La Voce gennaio 2018

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PERIODICO INDIPENDENTE DI CORIGLIANO ROSSANO

Anno XXII •• n° 1

MENTRE ANDIAMO IN STAMPA…

CORIGLIANO ROSSANO

È REALTÀ 30 gennaio 2018 • ore 19,11 Il Consiglio Regionale sancisce la nascita della terza Città della Calabria.

AUGURI !!!

PIÙ CONCRETEZZA PER IL MEZZOGIORNO

VOTA

WALDO

Ascoltando il dibattito politico (?) di questi giorni mi è tornata alla mente la simpatica e dirompente figura di Waldo, l’orsetto blu pastello della serie tv “Black Mirror” andata su Netflix verso la fine del 2016. Per chi non lo avesse visto, l’episodio affronta il tema dell’anti-politica e del ruolo dei media nelle campagne elettorali. Il pupazzo animato rappresenta il populismo più sfrenato e il rifiuto di ogni pensiero costruttivo che nobiliti individuo e società. Un atteggiamento provocatorio che cattura immediatamente gran parte delle persone, determinando il successo di un non-programma politico rappresentato appunto da Waldo. La motivazione principale di questa scelta? La gente attribuisce alla politica mancanza di pragmatismo, lentezza, interessi ad personam anziché al benessere comune.

Giuseppe F. Zangaro

Waldo lo sapeva bene! Aveva intuito che per diventare idolo delle masse avrebbe dovuto demolire con la strategia del “F**k them all” l’establishment politico. Ma così non funziona! Tralasciando le citazioni cinema-

tografiche arriviamo ad oggi, quando ci viene affibbiato l’ultimo “meccanismo elettorale” messo in atto dalla nostra classe dirigente, non sapendo se definirlo algoritmo, logaritmo o equazione. (continua a pag. 5)

Gennaio 2018

I primi di novembre 2017 la Banca d’Italia ha reso noto il Rapporto sull’economia delle Regioni, mettendo in risalto l’incremento del divario Nord-Sud nel periodo 2007-2015, attestato da un calo del PIL meridionale dell’11,9%. Chi ha parlato e parla di lieve e parziale ripresa del Mezzogiorno non tiene forse in conto i dati provenienti dal settore primario che hanno mostrato un calo nella produzione di beni e servizi del 9,5%. Aggiungiamo il dato sull’esportazione dell’agroalimentare meridionale che pesa solo il 17,8% sul totale italiano. E’ evidente che qualcosa non torna…

RESTO AL SUD?

Il seminario di studi “Attualità della Questione Meridionale alla luce dei rapporti SVIMEZ” organizzato il 12 gennaio u.s. dall’IIS “ITAS ITC” di Rossano ha affrontato un tema di pressante attualità sulla base dei dati statistici che annualmente lo SVIMEZ elabora e pubblica, mettendo in rilievo il divario tra il Mezzogiorno e il resto dell’Italia. Questo seminario ha coinvolto docenti e studenti ed ha rappresentato la continuazione ad un percorso di studi avviato lo scorso ottobre con la conferenza annuale della Società Italiana degli Economisti, tenutasi presso l’Università della Calabria. Pubblichiamo la relazione del prof. Rocco Tassone, docente dell’ITAS-ITC di Rossano. Rocco Tassone

llRicorrendo a qualche classico della materia – il celebre saggio di Gramsci “La Questione Meridionale” – ma anche alla recente produzione storico-letteraria che getta una luce nuova sulle vicende dell’Unità d’Italia e sulle conseguenze che esse comportarono e comportano tutt’ora, abbiamo avuto modo di constatare che gli eventi bellici che portarono all’Unità Nazionale non si possono neppure lontanamente paragonare ad una guerra di liberazione dal “giogo borbonico”. Si trattò piuttosto di una brutale guerra di occupazione con tanto di esecuzioni sommarie, stupri, fucilazioni di massa con vittime vecchi donne e bambini, saccheggi ed incendi di interi paesi. Il tutto con tanto di esposizione, da parte dell’esercito occupante, di cadaveri e teste mozzate a mo’ di trofei. Quindi, abbiamo affrontato un modesto tentativo di ripristino della verità storica, cercando di non cadere nella trappola della facile retorica del piagnisteo oggi cavalcata da improbabili ed antistorici movimenti neoborbonici. Così abbiamo preferito approfondire il tema non in base alla vasta pubblicistica del lamento fine a se stesso ma basandoci sui rapporti scientifici di un prestigioso istituto di ricerca come SVIMEZ.

Insomma, noi meridionali siamo piagnoni e vittimisti congeniti, senza motivo, o piuttosto i numeri dicono altro? Andiamo a vedere cosa dicono i numeri. Ci siamo concentrati su alcuni indicatori che abbiamo ritenuto maggiormente significativi (popolazione, PIL, consumi, mercato del lavoro e quindi occupazione e disoccupazione, dotazione infrastrutturale...), riferiti agli anni a cavallo del 2008, antecedenti e successivi. Il 2008 è l’anno dello scoppio della bolla speculativa negli USA ed è riconosciuto dagli economisti come l’anno di inizio della crisi attuale. Rapporto SVIMEZ 2001 La ripresa dell’emigrazione netta ha significato per il Mezzogiorno, nel triennio 1998-2000, saldi negativi complessivi della popolazione per un valore cumulato di circa 94 mila unità (a fronte di un incremento di 380 mila unità nel Centro-Nord).... Il saldo negativo

del Mezzogiorno va attribuito in massima parte agli appartenenti alla classe di età compresa tra i 20 e i 30 anni. Il Mezzogiorno, con una popolazione pari a circa un terzo di quella italiana, concentra ormai il 63% del totale nazionale delle persone in cerca di occupazione. Per i giovani fino ai 25 anni, tale quota sale al 66%; vi corrisponde un tasso di disoccupazione del 55%, a fronte del 16,9% nel Centro-Nord. Rapporto SVIMEZ 2005 Particolarmente grave è la persistenza di un tasso di occupazione (unità di lavoro per abitante) inferiore di oltre 30 punti percentuali rispetto al Centro-Nord , nel 1980 il tasso di occupazione meridionale si attestava su un livello pari a poco più di tre quarti di quello del Centro-Nord (75,4%), nel 2004 il medesimo indicatore è sceso al 69,1%. L’altra faccia della medaglia della debolezza del mercato

del lavoro meridionale è il tasso di disoccupazione, che nel Mezzogiorno è ancora tre volte quello del Centro-Nord. Nel 2004, infatti, il tasso di disoccupazione meridionale è stato pari al 15%, valore di poco inferiore al dato del 1993; nel Centro-Nord, invece, vi è stata una significativa riduzione: dal 7,1% del 1993 al 4,9% del 2004. Particolarmente allarmante è il livello che al Sud raggiunge il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni): nel 2004 esso è risultato pari al 37,6%, oltre 22 punti percentuali in più dell’analogo dato osservato nelle regioni centrosettentrionali (15%). Rapporto SVIMEZ 2013 Mezzogiorno a rischio desertificazione industriale, dove i consumi non crescono da cinque anni, si continua a emigrare al Centro-Nord, la disoccupazione reale supera il 28%, crescono le tasse e si tagliano le spese, ma una famiglia su 7 guadagna meno di mille euro al mese, e in un caso su quattro il rischio povertà resta anche con due stipendi in casa. PIL e Mezzogiorno. In base a valutazioni SVIMEZ nel 2012 il Pil è calato nel Mezzogiorno del 3,2%, oltre un punto percentuale in più del Centro-Nord, pure negativo (-2,1%). Per il quinto anno consecutivo, dal 2007, il tasso di crescita (continua a pag. 2)

WORK IN PROGRESS con gli studenti del progetto “ascuoladiopencoesione” dell’ITAS-ITC di Rossano

A FEBBRAIO A ROSSANO

Nell’ambito del Progetto MIUR “ascuoladiopencoesione”, gli studenti dell’IIS “ITAS ITC Rossano” organizzeranno nel mese di febbraio la “Giornata degli Open Data” per informare i cittadini sul lavoro di ricerca e monitoraggio che stanno svolgendo con l’obiettivo di promuovere spazi di aggregazione sociale per i giovani. Il progetto è realizzato in collaborazione con l’Associazione “Lettera al Futuro” – referente territoriale ASOC – e si inserisce nella “Settimana dell’Amministrazione Aperta”, un evento a carattere nazionale che avvicina i cittadini alla pubblica amministrazione tramite iniziative di partecipazione e informazione. Per ricevere aggiornamenti sull’iniziativa è possibile seguire la pagina Facebook Giovani 4.0.


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DALLA PRIMA PAGINA

Anno XXII •• n° 1 •• Gennaio 2018 ••

Resto al Sud? Attualità della Questione Meridionale alla luce dei rapporti SVIMEZ del PIL meridionale risulta negativo. Dal 2007 al 2012, il Pil del Mezzogiorno è crollato del 10%, quasi il doppio del Centro-Nord (-5,8%). PIL procapite e divari storici. In termini di Pil pro capite, il gap del Mezzogiorno nel 2012 ha ripreso a crescere, con un livello arrivato al 57,4% del valore pro capite del Centro-Nord. In valori assoluti, il Pil a livello nazionale risulterebbe pari a 25.713 euro, quale media tra i 30.073 euro del Centro-Nord e i 17.263 del Mezzogiorno. Nel 2012 la regione più ricca è stata la Valle d’Aosta, con 34.415 euro. La regione più povera è la Calabria, con 16.460 euro. Il divario tra la regione più ricca e la più povera è stato nel 2012 di quasi 18mila euro: in altri termini, ad un valdostano si può attribuire un prodotto nel 2012 di quasi 18mila euro superiore a quello di un calabrese. Giù consumi e investimenti. Nel complesso, negli anni della crisi, dal 2008 al 2012, i consumi della famiglie meridionali sono sprofondati del 9,3%, oltre due volte in più del Centro-Nord (-3,5%). Particolarmente in contrazione al Sud la spesa delle famiglie per i consumi alimentari (-11,3%) e per vestiario e calzature (-19%). Al Sud più tasse e meno spese. In base alle rilevazioni SIOPE del 2012, nelle regioni a statuto ordinario del Mezzogiorno la pressione fiscale derivante dai tributi regionali sarebbe aumentata dal 3,9% del 2011 al 4,6% del 2012. Alla più elevata pressione fiscale si accompagna una spesa pro capite più bassa, sia cor- rente che in conto capitale. Escludendo la spesa degli enti previdenziali, la spesa pro capite al Sud nel 2011 è risultata pari al 92% del livello pro capite del Centro-Nord: non hanno quindi consistenza le affermazioni secondo cui il volume di spesa pubblica del Mezzogiorno sarebbe elevato. Anzi: guardando alle regioni a statuto ordinario, emerge che le spese correnti sono diminuite al Sud del 2,1% medio annuo dal 2007, mentre nel Centro-Nord dell’1,2%. Nel 2012 il tasso di disoccupazione registrato ufficialmente è stato del 17 % al Sud e dell’8% al Centro-Nord. Il tasso di disoccupazione reale al sud supera il 28%.

Negli ultimi venti anni sono emigrati dal Sud circa 2,7 milioni di persone. Nel 2011 si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Centro-Nord circa 114 mila abitanti.

Finanza pubblica, crollo investimenti al Sud. L’elaborazione dei dati dei Conti Pubblici Territoriali fatta dalla SVIMEZ ha messo in luce le seguenti evidenze: 1) Nel periodo 2007-2015, la pressione fiscale complessiva (imposte dirette + indirette), sale nel Mezzogiorno dal 29,5 al 32% e nel Centro dal 30,3 al 32,5%; nel Nord si registra, invece, un calo dal 33,4 al 32,2%. Il risultato è quello di un sistema tributario

Cosa dicono i numeri? I numeri dicono che il divario c’è. E’ generalizzato. E’ enorme. La Questione Meridionale è ancora una amara, inconfutabile realtà. C’è divario e disparità di trattamento da parte dello stato centrale. Dal sud si estrae, il sud si spreme ed al sud non si restituisce. Basti pensare a quanto spende il sud in alta formazione per formare i giovani che poi emigrano ed impiegano i loro saperi per la crescita dell’economia del nord. Per contro la spesa pubblica è totalmente squilibrata. Al sud vive il 34% della popolazione italiana, ma arriva solo il 28% della spesa pubblica. Questo ci dicono i numeri e fanno tornare di stupefacente attualità le affermazioni di Antonio Gramsci, Luigi Sturzo, Francesco Saverio Nitti. Raccontavano come il SUD venisse trattato, all’epoca in cui scrivevano, “…come area arretrata verso la quale può dirigersi, ma con perdita di produttività, il superfluo di accumulazione della sezione economicamente più avanzata del paese…” L’unità non è “…avvenuta su una base di uguaglianza, ma come egemonia del Nord sul Mezzogiorno…” e la crescita dell’economia industriale del nord

Dopo i saluti del dirigente scolastico prof.ssa Anna Maria Di Cianni e la relazione introduttiva del professore Rocco Tassone – docente di Matematica Applicata presso il corso di Amministrazione Finanza & Marketing dell’IIS – sono state presentate le relazioni scientifiche dei proff. dell’Università della Calabria Damiano Silipo – docente della Facoltà di Economia – e Massimo Veltri docente della Facoltà di Ingegneria. Nel dibattito che ne è scaturito sono intervenute varie personalità interne alla scuola, tra cui la prof.ssa Carmela Rizzo, docente di Economia Aziendale. Sono altresì intervenuti l’on. Gianluca Gallo, consigliere re-

gionale della Calabria, Angelo Sposato, Segretario Regionale della CGIL, il dott. Angelo Broccolo della guardia medica di Cantinella. Il seminario si è concluso con l’appello di tutti gli in-

tervenuti ai giovani presenti numerosissimi in sala, affinchè tengano duro ed evitino quanto più è possibile di emigrare dopo il completamento del ciclo degli studi

Rapporto SVIMEZ 2017 Persiste il dualismo territoriale, essendo nel Mezzogiorno il tasso d’occupazione ancora lontano oltre 20 punti dalla media europea alla quale, invece, sono vicine le regioni del Centro – Nord (47% nelle regioni meridionali, 69% Centro-Nord). Inoltre, mentre le regioni centro-settentrionali hanno recuperato integralmente la perdita di posti di lavoro avvenuta durante la lunga fase recessiva (+48 mila nel 2016 rispetto al 2008), in quelle meridionali la perdita di occupazione rispetto all’inizio della crisi è ancora pari a 381 mila unità. Durante la fase di crisi, al Sud si erano perduti 622 mila posti di lavoro giovanili e ne sono stati recuperati nel biennio di ripresa (2015-2016) appena 40 mila. Non a caso il tasso di occupazione giovanile resta ancora bassissimo nel Sud, pari al 28,1%, rispetto al 47,3% delle regioni del Centro Nord. Nel Sud il saldo migratorio totale continua ad essere negativo e a ampliarsi ulteriormente, passando da -20 mila del 2015 a -27,8 mila del 2016, mentre nel Centro- Nord risulta positivo ed in aumento da 51,7 mila unità a 93,5 mila unità. La SVIMEZ ritiene che, nelle dinamiche territoriali, le migrazioni interne e quelle dall’estero continueranno a svolgere un ruolo rilevante e contribuiranno a ridefinire la geografia umana, in modo nient’affatto favorevole al Mezzogiorno che perderà 5,3 milioni di abitanti tra il 2016 e il 2065.

sostanzialmente regressivo, e comunque imperniato su una sempre minore progressività. 2) Al netto della spesa previdenziale, la spesa pubblica complessiva è significativamente più bassa nel Mezzogiorno: 6.573 euro per abitante nel 2015 contro i 7.327,7 euro del Centro-Nord. In seguito alle variazioni registrate tra il 2007 ed il 2015, la spesa pro capite nell’area meridionale ha rappresentato, nel 2015, l’89,7% del livello del Centro-Nord, a fronte del 96,2% registrato nel 2007. 3) Vi è stato un forte divario territoriale nella spesa corrente, sempre al netto di quella previdenziale, pari nel 2015 a 1.043,5 euro per abitante. Nel Mezzogiorno tale spesa è stata nel 2015 l’84% di quella del Centro-Nord: era il 91% nel 1996 e nel 2001, ed il 97% nel 2007. 4) Nel 2015 si è accentuato l’effetto di sostituzione delle risorse aggiuntive, dedicate al riequilibrio territoriale, rispetto alle ordinarie.

QUALCHE PROPOSTA Che fare? Non abbiamo la pretesa di somministrare ricette. Diamo giusto qualche spunto di riflessione. In primo luogo occorre una battaglia culturale per invertire il processo che sta portando alla completa derubricazione della questione meridionale dall’agenda della politica e della cultura. Questo dato non è casuale, né momentaneo. E’ la naturale conclusione di un processo in atto negli ultimi anni e che coinvolge tutti, forze sociali ed istituzioni, a conclusione del quale la questione meridionale risulta rimossa addirittura a livello psicologico. Un esempio. Dell’incidente alla Thissen e delle sue terribili conseguenze se ne continua a parlare a distanza di tanto tempo, con richiami e commemorazioni annuali. Io aggiungo, che è giusto e che bisognerà parlarne fino a quando avremo fiato. Dell’incidente avvenuto negli agrumeti di Rossano lungo la linea ferroviaria ionica, dove sono morti in un colpo solo sei lavoratori con una dinamica da film horror, se n’è parlato poco e male. Classificato come un banale incidente ferroviario, l’episodio ha avuto qualche strascico sui mezzi di informazione per un paio di giorni e poi l’oblio. Niente indignazione sui siti, niente analisi sui blogs. Eppure la morte di quei sei lavoratori agricoli presso il cancello ferroviario di Rossano è la “summa” della drammaticità ed attualità della questione meridionale, dell’arretratezza e dell’abbandono a cui sono condannati questi territori con infrastrutture da terzo mondo, fatiscenti ed obsolete. Insomma, a nessuno sovviene che per noi calabresi la nostra fabbrica Thissen sono gli agrumeti di Rossano e che la pressa insicura e pericolosa della Thissen equivale quel cancello sulla ferrovia ionica antidiluviana. Ed allora bisogna lavorare sulle coscienze, nelle scuole, con i giovani per una rinnovata consapevolezza. In secondo luogo non bisogna cedere alla tentazione del ribellismo fine a se stesso. Come ha scritto di recente l’economista Gianfranco Viesti sulla rivista della casa editrice Il Mulino, il rischio c’è ed è concreto. Dobbiamo fuggire lontano da questi rischi, tra i quali io annovero anche il ripudio del luogo dove affondano le nostre radici. Soprattutto per i giovani la tentazione di andare via è grande perché tutto sembra annichilire la speranza che il proprio futuro possa essere migliore di quello dei propri genitori. Non fatelo. Senza di voi qui rimarrà il deserto. Girate il mondo ma fate presto a tornare; rubate con gli occhi e con la mente è avvenuta “…con l’impoverimento dell’economia e dell’agricoltura meridionale…” (Gramsci). “Il sudato risparmio meridionale fu pompato dallo stato a mezzo di tasse o di rendita pubblica … per beneficiare il Nord” (Sturzo). “Per cause molteplici (unione di debiti, vendita di beni pubblici, privilegi a società commerciali, emissioni di rendita) la ricchezza del Mezzogiorno, che potea essere il nucleo della sua trasformazione economica, è trasmigrata subito al Nord… e quando i capitali si sono raggruppati al Nord, è stato possibile tentare la trasformazione industriale. Il movimento protezionista ha fatto il resto…” (Nitti).

quanta più conoscenza potete e poi tornate dove sono le vostre radici, perché ogni uomo ha il diritto di costruire il proprio futuro sulle proprie radici.. Industriatevi con la fantasia e fate tesoro di quello che avete appreso a scuola ed in giro per il mondo. Tornate e battetevi per questo. In terzo luogo occorre rifuggire dalla retorica eroica, altrettanto dannosa quanto il ribellismo sterile. Per questo è necessario essere concreti. Ed allora dobbiamo dire che alcune cose si possono fare da subito; basta semplicemente volerle fare. Rivendicare nei confronti dello stato centrale l’applicazione di ”Agenda 34”. Se al sud vive il 34% della popolazione italiana è giusto che al sud pervenga il 34% della spesa pubblica nazionale per infrastrutture, servizi ecc. Hai voglia a dire che i giovani devono tornare se poi per curarsi decentemente sono costretti a scappare verso il San Raffaele di Milano… Rivendicare la completa e radicale revisione del quadro normativo che sta alla base dei programmi di aiuto dello stato centrale e dell’unione europea. Il sistema economico del Mezzogiorno è un sistema drogato dalle politiche dell’ultimo mezzo secolo. Le economie avanzate sono sistemi complessi costituiti da componenti produttive che hanno ormai storicamente superato la fase dell’accumulazione originaria. Non ci può essere avanzamento dell’economia se non si è entrati nella fase della riproduzione del capitale. Negli ultimi 20 anni nelle regioni del Sud lo Stato e l’unione europea stanno intervenendo con la diretta elargizione di una quota di capitale ai soggetti che decidono di localizzare qui la produzione, senza risolvere l’equivoco di fondo sulla natura di quel tipo di intervento: si tratta di contribuzione all’accumulazione originaria o di premialità per incentivare la localizzazione? Se si tratta di premialità allora non c’è bisogno di dare agli imprenditori soldi liquidi: è più efficiente e sicuro intervenire con gli strumenti indiretti che non consegnano denaro liquido rischiando di trasformare gli imprenditori in prenditori, come è successo con la 488 e con i POR. Se invece si tratta di contribuzione all’accumulazione originaria allora gli aiuti non devono andare a chi i soldi già ce li ha, bensì ai nullatenenti calabresi bravi e volenterosi, a quelli che noi invitiamo a non gettare la spugna abbandonando il campo, a quelli a cui diciamo di tornare. Ai migliori giovani di questa platea.

Le politiche dello stato centrale sono state a carattere coloniale tanto nell’immediatezza della formazione dello stato unitario come ai giorni nostri. Prima attraverso la Cassa per il Mezzogiorno e negli ultimi 20 anni con l’intervento dei fondi europei lo stato centrale sta facendo passare per intervento straordinario ciò che al Nord è spesa pubblica ordinaria, tanto per i servizi che per le infrastrutture. Per l’assistenza alle famiglie a Trieste lo stato spende quasi 400 € mentre a Vibo Valentia appena 10 di provenienza POR/FSE. Al Nord lo stato butta letteralmente a mare miliardi di € per il MOSE di Venezia ed al Sud fa le inaugurazioni farlocche della SA/RC.

Sono stati a carattere coloniale i programmi per il Mezzogiorno prodotti dai Governi centrali e dall’Unione Europea nel XX e nel XXI secolo. Questi programmi hanno fatto affluire al sud ingenti risorse finanziarie, quelle che avrebbero dovuto servire per la copertura del gap infrastrutturale e per l’incentivazione della formazione dell’accumulazione originaria, necessaria per l’innesco del ciclo della riproduzione del capitale e quindi per far partire lo sviluppo. Non sono state realizzate le infrastrutture. Non è partito lo sviluppo. Le risorse sono state fagocitate proprio in ragione dell’equivoco sulla natura di quei fondi. l

Fondata nel 1986 dal Cav. Luigi Zangaro e Figli Reg. Tribunale di Rossano n° 67 • Registro Periodici del 10-1-1986

Anno XXII • n° 1 • Gennaio 2018 • Direttore responsabile: Giuseppe F. Zangaro Editore e stampa: Grafosud • Grafica e impaginazione: Giovanni Zangaro

Da sinistra: la prof.ssa Anna Maria Di Cianni, dirigente scolastico dell’IIS ITAS ITC Rossano; il prof. Rocco Tassone, docente IIS ITAS ITC Rossano; i proff. Damiano Silipo e Massimo Veltri dell’Università della Calabria.

Hanno collaborato a questo numero: Franco Emilio Carlino, Gaetano Federico, Franco Liguori, Antonio Marchetti, Gennaro Mercogliano, Cosimo Montera, Francesco Pace, Roberta Romanelli, Rocco Tassone, Isabella Vulcano REDAZIONE • Via G. Cesare, 1 • Rossano (Cs) • Tel. 0983 511516 • E-mail: info@grafosud.it • Facebook: La Voce PERIODICO FREE PRESS. La collaborazione al periodico è gratuita. I rispettivi autori sono i titolari del copyright. L’editore si riserva la gestione e diffusione dei contenuti.


Un bizantinista di fama internazionale

NELLA PACE DEI GIUSTI Quando si allontana da noi un intellettuale come Filippo Burgarella, maestro severo ed esclusivo, persona squisita e riservata al limite della sfuggenza, è naturale che l’anima nostra, che lo ha amato, cerchi di comprendere ciò che di quella sfuggenza rappresenta la causa, forse la parte personale più ardua da comprendere, per un definitivo conto con la vita nel nome della cultura e dell’amicizia.

Il 17 dicembre 2017 è venuto a mancare improvvisamente a Cosenza, Filippo Burgarella, noto e stimato storico dell’età bizantina, docente all’Università della Calabria, fin dall’anno accademico 1974-75. Il professore aveva 69 anni, essendo nato a Trapani nel 1948. Franco Liguori llLaureato

Gennaro Mercogliano llLa mia esperienza con lui si è andata consolidando in più di un trentennio lungo l’esaltante cammino culturale e, di riflesso, anche politico che ben tre realtà importanti hanno compiuto a beneficio della Città, del territorio, della Calabria e della Nazione: l’Università Popolare, l’Iraceb, la Civica Amministrazione. Il prof. Burgarella ha risposto con entusiasmo e sapienza ad ogni chiamata che in un lungo percorso sinergico ha costantemente ricevuto da tutti noi, manifestando uno smisurato amore per Rossano. Questo amore era tale perché radicato in una consapevolezza storica profonda, ripetutamente evidenziata nelle lezioni che egli ha tenuto e dalle quali ciascuno di noi ha potuto trarre vantaggio, anche in termini di maggiore attaccamento a questa nostra poco fortunata città. Posseduto da latina curiositas (fuoco in lui sempre vivo ed esteso a tutti i campi dello scibile e dell’attualità), Filippo, in forza della sua sterminata cultura, incarnava, nei tempi moderni, l’uomo universale del Rinascimento teorizzato dal Burckardt e da Leon Battista Alberti. E per me, per noi, fu, nello stesso tempo, messaggero accademico e militante della grandezza del nostro passato e, vorrei dire, anche del nostro presente bizantino. Comunicatore assiduo delle necessità della religione e della Chiesa, della quale era strenuo e anche critico paladino, Burgarella ammantava di umiltà il proprio insegnamento, non disdegnando di tenere conferenze, ad alto livello di semplicità, nelle chiese parrocchiali del circondario. E Caloveto, Cropalati, Corigliano erano per lui tappe irrinunciabili d’un unico percorso intellettuale che aveva il suo epicentro in Rossano, “specchio di Bisanzio”, come lui amava dire. Per questo, durante l’ultima sua memorabile lezione sul Patir, è stata da questa sede unanimemente espresso il desiderio di conferirgli la cittadinanza onoraria.

Io non so quanto possa valere un simile riconoscimento post mortem, ma certo per Filippo qualcosa di serio e di significativo dovrà farsi. E dovrà farsi al di là della presente commemorazione, promossa, con nobile sentire, dalla sollecitudine affettuosa del nostro Arcivescovo e dell’Amministrazione Pubblica, oltre che intensamente voluta e realizzata dall’Università Popolare, da ciò che resta dell’Iraceb, e dall’Associazione “Rossano Purpurea”, la quale, col suo presidente, la prof. Alessandra Mazzei, si è fatta carico della logistica dell’evento e della calibratura del parterre. Ho detto “Filippo”. Ed ho potuto e posso ben dirlo in nome dell’amicizia che si è andata consolidando nel tempo tra di noi, perché io, già dagli anni ottanta, avevo individuato in lui la guida della mia ricerca storica; la quale ha avuto il suo culmine nella bella prefazione che egli ha voluto dettare per il mio L’imperatrice Teofano e il Codex. Filippo stava scrivendo anche una ulteriore prefazione al mio saggio, di prossima pubblicazione, su Giovanni Filagato, ma la morte gli ha impedito di completare un suo antico, amoroso discorso sull’infelice vicenda del papa rossanese. “Caro Gennaro” –mi comunicava nello scorso novembre– “so bene che tu ti aspetti la mia opinione sul tuo Filagato. Ma io non sono stato bene e soprattutto sono alle prese con tensioni al limite del cardiopalmo e lesive della mia salute, per la questione dell’Iraceb…”. Facendogli forse torto, io faccio a meno di riferirvi l’entità e i toni della sua amarezza per la vicenda dell’Iraceb, la cui importanza la politica non ha voluto e non vuole comprendere. Ora che, con la sua dipartita, la luce di Bisanzio si è spenta, la missione di trarre in salvo l’Istituto di Studi Bizantini risulta alquanto più difficile. Né vale piangere su ciò che colpevolmente si è perduto. Però occorre agi-

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Dedicato al prof. Burgarella

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re magari intitolando al suo nome l’Iraceb dopo averlo risuscitato. Impresa che ora ha qualche possibilità di riuscita considerando gli appetiti elettorali dei singoli candidati alle prossime consultazioni politiche. Perché, a voler dirla tutta, purtroppo in Italia le cose si fanno sempre più spesso così, essendosi smarrita la bussola del bene comune e, forse, anche del valore stesso delle cose. Questa commemorazione, al contrario, vuole essere sentita e profonda contrizione per quel grande maestro ed amico che Burgarella era. E non, come di questi tempi avviene, espressione enfatica di pseudovedovanza, nella quale ciascuno fa le prove apparenti del dolore e delle lacrime. Pertanto, col cuore in mano, con un ultimo gesto d’amicizia, io vorrei rivolgergli questa esiziale domanda, rimanendogli ancora vicino per saperne di più su una verità sempre negata: Forse che tutto muore, Filippo,/ “L’anima i corpi e le cose/ i sentieri e le carte e le rose”. Ora che sei di là/ ho preso a prestito le parole di Marco, giovane poeta mio amico,/ per chiedertelo./ Ciao, Filippo,/amico mio e della mia Città./ Chi riempirà il tuo vuoto?/ Chi l colmerà le lacune?

in Lettere all’Università di Roma nel 1970, proseguì gli studi a Parigi, dove fu allievo di André Guillou all’Ecole pratique des Hautes Etudes . Dopo un breve periodo di insegnamento in Francia, arrivò all’Università della Calabria, da poco istituita, e lì rimase per tutto il suo percorso di docente universitario, legandosi affettivamente alla nostra regione di cui indagò con numerosi saggi la storia e la cultura del periodo bizantino. In considerazione della sua profonda preparazione, ebbe in affidamento dall’Unical anche gli insegnamenti di Filologia bizantina, Istituzioni medievali e Storia della Chiesa medievale. I suoi argomenti di studio e di ricerca vertevano principalmente su problemi e aspetti della storia politica, culturale e religiosa dell’Italia bizantina, dal VI all’XI secolo, e sul Mezzogiorno normanno-svevo. Numerosi sono le sue pubblicazioni: articoli, saggi, relazioni in convegni, apparsi in riviste specialistiche di studi storici o in volumi con più autori. Nella poderosa “Storia del Mezzogiorno” in più volumi, diretta da Giuseppe Galasso ( Editalia, Napoli 1989), è suo il capitolo “Le terre bizantine”, che studia le tracce della civiltà di Bisanzio nelle regioni del Meridione. Il prof. Burga-

rella è stato anche un instancabile conferenziere, che si è reso sempre disponibile a dare il suo prezioso contributo di profondo conoscitore della Calabria bizantina, in convegni, incontri di studio, che richiedessero la sua qualificata partecipazione. A Rossano, città da lui molto amata per il suo importante passato bizantino, Burgarella era di casa e non si contano gli interventi suoi all’Università Popolare, chiamato dal preside Giovanni Sapia, suo grandissimo estimatore. Per moltissimi anni Burgarella è stato anche presidente dell’Iraceb, l’Istituto Regionale per le Antichità Calabresi e Bizantine, con sede a Rossano, promotore di molte importanti iniziative, tra cui un seminario “Sugli studi bizantini” (1991). Ma anche altri centri calabresi, come Santa Severina, S. Demetrio Corone, Gerace, Umbriatico, Caloveto, Cropalati, Calopezzati, Cariati, hanno attirato la curiosità di studioso del prof. Burgarella, per le loro origini riconducibili al periodo bizantino. Se di quell’età noi oggi abbiamo una conoscenza più approfondita, più “scientifica”, lo dobbiamo al prof. Burgarella. Una lucida sintesi della “bizantinità” della Calabria, Burgarella la fornisce nel saggio “La cultura bizantina in Calabria”, inserito nel

volume Storia del pensiero filosofico in Calabria da Pitagora ai giorni nostri, a cura di Maro Alcaro (Rubbettino, 2011), in cui egli scrive che “in Calabria la civiltà bizantina attecchì e si trasmise come civiltà del libro, come civiltà in cui la cultura aveva un suo privilegiato diritto di cittadinanza”. Chi scrive ha avuto il piacere e l’onore di conoscere e frequentare per molti anni l’illustre studioso siciliano, in un rapporto di amicizia e di stima reciproca. L’ultimo incontro con lui risale a tre giorni prima della sua improvvisa scomparsa. Mi aveva parlato del suo pensionamento nel 2018, dichiarandosi disponibile a partecipare a qualcuna delle iniziative culturali che il sottoscritto organizza come presidente della SIPBC.-Calabria. Una persona di grande affabilità ed umiltà, pronta a instaurare rapporti di amicizia e di scambio culturale con quanti si rapportavano con lui per motivi di ricerca o di comunanza di interessi di studio! Ci siamo scambiati, negli anni, i nostri scritti, i nostri articoli, i nostri libri. Un vero uomo di cultura, uno studioso di stampo antico, uno storico medievista di razza, la cui scomparsa lascia un vuoto difficilmente colmabile negli studi sul Mezzogiorno bizantino e l medievale!

Un intellettuale lucido e raffinato La sua fu una vita dedicata interamente agli studi, all’indagine documentale scrupolosa, all’amore per la verità storica, ricercata e interpretata, sempre, con l’intelligenza, lo spessore e l’ampiezza di visione di un uomo dalla rara lucidità intellettiva e dalla non comune raffinatezza culturale. Gaetano Federico llCon

lui avrei dovuto discutere la tesi magistrale in Scienze Storiche e come me altri studenti, ma sorella morte è venuto a visitarlo il giorno prima, nella notte tra il 17 e il 18 dicembre 2017. Lo conoscevo bene, mi ero laureato con lui alla triennale nel 2014 e lo scorso 14 dicembre era venuto nella mia parrocchia a Corigliano a tenere una conferenza su “San Francesco d’Assisi e il presepe”. In quella sera, tra l’attenzione totale di un pubblico catturato dal luccichio di quegli occhi sinceramente compenetrati e dalla sua voce, pur già stanca, ma come sempre entusiasta, ha sdoganato il luogo comune purtroppo

presente in molti, affermando con estrema chiarezza che Francesco d’Assisi, al secolo Giovanni, era un uomo di grande cultura. Aveva un’insofferenza che manifestava apertamente, molte biografie sul poverello d’Assisi erano da considerare superficiali, addomesticavano il personaggio forzandolo di somigliare all’uomo di oggi. Il prof. Burgarella era affabile, cortese e generoso, ma determinato a portare avanti le sue idee, non sempre condivise da altri studiosi. Non raccontava soltanto la storia e gli avvenimenti, ma la interpretava sapendo leggere anche quanto a primo impatto non appariva evidente.

Oltre a Storia bizantina, ha insegnato, negli anni passati per supplenza o affidamento, Filologia bizantina, Istituzioni Medievali e Storia della Chiesa medievale e dei movimenti ereticali. È stato presidente del corso di laurea in Storia, Direttore del Dipartimento di Storia dal 2001 al 2009 e membro del Senato Accademico dell’Unical. I suoi argomenti di studio e ricerca hanno privilegiato soprattutto problemi e aspetti della storia dell’Italia bizantina dal VI all’XI secolo, le istituzioni bizantine, segnatamente il Senato di Costantinopoli, la storia del monachesimo e della (continua a pag. 4)


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CULTURA

Anno XXII •• n° 1 •• Gennaio 2018 ••

MECENATE DEL TEMPO, AMANTE DEL GUSTO, DELL’ARTE E VIRTUOSO DELLA MUSICA

IL NOBILE ROSSANESE, DUCA TEODORO DIONIGI MANDATORICCIO Nel corso del XVI secolo, epoca del Viceregno spagnolo, nel quale veniva ad intensificarsi la frantumazione delle grandi proprietà terriere dando origine a un nuovo processo di feudalizzazione, nel territorio rossanese, grazie alla agiate condizioni economiche, manifestava la sua influente presenza la nobile casata dei Mandatoriccio. Giovan Michele Mandatoriccio (1570) figlio di Nicola, agente feudale dei domini della Sibaritide di Maria d’Aragona, e nipote del capostipite Michele, astuti e facoltosi commercianti rossanesi. Franco Emilio Carlino llAll’età

di 23 anni, completati gli studi nel ramo della giurisprudenza e fresco di laurea in utroque iure dopo essersi dato a Napoli alla bella vita, decise di ritornare a Rossano per continuare l’attività di famiglia attraverso la quale riuscì a consolidare la posizione finanziaria e acquistare estesi Territori feudali (Caloveto, Crosia, Calopezzati, Pietrapaola), che determinarono un notevole successo economico familiare. Credenziali, inoltre, che gli consentirono di entrare a far parte della 1ª Piazza dei Nobili di Rossano nella quale erano già presenti le altre famiglie blasonate del tempo, assumendo come insegna gentilizia un campo d’oro con fascia azzurra.1 Nel 1588, Giovan Michele contrasse matrimonio con la cugina Vittoria Toscano, figlia del nobile Luca Matteo Toscano e Cardonia Sersale, dalla quale ottenne tre figli Francesco, Teodoro e Ottavio, rinvigorendo anche quella familiarità di parentato già maturata precedentemente con il matrimonio tra la sorella Eleonora e Mario Toscano. Il 2 ottobre 1622 Giovan Michele concludeva la sua vita terrena e il suo patrimonio feudale passava così nelle mani del primo figlio Francesco Giovanni (1594) che non ebbe molta fortuna visto che a distanza di due anni dalla morte del padre, nel 1624 per una accidentale caduta da cavallo moriva senza lasciare eredi. A succedergli il 13 febbraio 1625, secondo la linea di successione, nell’eredità feudale delle terre di Crosia, Caloveto, Calopezzati e Pietrapaola, fu suo fratello Teodoro Dionigi Mandatoriccio (1595), secondogenito di casa Mandatoriccio al quale Re Filippo IV, qualche

mese più tardi, con “oportuno Privilegio mediante expedito Matrid 18 maii 1625”, gli conferiva il titolo di Duca di Crosia per sé e per i suoi “eredi et successores”, elevando così la Terra di Crosia in “Ducatus titulum et honorem”.2 Titolo del quale riferisce il Pacichelli nell’Indice dei signori Titolati del Regno di Napoli3 e un ducato e un feudo molto desiderato e conteso tra i più influenti del Regno. Subentrato nel possedimenti feudali, Teodoro si ritrovò ad amministrare un vastissimo latifondo che dal Trionto arrivava al Nicà e comprendeva i feudi di Calopezzati, Caloveto, Pietrapaola, Crosia e Mirto. Intorno alla prima metà del 1600, verosimilmente nel 1634, Teodoro 1° duca di Crosia fece costruire il Casale di Mandatoriccio con un suo Castello in territorio di Pietrapaola al quale diede il suo cognome. La presenza e l’espansione del nuovo feudo di Mandatoriccio formatosi anche per la presenza delle diverse componenti etniche è da subito importante luogo strategico per la transumanza. Con l’amministrazione di Teodoro il fatiscente Castello fu ristrutturato e restituito al passato splendore. La costruzione della fortezza ebbe nel tempo funzioni di difesa e residenza; accolse gli abitanti di paesi limitrofi durante le incursioni saracene e offrì rifugio ai tanti esuli danneggiati dai disastrosi terremoti che colpirono la Calabria cosentina nel 1636 e 1638.4 Teodoro, non appena si stabilì nel nuovo Casale; incoraggiò le numerose attività legate alla pastorizia, all’agricoltura e al commercio dei prodotti agricoli come olio, frumento,

ecc. Tutto ciò favorì l’incremento demografico della popolazione e fece crescere il numero degli abitanti della comunità, creando, il trasferimento di interi fuochi da Pietrapaola a Mandatoriccio, tanto che, intorno alla fine del Seicento, Mandatoriccio già superava le mille unità abitative. L’aumento della popolazione rese persino indispensabile ampliare la chiesa collocata vicino alla fortezza, originariamente intitolata a san Nilo, oggi chiamata dei SS. Apostoli Pietro e Paolo.5 Di Teodoro, secondo quanto riportato dallo storico M. Falanga, sappiamo anche che durante il suo governo acquistò uno schiavo per ducati 100 come si evince dalla nota in calce: Teodoro Mandatoriccio, barone di Calopezzati, acquista per ducati 100 Alì Mamuti, schiavo di Salonicco. La compera viene effettuata tramite Giovanni Alfonso Gallina, Governatore della terra di Calopezzati. 22.3.1627.6 Secondo quanto corrisponde alla Camera della Sommaria,7 Teodoro durante la sua amministrazione feudale tra le diverse tasse pagava anche la tassa di 1.1 ducati come titolare di Zecca nella terra di Calopezzati e 3 ducati per la zecca di Pietrapaola. Si trattava di stabilimenti dove si producevano i pesi e le misure-campione cui dovevano attenersi i commercianti all´interno del ducato. Non sappiamo con precisione se coniasse anche monete o solo pesi e misure, ma avere la giurisdizione sulla zecca voleva dire anche godere del diritto di processare i falsari di monete e di pesi e misure. Complicato secondo le diverse informazioni appare, invece, il legame matrimoniale di Teodoro.

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UN INTELLETTUALE LUCIDO E RAFFINATO Chiesa greca e alla vicenda dei principali esponenti della santità e religiosità italogreche, fioriti tra IX e XI secolo con particolare attenzione a San Nilo da Rossano. Rinnovata attenzione era da lui dedicata inoltre alle relazioni fra Bisanzio e i Normanni. Era anche presidente dell’Iraceb, con sede a Rossano. Avrebbe voluto rilanciarlo come ai tempi di qualche decennio addietro, quando l’Istituto godeva di una maggiore attenzione e sostegno da parte della Regione e dello stesso comune di Rossano che lo ospitava. In Sicilia e particolarmente Trapani, città di origine era molto apprezzato; il Vescovo di Trapani mons.

Fragnelli lo aveva coinvolto più volte invitandolo a ricostruire la storia della diocesi e per essa aveva organizzato numerosi convegni. L’ultimo mese di vita infaticabile è stata la sua opera fra convegni e conferenze: Genova, Catania, Tropea, Corigliano, ma su tutto andava fiero dei suoi studenti, ai quali ha insegnato il giusto modo di approcciarsi ai documenti per “scrivere” con giustizia i fatti storici. Al sottoscritto regalò una bella prefazione per il libro “Matteo Saraceno, da frate minore osservante ad Arcivescovo di Rossano (1460-81)”. Seguiva con grande passione le vicende della Chiesa e soffriva quando essa veniva

attaccata. Il suo forte legame con la cultura e religiosità orientale lo rendeva particolare amico e vicino alla realtà bizantina presente in Calabria, promovendone la conoscenza ovunque lo si invitasse. La Calabria, la Sicilia e l’Italia tutta devono molto al suo lavoro appassionato, la stima di cui godeva lo faceva riconoscere come uno dei più grandi bizantinisti in Italia. Auspichiamo che il suo lavoro non vada perduto, ma sia da stimolo perché continui nelle giovani generazioni di studiosi. Quando e se saremo capaci di questo lo dovremo, con cuore e mente, anche e in gran parte al prof. l Filippo Burgarella.

Quasi la generalità degli storici parla dell’unione di Teodoro con Giovanna Frezza, dama napoletana, figlia del cavaliere Andrea Frezza, da cui nacquero Francesco, 2° Duca di Crosia che sposò Caterina Rocca e Vittoria chiamata (Tolla), poi terza Duchessa di Crosia futura moglie del Principe Giuseppe Ruggero Sambiase di Campana, senza fornire però elementi storici a supporto, quali possono essere i capitoli matrimoniali, gli atti notarili o documenti di archivio, in modo da avere un positivo riscontro a favore della loro tesi, mentre nelle pubblicazioni di altri storici non si riscontrano minimamente informazioni in tal senso, quindi si deve desumere che le notizie fornite sono originate solo ed esclusivamente da fonti letterarie cui le stesse si richiamano, ma questo potrebbe essere argomento di ulteriore approfondimento e dibattito, perché in verità, per quanto può servire la mia opinione, Teodoro Mandatoriccio ebbe anche una seconda moglie, probabilmente avuta dopo la morte della prima oppure una compagna con la quale ha avuto una relazione extraconiugale unendosi in matrimonio solo successivamente. Si trattò di Isabella Cotrona con la quale Teodoro ebbe altre due figlie: Ippolita Mandatoriccio detta (Popa) andata in moglie a Giacinto Palopoli e Lucrezia Mandatoriccio sposatasi con Domenico Teutonico, signore di Taverna. Di queste due ultime figlie esistono prove inconfutabili riportate all’attenzione in secondo momento anche da M. Falanga.8 Prove che gli hanno permesso di rivedere anche la sua

iniziale opinione sul matrimonio con la Frezza. Quanto finora riferito ci ha portati a conoscere solo alcuni aspetti di Teodoro legati alla sua storia di feudatario, di fondatore dell’omonimo Casale di Mandatoriccio, di imprenditore e commerciante, ma vediamo pure qualcosa che riguardi la sua figura, l’uomo, credo anche poco conosciuto nella stessa Rossano, sua patria di origine. Ed allora chi era veramente il Duca di Crosia vissuto a cavallo tra il XVI e il XVII secolo? Secondo alcune informazioni contenute in un libro di Friedrich Lippmann9, edito in Germania, Teodoro si rivelò un grande dei Mandatoriccio. Dal ridotto contenuto visualizzabile è riportato: “All’Illustrissimo Signor Mio, e padrone osservandiss. Il Signor Theodoro Mandatoricci Duca di Crosia, e signore delle Baronia di Pietrapaola, Caloveto & Calopezzati, &c. Dalle tante obligationi ch’io riconosco…”. Da altre fonti, tra cui il Falanga, ma riferite alla medesima pubblicazione, Teodoro amava la musica, amava il canto e aveva una bella voce. Egli stesso cantava “arie” che commissionava, anche ospitando compositori; è il caso di Pietro Antonio Giramo compositore di brani musicali che dedica a Teodoro il suo componimento dal titolo: “Arie a più voci” (oggi diremmo “canzoni” a più voci) pubblicate a Napoli il 20 giugno 1630 NV 1257 e conservate presso la Biblioteca Nazionale di Firenze, tanto che in una sua lettera a Teodoro, I° Duca di Crosia, il Giramo ricorda il periodo felice di permanenza presso di lui nei giardini del Ducato ringraziandolo, per sua ospitalità, ma era lo stesso Teodoro che a volte scriveva arie musicate (canzoni) “le quali -scrive ancora il Giramo- honorate più volte da lei con il canto (havendo á tante altre virtù aggiunta anche quella della musica)”. Teodoro era molto stimato nei circoli culturali dell´epoca; basti ricordare che il grande editore napoletano Ottavio Beltrano, nativo di Terranova di Sibari, nel ristampare L’Almanacco Perpetuo di Rutilio Benincasa nel 1636, Almanacco già edito nel 1593

da uno stampatore veneziano attivo nella città partenopea e mio omonimo Giovanni Giacomo Carlino, lo dedicò a Teodoro Mandatoricci, Duca di Crosia e signore della Baronia di Pietrapaola, Caloveto e Calopezzati, con queste parole: “E perciò io umilmente gli presento, e dedico questa picciola (non già mia fatica dell’Almanacco) ma ben mia dir potrei, atteso, l’ho corretta da infiniti errori, & accomodata a questi molte curiosità; che quale ella si sia gliela consagro”.10 Conferma di quanto appena riportato ce lo offre, altresì, il contenuto inventariale redatto dopo la morte di Teodoro presente nel volume curato da Alessandra Anselmi11 che a riguardo così riproduce: “…già segnalato da Labrot, dove sono inclusi alcuni arredi, ma l’aspetto più interessante è la menzione di opere pittoriche tese evidentemente a rafforzare il concetto di legittimazione del potere, si tratta, infatti, dei dodici Cesari e dell’immagine di Carlo V. Sempre nel 1651 si trovava in questo salone una tela con Lot e altri piccoli quadri insieme ad alcuni mobili come due cimbali e un “gioco del Trucco. […] La concentrazione di un gran numero di opere, ben trentadue fra grandi e piccole, caratterizzava il salone anche al tempo di Teodoro, concepito probabilmente come una sorta di quadreria rivolto verso il giardino. […] Come ricordato il castello (Calopezzati) divenne palazzo ducale nel 1625 ad opera di Teodoro Mandatoriccio, al quale si deve curato arredo testimoniato dall’inventario del 1651, al fine di esaltare l’ascesa nobiliare della famiglia elevata al rango ducale; da questo punto di vista si può pensare che i dipinti raffiguranti i dodici Cesari e il ritratto di Carlo V volessero affermare l’appartenenza a pieno titolo alla più alta nobiltà…”. All’età di cinquantasei anni e dopo ventisei dedicati alla guida del suo esteso patrimonio feudale, il 25 aprile 1651, il 1° Duca di Crosia, Teodoro Mandatoriccio veniva raggiunto dalla morte nel suo Castello di Calopezzati. L’eredità dell’immenso patrimonio passava quindi al primogenito Francesco che divenne 2° Duca di Crosia. l

1 U. Ferrari, Armerista Calabrese, Bassano del Grappa 1971, p. 41, in M. FALANGA, Calabria Nobilissima, La nobile famiglia Mandatoriccio di Rossano (estratto), p. 95-96, Anno XXXVIII (1986) N. 84-85, Edito 1989. 2 M. Falanga, Calabria Nobilissima, La nobile famiglia Mandatoriccio di Rossano (estratto), p. 8, Anno XXXVIII (1986) N. 84-85, Edito 1989. 3 G.B. Pacichelli, Del Regno di Napoli in Prospettiva Diviso in Dodici provincie, p. 29, Parte I, Michele Luigi Mutio, Napoli 1703. 4 Cfr. F.E. Carlino, Mandatoriccio Storia costumi e tradizioni, pp. 237, 274, Ferrari, Rossano 2010; Cfr. F.E. Carlino, Trame di continuità, pp. 175, 176, Ferrari, Rossano 2013. 5 F.E. Carlino, Storia di un Feudo, pp. 190-191, Imago Artis, Rossano 2016. 6 Cfr. M. Falanga, Calopezzati. Memorie storiche e documenti, pp. 99-100, La Tecnografica, Bari 1986. Op. cit. p. 183. [ASC, Notaio Scavelli di Cosenza, Scheda del 22.3.1627, f. 186 r-v]. 7 ASN, Camera della Sommaria, Nova situazione de pagamenti fiscali de carlini 42 à foco delle Provincie del regno di Napoli, et Adohi de Baroni, e Feudatari dal primo gennaro 1669 avanti, pp. 312 e 318, Regia Stampa Egidio Longo, Napoli 1670. 8 Cfr. M. Falanga, Calopezzati territorio, società e istituzioni (X-XIX sec.), p. 90, nota (69), Ferrari, Rossano 2010. […] I capitoli matrimoniali sono in ASC, Not. B. Durante, atto del 29.4.1655: “Matrimonium magnifici Hijacinti Palopolo cum Ippolita Mandatoricci”. I beni dotali di Ippolita sono: -un giardino di agrumi, di olivi e di celsi nella terra di Crosia in località “Ariata”; ducati 50; un “vestito di riversino di fiancata verdone rasato, delle perle fine et sedici file di coralli”; il tutto lasciato per testamento ad Ippolita dalla duchessa Isabella Cotrona, sua madre; […] perle e coralli furono lasciati ad Ippolita, per testamento, da sua madre, Isabella Cotrona (69) […] 9 P.K., Friedrich Lippmann, H. Hucke, Studien zur Italienisch-Deutschen Musikgeschicte, (Gli studi in storia della musica italiana-tedesca), p. 162, vol. VII, Böhlau, Köln Wien, 1970. 10 R. Benincasa, Almanacco Perpetuo, Ottavio Beltrano, Napoli 1636. 11 A. Anselmi (a cura), AA.VV., Collezionismo e politica culturale nella Calabria vicereale borbonica e postunitaria, pp. 88, 90, Gangemi, Roma 2012.


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CORIGLIANO ROSSANO

PER I GIOVANI DEL POLO LICEALE LA CITTÀ DEVE ESSERE “SMART” Nel progetto di Alternanza Scuola-Lavoro del Polo Liceale San Nilo, le classi IV L e IV M del Liceo Linguistico di Rossano si apprestano a studiare un modello di Smart City per la futura città di Corigliano Rossano che nascerà dalla fusione dei due Comuni come deciso dal referendum popolare del 22 ottobre 2017. Roberta Romanelli (classe IV L) llCon

il decreto legge 107 del 2015 (“La Buona Scuola”) nasce l’idea di istituire una modalità didattica e innovativa che permetta agli studenti del triennio di qualsiasi istituto di istruzione superiore, attraverso l’esperienza e la pratica, di acquisire competenze tecniche stando a contatto con le aziende del territorio. Come ha sottolineato la dr.ssa Adriana Grispo, Dirigente Scolastico del Polo Liceale Rossanese, i progetti di alternanza rappresentano un ottimo strumento di formazione per avvicinare gli studenti al mondo del lavoro. L’attività si svolge in aula – attraverso il laboratorio di impresa simulata – e a distanza, utilizzando piattaforme informatiche che consentono l’interazione tra gli studenti e l’esperto aziendale. L’azienda selezionata per l’anno scolastico 2017-2018 è la Edil Mar, società specializzata nel settore dell’edilizia residenziale e turistica che gestisce l’AcquaPark “Odissea 2000”, rappresentata dal dott. Giuseppe F. Zangaro, responsabile marketing. Tema del lavoro di quest’anno scolastico è la “smart-city” ovvero come noi studenti intendiamo i servizi ai cittadini e le opportunità messe a loro disposizione attraverso la nascita di questa nuova città dello Ionio. I gruppi classe, supervisionati dalla tutor d’istituto prof.ssa Rosellina Malizia, stanno studiando i fattori caratterizzanti della Smart City al fine di dare suggerimenti sulle loro aspettative e per migliorare la qualità della vita. L’idea virtuosa di “città intelligente” è proprio questa: sviluppare processi di

innovazione attraverso la tecnologia, al fine di favorire le imprese, i servizi, migliorare l’ambiente, l’aspetto economico e incoraggiare il turismo e la cultura. In questo progetto, che ha il nome Smart Future, le classi si dividono in quattro team che studieranno i principali settori “smart”, ossia “smart-mobility”, “E-health”, cultura e turismo, urbanistica partecipata e spazi pubblici di aggregazione. Nel primo settore citato, “smart mobility”, il team si cimenta nell’ambito dei trasporti al fine di poter rendere gli spostamenti più facili per tutti. Il team di

nitari per mettere in risalto le qualità di questo settore nel nostro territorio. Il team “cultura e turismo” si occupa di monitorare i finanziamenti a disposizione del territorio con lo scopo di intercettare opportunità virtuose che facciano conoscere le bellezze naturali e culturali della Sibaritide. Infine, il team di “urbanistica partecipata e spazi pubblici” cerca di proporre idee per uno sviluppo più consono di strutture o luoghi affini alle esigenze dei giovani del luogo. Per rendere partecipi i cittadini del progetto, i team hanno aperto la pagina Fa-

DALLA PRIMA PAGINA >

VOTA WALDO

Infatti, per capire le dinamiche del consenso occorre mettere in discussione i princìpi matematici e il più sano buon senso! Ma per fortuna ci viene in aiuto lo spirito di sopravvivenza che spinge a focalizzare l’attenzione su alcuni dettagli dei programmi politici finora propinati…

“Questione meridionale” o questione politica? Ancora una volta il Mezzogiorno è inserito in un elenco di spunta che prevede interventi e provvedimenti che utilizzano le stesse metodiche degli ultimi decenni, in barba ai vari rapporti socio-economici che hanno attestato il fallimento delle politiche messe in campo. Stato, Regioni e Comuni hanno lavorato in asincrono per non approdare a nulla principalmente per la mancanza di azioni concrete e indirizzate alla reale risoluzione dei problemi. In effetti, la genericità dei programmi politici non ha considerato che l’Italia cresce se cresce il Sud. Del resto i rapporti Svimez parlano chiaro e mettono in risalto due grandi risorse non utilizzate, una di natura sociale, l’altra di tipo economico. Parliamo dei giovani e dell’agroalimentare. Mettere al centro della politica questi due fattori sembrerebbe scontato e spontaneo, ma come spesso accade, ciò che meglio è, è ignorato! La ragione è, appunto, politica, perché –come scriveva Aristotele– non va in direzione dell’«intelligenza senza cupidità». Ovviamente, la buona politica c’è, ma non riesce a prevalere, e sembra che l’ultima legge elettorale sia un dilemma matematico per spartire equamente il potere tra le parti. Il fatto che il Mezzogiorno sia costantemente oggetto di interventi a carattere emergenziale ci fa riflettere sull’inappropriatezza dei provvedimenti, incapaci come sono di “mettere radici” e determinare una crescita reale e duratura. Per questo è importante ripartire dai giovani, sinonimo di futuro e innovazione, anello di congiunzione tra generazioni. Continua ad aumentare la disoccupazione giovanile, la riduzione della popolazione, lo spopolamento delle aree interne e costiere,

l’immobilità sociale (ndr. il 40% dei giovani la cui famiglia di origine ha bassi livelli di istruzione non consegue titoli superiori alla licenza media; solo il 10% raggiunge la laurea). Per quanto riguarda l’aspetto economico, l’agroalimentare ha un altissimo tasso di sviluppo sia per il mercato interno che per le esportazioni, si noti al riguardo che l’agroalimentare meridionale pesa solo il 17,8% sul totale italiano. Puntare su questo comparto produttivo sarebbe una panacea che consentirebbe uno sviluppo immediato e sostenibile, impegnando una delle più importanti e “spontanee” risorse del Mezzogiorno.

Dalla “questione meridionale” alla “questione Calabria” Leggendo i dati Svimez, un caso a parte e perennemente patologico è rappresentato dalla nostra amata Regione. I numeri ci relegano a fanalino di coda in quasi tutti i campi con trend per niente rassicuranti. Osservando la vicina Basilicata – un tempo “vergogna d’Italia” – invidiamo lo spirito che ha animato quei cittadini che hanno saputo interpretare e applicare in maniera concreta e pragmatica lo spirito delle leggi e «costanza di leggi per poter disporre la propria vita nell’avvenire formandone il disegno». Quello che è accaduto non fortuitamente, ma per ferma volontà popolare e politica lo scorso 30 gennaio attraverso l’approvazione della legge per la fusione dei Comuni di Corigliano Calabro e Rossano, è un’opportunità per le future generazioni e per gli attuali cittadini residenti, ma soprattutto un modello di sviluppo attenzionato a livello nazionale. Questa volta, noi cittadini – e la politica che seguirà – non sciuperemo questo “regalo” della storia… «I popoli antichi singolarmente celebravano i legislatori, fondatori e riformatori; perché (…) i legislatori rappresentano la conservazione e l’accrescimento dei benefizi nel futuro, mercé le istituzioni che servono a garantirli». Se così sarà, viva Waldo. l

UN VIAGGIO TRA UMANITÀ E CULTURA llMons.

“E-health” si occuperà invece del settore sanitario, quali ospedali, cliniche pubbliche e private e centri socio-sa-

Alcuni studenti del corso con la tutor scolastica e l’esperto aziendale

cebook “Corigliano Rossano Smart City” che nei prossimi giorni conterrà il “diario di bordo” del progetto e gli elaborati degli studenti. L’idea di creare una Smart City per Corigliano-Rossano nasce con lo scopo di rendere questa nuova città un centro socio-culturale qualitativamente migliore e innovativo e, soprattutto, per incentivare il turismo e le bellezze del territorio con l’aiuto della tecnologia, ormai parte integrante l della vita di tutti.

Luigi Renzo, vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, è attualmente delegato per le Comunicazioni Sociali e Beni Culturali della Conferenza Episcopale Calabra, di cui è anche Segretario, per i tipi di Rubbettino ha pubblicato di recente “La valle delle grandi pietre”, un romanzo scaturito da una sua visita attraverso la Valle delle Grandi Pietre nella locride, in cui non pensava di incontrare un mondo intriso di umanità e di santità con epicentro il Santuario della Madonna di Polsi. Questo e il successivo tuffo nella vicenda magno-greca di Locri Epizephiri, patria della poetessa Nosside e del sommo legislatore Zaleuco, lo hanno convinto inoltre come, malgrado certi attuali fenomeni negativi per nulla rappresentativi dell’insieme, nel terri-

torio locrese - aspromontano abbiano armonicamente convissuto nel passato bellezza paesaggistica, santità e legalità. Una triade di valori umani, civili e culturali di cui andare fieri e orgogliosi, vero sostrato della civiltà calabrese. È così che strada facendo (il romanzo si compone di nove capitoli: La valle delle grandi pietre, Una piacevole sorpresa, Da una sorpresa all’altra, La madonna della montagna, La festa di Polsi, La valle dei monasteri, Un’altra indimenticabile avventura, Epilogo di un viaggio memorabile), il suo si è trasformato in un appassionante viaggio che gli ha consentito di sognare e di vedere rifiorire questa terra bella e ricca di umanità e di cultura antica, irrorata di spiritualità profonda, radicata nel

senso vero dell’uomo e della saggia convivenza. Mons. Luigi Renzo, nella sua Nota di copertina sottolinea che questa terra di Calabria non un luogo di paura e di morte, ma un mondo di accoglienza e di espansione spirituale, pari alla bellezza straordinaria del suo patrimonio naturalistico, storico-artistico e culturale. l


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TERRITORIO

Anno XXII •• n° 1 •• Gennaio 2018 ••

La nuova città di Corigliano Rossano per nascere su solide basi non può omettere l’approccio resiliente come “ingrediente base” per la crescita e lo sviluppo. Il termine “resilienza” è stato recentemente introdotto dalla Commissione Europea per promuovere iniziative e progetti con l’obiettivo di passare dal contenimento delle crisi a un approccio più strutturale e di lungo termine alle sfide globali, dal cambiamento climatico alla pressione migratoria, dagli shock economici all’estremismo violento. Nel nostro caso, intendiamo la capacità di una persona o di un sistema sociale di vivere e svilupparsi positivamente, in modo socialmente accettabile, nonostante le difficili condizioni di vita o eventi naturali inattesi. Pubblichiamo la prima parte di uno studio riguardante i terremoti.

IL TEMA DELLA RESILIENZA PER LA SICUREZZA DEI CITTADINI Nel documento redatto da Cosimo Montera (2012), riguardante la proposta di linee programmatiche di indirizzo del “Laboratorio Urbanistica Corigliano Rossano”, si affronta un argomento di resilienza che prevede la creazione di un “campo di protezione civile attrezzato per l’assistenza e il primo intervento” da utilizzare nel corso degli anni come “area attrezzata per manifestazioni fieristiche”. Questo studio – denominato “Allarme rosso” – cerca di approfondire le motivazioni di alcune dichiarazioni rese pubbliche da autorevoli fonti a partire dal marzo 2015, prima Franco Gabrieli, capo della protezione civile, ora Capo della Polizia e Direttore generale della Pubblica Sicurezza (https://www.leggo.it/news/italia/protezione_civile_vesuvio_terremoto_calabria-943692.html); a seguire, Carlo Tansi, capo della protezione civile calabrese (http://www.regioni.it/dalleregioni/2016/04/06/dichiarazione-del-responsabile-protezione-civile-regionale-carlo-tansi-452478/) e tutta una serie di articoli usciti dallo scorso novembre sulla stampa calabrese e nazionale. «Evitando inutili e dannosi allarmismi, dobbiamo però avere tutti la consapevolezza che la pericolosità sismica della Calabria deve rappresentare la nostra principale causa di preoccupazione e che, allo stato, non abbiamo altra risorsa di protezione disponibile se non l’attuazione di una adeguata politica di prevenzione. Il terremoto è un fenomeno naturale che non uccide. Ad uccidere sono le costruzioni dell’uomo che crollano se non costruite adeguatamente e dunque se non in grado di sopportare gli scuotimenti attesi» (C. Tansi). Cosimo Montera

Interdipendenza delle faglie principali attive in tutto il sud - Pleiadi in mare di terremoti avvenuti negli ultimi tempi - Area degli ultimi terremoti avvenuti a cavallo del Massiccio del Pollino - Ridondanza del terremoto di Messina.

Reggio-Messina-Catania ma sulla Montagna di Apollo, tra il bacino del Mercure e la faglia di Castrovillari-Frascineto6, benché zona a rischio, oltre alla nostra del Massiccio del Pollino con proiezione sullo Ionio Cosentino e quella dello Stretto, è la Costa tirrenica centrale: in uno spazio compreso tra Gioia Tauro, Diamante e Capo Vaticano7 con proiezione sulla Costa Amalfitana. Non dimentichiamo che davanti alla nostra Costa Tirrenica è attivo il più grande vulLa sequenza sismica, iniziata nel settembre del 2010, è caratterizzata da eventi di bassa magnitudo, generalmente inferiore a 3.0, con profondità bassa comprese tra 3 e 10 km, concentrati in una ristretta fascia di territorio ad andamento Nord Nord-est e Sud sud-ovest. Si riconoscono due intervalli temporali principali a maggiore concentrazione di eventi: il primo tra settembre e novembre del 2010, con 5 terremoti al giorno in media; il secondo intervallo, tuttora in corso, interessa l´area da fine ottobre 2011, con un numero di eventi leggermente superiore al primo periodo. Tra questi due intervalli, la sismicità è stata abbastanza continua ma con un numero medio di eventi sensibilmente inferiore. A dicembre, dopo alcuni giorni caratterizzati da pochissime scosse (tra il 15 e il 22 dicembre), nel periodo di Natale si è assistito a un leggero incremento del numero giornaliero di eventi (tra 5 e 10) e delle magnitudo. In particolare, il 24 dicembre alle 21:17 si è verificata una scossa di Ml pari a 3.3. Dal 1° ottobre al 3 gennaio, la Rete sismica nazionale dell´Ingv ha registrato complessivamente oltre 1400 scosse nell´area del Pollino, dal sett. 2010, la più forte ri delle quali ha raggiunto magnitudo pari a 3.6 (il 23 novembre 2011, alle ore 15:12). Altri tre terremoti hanno avuto una magnitudo maggiore di 3.0: quello del 1° dicembre (Ml pari a 3.3), quello del 2 dicembre (Ml pari a 3.2) e quello del 24 dicembre (Ml pari a 3.3). La sequenza è stata avvertita in diversi comuni, tra i quali Mormanno, Laino Castello e Laino Borgo, nel cosentino, e a una distanza superiore ai 10 chilometri, Aieta, Morano Calabro, Orsomarso, Papasidero, San Basile, Verbicaro, sempre in Calabria, e Castelluccio superiore, Episcopia e Latronico, in Basilicata, ma anche a Corigliano. 7 Si ricordi che nel 1905, epicentro Nicastro, vi fu un terremoto che durò 43”, magnitudo 7.1 Richter, con maremoto nel Tirreno davanti a Sant’Eufemia. 6

Serie storica ed effetti sulla Piana di Sibari. llUn

gruppo di studiosi internazionale già il 1° marzo (Giuliano Panza- W. Kossoborokov e altri) hanno diramato un allarme per aver previsto2, magnitudo 5.4 o superiore, il terremoto in Emilia, consegnando la ricerca alla Commissione Grandi Rischi, che criminalmente si è guardata bene di avvertire le popolazioni. I ricercatori affermano che avevano individuato l’evento sismico nel nord a medio termine. Alessandro Martelli, direttore del centro di ricerche dell’Enea di Bologna e membro del gruppo di ricercatori, sostiene che potrà verificarsi nel meridione un terremoto di 7,5 Richter di magnitudo3. E’ questo un terremoto equivalente a 160/170 milion tons4. Sicilia e Calabria sono le zone a rischio5, ma molto probabilmente l’evento sismico non si ripeterà sullo Stretto 1

1 W. Kossoborokow ha rielaborato un algoritmo di nome “M8” messo in piedi dal novantenne Keilis Borok gia membro dell’Accademia delle Scienze Russe, ma anche dell’Accademia Americana e di quella Pontificia nonchè, in tempo di guerra fredda, consulente delle Compagnie Assicurative Americane. Algoritmo che era in grado di leggere sismi di magnitudo 8 e che ora è stato approntato per sismi di magnitudo 7.5. 2 In Italia gli studi di previsione li fa l’International Centre for Theoretical Physics (ICTP) e l’Università di Trieste. 3 Per il Meridione, l’allarme è grave perché qui sono stati applicati tutti modelli di studio conosciuti. Tutti e tre danno l’allarme rosso, significando un eventuale terremoto, al 70%, molto violento. Gli effetti sono: distruttivi in aree di quasi 100 km, comprendendo di certo zone abitate; è capace di provocare danni a strutture antisismiche ben progettate e realizzate; provoca crolli parziali in edifici ordinari; provoca crolli a catena di solai in edifici multipiano. Innesta la caduta certa di ciminiere, monumenti, colonne; ribaltamento di mobili pesanti; variazioni dell’acqua dei pozzi; liquefazione dei terreni: lesioni e fratture di crosta con emersione di sabbie liquide profonde come a Fukuscima, ma anche a San Carlo di Sant’Agostino in Emila e come avvenne a Rossano in Calabria, fenomeno questo che crea “vuoti” nel sottosuolo con rischio di sprofondamento degli abitati. 4 Si presume che un Kt (TNT, energia esplosa) corrisponda ad una tonnellata di tritolo (sotto terra produce 640 milioni di erg di energia termica di onda sismica). La bomba atomica di Hiroshima fu di 13 tonnellate di tritolo. Il 7.5 Richter previsto equivale a 178 milioni di tonnellate di tritolo, ovvero pari a una esplosione 13.692.307 volte Hiroshima. La sua crescita è logaritmica. Un’esplosione di 8° Richter corrisponde ad un miliardo di tonnellate di tritolo. Il terremoto in Giappone di 8.2 è stato valutato pari ha 50 Mt. 5 Si ricordi che ... la notte dell’8 settembre 1905, che colpì la maggior parte della Calabria occidentale, è probabilmente il più forte: secondo stime strumentali la sua intensità fu di Mw=7.5 (Michelini et al, 2006; l’intensità macrosismica derivata dai dati di intensità è di 6.9; vedi anche il Gruppo di Lavoro CPTI04, 2004). Questo terremoto generò un’onda di maremoto che, anche se non catastrofica, fu osservata sia in mare aperto che lungo le coste del Golfo di Sant’Eufemia. Il terremoto causò 557 morti, più di 2000 feriti e rese inagibili circa 300.000 case. Benché abbia interessato un’ampia area della Calabria.

SITOGRAFIA

Ultimi terremoti avvenuti sul Massiccio del Pollino

Localizzazione del vulcano Marsili

http://www.quotidianodelsud.it/calabria/societa-cultura/2017/11/13/scoperta-catena-vulcani-mare-tirreno-lingv-svela-presenza-fino http://www.strettoweb.com/2017/11/15-vulcani-sommersi-nel-tirreno/625011/ http://napoli.repubblica.it/cronaca/2017/11/13/news/nel_tirreno_meridionale_scoperti_sette_nuovi_vulcani_sommersi-181006996/ http://www.corrierenazionale.net/2017/11/29/scoperti-7-vulcani-sotto-il-tirreno/ http://www.corriere.it/scienze/17_novembre_13/scoperti-sette-nuovi-vulcani-sotto-tirreno-meridionale-4bbe6968-c881-11e7-83f4-5d7185c8c90c.shtml?refresh_ce-cp

cano europeo sottomarino conosciuto come Marsili, alto 3 km, lungo 65 e largo 40, che si ipotizza potrebbe innescare in fase di crisi uno “tsunami”. Tale ipotesi sismica proviene dal riscontro di tre diversi algoritmi di previsione, due elaborati da esperti nazionali8 e uno dai sismologhi dell’Accademia delle Scienze Russa, Wladimir Kossobokov, tutti e tre i metodi concordano nel prevedere un forte evento sismico in Calabria, in un arco di tempo che va da pochi mesi ad uno, due anni. Il metodo di studio si basa su due algoritmi che individuano nell’attività “sismica moderata” i precursori di un terremoto9. Questi strumenti - sottolinea Martelli - non sono in grado di dare impulso a evacuazioni o cose simili, ma sono utili per verificare lo stato di sicurezza di strutture importanti10 e per organizzare la protezione civile. Soprattutto va salvaguardata la salute delle popolazioni! l L’International Centre for Theoretical Physics (ICTP), l’Università di Trieste e l’Us Geological Survey USA. 9 Il Mercure-Frascineto-Castrovillari di terremoti dal 2011 ne ha avuto circa settecento, benché l’IGV sembra non dare più aggiornamenti. 10 Nel Sud Italia, diversamente da quanto vuole il capitalismo finanziario, le imprese ad esso legate e la politica dei partiti di ogni Governo, non debbono essere ubicati, come avviene, stabilimenti che utilizzano o stoccano impianti chimici e serbatoi di gas naturale liquefatto (Liquefied Natural Gas o LNG), rigassificatori, centrali nucleari, depositi di fanghi radioattivi e scorie nucleari come sappiamo avviene a Rotondella, grazie alle informazioni pubblicate da Wikileaks. Poi c’è il rischio di innesco di maremoti, “tsunami”, evento che, quando si verifica, è devastante: questo rischio appare del tutto trascurato negli impianti chimici italiani situati in prossimità delle coste e in aree sismiche come a Milazzo e Priolo-Gargallo. 8


RUBRICHE

•• Anno XXII •• n° 1 •• Gennaio 2018

L ’ E S P E R T O

R I S P O N D E

NUOVE NORME SUL TELEMARKETING Dal 2018 gli operatori commerciali dovranno attenersi a regole precise utilizzando, anche, prefissi che possano renderli riconoscibili. Con la nuova legge, infatti, in tema di telemarketing, sono stati fissati precisi paletti per la tutela della privacy dei consumatori. a cura di Isabella Vulcano, avvocato llIn particolare, il legislatore è intervenuto su due fronti: la riforma del registro delle opposizioni e la previsione di prefissi unici nazionali che rendono riconoscibili gli operatori commerciali. Il nuovo Registro Pubblico delle Opposizioni. Per quanto riguarda il registro pubblico delle opposizioni è previsto che, chiunque si iscrive, chiede di non voler ricevere telefonate pubblicitarie. Tale iscrizione revoca in automatico eventuali consensi prestati in precedenza ad operatori commerciali, salvo che si tratti di contratti ancora in essere oppure cessati da non oltre 30 giorni (esempio ricorrente è la telefonata commerciale del proprio operatore telefonico o della compagnia dell’energia elettrica che ci invia la bolletta). Vige, inoltre, il divieto di comunicare all’esterno i dati degli utenti iscritti nel registro e in più, eventuali cessioni di

L’art. 1576 c.c. prevede, come criterio generale, che il locatore (proprietario) deve eseguire tutte le riparazioni necessarie, ad eccezione di quelle di piccola manutenzione, che sono a carico del conduttore (inquilino). Tutte le spese ordinarie sono a carico dell’inquilino, mentre il proprietario è tenuto solo ad intervenire in caso di manutenzione straordinaria. a cura di Paolo Antonio Marchetti, geometra llLa

legge sulla disciplina delle locazioni di immobili urbani, prevede più specificamente che sono interamente a carico del conduttore, salvo patto contrario, le spese relative al servizio di pulizia, al funzionamento e all’ordinaria manutenzione dell’ascensore, alla fornitura dell’acqua, dell’energia elettrica, del riscaldamento e del condizionamento dell’aria, allo spurgo dei pozzi neri e delle latrine, nonché alla fornitura di altri servizi comuni. Le spese per il servizio di portineria sono a carico del conduttore nella misura del 90%, salvo che le parti abbiano convenuto una misura inferiore. Prima di effettuare il pagamento il conduttore ha diritto di ottenere l’indicazione specifica delle spese di cui ai commi precedenti con la menzione dei criteri di ripartizione. Quando si eseguono sull’immobile importanti ed improrogabili opere necessarie per conservare ad esso la sua destinazione o per evitare maggiori danni che ne compromettano l’efficienza in relazione all’uso a cui è adibito, o comunque opere di straordinaria manutenzione di rilevante

Fantasie Popolari Francesco Pace

CRESTOMAZIA DI FILASTROCCHE Viene proposta una miscellanea di canzoncine dal sapore arguto e curioso, che veicolano consigli, suggeriscono forme di comportamento consolidate dall’esperienza degli antichi, registrano soluzioni liberatorie in situazioni di disagio e di incertezza, quali talora sopravvengono nei rapporti con gli amici, nella tentazione del gioco, nella frequentazione smoderata con le vicine di casa, nell’apertura alla solidarietà e alla cooperazione, nell’interno della vita coniugale.

dati, devono essere comunicate all’interessato All’amicu ‘u fare crirenza (1) ed avvenire previo consenso di quest’ultimo. ca si scorda e ‘un ti penza. Quann ti sconta (2) cangia ra via (3) I prefissi nazionali per il riconoscimento perdi i sordi e l’amicu c’avia. delle chiamate commerciali. La vera “rivoluzione” a tutela del consumatore è, senza dub- (1) crirenza = non fare credito e, in senso lato, non dare denaro in prestito; bio, la previsione di due prefissi nazionali che (2) scontare = incontrare; consentiranno al consumatore di riconoscere (3) cangia = cambiare strada, ti evita. subito se si tratta di una chiamata commerciale * o meno, così da poter decidere liberamente se ‘Nu lignu ‘u ffa focu, rispondere oppure no. In particolare, i prefissi sono due: uno relativo alle vendite commerciali, ruvi mancu ni fanu, l’altro inerente a rilevamenti ISTAT o ricerche tre fanu ‘nu focareddu, di mercato. Tali prefissi si applicano anche in quattru ‘nu focu rannu. caso di mancata iscrizione al Registro Pubblico delle Opposizioni. Entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge, l’AGCOM dovrà individuare i due prefissi. l

DIVIDERE LE SPESE TRA CONDUTTORE E LOCATORE

entità, il locatore può chiedere al conduttore che il canone venga integrato con un aumento non superiore all’interesse legale sul capitale impiegato nelle opere e nei lavori effettuati, dedotte le indennità e i contributi di ogni natura che il locatore abbia percepito o che successivamente venga a percepire per le opere eseguite. Chi paga i lavori straordinari in caso di vendita della casa? Qualora il proprietario di uno degli appartamenti in condominio venda il proprio immobile dopo che l’assemblea ha deciso di affidare lavori di manutenzione straordinaria, ristrutturazione o innovazioni sulle parti comuni, a dover pagare le relative quote dei lavori (salvo diversi accordi tra le parti) è colui che era proprietario dell’immobile “al momento della delibera assembleare che ha disposto l’esecuzione di detti interventi”. Si prende in considerazione il momento in cui l’assemblea ha approvato il preventivo della ditta appaltatrice, autorizzando l’amministratore a firmare il contratto, e non quello in cui si è semplicemente dato

a questi incarico di trovare il soggetto cui affidare i lavori. In pratica la delibera deve approvare gli interventi in via definitiva, con l’affidamento dell’appalto e l’individuazione del piano di riparto. Se il rogito per la vendita dell’immobile (e non semplicemente la sottoscrizione del cosiddetto compromesso) è avvenuto prima di questo momento, allora a pagare i lavori straordinari sarà il nuovo proprietario (l’acquirente) altrimenti è il vecchio titolare dell’appartamento. Di conseguenza, se le spese in questione sono state deliberate prima della stipula del contratto di vendita, ne risponde il venditore, e non importa che tali opere siano state, in tutto o in parte, eseguite successivamente. Quindi, anche nel caso di lavori pagabili a SAL, ossia a stati di avanzamento, secondo un piano rateale, anche le rate non ancora maturate alla data di vendita dell’immobile resteranno a carico del venditore. Fermo restando, tuttavia, che il condominio potrà chiedere i pagamenti anche all’acquirente , ma a quest’ultimo spetta il diritto di ottenere poi il rimborso dal venditore. l

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Un legno da solo non fa fuoco, due neppure ne fanno, tre forniscono un fuocherello, quattro un fuoco grande. *** La natura della filastrocca, di una semplicità estrema nella forma e realisticamente esemplare nel contenuto, che si riverbera per analogia negli usi e nelle forme della vita quotidiana, assume una valenza squisitamente didascalica. La vita dell’uomo è un intreccio di relazioni e non di chiusura egotistica; l’unione e la cooperazione di più forze producono, infatti, progresso sul piano sociale e floridezza in quello economico. Ognunu ll’ â dd’ avire ‘nu riparu (1) chi s’accatta (2) ‘nu ciucciu (3) e chi ‘nu mulu e iu chi fazzu ‘u mastru cantararu (3) m’ aju fattu ‘nu cantiru a ru culu (1) Riparu = trovare un rimedio a qualche inconveniente; può indicare una condizione di vita, un punto di riferimento; (2) accattare = comprare; (3) ciucciu = asino; (4) mastru cantararu = maestro vasaio, che lavora l’argilla e costruisce vasi da notte.

* Adduve viri jocare a carte vot’ ‘a faccia e prestu parti (1) ca si jochi e fa jocare perdi l’anima e ri rinari. (1) partire = allontanarsi velocemente.

* Ccu ru tamarru (1) ‘un cci fare risigni (2) ca ti fa stare inginocchiatu ‘n ‘annu e pò ti ricia susiti e battinni! (3) Con il villano non farci progetti, perchè ti fa stare per un anno inginocchiato a pregarlo inutilmente

e poi ti dice di alzarti e di andartene via. (1) tamarru = uomo rozzo e grossolano nei tratti e nei modi; (2) risigni = progetti, disegni; (3) alzati e vattene.

* S’ ‘un ti vò scerrare (1) ccu ra vicina ‘un cci jire ogne matina; si ci va ogne matina sì pijata com’ ‘a gaddina (2). Si cci va ‘na vota all’ annu sì pijata ccu ra parma. (3) (1) scerrare = litigare; (2) gaddina = cacciata via, “scentata”, inseguita con la scopa, come si faceva con le galline quando entravano di soppiatto in casa dalla strada in cui venivano allevate; (3) parma = accoglienza gradita e festosa, riportata per analogia alla domenica delle palme.

* Ccu l’ acciu (1) cchi’ bbinu chi sacciu, ccu ru luppinu (2) mi cci ‘nchinu e ccu ru finocchiu mi cci ‘nginocchiu. (1) acciu = sedano; (2) luppinu = pianta i cui semi, amari, se tenuti a lungo ammoddu ntra l’acqua, diventano dolci e saporosi.

*** Nella terzina sono elencati alcuni ingredienti atti ad assicurare al beone gusto e quantità smoderata di assunzione di vino. Il sapore del vino, infatti, si esalta se accompagnato da ‘na crosca, un gambo di sedano, merita un inchino se coniugato con un pugno di lupini, diventa addirittura degno di porsi in ginocchio se associato al finocchio. Si ricorda che l’oste offriva col vino agli avventori del finocchio per nasconderne la cattiva qualità. Da qui il lessema infinocchiare, gabbare, imbrogliare. Ahju cavaddu miu ‘nciancianeddatu (1) c’a ru barcunu aspetta ra mi zita (2) a mammisa ricia ca l’avi’ ‘mpignata (3) l’ avi ‘mpignata ccu robba ‘e mulinu (4) Ahju... (1) ‘nciancimeddatu = ornato con nastrini, campanelli, piccole falci... (2) zita = fidanzata; (3) ‘mpignata = la madre l’ha promessa ad altri; (4) con un mugnaio, con gente ricca più del povero carrettiere.


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