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EDITORIALE
La sinfonia di Prato
12 AGENDA
SPETTACOLO
14 AGENDA
MOSTRE
16 CATERINA MURINO
Profondamente libera
di Teresa Favi
22 IL VIOLINO DI CARTA
La Prato che risuona nei ricordi di Roberto Cianchi ora è diventata un libro
32 A EST DI FIRENZE
Il pratese-fiorentino Gigi Paoli e il suo ‘viaggio’ sulle orme del Drago di Matteo Grazzini
34 L’AMORE AI TEMPI DELL’AIDS
Riflessione attraverso l’arte su un periodo storico preciso che apre interrogativi attuali ancora oggi
42 SCULTURE À-PORTER
Le creazioni di Alaïa e Balenciaga per festeggiare i 50 anni di Fondazione Museo del Tessuto di Francesca Lombardi
50 LA TRADIZIONE CHE SI RINNOVA
Rifò, brand di moda sostenibile che ha fatto del passato una visione verso il futuro
58 VIBE OF THE SEASON
di Francesca Lombardi
Layout Melania Branca
68 PRATO A TAVOLA
La città dà il benvenuto a nuovi ristoranti che uniscono tradizione, creatività e convivialità di Martina Olivieri
76 DA SEMPRE IN MOVIMENTO
Palmucci, settant’anni di strada insieme a Prato
78 SHOT ON SITE
81 PRATO ESSENTIAL GUIDE
82 MESSAGGI DALLE STELLE
DIRETTORE RESPONSABILE
Matteo Parigi Bini
MODA
Francesca Lombardi
REDAZIONE
Teresa Favi, Matteo Grazzini, Francesca Lombardi
Virginia Mammoli, Martina Olivieri, Giulia Santini
FOTO COVER
Marco Barbaro
FOTOGRAFI
Archivio Fratelli Cianchi, Maria Bruni, Ornella De Carlo
Agnese Fochesato, Dario Garofalo, Andy Keate, Alessandro Moggi
Pasquale Paradiso, Ottavia Poli, Andrea Rossetti, Mike Tamasco
GRAFICA
Melania Branca, Clelia Giardina
DIRETTORE COMMERCIALE
Alex Vittorio Lana
PUBBLICITÀ
Nicola Brigandì, Gianni Consorti, Lisa Katsogiannou Alessandra Nardelli, Monica Offidani
SOCIETÀ EDITRICE
Alex Vittorio Lana, Matteo Parigi Bini
via Cristoforo Landino, 2 - 50129 Firenze - Italia tel +39.055.0498097 redazione@gruppoeditoriale.com
Registrazione Tribunale di Prato - n° 5/2009 del 10.03.2009
Spedizione in abbonamento postale 45% art. 2, lettera b – legge 662/96 – Filiale di Firenze - Contiene IP
STAMPA
Baroni & Gori - Prato
AL FA R O M E O TONAL E N O N SIAM O NULL A SEN Z A EM OZ I O N I
Consumo di carburante gamma Alfa Romeo Tonale (l/100 km): 5,8 – 1,3; emissioni CO 2 (g/km): 143 – 30, secondo la direttiva UE 1999/94 Valori omologati in base al ciclo misto WLTP, aggiornati al 2 possono essere diversi, e variare a seconda delle condizioni di utilizzo e di vari fattori quali: optional, temperatura, stile di guida, velocità, peso del veicolo, utilizzo di determinati equipaggiamenti (aria condizionata, impianto di riscaldamento, radio, navigazione, luci, ecc ), pneumatici, condizioni stradali, meteo, ecc. Immagini a puro scopo illustra tivo
C’è una melodia che attraversa questo nuovo numero di Pratoreview. Una musica fatta di memoria e di futuro, racconta una Prato viva, vibrante, capace di reinventarsi ogni giorno senza dimenticare le proprie radici. A dare il tono d’apertura è il violinista e scrittore Roberto Cianchi, che con Mi riordo ci accompagna in un viaggio in bianco e nero tra le note della nostra città.
Dalla musica al teatro, il passo è breve. In copertina, Caterina Murino, magnetica protagonista de La vedova scaltra di Goldoni, in scena al Teatro Politeama il 20 e 21 dicembre. Un personaggio che parla di libertà ed emancipazione, con una modernità sorprendente. Anche l’arte fa rifettere, con la mostra Vivono. Arte e afetti, HIVAIDS in Italia (1982-1996) del Centro Pecci, che restituisce voce e visibilità agli artisti italiani che hanno vissuto quell’epoca difcile, intrecciando opere, archivi e testimonianze.
E se il Pecci ci parla di memoria e resilienza, il Museo del Tessuto celebra la bellezza assoluta con Alaïa e Balenciaga. Scultori della forma, un dialogo tra due giganti dell’haute couture, in occasione del cinquantesimo anniversario della Fondazione. Cinquanta abiti in mostra raccontano l’arte del taglio, del volume e della purezza della linea, in un omaggio alla moda come scultura e architettura del corpo. Ma la moda a Prato è anche visione e sostenibilità. Lo dimostra Rifò, il marchio che, nel segno di una delle tradizioni più storiche della città, ha fatto della rigenerazione tessile la propria frma. E proprio come la moda, anche la città si rinnova continuamente, trovando sempre nuovi modi per sorprendere. Come accade a tavola, nei nuovi ristoranti che uniscono creatività e tradizione, con cucine che reinterpretano la convivialità in chiave moderna e spazi dove ogni piatto diventa racconto e incontro.
OTTOBRE
Il 18, al Metastasio, Petrolini infinito con Enoch Marrella: spettacolo grottesco, surreale, futurista, con musica dal vivo, canzoni, macchiette, parodie, maschere in lattice e trucco sulla faccia. Per gli eventi di TIPO (Turismo Industriale Prato), al Lanificio Luigi Ricceri, il 28, Alta Madera in concerto: Rubén Chaviano (violino), Mino Cavallo (chitarra) e Filippo Pedol (contrabbasso) esplorano le radici musicali dell’America Latina fondendole con l’improvvisazione e la libertà del jazz europeo.
Al Metastasio, dal 4 al 9, in prima assoluta Circo Paradiso: Cesare e Attilina, due ex trapezisti ormai in pensione, un tempo compagni di vita e di palcoscenico, vengono chiamati per esibirsi in una ‘serata d’onore’ e ricevere l’ambito premio di tutti i circensi: il trapezio d’oro. Non si vedono da oltre trent’anni, dal giorno in cui il destino li ha divisi per sempre (per sempre... fino ad oggi!).
Il 7 e il 9, al Teatro Politeama, la Camerata strumentale mette in scena Tosca di Puccini, diretta da Jonathan
Webb, con Devid Cecconi nei panni di Scarpia; è l’evento per il centenario del teatro pratese. Dal 27 al 30, al Fabbricone, Nikita: stessa storia del film omonimo di Luc Besson (1990), con Francesca Sarteanesi, che ne cura anche la regia, e Alessia Spinelli.
Il 29 e 30, al Politeama, Raul Bova è Il nuotatore di Auschwitz.
DICEMBRE
Dal 4 al 7, al Metastasio, A place of safety. Viaggio nel Mediterraneo centrale: la compagnia teatrale Kepler-452 si imbarca su una nave che fa ri-
cerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, la Sea-Watch 5. Il 6, 7, 8, 13, 14, 20, 21, 27, 28 al Museo di Palazzo Pretorio, la compagnia Tpo, porta in scena il primo spettacolo per bambini (di tre) sulla Storia di Prato. Questo, ha come tema il Rinascimento visto attraverso le opere di pittori come Filippo, Filippino Lippi e Fra Diamante. Il 20 e 21, al Politeama, Caterina Murina porta in scena La vedova scaltra di Goldoni diretta da Giancarlo Marinelli, con Enrico Bonavera nei panni di Arlecchino.
CENTRO PECCI
Fino al 10 maggio 2026 è possibile visitare Vivono. Arte e afetti, HIVAIDS in Italia. 1982-1996, curata da Michele Bertolino, che ripercorre la storia di artisti e artiste italiani colpiti dall’HIVAIDS, attraverso opere d’arte, poesie, esperienze sonore e video, provenienti da materiali d’archivio e personali. La mostra, curata da un comitato scientifco, desidera interpretare la crisi dell’HIV-AIDS in chiave moderna. Il 22 novembre apre la mostra Luigi Ghirri, Polaroid ’79-’83, che regala uno sguardo inedito sulla produzione
del fotografo italiano del secondo dopoguerra, attraverso un’ampia selezione di Polaroid scattate tra il 1979 e 1983.
Mentre c’è ancora tempo (fno al 2 novembre) per visitare la mostra Davide Stucchi. Light Lights, un viaggio attraverso le sue sculture realizzate tra il 2019 e il 2025, ispirate alla luce.
MUSEO DEL TESSUTO
Dal 25 ottobre l’attesissima mostra Alaïa e Balenciaga. Scultori di forma, nata dalla collaborazione con la Fondazione Azzedine Alaïa. Per la prima volta in Italia una mostra che raccoglie
le venticinque creazioni di Azzedine Alaïa (19352017), iconico couturier della maison, insieme ad altrettanti capi del famoso Cristobal Balenciaga (1895-1972), protagonisti che hanno fatto la storia della couture francese, portata per la prima volta nel museo del Tessuto.
Termina il 21 dicembre, Tesori di seta. Capolavori tessili della donazione Falletti.
BIBLIOTECA LAZZERINI
Dal 25 ottobre al 30 novembre in mostra Prato, cent’anni dopo, una selezione delle fotografe scattate, tra la
fne dell’Ottocento e gli anni’30 del Novecento, dal fotografo amatoriale Martino Meucci, che raccontano la vita cittadina, tra le vie e i vicoli di Prato, e mostrano i cambiamenti che sono avvenuti nel corso del tempo.
PALAZZO PRETORIO
Prosegue fno al 23 novembre, la mostra Lo storico e il mercante. Federico Melis e Francesco Datini, a cura di Angela Orlandi, che ricorre nel settantesimo anniversario della visita di due presidenti della Repubblica, entrambi presenti a Prato nel 1955, per l’esposizione internazionale dell’Archivio Datini.
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CATERINA MURINO SI RACCONTA FRA TEATRO E CINEMA
Caterina Murino è una di quelle donne che non hanno bisogno di grandi manovre per lasciare il segno. Sguardo profondo, voce pacata, energia decisa, mente sempre presente. Nata a Cagliari, debutta nel cinema con Nowhere (2002) di Luis Sepúlveda e conquista il successo mondiale come Bond girl in Casino Royale (2006). Alterna cinema, teatro e tv tra Italia e Francia, dove vive. Simbolo di eleganza e talento mediterraneo è stata madrina della 80° Mostra del Cinema di Venezia (2023). Oggi, all’indomani dall’apertura di un nuovo capitolo della sua vita (neomamma da settembre), l’attrice si racconta, a partire dalla serata che la vede protagonista al Teatro Politeama di Prato con La vedova scaltra di Carlo Goldoni, diretta da Giancarlo Marinelli afancata, tra gli altri, da Enrico Bonavera nel ruolo di Arlecchino e dalla voce fuori campo di Jean Reno, fno all’uscita del nuovo flm-commedia Natale senza Babbo con Alessandro Gassmann e Luisa Ranieri; da novembre in esclusiva su PrimeVideo.
Partiamo dallo spettacolo teatrale che la porta a Prato, il 20 e 21 dicembre. Cosa l’ha colpita di questo testo e del personaggio che interpreta?
Quando si parla di Goldoni, si pensa a Venezia, alle maschere, alla Locandiera, a un Settecento stereotipato. Ma il modo con cui Goldoni ha raccontato le donne è modernissimo, e La vedova scaltra lo testimonia più di ogni altra sua commedia. Profondamente innamorato del mondo femminile, Goldoni è stato uno dei primi autori a parlare di emancipazione femminile, in un’epoca - la fne del Settecento - in cui le donne erano considerate poco più che oggetti. Rosaura, la protagonista, è proprio questo: un ‘oggetto’ che rifuta di restare tale e vuole decidere da sola del proprio futuro. Intorno a lei si muovono i quattro pretendenti, rappresentanti dei grandi Paesi europei dell’epoca - Italia, Francia, Inghilterra e Spagna - in un periodo storico di grandi cambiamenti: le potenze marittime stavano cedendo il passo a quelle continentali, e la ricchezza di Venezia si stava spostando ‘dalla via del mare’ alla
‘via della terra’. Tutto questo si rifette nel testo: Goldoni racconta una donna che sceglie il proprio destino, ma anche un’Europa che si sta ridefnendo. È una commedia sulla libertà, femminile e culturale.
A novembre la vediamo anche nel nuovo flm di Natale di Stefano Cipani. Ci dà qualche anticipazione?
È una commedia tenera, ironica e intelligente in cui Alessandro Gassmann, il protagonista, è un Babbo Natale in piena crisi perché nessuno riesce più a vivere lo spirito autentico delle feste natalizie e per questo scompare di casa, alla vigilia di Natale, lasciando la moglie, Luisa Ranieri, a rimboccarsi le maniche per salvare le feste. Ma la soluzione è nelle mani della Befana, cioè io, e di Santa Lucia, interpretata da Valentina Romana. Tengo molto a questo flm, perché riesce a essere leggero e profondo allo stesso tempo: parla della perdita della meraviglia, e della necessità di ritrovarla.
seguito. Io volevo diventare pediatra! Non ho mai sognato di fare l’attrice, è stato un incontro casuale, quasi fortuito. Ma, una volta che la vita ha scelto per me, sono stata io a remare in quella direzione. Col tempo ho capito che la recitazione è un modo straordinario per vivere tante vite diverse, per comprendere emozioni e realtà lontane dalla propria. È un regalo: puoi capire gli altri, anche nel dolore o nella gioia, e trasformarlo in arte.
Ha esordito nel cinema col botto, nel primo e unico flm di fnzione diretto dal grande scrittore argentino
Luis Sepúlveda. Che ricordo ha di lui, come regista e come uomo?
Ricordo il primo incontro come un momento quasi irreale: per me Luis Sepúlveda era un mito, grazie al successo de La gabbianella e il gatto. Era una fgura carismatica e dolce insieme.
Caterina, che cosa l’ha spinta tanti anni fa ad avvicinarsi alla recitazione?
In realtà non è stato un mestiere che ho in-
Sul set mi ha insegnato moltissimo. Ricordo il primo giorno di riprese: ero nervosissima, venivo dal teatro e lui mi disse semplicemente “ricordati che questa è un’altra intimità”. Mi fece capire che nel cinema bisogna portare tutto dentro, non verso il
pubblico ma verso la macchina da presa.
In quel flm ho interpretato due monologhi: una donna dei sogni, immersa nel tango di Buenos Aires, e un’altra vittima di violenza durante il periodo della dittatura argentina (specchio di quanto davvero aveva subito la moglie di Sepulveda, salvata per un sofo da un militare compassionevole). È stato un banco di prova durissimo, anche perché all’epoca non avevo ancora tutti gli strumenti tecnici e interiori che ho oggi. Ma è stata un’esperienza fondamentale, molto formativa, e un ricordo prezioso.
Bond girl si nasce o si diventa? E qual è il ricordo più divertente del set di Casino Royale?
‘ADORO
PAURA, ADRENALINA...
POI TUTTO ACCADE’
Direi che un po’ si nasce e un po’ si diventa. Essere una Bond girl non signifca solo essere bella o seducente: il personaggio deve avere mistero, intelligenza e una femminilità forte ma mai esibita. È una donna magnetica che colpisce
James Bond non solo per il fascino esteriore, ma per la mente, per la sua capacità di tenergli testa. Il ricordo? Set immensi, ritmi serrati, e una troupe di una precisione im-
pressionante. Ma anche tanta umanità. Daniel Craig era molto concentrato, ma anche estremamente gentile. E poi, ovviamente, l’emozione: entrare in un universo così iconico, che fa parte della storia del cinema, è qualcosa che ti rimane dentro per sempre. Tra cinema, televisione e palcoscenico, qual è l’ambiente in cui si sente più a suo agio? Senza dubbio il teatro. Lo amo profondamente: il lavoro con la compagnia, le prove, le tournée - anche le difcoltà, le stanchezze, gli imprevisti - tutto fa parte di una magia unica. C’è un momento che adoro, quello prima di entrare in scena: la paura, l’adrenalina, il pensiero ‘non ricorderò le battute’… e poi invece tutto accade. È un’emozione che il cinema non può dare, perché lì c’è sempre una ‘rete di protezione’. A teatro, invece, sei vivo, ogni sera è diversa. È diventata mamma da poco: come pensa di conciliare la maternità con i ritmi della tournée teatrale?
Non per tutta la tournée, ma sicuramente di tanto in tanto mio fglio mi raggiungerà ovunque mi trovi.
DI TERESA FAVI
COURTESY ARCHIVIO FRATELLI CIANCHI
Roberto Cianchi nasce a Prato nel 1938 e da allora accompagna la sua città come una melodia fedele. Violinista per vocazione, nel 1970 fonda con il fratello Ferraro lo storico Musicalcentro, bottega di suoni e sogni che per quasi cinquant’anni ha fatto da cuore musicale alla città, accogliendo anche il colorito gruppo folk dei Menestrelli Pratesi. Ama defnirsi ‘artigiano della musica’, ma nelle sue mani ogni nota diventa racconto, memoria, respiro. Dopo due libri dedicati alla storia musicale di Prato, torna oggi con Mi riordo edito da Pentalinea con la veste grafca di Alessandro Patrizi: un diario di vita e armonie dove, pagina dopo pagina, risuona la Prato che canta nel suo cuore pieno zeppo di foto d’epoca inedite. Una vera macchina del tempo, in cui Cianchi intreccia la memoria personale con quella collettiva, restituendo il ritratto di una città operosa e sentimentale, fatta di piazze, cori, orchestre, maggiolate e amicizie che profumano di bottega, spettacoli e serate a suon di musica tra amici. La sua scrittura ha la pacatezza di
un suono che torna ogni volta diverso, più dolce. “Non credo, e non pretendo, di essere considerato uno scrittore” confessa, “sono soltanto un cultore storico, artigiano musicista, che ha inseguito fn da ragazzo una passione viscerale per la musica, e questo sogno, perseguito con tenacia, mi ha consentito di entrare in un contesto che nella nostra città ha impiantato profonde radici”. Quelle radici afondano in una Prato dove la musica era parte del vivere quotidiano, un legame difuso come la polvere di lana, che si posava ovunque. “Grazie ai miei genitori e ai miei fratelli, Lando e Ferraro, che mi hanno introdotto al meraviglioso mondo della musica” scrive, “ho scoperto di benefciare di un patrimonio culturale abbastanza cospicuo: fotografe, documenti, lettere, biografe, cronache cittadine, manifesti, attestati di stima; testimonianze tangibili di quel percorso musicale che ha caratterizzato il nostro territorio”.
Nelle pagine di Mi riordo scorrono i luoghi della sua vita, dove la città diventa spartito.
1. IL MAESTRO GIULIO GABBIANI NEGLI ANNI ‘50
2. ROBERTO CIANCHI
3. SPETTACOLO DEI NUOVI
MENESTRELLI AL TEATRO POLITEAMA
PRATESE, NEL 2019, DA SINISTRA: ROBERTO CIANCHI AL VIOLINO, MARCELLO MIRACCO ALLA CHITARRA, MARILENO QUERCI CANTANTE E SANDRO QUERCI ALLA CHITARRA E REGISTA
4. ALFIERO ROSATI, PRESENTATORE DEI MESTRELLI PRATESI
5. LA FAMIGLIA CIANCHI NEL 1936 (LA MAMMA ALFREDA E IL BABBO
ARMANDO CON I DUE FIGLI LANDO E FERRARO IN GALCETI)
Piazza del Duomo, via Pugliesi, la Camera del Lavoro, il salone comunale, la Curia vescovile, fno al negozio di strumenti musicali in via del Serraglio. Ogni spazio risuona. “Il 18 dicembre del 1955 — ricorda — mio fratello Lando diresse nel Salone Comunale di Prato un concerto del Circolo Mandolinistico Pratese.
Io ero lì, fra i giovani musicisti che sentivano di appartenere a qualcosa di grande: una comunità che vibrava insieme, come le corde dei nostri strumenti”.
È una Prato densa di entusiasmo e di orgoglio, in cui la musica sembra cucire i legami tra le persone come un flo invisibile, attraversando generazioni e stagioni.
Tra i luoghi simbolo di questa geografa sentimentale spicca il Bar Brogi, in piazza del Duomo: “Lo storico Bar Brogi, inaugurato nel 1982, purtroppo non esiste più.
Ha lasciato però un indelebile e piacevole ricordo nella mia memoria: è stato un luogo molto importante nella storia dei Menestrelli Pratesi. Devo ringraziare in particolar modo l’amico Renato Moscatelli, titolare del bar”. La semplicità del ricordo non cancella la sua potenza: basta nominarlo perché torni a vivere l’atmosfera di una Prato che si ritrovava nei bar, nei teatri, nei circoli popolari, nei cortili dove bastavano un violino e una voce per fare comunità. Cianchi osserva tutto con la gratitudine di chi ha suonato tanto e ascoltato ancora di più. “Mettendo insieme tante tessere disordinate alle quali sentivo il bisogno di trovare una giusta collocazione per dare merito al passato, mantenerlo nel presente e gettare le basi per il futuro, sento di aver realizzato un ‘puzzle storico’ in cui è cristallizzata una parte di memoria
pratese, che non vuole centrare l’attenzione sul tessile, noto punto di forza per Prato, ma sulla storia musicale, altrettanto rilevante ed essenziale nella formazione culturale di questa città”.
L’autore intreccia il ricordo dei luoghi al racconto delle persone: maestri, orchestrali, artigiani del suono. Sono fgure che riaforano come note sul pentagramma, dai fratelli Bardazzi al Maestro
Leoniero Simoncini, la monumentale famiglia di musicisti e Maestri, i Gabbiani - dal capostipite Giulio a Roberta che oggi, con il fglio Claudio, è l’anima della Gabbiani Academy -, fno agli amici Menestrelli, che per decenni hanno portato le canzoni pratesi nelle piazze e nei teatri, persino oltre i confni italiani, come a Wangen in occasione del 35° anniversario del gemellaggio tra Prato e la cittadina della Germania sud-orientale. “Poter suonare
con il mio violino la sigla dei Menestrelli Pratesi, Voglio cantare a te città di Prato, davanti a una platea di oltre cinquecento persone, è stato un grande onore e una grande emozione”. C’è in queste parole la certezza che la musica sia ancora oggi la lingua più pura con cui una città può raccontarsi. È una Prato antica e insieme viva, fatta di voci e suoni che non si perdono. E Cianchi ne è l’interprete più fedele: un uomo che ha suonato per tutta la vita e che ora, con lo stesso respiro, accorda le parole come fossero corde. Mi riordo è il suo violino di carta: un modo per restituire a Prato non solo la memoria di ciò che è stato, ma il timbro inconfondibile di ciò che ancora può risuonare; e anche una raccolta straordinaria di musiche e testi di canzoni dedicate alla città e ai pratesi che rischiavano di essere dimenticate per sempre.
GIGI
DI MATTEO GRAZZINI
Firenze è solo un ricordo legato al nome di Carlo Alberto Marchi. Oppure è soltanto un arrivederci, collegato al destino del giornalista protagonista dei primi cinque romanzi di Gigi Paoli, penna ormai storica de La Nazione, pratese-forentino, a seconda delle situazioni e degli anni. Ed in questo momento è tornato a Prato, a guardare la città dall’alto di una collina che, ancora più su, ospita le spoglie di Curzio Malaparte.
Con l’ultimo romanzo, L’ordine del Drago, il terzo del ‘nuovo corso’ post Marchi, Pietro Montecchi, il nuovo personaggio creato da Paoli, arriva molto lontano dalla Toscana e fa uscire ancora di più l’autore dalla comfort zone delle sue prime esperienze letterarie.
Un successo ormai conclamato, una produzione da un volume all’anno che fa reso Paoli uno scrittore di punta per l’editore Giunti e per tutto il panorama nazionale. Montecchi si muove tra Trieste e l’est Europa. È forse anche questo frutto del suo rapporto di amore-odio con Firenze, verso la quale non ha mai nascosto critiche?
Ormai non è la Firenze che ho conosciuto da giovane e che avevo scelto come residenza negli ultimi anni. dovrebbe ritrovare un po’ la sua anima votata alla sua bellezza, fatta di storia e monumenti. Quando
con la Giunti abbiamo pensato alla nascita di un nuovo personaggio, Pietro Montecchi, che è varesino, è stato naturale cambiare anche scenario.
È quindi il neuroscienziato Montecchi è arrivato in Friuli Venezia Giulia... Non solo a Trieste, perché quella bellissima città è una porta verso l’est Europa e infatti nel libro c’è tanto oriente, dalla Slovenia fno alla Transilvania, un altro posto che ha comunque a che fare con la mia sfera personale. Sono luoghi che hanno atmosfere e ambientazioni uniche.
Marchi era un chiaro alter-ego, anche un modo per raccontare la storia personale di giornalista. Per questo nuovo personaggio ha avuto qualche consulenza?
No. Leggo, viaggio, come ho fatto andando più volte a Trieste, mi documento. Rispetto ai romanzi su Marchi il lavoro è diventato più difcile ma anche più gratifcante. Raccontare il lavoro di un giornalista è stato un po’ come mettere in piazza pregi e difetti della professione e tanti colleghi mi hanno detto di essersi ritrovati perfettamente in quello scenario. Non sono un saggista ma il 95% delle cose che scrivo sono vere, accadute o che potrebbero accadere, c’è poco di impossibile. È il ‘verosimile’ di manzoniana memoria.
Fino al 10 maggio Vivono. Arte e affetti, HIV-AIDS in Italia. 1982-1996, al Museo Pecci, è la prima mostra in un museo che ricostruisce la storia dimenticata delle artiste e degli artisti italiani colpiti dalla crisi dell’HIV-AIDS. Nelle sale opere d’arte, poesie e video si combinano a materiali d’archivio e memorie personali per tracciare un possibile percorso che attraversa gli anni dal 1982 al 1996. Le due date sono scelte simboliche: il 1982 è l’anno in cui vengono registrati i primi casi di AIDS in Italia. Il 1996, invece, è l’anno in cui alla XI Conferenza internazionale sull’AIDS di Vancouver sono presentate le terapie HAART che annullano la carica virale. La mostra è un primo tentativo di ricostruzione di una memoria spesso dimenticata o, altre volte, cancellata, ma che è sopravvissuta grazie alla cura di attiviste e attivisti, amici, amiche e familiari delle artiste e artisti coinvolti, persone che non hanno smesso di ricordare. Ma è anche una
risposta a una urgenza sociale, alla affermazione di diritti ancora oggi attualissimi, come il diritto alla salute, alla privacy, alla sessualità, la dignità della persona nella malattia e nella sofferenza, il diritto a compiere le proprie scelte, la libertà. Alcune domande hanno guidato la composizione della mostra: come si vivono l’amore e la gioia quando tutto intorno sembra scuro? Che fine fanno la rabbia e la speranza quando tutto sembra perduto? Come si respira, come si agisce insieme per costruire un futuro in un tempo di minaccia diffusa e vulnerabilità condivisa? Quali alleanze nascono per ritrovare il senso di un sorriso? Quali parole e immagini scegliamo per raccontare le nostre perdite e le nostre vittorie? Come ci guardiamo negli occhi? La proposta della mostra è interpretare gli anni della crisi dell’HIVAIDS in Italia come un momento generativo, in cui si sono formate alleanze inaspettate, in cui l’amore è diventato uno
spazio di azione politica e si è tradotto in sostegno, affetto, cura. Vivono è una storia collettiva e, per quanto possibile, è raccontata coralmente. Vuole essere un possibile ritratto, di una generazione viva dove parole, immagini e voci si intrecciano con sesso, immaginazione e lutto ed evocano utopie che ancora ci appartengono, ancora pulsano, ancora vivono. La ricerca documentale in archivi pubblici e privati è la spina dorsale della mostra.
LE OPERE SCELTE
Nelle sale incontrerai alcune tavole che presentano riproduzioni di documenti di vario tipo. Sono lavagne e tavole di ricerca che presentano una possibile combinazione dei contenuti. Un aspetto importante: i documenti non sono mostrati in ordine cronologico. Ciascuna bacheca li raduna attorno a parole specifiche, che toccano temi diversi. In ordine incontrerai: Virus, Stigma, Cura, Tempo, Merda, Isolamento, Comunità,Festa, Affetto, Desiderio.
Le opere d’arte sono tracce o testimonianze, spesso proposte con schiettezza, come quando si grida a pieni polmoni, altre volte solamente suggerite, come sussurri. Parlano di esperienze di vita, sono fatte di dolore e gioia e coniugano ricerca estetica, attivismo politico e storie personali. Incontrerai anche opere di artiste e artisti internazionali che hanno esposto in Italia tra il 1982 e il 1996, e che hanno avuto un impatto importante sulla comunità artistica o sull’attivismo.
Completano l’allestimento le Coperte dei Nomi, Names Project AIDS Memorial Quilt Sono una serie di coperte, realizzate da amiche, amici e familiari di persone morte di AIDS, per ricordare l’amico o amante: ampie 90x180cm riportano il nome della persona defunta e disegni di oggetti o simboli che possano ricordarla. Sono cucite a gruppi di 8 a creare un pannello di 360x360 cm. È un gesto
di memoria. Troverai anche tre sale dedicate a singoli artisti: Nino Gennaro, Francesco Torrini e Patrizia Vicinelli. Rappresentano tre percorsi specifici di quegli anni: Vicinelli dà alla parola uno spessore fisico, la trasforma in corpo fragile e combattivo, in grado di toccare la libertà. Nino Gennaro parla di affetto e amore, dell’importanza della gioia e del riconoscimento reciproco: unisce immagini e parole. Francesco Torrini guarda al corpo come luogo di memoria e lavora con un’attenzione spirituale laica.
L’ALLESTIMENTO
Il progetto espositivo, sviluppato da Giuseppe Ricupero, mette in relazione gli affetti, le geografie e i corpi presenti nelle sale, attraverso delle strutture sempre diverse che si adattano ai differenti materiali presentati: documenti, opere
d’arte, fotografie, testimonianze, video. L’obiettivo è far avvicinare a quelle storie. Le tre sale monografiche riducono lo spazio del museo a una dimensione più intima e domestica, evocando le traiettorie personali e affettive che accomunano le tre pratiche. Il percorso espositivo si apre con una produzione filmica realizzata. Nel film, le poesie di Dario Bellezza, Massimiliano Chiamenti, Nino Gennaro, Ottavio Mai, La Nina, Marco Sanna e Pier Vittorio Tondelli, poeti che hanno vissuto con HIV e lo hanno raccontato nei loro testi, sono lette da attrici, attivisti e artiste. Le loro parole, spazio di confessione o carne viva che si fa toccare e baciare, prendono vita e precipitano nel tessuto della vita quotidiana contemporanea. Una riflessione sull’amore che arriva a oggi.
LE CREAZIONI DI ALAÏA E BALENCIAGA PER FESTEGGIARE I 50 ANNI DI FONDAZIONE MUSEO DEL TESSUTO
Fino al 3 maggio, in occasione del suo cinquantesimo anniversario la Fondazione Museo del Tessuto, in collaborazione con la Fondazione Azzedine Alaïa di Parigi, presenta la mostra Alaïa e Balenciaga. Scultori della forma: due icone della moda francese per la prima volta in Italia.
Una mostra raffinatissima curata da Olivier Saillard, nata nel 2020 dal desiderio di Hubert de Givenchy di mettere in dialogo due storici talenti della haute couture francese, curata da Olivier Saillard e presentata alla Fondation Azzedine Alaïa nel 2020. In dialogo a Prato come a ParigI, cinquanta abiti provenienti dalla Fondazione Azzedine Alaïa con documenti e video originali dell’Archivio Balenciaga
degli ultimi couturier, in grado di padroneggiare ogni fase di realizzazione di un capo, dalla progettazione alla confezione – dialogano con altrettanti capi del grande Cristobal Balenciaga (1895-1972), in un confronto senza tempo seguendo il fil rouge della forma e del volume. Tra gli abiti esposti, per citare qualche esempio, lo spencer di Alaïa della collezione Couture
Venticinque creazioni di Azzedine Alaïa (1935-2017) – considerato uno
Autunno/Inverno 1986, che trova ispirazione nella giacca Haute Couture 1938 di Balenciaga, o i bolero delle collezioni
Autunno/Inverno 1986 e 1989 che richiamano quello della Haute Couture 1940 di Balenciaga. Quando nel 1968 la Maison Balenciaga chiuse definitivamente, il giovane stilista emergente Alaïa venne chiamato da Mademoiselle Renée – che aveva trascorso diversi decenni al servizio della Maison come vicedi-
‘È IN QUEL PERIODO CHE HO INIZIATO A PRENDERE COSCIENZA DEL FATTO CHE LA MODA È UN PATRIMONIO CULTURALE’
AZZEDINE ALAÏA - COUTURE AUTUNNO-INVERNO 1989
‘PER
rettore generale – a scegliere una selezione di creazioni del Maestro, perché solo le sue mani avrebbero saputo rielaborarle e rinnovarle, senza tradirle. Il giovane Alaïa restò talmente stupito dalle forme, dall’architettura dei tagli e dall’abilità tecnica di ogni capo, che da allora coltivò un profondo rispetto per la storia della moda e considerò l’incontro con il lavoro di Balenciaga il punto di partenza per la riscoperta dei grandi maestri del taglio.
ha preceduti.” (Azzedine Alaïa, Revue des Deux Mondes, 2014).
CONFRONTO ALLA PARI’
“Le clienti mi portavano abiti di Balenciaga e mi chiedevano di accorciare l’orlo: io chiedevo loro se potevo tenere gli abiti e fare invece qualcos’altro di nuovo per loro. È in quel periodo che ho iniziato a prendere coscienza del fatto che la moda è un patrimonio culturale. È importante dare ai giovani stilisti l’opportunità di scoprire il lavoro e le tecniche di chi li
Con questa mostra la Fondazione Museo del Tessuto di Prato prosegue un percorso di studio e di valorizzazione della Moda e dei protagonisti che ne hanno fatto la storia, affrontando per la prima volta il tema della couture francese con due grandi maestri. L’omaggio a Cristobal Balenciaga e Azzedine Alaïa viene così a proseguire idealmente lo studio del Museo del Tessuto sul lavoro dei grandi della moda.
Un percorso che non si è posto limiti territoriali ed è iniziato con gli italiani Gianfranco Ferrè (2014) e Walter Albini, padre del prêt-à-porter italiano (2024) poi gli inglesi Ossie Clark e Celia Birtwell (2022), protagonisti della scena londinese degli anni Sessanta e Settanta del Novecento. Adesso la Francia con questa mostra di grande charme.
RIFÒ, BRAND DI MODA SOSTENIBILE
CHE HA FATTO DEL PASSATO UNA VISIONE VERSO IL FUTURO DI MATTEO GRAZZINI
È un’idea nuova che però non ha niente di insolito. È un concetto moderno ma con secoli di vita. È il genio ispirato dal passato. È l’oggi che guarda al domani con gli insegnamenti di ieri.
Da qualsiasi parte lo si guardi è impossibile separare il successo attuale di Rifò dalla storia del distretto tessile pratese: la capacità di produrre abbigliamento sostenibile riciclando le materie prime di abiti già usati, una soluzione che nel 2025 è ampiamente utilizzata ovunque ma che nel 2017 non era poi così sdoganata, almeno in Italia, dove ‘eco’ nella moda era più un riferimento alle voci che arrivavano dal nord Europa che alla tutela di ambiente e salute. Invece la capacità di volgere in positivo la storica frase malinconica e critica di Curzio Malaparte “tutta a Prato fnisce la storia d’Italia” riferita a scarti e tessuti che fnivano nel carbonizzo, ha rappresentato il successo di Rifò, testimoniato anche dalle eccellenti recensioni che si possono trovare online, il contemporaneo
‘passaparola’ di una volta.
RIFÒ RIPRENDE LA TRADIZIONE DELLA
RIGENERAZIONE TESSILE
CHE A PRATO SI TRAMANDA DA OLTRE UN SECOLO
Per questo per raccontare la storia di Rifò, il primo brand di moda circolare a nascere, non si può non partire da Prato, tracciando col compasso un immaginario cerchio di poche decine di km con il centro in via Filicaia. Lo conferma Niccolò Cipriani, che quasi otto anni fa creò la startup trovando le risorse con un crowfunding, altra pratica usata con lungimiranza, e che ora guida una azienda B Corp, ovvero con impatto ambientale e sociale meritevole di certificazione: “Potevamo nascere solo qui – ammette – perché per il concetto di Rifò è necessario trovare le lavorazioni, ma anche le materie prime e la capacità di trattarle, in un raggio ristretto a una trentina di chilometri. E solo un distretto ampio come quello di Prato, più Pistoia e Firenze, ci potevano assicurare le competenze necessarie col budget ristretto iniziale”.
Otto anni sono tanti per un’industria
che cambia. Prato assicura ancora l’integrità della filiera?
Sì, la fliera ci consente ancora di avere tutte le fasi della produzione ma è necessario investirci e preservarla in questi momenti di difcoltà per tutto il settore tessile.
Cosa vi ha aiutato nel successo, al punto da avere negozi a Milano, Roma e, da novembre, un temporary store anche a Firenze, oltre a centinaia di punti vendita nel mondo?
Il concetto di moda sostenibile e circolare viene sempre più capito e apprezzato anche in Italia. Sappiamo di essere ancora una nicchia nel mercato ma vediamo che la sensibilità dei consumatori sta crescendo e non è più limitata al nord Europa, come quando questo concetto nacque.
A che punto siete rispetto all’obiettivo iniziale che vi eravate prefssi?
All’inizio l’obiettivo era sopravvivere, arrivare a tre anni mantenendo anche la sostenibilità economica e fnanziaria. Ora abbiamo 25 persone che lavorano con noi e quindi possiamo dire che l’obiettivo è stato raggiunto.
Il tutto con uno staf giovane e in linea con le esigenze del mercato, ovvero la comunicazione e l’online
Sì, l’età media del nostro gruppo è di 29 anni ed è una situazione che è nata spontaneamente, perché i giovani sono sicuramente più pronti a capire certe tematiche, hanno più entusiasmo e consapevolezza. Ed anche in questo caso vale quasi del tutto la regola dei 30 km di distanza dal nostro quartier generale di via Filicaia. Rifò a parte qual è la Prato di Niccolò Cipriani?
Io adoro camminare, stare nella natura e vado almeno una volta a settimana sulla Retaia. Quindi Calvana, ma anche l’Acquerino, per allargarsi a tutta la provincia.
Portate il nome di Prato in giro per l’Italia. Vi sembra che sia una città apprezzata come merita?
Prato è sempre stata vista come città industriale, dinamica, aperta, anche in termini molto positivi. Gli ultimi accadimenti però rischiano di oscurarla un po’, quindi c’è bisogno di sistemare alcune cose per evitare che gli venga afbbiata una nomea che non merita.
by Francesca Lombardi layout Melania Branca
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A Prato, la cucina diventa esperienza: la città accoglie nuovi ristoranti che reinventano la tradizione con creatività e cura del dettaglio, ofrendo spazi accoglienti e menù sorprendenti dove ogni pasto diventa un’occasione per vivere sapori, atmosfere e convivialità.
All’Osteria dei Francescaioli la cucina fne dining incontra l’autenticità di un ambiente accogliente. L’idea è semplice ma efcace: ofrire un’esperienza gastronomica di livello senza l’austerità dei ristoranti gourmet. Il nome nasce da una crasi tra San Francesco, la piazza dove sorge il locale, e il ‘cenciaiolo’, la storica fgura pratese legata al commercio dei tessuti. Ad anticiparlo, la parola Osteria: un richiamo a un’idea di convivialità e calore. Il logo, ispirato al rosone della Chiesa di San Francesco, racchiude il Fiore della Vita, simbolo di equilibrio e armonia, valori che la cucina traduce in ogni piatto. L’ambiente è minimalista: legno, ottone
e le tonalità del serpentino e del marmo di Carrara richiamano le architetture medievali pratesi, creando un’atmosfera essenziale ma calda, in perfetto dialogo con la cucina. Ai fornelli lo chef Lorenzo Nesi, con esperienze in Francia e Italia accanto a grandi nomi, propone una cucina essenziale e contemporanea. Il menù, snello e stagionale, alterna piatti di mare, di terra e vegetariani, arricchiti da fuori menù che cambiano ogni settimana. La selezione dei vini è una dichiarazione d’intenti, un viaggio tra cantine meno note, scelte dopo visite e incontri con i produttori. Anche la cucina dialoga con produttori e artigiani: dai salumi de Il Poggiolino agli amari e liquori di Opifcio Nunquam, dai vini del Consorzio di Tutela dei Vini di Carmignano ai formaggi afnati da De’ Magi (piazza S. Francesco, 8A).
TRATTORIA VIVANDA
C’è un nuovo indirizzo in città dove la tradizione italiana torna protagonista, con piatti sinceri, ingredienti di qualità e
un’atmosfera conviviale che invita a sedersi e godersi il piacere della tavola: è Trattoria Vivanda. Nata dall’idea di due amici, Luca Lotrecchiano e Stefano Anfuso, Vivanda racconta l’amore per la buona cucina e per l’accoglienza autentica. Ai fornelli Stefano Anfuso e Marco Fontanelli utilizzano con gusto le materie prime selezionate e danno vita ad una flosofa che mette al centro la qualità. A completare l’esperienza, una carta dei vini dinamica e curata, frutto della ricerca di Luca Lotrecchiano e Simone Mossa. In sala, sono loro a guidare gli ospiti tra etichette italiane e piccole scoperte, suggerendo l’abbinamento perfetto. Vivanda è anche il posto ideale per un aperitivo informale: al banco o seduti ai tavoli all’esterno, si può iniziare la serata con cocktail classici o rivisitazioni vintage. E per chi ha poco tempo la sera, la Trattoria è aperta anche a pranzo, perfetta per un pasto veloce ma di qualità, in un ambiente che sa di casa (via Santa Trinita, 53).
DOPOLAVORO
Nato nei locali del vecchio Circolo Socialista Matteotti, Dopolavoro vuole riportare alla città lo spirito dei circoli di un tempo, fatti di socialità, condivisione e relazioni autentiche. L’idea è semplice: creare uno spazio libero, dove fermarsi per mangiare, bere, ascoltare musica o chiacchierare. La cucina propone piatti semplici e conviviali: dalle olive all’ascolana artigianali agli arrosticini, dai tortelli alle patate fritte con la buccia, passando per contaminazioni internazionali come la gilda spagnola o il pollo fritto giapponese. Non mancano le pizze con impasto fne, sviluppate in collaborazione con il forno Mangiapane. Da bere, una piccola carta di cocktail e vini, curata in collaborazione con Nunquam, valorizza vermouth, amari e produttori locali poco conosciuti. Oltre alla ristorazione, Dopolavoro ospita eventi culturali, corsi, incontri e musica: dalla consolle condivisa ai laboratori di cucina, dai dibattiti su libri e fotografa
alla presentazione di vini e prodotti artigianali (via Verdi, 28).
OFFICINA DOORS
A Prato, il nome Doors evoca ricordi, serate e sapori che hanno segnato più di una generazione. Oggi quello spirito torna a vivere in una nuova veste con Ofcina Doors, il progetto di Carlos Alberto Martinez - storico ristoratore amatissimo della scena gastronomica locale. Il locale, alla Castellina, nasce come una vera e propria ofcina del gusto: un laboratorio di pizzeria dove la sperimentazione è di casa. Qui gli impasti diventano protagonisti assolutiunici per texture e sapore - accanto a focacce, pinse, schiacciate e una selezione di salumi che invita a creare abbinamenti sul momento. L’ambiente è informale e accogliente, con una ventina di posti a sedere, servizio al banco, asporto e delivery: un format contemporaneo pensato per chi cerca qualità senza rinunciare alla praticità. Con Ofcina Doors, Martinez riporta a Prato un modo di
intendere la ristorazione come esperienza autentica e quotidiana, dove il gusto nasce dall’amore per la città e da un impasto che promette di sorprendere (via del Palco, 64).
STURA VINO & COMPANATICO
Un luogo di incontro e di dialogo, dove riscoprire il piacere della condivisione e del tempo passato insieme. Il bancone è il cuore pulsante di Stura Vino & Companatico: qui ci si siede, ci si conosce, si assaggia insieme. È il posto dove gli sconosciuti diventano amici davanti a un bicchiere, dove si raccontano storie, si scambiano consigli e si costruiscono quei momenti speciali che poi restano. Stura nasce proprio con questo spirito: accogliere, far incontrare, creare legami autentici. Il menù cambia con le stagioni, seguendo i ritmi naturali. Ogni vino è scelto con la stessa cura: etichette di piccoli vignaioli, produttori che credono in un’agricoltura rispettosa e in una produzione trasparente. Bottiglie che parlano di territorio, di passione, di attesa (via Giuseppe Verdi, 15).
LAMÉ
Lamé è un luogo accogliente e innovativo, dove l’esperienza gastronomica nasce dall’incontro tra creatività e ascolto. Qui ogni piatto prende forma dal dialogo tra la visione dello chef e i desideri degli ospiti, in un equilibrio continuo tra libertà, stagionalità e curiosità. Il ristorante propone un menù fsso che cambia ogni giorno. Ogni portata è pensata per esaltare la qualità e il sapore degli ingredienti, frutto di una ricerca costante ispirata da esperienze professionali, viaggi, incontri e culture diverse.
Alla guida del progetto c’è lo chef Alberto Sparacino, anima creativa del ristorante e punto di riferimento di una brigata giovane ma esperta. La cena si sviluppa come un unico percorso: sono garantite sei portate, con la possibilità di ampliare l’esperienza aggiungendo altri piatti. Il pranzo, invece, è più leggero ma altrettanto curato. Nella prima fase vengono serviti piccoli piatti con un focus su healthy food. Segue il piatto principale e, per concludere, un dessert o frutta fresca, per
lasciare il palato pulito e appagato (piazza Mercatale, 155A).
CASA TARGI
Casa Targi nasce dal desiderio di trasformare la ricerca del gusto in un’esperienza autentica, fatta di memoria, viaggi e incontri. Ogni piatto è il risultato di un percorso che unisce la curiosità per la materia prima e l’amore per le sue storie: un equilibrio tra innovazione e radici. Il menù degustazione, in continua evoluzione, è il cuore del progetto serale: un invito a lasciarsi guidare da una cucina che cambia, cresce e si rinnova, restando sempre fedele all’idea di far sentire ogni ospite ‘un po’ a casa’. Nel fne settimana, invece, il pranzo diventa un momento di condivisione più semplice ma altrettanto curato, con piatti che seguono i ritmi del mercato e le suggestioni della stagione.
A Casa Targi, i sapori si riconoscono e si rinnovano: parlano una lingua comune, fatta di equilibrio e consapevolezza (piazza Mercatale, 180).
Ci sono percorsi che si intrecciano così profondamente con la vita di una città da diventarne parte della sua identità. È il caso della concessionaria Palmucci, che nel 2025 celebra i suoi settant’anni: una storia che è insieme d’impresa, di famiglia e di territorio. Tutto inizia nel 1956, quando il dottor Manlio Palmucci apre la sua concessionaria in un viale Montegrappa ancora immerso nei campi. All’epoca non si vendevano solo automobili, ma anche elettrodomestici: segno di una visione moderna e concreta, capace di rispondere ai bisogni delle famiglie del dopoguerra e di guardare già avanti. Poi, come Prato cresce e cambia volto, anche Palmucci evolve, seguendo il ritmo della città che da industriale diventa dinamica e contemporanea.
Negli anni Sessanta e Settanta, la concessionaria diventa un punto di riferimento per generazioni di pratesi. È qui che si veniva per ammirare le novità del momento – la sportiva Fiat Dino, l’iconica 500 – e dove l’acquisto di un’auto diventava un piccolo
evento. Oggi, quella stessa passione per la mobilità si è trasformata in una realtà che conta più di dodici brand, tra cui Fiat, Jeep, Lancia, Alfa Romeo, Abarth, Leapmotor, Peugeot Professional e Fiat Professional, afancati dai marchi Volvo, Mazda, EVO e DR Settant’anni dopo la sua nascita, Palmucci continua a incarnare i valori che l’hanno resa una certezza: innovazione, afdabilità, attenzione al cliente. Accanto alla vendita, oggi ofre servizi di noleggio a lungo termine, assicurazione, ofcina e carrozzeria, con un team che unisce l’esperienza di sempre alla spinta dei più giovani. Palmucci guarda al traguardo dei settant’anni non come un punto d’arrivo, ma una nuova partenza. E per celebrare l’anniversario, la concessionaria ha dedicato ai clienti il mese di ottobre con iniziative speciali, incentivi e agevolazioni. Un modo per dire grazie a una città con cui ha condiviso un lungo viaggio – e con cui continuerà a percorrere molta strada ancora.
Pratoreview e Tiratissima Prato insieme per l’uscita del nuovo numero della rivista e la presentazione della speciale cocktail list che ha accompagnato l’estate. Evento in collaborazione con Ginarte e BiAuto Lexus Firenze. Per gli ospiti, vini di Casa Gheller e specialità di Salumi Mannori, Savini Tartuf, salmone Upstream e dolci del Nuovo Mondo.
APERITIVO APOTHEKE
Via Verdi, 17 ph. +39 0574 25099
ARTEGO BAR
Via Garibaldi, 65 ph. +39 388 7897303
BIG EASY
Piazza Mercatale, 177 ph. +39 0574 1824218
BACARO TORTO
Piazza del Duomo, 31 ph. +39 379 2438411
BARTAT
Via Pugliesi, 24 ph. +39 0574 35613
BOTTEGA
DELLE CAMPANE
Via Settesoldi, 2 ph. +39 351 7481552
BOTTEGA PRATO
Piazza Sant’Antonino, 10 ph. +39 0574 1828554
CAFFÈ 21
Viale Piave, 5 ph. +39 0574 42064
CAFFÈ POIROT
Via Benedetto Cairoli, 56 ph. +39 0574 1828007
CAVEAU
Via Settesoldi, 36/38 ph. +39 0574 063153
DA LUCIO
Piazza del Comune
DOVEC’ERALACOPPE
Via Udine, 56 ph. +39 0574 961591
FITZ GIN BAR
Via Cesare Guasti, 14 ph. +39 392 2008894
FRARI
Via Garibaldi, 120 ph. +39 334 3442532
I FRARI DELLE LOGGE
Piazza del Comune,16 ph. +39 0574 35490
GRADISCA 1973
Via Settesoldi, 30 ph. +39 0574 1827470
I BIRBONE
Via Settesoldi, 42I ph. +39 377 0838696
IL SINDACO
BACARO DI PRATO
Via Santa Trinita, 9 ph. +39 388 1441486
LAB 59100
Via Settesoldi, 25 ph. +39 348 0588472
LA TAZZA D’ORO
Viale della Repubblica, 290 ph. +39 0574 593771
LE BARRIQUE
Via G. Mazzoni, 19 ph. +39 0574 30151
MAG56
Via Don G. Arcangeli, 58 ph. +39 389 1689731
OZNE
Via Pugliesi, 35 ph. +39 0574 076857
PLANTAGO NATURAL
WINE BAR
Piazza del Duomo, 12 ph. +39 0574 1824047
PO’STÒ CAFÈ
Via Borselli, 89 ph. +39 0574 965208
PRATO CITY
Via Valentini, 7 ph. +39 0574 964673
SQUISIO
Via Santa Trinita, 87 ph. +39 328 4269495
SNODO BIRRERIA URBANA
Via Galcianese, 23c ph. +39 0574 966269
STURA!
VINO & COMPANATICO
Via Giuseppe Verdi, 15 ph. +39 375 9213193
TO WINE
Viale della Repubblica, 23 ph. +39 0574 550462
WIRED
Via Pugliesi, 2 ph. +39 392 4520625
RISTORANTI
A CASA GORI
Piazza Sant’Agostino, 14 ph. +39 0574 24893
A MANGIA’ FORA
Via Sant’Ippolito, 16 ph. +39 328 3032343
ANTICHI SAPORI
Via F. da Filicaia, 40/A ph. +39 0574 461189
BAGHINO
Via dell’Accademia, 9 ph. +39 0574 27920
BOVES
Via dei Lanaioli, 31 ph. +39 0574 742052
CARGO BAR BISTROT
Centro Pecci
Viale della Repubblica, 277 ph. +39 0574 531829
CASA TARGI
Piazza Mercatale, 180 ph. +39 0574 847698
CHE CICCIA C’È
Piazza del Collegio, 9 ph. +39 0574 30416
DOMUS
CARNI DRY AGED
Via Giuseppe Valentini, 102 ph. +39 0574 1821221
DOPOLAVORO
Via Giuseppe Verdi, 28 ph. +39 0574 1826528
IL DEK ITALIAN BISTROT
Piazza delle Carceri, 1/2 ph. +39 0574 475476
ENOTECA BARNI
Via Ferrucci, 22 ph. +39 0574 607845
GI DOC RISTOBISTRÓ
Via dell’Accademia, 49 ph. +39 0574 611069
IL CAPRIOLO
Via Roma, 306 ph. +39 0574 1825326
IL MERCANTE SOGECO
Via Traversa il Crocifsso, 47 ph. +39 0574 627174
IL PIRANA
Via Valentini, 110 ph. +39 0574 25746
INTERLUDIO
Via Pomeria, 64 ph. +39 0574 605200
LA BOTTEGA
DEL TIRO A SEGNO
Via di Galceti, 68 ph. +39 0574 693707
LAMÉ
Piazza Mercatale, 155/A ph. +39 0574 755473
LE FONTANELLE
Via Traversa del Crocifsso, 7 ph. +39 0574 622316
LE GARAGE BISTROT
Piazza San Domenico, 26 ph. +39 0574 24842
LIMONAIA 22
Via Firenze, 83 ph. +39 0574 592515
MADDALENA
Piazza Sant’Agostino ph. +39 0574 31734
MANGIA
Via Ferrucci, 173 ph. +39 0574 57291
MEGABONO
Via Ser Lapo Mazzei, 20 ph. +39 347 8908892
MOLO16 FISHBAR
Via Settesoldi, 16 ph. +39 333 3254569
MURÀ
Piazza San Marco, 24 ph. +39 0574 961941
MYO RISTORANTE
Centro Pecci
Viale della Repubblica, 277 ph. +39 0574 1597312
OSTERIA
DEI FRANCESCAIOLI
Piazza S. Francesco, 8/A ph. +39 0574 040511
OSTERIA SU SANTA TRINITA
Via de’ Neroni, 4 ph. +39 0574 605899
PACA
Via Fra’ Bartolomeo, 13 ph. +39 0574 1820222
RAGIONA
Via del Melograno, 40 ph. +39 0574 1597416
RISTORANTE LA NASSA
Piazza Mercatale, 136 ph. +39 0574 606082
SCHIACCINO
Museo del Tessuto
Via Puccetti, 3 ph. +39 380 1795969
SHARK
Piazza S. M. delle Carceri, 5 ph. +39 0574 20523
SU.GO
Via Pomeria, 84 ph. +39 324 7837711
TO WINE IN PIAZZETTA
Via Cairoli, 15 ph. +39 0574 965874
VIENNA
Viale Piave, 41 ph. +39 371 3765085
TRATTORIE
AROMA DI VINO
Via Santo Stefano, 24 ph. +39 328 9557490
LA FONTANA
Via di Canneto, 1 ph. +39 0574 27282
LAPO
Piazza Mercatale, 141 ph. +39 0574 23745
OSTERIA CIRIBÈ
Piazza Mercatale, 49 ph. +39 0574 607509
OSTERIA LE CENTO BUCHE
Via degli Abatoni, 7 ph. +39 0574 694312
SOLDANO
Via della Sirena, 10 ph. +39 0574.830913
Via Pomeria, 23 ph. +39 0574 34665
TRATTORIA VIVANDA
Via Santa Trinita, 53 ph. +39 0574 1953198
PIZZERIE
CAVALLINO ROSSO
Via Curtatone, 3 ph. +39 0574 23143
DA TOMMI
RIDAMMI UN BACINO
Via Cesare Guasti, 11 ph. +39 0574 1594200
ELEMENTI
Via Agnolo Firenzuola, 33 ph. +39 331 393 3068
FANCY KING
Via Valentini, 21 ph. +39 0574 581343
IL BORGO ANTICO
Via Gherardacci, 25/27 - Iolo ph. 0574 622707
IL RAGNO
Via Valentini, 133 ph. +39 0574 596700
IL SIPARIO
Via Firenze, 40 ph. +39 0574 562282
LA TORTELLERIA
Via Bologna, 196 ph. +39 0574 692641
OFFICINA DEI GUSTI
Via del Capannaccio, 4 ph. +39 347 4997110
OFFICINA DOORS
Via del Palco, 64 ph. +39 379 3045341
OPIFICIO JM
Piazza San Marco, 39 ph. +39 0574 870500
PASSAPAROLA
Viale Galilei, 8 ph. +39 0574 468350
PIZZERIA MAGGIE
Via Bologna, 326 ph. +39 0574 460493
SECONDO TEMPO
Via F. Ferrucci, 164 ph. +39 0574 182 8960
TIRATISSIMA
Viale della Repubblica, 236 ph. +39 334 3565349
VOGLIA ‘E TURNA!
Via dei Lanaioli, 30 ph. +39 0574 754592
CUCINA ETNICA E BIO
CAVEAU RESTAURANT
Viale della Repubblica, 225 ph. +39 0574 022227
DE’STO BY KIZUNA
Via Jacopo Modesti, 9 ph. +39 0574 206959
FISH NUDE
Via Quirico Baldinucci, 3 ph. +39 350 0936626
GINZA JAPANESE
Via Traversa Il Crocifsso, 5 ph. +39 0574 966858
ISSHIN RAMEN
Via Roma, 113 ph. +39 0574 206160
JINDALAI KOREANA
Via Pietro Mascagni, 57-61 ph. +39 388 1778110
KALDI’S KAFFE
Via Settesoldi, 31 ph. +39 339 535 5010
LA COVA TAPAS BAR
Via Santa Trinita, 3
L’ORTO DI NENÈ
Via Santa Trinita, 47/A ph. +39 349 8478186
MOI OMAKASE
Viale Piave, 14 ph. +39 0574 065595
ŌPAHA
Piazza del Collegio, 3 ph. +39 0574 968838
RAJA
Piazza del Collegio, 8 ph. +39 0574 32032
RAVIOLI LIU
Via Fabio Filzi, 39 ph. +39 0574 830973
RAVIOLI DI CRISTINA
Via Cavallotti, 36 ph. +39 0574 1820920
SEVI BISTROT
Piazza Mercatale, 134 +39 376 2577899
TODO BIEN
Via Settesoldi, 11 ph. +39 389 0013201
YOXI YOXI
Via Valentini, 61 ph. +39 0574 596942
OUTSIDE
ARTIMINO
BIAGIO PIGNATTA
Viale Giovanni XXIII, 1 ph. +39 055 8718086
BOTTEGA PERUZZI Via Cinque Martiri, 21 ph. +39 055 8718322
CANTINE DEL REDI Via 5 Martiri, 29 ph. +39 055 8751408
CIRCOLO DA MARIO Via Cinque Martiri, 70 ph. +39 327 8358590
DA DELFINA
Via della Chiesa, 1 ph. +39 055 8718074
BACCHERETO
LA VINSANTAIA
DI CAPEZZANA
Via Capezzana, 43 ph. +39 334 9499402
CANTAGALLO
IL GHIRIGHIO
Loc. Migliana, 29 ph. +39 0574 981103
LA CASTAGNA Via di Migliana, 40 ph. +39 0574 981791
CARMIGNANO
SU PE’I’ CANTO Piazza Matteotti, 25/26 ph. +39 055 8712490
VILLA LE FARNETE Via Macia, 134 ph. +39 055 8719747
FILETTOLE
LOGLI MARIO
Via Carteano, 1 ph. +39 0574 23010
POGGIO A CAIANO
LA FURBA Via Statale, 99 ph. +39 055 8705316
VAIANO
BOTTEGA 325
Via Val di Bisenzio, 159/3 ph. +39 0574 1672052
LA LOCANDA DEGLI ARTISTI Via Bertini 76 - Schignano ph. +39 0574 983436
LA TIGNAMICA
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VERNIO
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Consigli a trecentosessanta gradi seguendo il percorso degli astri
ARIETE (21 marzo - 20 aprile)
Non è la vostra stagione preferita, perché i pianeti sono in segni lontani, ma avete in novembre l’appoggio di Marte e in dicembre di Venere e Mercurio dal Sagittario: energie stimolanti e positive.
TORO (21 aprile - 20 maggio)
Nervosismo in ottobre, alti e bassi afettivi in novembre, ma da metà dicembre situazione in ripresa. I nati 10-15 maggio benefciano ancora delle energie gioviane per spiritualità e questioni pratiche.
GEMELLI (21 maggio - 21 giugno)
Novembre e dicembre ricchi di alti e bassi emotivi ed energetici per le opposizioni prima di Marte, poi di Venere e infne di Mercurio dal segno del Sagittario. A fne anno serve lucidità mentale.
CANCRO (22 giugno - 22 luglio)
Non si esauriscono le benefche energie di Giove, che riguardano i nati dal 12 al 17 luglio: ofrono tanto entusiasmo con nuove opportunità in vari settori della vita. Da curare l’alimentazione.
LEONE (23 luglio - 23 agosto)
Da inizio novembre Marte protettivo vi spinge in avanti, in dicembre Venere e Mercurio vi sorridono. Plutone, psicoanalitico archetipo del profondo, porta i nati 23-26 luglio ad autoanalisi interiori.
VERGINE (24 agosto - 22 settembre)
In novembre, prima e seconda decade con alti e bassi per Marte contrario. Terza decade costruttiva per gli aiuti di Giove e Urano. Netta ripresa da metà dicembre per l’entrata dei pianeti in Capricorno.
(23 settembre - 22 ottobre)
Giove sempre dissonante consiglia ai nati 13-18 ottobre di curare l’alimentazione, proteggere il fegato e vigilare sulle questioni fnanziarie. Marte vi supporta da inizio novembre a metà dicembre.
SCORPIONE (23 ottobre - 22 novembre)
In ottobre, Marte nel segno spinge all’arrembaggio e non permette di rifettere. La situazione migliora nella seconda parte dell’autunno. Nati 12-17 novembre con slancio e intuito verso nuovi progetti.
SAGITTARIO (23 novembre - 21 dicembre)
Da novembre risentite della pressione marziana per una fase tesa, ma costruttiva. Infatti, da inizio dicembre dolci carezze vi giungono da Venere e idee brillanti da Mercurio. Terza decade afaticata.
CAPRICORNO (22 dicembre - 20 gennaio)
Giove opposto è insidioso per la terza decade: dà scarsa capacità di coordinare e organizzare. Da metà dicembre Marte nel segno porta intraprendenza e… impegni, ma da afrontare con equilibrio.
ACQUARIO (21 gennaio - 19 febbraio)
Continua il transito dell’asteroide Pallade, stimolante per la mente, come la Dea Atena nata dalla testa di Giove. Ottime le energie da novembre a metà dicembre, anche se con alti e bassi nei sentimenti.
PESCI (20 febbraio - 20 marzo)
Il rientro di Urano in Toro attenua la tensione dei nati 20-21 febbraio. Nati 10-15 marzo sempre sulle ali della spinta gioviana. Per tutti, novembre con troppi impegni, ripresa da metà dicembre.
a cura di Claudio Cannistrà, la “Bottega dell’Astrologo”, Associazione culturale pratese Le indicazioni interpretative si riferiscono alla sola posizione del Sole nei segni, perché un’analisi previsionale specifca richiede la conoscenza di data, ora e luogo di nascita del soggetto. Per informazioni sui corsi e le attività culturali organizzate scrivere a: labottegadellastrologo@gmail.com; canniclau@libero.it Disegni dei segni zodiacali opera di Pacpainter - www.pacpainter.it