(UN)KNOWN IMAGES OF BEAUTY

Di Caselli Elisa De Caro Sarah Rafuzzi Giovanni, con la Prof. Laura Liverani. ISIA Faenza.

Con e grazie alla partecipazione di Bartosz Skórski, Casadei Euroa, Nasi Elisa, Petti Vittorio, Rampino Raffaele Jr, Rana Elisa, Rurini Alessia, Tassinari Luca, Zannoni Lucia. 2018/2019.

Lo studio fotografico può essere considerato uno spazio sociale di incontro e di scambio tra chi fotografa e chi è fotografato. Da questo scambio risulta un’immagine della persona ritratta, frutto dell’interazione (a volte vera e propria collaborazione) tra chi scatta e chi posa.

L’atto del ritrarre/essere ritratto è un evento performativo dai protocolli più o meno codificati, che prende la forma di un esercizio di proiezione e di interpretazione di identità tra chi guarda e chi è guardato, secondo rapporti di potere raramente simmetrici. Lo studio fotografico è lo spazio che facilita questo rituale performativo, uno spazio “vuoto”, che può essere lasciato come tale, e dunque connotato quale “neutro”, ovvero trasformato secondo diverse ambientazioni, ricostruite attraverso fondali e oggetti di scena.

teralmente di un giudizio, inteso in senso negativo, riguardo le forme del corpo delle persone; si tratta di un fenomeno sempre più frequente nella nostra società. A ciò si uniscono una sempre maggiore oggettivazione del corpo e la richiesta di canoni sempre più difficili da raggiungere, ben precisi e stabiliti.

“(Un)known - Images of Beauty” è un progetto fotografico incentrato sull’aspetto esteriore delle persone, sulla parte più superficiale che rende tutti “pubblici”. I soggetti rappresentati all’interno delle fotografie sono allo stesso tempo sconosciuti e conosciuti; non si conosce l’identità dei singoli ma la loro forma più esteriore, i tratti che li distinguono e caratterizzano.

Quella che è stata svolta, è un’analisi oggettiva che trova le sue radici nella foto grafia antropometrica; incentrata sulla disciplina scientifica nata nel XIX secolo, la fotografia antropometrica utilizza codifiche standardizzate riconosciute, che puntano a rendere l’interpretazione il meno soggettiva possibile.

Si compie un’analisi di tutti i caratteri misurabili nei gruppi umani: caratteri quantitativi, come peso, statura, dimensioni di varie zone corporee, e qualitativi, come colore e forma degli occhi, capelli, dimensione del naso, forma della bocca; vengono inoltre analizzati anche segni particolari come cicatrici, piercing, voglie, tatuaggi.

Nell’antropometria, come nel nostro progetto, le misurazioni vengono fatte prendendo come riferimento alcuni punti predefiniti del corpo umano.

Di primaria importanza non sono le misure isolate quanto i rapporti tra queste, l’immagine generale del corpo che ne deriva. L’obbiettivo è quello di distogliere l’attenzione dall’individuo in sé, e concentrarsi sulle misure e le forme del corpo che vengono messe a confronto in modo del tutto oggettivo.

Ultimamente si sente spesso parlare di body shaming riferito a corpo e bellezza estetica; si tratta let-

“Noi perdiamo tre quarti di noi stessi per essere come le altre persone” -Arthur Schopenhauer

Il nostro progetto cerca di svolgere un’opera di consapevolizzazione e di accettazione di ogni tipologia di corporatura in una società come la nostra, sempre pronta a giudicare: invidiare l’accettazione del proprio corpo ha senso, invidiare il corpo degli altri no.

“Accetto il mio corpo perché posso apportare modifiche se lo desidero veramente; so che alcune persone hanno problemi più grandi quindi sto provando a migliorarlo con l’allenamento e prendendomene cura. Le persone spesso non accettano proporzioni e cose come cicatrici, voglie, difetti del naso. Il mio corpo è la storia della mia vita : salute, cicatrici, problemi, cattive abitudini, sport; ogni scelta influenzata come sei e sarai.”

“Con il mio corpo mi sono sempre trovata abbastanza bene, non mi sono mai sentita insicura o a disagio con me stessa. Mi sono sempre piaciuta, anche se per un certo periodo della mia vita, all’inizio della mia adolescenza, credevo di non piacere agli altri; non era un tipo di insicurezza con me stessa, ma verso l’esterno e le persone che mi circondavano. I giudizi da parte degli altri sono generalmente positivi e penso che spesso esagerino. Le mie braccia non mi piacciono più di tanto; da piccola ero molto sottopeso e braccia e mani sono rimaste “ossute”. Ci sono persone che mi vedono più scheletrica che magra ma io, ora come ora, mi piaccio così. ”

“Il mio corpo mi piace, con me stesso sto bene; probabilmente dovrei cercare di migliorarmi per mantenermi in forma tutto l’anno invece di passare periodi di alti e bassi, ma generalmente mi sento bene, anche quando sono a contatto con le persone.”

“I corpi sono pieni di dettagli nascosti che racconatano ognuno una parte di sé e presi tutti assieme ci racconta, ma spesso sono velati o nascosti.”

“Ho sempre avuto un rapporto molto strano con il mio corpo, sempre di conflitto. Ho sempre fatto attività fisica, sono sempre stata in forma, mai in sovrappeso, ma nonostante questo ho sempre visto e cercato i difetti...ma dopotutto, chi non ne ha? Sono consapevole dell’impossibile perfezione del corpo e penso che l’unicità sia la parte più bella dell’uomo, ma è anche umano non accettarsi mai fino in fondo. Io mi accetto, ci ho messo molto tempo, fra alti e bassi mi accetto. Cerco di lavorare di più sulle gambe, che é secondo me è il mio “punto critico”, cerco di valorizzare quelle “curve” che ho di costituzione e che alla fine mi caratterizzano, in positivo dicono. Crescendo spero di imparare a valorizzare anche ciò che adesso mi crea disagio.”

“Non si può dire che non mi piaccia il mio corpo, ma non sono del tutto soddisfatta di alcune parti del mio fisico che mi rendono insicura e che tendo infatti a coprire/nascondere; sono piuttosto dura con me stessa, cerco di migliorarmi per me stessa e penso, in parte, anche a causa degli standard che la società ci impone. Nel complesso non mi dispiace, ci sono ovviamente alcune caratteristiche di me di cui sono più contenta rispetto ad altre, ma mi piacerebbe riuscire ad essere soddisfatta a pieno. Sono comunque convinta che ogni fisicità sia bella a modo suo e che si debba imparare ad accettarsi e a valorizzarsi il più possibile.”

“Non ho un rapporto conflittuale con il mio corpo anzi, mi piace molto ed è sempre stato così, sin da quando ero piccola. Mi piace tenermi in forma, ma non lo faccio per migliorarmi. Sinceramente non ho mai pensato di voler cambiare qualcosa in me. A volte io stessa ironizzo sui miei difetti, ci rido su con i miei amici; penso che sia un buon metodo per imparare ad accettare il nostro corpo. I giudizi esterni, sia in positivo che in negativo, hanno sempre contato poco per me.”

“Sto una meraviglia con il mio corpo. Dopo 25 anni mi reputo estremamente in sintonia e armonia con il mio fisico. Certo, ho i miei difetti, ma non mi pesano per nulla anzi, fortunatamente ci sono.

Ad esempio, “non ho” un sedere, ma chi ha detto che tutti dobbiamo averne uno? Se un giorno mi servirà averlo vedrò cosa posso fare.”

“Sono in buoni rapporti con il mio corpo; sono un po’ insicuro su alcune parti, ma molto sicuro e contento di altre... Ovviamente mi piacerebbe ingrassare e mettere su un po’ di massa muscolare, si può sempre migliorare.”

“Penso che vorrei fare la femminista progressista e credere nella body positivity dicendo che il mio fisico mi piace così com’è ma poi vedo quelle maniglie dell’amore gigantesche e mannaggia al cazzo zio smackdown onetwothree vorrei tagliarmele con una tenaglia e avere la forza di volontà di fare una dieta e fare sempre palestra Quando però mi vedo vestita non va così male e alla fine mi sento ok.”

“Mi trovo bene, mi piace il mio corpo. Vado in palestra perché mi piace prendermene cura per me stessa e migliorarmi.”