FEBBRAIO 2025 / Nº 1
ANALISI POLITICHE, DISCUSSIONI E APPROFONDIMENTI
GIOVANI DEMOCRATICI TORINO
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FEBBRAIO 2025 / Nº 1
GIOVANI DEMOCRATICI TORINO




Chiara e Angela sono due giovani coetanee che nello stesso periodo hanno conseguito la laurea triennale la prima e la laurea magistrale la seconda Dopo la fine degli studi hanno iniziato entrambe a lavorare Chiara ha iniziato a insegnare in una scuola superiore, Angela è stata assunta con un tirocinio in un’impresa di produzione dolciaria Lo stipendio di Chiara era inizialmente più alto di quello di Angela, ma dopo pochi anni la situazione si è invertita; Chiara ha continuato a insegnare con uno stipendio poco più alto di quello iniziale, Angela invece ha acconsentito a trasferirsi all’estero per un paio d’anni ed è stata promossa Dopo vent’anni dall’inizio della carriera lavorativa gli stipendi di Chiara e Angela sono molto differenti, infatti, la seconda guadagna tre volte tanto la prima.
Angela merita la ricchezza che ha guadagnato? Considerando solo gli elementi descritti potremmo concludere di sì, ha studiato più a lungo, si è laureata più in fretta e ha accettato di spostarsi per lavoro Tuttavia, questa conclusione può facilmente essere ribaltata considerando il background delle giovani:
Angela è cresciuta in una famiglia con entrambi i genitori laureati, benestante che le ha consentito di dedicarsi a tempo pieno agli studi Inoltre, ha avuto alcune difficoltà con un paio d’esami e i suoi genitori le hanno pagato diverse ripetizioni. Infine, provenendo da una famiglia benestante, Angela non ha subito la pressione e la fretta di trovare subito un lavoro, ha avuto più tempo per cercarne uno che meglio si adattasse con le sue aspettative per poi essere assunta nell’azienda il cui proprietario è un caro amico di famiglia
L’origine famigliare di Chiara è invece molto più modesta I suoi genitori sono separati, il papà lavora come fresatore e la mamma cucina in una mensa scolastica. Entrambi avrebbero preferito che andasse subito a lavorare per contribuire alle spese familiari, ma Chiara ha insistito e si è pagata gli studi lavorando per tutta l’università, come cameriera nei fine settimana e dando ripetizioni a studenti delle scuole superiori nei giorni feriali
Questo piccolo esempio ci aiuta a mettere a fuoco un aspetto che ormai nelle nostre società è talmente interiorizzato in ognuno di
noi che difficilmente viene discusso; il mito del self-made man Nell’immaginario collettivo, una persona di successo è diventata tale grazie ai suoi sforzi, al suo duro lavoro, quindi, merita di godere del suo status privilegiato Ne consegue che se una persona vive in condizioni precarie, con contratti a tempo determinato, sottopagato, demansionato evidentemente, quella persona, non si è impegnata molto nella vita, ha oziato e non ha lavorato duro. Quindi è colpa sua Dobbiamo, invece, cominciare a pensare che, vivendo in una società dove le diseguaglianze pongono dei vincoli alle possibilità delle persone, non può esistere vero merito e dobbiamo chiederci se effettivamente sia mai esistito
Innanzitutto, dobbiamo definire cosa si intende per “disuguaglianza” In generale possiamo definire il fenomeno come la diversa distribuzione delle risorse materiali e immateriali che danno luogo a condizioni di vita e opportunità migliori o peggiori “Disuguaglianza” non è sinonimo di “differenza” poiché la “disuguaglianza” presuppone un ordine gerarchico, una stratificazione della società (la “differenza” no, non contiene altre accezioni)
Sostanzialmente sono l’una la precondizione dell’altra In altre parole, se esistono delle
diseguaglianze tra le persone è proprio perché esiste una società organizzata in strati o classi nelle quali reddito e ricchezza non sono distribuiti in maniera equa
Le disuguaglianze si stratificano tramite diversi meccanismi come il genere, l’istruzione, lo status sociale e la condizione economica e questi meccanismi ordinano la società; i privilegiati stanno al di sopra della stratificazione mentre i meno privilegiati stanno alla base Le disuguaglianze diventano strutturali soprattutto grazie alla capacità di essere trasmesse da generazione in generazione in maniera longeva Uno studio condotto da Banca d’Italia ha dimostrato che i cognomi delle famiglie più ricche di Firenze sono gli stessi da seicento anni. Già questo mette profondamente in discussione il mito dello zio d’America
Le diseguaglianze generazionali si trasmettono tramite quattro canali principali: Il canale genetico, relativo ad alcuni tratti come abilità e soft skills trasmesse per via ereditaria.
Il canale economico, relativo all’impatto del reddito e della ricchezza della famiglia
Il canale culturale, relativo all’ambiente familiare condiziona le scelte future die propri figli
Il canale sociale, relativo alle sollecitazioni della rete di amicizie e conoscenze dell’individuo
I canali di trasmissione delle diseguaglianze operano in diverse fasi della vita e possono interagire tra loro creando numerosi feedback negativi o positivi sulle scelte individuali e di conseguenza sulle prospettive socio-economiche future. L’istruzione è considerata il veicolo tramite cui le persone possono emanciparsi dalle proprie condizioni di vita e puntare a posizioni di sociali più redditizie. Effettivamente è così; l’istruzione è lo strumento di mobilità sociale per eccellenza Ma persino l’istruzione è soggetta, se non condizionata, alla stratificazione delle diseguaglianze.
Prendiamo l’esempio descritto in precedenza Chiara e Angela non provengono dalla stessa classe sociale. Angela proviene da un contesto agiato mentre la famiglia di Chiara è decisamente più modesta I genitori di Angela, entrambi laureati, hanno potuto assicurare alla loro figlia un percorso di studi stabile mentre i genitori di Chiara, vivendo in condizioni
precarie, avrebbero preferito che dopo il diploma trovasse subito un lavoro Magari già nelle scelte delle scuole superiori i genitori di Angela e Chiara hanno giocato un ruolo di indirizzamento A meno che non crediamo fermamente che le famiglie benestanti vogliano più bene ai propri figli rispetto alle famiglie povere, non possiamo trascurare il fatto che le condizioni economiche delle famiglie d’origine influenzano per necessità le scelte e le prospettive future
A conferma del fatto che ci troviamo difronte ad un fenomeno complesso, possiamo affermare che la trasmissione delle disuguaglianze non sembra esaurirsi nel tempo ma anzi continua ad operare persino dopo il completamento degli studi. In media, il figlio di un dirigente aziendale, a parità d’istruzione del figlio di un impiegato, ha un reddito annuo superiore del 17% Essendo la nostra una società omofila, nel senso che le persone sono portate a stringere rapporti con altre persone con le quali condividono lo stesso status sociale, è molto probabile che una famiglia abbiente si relazioni con altre famiglie abbienti intrecciando ampie reti sociali di un certo spessore E quì casca l’asino
Due persone con lo stesso titolo di studio ma con un background diverso avranno inevitabilmente possibilità e opzioni di vita diverse. Per capire se una persona è effettivamente meritevole di un determinato trattamento bisognerebbe conoscere la sua storia e tener conto degli sforzi e delle difficoltà riscontrate per poter superare un obiettivo Ma il merito così com’è declinato nelle nostre società contemporanee non tiene conto dell’effettivo background individuale ma valuta la sola performance. Se si è ricchi, facilmente lo si rimane ma se non lo si è difficilmente lo si diventa
Diego Nicosia

Il disegno di legge delega per la riforma dell'accesso ai corsi di laurea in Medicina, Odontoiatria e Veterinaria è stato approvato dal Senato il 27 novembre 2024 Ad oggi è in attesa di essere discusso alla Camera dei Deputati per la prosecuzione dell'iter legislativo
Il tradizionale test d'ingresso sarebbe eliminato, la selezione posticipata di 6 mesi. Tutti gli aspiranti studenti potrebbero iscriversi liberamente al primo semestre e al termine di questo periodo, una selezione basata sugli esami sostenuti determinerà chi potrà proseguire nel percorso accademico e chi dovrà trovarsi una laurea di ripiego
La riforma di propaganda voluta dal Ministero dell’Università, sotto la direzione dell’onorevole Bernini, è insostenibile, inutile e illude migliaia di ragazzi Urge fare chiarezza sulla condizione attuale del Sistema Sanitario Nazionale in termini di organico e risorse, sulla formazione medica e sulla condizione delle Università italiane
In Italia ci sono 410 medici ogni 100 mila abitanti, un dato superiore a paesi come Francia (318 medici per 100 mila abitanti) o Paesi Bassi (390 medici per 100 mila abitanti) È lampante che il vero problema della carenza di personale nel SSN non sia la quantità di medici, ma il fatto che molti preferiscono lavorare nel privato o emigrare all'estero a causa delle pessime condizioni di lavoro e delle retribuzioni contrattuali non adeguate A ciò si aggiunge che il Fondo Sanitario Nazionale (FSN) nel 2025, secondo la recente legge di Bilancio vedrà una riduzione significativa, passando dal 6,12% del PIL nel 2024 al 6,05% nel 2025 in contrasto con paesi come la Francia e la Germania che destinano circa il 10% del PIL in sanità Il Sistema Sanitario deve essere messo in condizioni di attrarre i medici già formati che preferiscono le cliniche private o emigrare all’estero Aumentare il Fondo Sanitario Nazionale al 7,5% del PIL è l’unica soluzione plausibile per salvare il SSN
La proposta di riforma Bernini è formulata ad hoc per raccogliere qualche consenso politico, ma ignora completamente la sua insostenibilità sul lungo termine, le pesanti ricadute sulle università italiane e sugli studenti e soprattutto non serve a migliorare le condizioni del SSN

È fondamentale infatti chiarire che la formazione di un medico specialista in Italia prevede il superamento di diverse tappe
Sei anni di Laurea Magistrale a ciclo unico all’Università di Medicina e Chirurgia, al termine della quale ci si può iscrivere all’Ordine Professionale dei medici ed è possibile svolgere esclusivamente le seguenti mansioni: sostituzione del medico di base (MMG) o pediatra (PLS); lavorare come Guardia Medica in servizio di continuità assistenziale; lavorare come medico per eventi sportivi, fiere, manifestazioni; lavorare come medico dell’INPS, INAIL; effettuare prelievi nei laboratori analisi; tenere corsi di primo soccorso per la sicurezza sul lavoro. Successivamente, solo dopo aver sostenuto un Test univoco, che si tiene nello stesso giorno e alla stessa ora per tutti i candidati in Italia il medico chirurgo può accedere alla graduatoria nazionale per potersi iscrivere alla Scuola di Specializzazione
L’accesso dei medici alle Scuole di specializzazione di area sanitaria è a numero programmato Per essere ammessi ad una Scuola di specializzazione occorre essere in possesso di un titolo di laurea in medicina e chirurgia, con obbligo di conseguire l’abilitazione all’esercizio della professione di medico-chirurgo entro la data di inizio delle attività didattiche, e superare un concorso azionale di ammissione per titoli ed esame bandito annualmente dal MIUR (fonte: mur gov it)
La durata del percorso di Formazione
Specialistica è compresa fra i 4 e 5 anni
Fanno eccezione le scuole di formazione specialistica in MMG che dura 3 anni
Solamente al termine, quindi di almeno 10 anni di Formazione Universitaria, il Medico Specialista può essere assunto dall’ASL e può lavorare in un reparto d’ospedale
Come può una riforma al test di ingresso all’università di medicina, che si ricorda essere solo il primo gradino della formazione decennale di un medico, rispondere alla carenza odierna di medici strutturati nel nostro SSN?
È evidente che l’unico vero fine della riforma sia “accalappiare” consensi nelle famiglie dei giovani aspiranti medici, facendo leva sulla preoccupazione di genitori, nonni, zii che pur di assecondare i sogni dei loro giovani figli o nipoti farebbero di tutto
La riforma voluta dalla ministra di destra è un tentativo meschino di aggirare elettori angosciati e soprattutto poco informati. Pur assecondando per un attimo la politica scellerata e priva di ogni morale della Bernini, risulta evidente la sua insostenibilità
Nel 2024, i posti disponibili per l'accesso ai corsi di Medicina nelle università italiane sono stati circa 20 000, a fronte di 53 763 candidati al test di ingresso di maggio e 44 450 candidati a quello di luglio È evidente che l'idea di aprire indiscriminatamente il primo semestre del corso di laurea a chiunque voglia intraprendere la carriera medica è insostenibile, sia in termini di infrastrutture che di docenti Senza un adeguato piano di investimenti e di supporto al sistema formativo, la riforma non farà che aggravare una situazione già critica, ingolfando le Università italiane
Se oggi le università italiane possono ospitare al massimo 20 mila studenti, come possono all’improvviso fronteggiare quasi il triplo degli iscritti?
All’’Università di Torino, la sede di Via Chiabrera dispone di aule per tutti i corsi di Medicina e Chirurgia, tutti i corsi della triennale in Scienze Motorie (SUISM), numerosi altri corsi delle facoltà di Fisica, Scienze Naturali, Ostetricia e Infermieristica Pediatrica Durante il primo semestre intere classi sono state obbligate a seguire le lezioni per settimane, nelle sale del cinema di Lingotto Il sistema universitario è già in serie difficoltà, la riforma Bernini mira al collasso.
Basare la selezione sui risultati ottenuti negli esami del primo semestre è un metodo estremamente iniquo. Ogni candidato avrà competenze differenti, che verranno valutate in modi differenti a seconda dell'ateneo e soprattutto del docente Questo approccio non solo introduce disuguaglianze nella selezione, ma amplifica anche le disparità tra le università, perpetuando un divario significativo tra gli atenei
Senza un adeguato piano di investimenti e di supporto al sistema formativo, la riforma non farà che aggravare una situazione già critica, senza risolvere i problemi strutturali che affliggono il settore della salute e dell'istruzione in Italia
Il Sistema Sanitario Nazionale è in crisi e va ristrutturato; aumentare il Fondo Sanitario Nazionale è indispensabile per poter auspicare in un miglioramento
Rimane una incognita dove finiranno gli studenti e le studentesse che non riusciranno a dare tutti gli esami: verranno esclusi per sempre dalla possibilità di studiare medicina? Saranno indirizzati verso corsi di laurea di serie B per studenti e studentesse meno capaci?
Tutto ciò è assurdo e per queste ragioni il dicembre scorso siamo scesi in piazza, al fianco degli studenti e dei rappresentanti d’ateneo, ma non ci fermeremo qui, vogliamo andare fino in fondo Lo scopo della giovanile è quella di rappresentare le nostre istanze nelle istituzioni e per questo abbiamo lavorato alla stesura di un Ordine del giorno affinché il consiglio regionale prenda posizione contro la riforma È il momento di opporci.
