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PERIODICO INDIPENDENTE DI ROSSANO E CIRCONDARIO
IL FUTURO È DEI VISIONARI. PRENDIAMOCELO! Quando circa tre anni fa sono stato coinvolto in questo magnifico progetto di fusione tra Corigliano Calabro e Rossano, ricordo ancora le reazioni e i sentimenti che ebbi difronte a un’idea così imponente e complessa… la prima sensazione fu “apertura della mente”, la seconda “ispirazione”, la terza un’esclamazione: «E mo’ come la facciamo»? Giuseppe F. Zangaro llFinalmente
il popolo dei “No-Fusione” è venuto fuori e si sfoga su Facebook in alcune pagine dedicate e post della domenica. Volendo fare una catalogazione seguendo le categorie sinottiche di Eurisko, abbiamo per sommi capi gli “intellettuali”, gli “impegnati”, i “populisti” e i “fatalisti”: i primi, sono coloro che asseverano una motivazione a difesa delle radici culturali dell’uno e dell’altro Comune; i secondi sono prevalentemente “classe dirigente” e ricoprono cariche pubbliche soprattutto a Corigliano Calabro; i populisti sono i nuovi Giuseppe e Anita e vedono in questa svolta epocale un complotto a discapito dei cittadini; per finire con i fatalisti, impauriti da una così sistematica rivoluzione che, secondo loro, andrebbe a modificare l’asse della Terra e, quindi, a generare fulmini e saette. A parte gli scherzi e nel pieno rispetto delle posizioni ci sembra francamente aria fritta!!! Complici di questo clima di indecisione e disinformazione sono proprio le assisi Comunali e Regionali che non stanno investendo 1 Euro per favorire una comunicazione oggettiva sui pro e i contro della fusione. Eppure servirebbe poco in soldoni per confezionare un vademecum informativo per i cittadini che andrebbe a chiarire gli aspetti tecnici, amministrativi e politici. E sì, perché la fusione è anzitutto un “meccanismo” amministrativo che consente di ottimizzare – attraverso la condivisione e le economie di scala – le risorse di due o più Comuni. Come substrato a ciò, ovviamente, è necessario stabilire delle basi culturali sulle quali insediare successivamente un programma di sviluppo urbano che trasformi i Comuni in Città Unica. Da qui l’ispirazione, ovvero la visione di un futuro più roseo ed accattivante che dovrebbe essere guidato da giovani leve di pensiero. Con questo approccio la fusione porta in sé sostanzialmente due aspetti importanti: a) getta le basi per costruire una nuova classe dirigente; b) che inaugurerà un nuovo corso amministrativo con l’obiettivo di realizzare un’area urbana nello Jonio cosentino. Certo si tratta di un percorso irto e difficile, ma alle persone dotate ed intelligenti piacciono le sfide. Parliamone… l
LE INIZIATIVE A LATERE:
• Le “Tavole viventi” • Il progetto dell’Istituto Comprensivo II di Rossano • Il ruolo di partner e sponsor
Luglio 2017
CALABRIA DEL NORD-EST: RIFLESSIONI AMARE DI UN CALABRESE EMIGRATO
TRENT’ANNI IN MARCIA INDIETRO
Sono passati trent’anni da che sono partito dalla Calabria. Lo dico non perché voglia infliggere ai lettori memorie personali, e men che meno per fare riflessioni sconsolate sul tempo che passa. Lo dico perché questa evenienza mi permette di proporre una riflessione che vuole avere carattere pubblico e che ha a che fare, non con il sottoscritto, ma con la Calabria che ho lasciato e che ritrovo ogni volta. Tommaso Greco
llE la riflessione che voglio fare è la seguente, qui sintetizzata nella maniera più semplice e diretta possibile: in questi trent’anni la Calabria che ho lasciato, quella che vivo e sperimento ogni volta che ci ritorno — per intenderci: la Calabria che Franco Filareto ha chiamato ‘Calabria delNord-Est’, quella compresa tra Sibari e Cariati — ha fatto passi da gigante; ma sono stati passi compiuti all’indietro, non in avanti. Passi verso il peggio e non verso il meglio. Quando mi sono iscritto all’Università di Pisa nel 1987 si viaggiava in treno, avendo a disposizione diversi possibili itinerari. Per un lungo periodo, addirittura, un treno Intercity collegava direttamente Crotone a Torino passando dalla linea tirrenica. L’altro giorno, per pura curiosità, ho consultato il sito delle Ferrovie dello Stato: per andare da Pisa a Rossano avrei dovuto fare cinque cambi, impiegando 13 ore e facendo alcuni tratti con l’autobus. Quello che io chiamo il “principio TAV” ha funzionato benissimo: si privilegia una tratta e si investe tutto su di essa, dopodiché tutto ciò che non vi rientra può morire d’incuria. Non credo ci sia un solo studente calabrese che pensi oggi di viaggiare da Pisa verso la Calabria jonica muovendosi in treno. Gli autobus sono a disposizione quotidianamente e a tutte le ore; l’aereo che per un brevissimo periodo ha collegato Pisa a Crotone è finito nel nulla, inghiottito nei debiti della società aeroportuale (l’unica in Italia ad aver fatto questa fine). Quando mi sono iscritto all’Università di Pisa nel 1987 a Rossano era stato da poco costruito un ospedale che era diventato il fiore all’occhiello del territorio: moderno, funzionale, con la speranza di attrarre personale capace di coniugare dedizione e competenza, magari richiamando qualcuno dei bravissimi medici originari di questa terra che fanno il prestigio e la fortuna degli istituti ospedalieri del centro-nord. L’altro giorno sono tornato per l’ennesima volta in quell’ospedale e l’ho trovato spoglio in gran parte, abbandonato, stonacato, arrugginito, con un pronto soccorso dove il numero delle guardie giurate è di gran lunga superiore a quello dei medici. In questi anni ho visto aumentare le persone che partendo dalla sibaritide vengono a Pisa a curarsi, e come a Pisa in quasi tutte le città del nord Italia. Nel frattempo, i casi di malasanità che provocano
morti inspiegabili e dolorose non mancano. Quando mi sono iscritto all’Università di Pisa nel 1987 vedevo molti che erano partiti negli anni precedenti tornare per sistemarsi in Calabria. Nutrivano la speranza di ricominciare nella loro terra — evidentemente ce n’erano le condizioni — e per questo abbandonavano un lavoro sicuro nel nord, investendo al sud i risparmi generati da anni di sacrificio. Negli anni ho visto molti di costoro rifare le valigie, partire per nuove destinazioni, ricominciare daccapo e provare a rifarsi una vita in una terra lontana. Ma soprattutto: non solo non si vede più nessuno tornare, ma si vedono sempre più giovani partire come avevano fatto i loro nonni e i loro genitori; persino chi decide (o magari è costretto (continua a pag. 2)
Foto di Francesco Sapia
IL RUOLO CULTURALE CHIAREZZA PER LA DELL’UNIVERSITÀ POPOLARE NUOVA CITTÀ SULLO JONIO Sentita e affettuosa partecipazione per la presentazione del libro collettaneo sul Codex curato dal preside prof. Giovanni Sapia già direttore dell’Università Popolare di Rossano ed oggi acclamato presidente. In un clima di affettuosa partecipazione, giovedì 29 giugno u.s., nella Sala Rossa di Palazzo S. Bernardino è stato presentato il libro collettaneo, curato dallo stesso Sapia: “Il catechismo del Codex Purpureus Rossanensis”, edito dall’Università Popolare e dalla Imago Artis, opera di membri del Consiglio dell’Università Popolare e di autorevoli estimatori ed amici. Durante la manifestazione è avvenuto il passaggio di testimone della direzione dell’Università Popolare a Gennaro Mercogliano.
E’ il luogo e le sue genti, con le loro ricchezze/risorse primarie e creative, che danno vita alle attività imprenditoriali, produttive e commerciali, avendole a base formate nel tempo. Così avviene. E’ questa esistenza che dà il via all’imprenditoria che accresce in reciprocità il quantum di popolazione che vi si stanzia. Il luogo muta nel suo tempo/percorso nella dipendenza dei caratteri che evolve o involve, così passando da villaggio, a paese, a città (città-civiltà) o parimenti retrocede verso l’oblio. Cosimo Montera
llI lavori hanno avuto inizio con il saluto del direttore preside prof. Giovanni Sapia, per l’occasione letto dal dott. Francesco Rapani, componente della stessa Università Popolare e coordinatore della serata. Un saluto affettuoso e appassionato, quello del direttore, che si estrinseca dalle sue stesse parole allo scopo di seguito riportate: “La gioia che mi è negata, di esservi accanto in una solennità storica dell’Università Popolare, trova compenso, come per lungo ormai è successo, nel messaggio di saluto e di augurio, di compiacimento e di rispettoso affetto, ai reggitori
llIl luogo/entità non sta fermo, se non si difende da quanto su di esso può abbattersi: carestia, assedi e giannizzeri, depredazione militare o come adesso avviene, usurpazioni di beni e servizi con regolamenti/forma, arretra sino a soccombere, sino alla sostituzione delle sue genti. Ad esempio, se i cosiddetti “emigranti” scappano dal terzo mondo, dice la disinformazione e l’ONU, per fame e guerra perché nella grande maggioranza sono depositati, non accolti, nelle regioni del sud anziché negli Stati e Regioni ricche? in ogni caso mai vanno in Spagna che possono raggiungere a nuoto. Il governo non lo spiega!
(continua a pag. 3)
(continua a pag. 2)
Franco Emilio Carlino