Global Science 12/2016 - Incontri ravvicinati con il Pianeta Rosso

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DICEMBRE 2016

INCONTRI RAVVICINATI CON IL PIANETA ROSSO global science - 1

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di Nichi D’amico - presidente INAF @mediainaf

Possiamo affermare con certezza che l’anno che sta per finire è stato l’anno di Marte, e con altrettanta certezza possiamo affermare che l’avventura italiana sul Pianeta Rosso è solo al suo all’inizio.

In questo 2016 l’attenzione è stata focalizzata su Marte già dal 14 marzo, al momento del lancio della missione europea ExoMars, tutta dedicata alla ricerca di tracce di vita e ad una più profonda comprensione di quello che ormai sembra essere il candidato designato per il primo tentativo di colonizzazione di un altro pianeta da parte dell’uomo. L’attesa è andata crescendo fino ad ottobre, quando ExoMars ha raggiunto il suo l’obiettivo e dal satellite TGO (Trace Gas Orbiter) si è staccato il modulo Schiaparelli.

Global Science ha seguito la missione fin dal lancio, con l’intento di divulgare al grande pubblico l’andamento e le finalità di una missione che vede il nostro paese coinvolto in modo determinante, con il contributo fondamentale dell’Istituto nazionale di Astrofisica e dell’Agenzia Spaziale Italiana, cercando di far conoscere gli strumenti e la tecnologia “made in Italy” a bordo della sonda. Ora Exomars si trova in orbita attorno al pianeta, il satellite TGO è perfettamente funzionante - così come tutti gli strumenti a bordo - e la camera ad alta risoluzione CaSSIS, uno di quelli in cui l’Italia contribuisce in modo decisivo, ci sta regalando immagini della superficie del pianeta che entusiasmano i ricercatori. E se è un onore poter contribuire alla conoscenza dei misteri dell’Universo, è anche un dovere cercare di rendere le scoperte fatte quanto più comprensibili possibile ad un pubblico interessato, ma non di soli astrofisici. E’ quindi con piacere e convinzione che l’INAF ha collaborato alla realizzazione della mostra “Marte: incontri ravvicinati con il pianeta rosso”, che vuole essere al contempo un’occasione per conoscere meglio il Pianeta Rosso, ma anche e soprattutto un’occasione per capire quanta Italia c’è in questo percorso che ci sta portando ad un incontro tanto ravvicinato con quella che un giorno neanche troppo lontano, alcuni di noi potrebbero chiamare casa.

di Roberto Battiston - presidente ASI @Rb_Bat

Le straordinarie immagini di Marte trasmesse dalla camera italiana ad alta risoluzione CaSSIS a bordo della sonda TGO di ExoMars ci avvicinano sempre di più al Pianeta Rosso.

Sono il suo benvenuto al nostro desiderio di conoscerlo meglio, di esplorarlo e un giorno di colonizzarlo. Sembra di essere lì.

Ma perché Marte? Perché come ci GLI EDITORIALI ricorda Kunt, il Marziano di Ennio Flaiano, non siamo più il centro dell’universo: “Questo è successo all’Uomo qualche secolo fa, a noi (marziani) da molto più tempo”. In realtà nella sua ingenuità marziana Kunt sbagliava. Per noi terrestri, il Pianeta Rosso ha una grande importanza, e da tempo ne subiamo l’immensa fascinazione sia dal punto di vista scientifico che creativo, e come spesso accade i due aspetti sono collegati.

Marte è infatti la sfida irrinunciabile dell’esplorazione umana dello spazio; sin da quando, alla fine del XIX secolo, il grande astronomo italiano Giovanni Schiaparelli con le sue osservazioni e mappe del pianeta diede vita ad uno dei più ghiotti equivoci della fantascienza. Da qui la leggenda di un pianeta abitato da forme intelligenti che ha poi ispirato letteratura e cinema.

Ma non è un caso. Le missioni spaziali si stanno avvicinando sempre di più ai film di fantascienza: penso all’atterraggio di Philae sulla cometa o al programma americano Arm, che nel futuro prevede la possibilità di spostare un asteroide e portarlo in un’orbita diversa, magari quella lunare, per poterne sfruttare le risorse minerarie. Alla fine, andremo su Marte perché è una di quelle sfide già scritte. Si affrontano perché ci chiamano. Marte è inevitabilmente il prossimo obiettivo dell’esplorazione umana dello spazio, perché è il prossimo traguardo dell’uomo esploratore. Lo spazio è infatti una dimensione della tensione verso la conoscenza e la scoperta che caratterizza il genere umano, come scriveva Giordano Bruno nel De immenso: “Ogni volta, infatti, che riteniamo che rimanga una qualche verità da conoscere, un qualche bene da raggiungere, noi sempre ricerchiamo un’altra verità ed aspiriamo ad un altro bene”.

SFIDA IRRINUNCIABILE ANCHE GRAZIE AL MARZIANO KUNT

“Andremo su Marte perché è una di quelle sfide già scritte. Si affrontano perché ci chiamano”

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OMMARIO

N.06 - DICEMBRE 2016

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“Gli editoriali” DI N.D’AMICO E ROBERTO BATTISTON

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“Pronti a studiare Marte dall’alto” DI MARCO GALLIANI

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“Ma DREAMS si era svegliato” DI CHIARA BADIA

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“Incontri ravvicinati con il Pianeta rosso” DI VIVIANA PANACCIA L’INSERTO STACCABILE SU MARTE

12-13

“Il Pianeta rosso e la fantascienza” DI REDAZIONE ASI

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“Marte, il dio della guerra che arrossiva” DI ILARIA MARCIANO

15-17

“Verso la conquista di Marte” DI GIULIA BONELLI

18

“La vita sul pianeta Marte” DI GIOVANNI SCHIAPARELLI

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“Italia e Marte: quattro secoli di storia” DI C.BADIA E M.GARGANO

20-21

“Girelliamo su Marte attraverso la rete” DI STEFANO SANDRELLI

24-25

“Zampe di ragno tra i canali di Marte” DI ELEONORA FERRONI

26-27

“I robot sul Pianeta rosso” DI DAVIDE COERO BORGA

Global Science Supplemento d’informazione sulla scienza Media INAF in collaborazione con Globalist e Agenzia Spaziale Italiana Reg. Tribunale Bologna n. 8150 dell’11.12.2010 4 - global science

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“Marte, di Ron Howard” DI REDAZIONE ASI

direttore responsabile Marco Malaspina direttore scientifico Nichi D’Amico direttore editoriale Gianni Cipriani progetto grafico Paola Gaviraghi

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“I libri di von Braun e Caprara” DI FRANCESCO REA

grafica

Davide Coero Borga

coordinamento redazionale

Eleonora Ferroni redazione

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er oltre sette mesi – tanto è durato il suo viaggio – ha portato con sé verso Marte il lander Schiaparelli, dal quale si è separato il 16 ottobre scorso per poi inserirsi correttamente nell’orbita del Pianeta rosso tre giorni dopo.

Il Trace Gas Orbiter (TGO) si sta preparando a fare scienza, grazie agli strumenti di cui è equipaggiato, anch’essi in piena efficienza, come risulta dai primi test di calibrazione. Anche su TGO l’Istituto Nazionale di Astrofisica ha importanti partecipazioni scientifiche riguardo agli strumenti NOMAD e CaSSIS, realizzati con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana.

NOMAD (acronimo di Nadir and Occultation for Mars Discovery) è un insieme di spettrometri ad alta risoluzione in grado di analizzare con grande dettaglio i gas che compongono l’atmosfera di Marte, e riuscirà a individuare composti presenti in essa anche in bassissime concentrazioni. «NOMAD permetterà lo studio dei processi chimico-fisici in atto nell’atmosfera del pianeta, decifrare la sua storia evolutiva nonché la ricerca di molecole legate alla presenza di vita» dice Giancarlo Bellucci, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica presso l’IAPS di Roma e co-principal investigator di NOMAD. «Lo strumento, frutto di una collaborazione internazionale a guida belga a cui partecipa l’Italia (con l’INAF-IAPS), la Spagna e il Regno Unito, ha infatti una sensibilità senza precedenti, che permetterà, ad esempio, di rilevare una quantità di

CON IL TRACE GAS ORBITER

PRONTI A STUDIARE MARTE DALL’ALTO di Marco Galliani @mediainaf

Esplorazione di Marte: una storia italiana Il nostro Paese collabora già da anni con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e quella statunitense (NASA) nell’esplorazione di Marte.

Due in particolare sono le missioni in cui il nostro Paese è coinvolto. Mars 6 - global science

Express (MEX) è la prima missione ESA dedicata allo studio del Pianeta rosso, lanciata il 2 giugno 2003 e inserita in orbita intorno a Marte nel dicembre 2003. A bordo di Mars Express sono presenti cinque esperimenti a partecipazione italiana. L’Istituto Nazionale di

Astrofisica (INAF) ha un ruolo chiave in quattro di questi, ossia nel Planetary Fourier Spectrometer (PFS) e nel Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding (MARSIS), a guida italiana, ma anche in OMEGA ed ASPERA. L’INAF contribuisce a MARSIS

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Il Trace Gas Orbiter della missione ExoMars vola sull’orbita del Pianeta rosso.

Crediti: ESA.

“Studiare l’atmosfera di Marte e cercare molecole legate alla presenza di vita”

30mila

E oltre. Sono le zone di Marte che osserverà la camera stereoscopica CaSSIS.

partecipando all’analisi scientifica dei dati. L’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) ha fornito due degli strumenti a bordo della sonda e ha provveduto alla realizzazione di importanti componenti per altri due. L’altra missione a Marte che vede il coinvolgimento italiano è

Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) della NASA. MRO è stata lanciata il 12 agosto 2005 ed è entrata in orbita intorno a Marte nel marzo 2006. A bordo di Mars Reconnaissance Orbiter è presente l’esperimento SHARAD, realizzato e gestito in Italia con il

gas metano con la precisione di 20 parti per trilione (un trilione equivale a mille miliardi, nda). Dopo i primi test strumentali, altre osservazioni sono previste a gennaio 2017 mentre le attività scientifiche nominali inizieranno a marzo 2018».

Il secondo strumento a bordo di TGO che vede il coinvolgimento dell’INAF è CaSSIS, ovvero Colour and Stereo Surface Imaging System, una camera stereoscopica per riprese tridimensionali della superficie di Marte, disegnata e realizzata all’Università di Berna con il contributo dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Padova e dell’Agenzia Spaziale Italiana. «Ieri è iniziata la prima parte scientifica della missione, in attesa dell’inizio della manovra di aerobraking prevista a marzo 2017» spiega Gabriele Cremonese, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Padova e co-principal investigator di CaSSIS. «C’è grande soddisfazione da parte del team CaSSIS perché lo strumento continua a mostrarsi in “perfetta forma”. L’obiettivo scientifico principale di CaSSIS è ricavare la topografia delle possibili sorgenti di metano. Lo strumento osserverà solo obiettivi selezionati: abbiamo già iniziato a lavorare sulla loro lista, ma in buona parte arriveranno dagli altri strumenti a bordo di ExoMars, che ci indicheranno dove potrebbero essere le sorgenti di metano o altri gas importanti dal punto di vista biologico. Prevediamo di osservare più di 30 mila obiettivi fino al 2022, e il limite è la quantità di dati che possiamo inviare a Terra».

supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana.

SHARAD (SHAllow RADar) è un radar in grado di penetrare nel sottosuolo che ha rivelato la struttura interna delle calotte polari marziane.

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IN CADUTA LIBERA SU MARTE DA 3,7 CHILOMETRI

SCHIAPARELLI: L’INDAGINE CONTINUA di Marco Galliani @mediainaf

Una inesorabile caduta da 3,7 chilometri di quota, più di quanto finora si supponeva, ha segnato la fine del lander Schiaparelli della missione ExoMars, schiantatosi sulla superficie di Marte il 19 ottobre scorso. L’Agenzia Spaziale Europea ha di recente comunicato nuovi dettagli elaborati sulla base dei dati raccolti e inviati dalla capsula fino al momento del suo impatto. La prima fase di discesa si è svolta regolarmente: il paracadute si è aperto ad un’altitudine di 12 km e una velocità di 1730 chilometri l’ora. Lo scudo termico del veicolo, dopo aver esaurito la sua funzione protettiva nella fase di ingresso nell’atmosfera marziana, è stato sganciato ad un’altitudine di 7,8 km. Anche l’altimetro radar doppler ha funzionato regolarmente. Il dispositivo di misura Inerziale (IMU, Inertial Measurement Unit) ha iniziato, invece, a inviare al computer di bordo un segnale saturato subito dopo l’apertura del

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“Il segnale anomalo si è protratto per circa un secondo: il via della rovinosa caduta libera su Marte”

paracadute: il segnale anomalo si è protratto per circa un secondo, più di quanto atteso. Il sistema di navigazione ha dedotto che l’altitudine di Schiaparelli fosse addirittura negativa, ovvero che esso si trovasse sotto la superficie del pianeta. Da qui la catena di istruzioni altrettanto errate che ha portato allo schianto del lander: il computer di bordo sgancia il paracadute, accende e spegne poco dopo i retrorazzi e quindi attiva gli strumenti di bordo di Schiaparelli, come se fossero pronti a svolgere il loro lavoro. In realtà il veicolo alla fine di questa sequenza era ancora ad un’altitudine di circa 3,7 chilometri. E da lì è partita la sua rovinosa caduta libera. Questo lo scenario che è emerso da simulazioni al computer della risposta del sistema di controllo a quelle informazioni errate. Il quadro completo sarà disponibile nei primi mesi del 2017 nel rapporto che verrà stilato da una commissione d’inchiesta indipendente.

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ei giorni immediatamente successivi al tentativo di approdo su Marte da parte di Schiaparelli, mentre gli esperti dell’Agenzia Spaziale Europea continuavano ad analizzare i dati per capire cosa fosse successo al lander, è emersa un’importante novità relative allo strumento DREAMS, che avrebbe dovuto raggiungere la superficie marziana insieme al dimostratore.

Secondo i dati ricevuti da Marte, DREAMS (Dust Characterisation, Risk Assessment, and Environment Analyser on the Martian Surface), la piccola stazione meteorologica nata dalla collaborazione tra INAF, ASI e CISAS di Padova, si è attivata durante la discesa del lander e ha inviato dati relativi al suo stato di funzionamento. In quei pochi secondi di trasmissione, DREAMS ha comunicato attivamente con il lander Schiaparelli. Tutti questi dati, insieme a quelli sulla discesa di Schiaparelli, ora in mano agli scienziati e ai tecnici della missione, rappresentano un prezioso bagaglio di informazioni per la seconda fase del programma Exomars, ovvero la prossima missione prevista in partenza per Marte il 2020.

«Eravamo pronti - ha affermato Francesca Esposito dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Capodimonte, Principal Investigator di DREAMS - Lo strumento si è acceso, ha avuto il consumo di corrente previsto e, perfettamente comunicante con Schiaparelli, sarebbe stato immediatamente pronto per acquisire i dati dalla superficie marziana». La fase di progettazione e realizzazione di DREAMS ha offerto ai ricercatori un’opportunità unica per comprendere i fenomeni presenti su Marte e la loro formazione.

«Parte della scienza di DREAMS, assieme ad alcuni sensori già testati, sarà comunque riutilizzata per la prossima missione ExoMars2020. Stiamo continuando a lavorare e analizzare i dati e l’INAF-Osservatorio di Capodimonte sarà responsabile dello strumento MicroMed per misurare le polveri in atmosfera marziana e i campi elettrici associati.

Francesca Esposito è una planetologa la cui attività di ricerca si inserisce nell’ambito dell’esplorazione spaziale del Sistema solare. Laureata in fisica con un dottorato in Ingegneria Aerospaziale presso l’Università degli studi di Napoli Federico II, è impegnata nello sviluppo di strumentazione per applicazioni spaziali, con particolare riferimento ai sensori di polvere, che con varia natura e origine è presente in grande quantità nel nostro Sistema solare. Sono molti gli strumenti sviluppati per progetti di rilievo di cui si è occupata in questo ambito, ricordiamo GIADA, a bordo della missione

LO STRUMENTO A BORDO PER LO STUDIO DELLA POLVERE

MA DREAMS SI ERA SVEGLIATO di Chiara Badia @mediainaf

“DREAMS serve per misurare le condizioni meteo e la presenza di campi elettrici su Marte”

spaziale ESA Rosetta, MEDUSA per lo studio delle polveri presenti nell’atmosfera di Marte e dell’evoluzione delle tempeste di polvere.

Fino ad arrivare a oggi, dove si è guadagnata il ruolo di Principal Investigator per lo sviluppo dello strumento DREAMS. Francesca ha il coordinamento internazionale del team che ha sviluppato una suite di sensori per la misura delle condizioni meteo e della presenza di campi elettrici (comprese scariche elettriche eventualmente presenti durante le tempeste di sabbia) su Marte. Inoltre si occupa dell’analisi dei dati provenienti dalle varie missioni spaziali verso i corpi del Sistema solare alla ricerca di un filo conduttore che chiarisca l’origine e l’evoluzione dei singoli pianeti e del Sistema solare nel suo insieme. global science globalist scienza - 9

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IN MOSTRA ALLE TERME DI DIOCLEZIANO

INCONTRI RAVVICINATI CON IL PIANETA ROSSO di Viviana Panaccia, curatrice della mostra @vivipanaccia

“Marte - Incontri ravvicinati con il Pianeta Rosso” è un‘iniziativa promossa dall’Agenzia Spaziale Italiana e Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea, l’Istituto Nazionale di Astrofisica e l’industria spaziale nazionale, Leonardo e Thales Alenia Space Italia.

La mostra intende raccontare al grande pubblico la storia dell’esplorazione marziana e l’importante contributo italiano a questa avventura.

Dalle prime ‘storiche’ immagini delle sonde Viking alla sonda europea Mars Express, ai rover americani Curiosity e Opportunity e alla sonda americana Mars Reconnaissance Orbiter, fino alla appena avviata avventura di ExoMars.

La ricca e spettacolare esposizione di immagini consentirà inoltre al visitatore un ‘incontro ravvicinato’ con il tormentato e affascinante paesaggio marziano e uno sguardo su quello che ci potrebbe riservare il prossimo futuro per terminare con una spettacolare e immersiva video-installazione, ispirata alle immagini della nuova serie televisiva firmata da Ron Howard MARS, messe a disposizione da National Geographic. global science globalist scienza - 11

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Hyams

La teoria del complotto in chiave marziana in Capricorn One di Peter Hyams, 1978.

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Wells

1953. Al cinema c’è La guerra dei mondi di Byron Haskin, dal romanzo di H.G. Wells.

MARTE NEL NOSTRO IMMAGINARIO, DA SCHIAPARELLI A OGGI

IL PIANETA ROSSO E LA FANTASCIENZA di redazione ASI @ASI_spazio

on c’è luogo extraterrestre più popolare di Marte. Il pianeta rosso è il mondo alieno che la nostra fantasia meglio conosce, il più immaginato e visitato di sempre, patria indiscussa degli alieni per antonomasia, i marziani.

L’incontro di Marte con il nostro immaginario è legato a un fatto preciso. Ad accendere la miccia, suo malgrado, è un astronomo italiano. È il 1877 e quelli che Giovanni Schiaparelli nelle sue osservazioni al telescopio definisce canali, vengono tradotti in canals, termine inglese usato per descrivere strutture artificiali. Un banale qui pro quo linguistico, sufficiente però a diffondere l’idea che il vicino mondo rosso-arancio sia abitato da una civiltà avanzata e a dare il via al primo filone di opere fantascientifiche a tema marziano. Quella più significativa dell’epoca, tra i primi esempi di invasione aliena nella letteratura, è La guerra dei mondi di H.G. Wells datata 1897. Altrettanto noto è il suo riadattamento radiofonico ad opera di Orson Welles, il quale, nel 1938, simulando in diretta l’arrivo dei marziani sulla Terra, semina il panico negli Stati Uniti. Ne esistono anche due trasposizioni cinematografiche, una delle quali firmata da Steven Spielberg nel 2005.

Il primo a ribaltare lo stereotipo e a descrivere gli alieni come creature pacifiche è Stanley G. Weinbaum nel 1934 con il racconto Un’odissea 12 - global science

“Oggi la fantascienza assume connotazioni sempre più realistiche”

marziana. Altra voce fuori dal coro è quella di Ray Bradbury, che nel 1950 dà alle stampe Cronache marziane, raccolta di racconti che narra della conquista di Marte da parte dei terrestri.

Alieni colonizzatori più o meno crudeli e malintenzionati, città marziane misteriose e le prime spedizioni verso un Marte abitato restano tra gli argomenti più gettonati di film e libri per oltre mezzo secolo.

Per dire definitivamente addio ai canals di Schiaparelli e all’idea di antiche civiltà marziane bisognerà aspettare fino agli anni ‘60 quando le prime sonde, Mariner e Viking danno prova che Marte è un pianeta deserto ed estremamente osti-

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Verhoeven

Arnold Schwarzenegger in Atto di forza (Total Recall), Paul Verhoeven 1990.

De Palma

L’esplorazione marziana nella locandina di Mission to Mars, Brian De Palma 2000.

le alla vita. La nuova immagine del mondo rosso, più aderente alla realtà, introduce una serie di nuovi temi: dalle difficoltà tecnologiche di una spedizione per e su Marte, alla teoria del complotto, molto in voga negli anni delle missioni lunari. È il caso di Capricorn One, 1978, pellicola di Peter Hayms in cui una giornalista freelance scopre che la prima missione su Marte è una farsa.

Nel 1990 si va in vacanza su Marte grazie alla Rekall, società che vende viaggi virtuali in Atto di forza, di Paul Verhoeven, film tratto da un racconto di Philip Dick.

Nel 2000 Brian de Palma firma Mission to Mars, storia che lega a doppio filo marziani e terrestri alle prese col misterioso ‘volto’ di Cydonia.

La satira sbarca sul pianeta rosso con Tim Burton che in Mars Attacks!, film del 1996, ci svela il punto debole dei terribili marziani: la frequenza tonale della musica country che fa loro esplodere la testa. Anche l’Italia vanta una sua produzione sul tema: Fascisti su Marte, film satirico di fanta-revisionismo storico di Guzzanti e Skofic.

Nelle produzioni più recenti l’aspetto fantascientifico assume connotazioni sempre più realistiche tanto da dare vita a un nuovo sottogenere: l’hard science fiction. Ne è un esempio l’Uomo di Marte di Andy Weir, portato sul grande schermo nel 2015 da Ridley Scott col titolo The Martian.

Matt Damon in una scena di The Martian di Ridley Scott, 2015.

Burton

Parodia della fantascienza anni Cinquanta nel Mars Attacks! di Tim Burton, 1996.

Qui, (quasi) tutto ciò che vediamo fare a Mark Witney è scientificamente possibile. Anche Ron Howard per la sua mini serie tv Mars punta tutto sulla verosimiglianza e sceglie il genere scientific mockumentary per raccontare la prima missione umana sul pianeta rosso. Alternando tra presente e futuro, con interviste a ‘personaggi’ reali come Elon Musk, Howard racconta, parallelamente alle vicende dei primi pionieri marziani, anche il making of della spedizione e le sfide tecnologiche che ci separano dalla conquista di Marte. Per il regista ci arriveremo nel 2033.

Chissà che non ci azzecchi.

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ell’antichità, le sue caratteristiche, hanno fatto sì che questo pianeta fosse osservato e temuto poiché si riteneva che esso potesse scatenare guerre, conflitti e passioni tra gli uomini.

ECCO COME IL PIANETA ROSSO APPARIVA AGLI ANTICHI

MARTE, IL DIO DELLA GUERRA CHE ARROSSIVA di Ilaria Marciano @ASI_spazio

L’antica divinità Marte, corrispondente alla divinità greca Ares, prende il suo nome dal dio romano della guerra Mars ed era più venerata e popolare tra gli italici che non tra i greci. Il culto del dio Marte, era collegato sia alla guerra ma anche all’agricoltura, in quanto i Romani ritenevano che esso li proteggesse dalle calamità agricole evitando le carestie.

Il simbolo del pianeta è un cerchio con una freccia che punta in avanti; simboleggia lo scudo e la lancia che il dio romano usava in battaglia. Anche nelle grandi civiltà che iniziarono a diffondersi intorno al bacino del Mediterraneo esisteva il culto del dio della guerra, che assumeva nomi diversi. Nell’antica Babilonia esso veniva identificato con il nome di Ashur, letteralmente “il benevolente”, colui che governa tutti gli dei ed aveva il compito di guidare l’esercito in guerra e garantirne la vittoria.

In Persia e nella penisola arabica Marte era identificato come il guerriero celeste; tra gli antichi egiziani era conosciuto con il nome di Horus il Rosso per via del suo colore acceso. Gli Ebrei lo chiamavano Ma’adim ovvero “colui che arrossisce”.

Il pianeta Marte, fin dall’antichità, ha suscitato nei popoli interesse e timore. Questo interesse si è maggiormente accresciuto nell’epoca moderna, facendo di Marte il pianeta più visitato del nostro sistema solare attraverso diverse missioni spaziali, che prevedono persino il primo viaggio umano sul pianeta entro il 2030.

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IL PIANETA ROSSO È SEMPRE PIÙ VICINO

VERSO LA CONQUISTA DI MARTE di Giulia Bonelli @giulia_bonelli

ife on Mars? Quando David Bowie ha pubblicato il 45 giri che l’avrebbe consacrato come alieno del rock, la possibilità di mettere piede su Marte era ancora un sogno vicino alla fantascienza.

Era il 1973, e già erano partite le prime sonde americane e russe per esplorare il nostro vicino planetario. Ma all’epoca la vera conquista del suolo marziano sembrava un traguardo molto lontano. Infatti pur essendo per noi il “pianeta della porta accanto”, Marte è un posto estremamente difficile da visitare: oltre metà delle missioni tentate fino a oggi - in tutto una quarantina - sono fallite. Questo però non ha fermato la comunità scientifica e l’esplorazione del Pianeta rosso ha progressivamente guadagnato i primi posti dell’agenda delle principali agenzie spaziali. Fino a lanciare una sfida: l’uomo andrà su Marte nel 2024.

Si tratta di una nuova competizione spaziale, forse la più importante dai tempi della corsa alla Luna degli anni Sessanta. Ma a differenza della gara per mettere piede sul nostro satellite, la “febbre” marziana vede anche un ruolo per nulla secondario del settore privato. Come dimostra l’esempio di Elon Musk, numero uno dell’azienda statunitense SpaceX, la cui recente dichiarazione ha fatto il giro del mondo: «Porteremo su Marte un milione di persone». Vediamo dunque le principali tappe previste per avvicinarsi all’ambizioso obiettivo della colonizzazione umana del Pianeta rosso.

Il capitolo iniziale potrebbe chiamarsi “post-ExoMars”, e riguarda tutto ciò che seguirà la controversa inaugurazione della prima parte della missione europea che nasce dalla cooperazione tra l’Agenzia Spaziale Europea, l’Agenzia Spaziale Russa e l’Agenzia Spaziale Italiana. Lo scorso 19 ottobre il mondo è rimasto col fiato sospeso nell’attesa che il modulo dell’ESA Schiaparelli, prima componente di ExoMars insieme all’orbiter TGO, toccasse il suolo marziano. Obiettivo che alla

“La febbre marziana inaugura una nuova competizione spaziale che prevede anche la presenza dei privati.”

fine è stato raggiunto, ma con un impeto maggiore di quanto ipotizzato e questo ha provocato lo schianto del lander. Le analisi per ricostruire esattamente l’accaduto sono ancora in corso, ma i dati raccolti sono già sufficienti per permettere all’ESA di guardare al futuro: la missione europea di esplorazione del Pianeta rosso continuerà come previsto con ExoMars 2020. Tra quattro anni avverrà dunque il lancio di un nuovo lander, basato sulle tecnologie di Schiaparelli ma che rilascerà un rover equipaggiato per cercare la “firma” di una presenza molecolare di vita su Marte.

Mentre il fronte europeo punta quindi ad aumentare la conoscenza dell’ambiente marziano per indagarne l’abitabilità, il fronte statunitense continua a muoversi verso l’obiettivo colonizzazione.

Eccoci alla seconda grande tappa della nuova corsa al Pianeta rosso, che vede protagonista proprio SpaceX: la prima navicella privata con destinazione Marte partirà nel 2018, collocandosi così a metà global science - 15

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strada tra la prima e la seconda fase di Exomars.

Il modello messo a punto dalla compagnia di Musk si chiama Red Dragon ed è una versione marziana delle ormai celebri spacecraft usate per missioni cargo sulla Stazione Spaziale Internazionale. La navicella partirà a bordo del razzo Falcon Heavy, utilizzerà i suoi propulsori SuperDraco per realizzare un soft-landing sulla superficie marziana e si baserà sul tecnologico Interplanetary Transport System. Dotato di ben 42 motori Raptor, questo avanzato sistema di trasporto è pensato per capsule riutilizzabili, potenzialmente in grado di fare una continua staffetta tra Terra e Marte ospitando a bordo fino a 100 persone per ogni viaggio.

Ma prima di arrivare alle navicelle con equipaggio, SpaceX dovrà testare le capacità di atterraggio della capsula: è proprio questo l’obiettivo della missione del 2018, battezzata Heart of Gold in 16 - global science

“Dal lancio di ExoMars alla colonizzazione: ecco le tappe per la conquista umana di Marte” Nella pagina precedente: un rendering del Falcon Heavy, il vettore firmato Elon Musk. Potrebbe decollare già nel 2018.

Crediti: SpaceX.

onore della nave spaziale di Guida Galattica per Autostoppisti, che farà da apripista alle prime missioni manned. Un piano troppo ambizioso per un’azienda privata? Forse, se non fosse che SpaceX gode del pieno appoggio della NASA. Pur mettendo in chiaro che non vi sarà scambio diretto di denaro tra settore pubblico e privato, l’agenzia spaziale americana ha accettato di contribuire ad alcuni aspetti cruciali della missione, dal supporto ingegneristico per il lancio alla selezione del luogo di atterraggio più adatto sul Pianeta rosso. In cambio SpaceX fornirà preziose informazioni raccolte da Red Dragon su Marte, dati essenziali in vista del comune obiettivo della prima missione con equipaggio.

E così arriviamo al terzo grande capitolo di questa storia di conquista marziana, quello che vede coinvolti in prima linea gli scienziati della NASA. Il traguardo è ancora il 2020, un anno che sembra sempre più cruciale per la storia dell’esplorazione del Pianeta rosso. È infatti previsto tra quattro anni il lancio di un nuovo rover, successore di Curiosity, che continuerà l’ottimo lavoro svolto su Marte dal suo fratello maggiore. Ma con una grande differenza, e qui torniamo alla cornice della colonizzazione marziana in cui si stanno inserendo le nuove missioni sul Pianeta rosso. L’ultimo rover - che per ora prende il nome della missione, Mars 2020 - punterà infatti a testare nuove tecnologie per lo sfruttamento di risorse in situ sul suolo marziano. Questo significa la possibilità di generare acqua, ossigeno e metano per il combustibile direttamente sul Pianeta rosso: una condizione essenziale per le future missioni umane. Anche in questo caso, si conferma la continua espansione del settore privato. La NASA ha infatti selezionato cinque aziende aerospaziali (Boeing, Lockheed Martin Space Systems, Northrop Grumman Aerospace

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Come sopravvivere su Marte?

Un giorno l’uomo vivrà e lavorerà su Marte. Intanto scienziati e ingegneri stanno valutando diversi progetti per mettere a punto la tecnologia necessaria ai neo-marziani per sopravvivere.

Secondo un’indagine del MIT, infatti, la morte potrebbe arrivare entro i primi 68 giorni senza la dovuta attrezzatura. Respirare, camminare, dormire, mangiare: sono abitudini normali sulla Terra, ma non lo saranno su Marte. I futuri marziani dovranno essere autosufficienti in tutto dall’ossigeno alla luce, dai pezzi di ricambio al cibo. Negli ultimi anni sono stati effettuati diversi test sull’habitat, sui rifornimenti e sulle modalità di trasporto, ma sono stati anche ideati dei programmi di lavoro giornalieri, ipotizzando livelli di attività e tassi metabolici basandosi sui dati forniti dagli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale.

Se avessimo la tecnologia adatta, dovremmo comunque fare i conti radiazioni, asteroidi e microgravità (muscoli e ossa saranno sottoposti a parecchio stress).

Per adesso la conquista di Marte appare lontana. La fantascienza non basta!

La tuta spaziale di un marziano Un astronauta che si avventura sulla superficie marziana deve necessariamente proteggere il proprio corpo, perché l’ambiente è fra i più inospitali che si possano immaginare.

Mark Watney (dal film The Martian) passa gran parte del tempo lavorando dentro una tuta spaziale. La NASA sta sviluppando nuove tecnologie per costruire la perfetta tuta marziana, come la Z-2 e la Prototype eXploration Suit, prototipi che rispondono a diversi bisogni per completare i task giornalieri durante la missione. Una delle sfide sarà quella dei granelli di sabbia, che potrebbero danneggiare i sistemi dei rover. La tuta marziana potrebbe prevedere un suitport sul retro: gli astronauti possono salire rapidamente all’interno del veicolo spaziale, lasciando la tuta fuori per mantenere l’ambiente pulito e incontaminato.

Sopra: due rendering della navicella Red Dragon mentre entra nell’atmosfera marziana e si posa al suolo.

Crediti: SpaceX.

Systems, Orbital e Space Systems) per migliorare le funzionalità del veicolo spaziale e i sistemi di telecomunicazione.

Una volta completati questi tre macro-step per l’esplorazione di Marte ExoMars, Red Dragon e Mars 2020 - sarà possibile guardare in modo concreto alla possibilità di mettere piede su Marte. È davvero un traguardo così vicino? Elon Musk, dicevamo, lo ha promesso per il 2024.

Il suo obiettivo è arrivare molto presto a un vero e proprio turismo marziano: raggiungere il Pianeta rosso in 80 giorni e promuovere viaggi realizzabili da chiunque possa acquistare un biglietto da 100.000 dollari. E, viaggio dopo viaggio, trasportare su Marte una popolazione di un milione di persone. La NASA invece è più cauta, e parla del 2030 come anno destinato a vedere finalmente l’uomo arrivare sul Pianeta rosso. La navicella a cui è riservato questo grande compito sarebbe la capsula Orion, lo stesso veicolo spaziale che servirà per l’esplorazione umana degli asteroidi e degli spazi cislunari. In vista, appunto, del futuro sbarco su Marte.

Ma al di là delle stime tecniche e temporali, un aspetto cruciale per tutti gli attori in gioco è quello che riguarda la sicurezza di questi viaggi spaziali. Recenti studi hanno mostrato che uno degli elementi che più contribuisce a mettere a rischio la salute degli astronauti è l’esposizione prolungata alle radiazioni cosmiche - condizione molto plausibile nel caso di una missione su Marte, più lunga e più complessa di qualunque altra fatta in precedenza. Oltre che per testare la capacità delle navicelle, i prossimi anni saranno decisivi anche nella valutazione dei possibili rischi per la salute dei viaggiatori interplanetari. Appuntamento al 2020 dunque, per capire se e quando il sogno della corsa umana al Pianeta rosso potrà davvero diventare realtà.

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ino a questo punto abbiam potuto arrivare, combinando il risultato delle osservazioni telescopiche con probabili deduzioni tratte da principî conosciuti della Fisica, e da plausibili analogie.

Concediamo ora alla fantasia un più libero volo; (…) tentiamo di renderci conto del modo, con cui sarebbe possibile in Marte l’esistenza e lo sviluppo di una popolazione d’esseri intelligenti, dotati di qualità e soggetti a necessità non troppo diverse dalle nostre (…). Ciò che diremo non avrà il valore di un risultato scientifico, ed anzi confinerà in parte col romanzo. Ma le probabilità a cui per tal modo arriveremo non saranno minori che per tanti altri romanzi più audaci e meno innocui, che sotto il sacro nome di scienza si stampano nei libri e si predicano nelle assemblee e nelle Università (…). Ammesse le linee principali del nostro quadro, non sarà difficile il compierlo nei particolari, e disegnare coll’immaginazione i grandiosi argini necessari per contenere nei giusti limiti l’inondazione boreale; i laghi o serbatoi secondari di distribuzione (…); le opere occorrenti per regolare la distribuzione secondo il tempo e secondo il luogo; i canali di primo, secondo, terzo… ordine destinati a condurre le acque su tutto il terreno irrigabile; i numerosi opifici, a cui le acque potranno dar moto nel loro scendere dai ciglioni laterali della valle al fondo della medesima. Marte dev’esser certamente il paradiso degli idraulici!

E passando ad un ordine più elevato d’idee, interessante sarà ricercare qual forma d’ordinamento sociale sia più conveniente ad un tale stato di cose, quale abbiamo descritto; se l’intreccio, anzi la comunità d’interessi, onde son fra loro inevitabilmente legati gli abitanti d’ogni valle, non rendano qui assai più pratica e più opportuna, che sulla Terra non sia, l’istituzione del socialismo collettivo, formando di ciascuna valle e dei suoi abitanti qualche cosa di simile ad un colossale falanstero, per cui Marte potrebbe diventare anche il paradiso dei socialisti.

Bello altresì sarà indagare, (…) qual singolare disciplina, concordia, osservanza delle leggi e dei diritti altrui debba regnare sopra un pianeta, dove la salute di ciascuno è così intimamente legata alla salute di tutti; dove son certamente sconosciuti i dissidii internazionali e 18 - global science

DAGLI SCRITTI DI GIOVANNI SCHIAPARELLI

LA VITA SUL PIANETA MARTE di redazione Media INAF @mediainaf

“Concediamo ora alla fantasia un più libero volo”

le guerre: dove quella somma ingente di studio e di lavoro e di mezzi, che i pazzi abitanti d’un altro globo vicino consumano nel nuocersi reciprocamente, è tutta rivolta a combattere il comune nemico, cioè le difficoltà che l’avara Natura appone ad ogni passo. Di tutto questo, o caro lettore, lascio a te l’ulteriore considerazione. Io scendo dall’Ippogrifo; tu, se ti aggrada, puoi continuare la volata. Messo t’ho innanzi, omai per te ti ciba.

Estratti de La vita sul pianeta Marte, fascicolo n. 11 della rivista «Natura ed Arte», anno IV, 1895.

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Perfettamente sferico, con una pallina scura al centro. Così si mostrò per la prima volta Marte allo sguardo di Francesco Fontana nel 1636.

NEL SEICENTO LE PRIME OSSERVAZIONI DI FONTANA

ITALIA E MARTE QUATTRO SECOLI DI STORIA di Chiara Badia e Mauro Gargano @mediainaf

Avvocato e astronomo nato a Napoli verso il 1585, Fontana divenne famoso nella prima metà del Seicento come costruttore di cannocchiali kepleriani (a oculare convesso), più potenti di quelli galileiani (a oculare concavo). Pur non avendo una formazione scientifica, grazie all’innata passione per l’astronomia e alla buona qualità delle lenti dei suoi cannocchiali, Fontana tracciò il primo disegno del pianeta rosso nel 1636 e ne intuì per primo la rotazione intorno al proprio asse.

Di circa 20 anni più giovane di Galileo Galilei, a cui si ispirò per le sue osservazioni del cielo, l’astronomo napoletano disegnò tutti i corpi celesti del sistema solare allora conosciuto: Luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno. La prima volta che vide Marte lo descrisse come un oggetto perfettamente sferico, con al centro una pallina scura, una macchia che chiamò pilula; nelle osservazioni successive trovò il pianeta cambiato nella sua forma geometrica. Le macchie e l’alone scuro erano probabilmente legati a un difetto ottico dello strumento.

«Galilei non si è mai incontrato con Fontana, ma sicuramente ne aveva sentito parlare», spiega Paolo Molaro dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Trieste.

«Grazie a una fitta corrispondenza tra il 1637 e il 1638, sappiamo che Galilei ricevette alcune lenti di Fontana dal suo allievo Benedetto Castelli, entusiasmato dalla qualità della fattura». In quegli anni, Galileo, anziano e agli arresti domiciliari ad Arcetri, stava diventando progressivamente cieco e confidò a Castelli di «soffrire al pensiero di non poter usare i telescopi di Fontana».

Fontana morì di peste nel luglio 1656. Due crateri, sulla Luna e su Marte, portano il suo nome e ne ricordano il fondamentale contributo alle scienze astronomiche. global science - 19

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artiamo per Marte con Google Mars, che si può utilizzare sia attraverso google Earth che su un comune browser. Google Mars è realizzato componendo immagini di varie missioni NASA ed ESA. Su hai già Google Earth, basta scegliere dal menù grafico l’icona che rappresenta “lo spazio” e selezionare la destinazione.

Come per la Terra, l’impressione è di avere un mondo fra le mani: si può far ruotare in qualsiasi direzione e si può zoomare. Viene voglia di mettercisi a palleggiare, come faceva Charlie Chaplin con un mappamondo terrestre ne Il grande dittatore.

Potete sorvolare dolcemente sul quarto pianeta del Sistema Solare, soffermandovi nei luoghi che vi incuriosiscono di più, ricchi di immagini e di approfondimenti. Nella sezione “livelli” (menù di sinistra), si può scegliere “Live from Mars”, con cui visualizzare le ultime immagini dal Pianeta rosso raccolte dalle sonde in orbita in questo momento. Ma potete anche togliervi lo sfizio di vedere come, negli anni successivi a Schiaparelli, le mappe di Marte divennero talmente dettagliate e piene di canali da dare al pianeta un aspetto da “Venezia del sistema solare”.

Vantaggi: semplice da usare; vertiginoso; eccitante. Svantaggi: come ogni approccio geografico, se non si ha un obiettivo ci si ritrova come in quelle sere quando si esce con gli amici e si gironzola a vuoto. Dopo un po’ viene a noia e… be’, su Marte è meno semplice trovare qualcuno per caso. Meglio rientrare alla base.

Anzi, passiamo a un altro tool con cui giocare su Marte. Anzi, questa volta proprio “con Marte”: Zooniverse (www.zooniverse.org) è un aggregatore di attività scientifiche che si possono svolgere online, con modalità simili a quelle del

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IN ATTESA DEL PRIMO ASTRONAUTA

GIRELLIAMO SU MARTE ATTRAVERSO LA RETE di Stefano Sandrelli @stefacrono

gioco. No, non aspettatevi Clash of Clans, Pokémon Go o Doom, anche se di videogiochi ambientati su Marte ne trovate a bizzeffe.

Zooniverse è un’altra cosa, che rischia però di essere altrettanto coinvolgente: in alcuni settori, tra cui quello spaziale e astronomico, oggi la scienza produce così tanti dati che i ricercatori professionisti chiedono l’aiuto dei cittadini.

Tutti: siano essi uomini o donne, pensionati, liceali, imprenditrici, disoccupati, ballerini o attrici.

Su Zooniverse trovate ben due attività dedicate al Pianeta rosso: Planet four e Terrains. Sono entram-

be attività nelle quali gli scienziati chiedono una mano per trovare e catalogare forme e strutture nei pressi del Polo Sud marziano, una delle zone meno note e più importanti per comprendere il clima di Marte.

In Planet four il compito è insolito: bisogna distinguere i brufoli

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di Marte dai ventagli. Sì, esatto: brufoli e ventagli. Gli scienziati li hanno chiamati così: sono forme superficiali che, secondo gli studi, possono indicare da che parte soffia il vento. Per questo insolita attività, si usano immagini ad alta risoluzione realizzate dallo strumento HiRISE a bordo della sonda Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) della NASA. Della NASA? Sì, ma non solo: l’Agenzia Spaziale Italiana ha progettato e disegnato il radar SHARAD, anch’esso a bordo di MRO. SHARAD è il radar derivato da MARSIS, anch’esso dell’ASI, che si

Astronauti esplorano la superficie marziana.

Crediti: National Geographic.

trova invece su Mars Express, la sonda lanciata qualche anno prima dall’Agenzia Spaziale Europea.

Nella seconda attività, Terrains, si usano immagini raccolte da un secondo strumento di MRO, la Context Camera: in questo caso, si devono identificare e catalogare strutture marziane ancora più

strambe. Potete scegliere fra ragni, ragni-bambini, reti di canali e formaggio svizzero. E crateri, ma quelli sono facili.

Ma cosa sarebbero queste formazioni? Bella domanda, ma non dimenticate che, crateri a parte, si studiano per questo motivo. Marte è un pianeta diverso dal nostro: potrebbero essere dovute a fenomeni che non agiscono sulla Terra, come per esempio il susseguirsi stagionale di formazione e sublimazione di ghiaccio di biossido di carbonio.

Al momento dell’iscrizione, vi chiederanno anche le generalità, per riconoscere il vostro ruolo negli articoli scientifici, nelle presentazioni ai congressi e così via. È scienza vera, fatta con il contributo di tanti: un granellino di sabbia alla volta.

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i recente Marte è stato protagonista indiretto della sventurata fine del lander Schiaparelli dell’ESA, che si è schiantato sul Pianeta rosso nella regione Meridiani Planum.

Ma il quarto pianeta del Sistema solare è densamente popolato da altri rover e sonde che già da molti anni ne studiano l’atmosfera, il sottosuolo e la superficie. Qualche tempo fa, la Context Camera (CTX), montata sulla sonda della NASA Mars Reconnaissance Orbiter (MRO), ha permesso a migliaia di volontari del progetto Zooniverse (vedi box sotto) di classificare alcune particolari formazioni superficiali, segni e linee incrociate, che sembrano - pensate un po’ - dei ragni.

Sul sito “Planet Four: Terrains“, i citizen scientists (cioè gli scienziati volontari) hanno visionato decine di immagini scattate a bassa risoluzione da MRO, e gli organizzatori dell’iniziativa intendono proseguire anche con le immagini ad alta risoluzione raccolte da High Resolution Imaging Science Experiment (HiRISE).

Durante la primavera e l’estate, in numerose zone di Marte si verifica un fenomeno straordinario: appaiono diversi segni che vanno a formare proprio la sagoma (stilizzata) di un ragno, tutto a causa dell’erosione del ghiaccio. L’anidride carbonica ghiacciata passa direttamente alla fase gassosa senza passare per quella liquida (fenomeno della sublimazione), lasciando dietro evidenti segni sul suolo marziano: scanalature visibili

LA SUBLIMAZIONE DEL GHIACCIO DISEGNA LA SUPERFICIE

ZAMPE DI RAGNO TRA I CANALI DI MARTE di Eleonora Ferroni @ele_ferroni

Gli scienziati siete voi: cos’è Zoouniverse Non sempre è necessario lavorare in un prestigioso istituto di ricerca per dare una mano alla scienza.

A volte basta un po’ di tempo, una connessione a internet e tanta passione per ciò che ci circonda. Questo è il 24 - global science

vero obiettivo del progetto Zooniverse (uno dei tanti in ambito citizen science): permettere al cittadino comune di partecipare alla ricerca comodamente seduto sul divano davanti al pc. Il portale ospita oltre 30 siti che consentono alle migliaia di centinaia di scienziati amatoriali di

contribuire a importanti studi come la classificazione di galassie o la raccolta di dati climatici. Il progetto risale al 2007, quando è stato lanciato il sito Galaxy Zoo, creato per classificare le immagini scovate dai telescopi in giro per lo spazio interstellare. Oggi si può

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La superficie marziana nelle immagini scattate dall’esperimento HiRISE. Crediti: NASA, JPL-Caltech, University of Arizona.

“I canali aracniformi sono raggruppati nella stessa zona con le sembianze di lunghe zampe di un ragno”

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Le nuove regioni marziane aggiunte di recente alla campagna di studio dedicata agli scienziati amatoriali.

prendere parte attivamente a ricerche in diversi ambiti: arte, biologia, storia, letteratura, medicina, scienze sociali e ovviamente - fisica.

Le piattaforme sono state progettate per rendere più semplice la vita dei ricercatori, e allo stesso tempo, il

processo partecipativo da parte dei volontari. Il contributo del cittadino è fondamentale, perché nella maggior parte dei casi esaminare centinaia e centinaia di immagini provenienti dalle sonde (o migliaia di dati elaborati da un calcolatore) è un compito laborioso e gli

anche dall’orbita dove si trovano le sonde. Su Marte ci sono poi altri canali di scorrimento nati, però, da delle esplosioni sotterranee gigantesche che provocarono la formazione dei maggiori condotti fluviali su Marte, 3,2 miliardi di anni fa (sono anche i canali più lunghi e profondi dell’interno Sistema solare).

I canali aracniformi (cioè a forma di ragno) sono caratterizzati da numerose formazioni raggruppate nella stessa zona con le sembianze di lunghe zampe di un ragno.

Candice Hansen, del Planetary Science Institute, ha spiegato che «da quello che sappiamo sulle strutture a forma di ragno viste altrove, nelle recenti osservazioni il responsabile deve essere proprio il ghiaccio. Il tutto è forse legato all’erosione del terreno». Meg Schwamb, del Gemini Observatory, ha aggiunto che «l’anidride carbonica intrappolata fuoriesce durante lo scongelamento formando questi ragni. Il processo alza polvere e sporcizia che localmente vanno a formare anche centinaia di migliaia di strutture scure a ventaglio che si osservano dall’orbita. Negli ultimi dieci anni, HiRISE ha tenuto sotto controllo questo processo in altre parti del polo sud; adesso sono state aggiunte le 20 nuove regioni a questa campagna di monitoraggio stagionale.

Senza l’aiuto dei volontari, non saremmo in grado di vedere come queste regioni si evolvono durante la primavera e l’estate rispetto ad altre regioni».

esperti non possono fare tutto da soli. La particolarità è che, a differenza di altri tentativi passati, è proprio il lavoro attivo dei volontari il fulcro della ricerca e non gli strumenti utilizzati.

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TUTTE LE MISSIONI IN INFOGRAFICA

I ROBOT SUL PIANETA ROSSO di Davide Coero Borga @dcoeroborga

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n viaggio sul pianeta rosso, tra scienza e fantascienza in una nuova serie televisiva prodotta dai premi Oscar Ron Howard e Brian Grazer. In onda su National Geographic (canale 403 di Sky) il martedì alle 20:55.

Marte si sviluppa tra il presente e un ipotetico futuro, il 2033, tra rappresentazione cinematografica e realtà scientifica, unendo gli elementi di un film (ambientato nel 2033) a interviste a scienziati e personaggi contemporanei a vario titolo coinvolti nella ricerca spaziale. Un evento globale che proposto dai canali National Geographic di 171 paesi del mondo in 45 lingue diverse In Marte il cinema sposa la realtà UN EVENTO GLOBALE PRODOTTO DAL PREMIO OSCAR RON HOWARD scientifica. A scene mozzafiato si alternano interviste ad alcune delle menti più brillanti del mondo scientifico che stanno lavorando alla conquista del Pianeta rosso. Tra questi Elon Musk, fondatore di SpaceX, di redazione ASI @ASI_spazio l’azienda aerospaziale statunitense che sta lavorando allo sviluppo di tecnologie che riducano i costi dell’accesso allo spazio, Charles Bolden, loga e geologa russa Marta Kamen amministratore delle NASA ed ex astronauta, James Lovell comandan(Anamaria Marinca, Fury). Munite dell’Apollo 13, Jennifer Trosper, mission manager di Mars2020, e ti della più avanzata tecnologia, Andy Weir autore di The Martian, il libro da cui è stato tratto il film di questi astronauti dovranno stabiliRidley Scott con Matt Damon. re la prima colonia su Marte.

«La sceneggiatura di Marte è basata su ricerche scientifiche», ha affer«Lo spazio mi ha sempre affascimato Ron Howard. «Abbiamo intervistato scienziati e ricercatori curan- “La più nato da ragazzo e crescendo mi do tutti i dettagli. È tutto ispirato alla realtà, la scienza guida lo sviluppo grande prosono convinto che l’uomo debba del racconto e questo rende la serie ancora più emozionante. Marte - ha duzione mai esplorare. Spero che questo proaggiunto il regista premio Oscar - ridefinisce la narrazione televisiva realizzata getto possa stimolare l’immaginaavvicinando realtà e finzione, documentari e serie tv si alimentano. È un da National zione», ha chiosato Ron Howard. modo per parlare ai giovani. Stimola l’intelletto e intrattiene».

Nel cast tecnico anche un’italiana, Nella serie siamo nel 2033 e lo sbarco dell’uomo su Marte sta per diven- Geographic, la costumista Daniela Ciancio (La tare realtà. Mancano 90 secondi all’ammartaggio e l’equipaggio della in onda il grande bellezza, Il Divo, Il pranzo della domenica, Maradona la mano de navicella Daedalus è pronto a questo momento storico per l’umanità. Si martedì” Dios), vincitrice di due David di tratta di un equipaggio internazionale composto da sei astronauti attenDonatello rispettivamente per Il tamente selezionati: il comandante Ben Sawyer (Ben Cotton, Battlestar resto di niente e La grande bellezza.

Galactica: Blood and Chrome), la pilota coreana Hana Seung (Jihae), la La serie vanta inoltre una coloncui sorella gemella fa parte della squadra di controllo a terra con base na sonora d’eccezione, firmata dal a Londra, l’idrologo e geochimico spagnolo Javier Delgado (Alberto frontman dei Bad Seeds Nick Cave Ammann, Narcos), la fisica e biochimica francese Amelie Durand (Clee da Warren Ellis. mentine Poidatz, Profiling), l’ingegnere meccanico nigeriano Robert Foucault (Sammi Rotibi, Batman v Superman: Dawn of Justice) e l’esobio-

MARTE, COSÌ LA SCIENZA DIVENTA UN KOLOSSAL TV

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PROGETTO MARTE, EDIZIONI DEDALO

LA LUNGA ATTESA DEL PIANETA ROSSO

IL SOGNO MARZIANO DI VON BRAUN

SENZA VISIONE NON C’È CONQUISTA

di Francesco Rea @francescorea

di Francesco Rea @francescorea

Ci voleva tutta la caparbietà dell’astrofisico Giovanni Bignami, da sempre profondo ammiratore dell’opera ingegneristica di Werner Von Braun, il genio che permise all’uomo di arrivare sulla Luna e costruito le premesse perché un domani si arrivi su Marte, per riuscire a portare in libreria anche in Italia la sua opera Progetto Marte, pubblicato dalle edizioni Dedalo.

Aveva appena “conquistato” la Luna che Werner Von Braun già pensava a Marte, alla possibilità che l’uomo vi arrivasse in tempi relativamente brevi: lui riteneva si potesse entro il 1980, anno in cui è ambientato il romanzo.

Werner Von Braun immagina un Marte abitato, non quello deserto e così ostile di The Martian, ma al pari di Andy Weir, l’autore descrive con dovizia di spiegazioni tecnico ingegneristiche come l’uomo arriverà sul pianeta rosso e fa uno sforzo di realismo quando spiega come può vivere la civiltà marziana che i suoi eroi incontrano. Qui la fantasia però lo travolge e la scienza diventa fantascienza. Ma resta il fascino di un romanzo scritto da un sognatore concretamente calato nelle sue conoscenze ingegneristiche che oltre 50 anni fa aveva un sogno che solo oggi, forse, può essere credibile.

Si chiama Rosso Marte l’ultima opera del giornalista scientifico Giovanni Caprara (edito da UTET), che descrive il rapporto tra l’uomo e Marte, ne scorre brevemente la visione antica, i primi passi di osservazione diretta con Schiaparelli, per passare poi all’esplorazione robotica del pianeta. La conquista umana è ancora da venire, anche oggi sembra più vicina.

Giovanna Caprara ci narra tutto questo e ripercorre per noi le tappe della conquista marziana fino ai nostri giorni.

«Siamo in un momento particolare e fortunato», spiega Caprara. «In questi anni si sono concretizzate alcune decisioni che sembrano aver prodotto un progetto concreto e credibile. Le scelte fatte dall’Amministrazione Obama a partire al 2010 ha portato al concretizzarsi di un disegno raggiungibile per il 2028.

Ovviamente fatto salvo drastiche scelte di Trump per un’altra rotta. Elon Musk ha avuto un ruolo fondamentale nel fornire un’idea di futuro che ha affascinato la gente. L’imprenditore di SpaceX sa bene che il suo visionario progetto ha ragione d’essere solo quando l’investimento pubblico si incontrerà con quello privato, ma Musk ha supplito alla mancanza di visione che spesso penalizza il mondo della politica spaziale».

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“Il tentato realismo nello spiegare come può vivere la civiltà marziana che incontrano”

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