na Boaz rappresentava il pilastro regale, Mishpat. L’altra fu chiamata Jakin4, parola ebraica che può essere tradotta con “Stabilità, che Dio l’ha fermata” e rappresentava il pilastro sacerdotale, Zedeq. Con il consolidarsi della Massoneria speculativa, soprattutto di Rito Scozzese
Massoneria Antico Accettato, che modellava la propria tradizione sulla “leggenda hiramitica”, iniziò la costruzione di Templi l’ar-
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4 “Eresse le colonne nel vestibolo del tempio. Eresse la colonna di destra, che chiamò Iachin, ed eresse la colonna di sinistra, che chiamò Boaz” (1 Re 7:21). “Eresse le colonne di fronte alla navata, una a destra e una a sinistra; quella a destra la chiamò Iachin e quella a sinistra Boaz” (2 Cronache 3:17). Le due colonne sono menzionate in scritti massonici già dalla prima metà del XVIII secolo
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anche quello degli spazi tra parola e parola e tra lettera e lettera. Da questo deriva che la piena comprensione del Sepher Torah consiste nella possibilità d’interpretazione dei misteri che si occultano proprio negli spazi bianchi e che soltanto le lettere nere potrebbero rivelare. Ma, ammonisce la Qabbaláh, i misteri del bianco saranno completamente svelati soltanto con l’avvento del Mashiach. A questo punto è opportuna una digressione sulla storia della scrittura ebraica e sul suo significato religioso.
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chitettura dei quali s’ispirava, almeno in parte, a quella del Tempio salomonico. Le due colonne Boaz e Jachin ne divennero elementi portanti sia materialmente, sia simbolicamente. Originariamente le due colonne erano in bronzo perché questo metallo resiste a tutte le intemperie per indicare che i principi della Massoneria sono immortali e devono essere trasmessi immutabili; erano cave per contenere il salario degli operai, gli attrezzi propri del Grado, il tesoro e i gioielli di Loggia. Ma torniamo alla Parola Sacra, Boaz o, meglio, alla sua nuova compitazione, Bet-Ain-Zain. Proprio questa ci ha suggerito di valutarne il significato simbolico alla luce della Qabbaláh, la corrente mistico esoterica ebraica sviluppatosi in Europa dal VII-VIII secolo. Intendo precisare che i riferimenti alla Qabbaláh in quest’articolo prescindono da una connotazione specificatamente
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religiosa, ma fanno piuttosto riferimento a quel patrimonio tradizionale che la Libera Muratoria ha attinto ampiamente alla cultura tradizionale ebraica e che, in particolare, per quel che riguarda il Rito Scozzese Antico Accettato, è largamente testimoniato dai Rituali in tutti i suoi trentatré Gradi. Il Venerabilissimo e Potentissimo Fratello Albert Pike 33\, Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico Accettato per il Sud degli Stati Uniti, storico, esegeta e “codificatore” del
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Rito stesso ebbe a scrivere: “Tutte le associazioni massoniche devono alla Cabala ebraica i propri simboli e i propri segreti”5. E il rabbino e cabalista italiano Elia Benamozegh: “Lo spirito della Massoneria è lo spirito del giudaismo nelle sue credenze più fondamentali”6. Gli studi dei cabalisti si concentrano fondamentalmente sul Sepher Torah, il grande rotolo di pergamena contenente il testo dei già citati primi cinque libri dell’Antico Testamento. Il contenuto dei rotoli del Sepher Torah, custoditi in uno speciale armadio nelle sinagoghe, è sacro e viene scritto a mano da rabbini esperti detti Sofarim seguendo particolari e severe regole. Nella letteratura cabalistica e, in particolare, nel Sefer ha-Zohar, il Libro dello Splendore, citato semplicemente come Zohar, il testo più importante della tradizione cabalistica, la scrittura del Sepher Torah è definita “fuoco nero su fuoco bianco”. Nero è il colore dell’inchiostro, il “sangue” della Torah, l’energia vitale, la forza, la potenza dinamica del testo. Bianco è non soltanto il colore della pergamena, ma 5 Albert Pike (1809-1891), in Morals and Dog ma of the Ancient and Accepted Scottish Rite, 1871. In italiano, Morals and Dogma, Foggia 6 Elia Benamozegh (1823-1900), in La vérité israélite, Parigi,1865
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Tutto ebbe inizio con la scoperta, avvenuta tra il 1905 e il 1906, durante gli scavi di Serabit El-Kahdim, condotti nella regione del Sinai dall’archeologo inglese sir William Matthew Flinders Petrie, di iscrizioni definite “protosinaiche” redatte con caratteri particolari risalenti alla metà del 2000 prima dell’Era volgare. Poi, iscrizioni simili, furono rinvenute in altre località palestinesi come Gaza, Lachish e Shekem. Si tratta di un sistema di scrittura “acrofonico”, cioè di un alfabeto nel quale ogni lettera rappresenta, in maniera più o meno stilizzata, qualche contenuto concreto: un bue, una casa, un occhio ecc, ed è la lettera iniziale della cosa rappresentata. La semplificazione dei pittogrammi della scrittura protosinaica diede origine alla scrittura protocananea adottata dai Fenici, dall’alfabeto dei quali, formato da ventidue consonanti, derivarono tutte le scritture alfabetiche che si diffusero nel bacino del Mediterraneo. Tra queste c’era anche la scrittura ebraica, una variante della scrittura aramaica, detta Ketav Meruba, scrittura quadrata. Queste sono le ventidue lettere dell’Alfabeto ebraico. Secondo la Qabbaláh, il Signore creò prima le lettere dell’Alfabeto ebraico e con il loro aiuto creò l’Universo. È l’interpretazione della prima frase della Genesi: “In