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Santi e illustrazioni

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Introduzione

Introduzione

Eremita egiziano vissuto attorno al IV secolo d.C., anticipatore del monachesimo cristiano.

Commemorazione: 17 gennaio.

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Attributi: bastone, campanella, maiale, libro, fuoco.

È raffigurato circondato da animali domestici come il maiale, simbolo di tutti gli animali della fattoria e patrimonio delle famiglie contadine di un tempo; accanto a lui arde il fuoco, con riferimento alla malattia che prende il nome di ‘fuoco di s. Antonio’, il maiale è legato alla figura del santo anche perché nei secoli XI e XII il suo grasso veniva usato dai frati antoniani proprio per la cura di quella malattia, inoltre il periodo in cui si celebra il santo coincideva con la macellazione dei maiali che nelle comunità medioevali aveva un valore rituale, a dimostrazione che usanze e ritualità tipiche delle società di agricoltori e allevatori spesso si mescolavano con la religiosità. Il campanello associato all’immagine del santo nasce dal privilegio papale che dava agli antoniani facoltà di allevare i maiali a spese della comunità, così ogni maiale portava al collo un campanellino, simbolo dell’appartenenza all’Ordine. S. Antonio è anche considerato il patrono dei ceramisti e di quanti operano a contatto col fuoco. Nei paesi della Romagna ancora oggi si portano a benedire gli animali ed è usanza distribuire i panini benedetti che devono essere dati in pasto agli animali della casa. In tutte le immagini che lo ritraggono il santo viene rappresentato con una barba bianca e fluente, probabilmente per il fatto di essere morto in età avanzatissima, forse più che centenario.

Par sânt’Antöni Abêt i dè i s’slonga un’ôra e un cvêrt Per sant’Antonio Abate i giorni si allungano di un’ora e un quarto

Par sânt’Antöni un’ora bona Per s. Antonio un’ora buona Sânt’Antöni da la bêrba bienca, s’u n’la j ha poc u j amenca; o s’u n’la j ha, u s’ la fa S. Antonio dalla barba bianca, se non l’ha poco ci manda; o se non l’ha, se la fa

Par sânt’Antöni int la stala t’andré e a j animéil t’daré da magnê. Per s. Antonio, nella stalla scenderai e agli animali da mangiare darai

ZNÊR

Par sânt’Antöni Abêt i dè i s’slonga un’ôra e un cvêrt

Vergine e martire vissuta nel III secolo, protettrice dei dentisti, guaritrice del mal di denti.

Commemorazione: 9 febbraio.

Attributi: tenaglia, dente, fuoco, palma.

Apollonia, un’anziana donna cristiana nubile, che aveva aiutato i cristiani e fatto opera di apostolato, venne catturata con gli altri e venne percossa al punto di farle cadere i denti. Secondo la tradizione popolare le furono divelti i denti con le tenaglie. Venne poi preparato un gran fuoco per bruciarla viva se non avesse rinnegato la sua fede. Riuscita a liberarsi con un’astuzia dalle mani della plebe, si lanciò da sé tra le fiamme, dove morì.

Par sânta Pulogna us piânta la scalogna Per santa Appollonia si pianta lo scalogno

FABRÊR

Par sânta Pulogna us piânta la scalogna

Secondo il Nuovo Testamento è lo sposo di Maria e il padre putativo di Gesù; è definito come uomo giusto.

Commemorazione: 19 marzo.

Attributi: il bastone, il giglio, attrezzi da falegname.

È il patrono dei papà ma anche di falegnami, ebanisti e carpentieri. Nel Vangelo Gesù è chiamato “il figlio del carpentiere” e, ricordare il Santo in questo giorno, significa per la Chiesa riconoscere la dignità del lavoro umano come dovere dell’uomo e prolungamento dell’opera del Creatore. Spesso è stato raffigurato vecchio, triste e malinconico mentre tiene in mano un bastone fiorito, secondo i Vangeli apocrifi fu questo il segno che lo indicò come sposo della beata Vergine. In alcune zone della Romagna, dove oltre alle celebrazioni religiose, sono sempre state mantenute vive le abitudini pagane, il 19 Marzo è a tutti gli effetti la vigilia dell’equinozio di primavera, quando si svolgevano i baccanali, i riti dionisiaci per propiziare la fertilità. Con i falò nei campi si voleva celebrare l’arrivo della primavera e invocare una buona annata per la raccolta, di qui nasce la tradizione dei falò accesi la sera della vigilia di San Giuseppe chiamati “focarine” o “fogheracce”, un’occasione per ritrovarsi davanti al fuoco acceso con un bicchiere di vino, una piadina e un po’ di musica per inaugurare nel modo migliore la stagione che sta per arrivare.

Par San Jusef la canva l’ha fura e’ bech Per S. Giuseppe la canapa ha fuori il germoglio La fësta ‘d sa’ Iusëf la n’è pasêda, se prema o dop u n’fa la buraschêda La festa di san giuseppe non finisce, se prima o dopo non fa una birrascata

MÊRZ

La fësta ‘d sa’ Iusëf la n’è pasêda, se prema o dop u n’fa la buraschêda

Nato a Norcia nel 543, patrono degli ingegneri e patrono d’Europa.

Commemorazione: 21 marzo.

Attributi: saio nero, bastone o fascio di verghe, libro con la regola del convento, corvo.

San Benedetto da Norcia è il fondatore dell’Ordine dei Monaci Benedettini la cui regola di vita si basa sul detto “Ora et Labora”, Subì vari tentativi di avvelenamento perché le sue regole erano troppo dure e la tradizione vuole che si salvasse perché un corvo portò via il suo pane avvelenato.

Par san Banadet s’un ten verd e’ ten e’ sech Per s. Benedetto se non tiene il verde tiene il secco

Par san Banadet la rundaneina sotta è tètt Per s. Benedetto la rondine sotto il terro

MÊRZ

Par san Banadet la rundaneina sotta è tètt

Martirizzato verosimilmente nel 303, durante la persecuzione di Diocleziano; è considerato il patrono dei soldati.

Commemorazione: 23 aprile.

Attributi: cavallo, drago, armatura, lancia.

Avendo dichiarato la sua fede, Giorgio subì un martirio durato sette anni, durante la vita si narra che abbia ucciso un drago che terrorizzava gli abitanti della Libia. Nelle prime immagini San Giorgio viene rappresentato a cavallo, mentre con la lancia uccide il drago, volendo con tale raffigurazione simbolica dimostrare come egli, con la sua fede, abbia vinto e sottomesso il demonio. La festa che la chiesa dedica il 23 aprile a questo Santo ha sostituito in molte località una precedente forma rituale di propiziazione agreste, che aveva molti tratti in comune con quella del Calendimaggio. La tradizione mitologica popolare è piena di mostri e draghi che infestano i paesi e che vengono sconfitti da un eroe rappresentando in questo modo la lotta eterna del bene contro il male, ma con S. Giorgio è il paganesimo che viene sconfitto, con la conversione di tutto il paese al Cristianesimo.

Se e’ dè ad San Zorn l’è bagnê, i cavalir dla galeta i n’t’n’ha da fê, e se inveci e’ piuvarà dla galeta i n’t’i n farà. Se il giorno di s. Giorgio è bagnato, i bachi non possono far seta, e se invece pioverà non ti daranno seta.

Par san Zorn, pâta l’orz. Per san Giorgio pianta l’orzo. Quand che san Zorn l’è vsẽ a Pasqua, e’ mond l’andrà in burrasca. Quando s. Giorgio è vicino a Pasqua, il mondo andrà in burrasca.

Par San Zorn se ai punì i cavalìr j ha da fiurì. Per San Giorgio se hai il ponente i bachi devono fiorire.

ABRIL

Par sa’ Zörz se ai punì i cavalìr j ha da fiurì

Divenne Papa, dopo la morte di Papa Callisto e il suo pontificato durò dal 223 al 230.

Commemorazione: 19 maggio.

Attributi: tonsura e barba corta.

Dai biografi dell’epoca emerge il profilo di un uomo caritatevole e insieme risoluto, capace di portare al Battesimo molti pagani, infatti durante il suo pontificato il numero dei Cristiani crebbe notevolmente, anche grazie alle sue prediche convincenti e ai suoi sermoni. Viene particolarmente ricordato per la sua tenacia nel rivendicare le proprietà appartenenti alla Chiesa. Non si sa molto sulla sua morte, naturale per alcune fonti, violenta per altre che riferiscono di un’uccisione per mano del prefetto Almenio.

Sânt Urbã l’ha la pagnocain tal mã. S. Urbano permette già un buon raccolto.

Qunad che Sânt Urbã l’è arivê, al núval a e’ su môd u li fa fê. Qunado s. Urbano è arrivato, le nubi le regola a modo sua.

MAZ

Sânt’ Urbã l’ha la pagnoca in tal mã

La narrazione della sua vita e le sue predicazioni si intrecciano strettamente con la vita di Gesù. Patrono dei sarti, dei buoni amici, dei carcerati, dei trovatelli.

Commemorazione: 24 giugno.

Attributi: croce, banderuola con la scritta ‘Ecce Agnus Dei’, agnello, Battesimo, abito da eremita, pelle di animale.

Lo troviamo sulle rive del fiume Giordano a predicare l’avvento del Messia, vestito di ‘peli di cammello’, a lui Gesù chiese di essere battezzato, fu fatto uccidere da Erode Antipa per compiacere la sua amante Erodiade in cambio della danza della bellissima figlia di lei, Salomè, a cui fu poi consegnata la testa del santo su un piatto d’argento. La notte di S. Giovanni corrisponde al solstizio d’estate e si collega ai riti pagani del fuoco e dell’acqua. Nell’ambiente agricolo, accanto alla celebrazione liturgica vi era l’uso di cantare e ballare, nella notte della vigilia, attorno ad un falò. La rugiada della notte di San Giovanni è ritenuta benefica e miracolosa: questa credenza, antichissima, è appunto legata alla ricorrenza del solstizio d’estate ed è un mischiarsi di rituali pagani e cristiani.

Dop a sa’ Zvã e’ grã l’è da tajê e e’ berc l’è da fè Dopo s. Giovanni il grano è da mietere e il barco da fare

L’è sa’ Zvã È s. Giovanni

Par sa’ Zvã l’entra è vein int l’uva Per s. Giovanni il vino entra nell’uva

S’t’vù che ai tu pénn la tignôl a n’dëga dan fai ciapê la guazza d sa’ Zvã Se vuoi che ai tuoi panni le tarme non diano danno, fagli prender la rugiada di s. Giovanni La mélga la sta indrì, par sa’ Zvã la n’ha spighì, d’loj la spighess, e d’agóst la garness La saggina sta indietro, per s. Giovanni non ha la spiga, di luglio la fa e d’agosto granisce

L’uva ad zògn l’ha da fiurì e par sa’ Zvã eì sugh u j ha da vnì L’uva di giugno ha da fiorire e per s. Giovanni il succo ha da venire.

Quand che la lavanda la sent sa’ Zvã avnì, la vô fiurì. Quando lo spigo sente s. Gioivanni venire, vuole aprire i suoi fiori.

ZÒGN

Dop a sa’ Zvã e’ grã l’è da tajê e e’ berc l’è da fè

Figlio di Zebedeo e di Salome, era il fratello di Giovanni apostolo; secondo i Vangeli Giacomo e Giovanni erano assieme al padre sulla riva del lago quando Gesù li chiamò per seguirlo.

Commemorazione: 25 luglio.

Attributi: abito da pellegrino con al fianco una borraccia ricavata da una zucca, bisaccia, cappello, chiavi, libro, conchiglia.

Fu il primo apostolo martire per volere di Erode Agrippa nell’anno 42. Si dice che abbia predicato il vangelo in Spagna e il corpo di San Giacomo, Santiago in Spagnolo, fu nascosto e sepolto nel luogo che poi prese il nome di Santiago de Compostela. Dal X secolo cominciarono i pellegrinaggi in questa terra che diventò un vero e proprio simbolo di fede.

È considerata dalla tradizione cristiana la moglie di Gioacchino e la madre di Maria Vergine , patrona delle partorienti e delle madri di famiglia.

Commemorazione: 26 luglio.

Attributi: libro, abito rosso, mantello verde.

Sant’Anna per vent’anni non ebbe figli, un angelo apparve a lei e al suo sposo a annunciando loro il concepimento di un figlio, e poiché partorì la ‘speranza del ‘mondo’, il suo mantello è verde, poiché custodì Maria come un gioiello è anche Patrona degli orefici. Nello stesso giorno (26 luglio) si celebra anche il suo sposo Gioacchino.

Sant’Anna

Quand che sã Iacum e sânt’ Ana i è arivé i canarúl t’éi da acurdê; quand e’ mes l’è finì la canva a tajrì Quando s. Giacomo e s. Anna sono arrivati devi mettere insieme i canepini; quando il mese è finito taglierete la canapa L’aqua ad sânt’Ana l’è mej che la mana. L’acqua di s. Anna è meglio che la manna

LÒJ

Quand che sã Iacum e sânt’ Ana i è arivé i canarul t’éi da acurdê; i canarul t’éi da acurdê; quand e’ mes l’è finì quand e’ mes l’è finì la canva a tairì la canva a tairì

Rocco di Montpellier, universalmente noto come san Rocco è stato un pellegrino francese, venerato come santo dalla Chiesa cattolica e patrono di numerose città e paesi.

Commemorazione: 16 agosto.

Attributi: abito e bastone da pellegrino, con borraccia, conchiglia, cappello a falde larghe, cane col pane in bocca.

San Rocco giunse in Italia durante le epidemie di peste nera, soccorse i contagiati nei lazzaretti e negli ospedali, sulla via per Roma si fermò in Romagna e operò delle guarigioni miracolose. A Piacenza venne contagiato e si rifugiò nei pressi del fiume, qui un cane gli portò il pane permettendogli di sopravvivere; una volta guarito ritornò alla sua opera di carità. È il santo più invocato, dal Medioevo in poi, come protettore dal terribile flagello della peste e in genere di tutte le grandi catastrofi come i terremoti, le epidemie e le malattie gravissime; in senso più moderno, è un grande esempio di solidarietà umana e di carità cristiana, nel segno del volontariato.

Quand che sa’ Ròc l’è arrivè i gapõ t’a j e da fê, i gapõ fai bẽ se t’vu che i mena bẽ i tu pulsẽ Quando s. Rocco è arrivato devi far bene i capponi, i capponi falli bene se vuoi che conducano bene i tuoi pulcini

AGÒST

Quand che sa’ Ròc l’è arrivè i gapõ t’a j e da fê i gapõ fai be se t’vu che i mena be i tu pulse

Era uno dei dodici apostoli, il suo vero nome era Nataniele, viene invocato dai fedeli per proteggersi da diverse malattie cutanee: herpes labiale e erisipela, pellagra ecc., è protettore di diverse attività artigiani che operano con coltelli e arnesi da taglio.

Commemorazione: 24 agosto.

Attributi: coltello, pelle scorticata.

Durante la sua vita divenne famoso per la capacità di guarire i malati, fu condannato a morte dai pagani e sottoposto ad un orrendo martirio, fu scorticato vivo e poi decapitato, ne troviamo una famosa immagine nel Giudizio Universale della Cappella Sistina dove tiene in mano la sua pelle afflosciata come un sacco vuoto e in questo macabro particolare, si riconosce l’autoritratto di Michelangelo.

Par san Bartlaz fa stagnê e’ tinaz Per s. Bartolomeo fai stagnare il tino

Par san Bartlaz u s’ bagna e’ tinaz. Per s. Bartolomeo si bagna il tino

AGÒST

Par san Bartlaz fa stagnê e’ tinaz

La madre di Gesù viveva a Nazaret, in Galilea, promessa sposa di Giuseppe, ricevette dall’arcangelo Gabriele l’annuncio che avrebbe concepito il Figlio di Dio, senza conoscere uomo. Per la sua accettazione e fedeltà alla missione affidatale da Dio, è considerata dai cristiani il modello di vita.

Commemorazione: 8 settembre (natività di Maria).

Attributi: il Bambin Gesù, San Giuseppe, il mantello. (Il tema del mantello è ereditato da una credenza dell’epoca medievale, detta “protezione del mantello”, che le nobildonne altolocate potevano concedere ai perseguitati e bisognosi d’aiuto dando simbolicamente un riparo sotto il proprio mantello), la corona (segno della regalità, composta da dodici stelle che indicano le dodici tribù di Israele).

Nella tradizione agricola il ricordo della nascita di Maria coincide con il termine dell’estate e dei raccolti e si collega a riti antichi in onore delle divinità campestri a cui si offrivano doni come ringraziamento per quello che si è ricevuto dalla terra e per propiziarsi il favore per il futuro raccolto.

La Madona d’setembar quand l’è arrivè i canavõ t’è da taiê Quando arriva la Madonna di settembre devi tagliare la canapa da seme

Tra al dó Madón se e’ sech l’avnirà, l’arvena dla campagna la sarà Se tra le due madonne verrà il secco, sarà la rovina della campagna

SETÈMBAR

La Madona d’setembar quand l’è arrivè i canavõ t’è da taiê

Nato ad Assisi nel 1182, fondatore dell’ordine che da lui poi prende il nome, proclamato, assieme a Santa Caterina da Siena, patrono d’Italia.

Commemorazione: 4 ottobre.

Attributi: pesce, stigmate, teschio, lupo, uccelli.

Dopo una vita giovanile spensierata e mondana, si convertì al Vangelo e visse in povertà contribuendo al rinnovamento della Chiesa. Invitava gli uomini ad essere ‘giullari di Dio’, a pregare con gioia. È ricordato, nella devozione popolare per il miracolo del lupo di Gubbio ammansito come un agnello, per la sua predica agli uccelli, per il suo dialogo col creato, per il primo presepe vivente, per la sua opera il ‘Cantico delle Creature’.

Par sa’ Franzès-c al nëspul int e’ zèzt. Per san Francesco le nespole nel cesto.

Quand che e’ dè ‘d sa’ Franzèsch bël l’è, e’ cuntadẽ u s’ha da aligrê. Quando il giorno di s. Francesco fa bello, il contadino si deve rallegrare.

UTÔBAR

Par sa’ Franzès-c al nëspul int e’ zèzt

Vescovo cristiano che visse nel IV secolo, è uno dei fondatori del monachesimo in occidente.

Commemorazione: 11 novembre.

Attributi: cavallo, armatura, spada, mantello.

Martino era un soldato, un giorno incontrando un mendicante e non avendo nulla da offrire, divise con la spada il suo mantello; secondo la tradizione la notte Gesù gli apparve vestito con quella metà del mantello, da questo momento in poi scelse di vivere in preghiera e carità. La festività di S. Martino coincide col capodanno celtico e in Romagna, le festività dedicate ai morti si spostano ad occuparsi dei ‘becchi’ cioè dei mariti traditi dalle mogli, che, come ci spiega Eraldo Baldini nella sua ‘Tenebrosa Romagna’, non hanno vigilato a sufficienza affinché la prole sia legittima e quindi non hanno garantito una corretta discendenza. Nella notte di S. Martino gruppi urlanti si riversano per le strade impersonando gli avi furiosi contro i trasgressori e chiamano a gran voce ‘i becchi’.

Par sa’ Martẽ us è stabilì tot i cuntade Per s. Martino si sono stabiliti nel nuovo podere i contadini

L’insteda ad sa’ Martẽ L’estate di s. Martino

Par sa’ Martẽ i s’imbriega grand e zneĩ; o... è veĩ è fa stè alegre i grand e i zneĩ. Per s. Martino si ubriaca il grande e il piccino; o il vino rende allegri i grandi e i piccoli.

Par sa’ Martẽ tòtt i most l’è veĩ. Per s. Martino il mosto è vino.

Par sa’ Martẽ is querz grand e zneĩ. Per s. MArtino si coprono grandi e piccoli. Da sa’ Martẽ a Nadel per i purètt la va mel. Da s. Martino a Natale per i poveri va male.

Par san Martẽ al bott pini ‘d vẽ. Per s. Martino le botti piene di vino.

Par san Martẽ arvess la bott e sent e vẽ. Per san Martino apri le bott e assaggia il vino.

Par san Martẽ nespul e bon vẽ. Per s. MArtino nespole e buon vino

NUVÈMBAR

Per sa’ Marte us è stabilì tot i cuntade

Ricca e nobile, pare fosse figlia di un re, nata ad Alessandria d’Egitto, fu condannata al supplizio della ruota dentata.

Commemorazione: 25 novembre

Attributi: corona, libro, ruota dentata.

Caterina, giovane di grande bellezza e di grande cultura, manifestò la sua fede opponendosi alle feste pagane che includevano sacrifici agli dei. Il governatore la fece chiamare per convincerla a rinunciare al Cristianesimo, ma, al contrario fu lei che a convertire tutti i sapienti alla sua fede, il Governatore avrebbe voluto sposarla, ma Caterina rifiutò con fierezza e subì in seguito il supplizio della ruota chiodata, le torture tuttavia non la ferirono finché non fu decapitata. La data del 25 novembre ha un significato particolare nelle campagne perché dà il via ai preparativi per il Natale. Sulla costa romagnola si attende la ’burrasca di S. Caterina’ che potrà ritardare o anticipare di qualche giorno, ma mai mancare.

Par sânta Cataréna impiès e’ sac dla faréma. Per s. Caterima riempi il sacco della farina.

Par sânta Cataréna al bes-ci fura fla saccena Per s. Caterina le bestie fuori dalla cascina Par sânta Cataréna o ch’e’ piöv, o ch’e’ neva, o ch’e’ bréna, o ch’e’ tira la curena, o ch’u j è la paciaréna. Per s. Caterina o piove, o nevica, o brina, o tira lo scirocco, o c’è il fango.

NUVÈMBAR

Par sânta Cataréna o ch’e’ piöv, o ch’e’ neva, o ch’e’ bréna, o ch’e’ tira la curena, o ch’u j è la paciaréna.

Fratello di Pietro, pescatore sulle rive del lago di Tiberiade, viene considerato il primo discepolo di Gesù. Patrono dei pescatori e della Scozia.

Commemorazione: 30 novembre.

Attributi: pesci, rete da pesca, croce a X.

Dopo la morte di Gesù predicò in Grecia dove convertì la moglie di un ufficiale romano e per questo fu crocifisso, legato ad una croce a X. Questo santo ha una posizione di rilievo nel folklore italiano, un tempo si pensava che nella notte del 30 novembre si potessero trovare tesori nascosti e si potessero prevedere il futuro.

Ad sant’ Andrè ciapa e’ porch e fal gridê. A s. Andre prendi il porco e ammazzalo.

Par sant’ Andrè u s’amaza è porc. Per s. Andrea si ammazza il porco.

Se piov è dé ad sant’ Andrè, piẽta l’ort e no i pãse. Se piove a s. Andrea semina l’orto e non pensarci. Par sant’ Andrè o che neva o ch’l’ha anvé. Per s. Andrea o nevica o ha nevicato.

Quand che sant’ Andrè e’ vẽ, e’ fred e’ bëca bẽ. Qunado s. Andrea viene, il freddo punge bene.

NUVÈMBAR

Ad sant’ Andrè ciapa e’ porch e fal gridê.

È stata una martire cristiana di inizio IV secolo durante la grande persecuzione voluta dall’imperatore Diocleziano. E’ considerata la protettrice degli occhi.

Commemorazione: 13 dicembre.

Attributi: lampada, occhi sul piatto, palma, giglio.

Lucia fu denunciata come Cristiana dal suo promesso sposo che lei aveva rifiutato, fu torturata e le furono tolti gli occhi prima di essere decapitata. Il suo nome è collegato alla luce, sia in senso materiale che spirituale, la sua festa cade in uno dei giorni più corti dell’anno; nel lungo inverno svedese è festeggiata come Santa della Luce e le giovani indossano coroncine di sette candele, nel nord dell’Italia porta ai bambini i doni di Natale. Nella simbologia popolare gli occhi accecati rappresentano il buio dell’inverno, a cui seguirà la luce che crescerà progressivamente nel semestre che segue il solstizio d’inverno.

E’ de d’ sânta Luzeja l’è e piò curt ch’u i seja. Il giorno di s. Lucia è il più corto che ci sia.

Sânta Luzeja la nota piú lõga ch’u i si sia. S. Lucia la notte più lunga che ci sia. Par Sânta Luzì e’ dè e’ cor vì. Per s. Lucia il giorno corre via.

Par Sânta Luzì e’ fred l’agiaza la vì. Per s. Luci il freddo ghiaccia la strada.

DIZÈMBAR

E’ de d’ sânta Luzeja l’è e piò curt ch’u i seja

ZNÊR

FABRÊR

Par sânt’Antöni Abêt i dè i s’slonga un’ôra e un cvêrt

MÊRZ

La fësta ‘d sa’ Iusëf la n’è pasêda, se prema o dop u n’fa la buraschêda

Par sânta Pulogna us piânta la scalogna

MÊRZ

Par san Banadet la rundaneina sotta è tètt

ABRIL

Par sa’ Zörz se ai punì i cavalìr j ha da fiurì

ZÒGN

Dop a sa’ Zvã e’ grã l’è da tajê e e’ berc l’è da fè

MAZ

Sânt’ Urbã l’ha la pagnoca in tal mã

LÒJ

Quand che sã Iacum e sânt’ Ana i è arivé i canarul t’éi da acurdê; i canarul t’éi da acurdê; quand e’ mes l’è finì quand e’ mes l’è finì la canva a tairì la canva a tairì

AGÒST

Quand che sa’ Ròc l’è arrivè i gapõ t’a j e da fê i gapõ fai be se t’vu che i mena be i tu pulse

AGÒST

SETÈMBAR

Par san Bartlaz fa stagnê e’ tinaz

UTÔBAR

La Madona d’setembar quand l’è arrivè i canavõ t’è da taiê Par sa’ Franzès-c al nëspul int e’ zèzt

NUVÈMBAR

Per sa’ Marte us è stabilì tot i cuntade

NUVÈMBAR

NUVÈMBAR

Par sânta Cataréna o ch’e’ piöv, o ch’e’ neva, o ch’e’ bréna, o ch’e’ tira la curena, o ch’u j è la paciaréna.

DIZÈMBAR

Ad sant’ Andrè ciapa e’ porch e fal gridê. E’ de d’ sânta Luzeja l’è e piò curt ch’u i seja

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