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Raccolta dell’organico: a che punto siamo? di Michele Giavini*
La Direttiva Quadro UE sui Rifiuti, recentemente modificata con la 2018/851/UE, stabilisce che entro il 31 dicembre 2023 la raccolta differenziata dell’organico deve essere introdotta in tutti gli Stati Membri. Secondo un recente studio, se consideriamo gli scarti di cucina (FORSU), a livello europeo si sta intercettando con la raccolta differenziata solo il 16% di questa frazione, ma l’Italia si dimostra una best practice con risultati molto più performanti. *ARS ambiente srl Gallarate
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Comodità della raccolta, qualità, sensibilizzazione dei cittadini, controllo e supporto normativo. Un “puzzle” di elementi per supportare la crescita della raccolta della FORSU.
La frazione organica come chiave per il successo È ormai indiscusso il concetto che la frazione organica, rappresentando in peso il 30-40% del rifiuto urbano prodotto, sia l’elemento chiave per raggiungere gli altri obiettivi di riciclaggio previsti dalle norme nazionali ed europee. L’impatto ambientale del rifiuto organico conferito in discarica è elevato così come lo sono i benefici legati alla sua trasformazione in compost e biometano. In questo senso, negli ultimi anni, l’Italia si è dimostrata un esempio di buona gestione, con performance crescenti nel tempo. Anche a seguito del lockdown durante l’emergenza COVID-19, la filiera italiana di raccolta e recupero della FORSU si è mantenuta efficiente ed in crescita, peraltro in un periodo in cui, a fronte della riscoperta delle antiche abitudini alimentari casalinghe, la produzione di scarti umidi è decisamente aumentata.
Organico: umido e verde, non è lo stesso Per frazione organica (a livello europeo biowaste), riferendosi ai rifiuti urbani si intende la somma di umido (FORSU) e scarti verdi. Ciò induce ad una prima importante considerazione: l’obbligo europeo riguarda la raccolta dell’organico in senso lato, non
ponendo obiettivi specifici sulle sue due componenti principali, che sono molto diverse sia per origine che per modalità di gestione. Molti paesi europei per raccolta dell’ “organico” intendono in realtà principalmente lo scarto verde mentre in Italia, fin dalla fine degli anni ’90, non solo questa frazione viene identificata con l’umido di cucina ma la raccolta congiunta di scarti di giardino insieme alla FORSU generalmente non è consentita, se non in minime quantità. Questo è dovuto ad una serie di prassi operative, alcune delle quali legate al buon senso: per esempio, il tradizionale assunto che cita “se vi è dello scarto di giardino, vi è anche un giardino in cui poter fare il compostaggio domestico”. Proprio anche per questo ragionevole motivo in Italia non viene incoraggiata la raccolta intensiva dello scarto verde. Inoltre, visto che il verde può essere gestito in impianti di compostaggio semplificati con tariffe di trattamento più basse rispetto ai complessi impianti di trattamento della FORSU è meglio tenerlo separato.
Che fare della FORSU: ridurre lo spreco, ma non solo Riguardo la FORSU bisogna analizzare il tema anche da altri due punti di vista. Prima di tutto, la riduzione dello spreco alimentare che, come dimostrano le recenti campagne mondiali e l’attenzione crescente degli stakeholder, deve essere la priorità. Occorre però prestare attenzione e saper valutare quale può essere il reale effetto atteso della prevenzione. Se-
condo vari studi, infatti, ben poche campagne hanno superato i 10-20 kg/abitante/anno di riduzione dello spreco alimentare, peraltro su aree limitate. Si consideri che la generazione media di umido secondo i dati del progetto di ricerca FUSIONS è intorno ai 120 kg. Pertanto, se fissare obiettivi ambiziosi come ridurre del 50% lo spreco alimentare può apparire un target importante, la sua raggiungibilità a scala nazionale o europea a breve termine è molto difficile; si tratta di cambiare radicalmente le abitudini dei consumatori e dei produttori, cosa che richiede il suo tempo e investimenti.
Il contributo del compostaggio domestico e di comunità Il compostaggio domestico è una buona soluzione per il trattamento della FORSU, posto che venga effettuato in modo costante e con la giusta formazione e motivazione degli utenti che vi partecipano, cosa non sempre facile da realizzare. Lo stesso si può dire per il compostaggio di comunità, recentemente balzato più volte agli onori della cronaca come soluzione per le zone disperse o rurali. Un’esperienza molto interessante in questo senso è il progetto Revitaliza realizzato in Spagna dalla Diputación de Pontevedra. Anche qui, però, calcolando la FORSU intercettata su tutti gli abitanti delle zone coinvolte, compresi i non partecipanti, si arriva ad un valore medio intorno ai 30-50 kg/abitante, ancora troppo poco per essere considerato l’unica forma di gestione su area vasta.