Che idea! Platone e l'uomo invisibile

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Pla ARMANDO MASSARENTI

e l’uomo invisibile

Quante invenzioni intorno a te! Le automobili, la tv, i videogiochi, i computer e i telefonini, l’elettricità, senza la quale nessuna delle altre cose potrebbe funzionare. Ma l’invenzione più incredibile è quella che puoi trovare anche dentro di te. È l’invenzione del pensiero. Questa collana ti racconterà la storia di tutti quei personaggi che hanno saputo pensare con la loro testa. Si chiamano filosofi ma spesso si confondono con gli scienziati. Ci hanno insegnato a conoscere il mondo, la natura e anche il cuore degli uomini. Le loro avventure sono entusiasmanti. Ma attenzione: sono contagiose! Nessuno dopo averle lette potrà più smettere di pensare con la propria testa.

Armando Massarenti

Platone e l’uomo invisibile

disegni di Camilla Garofano

della stessa serie:

Socrate, quell’adorabile rompiscatole

ISBN 979-12-221-0384-6

Prima edizione rinnovata marzo 2024

ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

anno 2028 2027 2026 2025 2024

© 2024 Gallucci - La Spiga prima edizione © 2020 Eli - La Spiga Edizioni a cura di Beatrice Loreti

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ARMANDO MASSARENTI

Pla

e l’uomo invisibile

Indice Introduzione ............................................. . 5 Chi sei? E se la realtà fosse solo un sogno? Una spalla su cui pensare 1. Il mito della caverna ................................ 16 Prigionieri delle ombre Fuori dalla caverna Come uscire dalla trappola 2. Il capitano della nave ovvero l’Incompreso ...... 31 3. L’uomo invisibile e l’anello del potere ............ 37 4. I cavalli con le ali e il demiurgo ................... 45 Platone, che esagerato! 5. Perché essere buoni ................................. 54 Meglio Platone o la macchina della felicità? Cruciverba filosofico 62

Introduzione

Chi sei?

Ehi, tu, che stai leggendo questo libro, chi sei?

Dico sul serio, prova a rispondere a questa domanda. Non è facile come sembra. Non basta dire semplicemente come ti chiami, che classe fai o chi sono i tuoi insegnanti o i tuoi genitori. Anche ad Alice, in una delle sue avventure nel Paese delle meraviglie, venne rivolta questa strana domanda: Ma tu, chi sei?

lice, protagonista di una bellissima fiaba scritta nell’Ottocento dall’inglese Lewis Carroll, era una bambina di dieci anni. E, durante uno spensierato pomeriggio di primavera, cadde in un buco. Ricordi?

i precisamente si infil nella tana di un coniglio bianco, dopo averlo inseguito incuriosita dal fatto che lui guardasse di continuo l’orologio. Così cominci il viaggio di lice, durante il quale incontr personaggi stravaganti e fantastici, come il Gatto dello Cheshire (che appariva e spariva in continuazione col suo strano sorriso) o come il Bruco (che fumava seduto su un grande fungo).

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Ti ricordi esattamente cosa disse il Bruco ad Alice, quando la incontr per la prima volta Chi sei?

«Ehm…» rispose Alice «veramente non saprei, signore, almeno per ora... cioè, stamattina quando mi sono alzata lo sapevo, ma da allora credo di essere cambiata molte volte».Le succedeva di cambiare dimensione divenendo di volta in volta altissima oppure piccolissima. Mentre parlava con il Bruco era esattamente alta come lui: 8 centimetri.

Il Bruco insistette: «Spiegati!».

Alice era confusa ma la sua risposta fu piuttosto brillante: «Temo di non potermi spiegare, signore, perché non sono io. Cambiare dimensione tante volte in un giorno finisce per scombussolarti parecchio».

Il Bruco non era d’accordo. Allora Alice gli disse, molto educatamente: «Quando dovrà trasformarsi in crisalide, e poi in farfalla, non crede che si sentirà un po’ strano?»

«Neanche per sogno» disse il Bruco.

E Alice: «Forse lei no, ma io mi sentirei molto strana».

«Tu!» ribatté il Bruco con disprezzo. E ribadì la domanda iniziale: «E chi sei tu?»

E se la realtà fosse solo un sogno?

Un bel pasticcio, quello in cui si trova Alice, non ti pare? È come se ogni volta che tu dici, per esempio, “Io oggi vado a scuola”, ci fosse qualcuno a chiederti: ma cosa intendi per io? Chi è quell’io che va a scuola oggi? È lo stesso che andava a scuola anche ieri, o che giocava in cortile con gli amici nel pomeriggio, o che ha fatto un sogno questa notte? Ed è lo stesso io che era protagonista nel tuo sogno?

Ecco, partiamo da qui.

Dal sogno. Tu sogni? E i tuoi sogni sono belli? Talvolta sì e talvolta no, probabilmente. Ma – belli o brutti che siano –chi sei tu, quando sogni?

Pensandoci bene, sognare è un po’ come guardare un film o un cartone animato, o giocare a un videogioco e immergersi in una storia dove per sei tu il personaggio principale. er questo a volte pu succedere di confondersi e di non sapere bene se si è svegli o si sta sognando.

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In una delle sue avventure, ad Alice succede anche di peggio. Mentre cammina in una foresta, sente qualcuno che russa. È il Re Rosso che sta dormendo. Ad Alice viene spiegato che il Re Rosso sta sognando proprio Alice, e che lei esiste solo nel suo sogno.

«E se lo svegliassi?» chiede Alice.

«Non farlo assolutamente! Tu non esisteresti più» le rispondono «e non esisteremmo neppure noi e il posto dove siamo adesso».

PLATONEERA

ALLIEVODI SOCRATE

EDÈCONSIDERATO

ILFILOSOFOPIÙ IMPORTANTE DELLASTORIA

Anche il protagonista di questo libro si è occupato di sogni. Si chiama Platone, è vissuto in Grecia tra il 428 e il 348 prima di Cristo, ed è giustamente considerato il filosofo pi importante di tutti i tempi. Si è occupato in maniera geniale di tantissimi argomenti, ma soprattutto di quelle situazioni in cui possiamo scambiare per vere cose che non sono reali. A partire proprio dai sogni. I suoi numerosi libri quasi sempre hanno come protagonista Socrate, il suo maestro, uno dei pi famosi filosofi greci, per il quale latone nutriva una stima infinita (protagonista anche lui di un volume di questa collana, dedicata agli inventori del pensiero).

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Una volta Socrate – così scrive Platone – chiese a uno dei più intelligenti tra i suoi giovani allievi, di nome Teeteto: «Se qualcuno ci chiedesse se in questo momento, proprio mentre stiamo parlando, stiamo sognando o siamo svegli, potremmo dimostrargli con certezza che siamo svegli?»

Teeteto rispose: «In verità, Socrate, non sarebbe possibile dimostrare niente, perché le due situazioni sono indistinguibili tra loro. Questo che ci stiamo dicendo ora, potremmo anche dircelo sognando. Quando in sogno ci diciamo qualcosa, infatti, ci sembra incredibilmente di dircelo da svegli».

E se anche tu che mi stai leggendo, e io che ho scritto questo libro, stessimo sognando? Se la realtà non esistesse, ed esistessero solo sogni, film, videogiochi? O se, più semplicemente, la realtà non fosse come ci sembra?

Una volta mi capit di sentire una bambina di sei anni dire a un’amica: «Io e te siamo solo bambole! Pensiamo di essere bambine, ma non lo

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siamo! Noi giochiamo con le nostre bambole e decidiamo tutto per loro, giusto? Ebbene chi ci dice che qualcun altro non stia facendo la stessa cosa con noi senza che ce ne accorgiamo?»

latone, in maniera simile, immagin che gli uomini non fossero altro che burattini manovrati da un burattinaio. Gli uomini pensano di essere loro a decidere se, per esempio, andare al mare o in montagna, mangiare un gelato alla crema o alla fragola: e invece è il burattinaio! Anche tutte le sensazioni che provano, piacevoli e spiacevoli, sono stabilite dal burattinaio che tira i fili. È lui che decide anche chi sono io, chi sei tu, chi è Alice.

ILPENSIERODI

PLATONECIINVITA

ACOMPIERE

UNLUNGOVIAGGIO

CHESOMIGLIA

UNPO’ AQUELLO DI ALICE

Il pensiero di Platone ci invita a compiere un lungo viaggio che somiglia un po’ a quello di Alice alla fine del quale dovremmo saper rispondere alla domanda iniziale: chi sei tu? E come vorresti vivere? C’è un modo giusto di vivere? E se c’è, come riconoscere ed evitare quello sbagliato?

Platone non ci porterà nella tana del Bianconiglio, ma in una caverna, una grotta buia e spaventosa, pie-

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na di uomini che non hanno mai visto il sole e che non immaginano neppure che cosa sia.

«Più che a un sogno questo somiglia a un incubo!» dirai. Ma tu lasciati prendere per mano. Grazie a Platone – uno degli uomini più saggi di tutta la storia umana alla fine vedrai il mondo con una luce nuova.

Una spalla su cui pensare

Molto molto tempo fa, e molti anni prima di Alice, ad Atene viveva un bambino. Aveva più o meno la tua età e un nome un po’ strano: Sofronisco, lo stesso nome che aveva suo nonno, uno scultore che viveva anche lui ad Atene.

A Sofronisco, al contrario di quasi tutti gli altri bambini, non piaceva che gli si raccontassero storie di fantasia, ed era stato suo padre a metterlo in guardia contro ogni finzione. reci, infatti, erano soliti spiegare i fenomeni naturali attraverso racconti che

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avevano come protagonisti gli dèi: per loro, erano gli dèi a causare la pioggia, le tempeste, l’alternarsi delle stagioni, lo sbocciare dei fiori, e queste spiegazioni fantastiche erano dette “miti”.

«I miti» aveva detto suo padre a Sofronisco «non sono altro che favole! Sono racconti fantastici, storie inventate che non sono vere».

Sofronisco credeva ciecamente a ci che gli aveva detto suo padre, perché di lui si fidava. Suo padre, infatti, era niente meno che quel grande, geniale, “adorabile rompiscatole” di nome Socrate che – a furia di fare domande a chiunque incontrasse in città – si era messo in guai serissimi, al punto da essere accusato delle peggiori colpe, processato dai suoi concittadini e condannato a morire bevendo un veleno chiamato cicuta. Sofronisco dunque era rimasto presto orfano del padre. Era un tipetto vivace e curioso, proprio come il suo famoso genitore. Faceva fatica a capire le accuse che gli Ateniesi avevano rivolto

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a Socrate, un uomo così saggio, così onesto e così sensibile a ogni ingiustizia. E gli mancavano immensamente i momenti passati insieme. Socrate gli aveva insegnato molte cose importanti, chiacchierando per ore. Tra quelle cose importanti vi era, appunto, la di denza verso i miti e le favole. Dopo che suo padre era morto, Sofronisco era un po’ confuso ma soprattutto era sempre più triste, tanto che nemmeno sua madre Santippe o i suoi fratelli non sapevano più che cosa inventarsi per consolarlo.

Fu un pomeriggio, mentre era seduto in cortile immerso nei suoi pensieri, che accadde qualcosa di inaspettato: latone entr nel cortile e and a sedersi vicino a Sofronisco. Dopo la condanna a morte di Socrate, Platone non si era più visto in giro, forse perché malato, forse perché sopraffatto dalla rabbia per l’ingiusta sorte toccata al suo maestro, o forse perché semplicemente vinto dalla tristezza. Quando Platone vide Sofronisco così abbattuto, decise di raccontargli delle storie che lui

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aveva sentito raccontare da Socrate stesso. Sofronisco era piuttosto di dente. latone gli disse: ai ragione a dubitare, piccolo Frony» (Frony era il nomignolo affettuoso con cui veniva chiamato Sofronisco). «So bene quanto tuo padre si tenesse lontano da ogni discorso che non fosse veritiero. a le storie che ti racconter non sono storie comuni. Sono storie che, per quanto fantastiche, e talvolta tristi o paurose, ci aiutano ad accendere i pensieri più belli, a capire le cose, a scoprire chi siamo, a essere più veri e quindi a vivere meglio. Non possono essere usate per spiegare la realtà come se fossero storie vere, per possono essere usate per aiutarci a ragionare, a comprendere determinati concetti».

LAFILOSOFIACI

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latone gli disse che la filosofia ci insegna qualcosa di davvero importante, qualcosa di più importante dei miti che si raccontavano ad Atene. Quelle che gli voleva raccontare erano infatti delle favole molto filosofiche, esperimenti che gli uomini fanno con la fantasia per capire meglio le cose. Non a caso a lui – diceva – le aveva raccontate proprio Socrate!

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Frony si sentì sollevato. Platone era una presenza rassicurante, e non solo perché era l’allievo più brillante di suo padre, ma anche per il suo fisico, essendo un ragazzone alto e ben piantato (in greco, Platone significa “spalle larghe” che ispirava forza e protezione. Insomma, il piccolo Frony aveva trovato, come si dice, una spalla su cui piangere. Anzi, due spalle, e anche belle larghe!

Che idea, immaginare di essere invisibili e di poter fare quel che si vuole senza essere visti! È l’idea di una delle favole filosofiche raccontate da Platone, il più grande pensatore dell’antica Grecia. Un certo Gige trovò un anello che gli dava quel superpotere. Sapendo di non essere visto commise le azioni più orribili e malvagie per ottenere dei vantaggi personali. Ma anche se nessuno lo scoprirà, Gige per Platone non può essere contento. Solo la filosofia, l’amore della conoscenza e del bene, può renderci felici. Questo ci dicono le “favole” dell’antico filosofo. Storie di cavalli alati, di navigatori sapienti, di sogni e di ombre da non scambiare per la realtà. Lasciati prendere per mano da uno degli uomini più saggi mai esistiti. Vedrai il mondo e te stesso in una maniera molto diversa.

Armando Massarenti è filosofo e giornalista, firma storica del supplemento culturale “Il Sole 24 Ore - Domenica” di cui è stato direttore. Per il quotidiano ha curato le collane I grandi filosofi, Filosofia antica per spiriti moderni, Lezioni d’amore e I grandi della scienza dedicata ai Premi Nobel.

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