Gli Investigatori dell’Incubo. Il Bosco Maledetto

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Mauro Garofalo è nato a Roma nel 1974 e cresciuto in Maremma. Specializzato in reportage ambientali, collabora con “Il Sole 24 Ore-Nòva”, “HuffPost”, “La Stampa Viaggi” e “Tuttoscienze”. Ha scritto romanzi per adulti e ragazzi, tiene il corso di Storytelling alla Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti e insegna Editing e Scrittura alla Scuola Mohole di Milano, dove vive da circa vent’anni.

Young

Mauro Garofalo

Gli Investigatori dell’Incubo. Il Bosco Maledetto

ISBN 979-12-221-0966-4

Prima edizione agosto 2025 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

anno 2029 2028 2027 2026 2025

© 2025 Carlo Gallucci editore srl - Roma

Pubblicato in accordo con Grandi & Associati, Milano

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A

Libero, scruta la notte come lupo dei boschi.

«Che la maggior parte delle sensazionali voci che corrono su questa storia siano pure e semplici invenzioni, attendibili più o meno quanto la favola della lampada di Aladino, è fuori discussione; pure… è chiaro che la realtà può essere più romanzesca della fantasia.

Se non altro, il seguente aneddoto è così pienamente autenticato che possiamo accettarlo senza riserve».

dal racconto di E.A. Poe, Von Kempelen e la sua scoperta

«…essi sono, per volere del grande Zeus, dèmoni propizi… custodi dei mortali, e osservando le sentenze della giustizia e le azioni scellerate, vestiti di aria nebbiosa, ovunque aggirandosi sulla terra».

Esiodo, Le opere e i giorni

La foresta esisteva da sempre, incastonata in mezzo alle alture. Gli abitanti di Grieb la chiamavano il Bosco Maledetto.

Una sabbia nera e sottile si sollevò in aria. Il vento raggiunse il massiccio montuoso, seguì i fiumi che spaccavano la montagna, s’insinuò dentro i fori scavati nel sottosuolo dagli insetti, attraversò i tronchi delle querce, arrivò in vetta e lì si disperse in polvere.

L’ululato del lupo salì alto nelle tenebre.

Un camoscio saltellò tra le rocce, fece rotolare un ciottolo a fondovalle poi, con tre balzi, si addentrò nel folto della foresta e scomparve.

Nel silenzio i vapori verdastri si addentrarono, ovunque nel bosco, come dita spettrali.

Sulle acque del lago, spiccava una roccia grigia dalla forma di teschio umano.

L’alchimista lo aveva scoperto.

Tutto sarebbe partito da lì.

La nebbia si alzò, si allargò in dense spirali.

Lo zoccolo peloso di un gigantesco cavallo pestò il tappeto di foglie. La bestia scosse il collo, aveva gli occhi rossi come braci, fessure per le porte dell’inferno. Emise un nitrito basso. Schiumò bava collosa che evaporò in condensa.

Le vesti del Cavaliere che lo montava scendevano a terra come bende, stracci di un tempo liquido e rallentato.

Sotto il cerchio bianco della luna, il mantello dell’ombra a cavallo svolazzò.

Non c’era vita in quel rumore né testa sul collo del Cavaliere.

Con uno scalpiccio sordo, infine, i due spettri arrivarono ai ruderi del ponte che separava il mondo dei mortali dai regni di Ade. Superarono l’arco di pietra, imboccarono il sentiero che portava al mondo dei vivi.

Di loro restò appena un vapore grigio, che presto scomparve alla vista.

Capitolo 1

Il ritorno del Cavaliere senza testa

In alto nel cielo, davanti alla grande sfera luminosa, il gufo apparve solitario. Per un istante sembrò un puntino fra la Terra e la Luna.

Scrutò in basso gli alberi infiniti e, dopo aver preso bene le misure, puntò dritto verso il ramo a tutta velocità e si spiaccicò addosso al tronco con un rumore secco di ossa rotte.

La sua piccola sagoma all’inizio rimase immobile poi, piano piano, iniziò a strisciare verso il basso. Era sicuramente morto.

Dopo qualche secondo, invece, aprì gli occhi. Non fosse stato per quella malefica nebbia non sarebbe mai successo. Un azzurro plumbeo e viola che si depositava ovunque, sopra la foresta, fin sopra i picchi delle montagne, dove nidificano le aquile. A ogni modo. Era quasi l’alba. L’autunno era alle porte.

Il gufo si rintanò nelle ali, al calduccio, a dormire.

Il vento del Nord gli arrivò addosso, gelido, e si insi-

nuò sotto le piume. A quel punto, il rapace restò rassegnato al buio, con gli occhietti gialli spalancati e le sopracciglia irrimediabilmente spettinate.

Grieb sorgeva sotto le pendici del Sempione, dove l’Italia confinava con la Svizzera. Era qui che aveva sede l’antico convento che ora ospitava uno dei più prestigiosi istituti del Canton Ticino. Una scuola dove ragazzini di tutte le parti del mondo ricevevano un insegnamento che riuniva in sé tradizione e innovazione, arte e scienza, cultura e sport, il Carl Gustav Jung.

Il centro storico di Grieb era pieno di botteghe, vecchie case con tetti a spiovente, travi in legno e vetri smerigliati. Nelle vie del borgo i bambini scorrazzavano attorno ai fontanili. Le strade erano lastricate di ciottoli. C’era anche una stazione termale e i giardini pubblici nei fine settimana si popolavano di mercatini.

La vita, insomma, scorreva semplice e spensierata. Da secoli, però, sulla città aleggiava una storia misteriosa quanto l’ombra di un corvo. Verso il cammino che conduceva al Simplon, sorgeva un vecchio bosco il cui unico accesso era costituito dal Ponte del Diavolo, un arco di pietra che univa due costoni di roccia. Lo chiamavano il Bosco Maledetto.

Negli anni, i pochi coraggiosi che vi si erano avventurati avevano riferito di creature demoniache, bestie enormi e spettri. Altri invece non erano tornati affatto.

Fino a qualche anno prima, era stata in funzione una teleferica che attraversava la foresta e arrivava al primo insediamento della città, un luogo oramai abbandonato per via della maledizione. Ora ciò che ne restava sembrava un cappio appeso al cielo, in un sinistro dondolio di metallo. Di notte, in inverno, il vento faceva oscillare i fili arrugginiti della funivia e le cabine abbandonate cigolavano. Alcuni giuravano di avere visto nebbie e strane fosforescenze che si accendevano nell’oscurità, fuochi verdi e fatemorgane.

La paura si alimentava all’ombra della montagna, pronta a emergere appena qualcuno l’avesse richiamata in vita.

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Stampato e fabbricato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Grafica Veneta spa (Trebaseleghe, PD) nel mese di febbraio 2022 con un processo di stampa e rilegatura certificato

100% carbon neutral in accordo con PAS 2060 BSI

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Stampato e fabbricato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Grafica Veneta spa (Trebaseleghe, PD) nel mese di luglio 2025 con un processo di stampa e rilegatura certificato

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La nebbia si alzò in dense spirali. Lo zoccolo peloso di un gigantesco cavallo pestò il tappeto di foglie.

La bestia scosse il collo, aveva gli occhi rossi come braci, fessure per le porte dell’Inferno. Emise un nitrito basso. Schiumò bava collosa che evaporò in condensa.

Le vesti del Cavaliere che lo montava scendevano a terra come bende, stracci di un tempo liquido e rallentato. Sotto il cerchio bianco della Luna, il mantello dell’ombra a cavallo svolazzò.

Non c’era vita in quel rumore né testa sul collo del Cavaliere.

Matthew, Nanak, Lupo, Johan ed Elen sono compagni di scuola allo Jung Institut, un prestigioso collegio svizzero.

Una mattina, nella foresta vicino a dove vivono viene trovato il corpo decapitato dello strampalato chimico Ulrich von Maezelen. Tutti si convincono che a ucciderlo sia stato il fantasma del Cavaliere senza testa che vaga nel Bosco Maledetto in groppa al suo possente cavallo.

I cinque amici, però, non credono alle leggende e decidono di indagare, trovandosi così a combattere con forze oscure, molto più grandi di loro…

Lo chiamavano il Bosco Maledetto.

Negli anni , i pochi coraggiosi che vi si erano avventurati avevano riferito di creature demoniache , bestie enormi e spettri.

Altri invece non erano tornati affatto.

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