Le metamorfosi di villa Correr-Dolfin. Artifizi e inganni tra architettura e affreschi teatrali.

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I - INTRODUZIONE I.I - Introduzione L’insieme di edifici costituenti il complesso architettonico di villa Correr-Dolfin è situato nella località di Rorai Piccolo di Porcia, vicino la città di Pordenone, nella regione del Friuli-Venezia Giulia. L’aggregato è incardinato attorno al corpo centrale del gruppo edilizio, una villa veneta costruita dalla nobile famiglia dei Correr di Santa Fosca nella seconda metà del XVII secolo. Ulteriori pertinenze arricchiscono l’organizzazione generale all’intorno, tra cui due barchesse laterali (ciascuna di epoca differente), una cappella votiva ed un giardino all’italiana del XVIII secolo – allestito all’interno dell’area principale. Fuori del perimetro residenziale, invece, un secondo e più ampio parco – con un piccolo specchio d’acqua ed un orto-frutteto (brolo) – è recintato da un continuo muro perimetrale in ciottoli [fig. 01]. La conformazione generale del lotto e delle strutture dimostra di essere il risultato di una somma di parti eterogenee realizzate in diversi periodi storici. Il presente lavoro si concentra esclusivamente sull’analisi del corpo centrale dell’intero complesso: il palazzo principale costituente la villa veneta in sé – il pezzo più pregiato a cui tutti gli altri edifici fanno riferimento e senza il quale l’insieme architettonico perderebbe gran parte del proprio valore e significato. Gli studi esistenti descrivono una storia semplice e lineare per il blocco centrale della villa: esso sarebbe stato costruito in un’unica fase edilizia dai membri della famiglia Correr, allo scopo di sostituire la palazzina originaria e più modesta nella quale i membri del casato svolsero le prime operazioni di controllo dei loro possedimenti nel Friuli Occidentale (l’antica fabbrica, ancora oggi esistente, sarebbe l’edificio a nord della barchessa orientale) [fig. 01]. Secondo queste ricerche, la struttura originaria sarebbe stata alterata solo da un presunto incendio scoppiato nel corso del XVIII secolo, che distrusse l’antica copertura nel 1862 e ne impose la ricostruzione ancora oggi osservabile. Le precedenti indagini non hanno dunque individuato altri rimaneggiamenti sostanziali e tutte le restanti modifiche sono descritte in modo piuttosto vago e generico. La coerenza tra le parti della villa – data la sua monumentalità ed il suo linguaggio opulento – non sarebbe quindi messa in discussione e testimonierebbe bensì l’intervento di un solo esperto progettista, riconoscibile soltanto tra i più grandi nomi della storia dell’architettura barocca. La storiografia presume infatti che la nuova residenza fu commissionata ad un architetto – forse piuttosto importante – che potrebbe aver elaborato un progetto unitario sulla scia dei canoni dell’edilizia lagunare veneziana e delle sperimentazioni dell’architettura classica, soprattutto palladiana, rimodulata da più recenti innovazioni barocche. I nomi suggeriti da diversi studiosi variano così da Jacopo Sansovino (1486-1570) a Baldassarre Longhena (1598-1682), da Alessandro Tremignon (1635-1711) a Domenico Rossi (1657-1737), da Giuseppe Sardi (1680 ca.-1768 ca.) ad Antonio Gaspari (1660 ca.-1749 ca.), fino ad arrivare ad Andrea

Artifizi e inganni tra architettura e affreschi teatrali

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