Ore 25 e 05 anteprima

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ORE 25:05 Guy Billout · Bernard Friot

traduzione di Chiara Carminati

In omaggio a Judy Garlan, direttrice artistica della rivista The Atlantic Monthly G.B.

Guy Billout, disegnatore francese, risiede negli Stati Uniti dal 1969. Ha collaborato con Fortune, New York, LIFE, Time, Vogue, Playboy, The New Yorker, Reader’s Digest e Le Monde I suoi libri per bambini sono stati inseriti nella selezione del The New York Times Magazine dei 10 migliori libri illustrati dell’anno nel 1973, 1979, 1981, 1982 e 2007. È docente presso la Parsons School of Design di New York dal 1985. Vive con sua moglie Linda nel Connecticut. Molte delle immagini presenti in quest’opera sono state pubblicate tra il 1982 e il 2006 sulle pagine di The Atlantic Monthly

Grazie a Guy Billout e a Christophe Tranchant per avermi coinvolto in questo viaggio straordinario. B.F.

Bernard Friot ha abitato in molte città, in Francia e in Germania. Dopo essere stato insegnante di lettere ed essersi interessato alle esperienze di lettura di bambini e adolescenti, si è dedicato alla scrittura e alla traduzione (dal tedesco e dall’italiano). Bernard Friot si definisce «scrittore pubblico»: ha bisogno di contatti regolari con i giovani lettori per ritrovare in sé stesso le emozioni e le immagini da cui nascono le sue storie. È autore di romanzi, poesie, testi teatrali, manuali di scrittura e racconti, tra cui le Storie a testa in giù Ed è sempre molto curioso di partire per l’esplorazione di nuovi generi!

© 2025 orecchio acerbo s.r.l.

Viale Aurelio Saffi 54, 00152 Roma

www.orecchioacerbo.com

Pubblicato in prima edizione in Francia con il titolo: ”De Minuit à quatorze heures”

Traduzione dal francese di Chiara Carminati

© Éditions Sens dessus dessous, Groupe Delcourt, 2024

L’editore ringrazia David Tolin

Stampa: Print Best (Estonia)

Finito di stampare nel mese di ottobre 2025

ORE

25:05

illustrazioni di Guy Billout · testo di Bernard Friot

traduzione di Chiara Carminati

Jonas Bongo si mette in viaggio.

Ho scritto Jonas Bongo, ma non sono sicuro che si chiami così.

Potrebbe chiamarsi Walter Kingston, oppure Adina Kaufmann. Il nome è un dettaglio.

Quando comincia un viaggio, Jonas Bongo disfa la valigia e la infila nell’armadio.

Poi esce di casa, vestito così com’è: in salopette, con una tuta da astronauta, in gonna e grembiule, non importa.

Non chiude a chiave la porta di casa, dimentica il cellulare, lascia lì il portafoglio.

Tutte cose inutili.

In particolare, non prende nessuna guida turistica: quello che vivrà e vedrà non è ancora mai esistito.

Se ha soldi, parte in monopattino. Se è al verde, prende un jet privato.

Chi è in gamba viaggia leggero, dice: calze buone, qualche foglio da disegno e molte paia di occhiali.

Un paio per vedere qualcosa quando non c’è niente da vedere.

Un paio per guardare indietro nel tempo.

Ma può anche servire a prevedere che tempo farà.

Un paio speciale per occasioni speciali.

Un altro paio per misurare la velocità del vento (molto interessante).

Altri occhiali da usare come clacson. Non sempre funzionano.

E poi un paio di occhiali colorati per registrare pensieri segreti e conversazioni silenziose.

«Ho sentito galline che recitavano poesie, pareti di chiesa che se ne dicevano di tutti i colori, e bambini che facevano lezione ai loro genitori» dice Jonas.

«E io» aggiunge Walter, «ho sentito farfalle inventare nuove tabelline, spazzini che riflettevano sul senso della vita e martelli pneumatici raccontare barzellette che facevano morire dal ridere.»

«Io invece registro i silenzi» sostiene Adina.

«I silenzi raccontano le cose più vere e le cose più incredibili.

Però bisogna anche saperle vedere.»

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