Qui la terra è piatta

Qui la terra è piatta

GUARDARE E NON VEDERE. VEDERE E NON GUARDARE

Capita di trascorrere tutta la vita nello stesso posto, al punto che gli oggetti, le persone, l’ambiente e il paesaggio, così a lungo fissati sulla nostra rétina diventano un elemento di sottofondo al quale non facciamo più caso: li guardiamo ma non li vediamo. Poi accade qualcosa di inaspettato, una catastrofe mondiale (pandemia), un cambio di ruolo (dover amministrare un territorio), un lutto o una perdita importanti: e improvvisamente le cose ci sembrano nuove, diverse, come se – per dirla con Aldous Huxley – avessimo spalancato le porte della percezione e la realtà ci si presentasse con una forza più vivida e reale del solito. La bellezza e l’originalità di questo, e di tanti altri lavori, di Gilberto Cervellati sta proprio nella sua capacità di rinnovare lo sguardo attraverso uno strumento che è per sua stessa natura impersonale e privo di emozioni: la macchina fotografica. Ma è attraverso l’occhio dell’osservatore – in questo caso nato e cresciuto a Baricella – che il nostro territorio si presenta ogni volta con una luce nuova filtrata dalla membrana dell’obiettivo che vede ma non guarda. Lasciatevi allora guidare dagli scatti di Cervellati e vi ritroverete ad affrontare un viaggio nel tempo e nello spazio. A me è successo, vedendo per la prima volta la foto di pag ….., di scambiare una stupenda architettura agricola dismessa, per un’immagine del nostro palazzetto dello sport proveniente da un lontanissimo futuro post apocalittico. Così pure a voi potrà accadere di ritrovarvi nelle sterminate pianure del Nebraska o dell’Oregon, ma di stare guardando ancora una volta gli stessi campi di Baricella che nella suggestione del bianco e nero sembrano trasformati. Il regalo che il nostro concittadino fotografo ci fa con questo nuovo libro è un paio di occhiali per vedere la nostra quotidianità con il filtro di una lente colorata che trasforma le abitudini in una esperienza sensoriale ed emozionale del tutto inaspettata, facendoci scoprire angoli del territorio sconosciuti a chi ci abita da sempre e soprattutto a chi ha scelto di abitarci solo da pochi anni. E’ quindi un libro per tutti: per i giovani e per gli anziani, per gli autoctoni e per gli immigrati, per i camminatori esperti e per chi viaggia solo con la fantasia. E chissà che leggendo questi testi e guardando queste immagini, anche il più pigro dei baricellesi non decida di alzarsi dal divano e di imboccare quella cavedagna che porta dritta dritta nel cuore della pianura.

Il sindaco Omar Mattioli

Il viaggio è sopravvalutato. Basta questa affermazione per farsi un bel po’ di nemici, specie quando il fascino di un viaggio è tanto maggiore quanto lo è la distanza da casa. Io appartengo ancora a quella generazione che è stata giovane quando viaggiavano solo gli abbienti. I nostri genitori sono andati in viaggio di nozze a Montecatini Terme, in treno, con la saggia e opportuna consapevolezza che in certi luoghi sarebbero stati fuori posto. In mezzo secolo siamo passati dal pudore dei nostri limiti all’arroganza di sentirci autorizzati a disturbare chiunque che stia sulla faccia del pianeta. Poi, la pandemia, invece, ci ha inchiodati proprio nel luogo che altrimenti avremmo fatto il possibile per abbandonare. Rinchiusi all’interno dei confini del nostro Comune non abbiamo avuto altra possibilità che passeggiare attorno a casa.

Da ragazzino, d’estate, in un gruppetto facevano lunghi giri in bicicletta. Alcuni di noi avevano la bicicletta da corsa altri...quello che c’era. I cavalcavia si assaltavano in velocità al grido: gran premio della montagna! Si andava per strade di campagna poco frequentate, stando al centro della carreggiata e pedalando senza mani.

I virtuosi facevano lo slalom tra i tratteggi della linea.

Io credo che i paesaggi di questo territorio mi siano entrati negli occhi proprio durante quelle escursioni mattutine tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate.

Qui la terra è piatta. L’orizzonte è interrotto solo da case, alberi e campanili. Con questi ci si può addirittura orientare. Come vene che appena si sollevano sulla pelle i fiumi scorrono tra argini più alti del livello del suolo.

Vere e proprie vie percorribili e che bisogna conoscere. Terra e acqua, tutto sullo stesso piano.

Verde intramezzato di giallo e con l’estate il colore del grano e della paglia prendono il sopravvento. Prima che il caldo faccia evaporare l’acqua il cielo è azzurro e spesso costellato di nubi che creano prospettive magnifiche.

Allo stesso tempo ci sono geometrie, toni e luci, che emergono proprio togliendo il colore.

Con la pandemia ho ripreso quelle escursioni aggiungendo un vero e proprio bighellonare per la campagna infilando strade, sentieri o argini letteralmente a caso. Tuttalpiù orientandomi con quello che vedo all’orizzonte. Tutto questo, nemmeno a dirlo, con la macchina fotografica al seguito.

Ho sempre detto di non essere capace di fare fotografia di paesaggio: lo confermo. Difatti non penso di aver scattato fotografie particolari e le vedo perfettamente alla portata di chiunque abbia un moderno cellulare e sia in grado di rispettare giusto un paio di regole per la composizione. Affrontando questo piccolo progetto mi sono reso conto di regredire agli anni in cui iniziavo a scattare ripescando i gusti stilistici che erano quelli dei concorsi di fotografia di quegli anni. Ammetto di avere fatto qualche tentativo per leggere questi paesaggi in un modo diverso ma di fatto è come avere acquisito una calligrafia e non si può cambiare.

Devo anche confessare di aver violato, per necessità, un’altra regola dei progetti fotografici: devono essere omogenei invece io ho scattato foto a colori e in bianco e nero. Dopo diversi tentativi di scegliere una delle due modalità di lavoro sono arrivato alla conclusione che siano complementari. Allo stesso tempo io vedo i colori di questo territorio ma anche certe linee e certi toni che se portati in B&W mi riconducono alle origini di una terra di contadini a cui certamente appartengo, e che non esiste più. Due scelte stilistiche che, se funzionano, dovrebbero mostrare le due facce della stessa medaglia.

Il Bel Paese ha ben altri paesaggi e territori e il nostro va collocato tra quelli che non si fanno notare troppo ma ha cose che meritano di essere viste e per di più sono dietro casa.

Qui la terra è piatta

A COLORI