giovani genitori giugno 2011

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gg Educazione

lo distoglie di continuo da ciò che sta facendo, gli offre nuovi oggetti o commenta senza sosta”. In definitiva - conclude Edoardo Acotto - non dobbiamo temere che il bambino si annoi. Lasciamolo libero di usare la sua mente e il suo corpo, accompagnandolo nelle sue scoperte: non gli inculcheremo il concetto di noia, anzi, ne guariremo noi stessi”.

Gioco e creatività Che la noia sia una dimensione interessante, da non fuggire lo conferma Maria Carla Rizzolo, responsabile dei Centri Cultura per il Gioco di Iter - Città di Torino. “Siamo abituati a dare alla noia una connotazione negativa, ma dovremmo considerarla una risorsa, uno spazio-tempo in cui è possibile sperimentare e costruire una relazione con l’ambiente, se stessi, le proprie emozioni e interessi. Dalla noia partono i giochi di avventura, le esplorazioni e i giochi di abilità tipici dei bambini da 5 a 8 anni, dal tempo vuoto la conoscenza dei più piccini. Questa esplorazione non è una percezione razionale, ma un atteggiamento emozionale: il tempo libero è guardarsi intorno e mettersi in gioco”. Insomma, il rapporto tra

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noia e gioco è molto stretto, tanto che si potrebbe parlare di tempo produttivo della noia. “Sebbene non esista il modo giusto di giocare - continua Maria Carla Rizzolo è importante che il bambino possa scegliere il gioco che vuole fare e provare gusto a farlo. Il modo sbagliato, sempre tra virgolette, è trovarsi costretti a giocare a qualcosa deciso da un altro. È per questo motivo che conviene limitare i laboratori, i corsi e le esperienze didattiche che intasano i pomeriggi dei bambini. Nel tempo vuoto il bambino sceglie il suo giocattolo e, se ne ha la possibilità, anche i suoi compagni, fino al punto di preferire stare da solo. Quando succede non bisogna allarmarsi: il gioco individuale è un momento prezioso in cui si sviluppa la creatività e si sperimenta l’autonomia”. Tutto questo sembra andare in controtendenza con le abitudini dei genitori moderni: “La grande difficoltà che incontriamo come Servizi educativi della città di Torino - prosegue Maria Carla Rizzolo - è far comprendere ai genitori che non bisogna esagerare con le attività strutturate. Meglio offrire risorse e lasciar liberi di scegliere. Un po’ come succede in ludoteca, dove si mette grande cura a pre-

parare l’ambiente e poi si lasciano i bambini liberi di esplorare, alla ricerca del proprio gioco. Di quando in quando si organizzano laboratori, ma sono sempre subordinati all’interesse del bambino e non sono mai obbligatori”.

Le spiagge di noia La vita è caratterizzata da “lunghe spiagge di noia confusa”, scrive Michel Houellebecq in Particelle elementari. E questa bella espressione è stata ripresa dalla psicologa francese Etty Buzyn, autrice di Mamma, papà, lasciatemi il tempo di sognare. Etty Buzyn raccomanda ai genitori di non bruciare le tappe della crescita dei propri figli: l’eccesso di impegni soffoca l’immaginazione. Bisogna lasciar loro, appunto, delle spiagge di noia e di inattività in cui i bambini imparino ad ascoltare se stessi e a capire i loro desideri più profondi. E sull’importanza di lasciare ai bambini abbondanza di tempo e spazio liberi, da esplorare a modo loro, scrive anche il giornalista canadese Carl Honoré, considerato un po’ il guru del movimento dello Slow parenting. Nel suo libro Genitori slow raccomanda a noi genitori di non proiettare sui figli


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