Introduzione La ricerca che sta alla base di questo progetto è nata dalla curiosità verso un mondo che mi ha sempre affascinato, ma che non ho mai veramente approfondito: la Romagna, con le sue tradizioni, il suo meraviglioso dialetto, le sue peculiarità. Ho iniziato cercando informazioni sul territorio brisighellese e questa ricerca mi ha aperto altri orizzonti su tutte le tradizioni locali, le usanze, i detti, i proverbi che fanno parte della nostra cultura e che, purtroppo, stanno inesorabilmente sparendo. Mi sono imbattuto in vari testi che trattano il folklore del territorio romagnolo, che ho scoperto essere ricco di mistero, superstizione e magia, un mondo incredibilmente legato alla natura e alle sue manifestazioni. Spiriti, riti e mostri compaiono in modo analogo nelle varie storie in tutte le province romagnole, giustificando quegli eventi naturali che non avrebbero trovato una spiegazione nella cultura rurale e popolare, infatti come afferma Eraldo Baldini: «Meraviglia e paura: questi due sentimenti hanno fortemente caratterizzato (e ancora a volte caratterizzano) il rapporto dell’uomo con la natura e con le sfere degli eventi che, trascendendo la natura stessa, si collocano nell’ambito del soprannaturale, del magico, dell’immaginario»1 e anche le parole dell’antropologa francese Elisabeth Claverie ribadiscono questo concetto: «La meraviglia fa parte di un sistema globale dell’interpretazione del mondo che […] non fa distinzioni fra naturale e soprannaturale. Mille gesti, mille pratiche e mille racconti danno al bambino un preciso sistema di rappresentazione e d’interpretazione della geografia meravigliosa in cui dovrà sapersi muovere. Egli conoscerà le precauzioni da usare, saprà interpretare i segni e i presagi come tutti quelli del paese. Quale che sia lo sgomento che prova l’individuo di fronte ad una manifestazione di un fenomeno straordinario, vi è un momento, quando lo narra e ne rivive così l’esperienza, in cu la sua cultura reintegra -l’innominabile- nella serie delle esperienze locali dello stesso tipo»2 Personali interessi nei confronti delle ritualità e di quel tempo lontano in cui la magia descriveva le esperienze sconosciute mi hanno indotto a ricercare notizie verso questo folklore che si manifesta ancora oggi nelle feste paesane e nelle tradizioni rurali. Parlando di tradizioni e celebrazioni, sempre Baldini nel suo libro “I giorni del sacro e del magico” dice: «Insomma, è difficile negare che accanto a evidenti – e ovvie – dinamiche di trasformazione delle feste nelle forme, nelle motivazioni, nelle funzioni, nei significati, esista una forza conservatrice, e se vogliamo una radice, 6
che rende le feste (e le tradizioni in genere) tanto più sentite e durature tanto più quella radice affonda nel tempo, finanche a quell’ humus di ritualità e di significati tanto cari ai folkloristi e agli etnologi e spesso invisi a certe correnti storiografiche. Il fatto è che accanto al potere politico, militare, religioso, economico, e a quello indiscutibile della dinamica storica e dei mutamenti che avvengono in ogni campo, esiste anche un “potere della tradizione” che si muove sulle lunghe durate»3 Si nota sempre che riferendosi al concetto di festa, questa viene legata alla ciclicità del tempo e delle stagioni, in cui l’uomo si fonde con la natura stessa nel cerchio della vita e della morte. Scrive Pierre Smith: «I sistemi di riti periodici si riferiscono necessariamente a un calendario, o perlomeno a una cronologia, che, per potersi ripetere in cicli ricorrenti, deve fondarsi su una qualche periodicità naturale. I cicli naturali che interessano la collettività in quanto tale si fondano, la maggior parte delle volte, sul ciclo annuale e sulle stagioni. Questa periodicità è, infatti, particolarmente adatta a suggerire un’omologia profonda, che viene sfruttata dal simbolismo naturale: il mondo naturale e la società umana sono entrambi coinvolti in maniera irreversibile nello scorrimento di una durata inesorabile, che non può trasformarli ed alterarli in maniera definitiva; i cambiamenti stagionali più spettacolari e che si ripetono sempre allo stesso modo e secondo lo stesso ritmo creano, tuttavia, l’impressione di una permanenza che trascende la fuga del tempo; analogamente le attività stagionali, economiche e rituali di una società organizzata danno agli individui che la compongano la sensazione che essa goda di una permanenza, che trascende l’invecchiamento e la scomparsa delle generazioni: la vita, la morte e la rigenerazione degli alberi e degli uomini appaiono, con ciò, come prove di una stessa continuità assicurata dall cielo.»4
Nelle feste dunque si fondono antichi riti pre-cristiani che sono stati inglobati e adattati in modo da non urtare la cultura popolare. In Romagna, più che in altri luoghi, la religione cristiana si è limitata a modificare le tante ricorrenze esistenti nel mondo pre-cristiano senza cambiare il modo di interpretare i fenomeni naturali e il susseguirsi delle stagioni, ma anzi le feste hanno continuato il loro legame col mondo soprannaturale, con il magico e il miracoloso.