LA CENA DEGLI DEI - Paperback

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Serie PAPERBACK

Marino Bartoletti

La cena degli dei

dello stesso autore:

Il ritorno degli dei

La discesa degli dei

La partita degli dei

Il festival degli dei

ISBN 979-12-221-1010-3

Prima edizione dicembre 2020

Prima edizione paperback giugno 2025

ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2029 2028 2027 2026 2025

© 2020 Carlo Gallucci editore srl - Roma

In copertina

Foto dell’autore: © Sandra e Urbano fotografi

Art director: Francesca Leoneschi

Graphic designer: Pietro Piscitelli / theWorldofDOT

Stampato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Puntoweb srl (Ariccia, Roma) nel mese di giugno 2025

Se non riesci a procurarti un nostro titolo in libreria, ordinalo su: galluccieditore.com

Il marchio FSC ® garantisce che la carta di questo volume contiene cellulosa proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. L’FSC® (Forest Stewardship Council®) è una Organizzazione non governativa internazionale, indipendente e senza scopo di lucro, che include tra i suoi membri gruppi ambientalisti e sociali, comunità indigene, proprietari forestali, industrie che lavorano e commerciano il legno, scienziati e tecnici che operano insieme per migliorare la gestione delle foreste in tutto il mondo. Per maggiori informazioni vai su www.fsc.org e www.fsc-italia.it

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Marino Bartoletti

La cena degli dei

Prefazione di Alessandro Cattelan

Vorrei un tavolo a fianco

Quante volte a cena con i nostri amici abbiamo fatto il gioco del “dimmi con chi vorresti andare a cena potendo scegliere tra tutti i personaggi presenti e passati della storia”?

Dalle risposte di ognuno potevi ottenere un ritratto abbastanza dettagliato della persona.

Leggendo la lista degli invitati alla cena dei sogni di Marino Bartoletti (che “delega” un Grande Vecchio non difficile da identificare) ho ritrovato esattamente la persona che pensavo di conoscere. Un appassionato di storie, di racconti che si sono fatti spazio nel suo immaginario a forza di imprese eroiche, di battaglie contro tutto e tutti e di sacrifici sovrumani, non avrebbe potuto comporre una tavolata di amici migliore. E lo ha fatto con la gentilezza e il rispetto tipici di chi sa vedere oltre il risultato e ricono-

sce il percorso che sta dietro a un successo. Il momento in cui una coppa si alza, una medaglia viene appesa al collo, un pugno si stringe in cielo, un applauso scende da una tribuna o da un loggione sono solo le immagini conclusive di una storia che si fonda però sulle sue stesse pieghe. Quelle che non conoscevamo, che non abbiamo visto, quelle che illustrano ciò che non immaginiamo abbia fatto parte della vita di tante leggende e che sono il cuore pulsante del racconto di questa rimpatriata.

Sarà interessante scoprire come le personalità più diverse entreranno in contatto, sapranno convivere e si mischieranno nella narrazione di un grande appassionato e conoscitore di sport (e certamente non solo) nella sua forma più profonda. Un raconteur che merita di partecipare a questa cena. Una cena alla quale sicuramente avremmo voluto essere presenti anche noi, magari in un tavolo a fianco, solo per poter origliare un discorso o sbirciare furtivamente per catturare un’espressione inedita di questi giganti della nostra storia. Beh… Ringraziamo Marino Bartoletti che ci ha riservato un posto d’onore.

Marino Bartoletti

La cena degli dei

A Enzo Ferrari che a settant’anni pensava al futuro

Si sentiva solo

Il Luogo era senza dubbio “paradisiaco”. Diciamo pure all’altezza della sua fama. Il Grande Vecchio in vita sua non s’era mai abbandonato alle mondanità. Ma di certo lì, dove era salito ormai da qualche anno, si era trovato subito bene. Sì, aveva avuto qualche piccola discussione con il Grande Vecchio Titolare, ma già si sapeva che possedevano entrambi caratteri un po’ spigolosi. D’altra parte era stato proprio il GVT a volerlo accanto senza se e senza ma: superando anche la resistenza di qualche “consigliere” con la memoria troppo lunga e ingiustamente prevenuta. C’era chi era arrivato a riesumare per dispetto quella vecchia storia di Saturno che mangia i suoi stessi figli, cavalcata addirittura dal quotidiano della Casa. Qualcuno aveva pure insinuato che non avesse neanche voluto ricevere il papa polacco quando era andato a trovarlo nella sua fab-

brica. Ma era vero il contrario. Il Grande Vecchio sarebbe stato felice di incontrarlo, tanto si riconosceva nel pragmatismo e nell’umanità di quell’Uomo. La verità è che si stava ormai preparando al suo viaggio più importante.

Il santo Padre, non avendolo potuto incontrare, si era fatto accompagnare alla sua scrivania deserta, e dal suo stesso telefono lo aveva chiamato premurosamente a casa per sapere come stesse e poi benedirlo. Aveva espresso il desiderio di salire su una delle meravigliose automobili che lì venivano costruite e fare un giro in pista. «Chi mi accompagna?» aveva chiesto con dolce determinazione. Al volante si era messo Piero, che del padre possedeva la gentilezza e la fierezza. E quel papa, in piedi con i capelli spettinati, era sembrato davvero un bambino felice in un giorno di festa.

Certo, quando il GV si era trovato di fronte al Titolare, in un giorno caldissimo, qualche scintilla ci fu: gli venne fatto subito capire che lì non poteva “comandare” lui come aveva sempre fatto; che sarebbe stato trattato da par suo, ma nel rispetto di regole – come dire – consone al Luogo.

Eppure un po’ si annoiava. Anche “prima” c’erano giorni nei quali non voleva vedere nessuno (non tutti, abbacinati dal suo successo, ne avevano capito fino in fondo i tormenti), ma ce n’erano altri in cui sembrava un bambino quasi goloso. Goloso di calore umano, persino di affetto. Lui che, dietro a quegli occhiali scuri (che aveva portato con sé) pareva voler nascondere i sentimenti. Soprattutto quelli più delicati e fragili, a cominciare dall’amicizia.

Già, ma aveva mai avuto un amico vero? Certamente sì. Soprattutto nei primi decenni della sua vita. I compagni di sogni e di avventura, per esempio, scelti con molta – quasi animalesca – attenzione. Degli uomini a cui affidava le sue macchine non era mai stato amico (se non agli inizi): era un lusso crudele che aveva imparato a non potersi permettere.

Comunque gli era tornata la voglia di fare due chiacchere. E lì, in quel Luogo senza barriere, di potenziali interlocutori interessanti ce n’erano senz’altro tanti!

Il GVT, a onor del vero, gli aveva riservato un trattamento di tutto rispetto, quasi esclusivo: una sorta di

ufficio privato, con annessa foresteria. E persino un assistente personale, che si chiamava Francangelo. Era un cherubino di grande esperienza. Aspirava da tempo (diciamo pure da secoli) al titolo superiore di serafino con le ali di prima classe, ma il CdA degli arcangeli non era convinto della sua propensione a dire “bugie a fin di bene” e per questo ne aveva se non stoppato, di certo rallentato la promozione. D’altro canto aveva tutta una vita (celeste) davanti, e sicuramente lo gratificava molto essere considerato l’elemento di fiducia del GV. Il quale, pur con modi tutti suoi, gli voleva bene. E anzi, avendo a sua volta un rapporto molto particolare con la verità, non disprezzava affatto quello che Michele, Gabriele, Raffaele, Barachiele e altri celebri colleghi più rigorosi e austeri, consideravano un difetto. Anche se nel Luogo i titoli erano aboliti, Francangelo chiamava il principale “commendatore”. Oppure “ingegnere”, quando capiva che era meglio marcare un po’ le distanze. Gli bastava immaginarne gli occhi dietro quelle lenti scure o una certa smorfia della bocca per capirne al volo ombre e umori. In fondo lo conosceva da molto tempo: perché è giusto ricordare (da

qui il motivo fondamentale per cui era stato scelto) che a lungo ne era stato l’angelo custode. E infatti afferrò al volo il senso di quella malinconia e il suo apparentemente inatteso desiderio di “voler vedere qualcuno”. Già, ma chi? E soprattutto come si poteva fare?

norme foulard al collo, il grandissimo pilota con lo sguardo malinconico, il ragazzo timido con la bandana in testa, la principessa col sorriso un po’ triste e altri ospiti strabilianti capì di aver avuto un’idea bellissima: la cena fu un successo. Tutti andarono via felici. Con un cavallino fra le mani.

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