Firenze made in Tuscany n.45

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ornamental function back then. In the middle of Palazzo Davanzati’s courtyard, concealed behind a stone grille, is an underground cistern which allowed to store rainwater for various uses over the year. Disguised on the terracotta-tiled floor of the palazzo’s first-floor hall are trap doors which were used as machicolations for defensive purposes. Stones, faeces, boiling water and even boiling cooking oil could be dropped on attackers to keep them from coming inside the building. Terracotta was the most widely used domestic flooring material. Terracotta from Impruneta, well-known since the 11th century, was a favorite with the local artisans, who added marl, a special clay, to terracotta to make it waterproof. Terracotta was cut into diamond, square or triangle-shaped tiles to pave the floors of manor houses, such as Palazzo Medici Riccardi, Palazzo Davanzati and Palazzo Pitti where the floors were paved with marble or, as shown in the Stove Room, with strong and colored majolica tiles. During the Renaissance age, floor coverings became a “status symbol”, reflecting the wealth and power of their owners, which can be clearly seen at Palazzo Pitti, as well as at Palazzo Vecchio, where the oldest floors are found: from the terracotta and marble floor of the Room of Opis - in the Apartments of the Elements, the private quarters of Cosimo I - to the Room of Leo X, where the flooring design reproduces the ceiling’s sections, like in the small study next to the Room of Cosimo. Sometimes, floors served only an architectural purpose, such as the grey sandstone molding that Brunelleschi used to give the optical illusion of elevation in the Pazzi Chapel of the Church of Santa Croce. Michelangelo designed the floor for the Laurentian Library that would provide the ideal surface for a reading room. The terracotta and marble “embroideries” were added later on by Niccolò Tribolo. A highly decorated flooring is also found in the adjacent church of San Lorenzo where a porphyry circle, the symbol of royalty, covers the tomb of Cosimo the Elder, and in the Princes’ Chapel, with its wealth of late-Renaissance patterns. Symbolism, however, found its way into modern times too. The flooring designed by Gamberini for the Train Station was intended to contrast with the Gothic architecture of the nearby Church of Santa Maria Novella. And the flooring of the arcade lining Piazza della Repubblica was designed to celebrate Florence as capital of Italy. Once in a while, it may be worth walking face down. pietra che campeggia al centro del cortile di Palazzo Davanzati: serviva per raccogliere le acque piovane, che venivano usate per vari scopi durante l’anno, in una cisterna sotterranea. Così come nel salone del primo piano il pavimento in cotto nasconde delle botole usate come piombatoi di difesa. Sì, avete capito benissimo. Se qualche malintenzionato si introduceva a palazzo sarebbe stato sorpreso da un’improvvisa gragnuola di sassi, escrementi, acqua bollente e talvolta olio. E’ dunque il cotto a essere largamente impiegato per i pavimenti domestici. Quello dell’Impruneta, famoso fin dall’XI secolo, era tra i favoriti perché gli artigiani ci aggiungevano il galestro, una speciale argilla che lo impermeabilizzava. Losanghe, quadrati, triangolini come si trovano a palazzo Medici Riccardi, e nelle stanze di palazzo Davanzati o semplici mattoni rettangolari usati per le cucine. Lo si trova anche a Palazzo Pitti dove, oltre al cotto, si faceva uso di marmi o, come si vede nella stanza della Stufa, della maiolica resistente e colorata. Ed è nel Rinascimento che si cominciano a creare i pavimenti che arredano e raccontano la potenza dei committenti. E se a Pitti non c’è che l’imbarazzo della scelta, a Palazzo Vecchio rimangono i più antichi. Da quello in terracotta e marmi - nella stanza di Opi del Quartiere degli Elementi - dove campeggia il nome di Cosimo I, alla sala di Leone X dove il disegno del pavimento ripropone le partizioni del soffitto, così come nello scrittoio attiguo alla Sala di Cosimo. A volte il pavimento ha solo uno scopo architettonico, come la modanatura in pietra serena che Brunelleschi sceglie per creare un effetto ottico di innalzamento della cappella Pazzi in Santa Croce. Anche Michelangelo, per la Biblioteca di San Lorenzo, pensa a un pavimento che accompagni la lettura. Sarà poi Niccolò Tribolo, a “ricamarlo” con cotto e marmo. Così come lo è la maggior parte del pavimento nell’attigua chiesa, dove una ruota in porfido, simbolo di regalità, copre il sepolcro di Cosimo il Vecchio, o nella Cappella dei Principi dove trionfa la fantasia tardorinascimentale. Ma il simbolismo riesplode anche in tempi più recenti. E’ a lastroni bianchi e rossi il pavimento scelto da Gamberini per la Stazione, che fa dialogare l’Est all’Ovest, ponendosi come contraltare della vicina chiesa di Santa Maria Novella. Ed è ancora un simbolo, stavolta di opulenza ritrovata, il pavimento della galleria di piazza della Repubblica per celebrare Firenze Capitale. Una volta tanto merita camminare col naso all’ingiù. 136 Firenze | made in Tuscany


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