

Le mod dell’inganno


Il Signor Smith posò il cucchiaio e osservò Alex attraverso il vapore dello stufato. Sorrise appena, appoggiando il gomito sul tavolo. «Sai cosa mi diceva mio nonno, quando tornavo dal Nether con le braccia piene di cicatrici? Che il tempo non è una linea retta come i binari. È un cerchio, come i circuiti di Pietrarossa».
Alex alzò lo sguardo. «Un cerchio?» «Esatto». L’anziano indicò la finestra, oltre la quale si scorgevano i tetti del villaggio e la Luna alta nel cielo, in compagnia delle stelle. «Oggi semini il grano, domani lo raccogli. Non ti sto dicendo che il tempo possa far sparire le cose. Ma le può cambiare. Il dolore è come la lava: ti brucia, ma quando si solidifica, diventa la pietra su cui costruire nuovi edifici più forti e resistenti. Tutto è ciclico».
Universale d’Avventure e d’Osservazioni
Alessandro Colantonio Minecraft. Le mod dell’inganno disegni di Mattia Secci
ISBN 979-12-221-0916-9
Prima edizione luglio 2025 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0
anno 2029 2028 2027 2026 2025 © 2025 Carlo Gallucci editore srl - Roma
Gallucci e il logo sono marchi registrati
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ALESSANDRO COLANTONIO
UN’AVVENTURA NON UFFICIALE NEL MONDO DI

Le mod dell’inganno
disegni di Mattia Secci
Capitolo 1 Una vita ordinaria
Il Sole sorgeva pigramente sul villaggio di Buona Lena, spargendo i primi raggi sulle casette di legno e sulle strade di terra battuta. Alex si affacciò alla finestra della sua camera con uno sbadiglio: la piazza era ancora deserta, se non per il Golem di Ferro che pattugliava i dintorni.
La ragazza sapeva già cosa la aspettava quella mattina, perché era esattamente ciò che faceva tutti i giorni: raccogliere legna, scavare in miniera e, quando era fortunata, cacciare qualche zombie di passaggio così da non togliere tutto il divertimento al Golem del villaggio.
«Uffa» sospirò, scuotendo la testa mentre raccoglieva il suo piccone di diamante dal baule di fianco al letto. «Non c’è mai niente di emozionante da fare qui. Sempre le stesse cose!»
Scese le scale con passo pesante mentre tamburellava con le dita sul piccone. Lo portava con sé ovunque andasse, anche se, ammettiamolo, scavare non era esattamente la sua attività preferita. In fondo, l’idea di avventurarsi in oscure caverne piene di ragni giganti e scheletri arcieri non le dava più quella scarica di adrenalina che un tempo la divertiva. Con uno sbuffo, Alex si mise in spalla l’ascia, poi aprì la porta di casa e uscì.
Buona Lena era un piccolo villaggio ordinato, con casette tutte in fila e orti ben curati. Per quanto il posto le fosse caro, Alex non riusciva a sentirlo veramente suo. C’era una piccola parte di sé che avrebbe voluto lasciarsi tutto alle spalle per vivere una vita più frenetica, piena di pericoli e sfide.

Mentre camminava per le stradine in terra battuta tipiche del paese, Alex vide il suo amico Steve chinato vicino a un recinto per le pecore. Stava controllando una delle assi che sembrava
essere stata piazzata un po’ storta. «Ehi, Steve!» lo chiamò, avvicinandosi.
«Oh, ciao Alex!» Steve si tirò su, strofinandosi la fronte madida di sudore. «Posso fare qualcosa per te?»
Alex scrollò le spalle. «No, no, non ho bisogno di nulla, Steve. Ti ringrazio. Solo… mi chiedevo… ma non ti annoia costruire recinti?»
Steve sorrise, anche se la sua espressione tradiva una certa sorpresa per la domanda. «Annoiarmi? Be’, a dire il vero no. Come diciamo sempre a Buona Lena, è una questione di pazienza e costanza. Un blocco di legno da solo è solo un blocco, ma io giorno dopo giorno lo affianco ad altri blocchi, e poi ad altri, e insieme, col passare del tempo, danno forma a un edificio che torna utile a tutti! Guarda questo recinto» aggiunse, dando una pacca amichevole all’asse di legno storta. «È solido, terrà al sicuro le pecore durante la notte e le pecore garantiranno la lana che servirà agli altri abitanti del villaggio. Non ti piace?»
«Certo, è utile» rispose Alex. «Ma davvero trovi piacevole costruire un recinto per le pecore?»
«Be’… io ogni giorno metto un pezzetto di me stesso in quello che faccio. Mi piace contribuire a
migliorare la vita delle persone a cui sono affezionato. È gratificante».
Alex sospirò. Possibile che Steve non capisse?
«Sì, certo… ma non hai mai sognato di fare qualcosa di più… di più grande? Per te stesso?»
«Un recinto più grande? Così potrei mettere pecore e mucche insieme» rispose Steve, pensandoci su.
No, Steve proprio non capiva. «Va bene, non importa, devo andare. Ci vediamo dopo, Steve!»
«A dopo» mugugnò Steve dopo qualche secondo di incertezza.
Alex superò la piazza salutando il Golem di Buona Lena, sempre all’erta per eventuali peri-

coli. Proseguì fino all’orto, dove Zoe, la cuoca del villaggio, era accovacciata tra le piante, intenta a raccogliere carote con gentilezza, quasi accarezzando il terriccio con mani esperte. Indossava la sua solita salopette di jeans, sempre sporca di terra, e aveva una fascia tra i capelli per non farli andare davanti agli occhiali quando era intenta a curare il suo orto. «Ciao, Zoe!» la salutò Alex.
«Oh, ciao Alex! Ti serve qualcosa?» Zoe si aggiustò gli occhiali per osservare meglio la ragazza.
«No, no, stavo solo passando di qui» rispose Alex, accovacciandosi accanto a lei. «Sai, mi chiedevo… tu che vivi da tanto tempo a Buona Lena, non ti sei mai annoiata?»
«Mai, dici? Io mi annoio continuamente!» A Zoe scappò una risata bonaria. «Però, finché ho le mie carote e le mie patate, sono contenta. Mi piace il mio orto».
Zoe si alzò in piedi, guardando il suo campo coltivato con soddisfazione, le mani sui fianchi. «Ogni seme che pianto, ogni pianta che cresce… è come vedere una piccola magia prendere vita sotto i miei occhi, un incantesimo che sprigiona al massimo il suo potere nei piatti deliziosi che cucino per tutti voi!»
Anche Alex si alzò in piedi, con un sorriso flebile sul volto. L’affabilità di Zoe la metteva di buon umore, ma non comprendeva come facesse a essere così contenta di raccogliere ortaggi. La ragazza si voltò verso la stradina da cui era venuta, non prima di rispondere spiritosamente a Zoe: «Certo, è una magia un po’ lenta però…»
«Ah, questi giovani!» sospirò Zoe, prendendo una carota da un mucchietto che aveva accatastato in un barile. La soppesò con la mano, prima di lanciarla ad Alex. «Volete sempre tutto e subito!»
Alex rise, si voltò e acchiappò la carota al volo. «Lo so, lo so, pazienza e costanza, lo dice anche Steve». Si incamminò oltre, diretta verso il bosco, mentre sgranocchiava la carota appena guadagnata. Si guardò indietro, vedendo come la vecchia Zoe tornava orgogliosa tra le sue file ordinate di ortaggi, guardando quei ciuffi d’erba crescere giorno dopo giorno. Sembrava davvero contenta del suo ruolo nel villaggio.
«E qual è il mio ruolo, invece? Tagliare legna? Prendere a picconate le caverne? Dovrebbe davvero piacermi come a Zoe piacciono le sue carote?» pensò tra sé e sé.
Sul limitare del villaggio, Alex incontrò il Signor Smith al lavoro nel cortile della sua fucina. Stava impilando lingotti di ferro, una manciata alla volta, probabilmente per costruire qualche attrezzo utile a Buona Lena. Il Signor Smith la salutò con un cenno rapido della mano e un mezzo sorriso che si vedeva appena attraverso la folta barba grigia. «Ah, Alex! Ti serve qualcosa?» domandò mentre si voltava, pulendosi le mani sul grembiule nero.
Alex scosse la testa. «A dire il vero no, volevo solo chiederle… Lei che da ragazzo ha viaggiato tanto, non le manca l’avventura?»
Il Signor Smith si fermò per qualche istante, poi si voltò verso Alex e sorrise in maniera cordiale. «Ragazza mia» rispose «sei cresciuta! Ti senti spaesata ora, vero?»
Alex arrossì leggermente. A quanto pareva nel villaggio di Buona Lena, forse, c’era qualcuno in grado di capirla.
«Sai, io alla tua età non vedevo l’ora di andare sempre più lontano da casa, per trovare il mio posto nel mondo, capisci? Sono andato nel Nether, sono stato nell’End…»
«Be’, anch’io ho già visto il Nether e l’End» ag-
giunse in fretta Alex. «È che non mi bastano più neanche quelli».
Il Signor Smith sorrise. «Certo che ci sei già stata, in quei posti pericolosi. Sei sicuramente più in gamba di me quando avevo la tua età!»
«È come se non avessi ancora trovato una mia dimensione, un mio scopo…» farfugliò Alex. «Lei invece?» aggiunse subito. «Sente di aver trovato il suo posto nel mondo?»
«Certo, eccolo qui!» disse il Signor Smith voltandosi di spalle e allargando le braccia, come a mostrare la sua fucina. «Dopo i miei viaggi sono tornato a Buona Lena per prendermi una bella fucina e un bel pezzo di terra. E non sono più andato da nessun’altra parte».
No, si era sbagliata. Decisamente il Signor Smith non la capiva. «E non le manca? L’avventura, dico».

Il Signor Smith si voltò di nuovo verso Alex, poi scrollò le spalle. «Bambina mia, ogni giornata è un’avventura, se hai gli occhi per veder-
la». Sorrise a lungo, come aspettandosi un commento dalla ragazza. Alex, in realtà, era solo più confusa di prima. Sospirò, scettica, e si limitò a cambiare discorso, chiedendo all’anziano fabbro dei suoi futuri lavori: pale, zappe e asce.
“E se… e se io non avessi un vero e proprio obiettivo?” pensò dubbiosa. “Se io mi sentissi solo… incompresa? Se io fossi destinata a sentirmi inadeguata per il resto della vita?” Da un certo punto di vista, Alex capiva perché i suoi amici e compaesani si accontentassero della semplicità, e apprezzava il legame che li univa tutti come una famiglia allargata.
“Ma come fanno a essere soddisfatti di una vita così monotona?” Questo era il dubbio che la tormentava. «Possibile che nessuno, qui a Buona Lena, desideri mai una vera avventura?»
Queste domande senza risposte accompagnarono Alex fino al bosco, il posto dove avrebbe dato il via alla sua giornata di lavoro, una tra le tante passate ad abbattere alberi e piantarne di nuovi. Pochi istanti dopo, la sua ascia già colpiva il legno con un incessante e monotono toc-toc-toc. A ogni colpo, Alex immaginava di avere davanti un temibile mostro mai visto prima, più pericoloso
di quegli zombie vaganti che arrivavano ogni tanto a Buona Lena.
«Perché non succede mai niente di interessante qui?» sospirò tra sé e sé, gettando un’occhiata oltre i confini del bosco. Per un attimo, immaginò di essere in un luogo lontano, magari a esplorare un deserto incandescente sul dorso di un ragno gigante o a cavalcare un drago nero sopra montagne più alte delle nuvole. Un’avventura epica, ecco cosa sognava quando lasciava che la sua mente vagasse indisturbata per sfuggire alla noia della routine quotidiana. Il rintocco dell’ascia sul legno, però, la riportava sempre alla realtà. Quando arrivò il momento di una pausa, Alex si sedette sotto un albero. “Forse dovrei provare a essere come gli altri” pensò, osservando i tetti delle case e il fumo dei camini in lontananza. «Ma se non fosse davvero quello che cerco?»
Si passò una mano tra i capelli rossi, mentre la sua bocca tracciava un sorriso triste dettato dalla frustrazione. Si sentiva alienata, diversa. Proprio in quel momento, un rumore improvviso interruppe i suoi pensieri. Alex si voltò di scatto, ma non vide nulla di strano. Forse era solo il vento che scuoteva i rami degli alberi. O forse
era un coniglio che scattava tra i cespugli. Tuttavia, un piccolo brivido le corse lungo la schiena.
E se invece fosse stato un segno? Il segno che stava per succedere qualcosa di inaspettato a Buona Lena?
Alzandosi di scatto, Alex decise che quella pausa non si sarebbe conclusa senza un pizzico di avventura.
Stampato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Puntoweb srl (Ariccia, Roma) nel mese di luglio 2025
Alessandro Colantonio (Torre del Greco, 1991) è nato con un Game Boy in mano. Giornalista e scrittore, esplora il mondo del gioco in tutte le sue forme: dai videogiochi ai giochi da tavolo e a quelli di ruolo. Ora affronta una nuova sfida con il suo primo romanzo per ragazzi ambientato nel mondo a blocchi di Minecraft.
Mattia Secci (Genova, 1997) collabora dal 2015 con l’etichetta indipendente BMR Production con il nome d’arte Drugo. Ha pubblicato le serie Napalm, Panik e Belzebay. Lavora come disegnatore e come background concept artist per l’animazione.
Nel tranquillo villaggio di Buona Lena ogni giorno è uguale all’altro. Nessun pericolo, nessuna sorpresa, sempre la stessa routine: raccogliere risorse e costruire. Alex non ne può più, finché incontra Glitch, un misterioso mercante che le offre una mod, e poi un’altra, e un’altra ancora – sfere magiche in grado di trasportarla in mondi diversi, esattamente come lei li desidera. Ma aldilà dei portali aperti dalle mod il confine tra sogno e illusione si fa sempre più sottile.
Tra avventure e combattimenti, Alex sarà costretta a scegliere tra i mondi che ha creato e i suoi vecchi amici, tra il fascino dell’ignoto e quello che, forse, conta davvero. Prima che sia troppo tardi…



«Una mod è una chiave. Si attiva con un tuo desiderio, e come ogni chiave aprirà una porta. Anzi, in questo caso un portale! Bisogna sempre varcare una soglia per cominciare un’avventura»
Consigliato dai 10 ai 99 anni