Officinae Giugno - Settembre 2011

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passati fra le mani, come se i secoli fossero diventati giorni. Dopo lunghe ed estenuanti trattative, un collezionista privato si è deciso a vendere alla Gran Loggia d’Italia una parte della sua importantissima collezione, fra cui: l’Editto di Ferdinando IV di Borbone (1775), quello del Cardi-

Massonica

tare di qualsiasi argomento senza l’approvazione reale; si tratta, in questo caso, di tre documenti separati dagli anni che per la prima volta sono stati riuniti in una collezione privata. Nonostante tutto il nostro impegno, però, il primo Editto antimassonico del 1739 emesso dal Cardinale Firrao a seguito della Bolla di scomunica alla Massoneria di Papa Clemente XII, Lorenzo Corsini, fiorentino, rimaneva un miraggio. Numerosi sarebbero gli aneddoti da raccontare su come siamo entrate in possesso dei pezzi più rari, uno dei più significativi riguarda, appunto, l’acquisizione di questo editto. Un pomeriggio del dicembre 2009, entrando nell’ufficio del Gran Tesoriere nella nostra Sede Nazionale, nella penombra della porta abbiamo scorto un quadro che ha attirato la nostra attenzione e, come per magia, l’Editto tanto bramato era davanti ai nostri occhi; l’incredulità ha lasciato il posto all’entusiasmo e all’eccitazione, e senza pensarci due volte ci siamo recate nello studio del Gran Maestro per metterlo al corrente della nostra scoperta. Nemmeno lui voleva crederci, fin quando la preziosa signora Romana non ha svelato l’arcano. Alcuni anni prima, rimettendo in ordine il materiale accumulatesi nei cassetti, resasi conto del valore del documento aveva provveduto a farlo incorniciare. L’Editto Firrao è stato come un porta fortuna per le nostre ricerche: un mondo ci ha aperto i suoi orizzonti, testimonianze storiche delle quali non sospettavamo l’esistenza hanno cominciato ad affluire, grazie ai contatti presi nei mesi antecedenti con collezionisti e libre-

rie antiquarie. Dal seminario di Pasadena in California ci è giunto il volume del 1789, di Fra’ Vincenzo Pani Inquisitore e membro della commissione processuale di Cagliostro, che, difendendo la sua istituzione, vantava l’umanità del comportamento di questa nel processo a Tommaso Crudeli. Era poi nascosto in Olanda uno dei pezzi più importanti: il manoscritto del 1776 che riporta la denuncia di Michele Ponsard contro il Capo Ruota Gennaro Pallante e la sua difesa annotata nella vicina colonna. Nell’Archivio dell’Ecclesiastico di Firenze del 1865, oltre all’analisi dei rapporti fra Carboneria, Giovine Italia e Massoneria, abbiamo rinvenuto il testo dell’indirizzo di condoglianza inviato dal “Gran Maestro Reggente della Massoneria in Italia [Francesco De Luca] all’onorevolissimo sig. Giorgio Marsh, rappresentante del governo degli Stati Uniti d’America a Torino” a nome delle “cento e undici” officine della Comunione datato 28 aprile 1865, per l’assassinio di Abraham Lincoln, nonché quello della Loggia Fabio Massimo dell’Oriente di Roma alla Gran Loggia di Washington “Valle del Tevere, lì 14 del 3° mese dell’anno di Verst Lieu 5865”. In alcuni testi, oltre alle solite accuse che ci venivano rivolte, talvolta abbiamo rintracciato elenchi di Orienti, Logge, Triangoli e nomi di Fratelli anche di 150 anni fa. Bolle di scomunica dal 1738 in poi, libri di Léo Taxil, il congresso antimassonico di Trento, giornali antimassonici italiani e stranieri, moduli di iscrizione alle varie leghe antimassoniche e tutto il ridicolo di coloro che avevano creduto in tali accuse ci sono

nal Ercole Consalvi (1821), quello di Carlo Felice di Savoia (1821), la dichiarazione della Sacra Penitenzieria Apostolica sull’interpretazione da dare alla Bolla di Pio VII riguardante la setta dei Carbonari (1821), l’Epistola Enciclica Qui Nuper (1859), testi, sigilli, timbri, manifesti delle varie Obbedienze del secondo dopoguerra, un’importante collezione di ex libris massonici, numerosi antichi pezzi di oggettistica, innumerevoli faldoni di veline sulla nostra storia del ‘900. Una fonte inesauribile è stata la teoria del complottismo giudaico massonico, iniziata da John Robison, cavalcata dal Barruel e da innumerevoli altri autori, dall’Abate Bresciani a Civiltà Cattolica, passando attraverso le pubblicazioni del Taxil e della rivista cattolica francese Le Pélérin, fino al capolavoro di questa teoria: I Protocolli dei Savi di Sion, tradotti in italiano nel 1921 dall’ex sacerdote Giovanni Preziosi, il falso più tradotto al mondo dopo la Bibbia, citato da Hitler nel Mein Kampf e giustificazione teorica della Shoah. Sono questi alcuni esempi, molti dei quali in prima edizione, dei libri da noi riuniti su questa tematica. Assume notevole rilievo per quantità e spessore la selezione di periodici e libelli dalla fine dell’Ottocento alla fine della seconda guerra mondiale nei quali la Massoneria è attaccata sia con la satira che con l’accusa di antipatriottismo e tradimento. Con la fine del primo conflitto mondiale e con la nascita e il consolidarsi del fascismo, le accuse alla Massoneria, già da tempo sostenute da più parti, andarono inasprendosi; nel discorso alla Camera del 21 giugno 1921 Mussolini dichiarò che il fascismo non era legato alla Massoneria, da lui considerata un enorme paravento, dietro al quale generalmente vi erano piccoli uomini. In seguito, il 23 febbraio 1923, il Duce fece approvare dal Gran Consiglio del fascismo l’incompatibilità tra Partito e Massoneria; da questo

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