 6 C B M O L I S E - I TA L I A w w w . m a r i n a c o l o n n a . i t

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PUBBLICO & PRIVATO

A Larino, una sinergia ad alto valore aggiunto per il territorio molisano e l’occupabilità dei giovani Il 2 Aprile 2021 è stato inaugurato, presso l’Istituto Tecnico Agrario e per Geometri “San Pardo” di Larino, il nuovo caseificio sperimentale; un laboratorio che permetterà agli studenti di svolgere attività formative pratiche nella preparazione di formaggi e yogurt, con l'aggiunta di colture probiotiche. Il nuovo laboratorio, tra i pochi o forse l’unico in Italia per la sua flessibilità tecnologica e impiantistica, consentirà agli studenti, dopo la sospensione delle attività in presenza causate dall’emergenza Covid-19, di confrontarsi con questa nuova offerta formativa, opportunità fortemente voluta dall’Istituto larinese e dai suoi partner privati. Il progetto conferma la volontà di rafforzare il concetto di “scuola del fare”, diretto a rendere la formazione degli studenti sempre più aderente ai tempi e alle attuali necessità del mondo del lavoro. 108

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Tutto ciò è stato possibile grazie alla collaborazione di Mediterranea Biotecnologie, azienda molisana specializzata nella ricerca, sviluppo, produzione e commercializzazione di colture microbiche casearie (più note come fermenti lattici o semplicemente starter) ma anche di colture probiotiche, sempre per il settore caseario. L'azienda molisana, che festeggia quest'anno i 20 anni di attività, è presente con i propri presi-

di in oltre 30 Paesi nel mondo. L’Istituto Tecnico di Larino realizza un’offerta formativa qualificata, diretta sia a rendere efficaci i programmi MIUR in ambito di alternanza scuola-lavoro che a offrire progetti formativi di apprendistato di primo livello che permetteranno ai giovani di accedere a una preparazione qualificata che risponda meglio alle richieste del mercato del lavoro nel settore caseario.

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La collaborazione fra l’Istituto e la società Mediterranea Biotecnologie darà inoltre agli studenti la possibilità di partecipare ad attività di sperimentazione che si realizzeranno presso il caseificio. I giovani avranno così la possibilità di assistere a reali sessioni di sperimentazione aziendale in materia di sviluppo e di test di prodotti, potendo conoscere non solo le trasformazioni tradizionali locali e nazionali, ma anche ampliare i propri orizzonti verso i prodotti di altri Paesi e le ultime innovazioni. In questo contesto, la cultura casearia locale può essere rinvigorita e rappresentare un punto di forza nella formazione professionale di giovani che avranno così la possibilità di esprimere il sapere delle tradizioni nelle loro future professioni, reinterpretando e attualizzando il gusto delle tipicità casearie nostrane trasformandole in quelle che potranno diventare le eccellenze di domani. L’esito di questo progetto mira a sviluppare un modello formativo contemporaneo e adatto a preparare competenze conformi a quanto richiesto oggi dalle piccole e grandi aziende del settore, non solo del nostro stupendo territorio, ma in una nuova visione globale e innovativa.

Mediterranea Biotecnologie srl Termoli, via Enrico Mattei 85/87 Tel. 0875 726048 www.mediterranea-srl.it info@mediterranea-srl.it _______________________________________ ITAeG San Pardo Larino, viale Cappuccini 26 Tel. 0874 822160 www.omnicomprensivolarino.edu.it CBIS02400X@istruzione.it

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IL MOLISE A CAVALLO In sella come fieri cavalieri d’altri tempi

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Fare una passeggiata a cavallo è sicuramente una delle esperienze più intense ed emozionanti che si possano vivere, soprattutto grazie al fatto che il cavallo è una creatura dall’intelligenza molto spiccata, caratteristica che lo rende un essere veramente speciale. Chi conosce bene il mondo equestre può raccontare le intense e variegate emozioni che si vivono stando in

loro compagnia. È come “prendere in prestito la libertà”: tutti i pensieri e le preoccupazioni svaniscono e lo stress si allontana per lasciare spazio a un profondo senso di benessere mentre si è completamente circondati dalla natura. Se siete tra coloro che non sono mai saliti in groppa a un cavallo, o non ne hanno mai visto uno da vicino, possiamo dirvi con certezza che

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quel normale timore iniziale non vi impedirà certo di vivere una fantastica esperienza in compagnia di questi magnifici quadrupedi. Immaginate ora come può essere bello galoppare in sella al vostro fedele destriero, attraversare grandi distese di campi di grano, seguire antiche mulattiere o valicare ruscelli. Se è l’inesperienza a frenarvi dal farlo, sappiate che in tutto il Molise ci sono molte associazioni pronte a farvi vivere in totale sicurezza questa meravigliosa avventura facendovi

sentire veri e propri cavalieri, come quelli che, in un lontano passato, con audacia e ardore percorrevano lunghe distanze per dirigersi verso nuove terre. Il territorio molisano vanta un paesaggio multiforme e variopinto, particolarmente adatto a questa affascinante attività sportiva praticabile in ogni periodo dell’anno. L’ippo-trekking è veramente un’esperienza da non perdere per scoprire il Molise con occhi diversi… come quelli di un cavaliere d’altri tempi.

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Si ringraziano per la collaborazione E I Cavalieri della Costa Molisana Tel. 347 6348294 E Occhito Riding Holidays Tel. 320 9449880 - 347 1648120 E Staffoli Horses Tel. 0865 77177 Foto di Occhito Riding Holidays, Jessica Del Ciotto, Filippo Cantore

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MOLISE ON THE horseback IN THE SADDLE LIKE PROUD KNIGHTS OF THE PAST

Taking a horse ride is certainly one of the most intense and exciting experiences you can live, especially thanks to the fact that the horse is a creature with a very strong intelligence, a characteristic that makes it a truly special being. Those who know the equestrian world well can tell about the intense and varied emotions that are experienced by being in their company. It's like “borrowing freedom”: all thoughts and worries fade away and the stress recedes to give way to a deep sense of well-being while completely surrounded by nature. If you are among those who have never ridden a horse, or have never seen one up close, we can tell you with certainty that normal initial fear will certainly not prevent you from having a fantastic experience in the com-

pany of these magnificent quadrupeds. Imagine now how beautiful it can be to gallop on your faithful steed, cross large expanses of wheat fields, follow ancient mule tracks or cross streams. If it is inexperience to stop you from doing so, know that throughout Molise there are many associations ready to make you live this wonderful adventure in total safety, making you feel real knights, like those who, in the distant past, with audacity and ardor, traveled long distances to make their way to new lands. The Molise area boasts a multifaceted and colorful landscape, particularly suitable for this fascinating sporting activity that can be practiced at any time of the year. Hippo-trekking is truly an experience not to be missed to discover Molise with different eyes... like those of a knight of the past.

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Parlano di noi

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MACTE

MUSEO DI ARTE CONTEMPORANEA DI TERMOLI

Il 28 aprile 2019 apre al pubblico il MACTE, Museo di Arte Contemporanea di Termoli. L’edificio che lo ospita è il risultato della nuova progettazione di un vecchio mercato rionale. Lì dove un tempo c’erano gli spazi destinati alla vendita di frutta e verdura, oggi si trovano le sette sale espositive che ospitano la Collezione del Premio Termoli. L’area centrale del MACTE permette di organizzare sia mostre temporanee che conferenze, in linea con la mission del museo tesa alla valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale e all’offerta di un vivace luogo di incontro e di dialogo. Attualmente il Museo è soggetto a un ampliamento architettonico con una nuova ala in cui troveranno spazio una biblioteca d’arte (la prima in Molise), aule didattiche e un laboratorio di restauro delle opere in collezione.

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Foto di Costanzo D'Angelo

Foto di Gianluca Di Ioia

Il MACTE custodisce la Collezione del Premio Termoli. Inaugurato nel 1955, il Premio Termoli è tra i più longevi del panorama artistico italiano e dalle edizioni che si sono susseguite negli anni si è creata una ricca collezione di opere d’arte ora affidata alla Fondazione MACTE. Nel corso delle diverse edizioni del

Premio, le opere venivano acquisite dal Comune di Termoli. La manifestazione ha mantenuto fino al 2015 una cadenza annuale, diventando successivamente un appuntamento biennale. In origine, la sede del Premio Termoli era la Galleria Civica d’Arte Contemporanea, sita nell’ex chiesa di Sant’Antonio, ora chiusa.

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Nanda Vigo. Light Project 2020 | Foto di Gino Di Paolo

La collezione termolese rappresenta un caso unico in Italia per la documentazione di tutto quell’ambito di ricerca che va dal post-informale all’astrattismo, alla nuova figurazione, all’arte cinetica e programmata. Attualmente la Collezione comprende oltre 470 opere, in gran parte dipinti su tela e opere scultoree realizzate con pluralità di tecniche e materiali. Alcuni tra gli artisti in collezione sono: Carla Accardi, Franco Angeli, Gastone Novelli, Dadamaino, Tano Festa, Gino Marotta, Nanda Vigo, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo, Mario Schifano, Giulio Turcato, Giuseppe Uncini.

La mostra Art is Easy (2019-2020), a cura di Laura Cherubini con Arianna Rosica, ha permesso di presentare 50 opere della Collezione, restaurate appositamente per essere esposte. La programmazione del MACTE si è finora articolata in tre mostre monografiche dedicate agli artisti Gino Marotta e Mario Ceroli (2019), Giuseppe Uncini (20192020) e Nanda Vigo (2020). La 62^ edizione del Premio Termoli 2020, storicamente incentrato sulle Arte Visive, si rinnova con la creazione di una nuova sezione dedicata all’Architettura e al Design, che consiste nella progettazione di

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una pensilina per la sosta degli autobus urbani per la città di Termoli. Il progetto vincitore verrà incluso nei futuri piani di riqualificazione urbana del Comune. Da settembre 2020 la nuova direttrice artistica del MACTE è Caterina Riva; la sua programmazione di mostre temporanee inizierà nel 2021, dopo la mostra dei progetti finalisti della 62^ edizione del Premio Termoli a cura di Laura Cherubini. Al momento il MACTE sta ultimando un nuovo allestimento della collezione e potenziando il programma di incontri sia in presenza che in digitale. L’offerta didattica si sviluppa su percorsi di apprendimento e di avvicinamento all’arte contemporanea. Attraverso l’attuazione di progetti formativi personalizzati, il Museo offre strumenti e metodologie rivolte a varie tipologie di visitatori e a tutte le scuole di ogni ordine e grado.

Museo di Arte Contemporanea di Termoli Tel. 0875 808025 K fondazionemacte.com k info@fondazionemacte.com E D MMacte Q museomacte

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VOGLIA DI LIBERTÀ con il e il

windsurf kitesurf

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Foto di Fabrizio Loffreda

Da quando l’uomo ha iniziato a sulle onde e riconquistare la liberprocacciarsi il cibo, uscendo daltà da tempo agognata. la sua zona di comfort un po’ per Da diversi anni i due lungomaA cura di Valentina voglia di conquista un po’ per neri termolesi sono meta per gli Cocco cessità, ha aspirato a detenere un amanti del windsurf e del kitesurf, certo potere sugli elementi della natura, che hanno imparato ad apprezzare la nel tentativo di dimostrare la sua for- conformazione particolare della costa, za. Il mare, da sempre, lo ha affascinato in grado di creare un corridoio di vento e richiamato a sé: “terreno fertile” per favorevole alla pratica di questi sport, la ricerca dei viveri, l’essere umano ha e il paesaggio diversificato: c’è chi preben presto iniziato una lotta impari e ferisce il sottofondo del borgo antico e affascinante con questa forza, che rap- del trabucco che si ergono fieri a strapresenta la prova più dura da affronta- piombo sul mare e chi, invece, gradisce re proprio a causa della sua impreve- la vista più aperta del porto, incorniciata dibilità. dalle Isole Tremiti e dal Gargano. Laddove alcuni lo temono e se ne ten- Entrambi gli sport richiedono un’ottima gono alla larga, altri hanno imparato a preparazione (impossibile improvvisare conoscerlo e ad anticiparne le mosse. in mare aperto con il rischio di cadere e Protagonista indiscusso di film e libri, la farsi male), delle attrezzature adatte e grande distesa di acqua del mare Adria- una buona dose di coraggio. Sia il windtico di Termoli attira a sé centinaia di surf che il kite sono composti da una tasportivi alla ricerca di libertà e avventu- vola su cui gli atleti imparano a restare ra; che sia a bordo di tavole con trapezio in piedi e a fare acrobazie, ma la diffeo vela poco importa, l’obiettivo è comu- renza sta nella tipologia di vela utilizzata ne: volare nel vento, planare dolcemente per farsi trainare dal vento.

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Proprio il vento è l’elemento caratterizzante, e il minimo comune denominatore, di questi due sport: senza l’azione propulsiva della corrente d’aria, è impensabile riuscire a muoversi a pelo d’acqua o provare a non cadere in mare. Per praticare il windsurf, oltre a un corso specializzato e a una tavola larga e stabile, è necessario un trapezio, ovvero la vela: il difficile sta proprio nel riuscire a comandare questi due elementi insieme, soprattutto quando la forza del mare e del vento spingono in alto o trascinano giù. Restare in planata, con entrambi i piedi ben piantati sulla tavola e riuscire, al contempo, a virare per evitare pericoli o per concedersi qualche salto è più difficile di quanto si pensi. Il kitesurf è composto da una tavola standard lunga non più di 150 centimetri, anche se ne esistono di più piccole da usare con il vento

forte, e da una vela gonfiabile (erroneamente chiamata aquilone) facilmente trasportabile in uno zaino, a differenza del windsurf che vincola gli atleti all’uso dell’automobile. Di vele ne esistono di diverse dimensioni e vanno scelte accuratamente in base al vento: le piccole per il vento forte, le grandi per quello leggero. Sono proprio le vele che permettono agli atleti del kitesurf di volare sull’acqua, alzandosi anche di diversi metri, tanto da riuscire a volteggiare e saltare quasi come se la forza di gravità non esistesse. Oltre all’equilibrio serve una buona manualità nel riuscire a dominare l’ala del kite: riuscire a rialzarla, una volta caduta in acqua, è molto difficile, soprattutto per i principianti. Non saperla governare equivale a restare a mollo, spesso in acque fredde, per diverso tempo fino a stancarsi.

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KITESURF Le origini di questo sport si perdono nella storia e sono costellate di dubbi e perplessità: c’è chi le fa risalire al 1826, quando l’insegnante inglese George Pocock aveva iniziato a usare dei grossi aquiloni per riuscire a far muovere la carrozza anche in condizioni estreme, ad esempio sul ghiaccio o sull’acqua, e chi fa iniziare la gloriosa storia di questo sport solo un secolo e mezzo più tardi con i fratelli Bruno e Dominique Legaignoux che, sul finire degli anni ’80, brevettarono il primo progetto di kite gonfiabile.

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WINDSURF

Si tratta di una pratica sportiva che affonda le radici nei primi anni del ’900, quando l’ingegnere aerospaziale californiano Tom Blake registrò il primo prototipo di tavola a vela nel 1935. In origine in pesante legno, solo negli anni ’70 le tavole vennero alleggerite e diedero avvio a quello che, oggi, è uno sport diffuso in tutto il mondo tanto da divenire sport olimpico nel 1984.

Le sensazioni che riescono a regalare una tavola e una vela sono incredibili. Si è sospesi tra cielo e terra, con il vento che accarezza il volto e fa sfiorare la superficie dell’acqua.

Il blu del mare e del cielo di Termoli riempie gli occhi di bellezza mentre un forte fremito pervade braccia e gambe e il cuore batte forte: forse è questo il brivido di quando si assapora la libertà.

Si ringraziano per le foto: Fabrizio Loffreda, Iva Farina, Lorenzo Beltrani (windcam.it) e Valentina Cocco

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Da tinto, ossia colore, deriverebbe il nome Tintilia, legato all’intenso rosso rubino dalle sfumature violacee del suo nettare, riconosciuto con la denominazione di origine controllata 132

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“Tintilia del Molise” dal 2011. Pregiato vitigno di origini antichissime, la Tintilia è allevata in Molise sicuramente dalla fine del ’700, giuntavi in piena dominazione dei Borbone. 133

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Nel corso del tempo è stato abbandonato a favore di altri vitigni che presentavano una migliore resa per essere poi, fortunatamente, recuperato negli anni Novanta. Per qualche tempo è stato associato al Bovale Sardo, ma tutti gli studi effettuati hanno dimostrato, senza ombra di dubbio, che si tratta di una varietà a sé stante, l'unica varietà autoctona molisana attualmente riconosciuta. La Tintilia è un'uva a bacca nera, presenta un grappolo più o meno spargolo e può essere coltivata solo in collina al di sopra dei 200 metri slm. Dalla Tintilia si ottengono le varietà Rosso, Rosato e Rosso riserva, ciascuno

con sapore e aromi esclusivi, essendo un vino che riesce a esprimere bene le caratteristiche del terroir, ossia dei suoli su cui viene allevato. Dal colore rosso rubino intenso, al palato è caldo, morbido e tannico e presenta un bouquet che richiama sentori di frutta rossa, pepe e liquirizia, per i vitigni allevati in terreni argillosi, fino a presentare note tostate di cacao e caffè quando si passa a più rocciosi. Il modo ideale per apprezzare al meglio questa grande eccellenza regionale è sicuramente in abbinamento con carni grigliate e carni alla cacciatora, senza dimenticare la Pampanella, nota specialità di San Martino in Pensilis. Si ringrazia l’Azienda Vitivinicola Catabbo Cantine per la gentile collaborazione www.catabbo.it

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HISTORY OF A PRECIOUS VINE From “tinto”, that is color, would derive the name Tintilia; linked to the intense ruby red with purple hues of its nectar, recognized with the denomination of controlled origin "Tintilia del Molise" since 2011. Precious vine of ancient origins, Tintilia is bred in Molise from the end of the eighteenth century, arrived there during Borbone domination. Over time it was abandoned in favor of other vines that presented a better yield to be then, fortunately, recovered in the nineties. For some time, it has been associated with Bovale Sardo, but all the studies carried out have shown, without a shadow of a doubt, that it is a variety in its own right, the only native Molise variety currently recognized. Tintilia is a black berried grape, has a more or less loose bunch and can only be grown in the hills above 200 meters above sea level. The Red, Rose and Rosso Riserva

varieties are obtained from Tintilia, each with exclusive flavor and aromas, being a wine that manages to express well the characteristics of the terroir, that is, of the soils on which it is raised. With an intense ruby red color, on the palate it is warm, soft and tannic and has a bouquet that recalls hints of red fruit, pepper and licorice, for the vines raised in clayey soils, up to presenting toasted notes of cocoa and coffee when passing to more rocky. The ideal way to better appreciate this great regional excellence is certainly in combination with grilled meats and cacciatore meat, without forgetting the Pampanella, a well-known specialty of San Martino in Pensilis. Thanks to the Catabbo Cantine winery for their kind collaboration www.catabbo.it 135

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Il Molise è…

unviaggionelpaesaggio

Foto di Stefano Lanzone

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Ururi Le colline del Basso Molise Tra le destinazioni più belle del Molise si possono menzionare sicuramente le campagne che circondano il comune di Ururi. Dolci rilievi collinari che si distendono a perdita d’occhio come pochi in Italia. La natura dipinge il paesaggio con toni decisi, intensi e vivaci, che variano con il susseguirsi delle stagioni. Soprattutto nel periodo primaverile, diventa facile preda di “cacciatori di immagini” che sempre più numerosi vengono in questi luoghi alla ricerca del momento magico, quando il verde dei campi di grano carezzato dal vento crea incantevoli giochi di luce e sfumature da sembrare un grande manto di morbido velluto.

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Una serata sotto le stelle Tra miti e leggende

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Quante volte abbiamo trascorso una serata estiva all’aria aperta? Quante volte ci siamo fermati, da soli o in compagnia, a contemplare quelle piccole lucine tremolanti che hanno fatto sognare e incuriosire donne e uomini di ogni epoca? Quante volte, volgendo lo sguardo verso l’alto, abbiamo passato ore e ore in attesa di vedere una “stella cadente” per poter esprimere un desidero? E quante volte abbiamo desiderato sapere qualcosa in più di questi abitanti luminosi che ci accompagnano nelle notti, giorno dopo giorno? Bene, in Molise si può! Perché oltre a tre grandi Osservatori astronomici (Castelmauro, Capracotta e San Pietro Avellana) c’è chi, in estate, organizza eventi notturni alla scoperta non solo di nozioni tecniche e scientifiche ma anche di tutti quei miti e leggende che narrano di stelle, pianeti e costellazioni. È così che appassionati del settore, condividendo il sentimento degli amanti del cielo notturno, hanno ideato le “serate sotto le stelle” e le “serate (g)astronomiche”; occasioni che legano la conoscenza di un luogo, che sia un

paese o un determinato sito, la degustazione di prodotti tipici e la scoperta delle costellazioni e delle tante storie a esse associate. Ed ecco che scopriamo che il Grande Carro e l’Orsa Maggiore non sono proprio la stessa cosa, dietro queste costellazioni ci sono leggende che vanno dagli antichi Greci (con una delle tante storie riguardanti Zeus) ai Romani, e impariamo anche che la Stella Polare, facente parte dell’Orsa Minore o del Piccolo Carro, la possiamo trovare partendo da un’altra costellazione.

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Raccontiamo, inoltre, di molte costellazioni che hanno storie e leggende intrecciate tra di loro, come quella riguardante Cassiopea, Cefeo, Andromeda, Perseo, Pegaso e la Balena. E poi, ancora, delle stelle cadenti (che non sono in realtà vere stelle) e dei pianeti, della nostra Luna fino a Giove e Saturno. E non si osserva Venere ma se ne parla soltanto perché, in realtà, è un “pianeta diurno”, che si può ammirare solo all’alba e al tramonto; tant’è che nel Medioevo lo si indicava con due nomi differenti, immaginando che fossero due pianeti diversi: Lucifero quello dell’alba e Vespro quello del tramonto. Come detto, però, non ci sono solo le stel-

le; sì, perché in molte delle nostre serate, prima di alzare gli occhi al cielo ceniamo tutti insieme, approfittando di qualche agriturismo o ristorante della zona per degustare deliziosi prodotti tipici. A seguire, poi, andiamo alla scoperta di qualche sito particolare, spesso sconosciuto ai più, dove raccontiamo storie affascinanti, in modo da riservare una parte della serata alle curiosità legate alla cultura di un territorio, oltre che alla sua gastronomia. Questa parte è importante e doverosa, non solo perché ci teniamo enormemente a far conoscere e valorizzare il Molise ma anche perché tanti siti, soprattutto archeologici, hanno riferimenti stretti con la mitologia, tanto greca quanto romana. 141

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Non dimentichiamo infatti che noi molisani siamo stati prima Sanniti (con notevoli scambi con la Grecia), poi abbiamo vissuto la dominazione romana. Tutti i miti narrati durante le serate e tutte le divinità menzionate, dunque, sono strettamente legati alla religione e alle credenze dei nostri avi. Quello dell’astronomia è un “mondo” ricco di misteri, curiosità e incanto, un mondo che possiamo sentire più vicino grazie all’aiuto di specialisti del settore che ci aprono le porte dei luoghi dove si possono fare le osservazioni celesti più belle ed emozionanti. Uno dei luoghi più interessanti d’Italia da questo punto di vista è sicuramente monte Mauro, nel piccolo comune di Castelmauro dove, nel 2007, è stato realizzato l’Osservatorio astronomico Giovanni Boccardi.

Lo potremmo definire un sito “prescelto”, dato che ha livelli di inquinamento luminoso e di polveri sottili tra i più bassi della nostra penisola; ciò significa che è uno migliori dove poter scrutare l’infinito spazio che ci circonda. Per queste particolari e privilegiate caratteristiche, è stata prevista qui l’istallazione del prototipo del telescopio più grande del mondo: il telescopio NGGT. Una tecnologia ultramoderna in grado di arricchire di valore il paesaggio circostante e capace di produrre energia che “può essere immessa in rete o ceduta” come afferma il suo inventore, il professore Dario Mancini. Un progetto che porta l’Italia a essere uno dei Paesi più all’avanguardia nella ricerca astronomica.

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Mentre attendiamo di poter ammirare il cielo stellato con il telescopio più potente del mondo, suggeriamo di prendere parte alle visite guidate e ai laboratori che si organizzano su prenotazione proprio presso l’Osservatorio. Questi regalano a tutti l’attraente opportunità di osservare gli spettacoli celesti in tutta la loro bellezza: ammirare gli enormi crateri lunari, la suggestiva corsa di una cometa, le atmosfere dei pianeti, affascinanti nebulose e tanti altri spettacoli astrali. In questo modo si possono condividere le stesse intense emozioni del grande scienziato greco Tolomeo, che disse: “se osservo le orbite circolari degli astri io non tocco più la terra con i piedi, e sono vicino a Zeus e mi nutro a piacere con ambrosia, la bevanda degli dei”

Osservatorio Astronomico di Castelmauro K castelmauro.org Per le serate sotto le stelle e le serate gastronomiche K turismoinmolise.com K cimentiamoci.it Si ringraziano per le foto Danilo Gargaro e Paolo Pasquale

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SANTA MARIA DI CASALPIANO

Un lungo viaggio di scoperta a cura di Guglielmo Ruggiero

«Mio caro amico, temo che qui la situazione volga al peggio. Solo tu puoi trarre in salvo questa povera donna in pericolo…» RECTINA Forse il messaggio che Plinio il Vecchio ricevette dalla sua amica Rectina, che si trovava in una situazione davvero molto pericolosa, doveva più o meno recitare così.

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le navi), supplicava d'esser sottratta a tale pericolo.” Questo ci racconta Plinio il Giovane (nipote di Plinio il Vecchio) in una lettera destinata all’amico Tacito, per informarlo della tragica dipartita dello zio. La lettera riferisce quanto successe a Plinio il Vecchio il giorno dell'eruzione del Vesuvio. Ma chi è Rectina? E soprattutto cosa ha a che fare questa vicenda con Santa Maria di Casalpiano?

Era il 79 d.C. e il Vesuvio si preparava a una delle eruzioni più devastanti della sua storia: quella che distrusse Pompei, Ercolano e Stabia. “Rectina, moglie di Tasco, atterrita dal pericolo che vedeva sovrastarla (la sua villa era, infatti, ai piedi del monte e non c’era via di scampo tranne che con

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Nel 1939 A. W. Van Buren, uno studioso americano, lesse un’epigrafe ritrovata a Morrone del Sannio, innanzi la chiesa di Santa Maria di Casalpiano, ed ebbe una sorprendente intuizione: forse la Rectina menzionata sul monumento della villa romana di Casalpiano potrebbe essere la stessa menzionata nel racconto di Plinio? È un’ipotesi suggestiva, che a me piace pensare quantomeno verosimile. Così la mia mente corre fino a raggiungere quel tempo antico. La nobildonna fu tratta in salvo da Plinio, su una delle navi che si allontanavano dalla costa. La immagino nel viaggio di ritorno da Miseno, per fare rientro nella sua villa posta su di un colle verde affacciato sulla valle del Biferno, e la grande festa che i servi prepararono per accogliere la loro

signora scampata al pericolo dell’eruzione del Vesuvio. Immagino l’espressione grata e riconoscente della donna quando vide l’epigrafe che il liberto Salvio Eutico fece scolpire sulla base dell’altare dedicato agli dei Lari: «Caio Salvio Eutico, ai Lari domestici, per il ritorno della nostra Rectina, sciolse questo voto» Un riconoscimento per il ritorno di Rectina tra la sua gente e nella sua terra; un luogo che, da sempre, è crocevia di guerrieri, mercanti, pastori, monaci ed eremiti. Se una bella domenica di primavera avvertite il forte desiderio di trascorrere una piacevole giornata in un luogo ricco di natura e di storia, allora vi suggerisco di scegliere Santa Maria di Casalpiano, nel territorio di Morrone del Sannio.

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È un luogo capace di evocare le gesta eroiche di condottieri sanniti, riti di ringraziamento di liberti devoti e la devozione di monaci che, nel silenzio della solitudine, conducevano una vita di ascesi e di virtù. Recarsi a Santa Maria di Casalpiano è come fare un viaggio nel tempo in grado di condurre nelle atmosfere di una villa rustica romana del I secolo d.C. con Rectina che narra la sua incredibile storia per viaggiare, con un balzo in avanti, nelle movimentate invasioni barbariche del VI secolo d.C. e tuffarsi, poi, nelle affascinanti culture ostrogote e bizantine. Si può arrivare sino all’anno Mille, quando la tradizione benedettina arriva in questo luogo. Le pietre rivelano e svelano una spiritualità essenziale, dedita all’ora et labora ; ammirando i resti della grande abside sembra quasi di avvertire il profumo intenso dell’incenso che brucia nei turiboli, facendo memoria del

passato monastico di questo sito. Non stupisce, dunque, che qui si possano ammirare le strutture di due meravigliosi edifici religiosi: uno quasi completamente diruto e l’altro, realizzato in parte sulle rovine del primo, dove tutt’oggi viene celebrata Messa. Se l’antico edificio conquista col fascino delle sue rovine e le sue origini ancora poco conosciute, l’altro trasmette grande suggestione con il suo aspetto austero e i numerosi elementi decorativi architettonici che rimandano al romanico molisano, uno stile molto diffuso a cavallo tra il XIII e il XIV secolo. Visitare Santa Maria di Casalpiano è un’esperienza coinvolgente, in quanto da qui è possibile godere di un paesaggio dolce e al contempo selvaggio, caratterizzato da brulle colline ma anche da uliveti e campi coltivati a grano. A impreziosire il tutto c’è un’antica e importante strada di comunicazione: il

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tratturo Celano-Foggia, lungo circa 200 chilometri. Un’autostrada “verde” utilizzata per la pratica della transumanza che, tra i cinque Regi Tratturi, era il terzo più lungo dopo il Tratturo Magno da L’Aquila a Foggia (244 km) e il Pescasseroli-Candela (221 km). Sicuramente il più “interno” di tutti e quindi meglio inserito nell’enorme rete delle vie armentizie. Santa Maria di Casalpiano non è quindi solo un luogo di preghiera. È storia, cultura, profumi e sapori di un tempo andato. È un lungo, lungo viaggio fatto di scoperte e di sorprendenti bellezze che attendono solo di essere ammirate.

Chiesa di Santa Maria in Casalpiano Morrone del Sannio

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Pastificio artigianale LA CASERECCIA Via Selva Tel. 340 2893622 - 320 7862789 E Q La Casereccia di Bojano

GUARDIAREGIA Agriturismo B&B LE COCCOLE

Contrada Riponi, 1 Tel. 340 4954937 www.agriturismolecoccole.com E Agriturismo Le Coccole Q lecoccole

GUGLIONESI Bed and Breakfast VALLE DI GIOIA

C.da Valle di Gioia, 8 - Via Monte Antico Tel. 0875 680672 - 339 1260413 www.valledigioia.it E B&B Valle di Gioia Q valledigioia

LARINO Garante per le imprese CONFIDI RATING ITALIA

SS 87 km 206 - C.da Piane di Larino Tel. 0874 820140 www.confidirating.it E Confidi Rating

Winery & Relais D'UVA Contrada Ricupo, 13 Tel. 0874 822320 - 349 1098118 E Relais ai Dolci Grappoli

MATRICE Arredamenti NUOVARREDA

Contrada Scalo Ferroviario Tel. 0874 453017 Cell. 333 8949700 www.nuovarreda.it E STORE LUBE Campobasso-Matrice E Q nuovarreda_barbiero_mobili

PAGINE UTILI

LUCITO

Locazione turistica DA NICOLO Contrada Scalo Ferroviario Tel. 339 2031692 Cell. 333 8609118 E Da Nicolo

■ MONTENERO DI BISACCIA

Salumificio DI PAOLO NINO Contrada Canniveri, 13 Zona Industriale - Tel. 0875 968962 www.dipaolonino.com dslsalumi@gmail.com E Di Paolo Nino

MONTERODUNI Olio Pignatelli Azienda Agricola PRINCIPE PIGNATELLI DI MONTERODUNI

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Bed and Breakfast IL GIRASOLE A CASA DI ALE C.da Peschiatura, 29 Tel. 338 4823747 E B&B Oratino Campobasso - Il girasole A casa di Ale

Viale Pietravalle, 12 Tel. 392 1043648

PAGINE UTILI

Contrada Petriera Tel. 0875 604945 - ww.catabbo.it E Cantine Catabbo Q catabbo_cantine

PETACCIATO Prodotti tipici GIOVANNI AMICONE

Azienda vitivinicola CATABBO CANTINE

ORATINO

RIPALIMOSANI

Tartufi Funghi e trasformati TESORI DEL MATESE Via Canonica, 99 - Tel. 0874 780351 www.tesoridelmatese.it E Q Tesori del Matese

ROCCHETTA A VOLTURNO Azienda agricola Agriturismo Caseificio COSTANTINI

Strada Provinciale, 1 L Tel. 347 0919165 www.agriturismocostantini.com E Agriturismo Costantini Q costantini.agriturismo

SAN MARTINO IN PENSILIS Healthy experience COLONNA

Masseria Bosco Pontoni Tel. 0875 603006 - 603009 www.marinacolonna.it E Q Colonna Olive Oil

SANTA MARIA DEL MOLISE Lampadari Articoli per illuminazione LUCE PIÙ

Hotel Sala eventi LA TAVERNETTA Contrada Pesco Farese, 9 www.latavernettacb.it Tel. 0874 39958 Q la_tavernetta_

SAN MASSIMO

SS 17 km 194 - Loc. Sant’Antuono Tel. 0865 814059 - www.lucepiumolise.com E Q Luce Piú Molise

SEPINO Country house B&B ANTICA TAVERNA DEL PRINCIPE

Contrada Piana d’Olmo, 3 Tel. 320 4421804 www.anticatavernadelprincipe.com E Q Antica Taverna del Principe - Country House

TERMOLI Affittacamere MSCAMERE

Via Elba, 5 Tel. 0875 880098 Cell. 349 0667993 www.mscamere.it E MSCamere Q mscamere_

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Albergo Ristorante Location per eventi VILLA LIVIA Contrada Fucilieri Tel. 0875 52579 - 338 2670261 www.villalivia.it E Q Villa Livia

Arredamenti MICOZZI Via A. De Gasperi, 15 Tel. 0875 706819 www.arredamentimicozzi.com E Q Arredamenti micozzi

Via Corsica, 54 Tel. 0875 701904 - Cell. 366 1454431 www.studiocontractsrl.it E Studio Contract Srl Q studio.contract

Assicurazioni PINTI CONSULENZE Via Maratona, 60 Tel. 0875 705500 www.pintiassicurazioni.it E Agenzia HDI Assicurazioni Termoli

Bar Ricevitoria BAR DA EGIDIO Via Maratona, 68 Tel. 0875 83400

Bed and Breakfast CITY ROOMS

MIRAMED ROOMS

Via XXIV Maggio, 41 Tel. 0875 705255 Cell. 340 0044047 www.miramedrooms.it E Q Miramed Rooms

M&C EVANGELISTA MAURO

Via G. Pepe, 41 Tel. 353 3254070 inclusiveservice@libero.it

Costruzioni elettriche generali CO.EL.GE.

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Corso Nazionale, 7 Tel. 388 8536878 www.yogogelateria.it E Yo-Go Gelateria Yogurteria

Gioiellerie

MARTINO

Corso Nazionale, 132 Tel. 0875 703750 www.martinogroup.it E Q Martino Gioielleria

PAGINE UTILI

Arredamento bar ristorazione negozi e uffici STUDIO CONTRACT

Consulenze energetiche

Hotel MERIDIANO Lungomare C. Colombo, 52/A Tel. 0875 705946 Cell. 338 5700670 www.hotelmeridiano.com E Q Hotel Meridiano

Libreria IL VECCHIO E IL MARE Corso Fratelli Brigida, 80 Tel. 334 9195878 E Il vecchio e il mare - Libreria

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Residence turistico VILLAGGIO AQUARIUS SS 16 km 538 - Lungomare Nord Tel. 0875 703836 Cell. 368 7038311 www.villaggioaquarius.it E Q Residence Villaggio Aquarius

RISTORANTE PIZZERIA DEGLI OLEANDRI Via degli Oleandri, 27/A Tel. 347 3656626 E Ristorante Degli Oleandri

Stabilimento balneare

PAGINE UTILI

Viaggi e trasporti marittimi

TERMOLI

CALA SVEVA BEACH CLUB

Lungomare C. Colombo, 39 Tel. 0875 706722 www.calasveva.it E Q Cala Sveva

Stabilimento balneare IL GABBIANO

Lungomare C. Colombo, 65 Tel. 347 3642261 E Q Lido Il Gabbiano Termoli

Stabilimento balneare LIDO ALCIONE

Via A. Vespucci Tel. 349 6118373 Cell. 328 9771560 www.lidoalcione.com E Q Lido Alcione Fish Restaurant

Torrefazione artigianale DOMINGO CAFFÈ

Via dei Gelsi, 63 Tel. 349 4291800 www.domingocaffe.it E Q Domingo Caffè

GS TRAVEL - FRANMARINE

Porto di Termoli, molo Nord Est Tel. 0875 82862 Cell. 366 3815335 www.gstravel.eu E GSTravel Q gstraveltermoli

VINCHIATURO Alimentari PIETRANGELO FILOMENA

Piazza Municipio, 32 Tel. 0874 34110 E Alimentari Pietrangelo

Centrale del latte del Molise CASEIFICIO SASSANO C.da Macere Tel. 0874 349011 www.caseificiosassano.it E Sassano Q caseificiosassano

Tartufi Funghi e trasformati SAPORI DI BOSCO MOLISANI SS 87 km 124 - C.da Monteverde Tel. 0874 348109 Cell. 328 3769248 www.saporidibosco.it E Sapori di Bosco Molisani

Ristorante Pizzeria Braceria LE 4 VIANOVE Contrada Monteverde, 4 Tel. 0874 348402 www.le4vianove.it E Q “Le 4 Vianove”

Studio dentistico

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Festival della Vita “Vivere è... Dialogare”

Il Festival della Vita giunge all’XI edizione. La manifestazione che celebra la cultura della vita e della solidarietà dà appuntamento dal 22 al 24 ottobre 2021 per approfondire il tema “Vivere è… dialogare”. Per l’occasione, saranno premiati il prof. dottor Paolo Antonio Ascierto, il musicista Eugenio Bennato e lo showman Antonio Mezzancella per il prezioso contributo umano e professionale profuso nel loro campo lavorativo. La XII edizione si terrà, invece, dal 29 gennaio al 6 febbraio 2022 e avrà come tema "Vivere è... riscoprire". Si ripartirà da Caserta, città che ha visto la nascita del Festival, per poi muoversi verso Aversa, Napoli, Positano, Maiori, Isola d'Ischia, Roccaraso e in molte altre località per incontrare gli Enti, le Associazioni e le grandi personalità che danno il volto e la voce alla manifestazione.

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