Il tuo destino è quello di vivere,se sai farlo non c'è altro

Il tuo destino è quello di vivere, se sai farlo non c'è altro Peppino Fieni (http://www.gliautori.it/peppinofieni)

Un mistero ha sempre aleggiato nelle nostre teste, credo fin dall'antica Grecia. Cos'è il destino? Poi è diventato fato. Insomma, la realtà è che noi non c'entriamo niente con noi stessi, secondo questo modello. Siamo solo la trottola che gira, aspettando qualcosa e senza saper di cosa si tratta. Può essere buona o cattiva, ma sempre una cosa è, non è altro. Quindi noi cosa c'entriamo? Praticamente niente, siamo solo il frutto di un determinismo spesso orbo. Certo che la cosa è seria! Non siamo mai noi a determinare noi stessi, e questo ci deve star bene, perché contro il destino non possiamo farci niente. Lui passa davanti a noi, ci ignora, noi lo vediamo solo dopo. Insomma, la vita ci guarda, e noi siamo solo nudi davanti a lei, e di questa nudità noi dobbiamo solo vergognarci, e questo da sempre! Perché il destino vuole così, e nessuno può averne colpa se noi siamo nudi davanti a lui. Il destino è come una tempesta che passa a nostra insaputa. Eppure noi siamo là e viviamo, almeno così pensiamo. Le cose che accadono, se sono negative diciamo che è colpa del destino, se sono positive diciamo che è merito nostro. E questo ragionamento è almeno presuntuoso. Fa pensare a quei miti greci, a quegli idoli difficili ed impossibili da sconfiggere. Insomma, fa pensare che noi siamo degli esseri viventi solo per grazia ricevuta, ma viventi solo perché assenti. In effetti le cose non stanno proprio così.

Noi respiriamo, mangiamo, se ne abbiamo voglia, facciamo l'amore. Abbiamo amicizie, conoscenze. Possibile che sia tutto inutile quello che facciamo? Possibile che non riusciamo a vivere come vogliamo? Secondo questo punto di vista del destino, sembra sia proprio così. Viene ovvia la domanda: ma allora che ci stiamo a fare, se non serviamo a determinare noi stessi e siamo così fessi? Insomma, questa cosa non è una stupidaggine?

Quasi una religione per gli sfigati o per quelli che, appositamente, si sono cacciati in un labirinto. Accidenti! Con questo labirinto ci risiamo! E' sempre lui così tortuoso, per toglierci dalle scatole le nostre responsabilità. Non possiamo prendere una decisione perché alla fine è inutile. Diventiamo inutili marionette di noi stessi, è quasi una tautologia. Per fortuna che la logica ci aiuta e ci dice, ma che dici?

In fondo tutto diventa assurdo, ed aspettiamo ancora Godot Insomma, se vogliamo essere artefici di noi stessi, che c' entra il fato? E poi ancora non saremmo mai responsabili di quello che facciamo. Che bella cosa! Sembra proprio la confessione della chiesa cattolica. Tu non hai più colpe, se le confessi a qualcuno, anche senza crederci. Tanto colpevole è imperscrutabile, proprio come il disegno di Dio. Strana assonanza di senso, ed è strano che sia nata prima in Grecia, ma certo che i cristiani l'hanno copiata, come hanno fatto con altre cose. Ma cerchiamo di vederci chiaro. Ci sta bene questa cosa anche dopo la riforma protestante, in cui Martin Lutero ha giocato tutto se stesso e, a dire il vero, anche il resto. Ecco il resto. Già esisteva la religione ebraica, ma i cristiani, dopo aver conquistato Roma, quindi l'impero, sono andati a fondare la chiesa, l'impero per antonomasia. San Pietro è proprio quello che aveva negato di conoscere Gesù. Direte che anche questo era destino, direte che era destino che anche un altro apostolo aveva già tradito Gesù, sì proprio quel Giuda che poi si è impiccato. Lui ha riconosciuto che non era destino il suo tradimento, era una sua iniziativa che poi l'ha portato ad impiccarsi. Allora questo non era destino, ma una decisione presa coscientemente e magari per immediata convenienza, ma di questi esempi nella storia, anche pagana, ne abbiamo molti. Povero quel Cesare che voleva diventare Augusto imperatore, e poi ha finito per dire quoque tu brute fili mi!, ancora di esempi ce ne sono.

Madame Bovary sapeva quello che faceva? Allora destino e senso di colpa sono legati.

Certo la cosa fa riflettere, e non c 'è bisogno di interpellare Freud per questo. Quindi possiamo dire che destino/ senso di colpa/ giustificazione/ sono legati. Allora il destino 2

potrebbe essere solo una scusa per fare come vogliamo, tanto è stato un caso, tanto è capitato, le circostanze sono la possibilità di giustificare tutto, il mio carattere è così, la mia storia personale non poteva che darmi questo destino. Insomma se ne possono dire di cose, quasi infinite, ma il destino è il mio vivere che comunque devo condurre. E di questo ho la responsabilità, se voglio l'identità. Voglio essere un cittadino, un individuo e riconosciuto dagli altri per questo. Questo destino non mi permette di essere libero, quanto meno di parlare della libertà. Se sono destinato ad essere non sono più, ma sono solo merce di scambio per l'economia, sono solo un'idea e una luce che in qualsiasi momento si può spegnere. E qui la morte mi darebbe il ben servito, morirò senza sapere quando e perché e spesso di cosa. Questo è il destino, la possiamo fare difficile e andare a scovare tutte le tragedie greche, il teatro dell'assurdo, le varie religioni. Possiamo fare tanto, ma in fondo quel tanto non è niente, perché quel tanto siamo solo e sempre noi: noi a vivere, noi a soffrire, noi ad amare, noi, noi, noi e allora questa necessità greca che cosa è, se non il nostro abiurare la nostra vita fin dall'inizio e senza avere colpa? Oppure la colpa è quella di Adamo ed Eva? Ma hanno pagato già e poi si è costruito un impero sedicente morale su questo. Possiamo essere atei, agnostici, credenti, possiamo esserlo nessuno ci obbliga, ma tutti vogliono quello che gli fa comodo e questo si chiama potere.

Ecco il potere è sì una cosa seria, diceva Nietzsche: chi parla? Chi ci dice cosa è vero o falso o cosa ci serve per servire? Ecco c'è sempre qualcuno che pensa di saperne più di noi, a volte si chiama Dio, a volte si chiama Antonio. Ma capita sempre che c'è qualcuno che però non è il nostro destino è il nostro padrone, sempre. Una volta si chiama plusvalore, un'altra si chiama ideologia, un'altra utopia. La cosa strana è che non si chiama mai come noi, Giuseppe, Giuseppina, Norma e tutti i nomi possibili. Certo hanno fatto anche un calendario, proprio quello Ambrosiano, nel quale ogni giorno ha un santo. Il nostro nome è preso dal calendario e poi dicono o pensiamo di non potere o saper fare il nostro calendario. Perché niente deve essere nostro, anche se tutto il diritto, a cominciare da quello romano, tutela la proprietà. Ecco cosa è cambiato da quando, quella volta, eravamo proprietà del patrizio, e poi nel medioevo del feudatario, ed oggi siamo proprietà di qualche partito che, per partito preso, ci dice come le cose devono andare e noi dobbiamo ubbidire. Se sbagliamo ci dobbiamo sempre confessare o da un prete o da un giudice. Strano destino è questo dove noi dobbiamo fare sempre quello che dicono gli altri! I greci hanno parlato del destino e hanno poi fatto le olimpiadi, per mettersi d'accordo e non stare sempre in guerra, eppure sembra che proprio i greci, a cominciare da Eraclito, non hanno fatto altro che parlare di conflitto. Ecco anche il conflitto, il male e il bene, devono essere sempre queste le nostre coordinate? Che palle! Cerchiamo di pensare che il mondo nasce e poi muore, che la nascita e la morte sono cose naturali e qui possiamo anche invocare Darwin per la selezione naturale, che ci fa uguali proprio perché tutti siamo selezionati dalle mutazioni spontanee della natura. Certo qua nasce il problema, o qualcuno ci ha creato e noi siamo alla sua mercé, allora il destino è il nostro padrone perché questo è il nostro padrone. Oppure noi decidiamo di essere artefici di noi stessi, nel bene e nel male, accettando gli eventi che nessuno mai potrà controllare tanto sono complessi. Dice Luhmann, e ha ragione, siamo solo elementi di un sistema complesso che non è potere, ma solo scambio di vita. Ma torna Amleto, col suo essere o non essere, e noi gli rispondiamo che non ce ne frega niente, solo perché noi abbiamo deciso di vivere senza avere dubbi, che la nostra vita sia solo un dubbio. Accettare quello che siamo e quello che non siamo, è questo il segreto o è proprio questo il destino? Forse è proprio questo che intendiamo senza saperlo, la difficoltà è quella d distinguere ciò che è solo nostro da ciò che è indotto. Eppure basterebbe l'attenzione di cui ha parlato Merlau Ponty, capire cosa è questa, e farne una nostra fonte. Sentire che in fondo sbagliamo a parlare di destino, perché questo deve sempre essere filtrato da noi se siamo attenti e amiamo le cose che facciamo, e le persone con cui viviamo. Una bella scuola è stata quella di 3

Foucault in “Le parole e le cose”, va bene non c'è bisogno di leggerlo, basta sapere che lui è nietzschiano e quindi ha del destino una sua personale idea, ma l'idea che qui ci interessa è più generale. Dobbiamo solo capire bene che niente accade se noi non vogliamo, perché anche se accade lo dobbiamo accettare perché, forse, come diceva Leibniz, questo è il migliore dei mondi possibili. L'utopia è solo la speranza che non può morire. Sperare non significa però volere che non succeda niente che non ci piaccia, sperare è amare e gestire la vita, sempre come se fosse nostra perché lo è se vogliamo. Il destino ce lo costruiamo noi, piano piano e minuto per minuto e giorno per giorno ed è inutile che diciamo che è l'inconscio. Freud sarà anche stato una persona intelligente, come lo sono stati Jung, Piaget e gli altri, ma la loro intelligenza non può offuscare le nostre responsabilità: chi vogliamo essere dipende da noi. La nostra storia ci aiuta, ma perché la dobbiamo seppellire nelle idee di filosofi, psicologi e maghi. In fondo, se amiamo l'arte, e anche se non la amiamo, possiamo fare di noi un'opera d'arte. Nessuno ce lo impedisce, se non noi stessi. Il caso cos'è? Che importa la definizione! Sappiamo che possono accadere delle cose impreviste. La nostra felicità deve essere solo quello che abbiamo, non quello che desideriamo in continuazione, perché il desiderio continuo e compulsivo, è veramente quello che chiamiamo destino, il consumismo attuale insegna.

Noi siamo quello che vogliamo essere, se lo accettiamo, e solo questo è il destino.

Sant'Agostino ha parlato del libero arbitrio, intendendo che sei libero anche se solo Dio può darti la grazia, e se tu cominciassi a pensare che puoi fare tutto anche senza di Lui? Puoi sbagliare, gioire, soffrire, parlare, pensare, fare l'amore, insomma fare tutto, sapendo che solo tu puoi essere artefice di te stesso, perché sei l'unica cosa che hai, e sei l'unica cosa che puoi utilizzare avendo sempre il rispetto dell'altro. Tu sei l'altro per l'altro.

Sei gettato nel mondo come diceva Heidegger, e puoi vivere solo accettando la morte.

Queste sono le sole tue due uniche sponde. Tu lo vuoi chiamare destino? Chiamalo come vuoi! Ma se non pensi troppo al senso comune. Tu hai in comune con gli altri, solo quello di nascere, morire etc., tutto il resto è una tua scelta. Dici che sei stato fortunato se sei soddisfatto, che sei stato sfortunato se non ti è piaciuto e questo vale per tutto. Quindi per te vale l'idea che una cosa ti può piacere o non piacere, ma è inutile piangere. Se questo ti è chiaro non ti servono, guru, religioni, filosofie, psicologie. Ti servi solo tu. E se vuoi fare di te un'opera d'arte gradevole lo puoi anche fare, perché sarai sempre tu a farla.

Tu puoi essere la poesia della tua vita, ma solo se la vuoi scrivere. La monade di cui parlava Leibniz è questo, la particella di cui hanno parlato gli atomisti greci è questo? Il panteismo di Spinoza è questo, l'essere unico e indivisibile è questo, l'autenticità di cui parla anche Vito Mancuso, teologo, è questo? Una serie di domande per dire, alla fine, che niente è riconducibile a te non unico e indivisibile, una persona che prende la decisione ultima in tutte le situazioni . Il destino è quello che costruisci con le tue mani, sapendo che puoi sbagliare, ma sapendo che l'errore è solo un' invenzione per paura della morte.

Allora se hai paura di morire hai pure paura di vivere. Il tuo destino diventa una parola vuota, uscendo dal vocabolario che ti riguarda solo perché già consolidato. Tu sei il tempo, tu sei il destino, tu sei umano, tu puoi vivere, tu puoi morire, ma in fondo tu sei quello che ama senza barriere, l'unica barriera sei tu, se te ne convinci.

Nel rispetto dell'altro, tu per te sei il migliore dei mondi possibili, rispettando gli altri.

4

Aforismi il tuo destino è quello di vivere se sai farlo non c'è altro se parli del destino come se fosse il mondo a deciderlo non hai capito il mondo quando pensi alla tua vita non pensare mai che dipende dal fato tu puoi scegliere sempre qualunque cosa accada del tuo destino fai in modo che il destino sia solo il tuo cestino dei ricordi futuri puoi avere tutto quello che vuoi sena ringraziare il destino ama te stesso e fai in maniera che quello che chiami destino ti somigli se sei innamorato o ti piace esserlo non accusare mai il destino di quello che succede puoi vivere una vita allegra anche se il destino ti avverso se chiami destino quello che ti succede non hai niente da fare sei quello che vuoi essere solo se accetti di esserlo e questo lo chiami destino puoi azzeccare o sbagliare, ma devi scegliere e decidere sempre e questo lo chiami destino puoi dire Dio o io di te dipende se vuoi fare o far fare la tua vita l'orizzonte che ti si presenta quando sei gettato nel mondo ti dice che nascere o morire sono le tue estremità non puoi vedere il mondo solo già dato devi fare sempre qualcosa per metterci del tuo proprio perché sei il risultato di una storia devi fartene una solo tua hai sempre diritti e doveri, ma hai anche desideri niente può legarti al mondo se pensi di non farne parte

5