



«Belli, belli, i Bagni Bambino» avevamo gridato io, mia sorella e il mio fratellino, facendo le piroette e dandoci il cinque. «Vogliamo andare lì!» Ingenuamente, avevamo dato per scontato che lo stabilimento si chiamasse “Bambino” per il semplice motivo che era pieno zeppo di bambini vivaci e rumorosi.
«Magari è vietato entrare in acqua senza spruzzare tutti»
«Ed è severamente proibito finire la giornata senza avere mangiato almeno tre gelati»
«Viva i Bagni Bambino!» avevamo gridato insieme.
Marco Cattaneo
Casa Monelli. Tuffi a bomba disegni dell’autore
della stessa serie:
Casa Monelli
Casa Monelli. Il castello stregato
dello stesso autore:
Gioca la tua partita
Il libro gioco di tutti gli sport olimpici
ISBN 979-12-221-0922-0
Prima edizione giugno 2025 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2029 2028 2027 2026 2025
© 2025 Carlo Gallucci editore srl - Roma
© 2025 Book on a Tree Limited
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«Non dormi?» mi domandò papà, fissandomi nello specchietto retrovisore.
Gli risposi che avrei consegnato tutti i miei risparmi (due euro e settanta centesimi) a chiunque fosse stato capace di dormire di fianco a un bambino di due anni che russava come uno di quaranta (volevo dire a papà: «Come te», ma non lo dissi) e a una cornacchia che ascoltava ad alto volume nelle cuffie Ruggine maleodorante di Bob e Maurizio.
«Puoi abbassare, per favore?» chiesi una prima volta a mia sorella, infastidito da quella musica che mi perforava i timpani.
«Puoi abbassare, per favore?» le chiesi pure una seconda, e poi una terza e una quarta volta, dato che non mi rispondeva. E, vi dirò, non so bene se non rispondesse perché effettivamente non sentiva, a causa del volume, o perché fingeva di non sentire, come credevo io.
Allora, di scatto e in un colpo solo, tolsi a me il dubbio e a lei le cuffie, e le urlai nell’orecchio sinistro:
Mia sorella fece un salto sul seggiolino, così forte che a momenti tirava una testata contro il tetto dell’auto.
strillò poi, e vi assicuro che, quando si impegna,
mia sorella strilla molto più di Bob e Maurizio quando cantano Fracasso caramelloso, o di me quando vado a sbattere contro i cactus di nonna Margherita.
«Cosa c’è, tesoro?» le domandò la mamma.
Dovete sapere, ma forse lo sapete già se conoscete la nostra famiglia, che la mamma ha un carattere meraviglioso e non credo di averla mai vista arrabbiata. Ripensandoci bene, forse un ricordo mi torna in mente. Sì, quella volta che per la caccia al tesoro presi gli orecchini che papà le aveva regalato per l’anniversario di matrimonio, ma alla fine della caccia mi ero dimenticato dove li avevo sotterrati e non li abbiamo mai più trovati: ecco, lì si era arrabbiata davvero.
Comunque, dicevo: solitamente la mamma è molto paziente, ma non è mai tanto felice come quan-
do noi cinque della famiglia Monelli andiamo in vacanza.
«Mamma, papà, avete visto cosa ha fatto mio fratello?»
strillò mia sorella, come se le avessi messo un ragno nel letto (era successo, ma non quel giorno): «Mi ha strappato
le cuffie con la forza!»
«Chi?» chiese a quel punto mia mamma, girandosi verso di noi, con la faccia sorprendentemente severa. Un po’ voleva farci capire che non le piaceva affatto quando litigavamo, ma soprattutto voleva capire lei per prima a chi si riferisse mia sorella dicendo “mio fratello”, visto che ne ha due, di fratelli. E infatti:
risposi, indicando il fratellino dormiente.
Gli rifilai una gomitata sul fianco per svegliarlo. Il mio fratellino, però, è incredibile: quando devi svegliarlo, quello continua
a dormire, mentre quando dovrebbe andare a dormire, e lasciarmi un po’ in pace con mamma o papà, non ne vuole sapere di addormentarsi. Pensate che qualche settimana fa ha battuto il record mondiale di ore consecutive senza fare neanche un sonnellino, ben cinquantanove, e quando poi
è finalmente crollato, mamma e papà erano distrutti, ma anche così felici da organizzare una festa danzante con l’intero condominio.
Insistetti ancora un po’: gli feci il solletico sul collo, gli tirai le narici, gli soffiai sui capelli.
E, finalmente, si svegliò. si mise a urlare, e di certo non per la gomitata, perché vi giuro che gliel’avevo data davvero piano.
Più il fratellino urlava, più lo faceva anche mia sorella, lamentandosi perché le avevo tolto la cuffia: «Mi ha strappato un capello! Diventerò calva!» continuava a ripetere, e io mi giravo un po’ di qua e un po’ di là, prima sul fratellino che si massaggiava le narici, approfittandone per togliere qualche cappero, e poi su mia sorella, che si contava i capelli e piangeva, convinta di essere ormai diventata pelata.
Poi guardai la mamma in cerca della sua comprensione.
La sua espressione, però, da abbastanza severa era diventata molto severa.
«Lo sai che a me e papà non piace la violenza»
«Se c’è qualcosa che non va, dillo a noi, senza usare la forza» aggiunse papà, mantenendo lo sguardo fisso sulla strada.
«Ma come faccio a dirvelo, se non si sente niente, qua dietro! Ci sono Bob e Maurizio che urlano a squarciagola!» piagnucolai.
I miei genitori già consideravano chiusa la faccenda, e infatti mamma si voltò, sorrise a papà e gli strinse la mano.
mi bisbigliò nell’orecchio mia sorella, ma la mamma doveva aver sentito, perché le disse: «E tu, ora, per piacere, ascolta cosa deve dirti tuo fratello».
Così, io le restituii il suo «Tiè».
Lei sbuffò. «Su, avanti, cosa devi dirmi?»
E io, di nuovo: «Puoi abbassare, per favore?»
Ma dato che mia sorella è diavolesca (o diabolica, non ricordo mai come si dica), le vidi illuminarsi lo sguardo, e un piccolo sorrisino malefico le comparve sull’angolo della bocca.
Si girò con grande lentezza verso la portiera, schiacciò un tasto e tirò giù il finestrino.
«Hai visto, mamma? Ho abbassato, come mi ha chiesto lui» disse poi, lasciandomi senza parole.
«Bene, ragazzi. Siamo orgogliosi di voi, quando vi comportate così» apprezzarono mamma e papà, contemporaneamente.
«Ba… be… ma… te… ru…» furono le uniche sillabe che riuscii a pronunciare in quel momento. Perché, quando mia sorella mi prende così in contropiede, io al massimo riesco a balbettare qualche parola senza senso.
«Bravissimi, davvero!» rincarò la dose papà, e io ammutolii del tutto.
E quindi, ora avevo: un fratellino che era tornato a russare alla mia sinistra, la musica di Bob e Maurizio a palla alla mia destra e un vento forte e caldo che mi arrivava dritto sulla faccia e mi scompigliava i capelli.
«Alzate, per favore» disse a quel punto papà, riferendosi al vento caldo.
Mia sorella alzò, sia il finestrino, sia il volume.
«Abbassa, per favore» le dissi allora io, ma papà intervenne dicendo di no, che bisognava alzare. Solo che lui parlava del finestrino e io del volume!
Appena io ripetei «Abbassa», mia sorella ne approfittò per mettermi in cattiva luce. Domandò a papà: «Ma devo fare come dici tu o come dice lui?»
Papà, ovviamente, rispose: «Come dico io.
Alzate, ragazzi!» E così mia sorella alzò ancora di più il volume di Bob e Maurizio.
Il risultato fu che le strofe del tormentone estivo Quando la sabbia rimane sotto i piedi mi rimbombavano nelle orecchie: «Quando ti scottano i piedi / trovati un lettino così ti siedi / poi fai un bel tuffo a bomba nel mare / così la zia Peppina puoi spruzzare!»
Feci un lungo sospiro, e pensai che avrei solo dovuto avere un po’ di pazienza, e poi al mare ci sarei arrivato anche io.
Con la sabbia sotto ai piedi, e senza la musica di Bob e Maurizio.
è un giornalista e conduttore sportivo, oltre che autore di numerosi libri per bambini e ragazzi. Ama inventare giochi e provare a risolverli. Con Gallucci ha pubblicato anche Gioca la tua partita, Il libro gioco di tutti gli sport olimpici e i primi due libri della serie dedicata a Casa Monelli.
Immagine di copertina generata da Luca Mansi per PEPE nymi con l’ausilio dell’intelligenza artificiale
Art Director: Stefano Rossetti
Graphic Design: PEPE nymi
Sole, mare, risate: la famiglia Monelli è appena sbarcata ai Bagni Bambino, per trascorrere una travolgente settimana di vacanza. Nonostante il nome dello stabilimento, però, in giro si vedono solo anziani sonnacchiosi e non c’è neanche l’ombra di un tavolo da ping pong o di un campo da beach volley. Un gigantesco cartello elenca tutto ciò che è severamente vietato: giocare a palla, fare schiamazzi, scavare buche, correre sul bagnasciuga… Ma i tre fratelli Monelli non si lasciano intimorire. Ed eccoli pronti ad architettare una rivoluzione, in difesa del gioco e del divertimento!
«ANDIAMO A LASCIARE LE VALIGIE» ESCLAMÒ PAPÀ. «MASSIMO UN’ORA, VOGLIO FARE UN TUFFO A BOMBA E SPRUZZARVI TUTTI!»