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CONCEPT FORMALE

Dove si posa lo sguardo quando vuole cogliere un segno in un Panorama di segni?

Lì, dove serve, abbiamo guardato attraverso la trama del tempo, che inesorabilmente ci ha mostrato l’inizio e la fine di alcune architetture, che però hanno caratterizzato l’impronta antropica dell’uomo su questa isola. Di questa trama, ne abbiamo ricostruito un nostro filo che inizia con la rigidità materica dei caprili o delle pievi romaniche e si sviluppa guardando le ville romane, l’adagiarsi esteso sul promontorio elbano di possenti fortificazioni e la risposta ruggente di chi si è occupato di ricostruire la memoria di questi posti nel novecento. Isotta, Ponti, Rossi, Kahn arriviamo a oggi. Scegliamo di concentrarci sulla reiterabilità di moduli facilmente riconoscibili in pianta e sezione e quindi anche nei prospetti; perché ci consente di gestire in maniera più giocosa il flusso dei percorsi che seppur rigidi e modulari ci arricchiscono sempre con il continuo alternarsi di spazi a servizio e spazi serviti.

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Mantenere una maglia rigida, ci ha permesso anche di controllare meglio gli aspetti che riguardano la rigidezza strutturale dell’edificio.

Per arrivare a questa estetica, è stato fondamentale guardare alle risposte degli architetti al problema di un sito dominato da una orografia così forte e dalla preesistenza verde. Isotta prima di noi ci ha mostrato una ripetizione di moduli nei suoi modi di architetto del suo tempo, Khan in un contesto lontano ci guiderà nella ricerca di una nuova spazialità.

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