La Voce settembre 2017

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NUOVA TIPO S-DESIGN da 139€/mese Anno XXI •• n° 9

PERIODICO INDIPENDENTE DI ROSSANO E CIRCONDARIO

Settembre 2017

CORIGLIANO-ROSSANO ALLE URNE REFERENDARIE IL 22 OTTOBRE 2017

INSIEME RITORNIAMO PROTAGONISTI DEL NOSTRO FUTURO Sono trascorsi più di 2 anni da quando un folto gruppo di cittadini – man mano allargatosi – ha immaginato una nuova piattaforma di sviluppo sociale, politico ed economico per il nostro territorio. Si è rimasti laddove la crisi si faceva sempre più profonda e repentina in un territorio devastato dal vuoto, quel niente che come un virus prima ti attanaglia, poi ti fagocita. Ma i tempi scorrono… e cambiano. Tocca a noi farlo in meglio! Giuseppe F. Zangaro llL’occhiello all’editoriale di settembre ha il sapore della trama di un film. Sembra il prologo a ciò che andremo a scrivere dal 22 ottobre 2017 in poi. Questo “pezzo di storia” avviato dai “visionari” del Comitato 100 Associazioni giunge alla fine… ma, in realtà, è solo l’inizio. Eh sì, perché ci abbiamo preso gusto! Abbiamo assaporato – e lo stiamo facendo anche durante questa campagna referendaria – un nuovo modo di relazionarci come cittadini nei confronti della politica e delle tematiche di sviluppo del territorio. Non più scelte “calate”, ma esclusivamente “partecipate” per dire finalmente basta ad interessi personali e particolari. Per questo motivo ci piace ragionare per “risultati” senza ricorrere a facili teorie o ricette che alcuni testimonials del no alla fusione vogliono affibbiarci. Per fare ciò ci vengono in aiuto una serie di risorse ben note che la proposta di Legge Regionale “Graziano” e la delibera del Consiglio Comunale di Rossano – votata all’unanimità lo scorso settembre – hanno per così dire armonizzato e messo in relazione logica. Si tratta delle risorse da tutti conosciute e tanto decantate che da decenni stentano a decollare, incluso il cosiddetto “peso politico” che questo territorio ha rinviato sine die. Il processo di fusione ha sostanzialmente modificato questo equilibrio (ndr. o squilibrio), riscoprendo le onde gravitazionali attivate dal “rimbocchiamoci le maniche”. Quando, infatti, i cittadini aspettano e non ricevono è il caso si agisca… Ecco perché nasce il PROGETTO FUSIONE che ha come novità di fondo una sfida: prendere di petto quei pregiudizi e quelle tarature mentali che hanno tenuto separati i Comuni di Corigliano Calabro e Rossano per tanti e troppi decenni. Primo punto. Facciamo un elenco delle risorse comuni. Secondo punto. Vediamo come metterle “a servizio” dell’area urbana Corigliano-Rossano e “a sistema” nel caso dell’area vasta della Sibaritide. Terzo punto. Individuiamo le “fabbriche” che ci consentano di attivare veloci, progressivi e scalabili processi di sviluppo. Quarto punto. Facciamo che società civile, forze sociali, istituzioni, imprese e associazioni lavorano insieme – secondo le proprie competenze e i propri ruoli – sui primi 3 punti. Quinto punto. Proteggiamo il progetto con una macchina amministrativa efficiente ed efficace… No non siamo su Marte. Siamo nella Nuova Città dello Jonio. Diamoci una mossa. Il 22 ottobre votiamo Sì.

Post scriptum: pleonastico riportare dati ed esempi di territori che hanno raggiunto alti livelli di sviluppo, seguendo lo schema proposto. A chi afferma che tutto ciò si possa fare anche senza fusione va fatto notare

A noi la parola !!!

che in un territorio come il nostro – dove il delta “peso politico” è rilevante quanto la variabile “macchina amministrativa” – è necessario che tutto funzioni in maniera virtuosa: solo lo strumento della fusione può

offrire questa opportunità di ridistribuzione di competenze e ruoli all’interno del nuovo Ente per assicurare al progetto una riuscita funzionale al benessere dei cittadini. Difficile, ma si può e deve fare. l

PIU’ RAPPRESENTATIVITÀ PER CONTRADE E CENTRI STORICI

FUSIONE E MUNICIPI

In questa campagna referendaria sta succedendo davvero di tutto ed ognuno nel bene o nel male sta cercando di apportare il suo contributo a questo storico e lungimirante progetto. Astenendomi da qualsiasi commento sul tenore degli interventi che stanno caratterizzando in peggio l’ultimo scorcio di propaganda elettorale, ho voluto dare il mio contributo al dibattito, cercando di fare un po’di luce su alcuni aspetti del post referendum qualora – come mi auguro – dovesse vincere il SI. Corrado Minnicelli

IL 22 OTTOBRE

NOI VOTIAMO

llMi permetto di scrivere come persona informata sugli aspetti legislativi e sociali che caratterizzano i processi di fusione di Comuni in quanto da studioso della materia ebbi modo di occuparmi dell’argomento grazie ad una tesi in diritto amministrativo proprio sulle fusioni di Comuni in Italia ed in particolar modo sulla differenza tra

CORIGLIANO-ROSSANO

DAL CAMPANILISMO ALLA CONURBAZIONE Non ho mai parlato finora dei problemi della città in cui sono nato ed ho trascorso quasi tutta la vita, perché penso che in linea di massima quello che succede in periferia è quasi sempre il riflesso di ciò che accade nelle grandi città, e ciò che accade nelle grandi città quasi sempre dipende da ciò che accade nelle grandi capitali di tutto il mondo. I percorsi economici e culturali si irradiano insomma - lo sappiamo tutti – dai centri più popolosi e ricchi verso quelli piccoli e poveri, quasi mai accade il contrario. Ci sono però dei margini ristretti entro i quali ogni città, come ogni persona, è artefice del proprio destino.

luoghi di cui qui parlo si trovano su quel lembo di costa che racchiude la parte meridionale del Golfo di Taranto. Lì sorgeva 2.500 anni fa la città magnogreca di Sibari, della quale gli storici valutano in 300.000 il numero di abitanti e dal cui nome deriva l’aggettivo ‘sibarita’, cioè ‘raffinato e amante delle comodità e del lusso’; il che non è un gran bel complimento (!), ma dà un’idea

tadini per l’ipotetica perdita della propria identità storica, culturale e sociale derivante da un processo di fusione. Niente di più sbagliato. Spesso si confonde il concetto di identità con quello di rappresentatività elettorale non tenendo invece distinte e separate le due cose come è nella realtà dei fatti. (continua a pag. 2)

ALCUNI SPUNTI PER RIFLESSIONI E SCELTE SUL “COMUNE UNICO” Fin dagli anni settanta del ‘900 politici lungimiranti di tutte le appartenenze politiche e Amministrazioni Comunali di Corigliano e Rossano hanno aperto un dialogo e avviato un percorso per “stare insieme” e per “camminare insieme”… Francesco Filareto llNel

2006-2011 i Sindaci di Corigliano (per primo Armando de Rosis e dopo Pasqualina Straface) e di Rossano (chi scrive) danno un significativo impulso con l’istituzione dell’“Area Urbana Corigliano-Rossano”, la prima della Calabria, che ha già portato ai due Comuni ingenti finanziamenti comunitari e dovrà preparare il “Comune unico delle due città”, su cui le popolazioni si dovranno pronunciare (continua a pag. 2)

Cataldo Marino llI

fusioni di piccoli Comuni e fusioni di grandi Comuni ed in quell’occasione ebbi l’opportunità di confrontarmi con docenti, amministratori e tecnici dell’argomento appartenenti a Regioni dove l’istituto sta funzionando e portando grandi risultati. Non è cosa strana o nuova infatti che questi processi creino un certo timore nei cit-

della centralità di una volta in contrapposizione alla marginalità attuale. Pochi chilometri a sud del luogo dove vissero i Sibariti (fig. 1) sorsero, a partire dall’alto medioevo, vari centri urbani di diversa dimensione, fra i quali emergevano - per numero di abitanti, per attività economiche e per vivacità culturale – quelli di Rossano e Corigliano. (continua a pag. 5)

FUSIONE… domande e risposte Concludiamo lo speciale dedicato alla Città Unica Corigliano Rossano


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DALLA PRIMA PAGINA

Anno XXI •• n° 9 •• Settembre 2017 ••

SPUNTI DI RIFLESSIONE SUL COMUNE UNICO con il Referendum del 22 ottobre p.v. Facciamo insieme una simulazione sulle conseguenze della vittoria del “No” o del “SI” alla fusione. Se vincerà il “No” le due città di Corigliano e Rossano conserveranno la loro autonomia di Enti Locali: si continuerà a procedere come si è sempre proceduti, si continuerà a camminare in ordine sparso, si continuerà a favorire i disegni del “divide et impera” dei politicanti parassitari del centralismo provinciale e regionale, si continuerà a non essere rappresentati a nessun livello politico e istituzionale, si continuerà a non avere forza contrattuale con le Istituzioni sovra-comunali, si continuerà a non accedere ai finanziamenti dello Stato e dell’U.E., si continuerà ad assistere impotenti alle rapine della sanità, della giustizia, dei trasporti, degli uffici, si continuerà ad avere un pessimo servizio sanitario, si continuerà nei viaggi della speranza verso altri ospedali, si continuerà a non avere diritto a una giustizia giusta e di prossimità, si continuerà a morire sulla “strada della morte”, si continuerà ad avere una ferrovia senza treni, si continuerà nello scippo di servizi alla persona (INPS, Ufficio delle Entrate, INAIL ecc.); e mentre si consumeranno questi misfatti a danno di tutto il territorio ai Coriglianesi e ai Rossanesi non restano che la rassegnazione passiva o il lamento contro il crudele destino o la percezione di essere dei perdenti e senza futuro o il beccarsi paranoicamente tra di loro come i manzoniani “capponi di Renzo”. Se vincerà il “SI” ? Evitiamo subito i facili trionfalismi retorici. Ci aspettano anni di duro lavoro, di ostilità da parte di chi finora ha costruito le fortune sue e della sua casta sulle nostre autolesionistiche diffidenze e divisioni, di una non facile costruzione di una nuova città. Il cammino sarà lungo e arduo, bisogna dirlo con chiarezza. Consapevoli delle

difficoltà a cui andremo incontro, dobbiamo sapere fronteggiare la paura naturale delle novità, i timori di subire l’egemonia dell’altro, le persistenti diffidenze reciproche, le rivalità malcelate, i toni della polemica talora inopportunamente aspri, le sovra-esposizioni. E’ il momento storico, forse irripetibile, di fare la scelta del coraggio e la scelta dell’amore per le nostre comunità civili: accanto al “pessimismo della ragione” dobbiamo sapere liberare l’ “ottimismo della volontà”. Dobbiamo prendere atto che il confronto è necessariamente plurale, democratico, ancora non univoco: le differenze non debbono essere percepite con fastidio né tanto meno demonizzate, esse sono posizioni rispettabili e contributi alla crescita del dibattito. Suggerisco, pertanto, di usare il metodo di Giovanni XXIII di “cercare le ragioni che uniscono e accantonare quelle che dividono”. Bisogna volere, tenacemente volere, responsabilmente volere costruire un confronto civile e di merito, la fiducia reciproca, la convergenza tra diversi in vista del comune obiettivo, il pensiero condiviso, che è il fondamento di un percorso comune. Il collante di tutto ciò è la nostra comune condivisa identità culturale di territorio, costruita insieme in oltre 3.700 anni di storia e di civiltà, che si può battezzare “Mediterraneità jonico-silana”. Queste scelte – ripeto, non facili – sono le risposte, morali ed etiche, alle domande di “senso” e di “progetto di vita” di coloro che, giovani e meno giovani, sono rimasti o vorrebbe rimanere in questa terra. Queste scelte sono anche altro: sono scelte di convenienza. L’unione del territorio è da ricercare con determinazione, comunque, senza se e senza ma. Infatti, non hanno portato nulla di buono e nulla di utile a Rossano e a Corigliano, da mille anni (sic!), le diffidenze e le rivalità reciproche (ben rappresentate dalla

metafora del “lenzulo del Patìre”), che, viceversa, le hanno indebolite e hanno indebolito l’intero territorio della Calabria del Nord-Est, la quale oggi ha toccato il fondo dell’emarginazione e del regresso (il Sud del Sud!). Non conosco altra risposta alla crisi e al declino in cui siamo stati precipitati da cinici furbastri se non l’unione-fusione di Rossano e Corigliano, che darà origine a un nuovo soggetto istituzionale, forte e autorevole, rappresentativo di un’area vasta sovra-municipale, in prospettiva inclusivo degli altri soggetti territoriali. Uniti si è più forti, più autorevoli, più credibili. Uniti è anche conveniente, perchè ci saranno vantaggi e benefici per tutti e per i singoli: con un sicuro potenziamento e miglioramento dei servizi pubblici comuni, che saranno resi più efficienti e anche più economici. Pertanto, è necessario democratizzare il processo, in modo sia orizzontale che verticale, affinchè esso sia compreso come una grande opportunità storica di crescita, urgente e indifferibile, abbia il massimo di consenso popolare, sia condiviso e, quindi, sia sostenuto dalla stragrande maggioranza dei cittadini comuni. Perciò, occorre rendere soggetti e protagonisti del processo di unificazione-fusione i cittadini comuni (quelli che di solito delegano altri o si sono dimessi dalla cittadinanza partecipativa), le forze sociali del lavoro e le loro organizzazioni, quelle della coraggiosa imprenditoria privata, dell’associazionismo e del volontariato culturali e sociali, la Chiesa, le Scuole, i giovani, i mezzi di comunicazione di massa. I miei concittadini di Corigliano e Rossano – ne sono certo – sapranno valutare bene vantaggi e svantaggi, sapranno essere coraggiosi e responsabili, sapranno essere lungimiranti, sapranno guardare con fiducia al futuro, sapranno indicare una prospettiva di speranza per la nostra gente e la nostra terra. l

UNA POLITICA PIU’ VERA PER LA NUOVA CITTÀ DELLO JONIO La campagna referendaria sulla fusione Corigliano-Rossano, oramai in pieno svolgimento, fa emergere almeno due dati: da un lato una aumentata consapevolezza di buona parte dei cittadini convinti dell’importanza dell’appuntamento di domenica 22 ottobre, dall’altro l’atteggiamento di paura e diffidenza di altrettanti cittadini vittime questi, tiene a sottolinearsi, di una pervasiva azione manipolatrice indotta da una disinformazione subdola fondata sul pregiudizio e sul sospetto messa in atto da ben individuati centri di potere e di interessi che nulla hanno a che vedere con progetti e prospettive di bene comune del quale deve farsi carico la vera politica nel senso più genuino del termine. Natale Graziano llNon è certo atteggiamento di partigianeria ritenere la valenza delle ragioni del SI alla fusione che, come è stato lodevolmente e in più occasioni spiegato anche nel corso delle tante iniziative nel frattempo promosse dai vari comitati, ha indiscutibili vantaggi che spaziano dal settore economico - produttivo a quello infrastrutturale per estendersi al delicato ambito dei servizi alla persona tra cui primeggia la sanità (con il nuovo Ospedale) ed i servizi sociali. Sarebbe tuttavia un errore considerare gli elencati benefici come variabili indipendenti rispetto ad altri fattori ben più pregnanti, primariamente quello della politica al quale è demandato, a monte, il compito di selezionare i fini vale a dire ciò che è prioritario e necessario per una Comunità di persone che vivono in un determinato territorio (sanità, trasporti, scuola e servizi in genere) ed allocarne le relative risorse.

In altre parole è alla prospettiva di conseguire un reale ed effettivo recupero di agibilità politica che bisogna guardare. È perciò vitale che noi cittadini di questa area tanto vasta quanto frammentata e divisa recuperiamo quella capacità di fare finalmente massa critica e fronte comune di fronte al concreto rischio della definitiva nostra insignificanza nel più vasto contesto regionale e non solo. √à sotto gli occhi di tutti che alle oramai storiche divisioni tra le nostre due grandi città della piana di Sibari, è conseguito puntualmente l’effetto della inesorabile desertificazione istituzionale della nostra fascia ionica a tutto vantaggio delle aree cosentina e tirrenica che da decenni a questa parte godono di indubbia prosperità perché possono contare su una messe di parlamentari e consiglieri regionali che garantiscono gli interessi di quelle comunità nei posti dove di decide. Ultima notazione, ai più credo sarà sfuggito che nel frat-

tempo è stato varato l’atto aziendale dell’ASP di Cosenza. Stando almeno ai rumors che trapelano pare che la buona sanità sia l’ultimo dei pensieri e che invece l’unica preoccupazione di coloro che ancora guidano il vapore è quella di lottizzare incarichi e quel che è peggio dare vita a scorribande nei territori, in specie Corigliano e Rossano, per piazzare ai vertici di delicati servizi figure fiduciarie per garantirsi consensi in vista delle elezioni politiche di primavera. Basterebbe solo questo per indurre anche i più duri di comprendonio (e purtroppo ce ne sono ancora tanti ahimè pure finemente acculturati) a votare si al referendum oggi forse l’ultima chance per porre fine insieme al carrierismo di siffatti consunti personaggi all’affarismo delinquenziale e alla corruzione dilagante che da Roma si propaga endemicamente ad ogni latitudine del nostro Paese. l

FUSIONE E MUNICIPI IDENTITA’ E FORZA DELL’UNIONE. Con la fusione noi non andremo a cancellare la nostra storia e le nostre tradizioni che anzi ne risulteranno più rafforzate. Ma non è forse vero che le nostre due città in questi anni sono state penalizzate dalle varie politiche statali e regionali? Siamo più ricchi o più poveri rispetto a 20 anni fa? Abbiamo più servizi o meno rispetto al recente passato? Se scompariremo per mancanza di peso politico e per il degrado amministrativo ed economico delle nostre città, che fine faranno le nostre tradizioni e la nostra identità? Sono queste le domande che dovremmo porci e a queste domande la creazione di un unico grande Comune può dare una risposta. Dobbiamo creare un ente capace di rappresentare tutte le città dell’alto Jonio e capace di avere la forza politico-contrattuale di pretendere di più dallo Stato e dalla Regione, capace di valorizzare le risorse economiche e culturali di entrambe le città e convogliarle in un’unica grande potenza economica, amministrativa e sociale. RAPPRESENTATIVITÀ. Per quanto riguarda il secondo grande scoglio da superare il legislatore italiano questa volta è stato davvero lungimirante prevedendo un nuovo ruolo per i Municipi, luoghi di partecipazione politica e decentramento dei servizi (come da legge 56/2014). Potranno essere infatti questi organismi a prendere il posto dei vecchi consigli comunali e saranno dotati di veri e propri poteri essendo il raccordo fra le istanze dei “vecchi” territori e il nuovo Comune unico. Ma come funzionano e chi ne farà parte? A queste domande e senza entrare in tecnicismi vorrei rispondere con un esempio che tutti potranno andare a verificare, ossia la struttura di base che è stata adottata nel Comune di Valsamoggia. Questo Comune emiliano è nato dalla fusione di 5 piccoli Comuni e quindi presenta una struttura molto decentrata derivante da una maggiore frammentazione amministrativa. In questo caso ogni Comune è stato sostituito da un Municipio dotato, oltre che di un apparato amministrativo, di un Presidente e un Consiglio di Municipio, quest’ultimo formato da componenti eletti direttamente dai cittadini contestualmente alle elezioni comunali e che ricoprono il loro incarico in modo ASSOLUTAMENTE GRATUITO senza ricevere nessuna indennità di sorta. Ma la vera nota di merito è che i Municipi sono inseriti nel processo decisionale del nuovo Comune. Possono presentare proposte di provvedimenti, sono obbligatoriamente informati dal Comune sugli atti e le iniziative che questo ha intenzione di adottare e sono coinvolti nel processo decisionale tramite i pareri obbligatori e non che sono chiamati ad emanare e contribuiscono allo sviluppo dei singoli territori nell’ambito dell’unitarietà del Comune. Insomma dei veri e propri organi elettivi del Comune che rappresentano le comunità di origine. Se provassimo a immaginare uno strumento come questo nel nostro caso, che del resto è previsto esplicitamente dalla proposta di legge a firma dell’On. Graziano, ci renderemo conto delle grandi potenzialità che questo strumento può avere. Potrebbe trattarsi di due Municipi coincidenti coi vecchi territori dei Comuni di Rossano e Corigliano oppure potremmo avere più Municipi come emanazione delle contrade di Schiavonea e Sant’Angelo, Cantinella, Piragineti, Centri storici e periferie in base alla ripartizione che le istituzioni e i cittadini riterranno più opportune e più tutelanti i loro interessi locali. In ogni caso al loro interno si potrà procedere ad una ripartizione dei seggi in modo tale che tutte le contrade siano adeguatamente rappresentate e possano tramite i loro rappresentanti migliorare la qualità dei territori nell’ambito di un nuovo grande Comune di tutti. E quale migliore palestra politica per i giovani per diventare gli amministratori del domani lavorando per le proprie comunità? Non è da dimenticare che la legge Delrio prevede anche la possibilità di istituire tramite lo statuto, “ forme particolari di collegamento tra il nuovo comune e le comunità che appartenevano ai comuni oggetto di fusione”, quindi lasciando la più ampia libertà ai Comuni sulle modalità con le quali i cittadini si rapportano con le nuove istituzioni, potendo prevedere anche ulteriori forme di collegamento e partecipazione popolare. Dobbiamo solo lavorare insieme per crearle. l

Hanno collaborato a questo numero: Fondata nel 1986 dal Cav. Luigi Zangaro e Figli Reg. Tribunale di Rossano n° 67 Registro Periodici del 10-1-1986

Anno XXI • n° 9 Settembre 2017 Direttore responsabile:

Giuseppe F. Zangaro Editore e stampa: Grafosud Grafica e impaginazione: Giovanni Zangaro

Franco Emilio Carlino, Francesco Filareto, Natale Graziano, Antonio Marchetti, Cataldo Marino, Corrado Minnicelli, Francesco Pace, Isabella Vulcano REDAZIONE Via G. Cesare, 1 • Rossano (Cs) • Tel. 0983 511516 E-mail: info@grafosud.it • Facebook: La Voce PERIODICO FREE PRESS La collaborazione al periodico è gratuita. I rispettivi autori sono i titolari del copyright. L’editore si riserva la gestione e diffusione dei contenuti.


CULTURA

•• Anno XXI •• n° 9 •• Settembre 2017

BENEDETTO SENIDEGA. IL PAPA ROSSANESE COL NOME DI GIOVANNI VII Dopo il disegno imperialista dell’Imperatore bizantino Giustiniano I, noto come Renovatio Imperii, indirizzato a riprendere le diverse regioni del caduto Impero Romano d’Occidente, allo scopo di restituirle al loro antico fasto e amministrate da un solo Imperatore, con capitale Costantinopoli, non mancarono i funzionari appartenenti alla nobiltà bizantina trasferitisi in Italia e quindi anche nella signorile e splendida città di Rossano centro importante dell’Impero Bizantino, terra di civiltà e autorità politica, riconosciuta nella storia religiosa per la misticità del suo territorio. Tra questi anche il padre di Benedetto Senidega, quello che poi divenne il Papa, rossanese, col nome di Giovanni VII. Il padre, infatti, era “il funzionario che sovrintendeva ai lavori di restauro del palazzo imperiale del Palatino, divenuto sede del governatore”*. Franco Emilio Carlino llDi

origini greche, secondo quanto ci riporta Luigi Andrea Berto1, apprendiamo che la madre di Giovanni si chiamava Blatta, mentre il nome di suo padre era Platone. Giovanni fu una persona molto colta e fornita di grande capacità di parola e conoscenza della lingua congiunte a una forza di persuasione ed efficacia non comuni. Per la sua concretezza artistica e l’interesse per l’arte, confermata anche dall’aver fatto affrescare molte chiese, fu rettore dei possedimenti monumentali, artistici e culturali e delle numerosissime bellezze presenti lungo la via Appia, la strada sicuramente più importante dell’antica Roma. Fu un pontefice certamente di origini orientali, ma con un interessante e durevole impegno al servizio della Chiesa cattolica prima della sua elezione sulla cattedra di S. Pietro avvenuta il 1° del mese di marzo dell’anno 705. Pertanto, credo non si può dire che il Nostro, Benedetto, appartenga a quella schiera di pontefici arrivati dall’Oriente, spesso designati dagli stessi sovrani allo scopo di essere compiacenti con la loro scelta nel campo della religione. A riguardo interessante e utile è il richiamo di L. Accattatis, che nella sua opera riprendendo il pensiero del Muratori così riporta: “Dacché miriamo (osserva il dottissimo Abate Muratori) tanti Greci posti nella sedia di San Pietro, possiam ben credere, che gli Esarchi ed altri uffiziali Cesarei facessero de’ maneggi gagliardi per far cadere l’elezione in persona della lor nazione; il che nulladimeno nulla nocque all’onore della santa Sede, perché questi Greci ancora fatti Papi sostennero sempre la vera dottrina della Chiesa, né si lasciarono punto smuovere dal diritto cammino per le minacce de’ greci Imperatori”2. Ma chi era veramente Papa Giovanni VII (705-707) nato a Rossano e che nel corso del suo pontificato per un certo intervallo di tempo traslocò nella residenza imperiale del Palatino fatta costruire da Tiberio, abbandonando di fatto il vescovado lateranense? Secondo una vasta parte di critica storiografica tale trasferimento rappresentò un valore politico dimostrativo di enorme importanza, poiché Giovanni VII con questo suo cambiamento di residenza si poneva manifestamente sotto il protettorato politico e militare dell’esarca bizantino. Le motivazioni di siffatta azione, credo debbano ricercarsi verosimilmente nella volontà dello stesso Giovanni VII di appoggiare intenzionalmente i Bizantini non tanto per individuale simpatia, ma preferibilmente perché aveva capito di non poter contrastare Giustiniano II. A riguardo, un altro episodio conferma i buoni rapporti tra Giovanni VII e i Longobardi fu la risposta positiva a Faroaldo II, duca di Spoleto, che lo sollecitò al mantenimento dei beni della famosa abbazia di S. Maria di Farfa, in provincia di Rieti edificata nel

680 dal franco, Tommaso di Moriana, e quindi sotto la salvaguardia dei Longobardi, segnale tangibile di quanta autorità veniva riconosciuta a questo papa rossanese da Faroaldo II. La circostanza, però, che maggiormente sottolinea i favorevoli e concreti confronti tra Giovanni VII e lo Stato Longobardo è raffigurata dalla concessione fatta dal re Ariperto II alla la Chiesa di Roma. Si trattò di un attestato, con il quale alla Chiesa le si riconosceva la proprietà del patrimonio delle Alpi Cozie, precedentemente conquistate dal suo precursore Rotari, duca di Brescia che consolidò il suo potere in opposizione alle pressioni separatiste, allargando così le sue occupazioni sui territori di Bisanzio. Un gesto, quello di Ariperto II, dal quale si intravide il proseguimento di una politica filocattolica unitamente alla ricerca e alla volontà di rafforzare l’amicizia e l’intesa cordiale non solo col Papa, ma anche con Bisanzio, se pure in quella particolare congiuntura, questa era stretta da una evidente crisi che screditava l’Impero e avviava le province italiane verso una più consistente autonomia; un modo anche, se pure indirettamente, di affermare l’atto della precedente usurpazione del territorio da parte dei Longobardi. Diverso e più spigoloso, viceversa, si rivelò il confronto con Costantinopoli, capitale dell’Impero bizantino, alla cui guida era l’imperatore Giustiniano II che nel 705 aveva nuovamente conquistato l’autorità perduta, punendo aspramente i suoi oppositori, tra i quali figurava anche Callinico, patriarca di Costantinopoli, che fu estromesso, reso cieco e trasferito a Roma, quasi certamente a scopo dimostrativo, per far comprendere cosa sarebbe successo a coloro che avrebbero ostacolato le sue decisioni. La missiva era indirizzata oltre che a Giovanni VII anche all’esercito bizantino di stanza in Italia che in altre circostanze aveva contrastato militarmente coloro che erano stati mandati dall’imperatore. Dopo Callinico, a Roma, giunsero due vescovi inviati da Giustiniano II con la richiesta a Giovanni VII di convocare un nuovo Concilio per raggiungere un consenso attorno la pubblicazione di una serie di canoni che accoglievano consuetudini orientali della cristianità, previste dal precedente Concilio convocato dall’Imperatore, noto come Quinisesto3 o “in Trullo”4, tenutosi a Costantinopoli nel 692, e valevoli per tutti i cristiani, al quale, però, si era decisamente opposto Papa Sergio perché non informato e perché i canoni sui quali si ricercava il consenso furono allora firmati senza alcuna autorità conferita. Alla opposizione di papa Sergio non mancarono reazioni imperiali tendenti a perseguire il suo operato, ma caddero nel vuoto a seguito della ribellione dei soldati in stanza a Ravenna, ed anche a seguito della sua destituzione. Innegabilmente,

la richiesta imperiale era ben precisa. Giustiniano II voleva sapere da Giovanni VII su quali canoni previsti dal precedente Concilio del Quinisesto la Chiesa di Roma era d’accordo e quali erano quelli, invece, che rifiutava. Giovanni VII, nascondendo probabilmente le sue incertezze, restituì a Giustiniano II gli atti del precedente Concilio senza alcuna modifica. Una soluzione fin troppo chiara e in linea con le pretese di Giustiniano II. Una reazione che emerge, anche da certa storiografia che fa sapere come, secondo il biografo, Giovanni VII fu turbato e intimorito dalla richiesta a causa della sua fragilità umana. E questo, forse, fu il punto di maggiore leggerezza del Papa rossanese, che ha spinto secondo quanto scrive Andrea Berto “molti storici ad annoverare Giovanni VII tra i papi che non seppero resistere alle richieste degli imperatori in materia di religione”5, quindi influenzabile, anche se al momento non esiste documentazione in merito da cui possono reperirsi le conclusioni del Concilio ecclesiastico. Un’altra rivendicazione delle posizioni di Roma sembra essere attestata dai mosaici che decoravano la cappella dedicata a Maria che Giovanni VII ordinò di costruire in S. Pietro, e dove fece porre la sua tomba”6. A scrivere di Giovanni Settimo furono in molti e tra questi come già in precedenza accennato Luigi Accattatis che in relazione nella sua opera così riporta: “Giovanni VII governò la Chiesa per due anni, sette mesi e diciassette giorni”. “Edificò un Oratorio ad onore di nostra Signora, rifece la Chiesa di Sant’Eugenia, che era tutta rovinata dal tempo, e risarcì molti altri luoghi sacri, e di varie statue e pitture gli ornò, le quali ai riguardanti sembravano l’istesso Pontefice, perché gli statuarii e i pittori alla presenza sua avean preso l’esemplare di gravità e dignità. Così il Ciccarelli”7. Condotta, che secondo fonti storiche accreditate, fu anche soggetta ad alcune osservazioni un po’ ironiche del suo stesso biografo, che ci fa sapere come di frequente era raffigurata anche la sua figura. Ma l’Accattatis continua e richiamandosi ad altri autori ci dice quanto, “il Muratori soggiunge: “Per opera di questo Pontefice, come si ha nelle Cronache Monastiche, l’insigne Monastero di Subbiaco nella campagna di Roma, già abitato da San Benedetto, rimasto deserto per più di cento anni, cominciò a risorgere, avendo quivi esso Papa posto l’abate Stefano, che rifece la Basilica e il Chiostro, e lasciovvi altre memorie della sua attenzione e pietà”8. Giovanni VII, appena due anni dopo il suo papato, venne a mancare il 17 ottobre 707 e fu tumulato presso l’altare della Beata Vergine, dove sul passaggio di ingresso campeggiava l’iscrizione (titulus): “di Giovanni servo di santa Maria”. l

*http://wwwbisanzioit.blogspot.it/2012/05/loratorio-di-giovanni-VII.html Andrea Berto, Enciclopedia dei Papi 2000, in http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-VII_%28Enciclopedia-dei-Papi%29/ Luigi Accattatis, Le Biografie degli Uomini Illustri delle Calabrie, p. 52, Vol. I. 3 Approfondimento delle decisioni del V e VI concilio ecumenico: per questo il nome di “Concilio Quinisesto” (quinto e sesto). 4 Chiamato anche “in trullo” o “trullano” dal nome del luogo. Si tenne nel palazzo imperiale ed il “trullo” era la cupola della sala dove si svolgevano gli affari di Stato. 5 Andrea Berto, Enciclopedia dei Papi 2000, in http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-VII_%28Enciclopedia-dei-Papi%29/ 6 Ibidem. 7 Luigi Accattatis, Le Biografie degli Uomini Illustri delle Calabrie, p. 53, Vol. I. 8 Ibidem, p. 53, Vol. I. 1 2

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‘A VUCCA È NNA RICCHIZZA La genuinità, il sinonimo di purezza, la spontaneità e la cordialità, la si può assaporare nel linguaggio dialettale attraverso i proverbi che caratterizzano le nostre radici storico-culturali, di cui ne hanno ampiamente illustrato e rappresentato i tanti autori nelle pubblicazioni di libri in dialetto.

Zangaro, editore del no- in uso, sicuramente il social è stato stro Periodico, ha voluto anche lui ci- l’imput, almeno per l’Autore, per cimentarsi in questo tipo di letteratura, mentarmi anche nella invenzione di con una sua pubblicazione ‘A vucca nuovi. Facebook, quindi, una palestra è nna ricchizza, in cui ha rimodella- su cui confrontarsi e cimentarsi con to proverbi e modi di dire in dialetto chi meglio la dice o la interpreta. Un rossanese, con traduzione letterale modo nuovo e immediato, aforisticadel significato. La maggior parte dei mente si riscontra sempre nella maggior parte dei casi una proverbi fanno parte delLuigi Zangaro la memoria storica dei certa rimembranza del nostri avi, altri rimodulati luogo natìo, una specie con versioni differenti, ’A vucca è nna ricchizza di dialogo, di nostalgia, di ma sempre con un unico malinconia, “chiddi sì ca denominatore: riflettere èrini tempi!”, rivivere momenti di gioventù, un risul tempo presente attraverso l’esperienza del torno alle origini che non passato. potrà più ripresentarsi, la In alcuni è inevitabile il storia si ripete solo negli vocabolo puramente coavvenimenti non belli, le lorato, a detta di alcuni guerre, le divisioni, le migrazioni, quella saggezza definito volgare, ma esso rappresenta un modo espressivo popolare che i nostri nonni ci hanno senza cui il significato non avrebbe tramandato, i nostalgici e gli irriducisenso. Sono in tanti che dietro un bili tentano di inculcarla nei nostri figli, detto o un proverbio approfittano del- a volte ci riescono, a volte no, quindi la pagina di Facebook per esternare questo libro dei Proverbi e dei Detti, disappunti, elogi, critiche, lamentele, potrà diventare esempio di come reimprecazioni con con proverbi già cuperare tradizioni e stili di vita. l llLuigi

Proverbi e modi di dire in dialetto rossanese

QUADERNARIO CALABRIA Il 20 agosto u.s. all’Edonè-Cafè di Schiavonea, ha avuto luogo la presentazione del “Quadernario Calabria”: ben undici i poeti presenti dei trentasei antologizzati in questa raccolta, edita dal convenuto Michelangelo Camelliti, patron-editore della Liecocolle di Falloppio-Como. llColloquiando

con Giovanni Torchiaro nelle vesti di presentatore, ha esposto le ragioni delle scelte operate da lui e dallo staff editoriale nel selezionare questi autori e non altri, perché più vicini alle caratteristiche di una linea poetica orfica detta anche Borbonica, antagonista come ha detto Camelliti alla nordica Linea Lombarda, che li connota e li rende individuabili. Agile e seguita la passerella dei poeti presenti che hanno letto alcune liriche e hanno interagito col pubblico e il tavolo dei presentatori. Si segnalano, tra i ventuno poeti viventi presi in considerazione, i nomi di alcuni poeti dell’Alto Jonio: Eugenio Nastasi, Rocco Taliano Grasso, Anna Lauria e Bonifacio Vincenzi. Va sottolineato che il lavoro d’assieme del “Questionario Calabria”, si pone come testa di ponte di una condizione avanzata di lettura che indaga, in maniera originale, il rapporto di ogni poeta calabrese antologizzato col suo tempo e il suo territorio, considerando quest’ultimo peculiare nel più vasto orizzonte delle tendenze e del linguaggio. Preoccupazione critica corroborata dalla sorvegliata attenzione alla sopravvivenza dell’atto poetico pur “negli sbandieramenti dell’omologazione e nell’assalto dei media stigmatizzati nel flusso perenne tipico della rete” come a dire nelle fasi multiple della stagione dei dissensi avanguardistici o spontaneistici avviati, in qualche modo, a esaurirsi nel tempo. Colpisce, di questa antologia, la convinta elevazione dei tratti personali di ogni poeta antologizzato pur nella diversità dei timbri e della tenuta, la loro provata fisionomia riconoscibile nel segno scritturale al fine di delineare un profilo stilistico e versificatorio denso e in grado di andare più in là del mediocre e di sconfinare nell’ambito nazionale. Il gruppo editoriale del “Quadernario Calabria” con questo approfondito e agile lavoro di ricerca sviluppa un “progetto per la poesia” in grado di tenere il campo, almeno per l’autenticità delle voci scelte, a fronte della perdita di terreno se non proprio di pubblico dei lettori, almeno della poesia in vetrina, individuando nella visione di una più vasta crisi morale ed esistenziale, elementi di consolidata attitudine al poiein dalla fascia di età più mature a quelle più giovani e promettenti, nella convinzione di agire da stimolo in chi si chiude nel proprio “hortulus conclusus” esortando a uscire fuori da tragitti risaputi e a perlustrare feconde terre di nessuno. E’ un lavoro degno di ascolto, non legato a trame di potere, abbastanza esente da influssi di cattivi maestri della carta scritta e da tendenze pseudocritiche diffuse in rete, incapaci di coniugare i termini stessi del canone poetico, confondendo il dipinto con la cornice. Si tratta invece di un tentativo riuscito, per dirla con i termini correnti della più avvertita critica, di proporre la frequentazione della “infinita riserva dei dialoghi”, attraverso cui è auspicabile la ripresa di contatto tra le sfere per così dire “sublimi” della produzione poetica e la popolazione dei lettori, in una dimensione di scambio in grado di parlare al pubblico, offrendo in “una sorta di osmosi l intellettuale, un punto di riferimento e un luogo di discussione”.


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SPECIALE FUSIONE

CITTÀ UNICA CORIGLIANO ROSSANO

PERCHÉ SÌ

Anno XXI •• n° 9 •• Settembre 2017 ••

REFERENDUM CONSULTIVO

22 OTTOBRE 2017

Sui numeri di luglio e agosto de La Voce abbiamo pubblicato i primi 17 quesiti del “Perché Sì” alla Città Unica tra Corigliano Calabro e Rossano. Proseguiamo con l’informare i nostri lettori su altri aspetti positivi della fusione nell’intento di chiarire alcuni aspetti tecnici dell’iter. a cura del Comitato 100 Associazioni

D18. Ci sono strade alternative alla fusione con uguali vantaggi? Si parlava di Unione (in alternativa alla fusione) ma tale processo non darebbe garanzie di alcuna natura in merito alla maggiore rappresentatività del nostro territorio oltre a portare un introito finanziario minore: si continuerebbe ad avere due entità distaccate che, con i loro rappresentanti, esporrebbero (senza risolverle) le criticità ormai note dei nostri territori (art. 32 TUEL) per come accaduto negli ultimi 25 anni. Di fusione si parla in ogni regione d’Italia, e per restare vicini, oltre alla fusione già avvenuta tra i comuni della “Pre-Sila”, anche Cosenza e Rende vorrebbero fondersi. D19. I voti al referendum sulla fusione di Corigliano e Rossano saranno considerati singolarmente o si farà un calcolo unico? I voti saranno considerati singolarmente, ossia se in uno dei 2 comuni vincesse il NO la fusione non si farà. L’art. 44 delle LR Calabria n. 13/1983 e ss., è stata modificata dalla LR 43 del 2016 art. 16 co. 1 dove la frase “… complessivi dell’intero bacino elettorale …” è stata abrogata, per cui, sempre con leggi alla mano, il calcolo non riguarderà l’intero bacino elettorale ma i singoli collegi. Non vi sarà alcun calderone ma, per la fusione, occorrerà che il SI vinca sia a Corigliano che a Rossano. D20. Potrà succedere, in caso di fusione dei comuni esistenti, che le periferie verranno dimenticate e che si perda l’identità delle comunità? Tale pericolo non esiste, anzi vi sarà un rafforzamento dell’azione di valorizzazione delle comunità locali. L’art. 16 co. 6 del TUEL, attribuisce direttamente al Comune il potere di creare la figura del “Municipio”. La proposta di legge regionale n. 182/10 del 22.10.2016 (Istituzione del nuovo Comune derivante dalla fusione dei Comuni di Corigliano Calabro e di Rossano), prevede, all’art. 7 i Municipi: “1. Lo statuto del nuovo Comune può prevedere, ai sensi dell’articolo 16 del d.lgs. 267/2000, in fase transitoria e sperimentale, l’istituzione di organismi privi di personalità giuridica come i Mu-

nicipi d’Area, sia urbani che rurali, con lo scopo di preservare e valorizzare l’identità storico-sociale delle comunità locali originarie e favorire la partecipazione dei cittadini, attribuendo ai Municipi diritto di parere su alcune deliberazioni che li riguardano, oltre alle ulteriori adeguate forme di partecipazione e di decentramento di servizi previste dalla vigente legislazione. 2. Vista l’attuale conformazione demografica nel territorio, i Municipi d’Area potranno essere costituiti con almeno 8.000 abitanti e per un massimo di 7 nell’intero territorio del nuovo Comune. 3. Gli organi amministrativi del nuovo Comune incentiveranno la partecipazione civica attraverso iniziative di coesione sociale e attivando canali di comunicazione adeguati per ascoltare le istanze dei cittadini.” Tale istituto, al quale possono essere demandati poteri di ampia natura (anche di consultazione obbligatoria in seno a decisioni della giunta comunale), prevede la tutela del cittadino, ossia, svolge una funzione di ufficio decentrato con l’obbligo di fornire servizi ed aiuto all’abitante del luogo. Per avere uno stato di famiglia o un certificato di residenza non si dovrà percorrere inutili chilometri poiché con l’istituzione dei Municipi i servizi (come per legge) andranno obbligatoriamente ottimizzati e telematizzati, fruibili negliUffici Relazioni con il Pubblico (U.R.P.) con l’uso di strumenti informatici. D21. Perché non è stato effettuato uno “studio di fattibilità” di cui qualcuno parla? Il cosiddetto “studio di fattibilità”serve, in generale, a dare al livello politico ed al cittadino uno strumento in più per quantificare vantaggi e svantaggi di un processo di fusione tra comuni. Occorre precisare che in Italia sono fusi più di 60 comuni dal 2014 ad oggi e per ognuno di questi lo studio di fattibilità ha sempre dato pareri positivi. Lo Stato e le Regioni “incentivano” i processi di fusione tra comuni proprio perchè, come provato da svariati studi scientifici, la fusione consente sempre “risparmi di spesa pubblica” ed “efficientamento dei servizi al cittadino e alle imprese”. Generalmente, poi, lo studio di fattibilità è redatto da Professionisti privati e, quindi ha un costo più o

meno alto a seconda degli obiettivi e degli indicatori che si commissionano. Nel caso specifico del progetto di fusione tra i comuni di Corigliano Calabro e Rossano, premesso che la legge non fornisce un termine obbligatorio per svolgere lo studio di fattibilità, il “Comitato delle 100 Associazioni per la fusione” ha scelto di non sostenere una spesa che – in caso di esito negativo del Referendum consultivo - poteva rappresentare un inutile spreco di risorse a carico delle Associazioni e dei singoli cittadini aderenti al Comitato. Ma soprattutto perché convinti che il progetto di fusione tra i comuni di Corigliano e Rossano, unico caso nazionale di fusione tra due comuni di medie dimensioni, si basa su una solida e decennale “Visione strategico-politico-sociale condivisa” e su una “Programmazione istituzionale congiunta” che, seppure a step successivi, ha prodotto i seguenti atti: • nel 2007 i Consigli Comunali di Rossano e Corigliano Calabro hanno approvato il patto per lo sviluppo dell’area urbana; • con deliberazione della Giunta Regionale della Calabria n. 159 dell’8.4.2009 sono state identificate le aree urbane che hanno una particolare propensione allo sviluppo, tra cui quella di Corigliano e Rossano, successivamente riconosciuta anche a livello ministeriale; • l’area urbana Corigliano-Rossano è una realtà importante che si stà strutturando da tempo in maniera sinergica e con il metodo della partecipazione e del coinvolgimento, anche con gli altri comuni contermini attraverso la costruzione di strumenti di pianificazione, di promozione e di valorizzazione del territorio nel suo complesso; • il piano strutturale associato (PSA) che l’area urbana ha strutturato con i Comuni di Cassano Allo Ionio, Crosia e Calopezzati; • il piano integrato di sviluppo urbano (PISU); • i piani strategici dei Comuni di Corigliano-Rossano, strutturati in modo che convergano verso scenari di sviluppo comuni a medio e lungo termine; • il sistema turistico locale “Terre Ionico Silane; • i progetti integrati di sviluppo locali (PISL); • i Gruppi di Azione Costiera (GAC) – “I Borghi Marinari della Sibaritide”;

• il progetto integrato per la valorizzazione dei centri storici della Calabria “I Borghi dei Castelli, delle Grotte, dei Monasteri”; • la gestione associata della Centrale Unica di committenza (CUC); la comune programmazione culturale e turistica, per la valorizzazione del patrimonio storico-culturale e la promozione dell’offerta turistica; • la valorizzazione del Borgo marinaro di Schiavonea e del Fondaco S. Angelo, anche in vista di un loro futuro collegamento, lungo il litorale, da definire sul piano ambientale, che ricade nell’area urbana da fondere; • la Delibera n. 1 del 16.1.2015 del Consiglio comunale di Rossano e la Delibera n. 3 dell’1.2.2016 del Consiglio comunale di Corigliano Calabro, che hanno dato impulso al procedimento di fusione dei relativi Comuni nella prospettiva di un miglioramento continuo dei servizi erogati e della promozione di forme avanzate di collaborazione tra i territori; • il “Comitato 100 Associazioni per la fusione” ha predisposto la “Petizione” - sottoscritta dalle Associazioni e dai singoli cittadini - che in seguito è stata presentata ai Sindaci di Corigliano Calabro e Rossano i quali hanno recepito le premesse in essa riportate nonchè le analisi della situazione di fatto dando avvio ad un attivo dibattito sull’opportunità di giungere alla costituzione di un Comune Unico tramite il voto referendario di domenica 22 ottobre 2017. Il dibattito tra i cittadini dei due Enti locali continuerà ad arricchirsi con riflessioni di carattere storico e civile (attraverso riunioni, convegni, interviste e comunicati, quotidiani, blog, ecc.), comprovanti i loro forti legami affettivi, territoriali, sociali, economici e culturali. La realizzazione di un unico forte centro di governo, in un territorio che proprio per ragioni storiche, sociali ed economiche ha già forti connotazioni di unitarietà, potrà consentire di migliorare la qualità dell’amministrazione ed avviare progetti sostenibili per lo sviluppo locale, con spirito di rinnovato riscatto e speranza nel futuro da parte degli attuali cittadini e delle future generazioni della nuova città di Corigliano-Rossano. (3. fine)

CORIGLIANO-ROSSANO NELL’OTTICA DI RILANCIO DELLA SIBARITIDE Analizziamo le potenzialità dell’eventuale nuovo Comune Unico da una diversa angolazione, cioè quella dei rapporti demografici fra Corigliano Calabro e Rossano e il capoluogo di provincia (Cosenza), e poi per qualche considerazione a margine sulle sedi delle circoscrizioni giudiziarie. Cataldo Marino llIl

primo grafico è relativo all’andamento demografico di Corigliano e Rossano dal 1861 al 2016 in base ai dati dei Censimenti effettuati2. (fig. 1) Dal 1861 al 1891 Rossano (linea blu) ha una leggera prevalenza sulla vicina Corigliano (linea rossa); in media 16.000 abitanti contro 11.000, la qual cosa spiega perché nel 1861 l’amministrazione dello Stato abbia assegnato il Tribunale a Rossano. Dal 1901 al 1961 le due città crescono con lo stesso ritmo, arrivando ciascuna a circa 24.000 abitanti, ma dal ‘61 è Corigliano ad avere un leggero vantaggio; nel 2016 gli abitanti sono 40.426 contro 36.724. Dal 1961 a oggi, nonostante la forte emigrazione, entrambe le città hanno comunque una crescita lenta ma continua passando, insieme, da 33.600 ab. a 77.150 (+130%). (linea grigia)

Un percorso molto diverso avranno le città di Cosenza e Rende. Vediamolo nella fig. 2. La crescita demografica di Cosenza (linea blu) ha un andamento sostenuto fra il 1891 e il 1941 (da 19.000 a 40.000 ab.) ed ha una impennata fra il 1941 e il 1981, passando da 40.000 a 107.000 abitanti. Dal 1981 a oggi scende però da 107.000 a 67.000, con un calo vertiginoso di 40.000 abitanti, compensato dalla crescita dei co-

muni limitrofi di Rende (+ 22.000) (linea rossa), Castrolibero (+ 7.500 ab.) e Mendicino (+ 5.300). Crescite più contenute si sono verificate in altri comuni: Casali del Manco (+ 2.000)(3) , Marano Principato (+ 2.000), Marano Marchesato (+ 1.500), Dipignano (+ 1.300), Castiglione Cosentino (+ 1.100), Rovito (+ 1.000) e Zumpano (+ 1.000). Altri centri viciniori non hanno avuto variazioni significative o hanno subito un

decremento. Raffrontando l’andamento dei due grafici, possiamo dedurre che, fra il 1971 e il 2011, mentre nella Sibaritide si è verificato un flusso dai centri piccoli verso i nuclei urbani più consistenti, nell’Alta Valle del Crati si è verificato un flusso opposto (quasi una fuga) da Cosenza verso Rende e i centri minori. Veniamo ora a un terzo grafico in cui riassumiamo insieme le linee di tendenza


TERRITORIO & SVILUPPO

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DALLA PRIMA PAGINA

DAL CAMPANILISMO ALLA CONURBAZIONE cida anche col baricentro di una vasta zona che va da Trebisacce a Cariati. I vantaggi di tutti i comuni della zona ad avere strutture amministrative ed economiche collocate fra i comuni di Rossano e Corigliano sono evidenziati nella tabella 2: nella seconda colonna è riportata la distanza fra tutti i Comuni interessati e il baricentro individuato fra Rossano-Corigliano (in media 30 km); nella terza colonna la distanza fra i comuni interessati e il capoluogo di provincia (in media 100 km); nella quarta colonna è stata calcolata la differenza fra la seconda e la terza colonna (la media fra tali differenze è ovviamente di 70 km)3. Per una più precisa conoscenza del territorio, nella tabella 3 viene indicata la popolazione dei Comuni sopra menziona-

Fig. 1

Poste un tempo su due diverse collinette per motivi di difesa, queste due cittadine non ebbero mai dei fini e delle strategie comuni. In linea d’aria esse erano lontane non più di dieci chilometri ma, ai fini dei commerci e degli scambi culturali, le comunicazioni erano rese difficili dalle tante piccole valli che l’altopiano della Sila, come in una serie di piccoli e grandi graffi, forma lungo tutte le pendici ioniche, e perciò anche fra le due città. Da circa quaranta anni la situazione è però cambiata in modo radicale. I due centri storici si sono svuotati a favore dei nuovi nuclei urbani sorti in pianura; anche questi distano fra loro circa dieci chilometri, ma in automobile sono ora raggiungibili reciprocamente in pochi minuti e il territorio circostante è disseminato di numerose contrade di varia dimensione (dai 200 ai 1.500 abitanti). Si è così venuto a creare un tessuto urbano, non molto fitto ma continuo, che lascia immaginare possibilità di convergenze e integrazioni una volta impossibili. Cercherò qui di seguito, attraverso le immagini dei luoghi e alcune tabelle, di dimostrare come questo progetto possa trovare attuazione e quali ne siano i modi auspicabili. L’esposizione del tema sarà forse meno geometrica rispetto agli articoli finora pubblicati. Per ora mi limito a gettare il sasso nello stagno, riservandomi in futuro di riprendere le mie considerazioni in modo più organico ed esaustivo. Visto più da vicino, il territorio compreso nel rettangolo sopra indicato si presenta come nella immagine sottostante ripresa da Google Earth (fig. 2). I nuclei urbani più importanti della zona sono, in ordine secondo il numero di abitanti, Rossano Stazione (23.000), Corigliano Scalo (13.000), Corigliano Centro (12.000), Rossano Centro (9.000) e Schia-

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Tabella 1

vonea (8.000). Le contrade dei due comuni hanno in totale circa 11.000 abitanti. La tabella che segue li evidenzia più in dettaglio (Tab. 1, dati Istat del 2013). Tornando alla figura 2, si può notare un piccolo cerchio giallo che evidenzia il punto equidistante di una strada in parte immaginaria, di circa 10 km, che potrebbe collegare i due nuclei abitativi principali e che segna pressappoco il baricentro dell’intera zona1. In tale punto non è ipotizzabile progettare un nuovo nucleo residenziale per due importanti ragioni: 1) metterebbe in discussione la forte identità dei nuclei abitativi preesistenti; 2) implicherebbe la distruzione di vasti agrumeti su cui si regge una parte cospicua dell’economia locale. E’ però ipotizzabile utilizzare una piccola parte di questo territorio per creare delle infrastrutture e dei servizi amministrativi e commerciali condivisi: 1) strade di collegamento rapido fra i nuclei principali; 2) uffici municipali comuni per le due città; 3) strutture sanitarie; 4) enti previdenziali e tributari; 5) uffici giudiziari; 6) strutture sportive, ricreative e culturali; 7) strutture commerciali di vaste dimensioni. La creazione di un centro amministrativo e culturale unico non gioverebbe solo ai due Comuni interessati alla conurbazione, ma getterebbe le basi per lo sviluppo dell’intera zona circostante, politicamente ed economicamente succube da oltre un secolo degli interessi di Cosenza, capoluogo di provincia2. La fig. 3 evidenzia come il baricentro dei Comuni coin-

Fig. 3

ti. Fra questi, in un primo momento, era stato incluso il comune di Acri (21.303 abitanti); è stato però successivamente escluso perché l’attuale vicinanza all’autostrada SA-RC fa sì che esso tenda a gravitare su Cosenza più che sulla Piana di Sibari.

A questo punto vorrei fare qualche considerazione personale sul destino dei nuclei abitativi collinari dei due Comuni interessati alla conurbazione, Rossano e Corigliano. Per motivi storici tanto le popolazioni quanto gli amministratori delle due città hanno finora perseguito l’obiettivo di rivitalizzare i rispettivi centri storici localizzandovi quasi tutti gli uffici, compresi quelli che sono a servizio dell’intero distretto della Piana di Sibari. Tali scelte, fatte con spirito campanilistico, hanno contribuito a mantenere vivi antichi rancori e non hanno giovato in alcun modo all’economia dei vecchi nuclei abitativi. Per penuria di suolo edificabile in collina, questi uffici vennero situati ai margini della città, per cui l’utente residente in altri comuni era, ed è, costretto a maggiori tempi di percorrenza, senza che ciò abbia mai portato alcun contributo agli scambi economici e culturali. I centri storici non si rivitalizzano con gli uffici ma con il risanamento edilizio, la tutela del patrimonio storico, inteso in senso lato, e la costituzione di attività commerciali ed artigianali favorite da consistenti, cioè convincenti, sgravi fiscali ed altre forme di incentivazione. Dagli anni Sessanta oltre 20.000 persone si sono trasferite dai centri storici di Rossano e Corigliano nelle nuove strutture edilizie sorte in pianura, per godere di abitazioni più confortevoli e fruire delle più vaste ed economiche offerte della piccola e grande distribuzione; per frenare lo spopolamento dei vecchi centri è necessario creare le stesse opportunità. _________________ Le cinque rette in rosso, da me tracciate nella figura, indicano la distanza in linea d’aria dei centri principali dal baricentro: 5 km da Rossano Scalo e Corigliano Scalo e circa 10 km dai rispettivi centri storici e da Schiavonea. 2 Il problema della provincia di Cosenza si pone in modo serio se si considera che essa conta 735.000 abitanti e comprende 155 comuni, sparsi in un territorio montuoso di 6.700 kmq, la qual cosa rende difficili i collegamenti stradali. A questo si aggiunga il fatto che, mentre il capoluogo è collegato in 23 minuti alla linea ferroviaria tirrenica e in 50 minuti all’aeroporto di Lamezia, l’alto Ionio cosentino resta ancora privo di adeguati collegamenti ferroviari ed aerei. La creazione di un polo urbano di una certa consistenza serve anche ad avere un maggiore peso politico nella scelte regionali e nazionali. 3 In alcuni casi la distanza per Cosenza attraversando l’altopiano silano è minore, ma i tempi di percorrenza sono maggiori e il percorso molto disagevole. 1

Fig. 2

Tabella 3

Tabella 2

di Cosenza+Rende e di Corigliano+Rossano. Aggiungiamo anche quella di Castrovillari, ma solo per valutare il problema specifico del Tribunale (fig. 3). Qui è ben evidenziato come fino al 1901 la popolazione complessiva di Rossano e Corigliano (linea rossa)fosse superiore a quella di Cosenza più Rende (linea blu). Nel 1981 queste ultime (132.082) diventeranno invece quasi il doppio di Corigliano e Rossano (68.259), ma poi fra l’81 e il 2016 la distanza si ridurrà a un poco significativo 20%. In alcune indagini si sostiene che il travaso demografico da Cosenza verso i nuclei urbani minori sia da intendere come il sorgere di una vasta area urbana più funzionale rispetto all’assetto preesistente. Ciò è vero se si considerano i nuclei urbani ben collegati all’asse CS-Rende, ma è meno accettabile, ad esempio per quelli come Dipigna-

no o Spezzano Piccolo o altri, per i quali occorrono 30 minuti di viaggio in auto. Lo stesso tempo si impiega da Cariati a Rossano e da Cassano a Corigliano, ma nessuno per ora si sognerebbe di parlare in questo caso di un’area urbana tanto vasta; io, nel mio articolo prima richiamato, ho parlato di ‘area urbana’ solo a proposito di Rossano e Corigliano, i cui uffici e servizi comuni – collocati al centro del territorio - sarebbero raggiungibili in soli 5 minuti. L’andamento demografico di Castrovillari è stato inserito nel grafico (linea grigia) solo per dare un’idea dell’insipienza e la malafede con cui è stato deciso l’accorpamento del Tribunale di Rossano a quello di Castrovillari, e il grafico si commenta da sé: in 150 anni Castrovillari passa da 8.000 a 22.000 abitanti, cioè tanti quanti Rossano o Corigliano, singolarmente, ne contavano nel lontano 1951.

La marginalità geografica e demografica di Castrovillari (Area D) rispetto alla relativa circoscrizione giudiziaria è ben evidenziata dalla fig. 4, nella quale il colore verde (Area E) indica chiaramente le due aree più urbanizzate della Provincia di Cosenza. ______________ 1.http://ilsemedellutopia.blogspot. it/2016/05/rossano-corigliano-dal-campanilismo.html 2. Qui, come nei due grafici che seguono, i dati relativi al 1891 (anno in cui non venne effettuato il censimento) sono stati ricavati per interpolazione fra il decennio precedente e quello successivo. I dati del 1941 sono in realtà quelli rilevati nel 1936. Chissà, forse il Duce sapeva già che nel ’41 sarebbe stato difficile! 3. Il 26 marzo 2017 i cittadini di Pedace, Casole Bruzio, Serra Pedace, Trenta e Spezzano Piccolo hanno deciso con un referendum la fusione dei precedenti comuni nel nuovo comune di Casali del Manco.


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Anno XXI •• n° 9 •• Settembre 2017 ••

Fantasie Popolari Francesco Pace

‘U MMITU

A - Area rossanese Veni cumpare ca iu ti ‘mmitu portiti ‘a carne ca iu cci mintu ‘u spitu portiti u pane ca ‘u miu ê mmucatu portiti ‘u vinu ca ‘u miu ê acitu portiti ‘a seggia ca ‘a mia ê scasciata caru cumpare ca t’aiu ‘mmitatu.

Vieni da me, compare, che ti invito portati la carne che io metto a disposizione lo spiedo portati il pane, perchè il mio è ammuffito portati il vino, perchè il mio è aceto portati la sedia, perchè la mia è rotta mio caro compare, ti ho invitato. Un canto curioso e singolare, teso non tanto a rimarcare la povertà simulata del soggetto ospitante, fino all’iperbole della sedia “scatreata”, quanto a nostro vedere, a suscitare un sorriso bonario con la enumerazione delle scusanti fittizie per un commensale non gradito e, nel contempo, esortare ad evitare inviti frequenti e non selezionati nella scelta degli ospiti. Il canto, ripreso nell’area di Rossano e racchiuso in una sestina, con anafora persistente ed assonanze miste a rima baciata nei primi due versi, si ritrova, con variazioni più o meno marcate, in altre raccolte. Si propone in forma comparata la lezione riportata dal De Capua in ottava, dal tema similare e con l’aggiunta di un distico (e l’elencazione potrebbe essere ulteriormente allungata), che accresce il tono arguto e gioviale del canto.

B - Variante: area logobucchese (De Capua, p. 67) Cumpari, si vo fare na scialata (1), vieni a ra casa mia, cà t’ immitu. Portati un pane, cà lu miu è mucatu, portati u vinu, cu mia è r’acitu, portati a pasta, cà la mia è furnuta, portati u casu, cà lu mia è guastatu. Cumpari, si vo farew na scialata, vieni cumpari miu, ca io t’ immitu. Compare, se ti vuoi divertire, vieni a casa mia, che t’invito. Portati il pane, perchè il mio è ammuffito, portati il vino, perchè il mio è aceto, porta la pasta che la mia è finita, porta il formaggio, perchè il mio è guasto. Compare se ti vuoi divertire, vieni, compare mio, che io t’invito.

1) scialare = godere di qualcosa, gozzovigliare con gli amici, mangiare e bere a sazietà, come rileva L. Aurea. Si tratta , in vero, e ciò accresce l’ilarità, non di una semplice cena, ma addirittura di una baldoria, di una fittizia bisboccia. Il canto è stato trascritto così come riportato dall’autore.

C - Area rossanese Cara cummara, veni a mi trovare. Lune e marte un ci sugnu ca partu (variazione: ‘un cci fanu parte) (1) mercuru e jove ‘un mi cci trovi venniru e sabbitu ‘un cci abbitu (2) ‘a rominica ê festa cara cummare venicci ‘ nu jurnu for’ ‘a simana (3) (1) ‘un cci fanu...= non tenerne conto; (2) abbitu = non dimoro a casa, vado fuori; (3) for’ ‘a... = scegli un giorno diverso da quelli compresi nella settimana.

Il tema dell’ invito non gradito e, pertanto, rimandato alle calende greche, trova spazio in questa filastrocca spassosa ed arguta, ricadente nel territorio di Rossano, ma presente in altre raccolte (Mario Longobucco, p. 225). La canzoncina, con diverse varianti, è stata proposta anche in “Poesia popolare infantile nel Rossanese” (Francesco Pace, p. 47, Studio Zeta Rossano1993). Sulla scena due donne: una muove l’azione e l’altra è personaggio muto. Il soggetto parlante rivolge alla comare, di certo sgradita e cordialmente antipatica, l’invito simulato non ad una cena, ma semplicemente ad una finta visita di cortesia. Un tocco originale e faceto si ritrova nella battuta finale.

L ’ E S P E R T O

R I S P O N D E

LASTRICO SOLARE E TERRAZZA A LIVELLO Le spese di impermeabilizzazione e rifacimento della pavimentazione della terrazza a livello di uso esclusivo non sempre vanno poste a carico dei soli proprietari degli appartamenti sottostanti. In presenza di regolamento di condominio di natura contrattuale, che prevede un criterio univoco di ripartizione degli esborsi per le parti comuni sulla base dei millesimi di proprietà, tali spese vanno estese pro quota ai proprietari delle unità immobiliari che non usufruiscono della funzione di copertura della terrazza. a cura di Paolo Antonio Marchetti, geometra

Lastrico solare di proprietà esclusiva e ripartizione spese. La responsabilità deriva dalla causa del danno. È quanto stabilito dalla seconda sezione civile della Corte di Cassazione che ha accolto il ricorso di un condomino-avvocato, che aveva contestato i criteri di ripartizione delle spese utilizzati dall’assemblea. A chi spettano le spese di manutenzione se il lastrico solare risulta difettoso. Le spese di riparazione o ricostruzione dei lastrici solari di proprietà o uso esclusivi (a cui sono equiparabili le terrazze a livello esclusivo con funzione di copertura) vanno ripartite per un terzo a carico dei condomini che ne hanno l’uso esclusivo, mentre gli altri due terzi sono a carico di tutti i condomini dell’edificio o della parte di questo a cui il lastrico solare serve. Nel caso di specie si prevede la ripartizione delle spese delle parti comuni tra tutti i condomini in proporzione ai millesimi di proprietà, anche in considerazione della peculiare forma a “T” della palazzina in questione.

Quando non si applica il criterio di ripartizione delle spese. Secondo i giudici territoriali, detti costi sono a carico solo dei condomini che si trovavano nella colonna immediatamente sottostante il lastrico solare in questione, fruendo essi della sua funzione di copertura. La manutenzione del lastrico in proprietà esclusiva. Nel caso di specie, le spese per le cose comuni o di uso o servizio comune sono assoggettate espressamente all’univoco criterio di ripartizione secondo i millesimi di proprietà. Appare dunque errata la sentenza d’appello, nella parte in cui ha ritenuto applicabile la disciplina del codice civile, senza considerare la particolare disciplina convenzionale vigente nel condominio. Tale disciplina convenzionale va adeguatamente interpretata ed applicata al caso di specie, anche in considerazione della peculiare forma a “T” dell’edificio condominiale, e quindi della necessità che le spese dei lavori di manutenzione del lastrico solare non facciano carico ai soli proprietari degli appartamenti sottostanti al lato danneggiato.

Terrazzo a livello e lastrico solare di proprietà esclusiva: anche il proprietario risponde dei vizi costruttivi. La palla torna ora alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare la vicenda attenendosi al seguente principio di diritto: “in tema di regolamento di condominio c.d. contrattuale, la clausola secondo cui i condomini devono contribuire alle spese di manutenzione ordinaria e straordinaria dei beni comuni deve essere interpretata nel senso di verificare la ricomprensione di singole voci di spesa nella regolamentazione e alla luce del canone finale dell’equo contemperamento, che va applicato in tutti i casi di assoluta incertezza dell’elemento letterale del testo, in modo da accertare se la quota posta a carico di tutti i proprietari in proporzione dei millesimi non abbia proprio l’effetto di compensare la partecipazione soltanto per un quarto dei proprietari esclusivi dei terrazzi facendoli contribuire “pro quota” anche al residuo, che avrebbe dovuto gravare soltanto sui proprietari delle unità immobiliari sottostanti”.

COSA SONO LE “PREPAGATE” Oggigiorno sono sempre più usate le carte prepagate, delle carte di credito gratuite e ricaricabili con un determinato importo per acquisti on line, utilizzate soprattutto dai giovani ma non solo. Si tratta di una sorta di “portafoglio virtuale” da riempire quando se ne ha bisogno. Il vantaggio è che si può spendere solo l’importo caricato sulla carta tenendo d’occhio, in tal modo, il proprio credito. a cura di Isabella Vulcano, avvocato

Le carte prepagate possono essere di due tipi: carte prepagate ricaricabili (dette anche nominative) che possono essere utilizzate al bisogno, ricaricando il denaro tramite il proprio conto corrente o anche recandosi presso le ricevitorie autorizzate. La più comune è la carta PayPal che è utilizzabile presso tutti i negozi convenzionati con il circuito MasterCard; carte prepagate usa-e-getta (dette anche al portatore) contenenti, già al momento dell’acquisto un credito limitato, utilizzabile fino a esaurimento. Pensiamo alle cosiddette carte regalo che si possono acquistare nei negozi di libri, nei supermercati, nei negozi di abbigliamento, scegliendo l’importo desiderato: la carta viene ricaricata direttamente alla cassa, oppure se ne può acquistare una che ha già un importo predefinito. Abbiamo, inoltre, le carte prepagate usate per accedere a servizi a pagamento, come i servizi prepagati Sky, Mediaset Premium o il Telepass ricaricabile e permettono di acquistare merce soltanto presso lo stesso emittente. Molto diffuse soprattutto nelle grandi città sono anche le prepagate contactless targate MasterCard: un esempio tipico è l’abbonamento mensile o an-

nuale relativo all’uso dei mezzi pubblici di trasporto. Si tratta di una tessera come il bancomat che, salendo sull’autobus o in metro, viene avvicinata a un lettore ottico in grado di riconoscere la tratta e il relativo importo richiesto, permettendo l’accesso ai tornelli. Le carte prepagate sono molto semplici da utilizzare: in sostanza vengono usate come un bancomat: il negoziante inserisce la carta nell’apposito lettore ed il cliente digita la password per completare l’acquisto. Pochi, semplici e veloci passaggi, quindi, con la garanzia di una transazione sicura e di un garante. Quanto costa una carta prepagata? Generalmente, si deve sostenere un costo di attivazione, effettuando subito dopo una ricarica di un importo minimo stabilito e, ogni volta che si fa una ricarica o si preleva vi è un costo di commissione. La paypal, ad esempio, acquistabile nelle ricevitorie autorizzate, ha un costo di € 19,90 (9,90 euro per l’acquisto o l’attivazione della carta + 10 euro di ricarica minima) e può essere ricaricata tramite vari strumenti (punti Lis Card di Lottomatica, bancomat, conto PayPal, bonifico bancario, altre carte ricaricabili).

I vantaggi e gli svantaggi della carta prepagata Sicuramente un vantaggio della prepagata sta nella possibilità di poterla utilizzare ovunque, tenendo d’occhio il proprio credito che è presente all’interno della carta e, in caso di furto o smarrimento, il danno subito è circoscritto solo all’importo ricaricato, senza ulteriori perdite di denaro. Le prepagate, inoltre, essendo legate ai maggiori circuiti di pagamento, si possono utilizzare in tutto il mondo, sempre garantendo un acquisto anonimo, in genere inserendo user e password scelte dal titolare, ma non altri dati sensibili. E’ possibile, anche, effettuare dei versamenti sulla prepagata senza difficoltà, sia dall’italia che dall’estero. Lo svantaggio maggiore cui si va incontro nell’utilizzo di tale tipologia di carta è l’onerosità dei costi di ricarica qualora essa debba essere usata di frequente. Inoltre è importante sempre verificare che sia stata effettuata la ricarica prima di ogni acquisto, onde evitare spiacevoli inconvenienti. Altro svantaggio si rinviene nel fatto che in caso di smarrimento o frode, i tempi di accertamento e rimborso sono più lunghi rispetto a quelli previsti per le tradizionali carte di credito.


RADICI & MEMORIA

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GRANDE SODDISFAZIONE IL 24 AGOSTO U. S., NELLA PIAZZA ANTISTANTE LA CHIESA “S. PIO X” IN C.DA PIRAGINETI

“GRANDE BELLEZZA” PER LA CITTÀ UNICA Una manifestazione unica nel suo genere in tema di “Fusione”. Cast d’eccezione, dal cantautore Matteo Becucci alla straordinaria performance di Demo Mura affiancato da Deborah Ferraina, passando per i “Tierra Brasilis”, famoso gruppo di spettacolo brasiliano in Italia. Madrina della serata l’affascinante Conny Notarstefano, Miss Mondo Italia 2017, che ha consegnato la corona di Regina alla vincitrice della serata Laura Bauleo, 18 anni, alta 182 cm, premiata dal Presidente dell’Associazione Socio-Culturale “Pathirion” Vincenzo Figoli e dal Presidente della Giuria Rosaria De Simone Marzano. Fonte: Informazione & Comunicazione

llLa giovanissima Laura ha assunto la titolarità e la rappresentanza ufficiale di “Miss Fusione CO-RO”, acquisendo il diritto di partecipare alla finale regionale di Miss Mondo. Alla vincitrice è stato consegnato in dono un gioiello “Calabria nel cuore” dal Maestro orafo Domenico Tordo, un abito da cerimonia di “Griffe Sposa” Corigliano e un buono acquisto di 100,00 euro offerto da “Petit Boutique” Rossano.

Tra le altre partecipanti: Esther De Luca (Miss Giardino dell’Infanzia), Sovrana De Benedetto (Miss Griffe Sposa), Annalisa Curcio (Miss Petit Boutique), Gelsy Falbo (Miss Agrimar), Valentina Mazza (Miss Roscianum), Roberta Rizzo (Miss Edil Parrilla), Noemi Stricagnolo (Miss Ecoross). Il titolo di Mister Fusione è stata assegnato a Gerardo Gradilone premiato con una targa di riconoscimento,

un bracciale “La Calabria del Cuore” dell’orafo Tordo, un abito da cerimonia offerto da “Milizia abbigliamento” e un buono acquisto di 100,00 euro offerto da “Petit Boutique”. Tra gli altri partecipanti: Alessandro D’Alessio a cui è stata assegnata la fascia di Mister “Antica Fioreria Novelli” e Clemente Mannella che ha ottenuto la fascia di Mister “Informazione & Comunicazione”. La passarella ha ospitato le vincitrici del territorio di competizioni tenute in passato, alcune delle quali con esperienza in Rai e reti Mediaset: Carmela Malagrinò, Mary Pacifico, Giusy Flotta, Bina Forciniti, Giusy Pedace. Nel corso della serata il saluto del Sindaco di Rossano Stefano Mascaro e del Consigliere regionale, segretario questore Giuseppe Graziano, i quali, nell’apprezzare gli sforzi profusi dagli organizzatori della manifestazione realizzata con i contributi volontari delle realtà imprenditoriali del territorio, si sono soffermati durante il “Momento Referendario”, sull’importanza del progetto di fusione dei due comuni di Corigliano e di Rossano. Il primo cittadino sottolinea il fenomeno delle interferenze di alcuni poteri esterni che tentano di ostacolare il processo di unione in atto: «Noi siamo favorevoli a una ipotesi di fusione Cosenza-Rende, vorremmo che si facesse altrettanto dall’altra parte, in una visione di rispetto reciproco delle posizioni». Il Consigliere Graziano, invece, si è soffermato sul processo culturale, sul cambio di mentalità, sui benefici economici e i vantaggi in termini sia di servizi, sia di rappresentanza politica territoriale, che le popolazioni dello jonio potrebbero ricevere dalla nascita della terza città della Calabria per numero di abitanti e la prima per superficie. Per il Presidente Figoli «la certezza di aver contribuito ad alleggerire le polemiche degli ultimi tempi facendo trascorrere ai cittadini rossanesi e coriglianesi una serata all’insegna del buon umo-

re continuando a far vivere un grande sogno, la Città Unica “Corigliano-Rossano”. Il piacere di vedere così tanta gente assistere per circa 3 ore e mezza ad un concorso di bellezza senza mai annoiarsi, tanta la qualità e le professionalità messe in campo con la regia del direttore artistico Ercolino Ferraina ed un Service d’eccellenza “Abvision” di Antonio Abenante. Un elogio a tutto il Consiglio Direttivo della nostra Associazione e tutti i nostri Soci che si sono adoperati fattivamente e concretamente durante lo svolgimento dello spettacolo nonché le Associazioni ed i Comitati per “un CORO di SI’” con cui abbiamo condiviso una eccezionale esperienza.

stata il motore organizzativo dietro le quinte, lavoro che nessuno vede ma che rappresenta la principale attività per la riuscita di uno spettacolo».

Ampia soddisfazione, per la riuscita in ogni minimo dettaglio dello spettacolo, è stata espressa dal direttore artistico Ercolino Ferraina, che ha raggiunto tutti gli obiettivi nonostante i tempi ristretti e le esigue risorse finanziarie. «Ringrazio l’intera organizzazione - afferma Ferraina - in quanto mi ha dato la possibilità di scegliere un cast d’eccezione dai Brasilis a Demo Mura, da Matteo Becucci alla presentatrice Deborah che con grande professionalità consolidata da anni ha scelto testi, musiche e cast. Un plauso ai miei collaboratori Mimmo ed Eduardo Caruso che hanno affiancato il service ed inoltre non per ultimo la responsabile e coordinatrice backstage Carmela Caruso che è

di SI’” Piragineti, Tramonti-Donnanna, Fabrizio Grandee Fidelitas rappresentati da Giuseppe Pacenza, Erminia Sommario, Alfonso Rago, Francesco Vivacqua e Giuseppe Vena.

Durante la serata sono state proiettate le immagini di un video riproducente le straordinarie bellezze di Corigliano e di Rossano, appositamente realizzato per lo scopo e le finalità già previste nell’ambito della campagna di sensibilizzazione pro-fusione avviata dall’Associazione S.C. “Pathirion” - Rossano, presieduta da Vincenzo Figoli, in collaborazione con “Acli” - Rossano e l’Associazione S.C. “Fidelitas” - Corigliano, supportata dai Comitati Referendari “per un CO-RO

La Giuria era composta dalla Presidente, Direttrice artistica di Miss Mondo Italia, Rosaria De Simone Marzano, coadiuvata da: Beniamino Chiappetta, per 20 anni titolare di Miss Italia per la Regione Calabria; Aldo Grisolia, medico esperto di medicina estetica; Paolo Berlingieri, medico e musicista; Jonny Fusca, giornalista, fotografo di moda e dall’arch. Angelo Malatacca, Presidente della Sezione di Trebisacce dell’Associazione Nazionale “Italia Nostra”. l

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PREMIO “SOCIAL” E PREMIO “MIGLIOR REGIA” PER IL VIDEOCLIP “PALMA” (’U RE DE LA MUNTAGNA), REGIA DI IMMA GUARASCI, CANTAUTORE ALFREDO LAVORATO.

DUE ROSSANESI VINCITORI DEL “GRAN PREMIO MANENTE” Una serata all’insegna della musica, della nuova linfa registica calabrese e delle giovani eccellenze di Calabria che a livello Nazionale e internazionale portano bene alla nostra bella terra di Calabria. Connubio interessante la VI edizione del “Gran Premio Manente”, di Giuseppe e Virginia Marasco unico nel suo genere, un Santuario della Madonna di Manipuglia gremito di gente che ha dato vita ad una serata, degna di un evento importante per tutta la Calabria.

llIl

Videoclip “Palma” (’U re de la muntagna) riceve ben due premi: il “Premio Social” con oltre 7000 visualizzazioni e Premio regia ad Imma Guarasci, con le seguenti motivazioni: Premio migliore Regia a Imma Guarasci, regista del videoclip “Palma” abbinata al brano “U re de la muntagna” del cantautore Alfredo Lavorato. L’opera, di perfetta simbiosi tra immagini e valore storico, rivela il suo contenuto narrativo-culturale fin dall’inizio. Una regia sapiente per le scelte narrative di grande efficacia: dall’ambientazione che esalta il paesaggio calabrese, all’organizzazione delle scene, alla caratterizzazione dei ruoli (affascina la superba passionalità della donna), alle inquadrature, agli straordinari costumi, ai componenti simbolici che danno forza alla “scrittura” filmica. C’è, infatti, l’acqua di sorgente ad indicare l’attaccamento alla vita; la terra e il sangue che raccontano di radici e di ingiustizia; un video non improvvisato ma studiato e con elementi ricercati, un’artista completa anche attrice protagonista dello stesso video. Premio Social, a “Palma” di Alfredo Lavorato coinvolgendo il mondo social con un tam tam importante che ha fatto si che il loro-brano è indubbiamente il videoclip più visto dei 5 finalisti, più di settemila visualizzazioni sul canale youtube del Premio in pochi giorni. Elegante e raffinata la presentatrice Larissa Volpentesta, un’attrice-conduttrice giovane dai molti talenti: cinema, teatro e tv, di recente, nella fiction “Don”. Il tocco critico e di taglio giornalistico regalato dal Direttore Luciano Regolo, già direttore di vari settimanali e quotidiani, ha reso la serata pungente e di livello alto. l


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SERVIZI PROFESSIONALI Progettazione civile ed industriale • Pratiche catastali Ristrutturazioni • Direzione lavori • Piani di sicurezza Computi metrici e capitolati lavori Certificazione energetica degli edifici Pratiche Vigili del Fuoco • Regolamento e tabelle millesimali Perizie per mutui e valutazioni immobiliari • Stime danni Dichiarazioni di successione e volture • Divisioni immobiliari e frazionamenti • Consulenza compravendita e affitti Pratiche edilizie comunali e ASL • Perizie termografiche Pratiche di condono edilizio

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