Quotidiano - 30 Agosto 2011

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REGIONE Lettera-documento sulle cause della crisi economica del già consigliere regionale Domenico Di Lisa

Duro, anzichenò, il mestiere della Cassandra Non tutti i mali vengono per nuocere se la crisi servirà a rendere meno iniqua la società, più sobria, e ad avviare un processo di redistribuzione del reddito E’ sempre poco elegante ed antipatico autocitarsi ma qualche volta è necessario o addirittura indispensabile per inquadrare meglio la situazione e comprenderne le cause che l’hanno determinata. La crisi economica e finanziaria, sempre negata, è esplosa. Il Paese è a rischio default, la Grecia è vicina, non solo geograficamente, ed il governo ed il parlamento tentano, con colpevole ritardo, di correre ai ripari,

rischiando di aggiungere danni a quelli già provocati. Per almeno due decenni ho tentato, inutilmente, di richiamare la politica alle proprie responsabilità. Non c’è stato verso. Da anni più che una classe dirigente l’Italia esprime, a tutti i livelli, un ceto politico e burocratico da Paese sudamericano. Avido, incolto, rozzo, pronto a saccheggiare le pubbliche risorse, incurante del bene comune. Quante volte sono stato definito una Cassandra, ingenuo o addirittura sciocco perché non capivo che la politica è gestione del potere, gratificazione dei propri clientes. Quante volte mi sono sentito dire che avevo una visione etica della politica (come se questo fosse un insulto), che la politica è invece spregiudicatezza, doppiezza, inganno. Ho serenamente subito sconfitte elettorali pur di non adeguarmi ed essere organico al sistema. Peccato che a pagare il conto della grande ab-

Domenico De Lisa

CAMPOBASSO – Riceviamo e volentieri pubblichiamo nota di Adriana Izzi (Cambiamo il Molise) in cui l’ex candidata sindaco di Campobasso replica ad un articolo apparso sabato scorso sul quotidiano Primopiano Molise dopo aver manifestato inquietudine per la mancanza di regole nelle primarie del centrosinistra e sollecitato il comitato promotore a porre in essere misure garantiste. L’articolista a sui giudizio “impartisce lezioni di alta politica, parlando del più e del meno, e ti attribuisce la infingarda volontà di precostituirti alibi per soluzioni non protocollari! Eppoi il diavolo ‘che fa le pentole, ma non i coperchi’ti fornisce, dall’on line, un imprevisto assist, sotto forma di contestazioni precise e pesanti avverso uno dei contendenti (Petraroia), evidenziando, in tal modo, la piena legittimità delle preoccupazioni da me prefigurate, sia pure in termini generali. E confermando appieno l’analisi che da qualche mese noi di ‘Cambiamo il Molise’ andiamo facendo sulla faida interna al Pd ed ai suoi satelliti; sugli effetti dirompenti che tale situazione sta determinando

buffata siano chiamati ancora i più deboli. Perché, questo è il paradosso, anche di fronte al disastro le caste (non c’è solo quella politica) sperano di poter fare come il Gattopardo (cambiare tutto per non cambiare niente). Oggi tutti parlano della necessità di ridurre i costi della politica, eliminare gli sprechi ed i privilegi (e nessuno lo fa concretamente) , ma dov’erano quando nel 2002 ho presentato una proposta di legge per distinguere tra lo status di Assessore regionale esterno e quello di Consigliere regionale? Quando nel 2003 ho presentato la proposta di legge per eliminare il fondo per i “portaborse” e nel 2004 quella per dimezzare le indennità dei consiglieri ed eliminare il vitalizio. Quando nel 2003 intervenendo sullo Statuto regionale chiedevo “un processo di semplificazione e sfoltimento istituzionale perché per una regione che conta poco più di 300.000 abitanti non si giustifica un apparato istituzionale composto dalla Regione, due province, 136 comuni, 4 ASL, 10 comunità montane, svariate unioni di comuni, consorzi di bonifica, consorzi industriali, IACP, ARSIAM, Molise Acque, APT, EPT etc.” proponendo tra l’altro la riduzione del numero dei consiglieri regionali e chiedendo al Consiglio “che futuro può avere questa regione se non cambieranno radicalmente le cose?”. Quando nel 2005 ho scritto una lettera aperta al Iorio invitandolo “a chiarire, al Consiglio regionale ed ai molisani,

qual è il vero stato della economia regionale, del sistema produttivo ed occupazionale, pesantemente condizionato dal difficile contesto nazionale ed internazionale ma anche dai limiti strutturali interni. La situazione, tu non puoi non conoscerla: è drammatica, e non credo che la sottovalutazione della gravità possa aiutare alcuno… Ti chiedo mezz’ora di tempo perché lo ritengo più che sufficiente per convocare la stampa, le televisioni e lanciare in diretta, magari dalla sede del Consiglio regionale, l’appello a salvare il Molise, chiamando tutti alle proprie responsabilità e subito dopo ad aprire un vasto e profondo dibattito. Sono convinto che se ci sarà coerenza tra intenti e comportamenti, nessuno farà mancare il proprio contributo”. Quando sempre a gennaio 2005 su un settimanale regionale scrissi “mi vado convincendo che solo fatti traumatici possono provocare l’avvio di reali cambiamenti; solo una crisi economica e finanziaria senza precedenti che, peraltro, è alle porte”. Sulla sanità, anche differenziandomi dal centrosinistra, dal 2002 ho chiesto non solo la unica ASL ma la immediata riorganizzazione della rete ospedaliera. Ed ora, invece, siamo la regione con il debito sanitario pro capite più alto d’Italia, con servizi che non possono certamente essere definiti di qualità, con liste di attesa di mesi se non di

anni e con la certezza, a prescindere da chi governerà a Roma e a Palazzo Moffa, che alcuni ospedali saranno chiusi e nel frattempo non abbiamo creato servizi alternativi. Oggi siamo addirittura alla chiusura dei comuni con meno di mille abitanti. Una misura che non consentirà alcun reale risparmio ma consente al ministro Calderoni di dichiarare con enfasi di aver soppresso 56000 poltrone politiche. Non ho aspettato la manovra per rinunciare, insieme a tutti gli amministratori del Comune di Roccavivara, alla indennità. La si elimini per legge, se e fino a quando è necessario, ma i ministri, i parlamentari, i consiglieri regionali diano prioritariamente l’esempio dimezzando la propria, eliminando tutte le consulenze superflue, riducendo gli emolumenti dei grandi dirigenti. A volte non tutti i mali vengono per nuocere. Se questa crisi epocale, di sistema, servirà a rendere meno iniqua questa società, a renderla più sobria, ad avviare un processo di redistribuzione del reddito, oltre che ad avviare riforme strutturali per far ripartire l’economia e l’occupazione, non sarà avvenuta inutilmente. Se ci costringerà a liberarci non solo di una classe dirigente che non merita questo appellativo e a modificare anche comportamenti individuali che sono stati il terreno su cui è cresciuto un ceto politico ed economico parassitario ed inetto.

Adriana Izzi tira fuori gli artigli nello scenario del centrosinistra; sulle conseguenze perverse che sconteranno gli incolpevoli cittadini molisani. Queste le ragioni per le quali noi - cittadini liberi - abbiamo ritenuto di dover offrire alla nostra regione una reale possibilità di radicale cambiamento, proponendo, quale soluzione, un grande movimento civico di centrosinistra che - in controtendenza rispetto alle oligarchie dei partiti, ormai esauste ed avvitate su se stesse - difenda gli interessi dei cittadini e salvaguardi i beni comuni del territorio. Abbiamo scelto, quale nostro alfiere, il candidato D’Ascanio, che - pur dovendosi difendere da reiterati ricatti, da attacchi concentrici, da condizionamenti pesanti - ha concluso il mandato alla Provincia di Campobasso, dando esempio di buona amministrazione e di coraggiosa determinazione nel contrastare il governo di centrodestra. Con noi che ab-

biamo lanciato la sfida sotto l’insegna di ‘Cambiamo il Molise’collaborano molti cittadini. Ed infine - prima che mi recidano la lingua e la mano che scrive - due ultime verità. Dedico la prima al candidato Petraroia: faccia inoppugnabile chiarezza sulle accuse infamanti che gli sono state rivolte, oppure abbia il buon gusto di ritirarsi dalle primarie. Tanto, in nome della moralizzazione della politica, in nome della trasparenza, in nome delle aspettative del popolo di centrosinistra. La seconda, voglio dedicarla al comitato dei garanti, perché finalmente intervenga (ma cosa ancora aspetta?!), assumendosi le sue responsabilità e giustificando la ragione del suo esistere. A meno che anche questa rincorsa presenzialista non sia frutto della incauta voluttà di poter dire ‘c’ero anch’io’. Perché, se così fosse… auguri sinceri che male non gliene incolga!

Adriana Izzi


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