Furettomania Informa
Anno 14 - n. 81
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Dica pot pot Lo sappiamo, la salute del furetto è un aspetto centrale nell’esperienza di vita condivisa con queste incredibili creature. Non sono animali molto longevi e di quei pochi anni spesso una buona parte viene trascorsa nella gestione delle patologie a cui sono soggetti. Eccoci ad ospitare i migliori veterinari esperti e specializzati in furetti che in Italia ci assistono e supportano nel percorso delle cure. Di volta in volta si avvicenderanno, offrendo la loro esperienza in ogni aspetto per contribuire a fare corretta informazione ed avvicinare i soci ai giusti approcci ed alla consapevolezza di quello che accade ai loro piccoli compagni di vita.
La filariosi Simona Mazzanti, Medico Veterinario, Vignola (Mo) Claudio Cermelli, Docente di Microbiologia, Università di Modena e Reggio Emilia
prima di migrare nei tubuli di Malpighi (reni) dove rimangono circa 12 giorni andando incontro a diversi stadi larvali. Successivamente perforano i tubuli del Malpighi e raggiungono l’apparato buccale dell’insetto e durante il pasto di sangue vengono trasmesse all’ospite vertebrato recettivo nel cui sangue le larve vanno incontro a successivi stadi localizzandosi nel giro di 3-4 mesi nelle arterie polmonari. Nei successivi 2-3 mesi danno origine ad adulti sessualmente maturi e migrano verso il ventricolo destro e l’atrio destro del cuore. In casi estremamente gravi, i parassiti adulti possono localizzarsi sino nel lume della vena cava. Quando sono presenti entrambi i sessi del parassita, si avrà l’accoppiamento e le femmine, dopo la fecondazione, partoriranno le microfilarie che invadono il torrente circolatorio. I parassiti adulti possono rimanere vitali e produrre microfilarie fino a 5-7 anni nel cane e fino a 2-3 anni nel gatto.
Siamo in primavera ed è quindi tempo di pensare a proteggere i nostri furetti dal rischio filariosi. Vediamo che cos’è questa malattia e cosa possiamo fare per prevenirla o, eventualmente, curarla. Si tratta di una parassitosi causata da un verme cilindrico, quindi della classe dei Nematodi, chiamato Dirofilaria immitis. Nel ciclo vitale di questo parassita si distingue una fase larvale (microfilaria) e una fase da adulto (macrofilaria). Nell’animale infestato le macrofilarie si localizzano nell’arteria polmonare principale e nelle sue diramazioni, nel ventricolo destro e nell’atrio destro del cuore Il numero di parassiti adulti, in sede cardiopolmonare varia in modo considerevole e si può osservare la presenza di 3 fino a 50 parassiti anche se a volte possono essere più di 100. I vermi adulti si presentano con un corpo allungato e sottile di sezione circolare e di colore biancastro. Il maschio è più piccolo (12-17 cm X 0,7-0,9 mm) e la femmina è più grande (30 cm X 1-1,3 mm). Le microfilarie misurano 0,3 mm di lunghezza. La loro sopravvivenza nel torrente circolatorio può raggiungere 2,5-3 anni, durante i quali, in seguito anche a sovrainfestazioni, si possono accumulare nel circolo periferico fino ad arrivare a 105/ml microfilarie. Per svilupparsi a parassita adulto D. immitis necessita di una fase di sviluppo in una zanzara, che funge da ospite intermedio. Le femmine di zanzara, durante il pasto di sangue su un animale infestato, assumono le microfilarie dal circolo periferico. Queste giungono nell’intestino medio della zanzara vettore, dove rimangono per circa 24
Microfilarie in striscio di sangue, ingrandimento 100x La filariosi cardiopolmonare ha una distribuzione ubiquitaria; nel bacino del Mediterraneo la più estesa area endemica è situata nel Nord Italia, negli areali della Pianura Padana. Studi epidemiologici condotti a partire dalla fine degli anni ’80 hanno dimostrato un aumento progressivo della diffusione di questo parassita: in Italia la prevalenza nei cani è stimata tra il 45% e il 65%. L’infestazione da D. immitis è stata segnalata in un’ampia varietà di specie animali; più di 30: cane, furetto, coyote, volpe, dingo, lupo, altri canidi selvatici, roditori, leone marino, cavallo, cammello, felini domestici, selvatici e primati. Il cane è considerato l’ospite definitivo e anche il serbatoio della parassitosi. L’uomo, come altri mammiferi, può fungere da ospite accidentale, nel quale il ciclo del parassita non si completa e quindi l’uomo non è sorgente di infezione, anche se può ammalarsi.
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Considerata la pericolosità della malattia risulta evidente che una adeguata profilassi è nel furetto di vitale importanza. Nelle aree endemiche questo riguarda anche i soggetti che vivono esclusivamente in casa dove , di norma, l’insetto vettore ha più o meno libero accesso. La profilassi farmacologica ha un’ottima efficacia ed agisce sulle larve infestanti che si trovano in circolo e che sono state introdotte dalle zanzare durante il mese precedente la somministrazione. Esistono tre protocolli di prevenzione : per bocca, spot-on, per via iniettabile.
Cuore di cane con numerose macrofilarie La gravità delle manifestazioni cliniche dipende da diversi fattori tra cui il numero di vermi infestanti e la taglia dell’animale. Pertanto, in animali piccoli come i furetti, bastano anche poche filarie (1-10). I sintomi comprendono: tosse, dispnea (difficoltà respiratoria), scarso rendimento fisico, sincope, insufficienza cardiaca destra, emottisi (sangue nell’espettorato), ascite (addome rigonfio per presenza di liquido infiammatorio nella cavità peritoneale), tachicardia, cachessia (estrema debolezza), edemi periferici, decesso. La morte può avvenire improvvisamente anche senza una sintomatologia precedente. In passato la diagnosi di laboratorio per confermare un sospetto clinico era basata sulla ricerca microscopica delle micro filarie nel sangue periferico. Tuttavia la negatività al test non esclude una filariosi senza microfilaremia (infestazione occulta, evento abbastanza frequente). Pertanto ora si preferiscono i test sierologici (E.L.I.S.A. e immunocromatografia) che ricercano gli antigeni del verme presenti nel sangue e sono dotati di altissima sensibilità e specificità (cioè raramente danno risultati falsi negativi o falsi positivi). E’ importante sottolineare che il test andrebbe eseguito ogni 2 anni, anche per verificare l’efficacia del trattamento profilattico utilizzato.
di Claudio Cermelli - Consigliere Direttivo Furettomania ONLUS
Le molecole coinvolte nella prima opzione sono ivermectina (17- 20 mcg a soggetto) o milbemicina ossima (2,3 mg/kg ) che vanno somministrate regolarmente e puntualmente una volta al mese perché passato questo lasso di tempo le larve non sono più aggredibili dal farmaco stesso. Normalmente la somministrazione mensile inizia ad aprile-maggio per concludersi in novembre-dicembre. Questo vale anche per la somm in spot-on di selamectina ( 18 mg/kg) che va applicata tra le scapole cercando il maggior contatto possibile tra il farmaco e la cute del soggetto. Personalmente ci avvaliamo della formulazione iniettabile di moxidectina ritardo alla dose di 0,1 ml ogni 12 mesi a soggetto perché la riteniamo più sicura in quanto non sottoposta ad eventuali alterazioni dell’assorbimento del principio attivo dovute ad es. a problematiche gastrointestinali quali vomito e/o diarrea oppure a possibili dimenticanze o a non corretta somministrazione da parte del proprietario. Abbiamo optato per questa soluzione nel 2010, quindi abbiamo l’esperienza di tre anni di profilassi nei nostri pazienti che hanno dato ottimi risultati valutati con il test elisa che non ha rilevato nessuna positivita’. Per il momento nessuno dei soggetti trattati ha manifestato effetti collaterali ed ottima è risultata anche la compliance da parte dei proprietari.
di Simona Mazzanti Cuore di furetto con numerose macrofialrie
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