Skateboarding Photography

Skateboarding Photography

Politecnico di Milano // FacoltĂ del design // c.i. cultura della comunicazione A.A. 2010/2011

Fagiolini Giulio

VIAGGIO ALL’INTERNO DI UN GENERE FOTOGRAFICO La fotografia di skateboard, o meglio skateboarding photography è da considerarsi parte della fotografia sportiva. Spesso però il valore documentativo proprio appunto della fotografia sportiva, viene affiancato nella skateboarding photography a valori secondari .

Quest’operazione si spinge così in là, da far sì che la fotografia perda spesso il valore documentativo ma rimanga significativa esclusivamente per una valenza sociale, artistica o di mood.Quest’operazione è probabilmente possibile sopratuutto per l’appartenenza dello skateboard al mondo “street”, spesso molto vicino a tematiche sociali e artistiche. La foto non si limita così a descrivere esclusivamente delle prestazioni sportive, ma si carica di significato, sia sul piano sociologico che artistico.

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LIFE GOES

SKATEBOARDING

LIFE MAGAZINE //Bill Eppridge // 1965

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Skate Boarder

SKATEBOARDER MAGAZINE //Surfer publication // 1965

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SKATEBOARD

WORLD

SKATEBOARD WORLD //Jill Sherman // 1977

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FUCK YOU HEROES GLEN E. FRIEDMAN

FUCK YOU HEROES //Glen E. Friedman // 1994 // fotografie 1976-1991

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SKATE FAMILIES

E LA SOCIETÀ DEI CONSUMI

ETNIES COMMERCIAL // 1986

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DC COMMERCIAL // 2006 - NISSAN COMMERCIAL //2007

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THAT’S THE WAY WE

MOOD

*immagini trovate su blog senza provenienza specifica

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SKATEISTAN NOAH ABRAMS

SKATEISTAN// Noah Abrams // 2009

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Lo skateboard nasce all’inizio degli anni ‘50 in California, dove una nutrita comunità di surfisti decide di trovare un’alternativa al surf per quando il mare è piatto. Presto il fenomeno si diffonde negli Stases, e arriva fino in europa. Fin dall’inizio la scia che lo accompagna non è qualcosa di esclusivamente sportivo, bensì un vero e proprio stile di vita.

La prima rivista a occuparsene è LIFE dove una serie di scatti sono dedicati a questa nuova usanza. Lo sguardo è documentativo e sono presenti numerosi scatti con soggetti “particolari” come donne e bambini e preti sopra uno skateboard. L’intento è quello di mostrare la rilevanza sociale della questione, mostrare a tutti come lo skate sia in grado di creare comunità e unire lla gente. La prima rivista dedicata a questo sport è The Quarterly Skateboarder, che nel giro di tre numeri si trasformerà in Skateboarder Magazine. Nel suo primo editoriale John Severson scrive: “Gli skateboarder di oggi sono i fondatori di questo sport - sono pionieri - sono i primi. Non c’è storia nello Skateboarding - viene scritta ora - da quelli come te. Lo sport è stato forgiato e crediamo che fare la cosa giusta ora porterà un futuro luminoso per questo sport. Già ci sono nubi di tempesta all’orizzonte con gli avversari di questo sport che parlano di divieto e restrizione.” Ed è proprio così, è nato un nuovo sport, lo skateboard. Infatti il vero scopo con cui sorge questa rivista, e in generale le prime riviste di skateboard è quello di documentare uno sport nascente diffonderlo e spiegarlo, nei suoi modi e i suoi interpreti, specie in ambito competitivo. Infatti le riprese molto spesso sono primi piani, e l’ambientazione è spesso elemento di rilievo all’interno della composizione. Ma purtroppo quelle nubi di cui parlava Severson si fecero più dense, e anche grazie al materiale di scarsa qualità che portò a numerosi incidenti, molte città americane vietarono lo skateboard e per il Natale del 1965 lo skateboarding era morto e con esso The Quarterly Skateboarder. La rivista venne riportata in vita nell’estate del 1975.

Skateboard world diventò la rivista icona degli anni 70 e per molti versi di tutto quello che lo skateboarding era stato. Ci fu un forte orientamento alla scena californiana, e per

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molti lettori, soprattutto quelli di noi che vivono in climi umidi, senza piscine, tubature deserte e skatepark sembrava riflettere un’utopia quasi irraggiungibile di cemento senza fine. Tuttavia, quella scena può vantare il lavoro di numerose personanlità di talento, e fu attraverso queste ultime che CR Stecyk III (sotto vari pseudonimi) avrebbe iniziato la cronaca di quella che ormai è diventata leggenda: Dog Town. Lo skateboard ritorna qui ad essere un mezzo per il riscatto sociale, unisce le masse, crea seguito e rappresenta uno stile di vita. Gli skater diventano status symbol. Il punto di scatto si avvicina al terrendo, la foto diventa più dinamica e lo skater acquisisce più peso all’interno della composizione: è lui al centro dell’attenzione, il messaggio. Questo durò fino a quando non si decise di voler stereotipare questo modello per renderlo vendibile, ovvero circa fino agli anni 80. A questo punto lo stato di skateboarder è diventato propriamente uno status di successo e, di conseguenza, la Skateboarding Photography inizia ad essere un prodotto preconfezionato per le masse, spesso associato alla scena snowboard e “alternativa” in genere, per poter essere strumentalizzato e sfruttato a fini pubblicitari e economici. Lo skate vende, la cultura skate e gli skaters vendono. Il linguaggio è fortemente stereotipato e inizia ad essere riconosciuto dal pubblico, fido a diventare espressione (specie nella Rete) di valori riconosciuti e ben definiti. Particolarmente interessanti e alternativi sono gli sguardi offerti da Noah Abrams (specie in un contesto così pieno e stereotipizzato) che nel 2009 decide di partire per l’Afganistan e documentare la nascente passione per lo skate che ha lentamente contagiato i ragazzi del posto grazie al prezioso supporto offerto dalla scuola di skateboard SKATEISTAN fondata nel 2007 a Kabul da skater internazionali.

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