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MARZO 2011

cultura

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Velia Papa, direttore della Fondazione Teatro delle Muse, ospite agli “Incontri” di Alceo Moretti

“Scelte all’insegna della sostenibilità economica; nella condivisione un valore” SILVANA CORICELLI

Moretti, chiamate a trovare “una propria sostenibilità economica”, dunque capaci di “scelte

C

ontenimento dei prezzi, tenendo ferma la barra della qualità. Di tutta evidenza i risultati di una politica che, di concerto con il direttore artistico Alessio Vlad, è intenzionata a potenziare: il numero degli abbonati alla Stagione lirica delle Muse registra, quest’anno, un incremento del 40 per cento. Alla gestione del Massimo di Ancona, d’altra parte, si è avvicinata con questo spirito: “Per mettere in pratica e dimostrare la giustezza di ciò che insegno”. Molti e prestigiosi gli organismi culturali che si sono avvalsi delle sue capacità: l’istituto“Greta” di Parigi, un nome per tutti, oltre alle università, attualmente docente alla Politecnica delle Marche. Materia: Economia e Gestione delle Imprese dello Spettacolo, quelle “aziende della cultura”, come le definisce Velia Papa agli “Incontri” di Alceo

corso della sua intervista con Moretti: il riferimento, in generale, ai diversi settori dello spettacolo e

forza per il sistema marchigiano, dice Velia Papa, e la sottolineatura è sull’ “occasione importan-

funzionalità al sistema. “Condividere –commenta la Papa- significa democratizzare l’accesso al

Vasta esperienza, al servizio della cultura

a dimostrazione della stessa”. Ottimizzazione delle risorse, lotta agli sprechi, le “brutte abitudini” da scardinare perché “le istituzioni culturali hanno una responsabilità nei confronti del mondo economico”: insediandosi nel suo incarico alla direzione della Fondazione Teatro delle Muse – nominata un anno fa, in pieno tsunami finanziario per i noti tagli ai fondiVelia Papa parlava di nuovi modi di produzione che la Fondazione può lanciare risparmiando. E sulla necessità di investire nella produzione, “processo in cui bisogna credere”, pone l’accento nel

Guerri al Rotary Club Ancona

Il cinema e la memoria Preserva la memoria del cinema italiano. Centomila pellicole conservate, una collezione che aumenta ogni anno per copie di legge e per acquisizioni. Una quantità di materiale enorme, fragile, che salvaguarda con complicati interventi di restauro e diffonde. L’altra colonna portante è la didattica, continuando a formare i professionisti della cultura cinematografica del nostro paese. Storia tutta italiana quella che il marchigiano Alberto Guerri, responsabile dell’Archivio fotografico di Cinecittà, racconta durante l’incontro conviviale con cui il Rotary Club Ancona ha festeggiato il proprio compleanno, il 63°. Cineteca nazionale e Scuola nazionale di cinema i due principali settori attraverso cui trova articolazione l’attività del Centro sperimentale di cinematografia: anno ufficiale di nascita il 1935, anche se la Scuola è attiva già da qualche tempo, ideata dal regista Alessandro Blasetti, operando in collaborazione con Anton Giulio Bragaglia. Progetto fortemente voluto, come per Cinecittà, da Mussolini ma soprattutto da Galeazzo Ciano, “è in uno scorcio di fascismo che viene messa la pietra miliare della Scuola, struttura che sin dall’inizio –spiega Guerri- si è posta come luogo franco, sopravvivendo alla dittatura e alla guerra”. Luigi Chiarini, Umberto Barbaro, Alessandro Blasetti figure chiave nel dare argine a risvolti prettamente propagandistici. Il cinema per il cinema: “Fuori dagli schemi e dalle ideologie”. Una palestra per talenti che annovera i geni di Antonioni, Germi, De Santis. “Una grande scuola di allievi, maestri e molti illustri ospiti, da Chaplin a John Ford”. Un’autentica fucina di artisti e la carrellata di ricordi recenti riecheggia i nomi di Muccino, Virzì, Verdone. Un omaggio a Giuseppe Rotunno, prestigioso direttore della fotografia, da parte di Guerri, ricordando anche l’altro grande incontro fatto al Centro: quello con il costumista Piero Tosi. Si. Cor.

Velia Papa è direttore della Fondazione Teatro delle Muse di Ancona e direttore artistico di Inteatro, deus ex machina del Festival internazionale di Polverigi cui ha dato precisa impronta, facendone un incubatore di professioni artistiche e manageriali. Vasta la competenza accumulata, ha lavorato alla fondazione, agli inizi degli anni Ottanta, dell’Amat, mantenendo l’incarico di direttore del circuito fino al 1992; ha costruito e diretto la prima esperienza di stabilità teatrale pubblica delle Marche (Teatro Stabile) dal 1989 al 1997. Particolari le capacità sviluppate nei

settori dell’innovazione artistica e della promozione delle giovani generazioni, ambito in cui ha recentemente creato il progetto Ifa (Inteatrofestival Academy), un’esperienza residenziale di alta formazione artistica a cui partecipano giovani da tutto il mondo. Ha partecipato alla fondazione dei maggiori network teatrali europei ed ha collaborato con Festival internazionali (Szene-Salzburg, Acarte Lisbona); in qualità di relatore e docente ha partecipato a prestigiosi convegni e seminari in Italia e all’estero (San Francisco, Curitiba, Parigi, Barcellona, Murcia, Tunisi, Zurigo, Londra, tra le molte

città). Ha curato la produzione di decine di spettacoli, molti dei quali hanno ottenuto riconoscimenti e premi nel nostro Paese e anche fuori dai confini nazionali. Nel 2005 è stata nominata assessore alla Cultura, Spettacolo e Promozione del Comune di Senigallia; nel biennio 2008/2009 ha fatto parte della Commissione nazionale Musica istituita presso il Ministero per i Beni e le Attività culturali e, per la Regione Marche, dell’Osservatorio regionale dello Spettacolo. E’ attualmente docente di Economia e Gestione delle Imprese dello Spettacolo presso l’Università Politecnica delle Marche.

della cultura “per sviluppare un tessuto” di competenze e professionalità, con evidenti risvolti sotto il profilo occupazionale. Convinto sostenitore della via della coproduzione il maestro Vlad –“Persona di grande competenza, un valore per il Teatro di Ancona”-, alimentando sinergie tra le risorse artistiche del territorio: un punto di

te” che il “creare una rete di scambio” per la messa in comune di pratiche e di esperienze può rappresentare. Dunque, la rete suscettibile di diventare “un grande valore aggiunto”: in questa direzione le linee guida della Regione all’insegna dell’aggregazione, prevedendo la costituzione di un organismo tra enti per una nuova governance che assicuri migliore

lavoro nel mondo della cultura, moltiplicando e distribuendo le opportunità. Bisogna prendere esempio dalle imprese che anche in tempi di crisi riescono a tenere il mercato: specializzarsi, insomma, e mettere insieme le competenze. Facendo di più e meglio, perché la sottrazione di risorse non può tradursi in una contrazione del lavoro”. La

La scomparsa di Zampetti, figura eminente dall’indimenticabile impronta Si è spento all’età di 97 anni nella sua casa di Treviso, dove si era trasferito qualche anno fa. Uomo di grande sensibilità culturale ed artistica, Pietro Zampetti era nato ad Ancona e si adoperò alacremente per la valorizzazione della sua terra. Intellettuale poliedrico e raffinato, insignito della Medaglia d’oro della Presidenza della Repubbli-

ca come Benemerito della cultura e dell’arte, mise a frutto le sue capacità anche con l’impegno nelle istituzioni, sempre facendo dell’amore per la cultura il fulcro delle sue attività. Storico dell’arte, docente universitario, agli inizi degli anni ‘90 assessore alla Cultura del Comune di Ancona, diresse le Belle Arti a Venezia, tra gli altri incarichi, ed il Centro beni

culturali della regione Marche. Indimenticabile la sua impronta nel capoluogo, dove diede un contributo essenziale per il recupero ed il rilancio della storia e del patrimonio della città dorica. Suo, ad esempio, il progetto “Podesti”, che prevedeva una serie di mostre d’arte alla Mole dedicate a grandi autori anconetani. Critico attento e lungimi-

proposta di un consorzio unico Muse Stabile? “E’ giusto trovare un modo per razionalizzare: si tratta di due Fondazioni che abitano nello stesso luogo, il Teatro di Ancona, logico pensare ad un coordinamento e ad una semplificazione, tenendo però saldo l’obiettivo del lavoro”. Un inciso sull’importanza di utilizzare “in tutte le sue articolazioni” un edificio complesso, che incarna un forte potenziale, costituendo, già per posizione urbanistica, un “biglietto da visita” per il capoluogo marchigiano: “Le Muse hanno intrecciato un rapporto interessante con la città. Un legame stretto, che va saldato il più possibile: tante e diverse le iniziative che un contenitore così grande può ospitare. Naturalmente bisogna sempre cercare il bandolo della matassa e far quadrare i conti”. Messa in funzione, intanto, dei servizi di cui è dotata la struttura: “L’apertura di musecaffè è solo l’inizio”: accoglienza del pubblico che aspetta di entrare in biglietteria, i diversi spazi ristoro sempre aperti un preciso obiettivo di Velia Papa. Nella cornice di un “teatro verde”, eco-sostenibile: “Divulgazione di buone prassi, utilizzando i luoghi della cultura anche per promuovere un’educazione ambientale”.

rante, a Zampetti il merito di aver posto nella giusta luce quel particolare periodo artistico denominato Rinascimento adriatico, e di essersi dedicato alla valorizzazione di pittori che segnarono la storia dell’arte marchigiana, come Carlo Crivelli, Lorenzo Lotto, Simone De Magistris, Vincenzo Pagani e gli autori della scuola camerinese. Fra i suoi innumerevoli scritti, l’imponente opera “Pittura nelle Marche”. Ro. Ma.

La corsa vincente di Lupano e Giammarini Corri, corri. Vite a perdifiato, ma se ti lanci troppo rischi di cadere. Corri che la vita si dipana, tieni il ritmo, batti il tempo, ma questo tempo è già passato. E sono incursioni violente dal fondo, fotogrammi repentini che squarciano il cielo stellato e via via si fanno varco nello spazio sospeso di un luogo senza più riferimenti, straniante come un sogno in bilico sul crinale dell’incubo. La New York in bianco e nero che campeggia all’inizio è cifra di una versione che si addentra nei risvolti onirici del pluripremiato testo di Edoardo Erba. Bianco e nero, luce ed ombra, gli archetipi del teatro anche nella dialettica di opposti che la coppia incarna: Mario e Steve, due amici fianco a fianco nel loro allenamento in tenuta ginnica, due uomini che si

raccontano, si confrontano, così vicini nella fisicità della corsa, così lontani, irraggiungibili. La “Mara-

Giorgio Lupano e Cristian Giammarini interpreti di “Maratona di New York” tona di New York” di Giorgio Lupano e Cristian Giammarini, interpreti e

registi della produzione firmata Stabile delle Marche, tocca le corde dell’emozione. Caricando di suggestioni la complessità di un messaggio dal finale aperto: “La corsa una metafora della vita”, come hanno sottolineato i due attori durante il loro incontro con il pubblico alla libreria Feltrinelli di Ancona, in occasione della messa in scena dello spettacolo nell’ambito della rassegna “Offe Side”. Vincente la sfida che il marchigiano Giammarini e Lupano, volto noto per le numerose partecipazioni alle fiction televisive, si erano posti nell’affrontare il testo di Erba, fra i più tradotti e rappresentati al mondo: “Ci è apparsa da subito come una possibilità di mettere

alla prova la nostra capacità di raccontare una storia attraverso il teatro”. E chi a teatro li guarda si affeziona alle loro vite, brani di quotidianità che s’affacciano dalla vivacità dei dialoghi, parole che riconsegnano pensieri, fragilità, umori, sempre più rarefatte nello spaesamento di un mondo iperreale, allucinato. Un’ora scandita da un metronomo che non obbedisce alle regole consuete del tempo e prepara al colpo di scena finale: adesso si commuove il pubblico che Mario e Steve ha seguito fino all’ultimo, sul ritmo stesso della loro incessante corsa di atleti che si preparano alla maratona. Il pubblico straniato, fino all’ultimo partecipe di uno straniante tentativo di raggiungere la meta. Applausi e applausi. Con groppo in gola. Silvana Coricelli


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